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SOMMARIO

L’INTERVENTO ............................................................ 09 Ferruccio Dardanello, Carlo Sangalli, Giovanni Da Pozzo, Guido Carella, Marco De Bellis IN COPERTINA .............................................................. 18 Il programma del governo MERCATI ........................................................................ 22 Riccardo Monti, Giovanni Castellaneta, Michl Ebner

p.40 Sistema fieristico veneto

STRATEGIE .................................................................... 32 Paolo Mazzalai, Alessandro Calligaris, Massimo Pavin, Franco Masello SISTEMA FIERISTICO .................................................. 40 Ettore Riello, Cesare De Michelis EXPORT ........................................................................ 48 Matteo Sinigaglia, Bruno Gomarasca, Mirco Cainelli, Giovanni Coletti MODELLI D’IMPRESA .................................................. 58 Ernesto Raineri, Giorgio Del Ben, Paolo Pinarello, Filippo Schiaffino, Giovanni Pagotto, Andrea Zampar TECNOLOGIE ................................................................ 74 Sergio Della Mea, Fabio Pettarin, Paolo Del Frate, Alessandro Tosi, Antonio Sfoggia, Sergio Girotto, Massimo Sartori, Alessandro Badia, Francesca Cancellier INNOVAZIONE .............................................................. 92 Oscar Gobbo, Gianluca Battisti, Valdi Toniutti

TRASPORTI .................................................................. 98 Massimo Patat FORMAZIONE E LAVORO ........................................ 100 I dati Istat, Elena Donazzan, Loredana Panariti Giuseppe Caldiera CONSULENZA .............................................................. 110 Claudia e Paola Gabino, Sergio Tommasi LOMBARDIA ................................................................ 114 Francesco Bettoni, Alberto Ribolla, Roberto Maroni ACCESSO AL CREDITO .............................................. 124 Massimo Doris, Michela Colin LIGURIA ........................................................................ 128 Il quadro economico, Paolo Odone, Giuseppe Andreola

Lombardia p.114

Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico

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AGROALIMENTARE .................................................... 134 Mario Guidi, Franco Manzato, Elena Marasso TRENTINO .................................................................. 144 Alessandro Andreatta, Roberto De Laurentis EDILIZIA ...................................................................... 148 Luca Oss Emer, Sandra Marcon, Sara Cattabiani, Davide Bigolin, Sergio Raggioni, Riccardo e Renato Frappa DESIGN ........................................................................ 164 Roberto Snaidero e Giovanni Anzani, Edi Polesello, Beatrice Bergamasco MATERIALI .................................................................. 172 Arturo Pozzobon, Mattia Del Puppo TURISMO .................................................................... 178 Marino Finozzi, Enrico Valle, Sergio Calò

Turismo p.178

SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO .......................... 186 Maurizio Conte, Giorgio Dal Negro

EXPOSANITÀ .............................................................. 206 Marilena Pavarelli

SOSTENIBILITÀ ............................................................ 192 Stefano Fattor, Marialuisa Coppola, Luigino Boito

MEDICINA ESTETICA ................................................ 208 Giuseppe Barbato

ENERGIA .................................................................... 200 Marco Mazzero

BENESSERE .................................................................. 210 Francesco Ravasini

BONIFICA AMIANTO ................................................ 202 Paolo Orsi

FISIOTERAPIA .............................................................. 212 Rosanna Forza e Andrea Maggi

GESTIONE RIFIUTI .................................................... 204 Gianpaolo Stefanutti

APPALTI PUBBLICI ........................................................ 214 Sergio Santoro

Liguria

p.128

Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo

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L’INTERVENTO GIOVANNI DA POZZO, PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI UDINE E DI UNIONCAMERE FRIULI VENEZIA GIULIA

Sostegno a giovani e credito

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on abbiamo la certezza di essere all’ini-

familiarità e attaccamento reciproco. Ma alle difficoltà

zio della ripresa, ma siamo certi che

di reperimento del credito, sulle spalle di queste realtà si

sarà un percorso lungo e complesso.

aggiunge il carico fiscale indiretto e improprio causato

Tuttavia, i primi cenni di luce comin- da una fiscalità locale ingigantita negli ultimi anni. ciano ad apparire. Per alcuni settori, Anni durissimi, in cui è stata importante l’azione dei manifatturiero o legno-mobilio, e so- Confidi, che a causa del degrado generale dell’economia

prattutto per le imprese che innovano e internazionaliz-

hanno registrato un forte aumento delle sofferenze.

zano, registriamo un’inversione di tendenza, con dati Serve dunque un’azione decisa di rafforzamento patrifinalmente positivi. È importante, perché rappresen- moniale dei Confidi, che operano nella massima traspatano l’ossatura della nostra economia, pesantemente col-

renza e con un utilizzo corretto dei fondi pubblici,

pita da anni crisi, con allarmanti risvolti occupazionali. possono attivarsi immediati a sostegno dei problemi di Nel Nordest, e in Friuli Venezia Giulia in particolare, se liquidità delle imprese e consentire condizioni creditizie ne stanno sentendo oggi gli effetti più pesanti, ben noti che vedano anche il sistema bancario porsi con atteggiaa livello nazionale.

mento più proattivo al sostegno della economia. Nella

Ora più che mai abbiamo il dovere di essere attenti e at- stessa direzione deve andare l’impegno di istituzioni e tivi: ci vuole l’impegno, urgente, di tutte le istituzioni.

politica a supportare processi di aggregazione, interna-

La crisi, infatti, non colpisce solo grandi aziende, ma

zionalizzazione e innovazione. Qui il sistema camerale

migliaia di piccole imprese. Specie chi opera sul mer- ha grande esperienza, si è spesso dimostrato all’avancato interno deve convivere con una complessità di pro-

guardia e può mettere a disposizione un know-how im-

blemi, di mercato, credito, burocrazia, asfissia fiscale:

portante, permettendo un’ottimizzazione delle azioni

troppi imprenditori chiudono e troppi giovani desistono

pubbliche per l’economia.

dall’aprire un’attività.

Dove in molti casi le istituzioni sono state assenti o

I pur giusti investimenti pubblici verso le principali si- anche solo disorientate di fronte alla crisi, tante imprese tuazioni di crisi non devono trascurare la miriade di non hanno rinunciato al loro impegno, ai loro sogni, alla micro imprese e pmi che in termini occupazionali, di loro voglia di creare occupazione, di innovarsi e innoproduzione e partecipazione al Pil, nulla hanno di meno. vare. Una lezione importante che deve spronarci tutti ad È necessario che la politica metta al centro quella piccola assecondare una nuova ripresa, mettendo in campo con impresa che costituisce il 96 per cento del tessuto im- serietà e rapidità le risposte più adeguate per andare inprenditoriale, che non abbandona la propria terra, che

contro ai tanti sacrifici fatti dal tessuto produttivo e so-

con il personale e collaboratori vive spesso un rapporto di ciale, dalle aziende e dai lavoratori. \\\\\ NORD SVILUPPO

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L’INTERVENTO GUIDO CARELLA PRESIDENTE MANAGERITALIA

La ricerca della competitività

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osa serve, oggi, a un’azienda per essere competitiva? Inutile dire che il dilemma è sempre più amletico. Questo perché attualmente la competizione è senza frontiere e, soprattutto, senza certezze. Anche

perché non è più tale.

restando nel proprio angolo territoriale,

Molteplici sono gli esempi di aziende che hanno cambiato

un tempo protetto e facile da difendere, subiamo la con-

pelle, o meglio, modello di business. Nell’Ict, chi in pas-

correnza delle aziende di tutto il mondo. Inoltre, men- sato primeggiava nell’hardware e non si è accorto che non tre un tempo i cicli di vita dei prodotti si contavano in

stava più lì il valore, passando in fretta a fare software, si

anni (10-15), oggi si contano in mesi (12-24). Quindi, è fortemente ridimensionato o è sparito. Il telefono fisso è anche la competitività conquistata a fatica è sempre più morto e vive solo quello mobile. E questo vale sia per chi labile, instabile e mutabile. E, diretta conseguenza, produce l’apparato, sia per chi fornisce il servizio. Un’inanche i cicli di vita delle aziende sono sempre più corti.

novazione, una nuova normativa o un nuovo mercato spa-

Allora che fare? Bisogna avere anzitutto una visione e ri-

rigliano lo scenario in un batter d’occhio.

schiare per raggiungerla. Le strategie sottese vanno con-

Bisogna avere una gestione manageriale, un’organizza-

tinuamente messe in discussione, così come l’intero zione capace di dialogare con la catena del valore a processo di business. Nulla può essere più dato per scon- monte e a valle, di parlare la loro lingua che non è più tato. Certo, bisogna saper evolvere adattandosi alle solo quella parlata, ma piuttosto quella sottesa alle molnuove realtà del mercato, sostenuti dalla capacità di far teplici relazioni con i vari attori. Bisogna creare un amfronte alla turbolenza e creando ancoraggi stabili. Biso- biente capace di ascoltare il mercato e possibilmente gna avere sempre ben chiaro quale si vuole che sia il pro-

anticiparne i cambiamenti. Serve permeare l’azienda di

prio vantaggio competitivo, la differenza in meglio una cultura volta all’innovazione e tutti devono essere rispetto ai concorrenti, lavorare per mantenerlo e co- coinvolti, motivati e responsabilizzati a svilupparla munque essere pronti a evolverlo o a superarlo del tutto,

giorno per giorno. Partendo dal presupposto che l’innovazione non sta solo nella creazione di un nuovo prodotto o servizio, ma molto più spesso in un nuovo modo

L’INNOVAZIONE NON STA SOLO NEL NUOVO PRODOTTO, MA NEL MODO DI ORGANIZZARE IL BUSINESS NORD SVILUPPO

di organizzare il business, di fornire un servizio, di cannibalizzare il prodotto in favore del servizio (se il cliente finale trova in questo il valore da acquistare, o meglio se glielo facciamo trovare noi). Allora, seppure ancorati a quello che sappiamo fare bene, si tratta di pensare anche in modo diverso, e di essere non tanto disposti, ma predisposti a farlo continuamente. Anche perché se non lo facciamo noi, lo faranno gli altri. E a quel punto sarà troppo tardi per recuperare.

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L’INTERVENTO MARCO DE BELLIS AVVOCATO DEL FORO DI MILANO E FONDATORE DELLO STUDIO MARCO DE BELLIS & PARTNERS

Il contratto di lavoro

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on il contratto di lavoro subordinato il lavoratore si impegna a prestare la propria opera alle dipendenze e sotto la direzione del datore di lavoro, in cambio di una retribuzione determinata. Il contratto di la-

nefits (uso di autovettura, telefono cellulare), l’even-

voro è disciplinato dalle regole stabilite tuale attribuzione di una parte variabile della retribu-

dal codice civile sui contratti in generale, salvo che le zione

(bonus

e/o

partecipazione

agli

utili)

o

norme disciplinanti il rapporto di lavoro non dispon- informazioni attinenti alla specifica attività svolta in gano altrimenti.

azienda (informazioni sulla disciplina relativa alla pre-

La capacità di concludere un contratto si acquista con la venzione degli infortuni, modalità di utilizzo degli strumaggiore età mentre la capacità di prestare l’attività la- menti aziendali). vorativa si acquista a quindici anni, in presenza delle Spesso la lettera di assunzione è preceduta da un impecondizioni previste dalla legge per il lavoro minorile. Il gno all’assunzione; esso è un documento sottoscritto dal contratto può essere concluso oralmente; in realtà,

datore di lavoro, che lo consegna al dipendente per ma-

nella quasi totalità dei casi, viene utilizzata la forma

nifestargli la serietà della propria intenzione di provve-

scritta, con la redazione e la sottoscrizione della cosid-

dere all’assunzione.

detta “lettera di assunzione”.

Solitamente viene utilizzato per indurre un dipendente

Nella lettera di assunzione vengono normalmente indi-

a rassegnare serenamente le dimissioni dal suo attuale

viduati: parti, contratto collettivo applicabile, inqua- datore di lavoro, al fine di essere successivamente asdramento, mansioni, retribuzione, decorrenza, luogo sunto dal nuovo datore nei termini e nei modi concordi lavoro, orario.

dati.

Ciò, oltre a eventuali ulteriori elementi “accessori” Proprio per questa finalità, affinché sia valido, l’impecome, ad esempio, l’attribuzione di eventuali fringe be-

gno all’assunzione deve contenere gli elementi essenziali del successivo rapporto di lavoro. Secondo la prevalente giurisprudenza, ad esempio, è illegittima

SPESSO LA LETTERA DI ASSUNZIONE È PRECEDUTA DA UN IMPEGNO ALL’ASSUNZIONE

l’apposizione del periodo di prova nella lettera di assunzione del dipendente dopo la consegna di un impegno all’assunzione privo della suddetta clausola. Le ragioni sono evidenti e condivisibili. Chi riceve la lettera di impegno all’assunzione, infatti, formula le proprie valutazioni sul dimettersi o meno dal suo attuale datore di lavoro, sulla scorta dell’impegno all’assunzione che gli è stato consegnato. È evidente che egli debba poter valutare anzitempo la necessità di doversi sottoporre ad un periodo di prova, senza trovarsi la “sorpresa” nella lettera di assunzione definitiva.

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IN COPERTINA IL PROGRAMMA DEL GOVERNO

DOPO LE PAROLE GLI ITALIANI ASPETTANO I FATTI Dubbi sulla copertura finanziaria delle misure varate dal governo Renzi.Le imprese chiedono tempi più rapidi per i pagamenti della pubblica amministrazione. I primi passi di Federica Guidi allo sviluppo economico omincio con una perorazione. Poi si capirà il perché. Ministra Federica Guidi, se ci sei e non sei un sogno, batti un colpo, trasforma almeno tu le chiacchiere in opere. Finita la perorazione. Mi scuso, con la signora e coi lettori, del tu confidenziale. Ma è la titolare del dicastero per lo Sviluppo economico, nei suoi uffici si affaccia la crisi delle aziende che chiudono, licenziano, se ne vanno via e lasciano desolazione umana. Si chiamano “tavoli” di crisi. E sono 160, da Electrolux a Termini Imerese. Non c’è da pettinare bambole. Avrete capito che confidiamo in questa autentica donna di impresa per trasformare il dire in fare. Altrimenti si scivolerebbe presto, saltando la lettera, direttamente al testamento. Facciamo un bilancio che tracciato dopo poche settimane è di certo prematuro. Ma non si dice forse che la verità è all’inizio? Ebbene, Matteo Renzi ha una sveltezza di mente e di lingua che incantano. Dà l’idea che rinascere sia possibile, la riscossa se ne stia dietro l’angolo, basta afferrarla, basta crederci. Tutto questo ha un valore economico in sé? Certo che sì. Perché il senso positivo della vita e la fiducia nel futuro sono un coefficiente della crescita. La fontana della spe-

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ranza con l’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi spruzza vivacemente la gente. In questo è davvero un Berlusconi redivivo. Ma il Cavaliere (sarà anche autosospeso, ma resterà per sempre il Cav.) nella sua vita ha dimostrato di saper fare. E Renzi? Ha fatto solo politica sin da bambino, oltre che vincere alla Ruota della fortuna con Mike Bongiorno. L’incognita sta proprio in questo suo giocare d’azzardo, con la ruota della fortuna nostra. Le sue sono promesse o azzardi? Dice: “Se non ce la faccio, datemi del buffone”. Sai che soddisfazione dargli del buffone se nel frattempo siamo andati in malora. Il rischio c’è? Eccome se c’è. Occorrerà anche il concorso di una opposizione responsabile per trovare la strada di salvarci insieme. Non ci guadagna nessuno se Renzi fa fiasco. E ne sono tutti consapevoli, salvo il Movimento Cinque Stelle, che punta su un’Italia in macerie per piantarci sopra la sua bandiera vittoriosa, e il trono del suo Re Grillo. Diciamolo francamente. Finora il contributo dato da Renzi e dal suo governo allo sviluppo si limita al brio di cui sopra. Alle parole frizzanti, ai progetti disegnati a colpi di pennarello fluorescente. Tutto però è ancora a livello di diapositive illustrate brillantemente. Stupende intenMARZO 2014


zioni. Ma le cose, il fare? Negli atti ufficiali non c’è un bel niente. Non c’è alcun decreto, neanche un disegno di legge. Ciò che in gergo tecnico si chiama: implementazione delle idee. E in senso pratico si chiama roba, cose, soldi veri. Insomma, ci tocca parlare non della creazione, ma di quello che per ora è nella mente di Dio, sperando che non sia una gravidanza isterica, e quelli che parevano sogni ragionevoli di un nuovo mondo non si rivelino bolle colorate come nei cartoni animati. Questa è la critica feroce che arriva, ad esempio, da Renato Brunetta, l’economista più importante dell’opposizione, capo di Forza Italia alla Camera dei deputati. Ha studiato i conti, e dice che non ci sono le coperture finanziarie. Specie per quella che si è rivelata la più clamorosa uscita di Renzi. La si può sintetizzare così: dieci miliardi per dieci milioni di italiani. Uno slogan efficace e molto berlusconiano. Ha la stessa natura di facile comprensione per tutti che è l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa: una mossa che quasi quasi faceva vincere le elezioni a Berlusconi il 24 febbraio del 2013. Ora l’accusa che si fa a Renzi è speculare a quella che la sinistra fece allora a Berlusconi: pura propaganda, demagogia, impossibile da realizzarsi. In realtà Berlusconi costrinse a viva forza Enrico Letta

↑ Matteo Renzi con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ↗ Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria

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a mettere l’abolizione dell’Imu tra i primi provvedimenti del governo di larghe intese. Mentre stavolta tutto è molto nebbioso. Si gioca tutto sui famosi due decimali di deficit che Renzi vuole avere il permesso di aggiungere a quello che l’Europa ci aveva autorizzato, e cioè il 2,6. Il fatto è che Brunetta non ci crede che si sia al 2,6, ma che in realtà si sia già al 2,8. E allora addio permesso dell’Europa a realizzare l’operazione busta paga. La mossa è questa: per chi guadagna in busta paga meno di 1.500 euro netti da fine maggio, giusto per le elezioni europee, dovrà essere operativa una detrazione dell’Irpef tale da comportare un aumento di 80 euro al mese sull’unghia. Al mattino presto, nei corridoi della Camera, il giorno dopo l’annuncio di Renzi le signore delle pulizie sono state viste brindare con l’acqua minerale. Ci hanno creduto. Ed è bello. Renzi ispira fiducia. Ma si farà? In sé immettere dieci miliardi di denaro fresco nel sistema sarebbe un’ottima cosa per l’economia. Ma non è certo quella frustata al cavallo di cui ci sarebbe bisogno. Di questo si lamenta Confindustria. In termini macroeconomici, iniettare nelle vene del corpo stanco dell’Italia quei denari per tagliare il cuneo fiscale o per rimpinguare il salario di lavoMARZO 2014

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ratori a basso reddito dà il medesimo beneficio. Ma poca roba, è la medesima aspirinetta. Non guarisce l’anemia. Ma forse indirizzarli alla limatura del cuneo fiscale che fa costare tantissimo il lavoro, riducendo la nostra competitività, avrebbe avuto un significato simbolico forte, avrebbe manifestato un interesse verso le imprese, senza le quali non ci sarebbero neanche le buste paga. E la promessa di tagliare l’Irap del dieci per cento oggi appare qualcosa di molto evanescente. E questo spiega le critiche sacrosante di Giorgio Squinzi, il presidente di Confindustria. Il vero choc positivo e che trova tutti concordi, un’iniezione di vitamine potenti, sarebbe invece un’altra solenne promessa renziana: dar corso ai pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione. Un arretrato spaventoso di circa 100 miliardi. Parecchie ditte sono fallite in que-

↑ Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico

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sti anni non perché mal gestite, ma perché all’interno di una filiera maligna. Esempio: la ditta che ha crediti dallo Stato fallisce, a sua volta le aziende fornitrici devono chiudere, in un circuito perverso, che finalmente sarebbe spezzato da una cascata di pagamenti. Renzi ha promesso di farcela entro san Matteo (21 settembre). Squinzi ha detto: bisogna fare prima, entro san Giorgio, che è il 23 aprile. Ma se ce la fa per settembre sarebbe grasso che cola. Riuscirà a convincere ragioneria di Stato e funzionari del Tesoro? Letta non c’era riuscito. Mah... Però intanto – pur essendoci già la legge – sin dai primi tempi del governo Letta, tutto è ancora congelato, ed è a livello di promessa. Forza Guidi, trova tu la strada della concretezza. Sì, tocca proprio a Federica Guidi costringere il governo a far saltare il cavallo invece che farlo sognare. Il suo caschetto biondo è immagine di serietà. Questa signora viene dalla ditta di famiglia, dove ha imparato a infilare le mani nel grasso lubrificante e ha fatto tutta la gavetta come gli americani. Poi è stata presidente dei giovani di Confindustria. È un’ultraliberista, devotissima della Thatcher. Con queste credenziali, ufficialmente non potrebbe stare in un governo di sinistra. Addirittura perorò la causa dell’indipendenMARZO 2014


IN COPERTINA IL PROGRAMMA DEL GOVERNO

za assoluta dei singoli imprenditori e dei singoli lavoratori, proponendo l’idea dei contratti individuali, per cui anche un operaio sarebbe imprenditore di se stesso. Mamma mia. La Cgil ha aperto un fuoco di sbarramento. La sua stessa presenza però è garanzia che il decreto sul lavoro favoleggiato, il mitico Jobs Act, darà finalmente un taglio alla rigidità. Se no, è ovvio, lei se ne va. Per ora l’unico decreto annunciato (ma ancora non depositato, ahimè, mentre scrivo) liberalizza i contratti a tempo determinato e di apprendistato, che non devono più chiudersi o con l’assunzione definitiva o con il licenziamento, ma possono essere prolungati. Giusto: flessibilità crea lavoro, rigidità lo toglie. Il vero nodo - pratico e simbolico - sarebbe di abrogare l’articolo 18 o, almeno, di far valere lo statuto dei lavoratori, con la conseguente illicenziabilità dei fannulloni, non più sopra i 15 ma sopra i 30 dipendenti. In Germania, all’incontro con la collega tedesca, Federica Guidi ha annunciato il taglio netto del costo della bolletta elettrica delle piccole e medie imprese. Ridurle del 10% rappresenterebbe per la categoria che è la spina dorsale del sistema Italia un risparmio di 1,5 miliardi di euro. La bolletta complessiva italiana (imprese e famiglie) è di 44 miliardi, di cui NORD SVILUPPO

14 sono spesi appunto dalle pmi. Matteo Renzi aveva parlato di «una diminuzione della bolletta energetica per le piccole e medie imprese del 10 per cento a partire dal primo maggio». Federica Guidi invece, che è incapace di dire bugie, sposta il taglio alla fine dell’anno. Perché è seria e sa che per tagliare occorre bilanciare. Il governo dovrà sforbiciare sovvenzioni, incentivi, aiuti vari alla grande industria per premiare la piccola fin qui trascurata. L’idea è quella di una spending review che vada a intaccare tutti gli oneri impropri che pesano sulle bollette. I produttori di energia rinnovabile vedranno ridotti i benefici e le sovvenzioni? Probabile. E sarebbe una scelta che dimostrerebbe un interessante disinteresse per gli interessi di famiglia. Un gioco di parole interessante, non vi pare? La Ducati energia è infatti la roba di famiglia specializzata proprio in questo settore. E sarebbe una testimonianza autentica di dire e fare con coerenza. Pensando al bene comune piuttosto che agli utili della ditta paterna. In fondo dovremo imparare a ragionare tutti così. Non c’è più posto sulla barca per i furbetti. La gente ne sente l’odore. Sperèm… \\\\\ Renato Farina, scrittore MARZO 2014

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STRATEGIE PAOLO MAZZALAI

IL TRENTINO VESTE GLOBALE

Le buone indicazioni provenienti dal fronte delle esportazioni, incoraggiano l’industria trentina a investire sulla propria vocazione internazionale. Il commento di Paolo Mazzalai

li Scenari territoriali tracciati da Unioncamere-Prometeia inseriscono il Trentino tra le regioni che nel 2014 mostreranno una delle migliori crescite della performance estera. Una previsione fondata sul contestuale incremento dell’attività economica regionale, stimata allo 0,8 per cento e a livello nazionale inferiore solo a Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. Buoni segnali per un sistema produttivo storicamente attento a coltivare la sua vocazione mitteleuropea, ma non solo. «Da una nostra recente indagine - osserva Paolo Mazzalai, presidente di Confindustria Trento - è emerso che le aziende trentine sono presenti su oltre cento paesi dei cinque continenti». Le stime sul commercio estero trentino vedono rosa. Su quali elementi poggiano? «Sicuramente sulla constatazione che l’export, al quale il settore industriale contribuisce per il 95 per cento circa, ha conseguito negli ultimi anni risultati importanti non solo recuperando i livelli pre-crisi, ma addirittura migliorandoli. Dopo la contrazione superiore al 20 per cento delle nostre esportazioni nel biennio 2008-2009, nel triennio successivo

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si è infatti registrato un aumento di oltre il 35 per cento». E l’anno scorso com’è andato? «Le statistiche relative ai primi tre trimestri confermano come le esportazioni, con una crescita tendenziale pari all’1,4 per cento, costituiscano la componente più dinamica della domanda e ciò fa presupporre che il risultato finale del 2013 possa attestarsi su un valore di oltre 3,2 miliardi di euro, che rappresenterebbe un nuovo record storico per l’export trentino». Quali sono i mercati esteri in cui le pmi trentine si stanno distinguendo già oggi e su quali state lavorando per aumentarne la presenza? «I nostri mercati di riferimento continuano a essere

→ Paolo Mazzalai, presidente di Confindustria Trento

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60%

La quota dell’export trentino destinata ai mercati dell’Unione europea

quelli dell’Unione europea, verso i quali è destinato oltre il 60 per cento del valore delle esportazioni, con punte del 17 per cento in Germania e del 10 in Francia. Tra i paesi non europei, il nostro principale partner commerciale sono gli Stati Uniti, con il 12 per cento, mentre i cosiddetti Bric pesano complessivamente per poco più del 6 per cento, in tendenziale crescita. In prospettiva, ci stiamo focalizzando su paesi quali Qatar, Turchia, Brasile, Canada, in alcuni dei quali abbiamo già svolto missioni con imprese. Stiamo, inoltre, avviando un programma per attivare focus formativi e conoscitivi su mercati particolari come l’Africa Sub-sahariana e i Paesi islamici». Quali settori dell’industria trentina stanno raccogliendo meglio la sfida dell’internazionalizzazione? «La sfida dell’internazionalizzazione non dipende dal settore, ma dalla capacità della singola impresa e del suo management di “pensare globale”, di dotarsi cioè di strumenti competitivi per intercettare la domanda e le potenzialità dei mercati più dinamici. Sui mercati esteri, poi, operano più facilmente le aziende che investono in innovazione e che si sono dotate per tempo di risorse umane preparate, di prodotti a elevato valore aggiunto, di marchi internazionali e di brevetti. Riguardo la realtà locale, oltre un quinto delle nostre esportazioni sono realizzate dai prodotti dell’industria meccanica. Significativo è anche l’export dell’alimentare, specie vino e pasta, pari al 17 per cento; dei prodotti farmaceutici, al 12 per cento, e dei prodotti della carta, all’8 per cento». Su quali tematiche sono incentrate le attività formative che avete in corso o in cantiere? «Al già collaudato “Management per l’internazionalizzazione d’impresa”, giunto alla terza edizione, andrà ad aggiungersi NORD SVILUPPO

un percorso formativo denominato “Lavorare e comunicare in ambienti internazionali”, finalizzato a far apprendere ai partecipanti metodologie e approcci corretti per operare all'estero. Un ulteriore corso si propone inoltre di approfondire le “Strategie di internazionalizzazione” con focus su aspetti specifici, con l’obiettivo di trasmettere al personale delle singole aziende le conoscenze indispensabili per approcciare in modo vincente i mercati esteri». Quali ulteriori iniziative avete in agenda per aiutare le pmi a sviluppare la loro dimensione internazionale? «Oltre alla formazione, vi è un grande sforzo di individuazione di finanziamenti a sostegno dell’attività di internazionalizzazione delle imprese. Negli ultimi anni abbiamo siglato convenzioni con Btb Intesa Sanpaolo, UniCredit, le Casse rurali trentine, Bnl Bnp Paribas e Banca Popolare di Vicenza. L’accordo più recente è di poche settimane fa, con Deutsche Bank. Puntiamo molto, inoltre, su consulenze personalizzate a sportello, fornite da professionisti legali, fiscali e manager bancari. In particolare abbiamo dato avvio a una convenzione stabile con l'Agenzia ex-Ice, che mette a disposizione dei nostri associati la propria capacità operativa all’estero, consolidata negli anni da una reticolare presenza in oltre 60 paesi del mondo». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014

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STRATEGIE ALESSANDRO CALLIGARIS

CREARE VALORE E SVILUPPARE BUSINESS Da tempo bloccato in una crisi d’identità, il produttivo Nordest oggi sta rinnovando le sue competenze, aprendosi verso i mercati emergenti grazie a una veste nuova

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l Nordest è da sempre fondato sulla piccola e media impresa. Per la sua storia, per la sua tradizione quasi sempre rurale, figlia di un territorio agricolo che poi è cresciuto, fino a portare il piccolo a contare molto. L’area concentrata nella zona delle Tre Venezie è infatti una delle più ricche d’Italia. Ma è proprio la genesi del “modello Nordest” ad aver portato naturalmente in sé i nodi che in questi ultimi anni sono venuti al pettine. Fino a dieci anni fa, con la lira, si pensava poco all’internazionalizzazione o al massimo ci si orientava verso paesi limitrofi. Oggi che il mondo è cambiato, internazionalizzazione vuol dire essere invece nei paesi che hanno alta capacità di acquisto. In secondo luogo, c’è il fattore dimensionale. Tante aziende sono nate attorno alla famiglia e questo spesso ha impedito lo sviluppo di una struttura manageriale che oggi si rivela necessaria. Alessandro Calligaris, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia, sa bene quali sono i denti su cui la lingua batte. Ma nota anche che il tessuto imprenditoriale del territorio è ancora vivo e reagisce alla crisi. «Oggi molte aziende si stanno muovendo bene nei mercati emergenti e hanno capito l’importanza della gestione manageriale e dell’aggregazione. Tutto questo però non è un’evoluzione semplice per delle realtà nate nel dopoguerra, con una presenza ancora forte della famiglia». Il modello Nordest può essere in divenire? «Io dico di sì. Sta cambiando forma in quanto nel passato c’erano anche distretti basati sulla capacità di svolgere un ruolo produttivo attraverso la collaborazione tra aziende di un territorio, che lavoravano per lo stesso prodotto finito. Ma l’internazionalizzazione non significa più solo portare il prodotto all’estero, ma anche presidiare i mercati grazie a strutture locali di collocazione e subfornitura, con lo scopo di trovare in qualsiasi territorio, vicino o lontano, le migliori condizioni. L’internazionalizzazione è duplice: mercato e subfornitura». Le aziende del territorio che vanno in Carinzia sono le benvenute. La dimensione territoriale si sta esaurendo? «È logico perché le condizioni che si sono create in Italia sono

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↓ Alessandro Calligaris, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia

poco friendly per il sistema produttivo. Ed è altrettanto logico che, se le aziende hanno la possibilità di spostarsi in paesi limitrofi come la Carinzia o la Slovenia, dove la fiscalità è più bassa, lo fanno. Qui c’è una vera e propria attenzione al sistema produttivo, ci sono quelle facilities che qui non ci sono e che attraggono quelle aziende che hanno meno legame con il territorio. Ma non tutte le aziende hanno le ruote, quindi serve modificare la condizione di grande difficoltà nazionale». Quali potrebbero essere quindi dei provvedimenti efficaci per far sì che si inverta questo processo? «Li leggiamo ogni giorno sulla stampa, li sappiamo tutti. Ci vuole semplificazione: nella tassazione, nel sistema giudiziario, nella burocrazia. L’obiettivo di qualsiasi impresa è operare in un contesto di certezza, ad esempio quella del diritto, altrimenti non si può investire. Non a caso le grandi multinazionali vanno in quei paesi dove queste certezze ci sono. Poi ci sono tutte le altre cose che fanno parte della competizione, come il costo del lavoro. Pensiamo alla Zanussi Electrolux, che vuole lasciare Pordenone per andare in altri paesi della comunità europea, come la Polonia, dove trovano una maggiore apertura verso le imprese». La Polonia fa parte della Comunità europea, ma qui i lavoratori hanno minori diritti rispetto a paesi come il nostro, o come la Francia o la Germania. «In altri importanti paesi, come l’Inghilterra o gli Stati UniNORD SVILUPPO

ti, ci sono comunque diritti diversi, ma il mercato del lavoro è molto più libero e ci sono più opportunità di creare occupazione. Oggi mi sembra che stia finendo una fase. Sono soprattutto i giovani, infatti, ad aver capito che un lavoro si trova se c’è capacità e competenza. Oggi i giovani vogliono questo, invece le persone più anziane o chi ha già un’occupazione cercano di frenare le aperture a nuovi modelli di gestione del rapporto di lavoro». Il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione messo sul tavolo da Matteo Renzi nel discorso al Senato può essere una soluzione? Quanto crede che questo intento si possa tramutare in realtà? «Questa è un’assurdità tutta italiana. Sembra impossibile dover parlare ancora di pagamenti della pubblica amministrazione. Se le imprese non rispettano un debito, vengono messe subito nella condizione di pagare, invece lo Stato non assolve quasi mai il suo ruolo di debitore. Si tratta spesso di imprese che operano a livello locale, di servizi o di logistica. Oggi hanno chiuso tantissime aziende, anche importanti. Ho avuto modo di sentire tanti imprenditori che hanno incontrato criticità sotto questo aspetto, con le banche che oltre un certo punto non li più hanno sostenuti. Non servono parole, ma una soluzione al problema. Ad esempio, certi aspetti fiscali potrebbero essere compensati per le aziende che hanno crediti verso lo Stato». \\\\\ TERESA BELLEMO MARZO 2014

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STRATEGIE MASSIMO PAVIN

ESTERO, LA PISTA VINCENTE Per Massimo Pavin internazionalizzare è la via obbligata per affrontare la crisi e tornare a crescere. Ma superando il fai da te. «Con FarExport porteremo più di 3mila nuove pmi all’estero» a ripresa dell’industria padovana guarda all’estero. Perché se è vero che senza rilancio della domanda aggregata non ci sarà vera svolta, a fronte di consumi asfittici è solo la componente estera a guidare la graduale risalita. Lo conferma l’accelerazione dell’export padovano a fine 2013, trainato dalle vendite extra Ue. A riprova che è l’internazionalizzazione la vera chiave della riscossa. «Ma occorre ampliare le imprese export-oriented, allargare i confini dei mercati, superare i limiti della dimensione» sottolinea il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin. Né grande né piccola, ma «adeguata ai mercati e ai settori nei quali si compete. Utilizzando anche le reti. Conta presentarsi uniti e organizzati». Nella dinamica delle esportazioni regionali, com’è variata la performance dell’industria padovana negli

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ultimi mesi? «È indubbio che il lento recupero dei livelli produttivi, ancora molto lontani da quelli pre-crisi, sia trainato dalla domanda estera, visto che il mercato interno è fermo. Nei primi nove mesi del 2013 l’export padovano è cresciuto dell’1,8 per cento, in linea col dato regionale del 2 per cento e in controtendenza rispetto alla flessione nazionale dello 0,3 per cento. Stando alla nostra congiunturale, anche nel quarto trimestre l’export ha accelerato dell’8,2 per cento tendenziale sia nei mercati extra Ue che in Europa. Allargare i confini dei mercati e presidiarli, specie dove è più intensa la domanda, è uno dei driver per stimolare la ripresa. Spesso, però, le imprese non hanno struttura e risorse adeguate per farlo». Per reagire alla stagnazione interna, avete avviato il progetto FarExport assieme a Confindustria Treviso MARZO 2014


IL NOSTRO TESSUTO È FATTO SOPRATTUTTO DA PMI, TANTE ANCORA NON INTERNAZIONALIZZATE

e Vicenza. Quali gli obiettivi? «Si tratta di un servizio rivolto in particolare ai nuovi esportatori potenziali. Vuol rispondere alla necessità delle piccole e medie imprese, associate e non, di trovare nuovi mercati di sbocco, senza fallire il colpo. Fornisce un supporto qualificato all’orientamento all’estero, riducendo il rischio di disperdere risorse nella ricerca casuale di opportunità. Grazie alla forza della sinergia, puntiamo ad alzare la qualità della consulenza. Possiamo già dire di aver fatto centro: FarExport ha poco più di un mese e già abbiamo decine di richieste». Come si articola il vostro intervento? «Nella fase iniziale, per ogni azienda viene fatta una prima analisi allo scopo di individuare i paesi e i mercati più promettenti. Successivamente, si focalizzano i punti di forza e debolezza nell’internazionalizzazione dell’impresa non esportatrice: struttura aziendale e processo produttivo, logistica, marketing. Per le aziende che già esportano, viene invece realizzata un’analisi di posizionamento sui mercati rispetto ai

↗ Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova

NORD SVILUPPO

competitors. FarExport si occupa soprattutto di ricerca partner, con un occhio a individuare possibili cluster di aziende a cui suggerire reti o aggregazioni». Il progetto favorirà in particolare le imprese meno strutturate. Quante sono quelle che operano ancora ai margini del mercato globale? «Il nostro tessuto è fatto soprattutto da pmi, tante ancora non internazionalizzate. Una strada che hanno già intrapreso stabilmente in Veneto oltre 6.000 imprese manifatturiere con almeno 10 addetti, su un totale di 11.248. Tra Padova, Treviso e Vicenza ci sono oltre 4.100 di questi esportatori, che generano il 65,8 per cento dell’export regionale. Il nostro obiettivo è ambizioso, ma realistico: portare alMARZO 2014

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1,8%

La crescita dell’export padovano nei primi nove mesi del 2013

l’estero, da sole o in rete, almeno 3 mila nuove pmi venete che fino ad oggi non esportano e operano in prevalenza sul mercato domestico». Che ruolo hanno i partner pubblici? «Possono avere un ruolo sempre più importante. Penso alla nuova Ice, con cui abbiamo appena firmato un accordo per l’accesso a tariffe scontate ai servizi dell’agenzia nel mondo, anche nei paesi più difficili. Uno sforzo congiunto per “allevare” nuovi esportatori e supportare quelli già export-oriented. A livello locale, siamo convinti si debba evitare la balcanizzazione di risorse nei rivoli di associazioni, Camere di commercio e aziende speciali di ogni provincia, e concentrarle in un unico fondo con la regia della Regione, per radicare il maggior numero di pmi nelle aree di nuovo sviluppo». In tema di internazionalizzazione, quali iniziative avete in cantiere? «Due su tutte: a settembre 2014 è in calendario una missione in Indonesia e Thailandia per imprese di tutti i settori, per approcciare due mercati in forte espansione. A novembre torneremo a Dubai per il Big 5 Show con le aziende delle costruzioni e merceologie collegate. È la quattordicesima volta che saremo negli Emirati Arabi e possiamo dire che, in ambito associativo, Padova è diventata un punto di riferimento per l’area del Golfo». \\\\\ GIACOMO GOVONI 38

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MOLTIPLICATORE DI EXPORT Veneto Promozione aiuta le imprese regionali a guadagnare visibilità internazionale, favorendo gli incontri d’affari gni anno mette a punto un fitto calendario di iniziative improntate alla valorizzazione del sistema produttivo veneto nel mondo. A cui associa attività di diplomazia economica, assistenza alle imprese, servizi formativi e promozionali. Veneto Promozione, società compartecipata dalla Regione e da Unioncamere Veneto, è l’organo che si occupa di consolidare la competitività internazionale del made in Veneto. «Il mondo contemporaneo – sottolinea il presidente Franco Masello – si è arricchito di hub di rilevanza strategica, nuove economie cresciute attraverso ambiziose politiche pubbliche e l’apertura agli investimenti esteri. Queste sono le realtà protagoniste di gran parte delle nostre attività». Come si è articolato il vostro programma di attività l’anno scorso? «Nel corso del 2013 abbiamo realizzato 26 seminari dedicati ad altrettanti Paesi, 17 missioni economiche all’estero, 10 workshop, di cui 9 svolti all’estero, 9 giornate di forma-

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MARZO 2014


STRATEGIE FRANCO MASELLO

2.600

Le aziende venete coinvolte nelle iniziative di Veneto Promozione nel 2013

zione specialistica sul commercio internazionale, 6 fiere, 6 iniziative di assistenza alle imprese e 5 incontri di promozione di altra natura». Quante le aziende coinvolte e quali progetti hanno riscosso maggior successo? «Alle iniziative hanno partecipato 2.600 aziende venete e 1.400 estere, generando 8.400 incontri d’affari. Il successo della nostra attività è stato confermato dal gradimento dei partecipanti: il 95 per cento ha espresso una valutazione molto positiva sull’assistenza ricevuta e sulla qualità degli operatori esteri incontrati. L’identica percentuale, tra l’altro, di chi chiede di essere coinvolto in nuove attività». A quali settori state dedicando maggior attenzione nell’ottica di promozione internazionale del knowhow veneto? «I progetti sono dedicati a settori strategici quali arredamento, moda, meccanica, costruzioni e beni di consumo. C’è inoltre grande attenzione ai comparti all’avanguardia per grado tecnologico, impronta ambientale e valore aggiunto presso i mercati più dinamici, tra cui l’industria alimentare, le nanotecnologie, le tecnologie ambientali, infrastrutture, oil & gas, meccanizzazione agricola, sistema persona. Inoltre, crediamo che la promozione dell’offerta turistica veneta possa sensibilizzare i mercati esteri sulle nostre eccellenze produttive». Verso quali Paesi target state indirizzando la parte NORD SVILUPPO

più significativa delle vostre iniziative? «Il 74 per cento delle iniziative saranno dedicate alle aree emergenti extraeuropee, ovvero Asia, Medioriente, le undici Repubbliche dell’ex Unione Sovietica appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti, Africa e Sud America». Presto partirà un grande progetto con la Cina incentrato sull’agroalimentare. Quale spazio riserverà alle pmi? «Nel 2013 la Cina è divenuta la prima potenza commerciale scavalcando gli Usa e il secondo sorpasso avverrà nel 2016, quando il Pil cinese a prezzi costanti supererà quello americano. Su mandato della Regione e con la collaborazione dell’Università Ca’ Foscari, realizziamo un programma annuale di iniziative dedicate alla Cina e all’agroalimentare veneto. Rientrano in questa azione un workshop in Cina dedicato al trend, alla normativa e al sistema distributivo, l’accoglienza di una delegazione di operatori cinesi con annessa organizzazione di educational tour nel Veneto, e una giornata di incontri b2b tra aziende e operatori cinesi». Quanto può ancora crescere il volume di esportazioni venete in questo settore? «Nei primi nove mesi del 2013 il Veneto ha esportato prodotti agricoli, alimentari e bevande in Cina per 26,5 milioni di euro. Non è un azzardo dire che questo dato può essere moltiplicato per dieci». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014

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SISTEMA FIERISTICO CESARE DE MICHELIS

LA CAPITALE DELL’ACQUA Il progetto Aquae rappresenta una tappa importante per la crescita di Expo Venice, anche in ottica post-Expo 2015. Lo spiega Cesare De Michelis uarda alle opportunità offerte dall’Esposizione universale di Milano Expo Venice, società fieristica veneziana che prosegue il suo percorso di crescita iniziato nel 2013 con l’aumento del capitale e l’ingresso di nuovi soci. L’insediamento, dall’inizio del 2014, del neo presidente Cesare De Michelis, già membro del Cda, non ha mutato la direzione intrapresa dall'ente, ma anzi si opera nel segno della continuità con il predecessore Piergiacomo Ferrari, «in linea con quanto la società ha sviluppato nei suoi programmi – spiega De Michelis – perseguendo un processo di consolidamento e allargamento dell’attività». Quali novità attendono Expo Venice? «La novità più consistente avviata da Piergiacomo Ferrari, oggi in fase di concretizzazione, è il progetto Aquae 2015, che prevede la presenza a Venezia di un salone collaterale all’Expo 2015 di Milano dedicato al tema dell’acqua. È un progetto molto ambizioso e impegnativo perché comporta la costruzione di una nuova sede espositiva sulla gronda lagunare, all’inizio del Ponte della Libertà, che Condotte Immobiliari sta realizzando». Come si articolerà lo spazio espositivo durante la manifestazione che, tra maggio e ottobre 2015, svilupperà numerosi temi legati all’acqua? «Si avrà un primo spazio più tradizionale di natura espositiva in cui paesi, istituzioni, comuni, enti locali

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↗ Cesare De Michelis, presidente di Expo Venice

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Sezioni in cui si articolerà l’esposizione di Aquae 2015 dedicata al tema dell’acqua e collegata all’Expo di Milano

e aziende presenteranno i loro programmi legati alle acque. Si svolgeranno poi una serie di fiere specifiche e convegni articolati in sei sezioni - Pianeta acqua, L’acqua è vita, Vivere sull’acqua, L’Acqua e il lavoro, Sorella acqua, Casa pulita - dedicate rispettivamente a natura e ambiente, economia, lavoro, alimentazione e benessere, utilizzo dell’acqua in ambiente domestico. Saranno, quindi, previsti diversi momenti di riflessione e di incontro tra gli operatori all’interno del padiglione espositivo. Una terza parte, solo apparentemente più MARZO 2014


ludica, si legherà al pesce e all’alimentazione offerta dalla fauna marina, una sorta di centro assaggi reso possibile dal coinvolgimento di ristoratori da ogni parte del mondo, che offriranno degustazioni al pubblico. Si tratterà di un luogo di esperienza diretta ed elaborazione culturale legato alla gastronomia, dove i visitatori avranno l’opportunità di acquistare gli strumenti per la lavorazione del pesce e i condimenti che possono accompagnare la cucina di questo alimento». Quale valore assume Aquae 2015 nel futuro della società? «Il complesso impegno di Aquae si svilupperà sui tre filoni annunciati con l’obiettivo di inaugurare, a partire dal 2016, un calendario di eventi fieristici e convegnistici in cui l’acqua sia declinata rispetto a industria, ambiente e tempo libero. Stiamo studiando tutte le opportunità, le potenzialità e le formule di collaborazione. Alcuni partner ci affiancheranno, infatti, nell’organizzazione dei convegni specialistici e nel coinvolgimento dei soggetti più adatti. In questa direzione, stiamo partecipando all’elaborazione della candidatura di Venezia come sede di un’agenzia internazionale deputata a queste tematiche, in collaborazione con il parco scientifico Vega, contiguo al nuovo padiglione in fase di costruzione. Il progetto Aquae avrà un respiro internazionale; la presentazione è avvenuta in un incontro con le ambasciate straniere a Roma, perché è determinante NORD SVILUPPO

↑ Salone Nautico organizzato da Expo Venice. L’edizione 2014 si svolgerà ad aprile

riuscire a coinvolgere attori internazionali». Quanto è importante convogliare su Venezia un flusso turistico legato a convegni, eventi e fiere? Quali allo stato attuale le principali criticità da affrontare? «Nel Dna di Expo Venice ci sono l’attività convegnistica e l’attrazione dei flussi turistici; le competenze della società hanno dato contributi significativi nei servizi, nel fundraising e nelle attività legate alla costruzione di un’attività turistica la più professionalizzata possibile. Strategica, in questo senso, è la serie di collaborazioni che Expo Venice ha già stabilito con molte delle istituzioni cittadine, tra cui Comune, Biennale e lo stesso Vega. Particolare attenzione va alla logistica e il padiglione che inaugureremo nel 2015 potrebbe rappresentare un salto oggettivo di qualità. Abbiamo, in questi anni, sviluppato una capacità di adattamento dei nostri eventi all’interno di spazi differenti: il Parco di San Giuliano per il Salone nautico, la Mostra del cinema al Lido per il Digital Expo, il Gran teatro di piazza San Marco per il carnevale. Bisogna cercare di valorizzare quello che Venezia possiede». MARZO 2014

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SISTEMA FIERISTICO CESARE DE MICHELIS

ABBIAMO SVILUPPATO UNA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO DEI NOSTRI EVENTI ALL’INTERNO DI SPAZI DIFFERENTI Tenendo ben presente la nuova sede espositiva. «Sì, ci stiamo attrezzando delle strutture organizzative per reggere l’impatto dell’Esposizione di Milano. Se Expo Venice sarà capace di gestire positivamente un’esperienza così complessa ed entusiasmante, il know how che avremo acquisito costituirà leva fondamentale nel processo di sviluppo. Il lungo lavoro preparatorio per il 2015 sarà un ulteriore test per misurare l’efficienza della nostra struttura». La partnership tra Expo Venice e Padova Fiere e le collaborazioni con Verona e Vicenza che significato strategico rivestono per lo sviluppo sia del polo lagunare che dello scenario fieristico della regione? «Siamo convinti che i processi di integrazione metropolitani e regionali siano inevitabili e indispensabili. È inutile doppiare competenze e organizzazioni laddove esistono già con sufficiente eccellenza. È più utile un coordina46

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mento tra le iniziative dei differenti enti fieristici per accedere a una competizione di livello più ampio. Con Padova Fiere abbiamo sviluppato eventi legati al divertimento e al tempo libero: Salone nautico, Open Air Expo, Salone del volo. Con Veronafiere la prima collaborazione è nata con il Salone dei beni e delle attività culturali, marchio in possesso dell'ente scaligero ma dalla storica collocazione logistica a Venezia, che abbiamo ripreso e sviluppato con interessanti novità sul piano dell’organizzazione. Con Vicenza stiamo sperimentando potenziali sinergie sul territorio per il Salone della cultura e il carnevale. Collaborare è la parola chiave, per essere parte di un sistema fieristico regionale capace di essere competitivo a livello globale. Occorre proseguire questo processo di collaborazione, valorizzando al meglio le sinergie e mettendo a punto un sistema operativo di qualità». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014



EXPORT MATTEO SINIGAGLIA

DENIM SOSTENIBILE

Un progetto eco-creativo e a basso impatto ambientale per il jeans italiano. Matteo Sinigaglia presenta le novità del gruppo Fashion Box, cui fa capo il marchio Replay → Matteo Sinigaglia, azionista di maggioranza e amministratore delegato della Fashion Box Spa di Asolo (TV), che produce i marchi Replay, Replay&Sons e We Are Replay 48

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partire da novembre 2013 sono stati messi in commercio, in tutti i mercati mondiali, i jeans della capsule collection Replay Denim Zero°, entrati a far parte della collezione Replay F/W 2013-14. La linea è nata come smartpremium denim tecnologicamente innovativo nel progetto di sponsorizzazione dell’FC Barcellona. Una limited edition per offrire ai giocatori un capo estremamente originale, casual ed esclusivo. «A seguito del suo enorme successo abbiamo deciso di proporla anche nella collezione per il grande pubblico, che sta apprezzando le caratteristiche speciali del prodotto, frutto di un trattamento innovativo» dichiara Matteo Sinigaglia, azionista di maggioranza e amministratore delegato di Fashion Box Spa, che crea, promuove e distribuisce abbigliamento casual wear, accessori e calzature per uomo, donna e bambino con i marchi Replay, Replay&Sons e We Are Replay. Qual è l’aspetto innovativo di questo trattamento? «La tecnica consiste nell’indirizzare un flusso di cristalli di ghiaccio ad alta pressione sul tessuto denim per asportare l’indaco superficiale, producendo così un effetto di chiaroscuri e creando un contrasto tra le zone blu indaco colpite dal ghiaccio e le zone blu intenso non abrase. A caratterizzare ulteriormente il trattamento, frutto di una costante e approfondita ricerca sul prodotto, è il suo basso impatto ambientale, che consente un significativo risparmio energetico e una riduzione del 90 per cento del consumo di acqua. Garantendo comunque un finissaggio eco-creativo che trasforma ogni singolo denim grezzo in un manufatto dall’autentico sapore used». A quali modelli è stato applicato questo trattamento innovativo? «Proponiamo due modelli a cinque tasche maschili in denim: un regular slim con vita regolare e gamba dritta, e un modello dalla vestibilità stretta sulla coscia che va leggermente a stringere sul fondo. Per la donna, invece, è stato individuato un modello a vita bassa in denim elasticizzato e dalla vestibilità sexy slim». Parlando di risultati e mercati, quali sono attualmente i vostri numeri? «Nel 2013 abbiamo chiuso tutti gli esercizi in utile. L’economicità e i flussi di cassa positivi sono state le principali fonti di finanziamento per la crescita e siamo tutt’ora in una posizione finanziaria netta positiva. Nel dettaglio, l’ultimo fatturato ammonta a 219 milioni di euro, con una quota export che rappresenta l’85 per cento del volume

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85%

Export Quota di esportazioni di Fashion Box Spa, presente in tutti i mercati europei, in Medio Oriente, in Asia, America e Africa

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EXPORT MATTEO SINIGAGLIA

219 mln

Fatturato Risultato 2012 di Fashion Box Spa, sviluppato su una rete distributiva di 2500 punti vendita, alla quale si affiancano circa 200 negozi retail

d’affari, con una quota maggiore in Europa (67 per cento) e un 18 per cento nel resto del mondo. Oggi siamo presenti in tutti i mercati europei, in Medio Oriente, in Asia, America e Africa per un totale di oltre cinquanta paesi, che copriamo con una rete distributiva wholesale di 2500 punti vendita, alla quale si affiancano circa duecento negozi retail». Qual è il fattore chiave alla base di queste performance? «Il nostro sistema industriale si basa su un’attenzione costante verso la ricerca e la flessibilità dei processi. Nel tempo abbiamo potuto sviluppare un know how estremamente all’avanguardia che, grazie all’utilizzo di tecniche sempre più raffinate, unite a una profonda ricerca stilistica, costituisce oggi il valore aggiunto dei capi, che acquistano così l’esclusività tipica del prodotto concepito in Italia». Come si concilia la dimensione internazionale con il

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made in Italy? «Pur essendo diventati un player globale, manteniamo uno stretto legame con il territorio, che costituisce uno dei capisaldi della politica di sviluppo. Non a caso più del 20 per cento della nostra produzione è made in Italy. La progettazione della collezione e l’acquisto delle materie prime, così come tutte le fasi di lavorazione del capo, sono seguite e curate dalle società del gruppo, mentre la confezione e la personalizzazione del prodotto avviene tramite una rete di laboratori esterni specializzati. Questo permette di mantenere la massima elasticità produttiva e i più elevati standard qualitativi. In ogni caso, il cuore nevralgico del sistema è Asolo. Qui si concentra la ricerca sul prodotto e l’elaborazione creativa, dai primi sketch al prototipo. Il processo produttivo viene pianificato e monitorato fino alla realizzazione del capo finito. Questo stabilimento è anche la piattaforma logistica integrata del gruppo. Da qui i capi di abbigliamento provenienti dalle varie aree di produzione vengono ricevuti, controllati, smistati e spediti. Parliamo di oltre 5 milioni di capi all’anno». \\\\\ VALERIO GERMANICO

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EXPORT BRUNO GOMARASCA

GLI SCHERMI ITALIANI CONQUISTANO GLI USA

La produzione di schermi per la videoproiezione vive una fase di sviluppo grazie all’export, ma anche il mercato interno offre segnali positivi ormai chiaro che l'innovazione è lo strumento principale per favorire crescita, competitività e creazione di lavoro. Un esempio di questo assioma può essere Screenline, azienda produttrice di schermi per la videoproiezione. Per sua stessa natura Screenline punta con forza sulla ricerca e su un incessante sviluppo tecnologico. «Il nostro reparto ricerca e sviluppo è sempre in fase di studio – conferma l'amministratore Bruno Gomarasca - da una parte stiamo sviluppando schermi innovativi da proporre al mercato della proiezione interattiva, quindi dedicati alla didattica e formazione, dall’altra stiamo mettendo a punto nuove soluzioni per il noleggio». La videoproiezione interattiva è in crescita a livello mondiale e Screenline riesce a far fronte alla richiesta proponendo soluzioni pratiche e innovative ad un prezzo competitivo. «L’investimento, in tale direzione, è fondamentale, basti pensare che attualmente il nostro ufficio tecnico assorbe circa il 12 per cento del budget di spesa complessivo e che solo nell’ultimo anno abbiamo presentato tre richieste di brevetto e sei nuovi prodotti». Il mer-

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10mila

Schermi Prodotti ogni anno da Screenline. La società si pone come riferimento internazionale del mercato ed è presente in quattro continenti

cato e le esigenze della clientela sono mutevoli, l’azienda trentina riesce ad intercettare tali cambiamenti. «Se da un lato i grandi pannelli Lcd hanno ridimensionato considerevolmente il mercato Home cinema già da diversi anni - afferma Bruno Gomarasca - dall’altro il mondo dello spettacolo e delle grandi installazioni, dalla congressistica al museale, registrano un trend di forte crescita». Per il 2014 Screenline mira ad importanti ampliamenti del business fuori dai confini nazionali. «Si punta oltreoceano, agli Stati Uniti – svela l’amministratore della società - il 2014 sarà soprattutto dedicato all'apertura del principale mercato mondiale dell'audiovisivo. Nel nostro versante, invece, stiamo incrementando il lavoro con i paesi del centro Europa e con l'Inghilterra». Le aspettative riposte nell’export verso l’America sono quindi molto alte e rappresentano una risorsa preziosa per l’azienda di Besenello. «La capacità di assorbimento del mercato americano è davvero elevata – dichiara Bruno Gomarasca - sicuramente in grado di saturare la nostra capacità produttiva, fino a raddoppiarne la produzione complessiva. Per il momento, dunque, cer-

www.screenline.it

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Momenti di lavoro negli stabilimenti della Screenline Srl di Besenello (TN)

cheremo di raggiungere quel livello, in seguito valuteremo attentamente se spostare parte del carico produttivo direttamente nei luoghi dove la richiesta è maggiore». La partecipazione alle manifestazioni di settore è imprescindibile per Screeline. «Siamo reduci dall’Integrated Systems Europe (Ise) di Amsterdam e parteciperemo a Siec 2014. A seguire, saremo presenti a Ise 2015, mentre stiamo valutando la partecipazione ad InfoComm 2015 che si terrà a Orlando, Florida». Questi eventi svolgono un ruolo importante nello sviluppo e nella promozione dell’impresa, rappresentando un’opportunità di confronto e di aggiornamento. «Lo scambio professionale in queste circostanze è elevato – dice Bruno Gomarasca – inoltre le fiere favoriscono il consolidamento dei clienti attivi e l’opportunità di realizzare nuovi contatti. Attualmente, nonostante le potenzialità offerte da internet, rappresentano il principale veicolo di contatti e di commercio». L’amministratore di Screenline, forte della crescita registrata dall’azienda, si dichiara ottimista per il futuro. «Dall’analisi dei numeri a chiusura dell’anno appena trascorso emerge una stabilità di fatturato che senza dubbio presta il fianco all’ottimismo, soprattutto perché una delle soddisfazioni maggiori in termini di bilancio nasce proprio dal mercato italiano». \\\\\ LORENZO BRENNA MARZO 2014

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EXPORT MIRCO CAINELLI

L’EXPORT RILANCIA LA MECCANICA La meccanica italiana, grazie ad innovazione e internazionalizzazione, sta vivendo una fase di crescita e traina l’economia verso la ripresa. Ne parliamo con Mirco Cainelli di Capi Group

è un settore che sta trainando l’economia verso una lenta ripresa, è quello dei comparti della meccanica e componentistica. In questo campo le imprese hanno saputo specializzarsi e sono riuscite ad ampliare e perfezionare l’esportazione. Le aziende che esportano sono in prevalenza imprese meccaniche, che producono macchinari o componenti. «Il mercato ha indici positivi - conferma Mirco Cainelli, amministratore di Capi Group specie per alcuni settori. Il mercato agricolo è in costante crescita, mentre quello industriale e delle costruzioni, in Europa sta ripartendo dopo le gravi crisi degli ultimi anni e in Usa sta avendo un importante indice di crescita. Fondamentale per la nostra azienda è continuare con la politica di sviluppo sui mercati esteri». Capi Group lavora nell’ambito della componentistica meccanica ed è specializzata nella produzione di corone epicicloidali e componenti dentati. «Operiamo sulla fornitura di componentistica meccanica di precisione – spiega Mirco Cainelli - produciamo corone dentate lavorate con tecnologie innovative e poi trattate termicamente per indurire i materiali. Tali corone sono utilizzate su assali di trazione, trasmissioni e riduttori di velocità. I nostri mercati di riferimento sono agricoltura ed edilizia per i quali realizziamo in prevalenza componenti per assali e trasmissioni, produciamo inoltre componenti per riduttori di generatori eolici, riduttori epicicloidali in genere e cambi automatici di truck e bus». Tra le caratteristiche dell’azienda trentina c’è la spiccata

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Mirco Cainelli, amministratore di Capi Group Srl di Calliano (TN)

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POWER SKIVING SI AVVALE DI UNA TECNOLOGIA CHE RIVOLUZIONERÀ LA DENTATURA NEI PROSSIMI ANNI vocazione per i mercati esteri e l’export. «Gli aspetti chiave che contraddistinguono Capi Group sul mercato sono la sua internazionalizzazione e la sua costante innovazione tecnologica e, non ultimo, un team di collaboratori giovani e motivati, disponibili a crescere continuamente e a confrontarsi con clienti in tutto il mondo». Capi Group cresce fuori dai confini nazionali e diffonde il proprio brand e il proprio know how in tutto il mondo. «Oggi Capi Group dispone di società produttive in Est Europa ed in Cina – afferma l’amministratore dell’azienda- queste due società operano principalmente sul mercato locale. Il nostro mercato principale è situato in Europa, con numerosi clienti i quali esportano i loro prodotti in tutto il mondo. L’azienda opera direttamente con Russia, Usa, Brasile, Turchia. Per il futuro stiamo anche valutando una nostra start-up produttiva

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www.capigroup.it

in Usa e/o Brasile». Gli stabilimenti di Capi Group dispongono di impianti all’avanguardia e la ricerca per migliorare qualità e processi è sempre in corso. «Dopo aver dotato l’azienda della Brocciatrice da 200 Ton, attualmente la più grande al mondo, abbiamo acquistato a fine 2013 due stozzatrici Power Skiving, tecnologia altamente innovativa che crediamo rivoluzionerà la dentatura nei prossimi anni. Stiamo continuando ad investire nei trattamenti termici, in particolar modo nella nitrurazione». Il 2013 è stato un anno positivo per l’azienda di Calliano, in particolar modo grazie all’esportazione. «L’andamento di Capi Group nel 2013 è stato buono. L’incremento si è concentrato in particolar modo su nuovi clienti stranieri. Abbiamo consolidato i clienti europei e chiuso importanti accordi con aziende russe e degli Stati Uniti. Il 2013 si è chiuso con 24,5 milioni di euro di fatturato e prevediamo per il 2014 una crescita dell’8 per cento». Infine abbiamo chiesto a Mirco Cainelli quali sono le prospettive e gli obiettivi dell’impresa per il medio e lungo periodo. «In primis per il medio periodo l’azienda completerà lo start-up della nostra società cinese WGT, razionalizzerà le risorse interne e continuerà sui piani di miglioramento continuo. Il focus dell’azienda è sul prodotto e ci poniamo come obiettivo di diventare fornitore- partner dei maggiori gruppi mondiali del nostro settore». \\\\\ LORENZO BRENNA MARZO 2014

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MODELLI D’IMPRESA ERNESTO RAINERI

LA MANIFATTURA SI APRE A CAPITALI STRANIERI Internazionalizzazione e apertura a capitali francesi, mantenendo intatto il proprio know how. La scelta vincente di Ernesto Raineri

Ernesto Raineri, amministratore unico della Agef Srl di Asolo (TV)

nternazionalizzazione e sostenibilità ambientale sono tra i requisiti principali che un’azienda deve possedere per mantenere competitività e soddisfare le esigenze del mercato. Queste qualità non mancano ad Agef, azienda trevigiana protagonista nella produzione di attrezzi per giardinaggio, agricoltura ed edilizia. «Agef

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www.agef.it

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viene da un recente passato molto difficile - dichiara Ernesto Raineri, amministratore unico della dell’impresa - ma oggi si è brillantemente ripresa, grazie anche all'apporto dei nuovi soci francesi, il gruppo Forges d'Alivet di Grenoble, che ha senza dubbio contribuito all'internazionalizzazione della società». Agef è quindi riuscita a rilanciarsi grazie all’ingresso in società di un partner europeo. «Si è trattato di una scelta strategica che ha portato nuova linfa all’azienda e che ha consentito di valorizzare al meglio un know how manifatturiero unico e di mantenere la produzione nello stabilimento di Asolo». Agef può contare MARZO 2014


L'APPORTO DEI NUOVI SOCI FRANCESI HA CONTRIBUITO ALL'INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ su un brand rinomato in tutto il territorio nazionale e sta acquisendo grande prestigio come produttore di qualità in tutta Europa. «Un esempio di questa tendenza – conferma Ernesto Raineri – viene dai soci francesi che stanno gradualmente trasferendo varie produzioni presso il nostro stabilimento, contando sui requisiti produttivi». Nella scelta dei processi produttivi per Agef la tutela e la salvaguardia dell’ambiente rivestono un ruolo di primo piano. «Il nostro stabilimento produttivo è dotato di impianti all’avanguardia e abbiamo modificato quelli preesistenti per migliorare l’ambiente di lavoro, adottando tecnologie, prodotti e materiali non inquinanti». Produzione e consegna in tempi rapidi rappresentano uno dei tratti salienti dell’azienda trevigiana. «Produciamo a marchio proprio e rigorosamente made in Italy migliaia di badili, vanghe, pale da neve, e attrezzi per il giardinaggio. Garantiamo consegne in tutta Europa in 48/72 ore». Agef ha quindi vissuto recentemente una fase buia e un cambiamento della compagine societaria. «Nel suo NORD SVILUPPO

sforzo di ripartenza è stata supportata anche da due partner bancari – spiega Ernesto Raineri - quali Banca popolare di Marostica e Friuladria Credit Agricole, banche territoriali, che ci hanno concesso fiducia». Ciononostante l’amministratore unico della società si dichiara sfiduciato dal sistema bancario che vige attualmente in Italia. «Si tratta del solito scenario desolante che caratterizza il nostro Paese nei rapporti tra industria, che crea ricchezza, e sistema creditizio, che li brucia. Solo porte chiuse, soldi ben stretti nei forzieri e fiducia zero». A dispetto delle difficoltà economiche e degli ostacoli burocratici che affliggono le imprese lo scorso anno è stato positivo per Agef. «Il 2013 si è chiuso con un bilancio lusinghiero in termini di utile – rivela l’amministratore unico della società - malgrado un sistema che rema contro il tessuto imprenditoriale. Agef ha saputo risollevarsi grazie alle sue vitali risorse umane e tecnologiche e varando un programma di stabilizzazione e riassetto che terminerà nel 2015 e sarà seguito da un altro di rilancio, che inizierà nel 2016». \\\\\ LORENZO BRENNA MARZO 2014

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MODELLI D’IMPRESA GIORGIO DEL BEN

EUROPA E IMPRESA SERVE UN ALLINEAMENTO Le difficoltà delle piccole e medie aziende del Nord Est. E un segnale di speranza per il futuro. La visione di Giorgio Del Ben, titolare di un’impresa del settore metalmeccanico el commentare l’andamento aziendale degli ultimi anni, la prima considerazione da fare è: “siamo ancora sul mercato”». Con questa battuta, Giorgio Del Ben, titolare della Valmec, azienda di Pordenone che produce dal 1981 componenti in lamiera per macchine e impianti industriali, vuole sottolineare le enormi difficoltà attraversate dalle piccole e medie aziende del Nord Est. E, al contempo, dare un segnale di speranza per il futuro. Difficoltà e speranze che si riassumono per ogni azienda in due obiettivi strategici: nuovi mercati e nuovi investimenti. «Il lungo elenco delle difficoltà incontrate dalle aziende è stato illustrato abbondantemente da noi imprenditori. L’unica considerazione da aggiungere è che alla maggior

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www.valmec.it

parte degli italiani non interessa ascoltare le pressanti richieste che vengono dal mondo produttivo». Con una produzione interamente realizzata in Italia, Valmec, negli anni, si è specializzata nella fornitura di carenature per macchine utensili, quadri elettrici, impianti per il trattamento dell’aria, insonorizzazione industriale, cabine per macchine movimento terra. «Eseguiamo taglio laser e punzonatura a carico e scarico automatico anche in formati speciali. Disponiamo di centri di piegatura manuale e robotizzata. Assembliamo tramite saldaMARZO 2014


LE AZIENDE TEDESCHE OPERANO CON COSTI PIÙ BASSI DEI NOSTRI. PER COMPETERE È NECESSARIO CHE IL SISTEMA-PAESE SIA ALLINEATO CON L’EUROPA

tura con diverse tecniche per ferro, acciaio e alluminio. All’interno del nostro stabilimento, l’impianto di verniciatura a polveri ci consente un migliore controllo delle lavorazioni finali, nonché un’ottimizzazione della tempistica complessiva». Il discorso di Del Ben prosegue guardando al futuro. «Impresa vuol dire ricercare nuovi prodotti, nuovi mercati, nuovi metodi per produrre in modo pulito, ecologico e con energie rinnovabili. Per realizzare questi obiettivi ogni azienda al suo interno deve ricercare tutte le risorse possibili, in termini di capacità progettuali sui prodotti e sui metodi, per poter proporre prezzi competitivi. Il nostro mercato è l’Europa, ma i competitor più agguerriti sono proprio le aziende tedesche che operano con costo del lavoro, costo dell’energia e servizi più convenienti dei nostri. Per rimanere fornitori delle aziende con le quali

Gli stabilimenti produttivi della Valmec Srl hanno sede a Pordenone

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già lavoriamo da anni, è necessario che il sistema-paese sia allineato con l’Europa». Queste affermazioni si traducono per Valmec in alcuni progetti ambiziosi, che prevedono un adeguamento del parco macchine, con l’aggiunta di un taglio laser fibra per ridurre i costi energetici e potenziare le prestazioni del taglio in termini di tempi di produzione. «Inoltre, aggiungere una seconda isola di piegatura robotizzata per ridurre i tempi di produzione e migliorare la competitività. La riduzione generalizzata dei lotti di produzione consiglia tutta una serie di interventi organizzativi a livello di software e di organizzazione che in passato non erano proponibili e che Valmec sta attuando. Per chiudere questo quadro relativo allo sviluppo aziendale, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione al mondo del credito. Abbiamo bisogno di finanziamenti a tassi tedeschi senza gli spread delle banche italiane e senza la loro inefficienza. Abbiamo bisogno di risorse per finanziare gli investimenti a tassi dell’1-2 per cento, con le garanzie della collettività, poiché le aziende non hanno risorse per garantire gli investimenti». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014

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MODELLI D’IMPRESA PAOLO PINARELLO

LA CHIMICA E IL FUTURO DELLE PMI Le prospettive 2014 per il settore della detergenza professionale e dei detersivi industriali. La visione di Paolo Pinarello delle Industrie Chimiche Loria

e la crisi economica ha portato qualche beneficio, uno di questi è quello che sembra delinearsi per la piccola industria della detergenza e dei detersivi industriali. Infatti, come afferma Paolo Pinarello, amministratore delle Industrie Chimiche Loria: «Registriamo un nuovo interesse da parte del mercato verso le produzioni delle piccole imprese. Finalmente ci viene riconosciuta la bontà di un prodotto che non ha nulla da invidiare a quelli di aziende più strutturate e conosciute. Il fattore marketing, finora, aveva penalizzato le realtà collocate fuori dai grandi poli industriali del Nord Italia (come Milano, Bologna, To-

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Paolo Pinarello, amministratore delle Industrie Chimiche Loria di Loria (TV)

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ind.chimicheloria@stargatenet.it

rino). Alla luce di questo nuovo atteggiamento del mercato, se confermato nei numeri –, dopo un quadriennio sostanzialmente stabile per il nostro fatturato, mi aspetto un 2014 di sviluppo per noi e le imprese delle nostre dimensioni». Le Industrie Chimiche Loria producono detersivi e detergenti per uso civile-industriale, soprattutto in conto terzi, nonostante l’impresa trevigiana possieda un proprio marchio. Chi sono i vostri diretti interlocutori? «I nostri partner sono altre industrie, che commercializzano con il loro marchio quanto noi produciamo,

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oppure dei semplici grossisti, che agiscono come distributori, rivolgendosi principalmente a istituti, alberghi e rivenditori di prodotti per il settore auto – impiegati in particolare negli impianti di lavaggio. Per quanto riguarda il tipo di utilizzatori finali, una larga parte dei nostri detersivi e detergenti sono destinati al settore delle lavanderie. Fatto salvo un 5 per cento del fatturato che sviluppiamo con le esportazioni, la parte maggiore del nostro business è concentrata in Italia. E, a loro volta, i nostri partner commercializzano quasi esclusivamente sul territorio nazionale». In concreto, come procedete nella produzione dei vostri prodotti? «Il nostro lavoro inizia con l’acquisto delle materie prime, ovvero tensioattivi, saponi, sbiancanti. Queste materie prime le acquisiamo direttamente dalle industrie chimiche, spesso anche multinazionali. Una volta che i diversi ingredienti sono nel nostro laboratorio, sviluppiamo delle formule, in base alla tipologia di prodotto che vogliamo ottenere o che il mercato richiede. Dunque, il nostro ruolo è quello di un’impresa chimica di assemblaggio, che a partire dai componenti realizza il prodotto, detersivo o detergente professionale, pronto all’uso». Qual è l’attenzione che ponete sul tema dell’ecosostenibilità? NORD SVILUPPO

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Biodegradabili Il livello di ecosostenibilità dei detersivi e dei detergenti prodotti nello stabilimento delle Industrie Chimiche Loria

«Le materie prime sulla base delle quali elaboriamo le nostre formule sono, in massima parte, di origine o estrazione naturale, per esempio, olio di cocco o altri estratti vegetali. Ovviamente, questi, per essere utilizzati, sono risultanti da una sintesi chimica. Ciò che conta, tuttavia, non è l’origine naturale o sintetica dei componenti – e quindi dei prodotti finali –, ma la percentuale di biodegradabilità del detergente. Da questo punto di vista, possiamo affermare che i nostri prodotti sono biodegradabili per oltre il 90 per cento, oltre a essere privi di fosfati e di tutte le altre sostanze che le normative vigenti vietano di utilizzare proprio per rispettare l’ambiente. Quindi, noi proponiamo al mercato un detersivo che rispetta tutti i criteri di ecosostenibilità. Naturalmente, sta poi agli utilizzatori finali – cioè alle industrie – e a chi gestisce le reti fognarie garantire che lo sversamento delle acque di risciacquo sia effettuato secondo quanto previsto dalla legge». \\\\\ VITTORIA DIVARO MARZO 2014

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MODELLI D’IMPRESA FILIPPO SCHIAFFINO

COME GUARDARE ALLA CRESCITA? Le difficoltà dell’industria italiana di fronte al mercato globale. La critica al sistema di Filippo Schiaffino. Il punto di vista di un’impresa che produce leghe di zama a zama è una lega non metallica (il nome è l’acronimo della composizione chimica: zinco, alluminio e magnesio) destinata alle aziende di pressofusione. Queste provvedono a loro volta allo stampaggio di manufatti che hanno grande diffusione nell’industria automobilistica, nel settore del modellismo e dei giocattoli, nella componentistica per mobili, negli accessori idrosanitari e da cucina, nella componentistica elettronica ed elettrica e nel settore dei gadget. Fin dal 1960, la fonderia S. Erasmo Zinkal si è specializzata nella produzione di questa lega, nelle diverse tipologie previste dalla norma comunitaria Uni En 1774, che attualmente realizza attraverso tre impianti fusori e apparati accessori di nuovissima concezione, che permettono di produrre circa 25mila tonnellate di lingotti di zama all’anno. «Nell’ultimo quadriennio – spiega Filippo Schiaffino, presidente e amministratore delegato – il nostro fatturato annuo è stato in media di 25 milioni di euro, con risul-

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tati di bilancio sempre positivi, seppure in un contesto economico gravemente compromesso dalla prolungata crisi. Durante questo periodo l’attività commerciale si è concentrata maggiormente sui mercati esteri, fino a consolidare una quota di presenza di fatturato che si attesta attorno al 50 per cento. Esportiamo in quasi tutti i paesi dell’Eurozona e siamo presenti con una nostra catena distributiva sia in Medio Oriente sia nell’Africa Mediterranea». Dunque nonostante la crisi, l’azienda di Genova Voltri, fra i primi quattro produttori europei di zama, è riuscita a mantenere e migliorare le proprie posizioni mercato. E inoltre a investire. «Abbiamo raccolto con coraggio una vera e propria sfida con la congiuntura negativa che si

www.erasmozinkal.it

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La sede della fonderia S. Erasmo Zinkal Spa si trova a Genova Voltri

protrae dal 2009 e con le regole di un sistema statale che ci ha creato e continua a crearci difficoltà, sia a livello di imposizione fiscale, sia a livello burocratico, con regole maldestramente concepite che si frappongono al normale svolgimento delle nostre attività, generando diseconomie produttive e finanziarie di assoluto rilievo. Siamo comunque vivi e impegnati in una sorta di guerra giornaliera, cui la forte competitività e sovente l’assenza di tutela nei confronti di concorrenti – che godono di costi di manodopera infinitamente minori –, ci costringono a inventarci giorno per giorno le soluzioni più idonee a garantirci il mercato e per guardare alla crescita con i fatti e non con le parole. Per questo e nonostante questo, molte risorse sono state dedicate alle attività di ricerca e sviluppo, che ci hanno consentito di ottimizzare sia i pro-

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NONOSTANTE LA CRISI, MOLTE RISORSE SONO STATE DEDICATE ALLE ATTIVITÀ DI RICERCA E SVILUPPO cessi produttivi, sia l’immissione sui mercati di riferimento di una nuova lega, che ha riscosso notevole successo abbinando qualità e competitività. E andremo avanti con ulteriori investimenti fino a che si potrà, resistendo alla tentazione di delocalizzare le nostre attività in contesti più favorevoli e meno inquinati dal punto di vista etico, burocratico e fiscale». Per Schiaffino, la situazione attuale è da ricondurre anche al modo in cui è stata costruita l’Eurozona. «Se si fosse intervenuti con maggiore e migliore cognizione e non si fosse perseguita con folle ingenuità la strada della globalizzazione, lo scenario non sarebbe tanto catastrofico, ma con prospettive di normale sviluppo e una vera consistenza della regola primordiale della parità di trattamento a parità di condizione. Invece ci troviamo a operare in condizioni di grave squilibrio, dovute fondamentalmente a un costo della manodopera che in molti paesi, anche di nomina comunitaria, presenta differenziali enormi non comprimibili in alcuna sede, né attraverso un maggiore tasso di produttività, né attraverso l’innovazione di processo. L’abbandono delle barriere doganali e delle quote fisse alle importazioni rappresenta poi un vero e proprio paradosso, dato che quando si esporta verso paesi extracomunitari l’imposizione doganale produce lievitazioni abnormi nel prezzo di vendita che automaticamente portano fuori dal range di competitività». \\\\\ VITTORIA DIVARO MARZO 2014

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MODELLI D’IMPRESA GIOVANNI PAGOTTO

CREATIVITÀ D’ACCIAIO

La necessità di diversificare le attività di Arredo Plast. Il presidente Giovanni Pagotto presenta i leitmotiv 2014: strutture in pre-assemblato, cucine in acciaio e Led ↑ Strutture in pre-assemblato di acciaio prodotte dalla Arredo Plast Spa di Ormelle (TV)

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ealizzate con materiali ignifughi come l’acciaio, interamente riciclabili e certificate in classe energetica A. Le strutture in pre-assemblato per complessi residenziali e industriali di City House, nuova impresa del gruppo Arredo Plast, reggono egregiamente il confronto con le costruzioni di tipo tradizionale. E sono inoltre personalizzabili in ogni finitura, disponendo di un’amplissima gamma di materiali di rivestimento per interni ed esterni. «Nella fase di progettazione – spiega Giovanni Pagotto, presidente del gruppo Arredo Plast – abbiamo pensato a un prodotto in acciaio che fosse l’ideale per la creazione di complessi residenziali dalle alte performance strutturali e allo stesso tempo a come garantire tempi di realizzazione ridotti. Il risultato è la possibilità di completare in appena tre mesi un’unità

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ABBIAMO PENSATO A UN PRODOTTO IDEALE PER LA CREAZIONE DI COMPLESSI RESIDENZIALI NORD SVILUPPO

www.arredoplastgroup.com

abitativa di medie dimensioni, che presenta caratteristiche antisismiche, ignifughe ed è accompagnata da una certificazione energetica di classe elevata». Queste strutture, come gli altri prodotti del gruppo Arredo Plast, oggi hanno mercato soprattutto all’estero. «Il mercato italiano, purtroppo, è diventato sempre meno rilevante. L’estero, invece, da molto tempo, è il nostro riferimento, con Centro e Nord America, Paesi Arabi, Africa e Europa come aree di penetrazione sistematica. Tuttavia siamo presenti alle fiere internazionali di tutto il mondo. A Febbraio eravamo a Francoforte, poi a Colonia, siamo appena stati a Chicago con il casalingo e a Dubai per le costruzioni. Con queste premesse, dopo un 2013 di crescita, con un consolidamento del fatturato le prospettive 2014 sono di proseguire il trend, continuando a investire e innovare». La parola d’ordine del 2014 sarà “acciaio”. «Innanzitutto con le costruzioni in pre-assemblato, e poi con il lancio della nuova cucina 100 per cento in acciaio inossidabile per uso domestico: Abimis, prodotta dalla nostra Prisma. Questa nostra impresa ha alle spalle trent’anni di produzione di soluzioni non convenzionali per la cucina professionale e il selfservice, settori per i quali ha realizzato prodotti in serie come pure su misura. Nel 2013, poi, Prisma ha lanciato Abimis, che porta nel privato gli elevati standard di igienicità e di sicurezza già sviluppati per l’ambito professionale di alta gamma. La nuova proposta è un distillato delle nostre competenze nella lavorazione dell’acciaio, nel design e negli studi sull’ergonomia. Per questo, prima di essere forgiata nell’acciaio, Abimis comprende e valorizza le esigenze dell’utilizzatore. Infatti, ogni cucina è progettata e realizzata tenendo conto del MARZO 2014

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MODELLI D’IMPRESA GIOVANNI PAGOTTO

50%

Risparmio energetico Le Strip di Led esprimono migliori prestazioni rispetto all’illuminazione tradizionale, con un effetto quasi doppio anche in termini di lumen

gusto, dello stile e delle caratteristiche ergonomiche di chi la userà e del progetto abitativo nel quale andrà a inserirsi». È nato così Abimis Atelier, un servizio che permette la realizzazione della cucina completamente su misura, che dà la libertà di scegliere linee e materiali secondo il gusto del committente. Altro focus attuale del gruppo Arredo Plast è l’illuminazione led a uso urbano, extraurbano e autostradale di City Design. «La scelta di imboccare anche questa strada è nata dalla necessità di diversificare ulteriormente le categorie produttive del gruppo, cercando continuamente nuovi canali di applicazione dei nostri know how. Illuminazione e design sono un binomio strettamente legato. La luce valorizza i luoghi e la loro identità, rendendoli più piacevoli e fruibili. Il sistema a Led, grazie a una miglior qualità della luce e a un’ottima resa cromatica, favorisce un’illuminazione di alta qualità e mette meglio in risalto risma nasce per le esigenze delle cucine prole peculiarità degli spazi e dell’arredo. Inoltre è una tecnofessionali e dei grandi self service, passando logia in continua evoluzione, che consuma poco, ha costi per i banchi refrigerati, i blocchi cottura e i di manutenzione pressoché nulli, riduce l’inquinamento mobili in acciaio inox. Dopo aver realizzato grandi luminoso e dura a lungo. Ed è così che dalla nostra ricerca impianti di ristorazione, progettando soluzioni moè nata l’illuminazione interna con strisce a led montate dulari o su misura caratterizzate da un’elevata atsu profili in acciaio dal design minimal. Queste garantitenzione per igiene, funzionalità e design, la società scono un risparmio energetico che si avvicina al 50 per del gruppo Arredo Plast porta la sua esperienza cento. E inoltre sono più efficaci in termini di lumen, con anche nelle case. Le cucine per uso domestico erediun effetto quasi doppio rispetto all’illuminazione traditano così tutti i plus delle soluzioni professionali, a zionale. Proprio per queste caratteristiche sono la solupartire dai sei livelli di igiene, che consentono di puzione ideale per illuminare e decorare ambienti lire facilmente ogni angolo. E proseguendo con il dedomestici, commerciali e industriali. In fase di progetto sign e la funzionalità, con una cura dei dettagli che prestiamo cura e attenzione all’efficienza e all’estetica, contribuisce a migliorare gli standard qualitativi. per offrire un prodotto ricercato, unico e funzionale. UtiGuardando in dettaglio, non si notano saldature; l’inlizziamo materiali di qualità, accuratamente trattati, e li tegrazione dei mobili in acciaio inox, che garantiplasmiamo fino a ottenere sistemi di illuminazione tecscono massima qualità ed efficienza; le prese, nologicamente innovativi, efficienti, affidabili, dalle linee incassate e protette, ma comode e accessibili; gli anmoderne e caratterizzati da piccoli dettagli di stile che li goli stondati e le superfici lisce e non appuntite. rendono inconfondibili. Ogni prodotto inoltre può essere personalizzato e tagliato su misura in base a esigenze specifiche». \\\\\ VITTORIA DIVARO

L’ACCIAIO IN CUCINA

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MODELLI D’IMPRESA ANDREA ZAMPAR

La frontiera tecnologica nella trasformazione dell’acciaio si sposta ancora avanti. Andrea Zampar indica performance e possibilità prima sconosciute

LA PRECISIONE DEL LASER www.metalinox.it

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La Metalinox ha sede a Piumicello (UD)

ella trasformazione dei materiali come l’acciaio inox, l’innovazione e il progresso tecnologico permettono alle imprese del Nord Italia di competere con l’industria tedesca e nord-europea in genere, che vanta una tradizione nel settore sicuramente maggiore. «Una lotta impari che prevede sforzi e rischi quanto meno azzardati». Come spiega Andrea Zampar, titolare della Metalinox di Piumicello (UD), azienda che trasforma l’acciaio inox, da lamiere e da profilati, in manufatti di qualsiasi genere: dall’arredo urbano all’arredamento di interni, dalle cucine industriali alle navi da crociera. «Le aziende come la nostra – afferma Zampar – hanno fatto enormi investimenti, che ci hanno indebitato in modo sproporzionato rispetto al giro d’affari. Adesso però ci troviamo con un’esperienza di anni sulla saldatura laser che in pochi in Italia possono vantare e con una struttura ben al di sopra della tipica impresa di settore. Questa di solito si aggira intorno ai 40 dipendenti, noi invece siamo in 120. L’espansione ci ha permesso di avere rapporti con i più grandi gruppi europei: riusciamo a confrontarci con competitor tedeschi di dimensioni aziendali anche doppie rispetto alla nostra. Ma, nonostante il loro livello tecnologico e il loro know how, non sono flessibili come noi e sono meno performanti in termini di tempistiche». La novità che si è imposta negli ultimi anni è nella tecnologia della saldatura laser. «In questo senso – spiega Zampar – c’è da fare un distinguo tra taglio lamiera piana, aspetto su cui ci stiamo impegnando con un nuovo investimento sul laser da taglio in fibra. Non sono in molti ad avere la tecnologia della saldatura laser: per quanto riguarda sia la saldatura strutturale e quella “estetica”, non è alla portata di tutti, né in Italia né in Europa. Questo perché non è sufficiente comprare la macchina per passare dal tradizionale al laser. Ci vuole preparazione tecnica, bisogna costruire i mascheraggi della saldatura in un certo modo, oltre a preparare i singoli pezzi in modo da accostare i particolari precisamente, al decimo di millimetro. Insomma ci vuole un background tecnico di alto livello, si tratta di una saldatura in fusione tramite fascio luminoso, non è una saldatura per contatto, quindi, ma a distanza dove un raggio va unire per fusione due lembi di materiale». Il vantaggio sta nella velocità, ma anche nella qualità del

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Velocità Le performance garantite dalla saldatura laser di trasmissione in fibra superano nettamente la tradizionale in termini di tempo e qualità

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MODELLI D’IMPRESA ANDREA ZAMPAR

IL KNOW HOW E LA TECNOLOGIA DI SALDATURA LASER CI HANNO PORTATO OLTRE NUOVE FRONTIERE

prodotto finale. «Oltre a essere molto più veloce – continua il titolare della Metalinox – il cordone che viene creato dal laser durante la saldatura è molto piccolo, quindi la fase di smerigliatura è molto minore. La nuova tecnologia di saldatura laser di trasmissione in fibra ci permette di fare dei cordoni estetici che non hanno bisogno neanche della pulitura successiva, a volte si riesce addirittura a far sembrare una saldatura una presso piega o un pezzo stampato. La concentrazione del fascio luminoso sul materiale ci permette di non deformare i particolari. In definitiva, anche la qualità risulta maggiore, inoltre certe saldature non sono possibili con i metodi tradizionali, nel caso, per esempio, di alcuni ingranaggi o profili lunghi a causa delle deformazioni». In buona sostanza sono poche le aziende in Italia in grado di realizzare quanto fatto dalla Metalinox. «Ma non sono contoterziste come noi – precisa il titolare dell’azienda udinese – Il nostro è un assetto “anticrisi”, perché la nostra diversificazione è molto ampia. Ultimamente lavoriamo soprattutto sulle infrastrutture, ma facciamo anche supporti forno per grandi marche italiane, operiamo nel settore dei controlli d'accesso, fino

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ad arrivare a realizzare manufatti che si applicano nella ricerca farmaceutica. Quando uno di questi comparti entra in crisi noi spostiamo facilmente l’attenzione sull’altro. In questo modo, nonostante la recessione internazionale, lo scorso anno siamo cresciuti del 10 per cento». I risultati delle strategie scelte dalla Metalinox hanno dato finora ragione al suo amministratore. «Rispetto al target che ci siamo dati – conferma Zampar–, cioè un’espansione sui mercati esteri, il 2013 è stato un ottimo anno: abbiamo consolidato e la nostra presenza sui nostri mercati storici, e cioè in Austria, Germania, Belgio e Francia, aumentando il numero dei clienti. Ma soprattutto siamo riusciti a introdurci in mercati come Olanda e Svizzera: in totale ora, tra italiano ed estero abbiamo circa 300 clienti “attivi”. Il fatturato è cresciuto, anche se non siamo ancora tornati ai livelli pre-crisi, grazie all’export diretto che adesso pesa per il 42 per cento sul totale del nostro bilancio. In realtà molti clienti italiani vendono il prodotto realizzato con le nostre forniture all’estero: a conti fatti in Italia rimane il 30 per cento di quanto produciamo. E con questo si spiega quanto è importante espandersi oltre confine».\\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014



TECNOLOGIE SERGIO DELLA MEA

LE EVOLUZIONI DELLA ROBOTICA La robotica conquista il mercato estero e riesce a imporsi anche nel comparto italiano. Sergio Della Mea racconta la sua esperienza

n servizio chiavi in mano che fornisca impianti per la verniciatura completi, composti da robot, apparati di movimentazione, software di gestione e qualsiasi altro strumento utile. Questo è ciò che la Cma Robotics, società nata nel 1994 con l’obiettivo di realizzare un robot antropomorfo ad autoapprendimento per la verniciatura, intende proporre al mercato durante il 2014. «Il 2014 sarà l’anno della svolta per la nostra produzione – spiega Sergio Della Mea, amministratore e cofondatore insieme a Marco Zanor dell’impresa – perché finora le nostre forniture prevedevano i soli robot e gli accessori connessi. Da quest’anno invece daremo alla committenza tutto quello di cui ha bisogno per lavorare al meglio con i nostri robot. Sempre per l’anno corrente, abbiamo anche in cantiere alcune macchine nuove che andranno a integrare o sostituire quelle precedenti, e continueremo a investire

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www.cmarobot.it

risorse nello sviluppo di sistemi di visione artificiale ad ausilio dei robot e, di conseguenza, degli utilizzatori finali». La Cma Robotics può vantare un’ampia gamma di prodotti, in quanto produce sia le macchine che i sistemi software che le governano, e questo le consente di presentarsi sul mercato come realtà flessibile e in grado di soddisfare le esigenze specifiche di svariati settori. «Uno dei risultati più rilevanti raggiunti nel corso del 2013 – continua ancora Sergio Della Mea – è l’essere riusciti a imporci come protagonisti nel mercato interno grazie all’acquisizione di interessanti commesse nel settore automotive. A questo comparto abbiamo fornito per la prima MARZO 2014


60% volta un sistema robotizzato per la verniciatura di automobili presso una prestigiosa carrozzeria che lavora principalmente col gruppo Fiat. È stato per noi un risultato davvero importante, perché ci ha visti prevalere nei confronti di aziende molto più grandi e quotate. Un altro settore in cui siamo stati in grado di inserirci è quello dell’agricoltura, al quale abbiamo presentato soluzioni per la verniciatura di macchine e componenti varie». La Cma Robotics lavora anche a livello internazionale, tanto che attualmente ben il 60 per cento del suo fatturato annuo è dovuto all’export. «Grazie a una rete di rivenditori efficiente e ben organizzata e distribuita, arriviamo a portare i nostri prodotti in Europa, Russia, Nord Africa, Centro e Sud America, Canada, Paesi Arabi, Australia e Far East. Proprio quest’ultimo è un mercato in cui abbiamo iniziato a muoverci da un paio d’anni e dove abbiamo intenzione di ampliare maggiormente il nostro raggio d’azione. Sud America, Est Europa e Germania sono invece i mercati al momento più ricettivi e dinamici. In Germania, poi, abbiamo una filiale tecnico-commerciale che segue direttamente tutti i Paesi di lingua tedesca».

La Cma Robotics Spa ha sede a Pradamano (UD)

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Export Quota del fatturato derivante soprattutto dalla vendita di macchine in Sud America ed Europa, i mercati attualmente più interessanti per Cma

Per poter gestire una crescita a livello tecnico e strutturale costante, la Cma Robotics si è dotata di tutte le certificazioni più rilevanti. «Disponiamo – conclude Sergio Della Mea – della certificazione di qualità Iso 9000 e della certificazione Atex per i prodotti e i diversi sistemi software per la gestione della produzione e dei clienti. Sempre per essere certi di far crescere la nostra attività, inoltre, collaboriamo attivamente con le università regionali, prima con Trieste e poi con Udine, dove veniamo chiamati per presentare agli studenti la nostra realtà e per favorire lo scambio di nozioni utili a tutti quelli interessati a intraprendere studi sulla robotica», oltre che per attingere a neo laureati da inserire nel nostro organico. Per l’anno da poco iniziato, la Cma Robotics ha già ottenuto un buon quantitativo di commesse a breve e medio termine, che le permetteranno di lavorare su nuovi mercati ma anche sul mercato interno, dove però a investire in macchinari saranno sempre le medio-grandi aziende; le piccole continueranno a soffrire la mancanza di aiuti finanziari e la precaria situazione economica. \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014

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TECNOLOGIE FABIO PETTARIN

UN NUOVO SOFTWARE PER SEMPLIFICARE Grazie a funzionalità che rendono più agevole la gestione dei processi aziendali, il nuovo software di Tecnest si adatta anche alle realtà organizzative più complesse, in un mercato in piena crescita onostante un contesto economico e di mercato non facile per le imprese manifatturiere italiane, nel nostro settore le opportunità di business ci sono. Anzi sono in continua crescita. È per questo che vanno coltivate». A parlare di un settore in piena espansione, ovvero quello della fornitura di software e servizi per la gestione dei processi di produzione e della supply chain, è Fabio Pettarin, presidente di Tecnest, azienda specializzata nella fornitura di soluzioni informatiche e organizzative per la pianificazione industriale. «Il 2013 è stato un anno di conferma di un trend caratterizzato dall’eterogeneità del target di mercato e da un processo d’internazionalizzazione in corso». Quali sono i motivi di crescita di un settore come il vostro? «Probabilmente il fatto che le nostre soluzioni di supply chain management sono richieste e apprezzate anche in settori diversi da quelli definiti “tradizionali” (meccanica, macchine, impianti). Un esempio sono i progetti realizzati per clienti del settore della cosmetica o delle tintorie che hanno avuto un ottimo riscontro in termini di raggiungimento degli obiettivi di performance produttivo-logistiche del cliente. Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo assistito all’apertura di nuove sedi produttive all’estero da parte di molte aziende italiane. Questo ci ha portato ad acquisire nuove commesse anche fuori dall’Italia, in Paesi europei (Spagna, Francia, Romania, Slovenia) ed extraeuropei (Brasile, Cina, India, Messico, Usa)».

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A sinistra, Fabio Pettarin, presidente della Tecnest di Udine, con Mario Chientaroli, vice presidente

Il 2013 è stato anche l’anno del lancio di un nuovo prodotto. «Esattamente. L’anno scorso abbiamo presentato in anteprima J-Flex 4.U, la nuova suite software per la pianificazione, il controllo e la gestione dei processi di produzione e della supply chain, studiata e realizzata secondo l’innovativo paradigma “Role-Based”. Il lancio del nuovo prodotto è stato accompagnato da un nuovo sito web aziendale, realizzato con le tecnologie del responsive web design e quindi navigabile e fruibile anche da tablet e smartphone. Un risultato raggiunto grazie agli investimenti degli ultimi due anni». MARZO 2014


J-FLEX 4.U È LA SUITE SOFTWARE PER LA PIANIFICAZIONE, IL CONTROLLO E LA GESTIONE DEI PROCESSI DI PRODUZIONE CON INTERFACCIA BASATA SUI RUOLI AZIENDALI Quali sono le caratteristiche della nuova suite software J-Flex 4.U? «Grazie all’innovativa interfaccia Role-based, mette a disposizione funzionalità proattive di analisi e controllo studiate per i vari ruoli aziendali. Tali funzionalità possono essere attivate sia nell'applicazione d’ingresso al sistema, sia in specifici cruscotti configurabili attraverso interfacce multi-pannello. Tutto questo nell’ottica di semplificare la gestione dei processi aziendali soprattutto in realtà organizzative complesse a responsabilità distribuita. In questo modo ciascuna persona in azienda può avere sotto controllo tutte le informazioni e le applicazioni d’interesse per lo svolgimento della propria attività quotidiana. Si tratta di

www.tecnest.it

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qualcosa su cui continueremo a investire, dando crescente peso a funzionalità in ambito Lean & Visual Manufacturing e a funzionalità proattive di Collaborative manufacturing management». A breve vi trasferirete in quello che è stato recentemente definito “uno dei poli tecnologici più moderni di Udine e del suo hinterland”. «Questo rappresenta per noi una nuova visione dell’ambiente di lavoro in termini di comunicazione e gestione dei processi aziendali e di realizzazione di un polo tecnologico e formativo-culturale rivolto sia all’interno sia all’esterno dell’azienda. Gli spazi interni verranno studiati e gestiti in modo da favorire quanto più possibile la condivisione di informazioni e il lavoro in team; vi saranno ampie sale riunioni in cui abbiamo intenzione di dar seguito al progetto formativo “Tecnest Square”, realizzando corsi di formazione interna e ospitando eventi e convegni rivolti a clienti, partner e collaboratori». \\\\\ MATTEO GRANDI MARZO 2014

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TECNOLOGIE ALESSANDRO TOSI

IL MANIFATTURIERO, TECNOLOGIA E INVESTIMENTI Con tecnologie adeguate e personale qualificato è possibile sfruttare i segnali di ripresa inviati da alcuni settori del mercato. L’analisi di Alessandro Tosi

l 2013 è stato caratterizzato da un andamento del mercato piuttosto instabile, che ha messo in difficoltà molte realtà industriali e imprenditoriali. Ma verso gli ultimi mesi in alcuni specifici settori ha mostrato timidi segnali di ripresa. È il caso del comparto della tornitura, che ha assistito a un miglioramento nella programmazione degli ordini e a una dilatazione delle tempistiche di consegna. Lo conferma Alessandro Tosi, titolare della Torneria Tosi, specializzata in tornitura, fresatura e saldatura da oltre quarant’anni. «Il nostro è un settore che in Italia presenta varie problematiche, tra le quali possiamo citare la complessità nel reperire personale qualificato e capace di utilizzare i macchinari più moderni, la burocrazia e la pressione fiscale che rappresentano uno scoglio quasi insormontabile per

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le piccole aziende, e la conseguente scarsità di fondi e risorse per investimenti interni. Date queste premesse, l’aver notato un miglioramento generale del comparto e una ritrovata, seppur lieve, stabilità sugli ordini e sulle scadenze ci fa pensare a un 2014 migliore, con più ordini programmati, e non a singhiozzo com’è avvenuto durante l’anno appena concluso. È, poi, giusto precisare che nonostante le difficoltà, la nostra impresa è riuscita a maturare un fatturato 2013 pari a quello del 2012, ovvero di circa 650mila euro». Un risultato che la Torneria Tosi ha potuto raggiungere anche grazie ad alcuni investimenti mirati. «Per riuscire a far fronte alle molteplici richieste dei nostri clienti, negli svariati settori che serviamo – ovvero quasi tutte le categorie industriali in quanto la manutenzione o riparazione di particolari usurati è una prestazione di cui necesMARZO 2014


LA MANUTENZIONE DI PARTICOLARI USURATI È UNA PRESTAZIONE DI CUI NECESSITANO TUTTI I MERCATI sitano tutti i mercati e in particolari quelli alimentare, edile e di produzione macchinari – nell’ultimo triennio abbiamo investito soprattutto sul nostro parco macchine, andando a sostituire o aggiornare i macchinari con apparecchiature di ultima generazione. Gli investimenti futuri si concentreranno invece sulla qualifica del nostro personale, elemento che riteniamo fondamentale per garantire qualità sia nei prodotti che nei servizi offerti al bacino d’utenza. Tra i nostri punti di forza c’è sicuramente la varietà della produzione, intesa sia come tipi di lavorazione eseguiti – tornitura, fresatura, saldatura e stozzatura – che come tipologie di materiali utilizzati – acciai inossidabili, alluminio, ferro, avp, ghisa, bronzo, ottone, c45 e svariati tipi di materiale plastico. Operando in tal modo, siamo in grado di soddisfare le esigenze specifiche di qualsiasi utente: dalla riparazione di un componente alla produzione di campionature o pezzi singoli,

www.torneriatosi.it

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↖ Alessandro Tosi, titolare della Torneria Tosi Srl di Castel d’Azzano (VR)

fino ad arrivare alle piccole produzioni in serie. Il grande vantaggio, poi, di lavorare così è che giorno per giorno si rafforza il rapporto instaurato col cliente, fidalizzandolo sempre di più». Qualità, puntualità nelle consegne e un ufficio tecnico in grado di elaborare disegni inerenti ai prodotti realizzati e di creare particolari sagomati attraverso l’utilizzo di vari programmi, come Cad/Cam, sono gli elementi su cui la Torneria Tosi farà perno durante il 2014 per riuscire a portare a termini gli obiettivi che si è prefissata. «Abbiamo intenzione – conclude Alessandro Tosi – di continuare a crescere, sperando che l’anno appena iniziato porti con sé più stabilità, così da consentirci di reperire maggiori fondi e risorse da poter investire nei prossimi anni. E questo non solo pensando alla nostra realtà industriale, ma anche e soprattutto per dare un futuro diverso ai giovani, con prospettive migliori di lavoro e di guadagno». \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014

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TECNOLOGIE ANTONIO SFOGGIA

L’INNOVAZIONE TRAINA L’AGRICOLTURA

L’agricoltura sembra non conoscere crisi e rappresenta il fulcro del made in Italy, grazie anche a macchine agricole sempre più tecnologiche. Il punto di Antonio Sfoggia

l settore agricolo è in controtendenza rispetto all’andamento generale degli altri settori produttivi. Il comparto riesce a garantire produttività e occupazione. È l’innovazione tecnologica e sostenibile a trainare questa importante fetta della nostra economia. Ambito in cui, specie nell’ultimo biennio, è incrementata la sensibilità rivolta ai consumi e ai costi energetici, specie quelli relativi ai macchinari agricoli. Significativo, a tal proposito, è il caso della Sfoggia, azienda trevigiana che si occupa proprio della progettazione e realizzazione di macchine agricole. Il suo presidente, Antonio Sfoggia rivela quali sono i progetti di espansione. Quali sono, nel dettaglio, gli accorgimenti che le vostre macchine possono vantare per rispettare l’ambiente? «Sfoggia è da sempre molto attenta al rispetto della natura e dell’equilibrio ambientale. Priorità che contraddistinguono in primo luogo le macchine adatte a

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sistemi di lavoro sostenibile, perché concorrono a ridurre le emissioni inquinanti nell’atmosfera nonché a limitare la lavorazione meccanica del terreno che si traduce in salvaguardia della biodiversità. La stessa attenzione all’aspetto ambientale, del resto, è stata destinata anche all’azienda che si è dotata di un imMARZO 2014


LA NUOVA MACCHINA CON MOTORI ELETTRICI ASSICURA GRANDI PERFORMANCE E RISPETTO AMBIENTALE

pianto fotovoltaico che produce in media 240KW all’ora e garantisce l’autosostentamento dell’intera struttura». Quali sono stati gli ultimi investimenti in innovazione e tecnologia e quali quelli che avete programmato per il futuro? «La continua ricerca non riguarda solo la tecnologia impiegata, ma anche quella a supporto dei processi produttivi. Ad esempio, uno degli ultimi investimenti fatti dall’azienda, ha visto l’acquisto di un impianto di piegatura asservito da robot e di un secondo robot di saldatura, scelte giustificate dalla forte convinzione nell’importanza del processo di automazione aziendale che consente di costruire prodotti di qualità molto elevata, per ottemperare alle richieste di un mercato sempre più esigente». Qual è la situazione del mercato italiano nel settore agricolo? «Il settore agricolo gode di una nuova attenzione che gli era stata negata negli anni precedenti. Il ritrovato interesse per la qualità dei prodotti e per la ricerca nelle tecniche di coltivazione ha infatti riportato l’accento sui temi della sostenibilità e dell’innovazione. Purtroppo il periodo non roseo che il nostro paese sta

↖ Antonio Sfoggia, presidente della Sfoggia Agriculture Division Srl di Montebelluna (TV)

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www.sfoggia.com attraversando spinge ad una situazione contraddittoria che nella realtà frena i produttori, sia per mancanza di programmazione per il medio/lungo periodo da parte dello Stato, che per la difficoltà ad accedere al credito». Quali sono le possibilità di capitalizzare il nostro know how verso paesi in via di sviluppo? «Le mire di consolidamento ed espansione dell’azienda prevedono fra gli obiettivi a medio termine anche quello di portare le aree produttive anche all’estero per internazionalizzare l’azienda, ampliando dunque i centri di produzione ma mantenendo intatti i criteri di progettazione, creazione e scelta dei materiali che contraddistinguono Sfoggia». Come descriverebbe le caratteristiche principali del vostro prodotto di punta? «Tra le macchine più note dobbiamo annoverare quelle destinate alla semina, in modo particolare di mais. Nell’ultimo anno è stata anche realizzata una macchina che supera il concetto tradizionale di semina affidando il funzionamento a motori elettrici studiati appositamente, che assicurano un grande passo avanti in termini di progresso, comodità e precisione di semina». \\\\\ LORENZO BRENNA MARZO 2014

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TECNOLOGIE SERGIO GIROTTO

REFRIGERAZIONE EFFICIENTE CON FLUIDI NATURALI

In futuro, l’utilizzo di refrigeranti sintetici sarà limitato. Ecco perché è necessario passare ai fluidi naturali. L’analisi di Sergio Girotto i chiama Enjector l’innovativo metodo che migliora l’efficienza dei sistemi di refrigerazione a CO2 basati su evaporatori sovralimentati disposti in parallelo. A sviluppare l’idea è stata la società Enex, specializzata da dieci anni nella progettazione e realizzazione di sistemi di refrigerazione che utilizzano fluidi naturali. «La tecnologia Enjector – commenta Sergio Girotto, titolare dell’impresa – comprende una serie di soluzioni per il recupero dell’energia contenuta nel fluido ad alta pressione in uscita dal condensatore-gas cooler. L’energia recuperata viene utilizzata sia per ottenere in modo semplice il cosiddetto surriscaldamento zero negli evaporatori, senza il costo e la complessità associata al pompaggio del refrigerante liquido, sia un primo stadio di compressione». L’interesse per questa tecnologia d’avanguardia si sta già dimostrando molto forte e infatti la Enex sta registrando un numero crescente di ordinativi. «Con le soluzioni esistenti – continua Sergio Girotto – il limite per aumentare la temperatura di evaporazione – una temperatura di evaporazione più alta significa minore consumo di energia – è dato dalla necessità di mantenere da 6 a 10K la differenza di temperatura tra aria da raffreddare e temperatura di evaporazione. Solo così si evita che ci sia del liquido all’aspirazione del compressore; ma questo causa inefficienza nel trasferimento di calore nell’evaporatore, quando invece basterebbe utilizzare in modo migliore la superficie di scambio termico per ottenere un

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aumento della temperatura. Con Enjector siamo riusciti a innalzare mediamente di 5K la temperatura di evaporazione: per ogni grado di aumento della temperatura di evaporazione il consumo di energia si riduce del 3 per cento e quindi il guadagno di energia è di circa il 15 per cento. Il liquido in uscita degli evaporatori può poi essere facilmente pompato, con un eiettore, nel ricevitore di liquido, da dove può alimentare nuovamente gli evaporatori. In definitiva, rispetto ai sistemi convenzionali, la nostra soluzione offre un elevato risparmio energetico – fino al 25 per cento per la soluzione con utilizzo totale MARZO 2014


dell’energia recuperata - mantenendo un layout di impianto semplice e una bassa carica di refrigerante. L’efficienza ottenibile è elevata anche nei paesi a clima caldo, come l’Italia e la Spagna». Attiva soprattutto all’estero, in particolar modo Svizzera, Regno Unito, Svezia, Finlandia e Germania, la Enex utilizza solo refrigeranti naturali. «I nostri refrigeratori – chiarisce Sergio Girotto – utilizzano principalmente CO2 in quanto è l’unico fluido naturale non tossico e non infiammabile. Abbiamo scartato anche l’uso dell’ammoniaca, che, pur essendo un fluido interessante, per il mercato a cui ci rivolgiamo presenta alcune problematiche di sicurezza ma anche tecniche. In primis, gli impianti di piccole dimensioni hanno l’inconveniente della tenuta sull’albero del compressore, per cui non sono realizzabili impianti con piccola carica; d’altra parte, però, gli impianti di grandissime dimensioni, nei quali l’ammoniaca è il fluido di elezione, sono appannaggio esclusivo di poche grandi imprese, e abbiamo semplicemente de-

La Enex Srl ha sede a Padernello di Paese (TV)

www.enex-ref.com

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LA RICHIESTA DI IMPIANTI CON REFRIGERANTI NATURALI AUMENTA CON LA SENSIBILITÀ AMBIENTALE ciso che quello degli impianti industriali non è il nostro mercato». Concludendo Sergio Girotto fa presente come «la richiesta di impianti con refrigeranti naturali sia in crescita soprattutto grazie alla ormai diffusa sensibilità ambientale. Altre motivazioni del successo di questa soluzione si devono al fatto che sta entrando in vigore il nuovo regolamento Europeo che limiterà l’utilizzo di fluidi sintetici dannosi per l’ambiente. In alcuni Paesi, a seguito dell’introduzione di pesanti tasse sui refrigeranti sintetici, si comincia a guardare a quelli naturali e gli utilizzatori sono stanchi di vedersi proporre continuamente “nuovi” refrigeranti sintetici non compatibili con i precedenti, situazione verificatasi fin troppo spesso negli ultimi anni». I prodotti progettati e realizzati dalla Enex comprendono: sistemi di refrigerazione con CO2 a espansione diretta – monostadio, bistadio internal compound, cascata e booster –; pompe di calore a CO2 per acqua sanitaria e pompe di calore speciali. Per applicazioni specifiche vengono realizzati anche impianti con idrocarburi, ad esempio con propano. \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014

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TECNOLOGIE MASSIMO SARTORI

IL KNOW HOW DEL DIVERTIMENTO Il patrimonio di conoscenze di un particolare ramo della carpenteria. Massimo Sartori fa un quadro dell’attuale mercato delle grandi giostre industria della giostra e delle attrezzature per parchi divertimento rappresenta una delle eccellenze del made in Italy. Tuttavia, negli ultimi anni, l’elevato livello tecnologico raggiunto dalle industrie del settore, che hanno esportato ed esportano in tutto il mondo, è stato penalizzato dall’alto costo del lavoro, dalla tassazione e dal peso della burocrazia. Fattori, questi, che rendono difficile competere sul mercato internazionale. Con Massimo Sartori, amministratore di una società storica del padovano, abbiamo affrontato questi e altri temi che interessano tale ramo della carpenteria. Abbiamo voluto prendere in esame le iniziative d’impresa e di categoria che si stanno mettendo a punto per non perdere questo patrimonio di conoscenze tecniche e tecnologiche. «Le attuali caratteristiche del sistema italiano stanno

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sottraendo risorse, umane e finanziarie, a questo settore. Dette risorse, anziché essere impiegate nelle aree vitali dell’azienda, sono destinate a settori estranei all’attività produttiva e di sviluppo». Con quali concorrenti il confronto risulta più difficile? «La nostra rete di vendita è mondiale. Attualmente stiamo lavorando per rafforzarci nei paesi emergenti, soprattutto Medio Oriente e Asia, rivolgendoci ai grandi parchi, ai centri commerciali e alle giostre itineranti, spessissimo con soluzioni personalizzate. In questo quadro, il confronto più difficile è con paesi come la Cina, dove il costo della manodopera è bassissimo – molto spesso per politiche aziendali, seppure legali, ai limiti dell’etica – e dove, non rispettando i diritti fondamentali dei lavoratori, i produttori possono permettersi di commercializzare proMARZO 2014


Massimo Sartori, amministratore della Sartori Rides Srl di Montagnana (PD)

L’INNOVAZIONE CI PERMETTE DI MANTENERE E MIGLIORARE GLI STANDARD QUALITATIVI E DI SICUREZZA

dotti a prezzi stracciati. Se ciò rappresenta indubbiamente una concorrenza sleale, la soluzione non può che venire da iniziative delle nostre istituzioni, con politiche nazionali in questa materia». In attesa che qualcosa si muova, voi come state affrontando la situazione? «Abbiamo deciso di puntare sulla qualità e sul made in Italy. Dai materiali utilizzati per la produzione delle carpenterie, passando per la componentistica e fino all’assemblaggio, tutti i processi sono gestiti da aziende italiane con materie prime italiane. Molto spesso i nostri partner provengono dal nostro stesso tessuto produttivo. Tutti i materiali subiscono rigorosi controlli qualità e sono certificati secondo le normative europee e del paese di destinazione. A questo aggiungiamo un’assistenza post vendita efficiente e un ufficio per la gestione della ricambistica. Purtroppo, però, il made in Italy non è sufficientemente tutelato. Esistono fin troppi escamotage che permettono di delocalizzare la produzione mantenendo la possibilità di commercia-

www.sartoriamusement.com

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lizzare il prodotto come “fatto in Italia”. Puntare sulla qualità, inoltre, in questo periodo di flessione economica e di mancanza di liquidità, paga relativamente. Sfortunatamente a volte il parametro decisivo che porta a chiudere una vendita è il mero prezzo, quando i fondamentali dovrebbero essere qualità e sicurezza». Naturalmente, la sicurezza è importantissima per prodotti come i vostri. «L’innovazione tecnologica ci permette di mantenere e migliorare gli standard qualitativi e di sicurezza. Inoltre, noi come industriali del settore, in qualità di membri Ancasvi, associazione di categoria dei costruttori italiani, tramite l’Uni (ente nazionale italiano di unificazione), siamo segretari europei del comitato tecnico Cen/Tc 152, ente che definisce le norme tecniche di sicurezza delle giostre a livello europeo. In aggiunta, collaboriamo attivamente con il comitato tecnico internazionale Iso/Tc 254 (con segreteria in Russia) che si occupa di sicurezza delle giostre, questa volta a livello mondiale; Non manchiamo inoltre di collaborare con l’Astm (American Society for Testing and Materials), organismo che si occupa delle stesse tematiche. Lo scopo ultimo di tutte queste collaborazioni è quello di rendere tutti i contenuti delle normative in materia di sicurezza il più possibile armonizzati tra loro». \\\\\ LUCA CÀVERA MARZO 2014

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TECNOLOGIE ALESSANDRO BADIA

LA RADIO E LE COMUNICAZIONI D’EMERGENZA Il primato della radio per i servizi di sicurezza e i più recenti progressi nelle telecomunicazioni. Alessandro Badia illustra presente e futuro del settore

ggi la telefonia cellulare ha rimpiazzato la radio in diversi settori, soprattutto nelle piccole realtà, ma laddove le comunicazioni servono per la sicurezza la radio resta imprescindibile». Introduce così l’attuale situazione nel suo settore Alessandro Badia, titolare della parmense Com.el, società con esperienza ultratrentennale nelle radio telecomunicazioni. Le principali attività di Com.el consistono nella progettazione, realizzazione, installazione e manutenzione di reti radio per comunicazioni, fonia e dati. Ma l’azienda guidata da Badia si occupa soprattutto di comunicazioni delicate e importantissime come quelle legate alla sicurezza e all’emergenza. «I nostri principali clienti sono le Pubbliche amministrazioni, in special modo le aziende ospedaliere e i servizi d’emergenza sanitaria 118. Si può facilmente immaginare l’importanza di garantire delle comunicazioni efficienti in qualsiasi condizione per questi servizi così importanti. Lavoriamo molto anche con polizia e vigili urbani, ma non mancano privati come istituti di vigilanza e grandi aziende che necessitano di strumenti per il trasferimento dei dati (ad esempio, i telecontrolli) e per le comunicazioni relative alla sicurezza interna». Qual è il vantaggio della radio? «Basti pensare anzitutto all’immediatezza del canale radio, che non implica la composizione di un numero e l’attesa della risposta, ma soprattutto alla rete. Le reti

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LE RADIO CONSENTONO COMUNICAZIONI CONTEMPORANEE, IMPORTANTISSIME NELLE FASI D’EMERGENZA radio infatti vengono realizzate secondo le esigenze del cliente, portando la copertura nelle aree d’interesse e quindi senza essere legati ad una copertura fatta da terzi come può essere quella telefonica. Inoltre la continuità del servizio telefonico non viene garantita mentre il servizio radio può essere contrattualizzato direttamente dal cliente. Spesso in situazioni d’emergenza generale (pensiamo ai recenti terremoti e inondazioni) le celle telefoniche diventano “indisponibili” e saturano, mentre è impensabile per alcuni servizi d’emergenza non avere un vettore di comunicazione autogestito e immediato. Le radio inoltre consentono comunicazioni contemporanee a più persone, aspetto importantissimo per il coordinamento nelle fasi d’emergenza e non. Detto questo, la telefonia cellulare oggi resta molto importante per nuovi business, noi da tempo la sfruttiamo con applicazioni di trasferimento dati, soprattutto a bordo mezzi con Pc auto motive, con tablet, e per la sicurezza personale, con applicazioni su smartphone». Quali sono le future tecnologie integrabili per le telecomunicazioni?

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Alessandro Badia, titolare della Com.el Snc con sede a Parma

www.comelparma.it

«Ultimamente si stanno sviluppando prodotti di telecomunicazione via Ip, che si appoggiano alle reti wireless, ad esempio. Sfruttare delle coperture magari già esistenti, come le reti wifi, per effettuare comunicazioni, apre un mondo di possibilità: il trasferimento dati, la localizzazione, l’integrazione telefonica, per citarne solo alcune. Dallo scorso anno stiamo sviluppando prodotti, applicazioni e servizi che consentano all’utilizzatore di gestire più attività con un unico strumento, ovvero di integrare le funzioni che oggi si compiono con 3 o 4 diversi strumenti, in un oggetto solo: ad esempio, apparati radio che possono comunicare anche con la rete telefonica, dotati di Gps integrato per la localizzazione in caso di emergenza e di moduli per il controllo accessi (Rfid e bluetooth) e tanto altro ancora». Avete in progetto di ampliare il vostro mercato tecnologico? «Stiamo lavorando sulle integrazioni tecnologiche e sulla sicurezza unita all’utilità. Recentemente abbiamo sviluppato applicazioni per la sicurezza personale da attivare sugli smartphone: le aziende stanno diventano sempre più sensibili ai problemi della sicurezza interna e vogliono dotare gli utilizzatori di strumenti versatili e intelligenti che possano migliorare la loro sicurezza sul lavoro. Queste applicazioni possono essere utilizzate anche dai singoli privati. Un altro campo sul quale ci stiamo affacciando è quello della gestione e localizzazione di oggetti/merci in ambito logistico sfruttando la tecnologia Rfid». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014

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INNOVAZIONE OSCAR GOBBO

OLTRE LE LAVORAZIONI GALVANICHE Investimenti in innovazione. Sono indispensabili per portare la lavorazione dei metalli nel solco dell’ecosostenibilità. La parola a Oscar Gobbo

n linea con la politica di investimenti in ricerca e sviluppo, l’impresa Zinco-Cromatura di Fiume Veneto, in provincia di Pordenone, ha introdotto nuove lavorazioni. Fra le quali quella relativa ai riporti di metallo a filo a polvere e ceramico, lavorazione applicabile a diversi tipi di supporti: metallici, plastica o legno. Il tutto incrementando l’automazione degli impianti attraverso sistemi robotizzati che portano valore aggiunto alle tradizionali lavorazioni galvaniche della società amministrata da Oscar Gobbo, che spiega: «I nostri investimenti sono orientati a migliorare servizi e prestazioni nelle lavorazioni galvaniche di metalli, in particolare nella zincatura elettrolitica alcalina di tipo statico e rotobarile, nella brunitura chimica, nell’autophoresi, nella fosfatazione allo zinco ferro e nella brunitura acciaio inox. Senza mai trascurare l’attenzione all’impatto ambientale. Inoltre, le nostre lavorazioni sono garantite per qualità e ripetibilità grazie all’utilizzo di impianti computerizzati, in grado di ottimizzare le varie fasi». Quali sono i settori con i quali lavorate maggiormente? «Le nostre lavorazioni si estendono su tantissime produzioni industriali, artigianali, artistiche e hobbistiche. Pertanto i nostri mercati di riferimento spaziano dal tessile all’agricoltura, dal navale al giardinaggio e al motoristico in senso lato. Per esempio, tra i nostri partner c’è un’azienda che fa installazioni per la segna-

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Oscar Gobbo, titolare della Zinco-Cromatura di Fiume Veneto (PN) e alcuni prodotti lavorati dall’azienda

lazione dei tracciati per gli elicotteri, siamo omologati con i cantieri navali di Monfalcone e quindi con tutti i cantieri italiani. Poi, siamo fornitori di un’azienda di Lucca che fa impianti per piattaforme petrolifere e usa il nostro rivestimento autophoretico per garantire più resistenza all’erosione marina». In che cosa consiste il rivestimento autophoretico? «È una lavorazione che permette di ottenere risultati ottimali. La nostra azienda è stata la prima a disporre di un impianto galvanico di rivestimento Acc 866. Questo è un rivestimento ad alta protezione antiruggine, applicabile anche su superfici di difficile accesso con i noti sistemi galvanici. Il deposito è basato sulla reaMARZO 2014


zione chimica tra il bagno galvanico e le superfici ferrose immerse in esso, che si ricoprono uniformemente e indipendentemente dalla loro conformazione geometria. Il rivestimento autophoretico è un polimero, pertanto assolutamente ecologico. Inoltre abbiamo messo a punto una tecnica per porre sopra il rivestimento una qualsiasi tinta». Qual è la lavorazione più richiesta dal settore navale? «Per le forniture ai cantieri navali utilizziamo principalmente il decapaggio, che permette di pulire all’interno i tubi dei motori delle navi, quindi tubi per nafta, olio e acqua del motore. In questo modo si eliminano i corpi estranei che possono portare il motore in avaria». Quali sono, invece, le tendenze per il settore delle lavorazioni galvaniche? «Credo che la galvanica tradizionale andrà gradualmente sparendo, sia per l’introduzione di tecniche in-

www.zinco-cromatura.it

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CON LA CRESCENTE ATTENZIONE ALL’AMBIENTE, LA GALVANICA TRADIZIONALE ANDRÀ VIA VIA SPARENDO novative che per la crescente attenzione all’impatto ambientale. Non si troveranno più in commercio alcuni prodotti, perché le aziende saranno costrette a non produrli, com’è già accaduto con il cromo esavalente, oggi fuori mercato, sostituito da quello trivalente. Penso che sia necessario essere pronti a questi cambiamenti, saperli prevedere. Ecco perché la nostra azienda punta tantissimo sulla ricerca e lo sviluppo». Per esempio? «Abbiamo in programma di ampliare la gamma dei servizi da inserire all’interno della nostra offerta e stiamo facendo delle prove con aziende importanti a livello nazionale e internazionale, per nuovi rivestimenti ecologici. La diversificazione è certamente la carta vincente. Insieme alla qualità. A questo scopo collaboriamo spesso anche con progettisti e designer». \\\\\ VITTORIA DIVARO MARZO 2014

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INNOVAZIONE GIANLUCA BATTISTI

NUOVI MACCHINARI PER LE COMPAGNIE AEREE a diffusione dei materiali compositi in fibra di carbonio nei settori dell’aerospaziale e della wind power spinge i produttori di tecnologie a sviluppare nuovi sistemi per la lavorazione dei componenti, sia meccanici sia strutturali. È il caso del gruppo Parpas, diretto da Gianluca Battisti, che, in qualità di produttore di fresatrici avanzate e macchine utensili, sta lavorando all’evoluzione di questi macchinari, utilizzati anche nell’automotive e nella meccanica generale. «Abbiamo investito sulla precisione e l’affidabilità produttiva, intervenendo con dei sistemi innovativi – nostri brevetti – sul controllo delle temperature di lavorazione, che in passato determinavano deformazioni termiche nelle macchine. Le nuove linee di macchinari sono già sul mercato e sono state fornite a compagnie

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Un gruppo industriale padovano che fornisce colossi mondiali come Boeing, Airbus e General Electric. Gianluca Battisti presenta le ultime innovazioni tecnologiche

Il gruppo Parpas ha sede a Cadoneghe (PD)

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I MARCHI DEL GRUPPO: OMV E FAMU

aeree come Boeing e Airbus, che le stanno utilizzando per la realizzazione, rispettivamente, del 787 e dell’A350, due modelli di aereo civile di nuova concezione, in cui vengono utilizzati in grandi quantità i materiali compositi in fibra di carbonio. Guardando al futuro, puntiamo a migliorare ancora la precisione e l’affidabilità dei nostri macchinari, per questo stiamo portando avanti una ricerca sulla possibilità di costruirli non più solo con acciaio e ghisa, ma anche con altri tipi di materiali, capaci di resistere meglio agli stress cui sono sottoposte le macchine e assicurare una maggiore ripetibilità della produzione nel tempo». Il gruppo Parpas commercializza macchinari in tutto il mondo, anche attraverso altri due marchi proprietari – Omv e Famu –, tuttavia i suoi mercati più importanti sono l’Europa, gli Stati Uniti, il Sud Est Asiatico, Cina e India. «Nel 2013 – prosegue Battisti – il nostro fatturato è cresciuto di circa il 6 per cento e quest’anno si è aperto con una prosecuzione di questo trend. Questi risultati dipendono principalmente dall’export. Infatti, anche se lavoriamo ancora per gruppi italiani dell’energia, come Ansaldo e Nuovo Pignone, oggi l’80 per cento del nostro fatturato deriva dalle esportazioni, sotto la crescente domanda di tecnologia, potenza e precisione richieste dai principali operatori di tutto il mondo, soprattutto nel settore turbine e centrali ter-

www.gruppoparpas.com

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a caratteristica saliente del gruppo Parpas è costruire macchine utensili su misura, progettate su specifica del committente. Questa pos-

sibilità è stata potenziata nel tempo dalla creazione di due marchi, che sono anche delle imprese vere e proprie, specializzate nella produzione di linee particolari di macchinari. Omv realizza di macchine ad alta velocità che vantano, oltre alla rapidità di lavorazione, un’elevata precisione e flessibilità. Del gruppo fa parte anche Famu, fondata nel 1978 per far fronte alla sempre più frequente richiesta di accessori specifici per la produzione, come tavole girevoli, teste speciali, magazzini utensili. Oggi oltre alla costruzione di accessori, Famu realizza anche fresatrici di piccole e medie dimensioni con una struttura a portale.

miche. Basti citare le forniture alla statunitense General Electric». L’orientamento all’export del gruppo Parpas è iniziato negli anni Settanta dello scorso secolo. «All’epoca commerciavamo con i paesi dell’Est europeo, quando era difficile a causa della cortina di ferro. Tuttavia, anche nei decenni successivi, la quota di mercato interno era rimasta maggioritaria. Il trend di crescita dell’export è iniziato quando siamo entrati direttamente, con la nostra presenza, negli Stati Uniti, attorno al 1995. Da allora l’export ha preso sempre più forza, raggiungendo la metà del fatturato nei primi anni Duemila per poi affermarsi definitivamente negli anni successivi la crisi economica del 2009 fino a oggi, che rappresenta la quota più importante del nostro business». \\\\\ LUCA CÀVERA MARZO 2014

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IL VENETO CREA OCCUPAZIONE Uno stretto legame tra scuola e impresa e un rapporto sereno tra questa e lo Stato: sono le priorità per l’assessore veneto al lavoro, Elena Donazzan egli ultimi cinque anni il Veneto ha perso quasi 90mila posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è passato dal 3,4 per cento del 2007 al 6,5 per cento registrato a fine 2013. Per quanto riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni, la quota di disoccupati è dell’8 per cento, in linea con i dati europei e minore rispetto alla media nazionale del 10 per cento. «Resta paradossale come, avendo mantenendo la disoccupazione giovanile inferiore al 25 per cento, il Veneto abbia rischiato di restare fuori dal piano europeo Youth Guarantee» commenta Elena Donazzan. Il Veneto ha “creato” occupabilità migliore di altre regioni con le medesime caratteristiche perché ha investito su esperienze di lavoro attraverso un più marcato rapporto tra scuola e impresa, favorendo percorsi tecnici e di formazione professionale, spingendo l’università dentro all’impresa.

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↑ Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, alla formazione e al lavoro della Regione Veneto

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Con che obiettivo nascono in Veneto le “botteghe di mestiere” e che successo stanno riscuotendo? «Nascono per valorizzare i mestieri artigiani e per trasferire la cultura dell’artigianalità ai giovani attraverso il contratto di apprendistato. La Bottega di mestiere è scelta tra i comparti produttivi propri della tradizione italiana e godrà di 2.500 euro al mese per formare 30 giovani disoccupati che svolgeranno un tirocinio semestrale. Questi apprendisti avranno un sostegno di partecipazione di 500 euro per formarsi. Sono state ben 177 le imprese che volevano diventare “botteghe di mestiere” e più di 900 le candidature di giovani per partecipare ai percorsi di formazione, 122 sono i tirocini avviati, 68 sono da poco conclusi. In questi primi mesi del 2014 verificheremo gli esiti occupazionali». Nel percorso di riforme del nuovo governo il lavoro viene indicato tra le emergenze da cui partire. Quali i principali nodi da sciogliere? «Dobbiamo aiutare le imprese creando un contesto favorevole, perché senza impresa non c’è lavoro. Significa mettere la pubblica amministrazione a supporto dell’impresa, ridurre il costo del lavoro dando spazio alla contrattazione aziendale, semplificare le incombenze burocratiche, modificare l’approccio da controllore dei MARZO 2014


FORMAZIONE E LAVORO ELENA DONAZZAN

LE “BOTTEGHE DI MESTIERE” NASCONO PER DIFFONDERE LA CULTURA DELL’ARTIGIANALITÀ troppi soggetti chiamati a intervenire in azienda, accompagnare nella crescita e verso l’estero le nostre imprese. Significa anche agire con autorevolezza nei confronti del credito, penalizzando l’economia finanziaria a favore di quella reale. Infine, cosa il più importante, bisogna rendere pregnante il mantenimento del lavoro in Italia modificando le normative fiscali, degli appalti pubblici, degli incentivi a favore di quelle aziende che restano a produrre all’interno dei nostri confini». Cosa rende più difficile la sopravvivenza delle imprese e come è possibile uscire da un clima così ostile alle aziende? «Burocrazia e tassazione sono gli ostacoli più grandi per le nostre imprese e la crisi, con il volto più violento della globalizzazione senza regole e senza tutele, le ha esasperate. Oggi un’impresa si sente sotto l’attacco non tanto e non solo da parte del concorrente cinese quanto piuttosto costretta a difendersi da uno Stato che punisce e vessa invece di correggere e sostenere. Quando l’Agenzia delle entrate si reca in un’impresa si sa che uscirà comunque con qualcosa, esasperando anche il rapporto tra impresa e cosa pubblica fino a degenerare in rabbia. Al contempo, le imprese che funzionano oggi e che esportano si sentono abbandonate e sole a causa di un sistema paese che manca del tutto. La priorità è NORD SVILUPPO

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UN CAMBIO DI PROSPETTIVA Istruzione mirata alle richieste del territorio e incentivi per chi assume. Parte da qui la ripresa del mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia ricostruire un legame sereno tra impresa e Stato dove quest’ultimo sia ripensato come alleato e non socio occulto di maggioranza, perché di questo si tratta oggi». Ha dichiarato che tra i fattori della crisi delle aziende venete non c’è solo la concorrenza dell’estero, ma anche quella in casa, riferendosi alle province autonome di Trento e Bolzano. In cosa sono più avvantaggiate e quali sono le condizioni più favorevoli di cui godono le loro aziende? «È anacronistico e ingiusto che oggi questo Stato abbia regioni di quasi 5 milioni di abitanti, come il Veneto, altre che ne contano appena 300mila, come il Molise, o addirittura regioni o micro province a statuto speciale. Se potevano avere un senso all’indomani del dopoguerra, oggi sono una offesa per chi amministra con regole e strumenti finanziari decisamente impari. Il Veneto è schiacciato da queste amministrazioni a statuto speciale che possono intervenire sulla fiscalità, utilizzare il proprio bilancio, dotato di risorse decisamente importanti, come meglio credono, avvalersi di regole di autonomia nella distribuzione di aiuti o nell’organizzazione più flessibile. Ecco perché un’impresa preferisce investire a pochi chilometri di distanza, perché gode di agevolazioni, ad esempio sull’energia e sui capannoni, magari chiudendo lo stabilimento in Veneto». \\\\\ RENATA GUALTIERI 104

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e crisi occupazionali e le criticità che interessano sia lavoratori che imprese del Friuli Venezia Giulia sono particolarmente evidenti nel settore manifatturiero, nell’edilizia, nel comparto dedicato all’elettrodomestico e per le piccole medie imprese, che costituiscono più del 90 per cento del tessuto produttivo regionale. Valutando alcuni dati forniti dall’Osservatorio del mercato del lavoro si nota che la disoccupazione maschile è in continua crescita ed è salita al 6,9 per cento, mentre la disoccupazione femminile è in leggero calo. Inoltre, dal 2007 al 2012, in Friuli Venezia Giulia i disoccupati fra i 15 e i 24 anni e quelli fra i 25 e i 34 anni sono cresciuti rispettivamente del 63,5 per cento e del 40,7 per cento. Per arginare il problema, la Regione sta avviando con risorse proprie il progetto nazionale “Garanzia giovani”, piano europeo rivolto agli under 25 neodiplomati, neolaureati, disoccupati, inattivi con l’obiettivo di garantire loro offerte di lavoro, formazione o stage entro 4 mesi dalla fine del percorso di studi o dalla perdita del lavoro. La Garanzia può essere applicata nei territori in cui il tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) supera il 25%. «Per il Piano giovani Friuli Venezia Giulia - spiega l’assessore al lavoro Loredana Panariti - sono stati stanziati circa 12 milioni di euro men-

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FORMAZIONE E LAVORO LOREDANA PANARITI

6,9%

Il tasso di disoccupazione maschile secondo i dati dell’Osservatorio del mercato del lavoro

↑ Loredana Panariti, assessore al Lavoro, formazione, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili e ricerca del Friuli Venezia Giulia

tre per il Piano occupabilità, che riguarda i disoccupati di tutte le età, sono stati stanziati circa 8 milioni di euro». Cosa prevedono questi due piani e con quale intento nascono? «Si occuperanno dei percorsi formativi e di avviamento al lavoro dei ragazzi che concludono la scuola, dei laureati, dei NORD SVILUPPO

Neet (Not in education, employment or training) e delle persone disoccupate in genere. Una parte di questi fondi è stata dedicata al sostegno di quei disoccupati che vogliano avviare un’idea imprenditoriale. Grazie ai nostri enti di formazione, ai centri di orientamento regionale, alla scuola, alle università e ai Cpi riusciremo a cambiare prospettiva, mettendo al centro le persone con le loro esigenze, in modo da valorizzare anche con una formazione individuale quanto più possibile le professionalità e le conoscenze richieste dal territorio. Ho, infine, avanzato una nuova proposta relativa alle politiche attive del lavoro, che prevede un incentivo economico per quelle aziende che intendano trasformare il tirocinio in un’assunzione di durata superiore ai sei mesi». Da dove nasce l’esigenza d’istituire un’Agenzia regionale del lavoro e che strumento rappresenterà? «L’obiettivo è di coordinare tutta l’attività a favore dell’occupazione, avviando una relazione più stretta con le aziende della regione e in particolare con quelle innovative e in buona salute che operano sul territorio e che ancora assumono. Per aiutare la ripresa, non basterà la sola formazione e saranno necessari investimenti pubblici e privati, ma i percorsi formativi specie se personalizzati e mirati alle esigenze del territorio e delle imprese - continuano a essere la prima risposta attiva e applicativa a tutte quelle domande che MARZO 2014

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FORMAZIONE E LAVORO LOREDANA PANARITI

IN FRIULI VENEZIA GIULIA STIAMO CREANDO UN SISTEMA CAPACE DI GENERARE NUOVE STRATEGIE DI DIFFUSIONE DELLA RICERCA arrivano dal mercato del lavoro. Stiamo predisponendo una riorganizzazione dei centri per l’impiego e vogliamo che la futura Agenzia regionale del lavoro garantisca a tutti i cittadini un identico livello di prestazione, che metta in rete tutti i soggetti, informatizzando il più possibile tutti gli interlocutori». Dal 1° gennaio di quest’anno è attivo un altro importante programma europeo, Horizon 2020, nell’ambito della ricerca e delle nuove tecnologie. Che opportunità offre? «Nel periodo di Programmazione 2014-2020 si disporrà di 80 miliardi di euro, con lo scopo di attuare il cosiddetto “Innovation union”, una delle iniziative prioritarie presentate dalla Commissione europea nell’ambito della strategia “Europe 2020”, indirizzate a favorire la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva dell’Unione. Il programma ha l’obiettivo di mettere in relazione le eccellenze e di iniziare un percorso di trasmissione della conoscenza, finalizzato alla creazione di fonti stabili di reddito e di occupazione. In Friuli Venezia Giulia stiamo gettando le basi di un percorso comune, per cogliere questa nuova opportunità comunitaria, mettendo in relazione e facendo cre106

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scere tutte le eccellenze regionali e, specialmente, creando un sistema locale capace di generare nuove strategie di conoscenza e diffusione della ricerca e dell’innovazione». Quali le priorità su cui si augura si concentri il lavoro del nuovo governo? «Purché si trovino le risorse, ritengo che ci sia la necessità d’istituire il reddito minimo, che venga legato sia al lavoro sia alla collocazione delle persone, sia alla possibilità di ottenere un “buon lavoro”, cioè un lavoro che passi attraverso un adeguato processo di formazione. Certamente vanno individuate modalità di inserimento e reinserimento lavorativo che riguardano lavoratori precari e di ammortizzatori che riducano il tempo di inattività delle persone. Grazie a un ragionamento generale sugli ammortizzatori potremmo trovare le risorse di cui necessitiamo. Pur non avendo le risorse adeguate, la Regione Friuli Venezia Giulia sta cercando di trovare fondi per agevolare l’avviamento al lavoro di soggetti a più bassa occupabilità. Mi pare sia questa la direzione in cui intende muoversi il nuovo ministro del lavoro: ridurre la precarietà, aumentare l’occupabilità ed evitare il deterioramento della professionalità della forza lavoro». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014



FORMAZIONE E LAVORO GIUSEPPE CALDIERA

NUOVI LINGUAGGI PER L’IMPRESA

Internazionalizzazione e nuove tecnologie definiscono gli orizzonti di un’efficace formazione manageriale. L’esperienza della Fondazione Cuoa l sistema produttivo del Nord Est ha identificato per molti anni un modello conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. E proprio in quest’area è nata l’attività della Fondazione Cuoa (Centro universitario di organizzazione aziendale), una delle business school più longeve d’Italia che, partendo dal legame con il territorio, forma neolaureati, manager e imprenditori, tenendo conto delle attuali esigenze espresse dal mercato del lavoro. Il direttore generale, Giuseppe Caldiera, individua le priorità formative più stringenti. Quali sono oggi le caratteristiche che un manager e un imprenditore devono possedere? «Nel passato c’era una netta distinzione tra imprenditore e manager. Oggi, invece, si registra sempre più una contaminazione di competenze tra queste due figure. Da una parte, l’imprenditore deve avere più capacità di gestione, deve possedere strumenti migliori e maggiori di conoscenza delle proprie organizzazioni. Non può più permettersi di basare la sua capacità esclusivamente su un know-how tecnico-specialistico

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legato a un prodotto o a specifici mercati. Dall’altra, il manager deve acquisire caratteristiche di natura imprenditoriale, come la capacità di rischiare, di prendere decisioni e di motivare e gestire le proprie risorse. Si avverte l’esigenza di un maggiore dialogo tra l’imprenditore e i propri manager, basato sull’uso di lin-

OGGI SI REGISTRA SEMPRE PIÙ UNA CONTAMINAZIONE DI COMPETENZE TRA MANAGER E IMPRENDITORE 108

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→ Giuseppe Caldiera, direttore generale della Fondazione Cuoa

guaggi comuni. E una formazione adeguata può servire allo scopo: il dialogo diventa più fluido e migliora la comprensione, rendendo più efficace l’apporto del manager allo sviluppo dell’idea imprenditoriale». Quali sono oggi le sfide di una business school in ambito formativo? «Le sfide sono molte e una di queste è la globalizzazione dei mercati. Anche le business school devono potenziare i processi di internazionalizzazione; ciò non significa solo organizzare corsi in lingua inglese, ma creare partnership con altre business school o svolgere parti del percorso di apprendimento in altre nazioni. Un altro tema è quello dell’evoluzione tecnologica: le Ict modificano i modelli di business delle imprese ma anche le modalità di fare formazione, articolate in attività in aula, online e nella creazione di community. Valorizzare il networking generato dai propri alunni e creare sinergie con loro, e tra loro, diventano aspetti centrali, tenendo conto dell’impiego di tecnologie di rete sempre più pervasive. Così come uno dei grandi temi è la presenza sempre maggiore di formazione online, sia nelle università che nelle business school. Un’ulteriore sfida è, quindi, rappresentata dall’innovazione dei modelli e delle metodologie didattiche». In base alla vostra esperienza, quali sono i modelli operativi di formazione più efficaci? Come orientarsi nella scelta tra master brevi e lunghi? «Come detto, si sta imponendo un modello che non si limiti ad alternare le lezioni in aula a quelle online, ma comprenda anche la possibilità di fare esperienze all’estero e scambi con altre business school. La Fondazione Cuoa è molto attenta al termine master, di cui si fa un uso indiscriminato. Dal NORD SVILUPPO

3.700

Diplomati Nel 2013 Cuoa ha superato i 3700 diplomati ai master. Sono oltre 600 i diplomati MBA (manager, professionisti e imprenditori)

nostro punto di vista, si definisce master un percorso formativo complesso, articolato e di adeguata durata. Non si può parlare di master breve o lungo, che prevede un minimo di 400-500 ore di formazione più attività collaterali. La Fondazione sta lavorando su una modalità che rende più flessibili i master attraverso percorsi modulari, fruiti in tempi diversi dai partecipanti. Chi ha un interesse verso un tema particolare, affronta un modulo specialistico e strutturato. Frequentando altri moduli collegati, si completa il percorso ottenendo la qualifica di master. In questo modo si coniugano le due esigenze: mantenere il concetto di master su percorsi adeguati, articolati e di adeguata durata, consentendo però una fruizione migliore da parte dei partecipanti». In che modo la crisi economica degli ultimi anni ha influito sulla vostra offerta formativa? «Oggi pur di fronte a una situazione critica, l’Italia e il Nord Est non possono rinunciare ad avere una forte industria manifatturiera, che però si è alleggerita concentrandosi su attività a più elevato valore aggiunto. Altri settori - agroalimentare, turismo, edilizia, enogastronomia - vantano potenzialità che possono essere sfruttate appieno se sostenute da competenze, strategie e strumenti adeguati, tipicamente forniti da una business school. In questo senso, la Fondazione Cuoa può fornire un contributo importante a queste aree di business». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014

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LOMBARDIA ROBERTO MARONI

UNA REGIONE PIÙ ATTRATTIVA

Expo 2015 offre l’opportunità di attrarre investimenti in Lombardia e, al contempo, di promuovere l’azione oltre confine delle imprese regionali Esposizione universale del 2015 sarà una vetrina internazionale con rappresentanti da oltre 140 paesi del mondo in arrivo in Lombardia e non solo. Le ricadute sul fronte del turismo e dell’occupazione sono componenti importanti dell’effetto Expo, ma c’è un ulteriore dato da considerare. L’amministrazione regionale sta facendo della promozione di quest’evento anche l’occasione per valorizzare la Lombardia e le sue realtà produttive, sostenendole nei processi di internazionalizzazione. Oltre a un tour interno, infatti, la Regione guidata da Roberto Maroni sta compiendo un “World Expo Tour”: un viaggio tra i più importanti paesi che hanno aderito a Expo con una serie di missioni internazionali che saranno collegate a eventi già in programma in questi Paesi. Un doppio binario di azione che, come spiega il presidente Maroni, verrà affiancato da misure capaci di potenziare l’apertura internazionale delle imprese, la ricerca e l’innovazione. Quali gli obiettivi che si intende raggiungere con l’iniziativa World Expo Tour? «Oltre che per la promozione dell’Esposizione universale, abbiamo pensato al World Expo Tour come

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↗ Roberto Maroni, presidente Regione Lombardia

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strumento per favorire l’accesso delle imprese lombarde ai mercati internazionali. Andremo nelle realtà più dinamiche, i paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina), per attirare investimenti nella nostra regione e andremo nei cosiddetti “next eleven”, i paesi teatro nei prossimi dieci anni di un grande sviluppo e che avranno bisogno di realizzare infrastrutture, strade e tutto quanto serve sul loro territorio, per far conoscere le nostre aziende. Vogliamo che l’evento di Milano 2015 sia una grande occasione per i nostri imprenditori che vogliono ampliare il loro business e per far arrivare nuovi capMARZO 2014


3%

L’aumento degli investimenti in ricerca dall’1,6 al 3% del Pil in Lombardia nei prossimi 5 anni è tra gli obiettivi di Maroni

5 mln

Risorse che le pmi lombarde avranno a disposizione nel 2014 per i processi di internazionalizzazione

itali in Lombardia, con le positive ricadute che, nell’uno e nell’altro caso, si verificheranno in termini occupazionali». Internazionalizzare significa anche attrarre maggiori investimenti stranieri in regione. Con quali misure conquistare gli imprenditori stranieri? «La Lombardia rappresenta un contesto unico in Europa in termini di innovazione e sviluppo, che poggia su centinaia di piccole e medie imprese fortemente avanzate e su una rete di 12 università che costituisce un’eccellenza unica nel vecchio continente. Partendo da questa peculiarità, stiamo lavorando affinché un investitore preferisca la nostra regione rispetto alle altre. Abbiamo progetti di ampio respiro, come quello che nell’arco di cinque anni ci porterà a raddoppiare gli investimenti sulla ricerca dall’1,6 al 3 per cento del Pil, percentuale che ci porterà al livello dei paesi più progrediti dell’Ue. Vogliamo fare della Lombardia una terra capace di attrarre cervelli e investimenti». Ricerca e innovazione sono asset necessari sul fronte dei processi di internazionalizzazione e rientrano tra le priorità del programma di sviluppo della Regione. Con quali azioni concrete l’amministrazione NORD SVILUPPO

www.regione.lombardia.it www.expo2015.org

svilupperà questi fattori? «Abbiamo già sperimentato con successo azioni concrete, ad esempio, nel recente caso di Whirpool, la multinazionale che ha chiuso uno stabilimento in Svezia per venire a investire nella nostra regione. Si tratta di un passaggio favorito anche da un protocollo d’intesa che avevamo sottoscritto proprio per questo scopo. Ed è solo un esempio delle tante iniziative avviate per creare le condizioni affinché il nostro territorio sia sempre più attrattivo. Inoltre, abbiamo messo a disposizione delle pmi lombarde quasi 5 milioni di euro nel 2014 per acquisire, sotto forma di voucher, servizi e finanziamenti al fine di promuovere la loro attività fuori dall’Italia. E diversi altri strumenti sono stati previsti nella nuova legge sulla competitività, recentemente approvata in via definitiva dal Consiglio regionale». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014

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ACCESSO AL CREDITO MASSIMO DORIS

MISURE CONCRETE PER INVERTIRE LA ROTTA Lo sforzo per far ripartire il paese deve arrivare da tutti, anche dalle banche. Massimo Doris spiega in cosa consiste il progetto Riparti Italia

LA CRESCITA ECONOMICA È LA CONDIZIONE NECESSARIA PER RIDURRE DEBITO E DISOCCUPAZIONE 124

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MARZO 2014


nche nel Nordest, come nel resto del Paese, la stretta creditizia è stata molto significativa. Dal 2010 in avanti l’offerta di credito sia alle imprese sia alle famiglie si è drasticamente ridotta producendo una tensione che è continuata anche per tutto il 2013. Stando all’indice della Banca d’Italia che misura l’irrigidimento dell’offerta delle banche, dove i valori vanno da un minimo di 1 (bassa rigidità) a un massimo di +1 (massima rigidità), la situazione delle imprese del Nordest ha visto il valore attestarsi sempre intorno allo 0,2 dal 2011 ad oggi. «Particolarmente sotto stress sono state le società del settore edile – sottolinea Massimo Doris, amministratore delegato e direttore generale di Banca Mediolanum –. Leggermente più fortunate invece le famiglie del Nordest, che hanno visto tale indice per i mutui abbassarsi dallo 0,4 nel 2011 a 0,15 nel 2013, con un trend di lieve allentamento della tensione». Famiglie e imprese hanno esigenze di credito diverse. In che modo Banca Mediolanum è attenta a loro? «Banca Mediolanum ha voluto promuovere attivamente il rilancio dell’economia italiana insieme ai propri clienti attraverso un progetto denominato “Riparti Italia”. Si tratta di un’iniziativa supportata da prodotti di finanziamento per le famiglie a tassi estremamente agevolati, per finanziare la ristrutturazione della propria abitazione. La casa è il bene più importante per ogni persona; investire sulla casa è il miglior investimento che si possa fare in questo momento, vuoi per gli incentivi fiscali mai stati così potenti - Iva sui lavori al 10% e detrazioni fino al 65% -, vuoi per accrescere il valore della propria casa, migliorare la qualità degli ambienti in cui viviamo, aumentare la classe energetica e ottenere un possibile risparmio dei consumi in bolletta». Quali sono i vantaggi di questa iniziativa? «Il fatto di incentivare ristrutturazioni e lavori è anche un modo concreto per sostenere settori fondamentali della nostra economia, come quello dell’edilizia, dell’impiantistica, delle attività di artigiani e tecnici, con tutte le loro catene della fornitura e dell’indotto. Dall’avvio del progetto, sono state organizzate diverse centinaia di incontri, eventi

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↗ Massimo Doris, amministratore delegato e direttore generale di Banca Mediolanum

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e serate in tutta Italia in sinergia con imprenditori e artigiani dell’edilizia, del settore immobiliare e dell’arredamento, per coinvolgere tutti i portatori d’interesse istituzioni, associazioni di categoria, clienti e semplici interessati - e approfondire i vantaggi dell’iniziativa». Recentemente Banca Mediolanum si è aperta anche al credito alle imprese, è così? «Sì stiamo indirizzando l’offerta alla clientela altamente patrimonializzata, economicamente solide e senza criticità. La gamma di finanziamenti offerta si caratterizza per forme tecniche a breve e a medio termine e vi sono anche tassi competitivi rispetto alla media di sistema per le aziende più virtuose. Anche questo vuole essere un segnale, seppur piccolo, per sostenere quella parte di tessuto economico-produttivo sano che costituisce storicamente lo zoccolo duro del made in Italy e in generale dell’imprenditoria italiana che fatica a trovare finanziamenti per l’incremento della produzione o per l’innovazione». Quali interventi il governo deve adottare per rimettere in moto l’economia? «La crescita economica è la condizione necessaria per ridurre debito e disoccupazione. Gli ambiti di intervento sul tavolo nazionale ed europeo sono molteplici, dalla semplificazione per ridurre gli adempimenti burocratici alla riduzione del debito e della spesa pubblica, partendo dai tagli a sprechi e inefficienze. La riduzione della pressione fiscale è sempre una priorità e la riduzione del cuneo fiscale è una strada auspicabile. Il momento è opportuno per prevedere interventi strutturali e concreti. Prendiamo, ad esempio, la tassazione degli immobili: sgravare la casa da una imposizione fiscale eccessiva significa liberare risorse da dedicare anche alla casa stessa e alla sua riqualificazione, con ricadute positive sulle spese per i consumi energetici sostenuti dalle famiglie oltre che sulla qualità della vita. Ben vengano, dunque, azioni come gli incentivi fiscali per le opere di riqualificazione della NICOLÒ MULAS MARCELLO casa». \\\\\ MARZO 2014

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ACCESSO AL CREDITO MICHELA COLIN

FARE SISTEMA IN MODO CONCRETO La crisi economica ha inasprito il difficile rapporto tra banche e imprese nel Nordest, dove a soffrire maggiormanete sono le pmi na delle difficoltà più grandi che lamentano le piccole e medie imprese è l’impossibilità dell’accesso al credito. Guardando alla situazione dell’Italia, i prestiti alle imprese hanno subìto un forte calo e, dalla fine del 2011, si stima siano diminuiti di oltre 70 miliardi di euro. «Il rapporto tra banca e impresa – spiega Michela Colin, presidente dell’Associazione dei dottori commercialisti ed esperti contabili delle Tre Venezie – è sempre stato cruciale per le pmi, specialmente del Nordest, spesso poco capitalizzate e con strategie non immediatamente riscontrabili e l’accesso al credito, negli ultimi anni, è divenuto un fattore di forte criticità». Qual è la situazione in Triveneto? «Per il Nordest, alcuni recenti studi mostrano che nell’ultimo anno la riduzione complessiva dei prestiti erogati dalle banche alle imprese del territorio è stata pari a quasi 7 miliardi di euro. A subire la contrazione maggiore sono state soprattutto le realtà imprenditoriali della provincia di Trieste (-8%) e quelle di Rovigo e di Trento (-6,4%). La legge di stabilità 2014 e il decreto “Destinazione Italia” hanno introdotto misure significative in materia di accesso al credito: tra tutte, l’istituzione del sistema nazionale di garanzia per facilitare l’accesso al credito all’interno del quale è previsto il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le pmi, il potenziamento della Cassa Depositi e Prestiti e il sistema dei Confidi. Gli importi stanziati, però, sono assai inferiori ai fabbisogni e da qui deriva l’impressione di stallo e di inerzia percepito dagli imprenditori. I provvedimenti adottati sono positivi e indicano la rotta ma, come dimostrano i numeri, rappresentano solo un primo sforzo e la strada da

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70 mld

Prestiti L’ammontare in euro del calo dei prestiti alle imprese dalla fine del 2011 a oggi

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LA LEGGE DI STABILITÀ HA INTRODOTTO MISURE SIGNIFICATIVE PER L’ACCESSO AL CREDITO percorrere è ancora lunga». Le istituzioni locali si stanno interessando a questo problema? «Ci sono stati alcuni significativi interventi di politica pubblica regionale quali la costituzione di Fondi di garanzia per le pmi, detenuti e gestiti direttamente da soggetti pubblici o para-pubblici. Alcune regioni come il Veneto e il Friuli Venezia Giulia hanno privilegiato la costituzione di finanziarie regionali, in altre si è sostenuto maggiormente il sistema privato dei Confidi. All’interno delle istituzioni locali, inoltre, è forte la tendenza alla cooperazione e al fare rete. Basti pensare all’esperienza di Friuli Veneto Sviluppo, la Sgr interregionale nata dalla partnership tra le due finanziarie regionali di Friuli Venezia Giulia e Veneto. Una realtà che mira a fare rete e unire le forze aumentando competenze e fondi dedicabili alle necessità delle pmi attraverso un approccio che punta a trovare sistemi di accesso al credito alternativi rispetto al tradizionale canale costituito dalle banche». Quali interventi servono a livello centrale per migliorare la situazione? «Da un lato è necessario adottare provvedimenti atti a potenziare e migliorare le normative introdotte, per esempio, semplificare il meccanismo di accesso al Fondo di garanzia e migliorare l’informazione alle imprese sulle possibilità offerte dal fondo. Dall’altro NORD SVILUPPO

lato, sono necessarie misure di carattere strutturale per favorire l’accesso al credito, attraverso il potenziamento delle norme previste per le reti d’impresa, l’incentivo all’utilizzo di strumenti alternativi al finanziamento tradizionale, quali mini-bond, private equity e factoring, e l’introduzione di nuovi modelli di rating per la valutazione del merito creditizio delle pmi. È poi necessario ripensare la relazione tra lo Stato e le Regioni per rendere più coerenti le normative e gli strumenti già messi in campo per favorire un’armonizzazione del sistema nazionale e regionale che consenta di indirizzare le risorse pubbliche a favore del tessuto produttivo». Qual è il ruolo del commercialista nelle problematiche attuali nei rapporti tra banca e impresa? «La figura del commercialista sta profondamente cambiando. La crisi economico-finanziaria ci ha imposto la necessità di una profonda riqualificazione professionale. L’Associazione dei dottori commercialisti ed esperti contabili delle Tre Venezie è nata proprio con lo scopo di guidare i professionisti sulla strada della formazione e dell’aggiornamento per rimanere al passo con le richieste del mercato. Il sentiment della categoria si è spostato verso una maggiore consapevolezza dell’utilità sociale della professione e la necessità di una crescente specializzazione. In altri termini, meno fisco e più finanza d’impresa». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014

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LIGURIA PAOLO ODONE

TURISMO, CULTURA E INNOVAZIONE Sono gli asset su cui l’economia ligure sta investendo per accelerare l’uscita da una fase non troppo favorevole. Il punto di Paolo Odone, presidente di Unioncamere a debolezza della domanda interna, ormai, è una condizione endemica e traversale a tutte le regioni italiane da almeno un quinquennio. Ma a rallentare l’andamento economico della Liguria, l’anno scorso ci si è messo pure l’export. A comprovarlo è il report sul commercio estero regionale di Istat, che nel periodo lugliosettembre 2013 ha visto la Liguria al -7,1 per cento. Solo parziale il recupero nel quarto trimestre, col fatturato estero delle imprese manifatturiere liguri in salita del 2,7 per cento. «Ma il dato più pesante – sostiene Paolo Odone, presidente regionale di Unioncamere – è quello del lavoro: a settembre il tasso di disoccupazione è pari all’8,6 per cento e cresce la quota di giovani che non cercano nemmeno più un’occupazione». Il quadro dell’economia ligure contiene diverse ombre. Cosa ne pensa? «È dal 2007 che la Liguria vive una congiuntura economica sfavorevole. Certo in misura più contenuta rispetto ad altre regioni italiane, grazie a un tipo di economia che concentra oltre il 60 per cento delle imprese nei servizi, meno colpiti rispetto al settore industriale. Il dinamismo imprenditoriale monitorato dal sistema camerale a dicembre 2013, evidenzia tra nuove aperture e chiusure di attività un saldo ancora negativo di 508 unità, quasi il doppio rispetto al 2012, con maggiori sofferenze provenienti dal comparto artigiano. Commercio e costruzioni

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↗ Paolo Odone, presidente di Unioncamere Liguria

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sono i settori più richiesti, ma anche quelli che chiudono con più facilità». Una dei volani di rilancio su cui la Liguria scommette è la capacità di innovare. In questo senso, su quale supporto possono contare le imprese regionali dell’It? «Da anni lavoriamo con la Regione Liguria sul Por innovazione e competitività, per aiutare le imprese a fruire delle risorse dell’Unione europea, e contribuiamo alla programmazione sui fondi strutturali. Per la partecipazione ai bandi europei le imprese possono contare sul supporto della rete European enterprise network, o dell’associazione Genova smart city. Ricordo poi l’impegno delle camere liguri nel promuovere le startup innovative, iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese creata nel 2013. Infine, ci sono le opportunità per le nuove imprese dell’innovazione, ad esempio gli spazi di coworking come quello creato di recente a Erzelli, e i concorsi di idee come la Smart cup o lo Startup weekend». MARZO 2014


Nel corso dell’ultima assemblea nazionale di Unioncamere avete individuato turismo e cultura come motori per far ripartire l’economia. Come incentivare le imprese del settore? «Con i ministri della cultura, dell’ambiente e dello sviluppo economico intervenuti all’assemblea, ci siamo confrontati sul tema dei “giacimenti culturali” italiani come possibile via di uscita dalla crisi. Il sistema produttivo culturale in Italia vale il 5,4 per cento dell’economia, con 460mila imprese, 1,4 milioni di addetti e 40 miliardi di euro di export. In questo campo le Camere agiscono da facilitatori, lanciando idee e progetti. È il caso di Mirabilia, la rete delle camere di commercio che ha sul proprio territorio un sito Unesco e che ha proposto a 80 buyer turistici mondiali itinerari di visita che vanno dalle Dolomiti alle Cinque terre, dai sassi di Matera ai Palazzi dei Rolli di Genova. E proprio grazie ai turisti stranieri, la scorsa stagione estiva ha chiuso positivamente». Altro punto di forza dell’industria ligure è la nautica, la cui contrazione si starebbe riducendo. Come vi state attrezzando per superare la fase recessiva e quale andamento si stima per il 2014? «Dal 2009 a oggi c’è stato un crollo della domanda interna, tanto che i cantieri italiani hanno perso il 60 per cento del business. Per rilanciare la nostra nautica dobbiamo continuare a puntare sull’estero. Lo abbiamo fatto all’ultimo salone, dove la nostra azienda speciale Genoa World Center ha organizzato un cluster di 45 imprese del settore delle tecnologie del mare di Usa, Canada e Liguria che hanno avviato collaborazioni nei settori ambiente marino, sicurezza, tecnologie e nuovi materiali per la nautica. Per il 2014 stiamo lavorando, insieme a Fiera, Ucina e altri soci di Fiera, per migliorare la formula “light” lanciata nell’ottobre scorso e definire una volta per tutte il modello gestionale del salone». Torniamo alla flessione occupazionale, documentata per il 2014 anche dal vostro studio “Scenari territoriali” elaborato con Prometeia. Quali le conNORD SVILUPPO

2,7%

L’incremento del fatturato estero delle imprese liguri nel quarto trimestre 2013

tromosse per contenerla? «Secondo le previsioni di Prometeia, confortate anche dalle analisi sulla congiuntura manifatturiera di Unioncamere Liguria, occorrerà attendere il 2016 per registrare una ripresa occupazionale, seppur contenuta. Nel frattempo occorrerà sostenere la competitività delle imprese, riducendone il carico fiscale e semplificandone la burocrazia. Dal canto nostro, accresceremo l’impegno nel sostenere lo sviluppo dell’export, l’aggregazione delle imprese, l’innovazione di prodotto e l’accesso al credito delle pmi mediante i consorzi di garanzia». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014

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crisi continua a stringere PMI IN ATTESA La le imprese e i numeri parlano E mentre il governo DI UN SEGNALE chiaro. annuncia interventi futuri, a congiuntura economica ligure nel corso del 2013 è rimasta in linea con le altre regioni italiane. Il calo della domanda interna e delle esportazioni sono la causa principale della mancata crescita. Le previsioni indicano, però, segnali positivi per il settore alimentare e quello dell’alta tecnologia. Il settore edile continua a registrare una contrazione dovuta a un mix di fattori negativi, tra cui burocrazia e difficoltà di accesso al credito: «Alle gare d’appalto – sottolinea Sandro Cepollina, presidente di Confindustria Liguria – dovrebbero essere apportati miglioramenti. Le centrali uniche provinciali o regionali potrebbero essere un modo per migliorare l’efficienza».

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Industria La domanda rivolta alle imprese industriali liguri nel corso del 2013 è rimasta debole. Al netto dei fattori stagionali, secondo le rilevazioni di Confindustria Liguria, il giudizio sulle attese degli ordini espresso dalle aziende si è mantenuto sui livelli bassi raggiunti nel 2012. Il fatturato ha subìto un calo nel 40% delle aziende liguri, mentre ha con130

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le istituzioni locali cercano di stanziare gli unici fondi disponibili seguito un aumento nel solo 12% e le industrie che vedono un futuro più sereno solo quelle che hanno maggiore vocazione per l’export. Piccole e medie imprese attendono un segnale dal governo sui pagamenti da parte delle Pa: «Per quanto riguarda i pagamenti della pubblica amministrazione, speriamo che Renzi faccia sul serio – dice Roberto Timossi, segretario provinciale della Cna Genova –. Inoltre, bisognerebbe che partissero le grandi opere: l’indotto, anche per le piccole imprese, sarebbe notevolissimo». Export Rispetto alle altre regioni del nord-ovest, la Liguria ha registrato lo scorso anno un calo nel commercio con l’estero. «Si pensi – sottolinea il numero uno di Confindustria Liguria – che le esportazioni della Liguria sono MARZO 2014


LIGURIA IL QUADRO REGIONALE

calate del 6%. Se la nostra regione perde anche sotto questo profilo si mette davvero male». Sono diminuite in particolare le vendite di prodotti in metallo (-5,3%) e di macchinari (-8,5 %). Una diminuzione che ha riguardato tutti i principali mercati esteri, con l’eccezione del Medio Oriente e del Nord Africa. Commercio La notevole riduzione del reddito disponibile delle famiglie si è riflesso inevitabilmente anche sulla contrazione dei consumi, soprattutto per quanto riguarda i beni durevoli. Secondo i dati di Infocamere-Movimprese, in Liguria il numero di imprese attive nel commercio è calato nel 2013 sia nel comparto all’ingrosso sia in quello al dettaglio. Basti pensare che nei primi otto mesi dell’anno le immatricolazioni di autovetture in regione sono diminuite del 10,5%. Occupazione «Sotto il profilo occupazionale – afferma Cepollina – siamo in presenza di dati indicatori che non vanno nella direzione auspicata». Nei primi sei mesi dello scorso anno l’occupazione in Liguria è ulteriormente calata. Il numero di persone in cerca di lavoro è aumentato, elevando il tasso di disoccupazione al 10,5%, un valore al di sopra della media dell’area nordoccidentale. Secondo i dati forniti dall’Agenzia Liguria Lavoro, nel primo semestre 2013 le assunzioni di lavoratori dipendenti sono calate del 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2012. Reti di impresa La Regione Liguria, attraverso due bandi, ha messo a disposizione 2,8 milioni di euro per le imprese che vogliono unirsi in reti e distretti imprenditoriali. Il primo bando, “Creazione di reti e aggregazioni di impresa”, rientra nella linea del Por Liguria 2007-2013 e mette a disposizione un milione di euro per le pmi regionali: «Con questo bando – NORD SVILUPPO

spiega Renzo Guccinelli, assessore regionale allo Sviluppo economico – vogliamo sostenere la competitività del sistema economico ligure, incentivando lo sviluppo delle aggregazioni stabili tra imprese che possono così mettere in rete le proprie capacità, competenze e risorse. Uno scambio di conoscenze che porterà così a una collaborazione produttiva e mirata a determinati obiettivi di crescita». Gli altri 1,8 milioni messi a disposizione della Regione riguardano il bando “Agevolazioni a favore di aggregazioni tra aziende appartenenti a distretti produttivi con attività complementari e integrate a filiera”. In questo caso le risorse andranno a incentivare lo sviluppo del settore della nautica. Miglioramento delle infrastrutture, innovazioni ecosostenibili nella realizzazione di nuovi prodotti e potenziamento della manutenzione sono alcune delle iniziative ammesse al bando. \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014

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LIGURIA GIUSEPPE ANDREOLA

UN NUOVO SISTEMA PER RIDURRE I RIFIUTI

In campo igienico-sanitario, continuano a essere brevettati macchinari innovativi, capaci di migliorare l’attività di chi li utilizza. Il punto di Giuseppe Andreola

n dispositivo semplice, in grado di ridurre al minimo l’ingombro dei rifiuti accumulati e caratterizzato da tempi di trattamento molto veloci. Da questa idea la Sanitrade, specializzata nella fornitura di sistemi specifici per la risoluzione di problematiche igienico-sanitarie, ha sviluppato Sanishredder, un innovativo dissipatore rifiuti capace di ridurre, disidratare e sterilizzare i rifiuti. «Questo dispositivo – chiarisce Giuseppe Andreola, amministratore della Sanitrade – può essere utilizzato da qualsiasi tipo di utenza nei settori navale, ferroviario, ospedaliero e industriale, e può trattare qualsiasi tipologia di rifiuto: dal vetro alla plastica, dai rifiuti umidi alimentari al cartone. Sanishredder consente una riduzione del volume dei rifiuti di oltre il 90 per cento e permette di evitare lo stoccaggio degli stessi a basse temperature – pratica molto costosa a causa delle celle frigorifere di cui bisogna disporre. Con questo macchinario, i rifiuti vengono caricati all’interno di un cestello provvisto di lama rotante, e chiuso l’apposito coperchio, l’utente può scegliere il programma specifico per il tipo di rifiuto attraverso uno schermo touchscreen». Quali feedback commerciali state ricevendo? «La risposta commerciale al prodotto è davvero buona, e molto apprezzata è l’elevata qualità tecnica di Sanishredder. Il fatto che questa tecnologia possa andare a sostituire altri costosi macchinari già presenti a bordo – su una nave Sanishredder consente l’eliminazione di macchinari ingombranti quali presse, trituratori e inceneritori – accende un interesse sia tecnico che commerciale, senza parlare poi delle possibilità che molti

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↑ Giuseppe Andreola, amministratore della Sanitrade Srl di Leivi (GE).

↗ Nella pagina a fianco, Ernesto Gavilanez, meccanico specializzato, e Luigi Lucardi, capo progetto. In riunione, Andreola insieme ai responsabili dell’azienda: Patrizia Basanisi, Fabrizio Zunini, Marina Siracusa e Paola Laconi

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90%

Riduzione Utilizzando Sanishredder è oggi possibile diminuire il volume dei rifiuti e, al contempo, disidratarli e sterilizzarli

vedono per questo apparecchio in campo civile e industriale». Qual è il core business della Sanitrade? «Di certo gli impianti di raccolta reflui in depressione. Questa tecnologia rimane ancora oggi la più innovativa per gli aspetti igienico-sanitari e il suo sistema si basa sul principio dell’aspirazione forzata dei reflui. Pur essendo stato inizialmente ideato per applicazioni navali, poiché permetteva una riduzione significativa delle tubature e un ridotto consumo d’acqua, è stato in seguito studiato per essere utilizzato anche su aerei, treni e nell’edilizia». La Sanitrade, però, vende e distribuisce anche altri innovativi prodotti e tecnologie. «Distribuiamo accessori per il turismo itinerante, impianti per il diporto e moduli bagno prefabbricati. Inol-

www.sanitrade.it

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tre, operando con la tecnologia finlandese Vacuum System di Evac Oy possiamo realizzare impianti per supermercati e centri commerciali. A completamento, poi, dell’attività di vendita, installazione e service, sviluppiamo prodotti e accessori nostri, depositiamo brevetti e ci concentriamo anche su settori di nicchia che richiedono specifiche soluzioni, realizzando progetti nuovi quali stazioni di raccolta reflui e acque oleose dei porti turistici, skid di raccolta rilancio e trattamento acque grigie di bordo e “cabina prototipo” per uso ferroviario». Per concludere, quali sono stati i risultati più significativi ottenuti nel corso del 2013? «Il risultato più soddisfacente è stato quello di raggiungere dei buoni numeri senza dover ricorrere al taglio degli investimenti in ricerca e sviluppo che di norma ogni anno andiamo a impegnare. Altro traguardo importante è stata la realizzazione del progetto relativo al sistema toilet ferroviario, portato a termine sia come prototipo che come sviluppo progettuale». \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014

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UNA STRATEGIA COMUNE PER L’AGRICOLTURA Per cogliere le sfide dell’Europa e dei mercati internazionali, occorre una programmazione efficace che favorisca il rilancio dell’agricoltura. Lo sostiene Mario Guidi, presidente di Confagricoltura

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resce costantemente la quota di export agroalimentare sul totale, che dall’8 per cento nel 2011 sale all’8,5 nel 2013 (da gennaio a ottobre). Ed è a partire dalle incoraggianti performance sui mercati esteri dell’agricoltura italiana che va improntato un cambio di marcia per il settore primario, in direzione di una maggiore competitività. A invocare quest’accelerazione è Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che nel tirare le somme del 2013, chiarisce l’azione necessaria al sistema agricolo nazionale per recuperare in termini di reddito, occupazione e investimenti: «Abbiamo bisogno di parlare di rilancio della crescita, di lotta alla disoccupazione, di riforme, di credito». Per il numero uno dell’organizzazione degli imprenditori agricoli, si deve intervenire non solo per rafforzare i processi di internazionalizzazione, ma anche per attuare un deciso incremento in ricerca e innovazione, attuando un maggior coordinamento a fronte delle politiche europee. Un passaggio imprescindibile è poi il superamento dei freni che bloccano pesantemente il sistema Paese, così come l’agricoltura: l’eccessiva burocratizzazione e una fiscalità penalizzante. Che 2013 è stato per il settore primario? E quale scenario prevede per il 2014? «Il 2013 è stato per l’agricoltura un anno da dimenticare, per gli effetti perduranti della crisi e il susseguirsi delle calamità naturali che hanno fatto perdere reddito e occupazione. Nei primi nove mesi dell’anno il valore aggiunto agricolo è sceso dell’1,4 per cento e anche se è andata decisamente meglio di quanto è accaduto in altri settori e anche rispetto all’economia in generale, tuttavia il dato negativo si somma a una serie di flessioni che durano ormai da troppi anni e che evidenziano un calo di produttività che va sanato quanto prima. L’analisi della crisi in cui ancora siamo immersi è drammatica. I nostri conti pubblici

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↗ Mario Guidi, presidente di Confagricoltura

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+2,8%

Esportazioni La percentuale di crescita registrata dal sistema imprenditoriale italiano sulla base degli ordinativi nel 2012

non sono risanati: sono migliorati alcuni trend, grazie al sacrificio fatto dalle famiglie e dalle imprese nel 2012 e 2013, miglioramenti che troviamo riflessi in uno spread stabilmente più basso. Un dato certamente positivo, ma che non basta per dare respiro all’economia reale. Deve scendere anche il costo del denaro, per dare credito ai cittadini e alle imprese, e che nel settore agricolo, in particolare, ha un peso troppo forte. Servono politiche per una massiccia iniezione di liquidità nel sistema e misure straordinarie per cogliere la ripresa. Voglio comunque essere ottimista per il 2014, perché ci sono segnali incoraggianti e vedo nella gente tanta voglia di ripartire». L’agricoltura italiana tiene le porte aperte all’Europa. Di fronte alla nuova Pac, quali sono le prospettive? «Confagricoltura è aperta all’Europa e attenta alla globalizzazione. L’agricoltura ha un ruolo centrale nelle politiche europee e dovrà averlo anche in quelle nazionali. Nella riforma delle politiche agricole comunitarie un ruolo centrale è assegnato alle scelte dei singoli Paesi. Occorre, quindi, alzare il livello di attenzione oltre che sul fronte della negoziazione europea, anche su quello della politica economica e agricola nazionale. Per l’Italia ci sono in ballo 5 miliardi di euro l’anno, da abbinare ad accorte e funzionali strategie pubbliche e private di medio e lungo periodo per il settore primario. Quello che chiediamo è la programmazione strategica che è mancata e che ha portato, di

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L’AGRICOLTURA HA UN RUOLO CENTRALE NELLE POLITICHE EUROPEE fatto, a un indebolimento del sistema produttivo agricolo, l’esatto contrario dell’obiettivo della Pac. Occorre, dunque, guardare a Bruxelles, ma anche a Roma e alle politiche regionali dei piani di sviluppo». I prodotti agroalimentari italiani conquistano sempre più i paesi stranieri. Dove intervenire per incrementare ulteriormente la voce esportazioni: accordi commerciali, misure più efficaci contro l’agropirateria? «Nonostante la crisi, l’export agroalimentare registra elementi di positività che lasciano ben sperare. Nei primi dieci mesi del 2013, le esportazioni sono aumentate del 3,4 per cento rispetto all’anno precedente e quello agroalimentare nel suo complesso (agricolo più trasformati) del 5,5 per cento, con performance decisamente migliori dell’export totale, che è diminuito dello 0,2 per cento. Per proseguire in questa direzione, occorrono certamente misure più efficaci per combattere il fenomeno dell’agropirateria, ma soprattutto bisogna puntare sempre di più sull’internazionalizzazione delle nostre imprese. Bisogna creare occasioni di incontri, fare rete, scambiarsi conoscenze, cercare collaborazioni, trasferire know how. Oltre ai prodotti, bisogna internazionalizzare idee, pensieri e sistemi. Questo è il vero senso - positivo - della globalizzazione. E l’agricoltura potrà giocare un ruolo importante anche negli accordi commerciali, come quello recentemente stipulato con il Canada o quello in via di definizione con gli Usa, e negli equilibri geopolitici mondiali».

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All’assemblea generale di Confagricoltura ha rimarcato la necessità di adottare strategie pubbliche e private per rafforzare e rilanciare il settore agricolo e agroalimentare italiano. Quali i punti essenziali su entrambi i fronti? «È il momento di lanciare un serio programma di politica agricola e industriale fatto di investimenti per la ricerca, le infrastrutture - ma solo quelle necessarie -, assetto del territorio, innovazione. E occorre un governo con alta forza negoziale per costruire un percorso che consenta di equilibrare meglio i sacrifici, non ancora finiti, ma anche gli investimenti, tutti da fare. Perché abbiamo bisogno di parlare di rilancio della crescita, di lotta alla disoccupazione, di riforme, di credito. Ma occorre un governo che affronti anche i due corto-circuiti che nel 2013 hanno mandato in confusione le imprese: fisco e burocrazia. L’esenzione dell’Imu è stata una battaglia politica che abbiamo vinto, ma ora è giunto il momento di dare certezze alle imprese. Va definito un sistema che resista alle prossime leggi di stabilità e consolidi una fiscalità giusta e proporzionata, che non penalizzi, anzi incoraggi investimenti e nuova occupazione. E va definitivamente messa mano a un processo di sburocratizzazione di regole, regolamenti, leggi e leggine, atti amministrativi e controlli, che costano agli imprenditori un’infinità di tempo e denaro, che potrebbero essere impiegati in attività produttive». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI

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AGROALIMENTARE FRANCO MANZATO

→ Franco Manzato, assessore all’agricoltura della Regione Veneto

LA QUALITÀ CHE PIACE ALL’ESTERO Colture non permanenti a parte, l’agroalimentare veneto ritrova slancio all’estero. Vino protagonista, ma anche carni e prodotti lattiero-caseari si difendono bene. Il punto di Franco Manzato econdo i dati Istat elaborati da Veneto Agricoltura, l’agroalimentare ha chiuso un 2013 vissuto in altalena. Il clima piovoso che ha penalizzato alcune colture nella stagione primaverile, frumenti in testa, è stato bilanciato nei mesi successivi da una stagione favorevole, che ha permesso di realizzare produzioni elevate in altre importanti colture, come il mais e la soia. A queste si è aggiunto il recupero del 7 per cento della produzione di vino, tradotta poi in una crescita del valore dell’export pari al 31,8 per cento del totale nazionale. «Il trend di vendite all’estero dei principali prodotti agroalimentari negli ultimi anni è positivo – rileva Franco Manzato, assessore regionale all’agricoltura – tranne per le colture agricole non permanenti, quali cereali, ortaggi freschi, tabacco grezzo, fiori». In generale, come giudica l’andamento del settore e quali performance in particolare si sono segnalate? «Il bilancio del 2013 è da considerarsi sostanzialmente positivo in termini di valore prodotto. La

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5,5 mld

Il valore lordo raggiunto dalla produzione agricola veneta nel 2013

44%

La crescita della quota export dei prodotti lattiero-caseari rispetto al 2010

produzione lorda è infatti aumentata nel complesso di circa il 3 per cento rispetto al 2012, raggiungendo i 5,5 miliardi di euro, grazie alla buona performance delle colture erbacee. Se l’eccessiva piovosità primaverile ha penalizzato i cereali autunno-vernini, l’andamento climatico prevalenteMARZO 2014

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IL LATTE, LO YOGURT E I FORMAGGI DOP HANNO AUMENTATO IL VALORE DELL’EXPORT DEL 44% mente favorevole dei mesi successivi ha risollevato alcune importanti colture. Su tutte la soia, la cui produzione è schizzata su del 116 per cento, record degli ultimi 10 anni». Nonostante i capricci climatici, anche nel 2013 i beni agroalimentari veneti hanno ottenuto buoni risultati sul fronte export, col vino a fare la parte del leone. Quali altri prodotti locali si stanno facendo largo nei mercati internazionali? «Rispetto al 2010, il latte, lo yogurt e i formaggi Dop, quali Grana, Asiago e Montasio, hanno aumentato il valore dell’export del 44 per cento; i prodotti da forno e farinacei sono cresciuti del 38 per cento, la carne lavorata e conservata e i prodotti a base di carne del 37 per cento, frutta e ortaggi lavorati e conservati del 30 per cento, oli e grassi vegetali e animali hanno aumentato il loro valore all'esportazione dell’88 per cento. Resta il fatto però che, rispetto al vino e alle bevande, che nel complesso raggiungono 1,6 miliardi di euro di export, per gli altri comparti si tratta di valori molto inferiori». Vale a dire? 138

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«Gli altri prodotti alimentari, che contengono un elevato livello di servizio, superano i 500 milioni di euro, i prodotti da forno e farinacei e le carni lavorate si aggirano sui 450 milioni di euro, i prodotti lattiero-caseari sfiorano i 300 milioni, frutta e gli ortaggi lavorati superano di poco i 200 milioni, gli oli si attestano a circa 150 milioni di euro». È in dirittura d’arrivo il nuovo programma di sviluppo rurale regionale. Quali misure prevederà per il sostegno e la valorizzazione delle produzioni agroalimentari venete? «Il Psr 2014-2020 è in fase di costruzione e le misure, che faranno riferimento a quelle proposte dal regolamento Ue, saranno proposte nelle prossime settimane al Partenariato veneto a compimento delle fasi di analisi, individuazione dei fabbisogni e della strategia che abbiamo condotto a partire da maggio 2013. I 4 pilastri su cui poggerà il Psr sono: rafforzamento della competitività delle imprese agricole e agroalimentari; spinta all’innovazione; sostenibilità del programma; governance consapevole e strategica. In fondo, il programma Europa 2020 raccomanda una strategia di MARZO 2014


AGROALIMENTARE FRANCO MANZATO

buon senso, garantendo attenzione e supporto agli attori e alle attività basilari per lo sviluppo sociale ed economico». Sul fronte Pac, si profila un taglio consistente di fondi destinati alla regione. Quali novità ci sono in tal senso? «Non essendo al momento approvati i regolamenti delegati e, soprattutto, non essendo state ancora definite le opzioni applicative che la regolamentazione di base lascia agli Stati membri, è presto per dire cosa cambierà per gli agricoltori. Basti pensare alla regionalizzazione, alle modalità di applicazione del greening e dei “premi accoppiati”. Tuttavia, in termini generali, l’agricoltura veneta e quella italiana si dovranno confrontare con una riduzione, del 20 per cento a regime, delle risorse disponibili. L’effetto atteso è sicuramente di una redistribuzione delle risorse tra imprese, settori e territori». Quale impatto prevede sulle imprese regionali? «L’impatto sarà di stimolo della competitività in alcuni settori e di limitazione delle attuali posizioni di rendita. Di converso, alcuni settori, ad esempio la zootecnica, il tabacco e il riso, saranno penalizzati per effetto del meccanismo della convergenza interna, qualsiasi sia il metodo applicativo prescelto, flat rate piuttosto che metodo irlandese». Avete da poco avviato un progetto sulla caratterizzazione qualitativa dei prodotti ortofrutticoli veneti. Di cosa si tratta? «Vogliamo tutelare chi offre prodotti a marchio Dop e Igp, ma anche prodotti tradizionali e tipici, provenienti da un ambiente di coltivazione sano. L’iniziativa di monitoraggio e controllo di terra, acqua, aria e prodotto da parte della Regione, servirà inoltre a garantire ai consumatori cibi naturali, salubri, geNORD SVILUPPO

nuini, con una precisa identità. Prodotti che hanno nomi e volti, e che sono espressione di saperi antichi riproposti con sensibilità attuale. Un valore umano, sociale ed economico, ma anche una prospettiva di sviluppo sostenibile nel rispetto dell’equilibrio naturale degli ecosistemi, all’interno dei quali operano le nostre aziende agricole». Quanto state agendo sul tema della biodiversità come chiave di rilancio del settore? «Il tema della biodiversità e della sostenibilità deve tradursi anche in buona pratica agricola. Del resto è una delle priorità più interessanti indicata nella nuova Pac, ove l’Unione europea pone al centro dell’attenzione le identità, specificità e diversità dei territori, per sviluppare un rapporto fiduciario tra produttori locali e consumatori globali. In altre parole, si punta al recupero e al rispetto della biodiversità per rilanciare l’impresa agricola, avendo come obiettivo la competitività sostenibile. La caratterizzazione qualitativa dei prodotti ortofrutticoli, selezionati assieme alle organizzazioni di produttori e ai consorzi di tutela Dop e Igp, verrà svolta dalle università di Padova e Verona e consisterà in analisi nutrizionali e metabolomiche». \\\\\ GIACOMO GOVONI MARZO 2014

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AGROALIMENTARE ELENA MARASSO

COME APPENA RACCOLTO Una tecnica semplice e innovativa per conservare intatte le caratteristiche del porcino appena raccolto. La proposta agroalimentare di Elena Marasso ella cucina italiana, i funghi sono proposti in diversi modi. Secondo i piatti della tradizione, oppure con fantasia e personalità e utilizzati tutto l’anno, non solo subito dopo la raccolta. Naturalmente, questo pone il problema della reperibilità del prodotto e dei metodi di conservazione. Come racconta Elena Marasso della Bruschi Qualità e Servizi di Borgo Val di Taro, in provincia di Parma, azienda storica del panorama agroalimentare italiano nata nel 1890 non a caso nella patria del fungo porcino Igp: «Da tempo siamo alla ricerca del modo per poter dare un prodotto tale e quale al fresco tutto l’anno e non solo al momento della raccolta. E ora questo prodotto esiste: il fungo liofilizzato. Questo prodotto nuovo, completamente diverso dal surgelato e dal secco, mantiene le stesse caratteristiche di quello appena raccolto e la naturalità del fungo fresco».

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www.bruschiqs.com

Ma come avviene la liofilizzazione? «A partire da un fungo di altissima qualità, nel processo di liofilizzazione, questo viene privato dell’acqua a basse temperature e sotto vuoto. In questo modo il prodotto rimane esattamente come da fresco, con le stesse dimensioni, gli stessi colori, gli stessi aromi e gli stessi profumi. Il grande vantaggio è che può essere conservato fino a due anni in comode buste o barattoli a temperatura ambiente e pronto da usare come, quando e quanto si vuole. Tuttavia i vantaggi del prodotto liofilizzato non finiscono qui. Infatti, essendo privo di acqua, il fungo non ha sostanze batteriche, per cui rimane sano per tutta la sua durabilità, ha gli stessi valori nutrizionali e la stessa qualità del proMARZO 2014


IL FUNGO LIOFILIZZATO HA GLI STESSI VALORI NUTRIZIONALI E LA STESSA QUALITÀ DEL PRODOTTO FRESCO dotto fresco, non contiene additivi o conservanti, perché il processo di liofilizzazione non prevede l’uso di nessuna sostanza chimica che possa adulterare il prodotto. Può essere anche consumato dai celiaci, in quanto non viene a contatto con nessun contaminante». Da questa innovazione nella conservazione del fungo, è nata la linea Idee per cucinare. «Questa linea nasce con lo scopo di fornire prodotti di alta qualità che si affianchino nelle preparazioni, non che si sostituiscano. È una linea dedicata a chi ama cucinare e vuole ancora divertirsi nel preparare piatti con prodotti assolutamente naturali, dando spazio alla propria creatività e fantasia. La linea non prevede solo i funghi porcini, ma anche i finferli, gli ovuli e le altre varietà nobili, disponibili come freschi in ogni momento dell’anno. L’utilizzo dei funghi liofilizzati in genere e in tutte le sue specie è veramente molto semplice e veloce, basta infatti aggiungerli direttamente nella preparazione, senza nessun accorgi-

Linee produttive della Bruschi Qualità e Servizi di Borgo Val di Taro (PR)

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mento particolare, se non quello di un minimo di umidità per portare in tavola tutti e i sapori e gli aromi del fungo fresco». Sempre sotto lo stesso marchio Idee per cucinare nasce la gamma degli Aiutini. «Anche questa linea ha lo stesso scopo: “aiutare” in cucina offrendo dei mix di prodotti liofilizzati da tenere in dispensa. Si tratta dei prodotti dell’orto e del bosco pronti all’uso. Infatti, le verdure liofilizzate, come i funghi, mantengono inalterato il loro sapore, il loro aspetto e a contatto con un po’ di umidità tornano come freschi». Quali le strategie comunicative per proporre al mercato queste nuove linee di prodotto? «Stiamo investendo molto in comunicazione ed eventi creati in collaborazione con altre realtà del nostro territorio – spiega in conclusione Elena Marasso –. Crediamo molto nella valorizzazione della nostra valle, amiamo il nostro territorio e prima di tutto cerchiamo di essere presenti nei nostri luoghi. Stiamo collaborando con un cuoco di alto livello, che ci aiuta nella creazione di nuove ricette e nuovi abbinamenti. E come dice lui: “Stiamo facendo magia”. Inoltre, saremo presenti al Cibus e ad altre fiere internazionali, puntando così a far conoscere il nostro prodotto anche all’estero». \\\\\ ARIANNA LESURE MARZO 2014

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TRENTO, WELFARE E URBANISTICA Sicurezza e valorizzazione del patrimonio sono alcuni dei temi che il Comune di Trento sta affrontando. Il sindaco Alessandro Andreatta illustra gli interventi in atto → Alessandro Andreatta, sindaco di Trento

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TRENTINO ALESSANDRO ANDREATTA

onsapevole delle difficoltà che vivono molti cittadini, il Comune di Trento ha cercato di agire senza introdurre aumenti di imposte e tagliando le spese. «L’aumento delle tariffe sui servizi comunali in molti casi – spiega il primo cittadino del capoluogo trentino – si è limitato al recupero dell’inflazione programmata. Pur di fronte a una riduzione delle risorse a nostra disposizione e non volendo in alcun modo intaccare i servizi offerti alla comunità, abbiamo rinunciato a un’eventuale addizionale Irpef, non abbiamo aumentato le aliquote base per Tares e Imu sulla prima casa. Nessun taglio, inoltre, sul fronte dei servizi alla persona». Quali sono le previsioni di bilancio per il 2014? «L’entità della manovra economica è di 350 milioni di euro. Nella maggioranza dei casi abbiamo limitato l’aumento delle tariffe al recupero dell’inflazione; nessun rialzo c’è stato in alcuni comparti chiave come il trasporto pubblico e gli asili nido. Abbiamo ridotto l’indebitamento e tagliato il più possibile sul piano della spesa corrente, proseguendo in un certosino lavoro di limatura della spesa. La nostra filosofia è ragionare in termini di priorità, privilegiando la realizzazione solo di quelle spese più significative in termini di utilità per la nostra comunità. Gli investimenti previsti per quest'anno sono di 61,7 milioni di euro». Dal punto di vista urbanistico quali progetti sono in cantiere? «Tra le più significative opere pubbliche che abbiamo programmato per i prossimi anni c’è il tempio crematorio, un intervento che va a soddisfare un’esigenza molto sentita nella nostra comunità. Per quest’opera è previsto un investimento di 5,5 milioni di euro. Un altro progetto che ci sta particolarmente a cuore per la sua valenza anche sociale è la riqualificazione del giardino di piazza Dante, di fronte alla stazione ferroviaria, e della vicina palazzina Liberty. Si tratta di un intervento articolato che mira a restituire alla piena fruibilità della città un’importante area verde, oggi a rischio degrado, e la vicina palazzina, gioiello dell’arte liberty a Trento, che ospiterà la biblioteca comunale per bambini e ragazzi. Altri significativi progetti sono i nuovi asili nido dei sobborghi di

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Martignano e Ravina, due opere che daranno risposta alle esigenze di molte famiglie. La struttura di Ravina potrà ospitare da settembre 2015 fino a 39 bambini; a Martignano verrà realizzato un asilo a zero emissioni e i lavori cominceranno a breve». Per quanto riguarda la valorizzazione del patrimonio? «Sul piano del patrimonio comunale questa giunta si è impegnata in un ambizioso progetto di valorizzazione degli immobili dell’amministrazione, che poterà a risparmiare a regime 2,3 milioni di euro l’anno in affitti. Il programma riguarda la dismissione di edifici inutilizzati o sottoutilizzati e la ristrutturazione di altri, come l’ex Civica Casa di Riposo o l’ex sede della polizia locale, per citare solo i più importanti, che ospiteranno servizi comunali oggi in strutture in affitto. Infine, è stata completata poco meno di un mese fa la ristrutturazione delle scuole elementari Crispi, nell’ambito di un complessivo progetto di ottimizzazione dell’edilizia scolastica in città. A settembre si tornerà a far lezione in quelle aule, e oltre agli alunni delle elementari andranno in quegli spazi anche i ragazzi delle medie e del conservatorio». Sul tema sicurezza, di cui si sta discutendo in questo periodo, cosa si sta facendo? «La sicurezza è una delle nostre priorità perché rappresenta un bene sociale e un diritto di tutti i cittadini. Per tale ragione poniamo massima attenzione a questo tema. In particolare, manteniamo un confronto costante e continuo con i comitati di cittadini nati in modo spontaneo nelle zone più a rischio della città, che per noi rappresentano un interlocutore prezioso. Anche con la loro collaborazione stanno nascendo iniziative di animazione e valorizzazione di parti di città. Sul piano del controllo, da sempre ci muoviamo in sinergia con le forze dell’ordine, nell’ambito del comitato per l’ordine e la sicurezza. Siamo, comunque, pronti a fare la nostra parte, aumentando i nostri sforzi. A breve verranno installate nuove telecamere in città e abbiamo proposto un’estensione del controllo serale da parte della polizia locale. È un ragionamento aperto su cui siamo pronti a metterci in gioco, ma che, come è evidente, richiede un’inevitabile riflessione anche sulle risorse finanziarie disponibili». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014

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TRENTINO ROBERTO DE LAURENTIS

MENO TASSE E BUROCRAZIA La crisi ha inciso sul numero di imprese artigiane in Trentino. Le istituzioni locali cercano di arginare le difficoltà in attesa degli interventi del governo numeri rivelano una tenuta, ma per le piccole imprese trentine permane il momento di grande difficoltà. Nel corso dell’ultimo anno l’albo degli artigiani ha registrato un calo di circa 240 imprese, scese da 13.300 a poco più di 13.000. «In Trentino – spiega Roberto De Laurentis, presidente di Confartigianato Trento - non ci sono altre associazioni che rappresentano l’artigianato se non la nostra, che raggruppa circa 10.000 imprese, le altre 3.000 non hanno una rappresentanza». La morsa delle tasse è sicuramente una delle cause principali della chiusura di tante piccole imprese. Quali sono gli altri ostacoli? «Oltre alla morsa fiscale, c’è il peso della burocrazia che è sempre più alto e per noi trentini la complicazione è data dai costi più elevati perché siamo un’economia di montagna e quindi costa tutto di più, dai trasporti ai beni prodotti». Di recente anche gli artigiani sono scesi in piazza a Roma. Cosa chiedete al governo? Quali sono le priorità? «Bisogna agire sulla tassazione che colpisce le imprese, quindi l’Imu sui capannoni che vengono utilizzati, poi l’Irap, che è una tassa già ingiusta per la sua natura e, infine, è giusto intervenire anche sull’Irpef regionale. Inoltre, la burocrazia è asfissiante e si traduce in giorni persi di lavoro per adempiere a tutte le procedure che ci vengono richieste. Va rivendicato

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↑ Roberto De Laurentis, presidente dell’Associazione artigiani e piccole imprese della provincia di Trento

il ruolo centrale della piccola impresa italiana che costituisce oltre il 98% delle imprese nazionali, contro l’1,5% del sistema confindustriale che fa razzia sia delle risorse che della scena mediatica. Noi con le nostre piccole imprese, pagando le tasse qui sul territorio, di fatto finanziamo anche tutti gli aiuti che vanno alle grandi imprese». Le istituzioni del territorio cosa stanno facendo? «La nostra provincia si sta muovendo. In Trentino tratteniamo il 90% delle tasse che vengono raccolte dalle imprese. Non riceviamo soldi da Roma, ma quello che le imprese versano rimane in gran parte sul nostro territorio. Quest’anno ci sarà un abbattimento dell’Irap per tutte le imprese e probabilmente un contenimento totale a carico del pubblico e della Provincia per la parte eccedente della Tasi nazionale, che viene di fatto assorbita. Infine, ci sarà la possibilità di ridurre in maniera drastica alcune procedure, come le pratiche che riguardano l’edilizia, un modo per accelerare i tempi semplificando la burocrazia. Siamo in fase di scrittura della legge finanziaria e la politica sta discutendo con noi gli interventi necessari». \\\\\ NMM MARZO 2014



EDILIZIA LUCA OSS EMER

NUOVI MODELLI PER L’INGEGNERIA

Il building information modelling e gli strumenti che cambiano il volto dell’ingegneria internazionale. Luca Oss Emer, presidente di New Engineering, ne spiega vantaggi e opportunità

ella corsa tecnologica in campo ingegneristico il sistema Italia è sicuramente indietro. Se si considera la gravissima crisi del settore edile nel mercato interno, è una mancanza imperdonabile che apre uno iato con i paesi europei più avanzati. La disamina dell’ingegner Luca Oss Emer è severa, anche se non manca di ottimismo. Oss Emer è alla guida della New Engineering, una società trentina d’ingegneria, operante nel campo della progettazione edile, architettonica, strutturale, impiantistica, nel campo energetico, della sicurezza, direzione lavori e rilievi strumentali. «L’Europa – afferma l’amministratore della New Engineering – si sta muovendo per rendere obbligatoria l’adozione di questi metodi: in Finlandia, Danimarca e Norvegia sono ormai obbligatori; in Germania, Olanda, Svezia e Inghilterra sono “raccomandati”. L’Italia è ancora un po’ indietro. Eppure, noi siamo convinti che nel giro di pochissimi anni tutti dovranno adeguarsi».

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www.new-engineering.it

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Facciamo un passo indietro, in quale contesto si muove la vostra società? «Fin dalla sua fondazione, ormai più di dieci anni fa, ci siamo posti l’ambizioso obiettivo di risolvere ogni tipo di problematica che committenti pubblici e privati incontrano nella costruzione, gestione, mantenimento, ristrutturazione e rinnovamento di opere edili e infrastrutture. A tal fine abbiamo sviluppato al nostro interno competenze multi-disciplinari, acquisito strumenti e tecnologie per l’analisi e per la misura sul campo dei dati di progetto. Abbiamo puntato fortemente sulle nuove tecnologie e su un sistema di gestione documentale e della qualità che ci hanno permesso di essere conosciuti per la rapidità e concretezza delle risposte alle più svariate richieste». Torniamo, quindi, al punto: di quali tecnologie parla? «Sono strumenti che consentono di rendere più accessibili a tutti le informazioni tecniche, perché fanno grande uso della tridimensionalità, permettendo di visualizzare le opere in progetto anche senza dover ricorrere alle astrazioni grafiche fino ad oggi necessarie (sezioni, piante, prospetti). Ormai da alcuni anni infatti implementiamo tecnologie che ci consentono di realizzare i nostri servizi in maniera tridimensionale, garantendo così alla committenza di visualizzare e apprezzare il risultato finale anche se mostrato solamente attraverso il video di un computer. È importante inol-

↖ L’ingegner Luca Oss Emer, amministratore della New Engineering con sede a Trento, durante una riunione con lo staff tecnico

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Budget La realizzazione del Polo della Meccatronica di Rovereto ha impiegato tecnologie all’avanguardia e concetti alla base dell’edilizia tradizionale

tre sottolineare che realizziamo questi modelli in tre dimensioni seguendo gli standard che sono in fase di sviluppo in Europa e nel mondo e che ricadono sotto il nome del Bim (Building Information Modelling). L’obiettivo di questi standard è di garantire l’immediata condivisione delle informazioni relative alle opere da progettare, costruire, gestire tra tutti i soggetti coinvolti nei vari livelli della filiera. La nostra società può vantare l’adozione di queste tecnologie ormai dal 2005». Quindi BIM e tre dimensioni sono la chiave del futuro? «A dire il vero, almeno per quanto ci riguarda, solo tre dimensioni ci stanno strette. La quarta dimensione è sempre presente nei nostri progetti: essa rappresenta il tempo, altra variabile fondamentale nella costruzione e nella gestione delle opere civili. È una variabile che spesso viene sottovalutata a livello italiano, ma che se correttamente valutata permette di verificare interferenze e punti di criticità che con una semplice modellazione 3d non verrebbero evidenziati». Qualche esempio pratico? «La pianificazione 4d come viene definita al nostro interno e negli standard internazionali prevede ad esempio di analizzare la costruzione di un edificio nelle sue MARZO 2014

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EDILIZIA LUCA OSS EMER

sotto fasi attraverso la scomposizione dello stesso in pacchetti di lavoro, work package (WP), oppure secondo la struttura di progetto prevista (WBS - Work Breakdown Structure). Questo garantisce di verificare passo per passo che una fase sia realizzabile e non precluda la fase successiva. Un esempio che abbiamo analizzato di recente è stata la costruzione di una scuola in cui alcune opere fondazionali profonde bloccavano l’accessibilità dei mezzi allo stesso cantiere. In questo caso si è modificato il progetto prevedendo la realizzazione delle fondazioni per sotto-fasi in modo da garantire sempre l’accessibilità al sito». Quale progetto vi ha impegnato nell’ultimo anno? «Sicuramente il Polo della Meccatronica di Rovereto di cui abbiamo seguito la consulenza statica sia in progettazione che in esecuzione e la certificazione Arca. Un gioiello di tecnologia che aggrega i concetti di edilizia tradizionali con quelli di edilizia prefabbricata in legno e cemento armato». Seguendo la vostra strategia, con quali risultati avete chiuso il 2013? «Nel corso del 2013 la nostra società ha consolidato il fatturato del triennio precedente. Il risultato è un traguardo importante per una società d’ingegneria che opera principalmente nel settore edile sottoposto in questi ultimi anni a riduzioni vertiginose di fatturato.

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I NUOVI STRUMENTI PERMETTONO DI VISUALIZZARE LE OPERE SENZA ASTRAZIONI GRAFICHE Il nostro approccio allo svolgimento dei servizi prevede di dare prioritaria importanza alla soddisfazione del cliente, riteniamo che questo sia prioritario rispetto al fatturato, che sarà garantito se i nostri committenti saranno soddisfatti e parleranno bene di noi». Ci sono altri campi in cui vi sentite in grado di dare risposte? «Sicuramente la sostenibilità. Siamo certificati, accreditati o membri di Arca, Casaclima, GBC Italia, Zephir, Passivhouse, Habitech. La sostenibilità è il nostro mestiere. Nel campo delle infrastrutture ed edilizia ospedaliera riusciamo a fornire esempi virtuosi come la progettazione di un ospedale interamente in struttura prefabbricata in legno antisismico certificato e accreditato». Quali le priorità per il futuro? «Ci rivolgeremo a un target più amplio. Il mercato è diventato esigente e, di conseguenza, le aziende di medie dimensioni, non dotate di strutture interne dedicate all’ingegneria, avranno la necessità di esternalizzare alcuni servizi. Noi in questo senso siamo pronti a essere un valido supporto». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014



EDILIZIA SANDRA MARCON

FARE RETE RENDE COMPETITIVI Come cambiano le esigenze, il mercato, i produttori e i loro prodotti. Il punto di Sandra Marcon sul settore serramenti l mercato è saturo e competitivo, oggi come in nessun altro periodo. Il settore edile in Italia è polverizzato in una miriade di microscopiche aziende che lavorano su scala locale. La cosa non riguarda solo le realizzazioni e le nuove costruzioni, questo succede anche in quelle branche produttive che comprendono imprese di serramenti e chiusure, cioè si estende anche all’industria legata al comparto. Il risultato è una forza incapace di opporsi alla contrazione attuale. Nella sua analisi, Sandra Marcon, che insieme ai fratelli Daniela e Angelo Marcon guida la trevigiana Conegliano Serramenti,si spinge in fondo al problema. E le sue considerazioni non sono tutte negative. «Abbiamo subito la crisi – dice Sandra Marcon – come chiunque altro nel nostro campo. Bisogna premettere che siamo produttori di chiusure per abitazioni, negozi e capannoni industriali, chiusure per banchi bar di navi da crociera, chiusure speciali in acciaio inox e alluminio. In particolare i nostri prodotti

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Sandra Marcon, amministratrice della Conegliano Serramenti Srl con sede a Mareno di Piave (TV)

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sono cancelli estensibili certificati per finestre, grate fisse e apribili, serrande avvolgibili per negozi, serrande avvolgibili per garage coibentate, serrande specifiche per centri commerciali, chiusure industriali. Nonostante la nostra posizione invidiabile, essendo tra le prime due aziende italiane nel settore e la prima nelle chiusure per le navi da crociera, abbiamo dovuto fare i conti con molte delle difficoltà connesse alla crisi economica». Quale, in particolare? «L’insolvenza. La politica dell’azienda è di non accettare più le grandi commesse allettanti su cui si paventa la possibilità di insolvenze. Per esempio, oggi sappiamo che il vedersi negata da parte del committente qualsiasi trattativa in merito ai pagamenti, è segnale di scarsa o dubbia affidabilità. L’azienda è costretta, giustamente, ad adempiere a tutti gli obblighi relativi alla sicurezza, a dimostrare di aver regolarmente pagato i contributi previdenziali, a predisporre plichi di documentazioni, ma quando, con gran impegno economico e del personale, si arriva alle scadenze dei pagamenti, se il committente non rispetta gli accordi, l’azienda non gode di nessuna assistenza e tutela. Questa, invece, dovrebbe intervenire immediatamente, al verificarsi dell’insolvenza». Come riassumerebbe i risultati ottenuti con questo nuovo corso?

www.coneglianoserramenti.it

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I PRODUTTORI DEVONO ALLEARSI PER PROPORRE ARTICOLI SEMPRE AL PASSO CON I TEMPI «Grazie a una scrupolosa e lungimirante gestione, siamo riusciti a raggiungere un risultato di bilancio molto positivo e un trend ancora migliore si sta prospettando per il 2014, anno che sta godendo degli investimenti economici prodotti nel 2013. In ultima analisi possiamo dire di aver raggiunto e di stare perseguendo l’intento di non svilire il nostro mestiere e il nostro guadagno, alla ricerca di un risultato di fatturato ad ogni costo, concordiamo le condizioni di vendita senza cedere a compromessi che ci penalizzino oltre misura. Conegliano Serramenti non vuole fermarsi a quel passivo, anche se giustificato, atto di accettazione». Qual è stato il vostro piano d’azione? «Abbiamo ottimizzato la produzione e i processi di sviluppo e questo ci ha permesso di investire su nuove tecnologie. Un’analisi attenta del mercato ci ha portato ad aggiornare i prodotti e adeguarli ai requisiti estetici per valorizzarli e differenziarci dai nostri competitor. Da qui è nato “Forza”, un sistema innovativo per la bilanciatura e motorizzazione di porte avvolgibili automatiche, un proMARZO 2014

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EDILIZIA SANDRA MARCON

40 metri getto ambizioso che ha impegnato l'azienda nella progettazione, realizzazione e messa in produzione di componenti innovativi». In cosa consiste? «Il sistema “Forza” nasce dalla necessità di soddisfare concretamente le direttive europee proponendo un nuovo sistema di bilanciamento della porta avvolgibile attraverso una molla torsionale dotata di sistema paracadute contro la rottura della molla stessa, in abbinata è stato realizzato un motore a corrente continua dotato di encoder capace di rilevare un ostacolo durante tutta la fase di funzionamento della porta. Aziende della nostra grandezza hanno tante idee innovative». Come sono cambiati i vostri prodotti in relazione alla situazione economica? «Oggi i prodotti standard non sono più standard: è necessario essere in grado di fornire quello che non c’è in listino per fidelizzare la clientela. La funzionalità non è più sinonimo di qualità ed è qualcosa che il cliente dà per scontato. È un mercato sempre più aperto, dove il cliente sa cosa vuole, naviga su internet, confronta i prezzi, è aggiornato e l’acquisto avviene sempre più dalla rete e permette a un’azienda di Napoli di vendere una porta ad Aosta».

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Larghezza Le serrande per centri commerciali, realizzate su misura dalla Conegliano Serramenti, raggiungono anche grandi dimensioni

Quindi i prodotti su misura sono quelli che hanno fatto la differenza. «Nel nostro caso, i prodotti speciali sono adattabili a una vasta casistica operativa e offrono la possibilità di realizzare chiusure interne ed esterne di supermercati, di locali di grandi dimensioni o chiusure particolari per banchi bar e applicazioni similari. Sono realizzate a disegno utilizzando materiali di pregio quali acciaio, acciaio Inox e alluminio, e offrono la possibilità di essere personalizzate secondo le esigenze del cliente. Tutti questi articoli sono realizzati da personale molto specializzato in grado di unire lavorazioni prettamente manuali ad un elevato automatismo nella realizzazione. Abbiamo in questo modo realizzato progetti importanti che ci hanno portato ben oltre i confini nazionali, permettendoci di applicare i nostri prodotti sulle più grandi e importanti navi da crociera del mondo». La stagnazione del mercato interno vi ha spinto oltre confine? «Purtroppo è difficile per le Pmi affacciarsi sui mercati esteri, mercati che oggi garantirebbero una certa tranquillità in termini di fatturati e soprattutto di pagamenti. Esportiamo circa il 20 per cento della nostra produzione nei mercati vicini, Slovenia, Croazia, SloMARZO 2014


SERRAMENTI DA CROCIERA

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andra Marcon, amministratrice della Conegliano Serramenti, spiega come l’impresa trevigiana abbia raggiunto la vetta, risultando la

prima azienda italiana per le chiusure sulle navi da crociera. «Entrare nel mondo delle navi – spiega Marcon – non è stato facile ma, il nostro magazzino di semilavorati speciali e di qualità, come l’Acciaio Inox Aisi 316, l’alluminio, il policarbonato, tutti in molteplici finiture e sezioni, ci ha permesso di rispondere prontamente a richieste di chiusure speciali, tutte realizzate su misura. Il personale produttivo dedicato viene impiegato nell’installazione delle chiusure all’interno delle navi e questo, negli anni, ha permesso di mettere in evidenza la nostra competenza. Abbiamo sempre creduto che la qualità superiore fosse la carta vincente, per questo costruiamo chiusure nei diversi materiali, oltre che in acciaio zincato anche in acciaio Inox e alluminio: prodotti quali le serrande per i banconi bar, hanno trovato la loro massima espressione nelle grandi navi da crociera, con design e materiali innovativi.

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vacchia. Ci siamo spesso affacciati sul mercato inglese, austriaco e abbiamo fatto fiere negli Emirati Arabi. Durante l’attività commerciale abbiamo capito che è indispensabile allearsi fra produttori per riuscire a proporre sempre realizzazioni al passo con i tempi, innovative e di qualità. É per questo che CS aderisce all'Acmi, associazione che racchiude tutti i più importanti produttori di chiusure italiani, perché crede che si potrà guardare con ottimismo al futuro se si troverà un accordo che ci porterà ad aggredire assieme i mercati esteri. Inoltre, siamo impegnati in una partnership con un grande produttore tedesco di porte, nel tentativo di chiudere un accordo che ci permetta di produrre in Italia con licenza tedesca». Qual è il valore più importante su cui fare affidamento per il futuro? «Ovviamente le risorse umane. La Conegliano Serramenti è un'azienda di persone innanzitutto, gli operai e i dipendenti che negli anni hanno visto crescere questa realtà sono la vera forza dell’azienda. Dal 1977, anno in cui mio padre Antonio l’ha fondata, la società ha cambiato diversi assetti e alcuni dipendenti ci sono da tempo, altri non lavorano più con noi; oggi siamo in 27, io devo a tutti un grazie per la dedizione e per aver superato insieme momenti difficili portando valore a questa azienda». \\\\\ REMO MONREALE MARZO 2014

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EDILIZIA SARA CATTABIANI

EDILIZIA ESPORTABILE Costruire all’estero è possibile. Sara Cattabiani racconta come gestisce il mercato delle casseformi in Serbia, Marocco, Brasile e Perù er molte aziende impegnate nel settore edile portare il proprio business all’estero non è semplice. I motivi sono facilmente intuibili e sono quasi tutti di ordine logistico: far arrivare materiali, macchinari e personale in un Paese a volte anche molto lontano è difficile e dispendioso. Chi, tra le varie realtà edili, si differenzia, grazie a un fatturato maturato quasi esclusivamente all’estero, è la società Cattabiani, che da oltre quarant’anni si occupa di carpenteria metallica, con specializzazione nella produzione di casseformi. «Se per le altre aziende edili tutto lo staff e i macchinari devono trovarsi nel luogo del cantiere e quindi nel Paese estero dove si intende costruire – spiega Sara Cattabiani, amministratore unico dell’impresa – nel nostro caso deve trovarsi in loco solo il prefabbricatore e uno dei nostri operatori. Le casseformi, infatti, sono strutture all’interno delle quali i prefabbricatori versano le colate di cemento armato e possono essere utilizzate per costruire abitazioni, capannoni o grandi opere, quindi sia in ambito civile che industriale. Il nostro è un prodotto che può essere trasportato, e quindi esportato, facilmente e senza alcun tipo di problema e lo conferma il fatto che i mercati esteri in cui lavoriamo maggiormente sono la Serbia, il Marocco, il Brasile e il Perù. In questo periodo, poi, siamo in trattativa con alcuni partner in Iraq, che gode di un mercato davvero interessante e dove vorremmo aprire una filiale». La Cattabiani, che in Italia lavora per società venete

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www.cattabiani.it

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e lombarde, deve un 2013 positivo e chiuso in attivo anche al servizio che è in grado di offrire al bacino d’utenza. «Quello che riserviamo ai nostri clienti, nuovi o storici che siano – continua ancora Sara Cattabiani – è un servizio completo, che prevede montaggio in loco con un nostro operatore e assistenza post vendita, aspetti a cui non tutte le imprese danno la giusta importanza. Per esempio, occuparci direttamente del montaggio consente sia a noi che al cliente di stare tranquilli ed essere sicuri che il lavoro venga fatto nel modo migliore e che i casseri, altro nome delle casseformi, siano montati in maniera corretta, così da non avere problemi in fase di gettata del cemento. Altre caratteristiche che rendono competitivo il nostro prodotto sono il rapporto MARZO 2014


qualità-prezzo e la fase di controllo. Per quanto riguarda il primo, oggi i prezzi sono dettati dal mercato e, di conseguenza, molte sono le aziende che per sopravvivere decidono di abbassare anche il livello della qualità. Noi non lo facciamo; certo abbiamo reso i prezzi più accessibili, ma la qualità dei nostri prodotti, realizzati interamente in Italia nella nostra officina, è invariata. Il fatto, poi, di testare, controllare e provare più volte le casseformi prima di consegnarle rappresenta per il cliente una garanzia di affidabilità e serietà professionale». Proprio la capacità di soddisfare in pieno le aspettative e le richieste ha permesso alla Cattabiani di cominciare il 2014 con il piede giusto. «Abbiamo già preparato vari preventivi – conclude Sara Cattabiani – e iniziato alcune interessanti collaborazioni

La Cattabiani & C. Srl ha sede a Collecchio (PR)

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OGNI PRODOTTO VIENE PRIMA TESTATO NELLA NOSTRA OFFICINA E POI SMONTATO E CONSEGNATO

che ci rendono fiduciosi per quello che sarà l’andamento di questo nuovo anno. Inoltre, possiamo dire di aver notato dei timidi segnali di ripresa sia all’estero, dove se nel 2012 tutto era bloccato, ora è scoppiato un vero boom di commesse nel comparto edile, sia in Italia, dove finalmente alcuni prefabbricatori fermi da quasi un anno hanno ricominciato a fare preventivi e richiedere offerte. È solo l’inizio di un lungo percorso di ripresa, ma di sicuro regala un po’ di ottimismo e fiducia a tutto il comparto edile, uno tra i più colpiti dalla crisi economica». \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014

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DESIGN EDI POLESELLO

UN MODELLO DI LIFESTYLE

Il made in Italy nell’arredo continua a detenere il primato dello stile nel mondo. Edi Polesello definisce i nuovi ostacoli e gli strumenti per superarli enerare valore e promuovere cultura attraverso soluzioni che sappiano erigersi a modello di lifestyle. In questo si può riassumere la missione dei produttori italiani nel settore arredo, che hanno il compito di difendere il ruolo dell’Italia come arbiter elegantiae a livello internazionale. Edi Polesello, titolare della pordenonese Arbi, vede in prodotti autentici, testimoni assoluti dello stile made in Italy, l’unico obiettivo perseguibile. L’impresa di Brugnera vanta un’esperienza quasi trentennale nel comparto mobili bagno, ma la tradizione su cui il prodotto italiano basa la sua fortuna non è l’unico elemento a caratterizzare il tentativo di Polesello. «La Arbi

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www.arbiarredobagno.it

– spiega il titolare – è consociata del gruppo Atma. Trovarsi legati al più grande e solido gruppo in Italia ha imposto che l’azienda si strutturasse da subito con precise logiche di produzione e di gestione degli ordini. Tradizione e innovazione sono le parole chiave cui facciamo riferimento, principi cardine di un know-how frutto dell’esperienza nel settore dei mobili bagno: i nostri prodotti sono, quindi, la sintesi di esperienza artigianale e avanzata tecnologia produttiva. I notevoli investimenti nella ricerca, che caratterizMARZO 2014


La Arbi Srl ha sede a Brugnera (PN)

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Dipendenti I numeri del Gruppo Atma, che comprende 12 stabilimenti produttivi più una serie di marchi che assicurano una stabilità non trascurabile

zano da sempre Arbi, sono tangibili nel rapporto qualitàprezzo dei nostri prodotti. Oggi, uno degli obiettivi principali delle aziende è di abbassare i costi di magazzino e di produzione. Anche noi ci stiamo strutturando sempre più in questa direzione, con impianti e macchinari per essere più competitivi nel mercato anche internazionale». L’innovazione tecnologica, nell’intento della società, deve permettere di ottimizzare tempi e costi, migliorando gli standard qualitativi. «Puntiamo a questo – continua Polesello – attraverso lo stoccaggio e la distribuzione di prodotti finiti con impianti automatizzati, la completa autonomia produttiva dei nostri mobili all’interno dello stabilimento tramite macchinari di ultima generazione, e, infine, con sistemi software per il controllo dell’intero ciclo produttivo, garantendo al cliente e all’azienda il monitoraggio completo dall’ordine alla consegna». I risultati raggiunti nel corso del 2013 sono incoraggianti, segno che il design italiano può crescere. «Nonostante il mercato in forte recessione – dice Polesello – ha avuto una crescita di circa il 15 per cento, sicuramente in controtendenza, acquistando posizioni nel mercato interno e svilupNORD SVILUPPO

pando alcuni mercati esteri. Una delle difficoltà maggiori è far capire alle istituzioni che i tempi sono cambiati e loro non si sono adeguati per permettere al mondo imprenditoriale di resistere. Così, i giovani che vogliono fare impresa sono costretti a dirigersi verso altri paesi». E a proposito dell’estero, anche la Arbi non è sorda alle lusinghe dei mercati stranieri nei confronti dello stile italiano. «All’export – confessa l’amministratore dell’azienda pordenonese – in questi ultimi anni stiamo dedicando del tempo con prodotti dedicati e fiere di settore: abbiamo ottenuto risultati in Russia e nei mercati di lingua tedesca. Oggi parliamo di Europa ma il nostro raggio di azione si sta muovendo anche verso le Americhe. Anche questo è in parte dovuto al vantaggio competitivo che per noi rappresenta essere un’azienda collocata nel Nord Est: siamo fortunati perché le generazioni che ci hanno preceduto ci hanno trasmesso dei sani principi e noi di questo ne abbiamo fatto tesoro. Geograficamente siamo situati in un’area dove ci sono servizi e i confini vicini ci accolgono: sfruttiamo bene questo raggio d’azione». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014

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MATERIALI ARTURO POZZOBON

IL COMPARTO DEL LEGNO, TRA ESTETICA E SOSTENIBILITÀ egli ultimi anni, la consapevolezza dei consumatori in merito ai prodotti eco-compatibili è aumentata. È quindi necessario che i settori del mercato, e in particolare il comparto del legno, rispondano a questa evoluzione nella maniera appropriata. È quindi necessario fornire ai consumatori finali prodotti sicuri e certificati, perché è questo ciò che vogliono. Per le realtà, come la Arturo Pozzobon Srl, impegnate nel settore della lavorazione del legno, tutto questo si traduce nella produzione di articoli di qualità conformi alle normative europee vigenti. Concretamente, ciò significa per esempio impiegare solo pannelli certificati per la linea del rivestito, oppure certificare gli articoli con la Pefc-Fsc, che garantisce la provenienza del legname da foreste gestite

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Nel trevigiano, il settore del legno si fa sempre più eco-sostenibile e diversificato. Gli standard ambientali, sociali ed economici della Arturo Pozzobon

La società Arturo Pozzobon Srl si trova a Trevignano (TV)

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40 ANNI DI ATTIVITÀ www.pozzobonarturo.com

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ra il 1973 quando Arturo Pozzobon, da mobiliere d’arte è diventato imprenditore nel settore del legno, fondando l’omonima azienda.

Inizialmente produceva cornici e profili vari in legno per la piccola clientela di falegnami e parchettisti. Già verso la fine degli anni 70, però, le richieste di mercato lo hanno spinto a completare la gamma di prodotti ampliando la produzione e introducendo la verniciatura degli articoli; e dopo solo pochi anni, la grande domanda di prodotti in legno e in particolar modo di perline da rivestimento ha permesso alla società di crescere sia in termini occupazionali che logistici e tecnologici. Dopo la scomparsa del padre, le quattro figlie, già impegnate da qualche anno in azienda, hanno preso le redini dell’attività, conferendo un’impronta davvero innovativa al passaggio generazionale.

nel rispetto di rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Per il futuro, inoltre, l’azienda ha in programma di ricercare e utilizzare solo materie prime eco-sostenibili e di provenienza sicura, ovvero derivanti da foreste protette in cui vengano rispettati l’habitat flora-fauna così come il terreno, il clima, l’acqua e le popolazioni che le abitano. Quella della Arturo Pozzobon è una produzione in serie elastica, in grado di soddisfare le richieste di prodotti a campione e le esigenze particolari di ogni cliente. Attualmente la gamma di articoli spazia dai perlinati ai pavimenti e sottotetti in legni resinosi, come pino, abete e larice, dalle cornici per le rifiniture d’arredo e NORD SVILUPPO

d’interni ai profili, battiscopa e corrimano. Per completare l’offerta volta al cliente, l’azienda ha ideato anche una linea fai da te che comprende listelli in varie essenze legnose e tavole lamellari. La diversificazione dei prodotti permette alla Arturo Pozzobon di operare e collaborare con svariate tipologie di committenza, tra cui serramentisti, grande distribuzione, magazzini di rivendita e consumatore finale. Essendo posizionata all’interno di un mercato così ampio, per mantenersi competitiva, l’azienda deve lavorare in maniera flessibile, adottando le migliori tecniche organizzative e produttive, e garantendo un prodotto del tutto made in Italy. L’italianità del prodotto è ancora oggi un ottimo biglietto da visita sia per il mercato interno che per quello estero, dove il ramo di clientela contract diffonde gli articoli firmati Pozzobon. Negli anni, numerosi sono stati gli investimenti effettuati dalle titolari, subentrate al padre alle redini dell’azienda: la costruzione di un nuovo fabbricato adibito a uffici, con negozio ed esposizione, nonché l’ampliamento del magazzino e di parte dei locali destinati alla produzione. Inoltre, è stata rivista la parte commerciale e sono state rafforzate le linee produttive con le migliori tecniche lavorative e adottando una meccanizzazione avanzata. L’impegno finanziario è stato grande, ma ha comportato un buon posizionamento sul mercato italiano dell’edilizia e del fai da te. Per l’immediato futuro, la Arturo Pozzobon ha in programma il rifacimento del sito web aziendale, progetto già in fase di realizzazione e che prevederà la visibilità online di tutti i prodotti. \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014

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MATERIALI MATTIA DEL PUPPO

TRA FUNZIONE E DESIGN

Il mercato dell’arredo chiede oggi marmi sintetici e tecnici, quindi funzionali ed ecologici. Mattia Del Puppo racconta le ultime tendenze

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egli ultimi anni, nel settore dell’arredo, all’utilizzo di pietre naturali come marmi e graniti si è affiancato anche l’impiego di materiali diversi: marmi sintetici, quarzo e marmoceramica. Ma cosa ha spinto i produttori di bagni, cucine e complementi per l’edilizia a introdurre nel loro campionario prodotti del genere? Lo spiega Mattia Del Puppo, che dirige l’impresa Marmo Elite insieme al padre Michele, fondatore e titolare. «I materiali che utilizziamo più frequentemente per le nostre produzioni – chiarisce Mattia Del Puppo – sono i marmi e i graniti. Sono materiali adatti sia all’interno che all’esterno e sono apprezzati tanto in Italia quanto all’estero. Nonostante ciò, l’ultimo periodo ha visto il mercato cambiare rotta e prediligere maggiormente i marmi cosiddetti tecnici, usati soprattutto per i top cucina, e i marmi sintetici. Il perché di questa preferenza è presto detto: i marmi sintetici, così come il quarzo o il marmoceramica, sono materiali dalle molteplici peculiarità. In primis, sono funzionali, poiché possono essere impiegati in ogni tipologia di arredamento; in secondo luogo, sono rispettosi dell’ambiente, in quanto vengono prodotti quasi interamente con materiali riciclati; infine,

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Spessore È quello della ceramica laminata, il materiale tecnico simile al marmo sintetico con cui la Marmo Elite produce la sua nuova serie di lavabi

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La Marmo Elite Sas si trova a Brugnera (PN)

marmoelite@libero.it

hanno una resistenza ad acidi, urti, graffi e sollecitazioni molto alta, e, di conseguenza, sono materiali duraturi nel tempo e qualitativamente eccellenti». A fronte delle nuove richieste del mercato e del bacino d’utenza, la Marmo Elite ha dovuto implementare il campionario, nonché la produzione, cominciando a realizzare anche tipologie innovative di lavabi. «Da circa un anno – spiega Mattia Del Puppo – abbiamo avviato una produzione parallela di lavabi, piani per cucina, piatti doccia e rivestimenti in ceramica impiegando lastre di basso spessore, 3/5 millimetri, e incollandole a supporti di ogni tipo come top, superfici cementizie e complementi per mobili. In particolare, i lavabi di ultima generazione sono il risultato di un’unione tra i materiali più innovativi presenti sul mercato e una tipologia di lavorazione artigianale. Nei lavabi della nuova serie, infatti, è stata introdotta la ceramica laminata, un materiale tecnico con caratteristiche molto simili ai marmi sintetici ma con uno spessore molto ridotto, 2/5 millimetri. Questo ci permette di unire leggerenza e resistenza, di creare un design moderno e di produrre un lavabo assemblato completamente a mano, trasformandolo così in un pezzo unico qualitativamente ottimo, capace di esaltare al massimo il made in Italy e di aprire prospettive molto interessanti sia nel mercato nazionale che nel mercato estero». E proprio nel mercato estero la Marmo Elite ha trovato un punto di forza essenziale per la propria attività. «I Paesi in cui siamo maggiormente presenti – continua ancora Mattia Del Puppo – sono Svizzera, Francia, Regno Unito, Stati MARZO 2014

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MATERIALI MATTIA DEL PUPPO

Uniti e Russia, dove abbiamo instaurato importantissime partnership con designer e architetti. Tra gli obiettivi che intendiamo raggiungere nel corso del 2014 ci sono quelli di mantenere solide queste collaborazioni e di portare le nostre idee e i nostri prodotti anche nei Paesi arabi e orientali. Altri obiettivi dei prossimi mesi saranno gli investimenti in tecnologie che possano permetterci di ottimizzare i tempi. La produzione dei nuovi lavabi e dei piani per cucina, infatti, ha imposto un regime produttivo diverso dal solito, ragion per cui abbiamo dovuto rivoluzionare il nostro modo di lavorare. Abbiamo cominciato a investire tempo nella formazione di tutto il personale aziendale e abbiamo introdotto nuovi supporti

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I MARMI SINTETICI VENGONO PRODOTTI QUASI INTERAMENTE CON MATERIALI RICICLATI lavorativi e nuove tipologie di taglio, focalizzandoci come mai prima d’ora sulla cura maniacale del dettaglio e della precisione negli assemblaggi». E se la tecnologia è un aspetto determinante per l’attività della Marmo Elite, lo è ancora di più l’artigianalità dei prodotti. «Pur investendo in macchinari e apparecchiature – conclude Mattia Del Puppo – lavorare a mano resta per noi un elemento caratteristico dell’attività. La maggior parte delle lavorazioni manuali viene effettuata durante gli step finali del processo produttivo, in particolare in fase di rifinitura. Così facendo, rendiamo ogni nostro prodotto diverso da quelli delle produzioni serie, facendolo diventare un pezzo unico e personale, specifico per ogni cliente». Le prospettive della Marmo Elite per il 2014 sono piuttosto chiare e vanno dall’estendere la diffusione dei propri articoli all’introduzione di nuove produzioni, dall’inserirsi in maniera sempre più solida e stabile all’interno dei mercati internazionali all’ampliamento dell’unità produttiva, fino ad arrivare alla ricerca continua dell’evoluzione dell’azienda, in modo da lanciare segnali positivi non solo a chi collabora con l’impresa, ma anche all’intero settore dell’arredo realizzato con pietre naturali e marmi sintetici. \\\\\ EMANUELA CARUSO MARZO 2014



TURISMO MARINO FINOZZI

DIVERSIFICARE L’OFFERTA

Il Veneto potenzia il turismo congressuale, culturale e sportivo senza dimenticare i segmenti tradizionali. Ne parla l’assessore regionale Marino Finozzi a settima convention nazionale di Federcongressi, svoltasi dal 6 all’8 marzo a Venezia, ha suggellato la crescente importanza del settore congressuale nell’offerta turistica italiana, e veneta in particolare. «Il nostro sistema di approccio allo sviluppo d questo segmento è stato riconosciuto tra i migliori d’Italia – commenta l’assessore regionale al Turismo Marino Finozzi –. Ci stiamo lavorando da alcuni anni in maniera specifica e i risultati cominciano a farsi vedere. La convention della meeting industry di Venezia rappresenta, a suo modo, una testimo-

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nianza e una conferma del buon lavoro svolto. Che, però, è ancora in fase d’avvio». Come si configura il nuovo sistema congressuale del Veneto in un’ottica di rafforzamento del settore Mice? «Per sviluppare il segmento congressuale non è sufficiente disporre di 345 strutture idonee di prestigio, costituite da 209 alberghi, 100 centri congressi, 34 dimore storiche, 2 residenze turistico alberghiere. Occorre diffondere nel mondo questa potenzialità e il Venice Region Convention Bureau Network diventa in questo senso strategico: si declina come momento di coordinamento tra le proposte del

Villa Pisani si trova a Stra in provincia di Venezia


↓ Marino Finozzi, assessore al turismo e commercio estero della Regione Veneto

LE CITTÀ D’ARTE CONTINUERANNO A MIGLIORARE LE LORO PERFORMANCE, COME TUTTE LE METE CULTURALI territorio e la potenziale clientela, ma soprattutto come strumento per rapportarsi ai segmenti economici coinvolti nel settore congressuale in ogni parte del mondo, facendone proprie le esigenze e mettendosi a disposizione per soddisfarle». Che ruolo giocherà l’Expo? «Expo 2015 è un altro tema, molto più ampio, che coinvolge direttamente tutto il Veneto produttivo e non solo quello turistico. Ma intanto ci siamo candidati come luogo di ospitalità per la clientela vip al massimo livello. Una villa veneta è il minimo che possiamo offrire». Nel 2013 c’è stata un’ulteriore crescita degli arrivi, che sfiorano ormai i 16 milioni. Calano però le presenze, soprattutto italiane. Con quali interventi e strategie la Regione si adatterà allo scenario attuale? «Separiamo il problema degli italiani da quello delle presenze, ovvero della durata dei soggiorni. Le lunghe ferie “stanziali” stanno perdendo appeal, mentre c’è più voglia di cogliere ogni momento di vacanza, di visita, di distrazione, per la possibilità di raccogliere emozioni. Dobbiamo, da questo punto di vista, operare per ampliare la gamma dell’offerta, a partire da quella di prossimità, puntando anche a pacchetti brevi onnicomprensivi, da proporre sia a gruppi numerosi sia ristretti fino alla coppia, sapendo di avere un NORD SVILUPPO

parterre ambientale, storico-culturale ed enogastronomico che non annoia mai, ma che anzi si rinnova ogni giorno. Dobbiamo essere in grado di invogliare a prolungare, anche solo di un giorno, il turismo dei cinesi, che si fermano in Veneto una sola notte o poco più. Intendiamo attrarre anche chi utilizza i weekend per conoscere nuove mete. Nello stesso tempo, però, dobbiamo anche corrispondere alle esigenze di un turismo più tradizionale, parlo soprattutto di quello proveniente dai paesi di lingua tedesca, che ama trascorrere fuori casa una settimana o più. Per quanto riguarda gli italiani, invece, la questione è drammaticamente semplice: c’è sempre meno capacità di spesa». Mantengono il loro appeal le mete culturali, cresce il turismo termale, soffre quello balneare. Come la Regione intende sviluppare i diversi “turismi” e l’integrazione tra questi? «Stiamo parlando dei nostri tradizionali comprensori, il cui scenario è peraltro già cambiato, sia a livello di offerta locale, sia perché il turista moderno non necessariamente si cristallizza su una tipologia di offerta. Ritengo che le città d’arte continueranno a migliorare le loro performance e, MARZO 2014

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QUANDO SPORT È SVILUPPO

+2,4%

Cortina mira a diventare capitale mondiale dello sci alpino nel 2019, con tutte le positive ricadute in termini di crescita e promozione della località

Arrivi turistici in Veneto nel corso del 2013, registrando una crescita dell’1,1 per cento rispetto al 2012

Aumento percentuale degli arrivi di turisti stranieri in Veneto nel 2013, in particolare da Germania e Austria

con esse, tutte le mete di tipo culturale. In questa cornice inserisco anche la Pedemontana Veneta, l’offerta del sistema delle ville venete e anche, almeno in parte, la proposta più recente: Love me in Veneto. Quest’ultima riguarda pacchetti speciali e al massimo livello destinati all’amore, alle coppie, alle ricorrenze speciali e comprende mete dove sposarsi o soggiornare in uno scenario da favola. Tuttavia, il settore balneare rimane il principale segmento turistico, forte di circa 150 chilometri di arenili, di strutture ricettive e di svago di prim’ordine. Il fatto che lo scorso anno abbia visto calare ospiti e pernottamenti potrebbe dipendere da fattori contingenti, ad esempio dal fatto che il maltempo ci ha perseguitato. Il turismo termale segna una crescita dopo un lungo periodo di stasi. È certamente un segnale positivo, ma dobbiamo incrementare questi numeri rinnovando l’immagine del settore, che va proposto come strumento di periodi di benessere e non solo come proposta terapeutica. Tra le offerte innovative, abbiamo quest’anno messo a punto una proposta specialissima, chiamata “Roar in Veneto”, destinata in maniera specifica ai mototuristi».taura un rapporto di lungo periodo di cui beneficiano entrambe le parti». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI 180

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eventuale assegnazione dei Mondiali di sci alpino a Cortina nel 2019 si tradurrebbe in una serie di impegni ma anche di benefici per la rinomata località montana del Veneto. Ne parla Enrico Valle, presidente del comitato promotore per i Mondiali del 2019. In che modo i principali soggetti di un territorio devono collaborare all’organizzazione di un evento sportivo? «Come le grandi manifestazioni internazionali insegnano, è di fondamentale importanza fare squadra. Dal punto di vista istituzionale, coinvolgendo le istituzioni del territorio (governo italiano, Regione Veneto, Provincia di Belluno, Comune di Cortina); dal punto di vista territoriale, è necessario avere il pieno supporto di tutto il tessuto sociale ed economico, coinvolgendo quindi le forze economiche e le associazioni di categoria, oltre ai singoli cittadini». Sotto questi profili, Cortina 2019 ha svolto un lavoro importante. «Sì, è stato siglato un accordo denominato “Multi party

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TURISMO ENRICO VALLE

CORTINA È DA OLTRE VENTI ANNI GARANZIA DI MASSIMA PROFESSIONALITÀ NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA COPPA DEL MONDO DI SCI FEMMINILE agreement” tra governo, Regione, Comune di Cortina, Fisi (Federazione italiana sport invernali) e Coni, che garantisce il pieno appoggio, morale ed economico, di tutti i soggetti firmatari al progetto di candidatura. Nel contesto locale, è stato di pari passo siglato un protocollo di intesa tra il comitato di candidatura, l’amministrazione comunale di Cortina, le associazioni di categoria (albergatori, impianti a fune, commercianti, artigiani), il consorzio turistico locale, gli istituti scolastici e alcune associazioni culturali, che stabilisce la piena condivisione di tutti i soggetti sull’importanza di ospitare i Campionati del mondo di sci 2019 a Cortina, come volano per la crescita economica, turistica e sociale dell’intera comunità». Quali sono i punti di forza sui quali può contare Cortina? «Sono innumerevoli. Dal punto di vista strettamente organizzativo, Cortina è da oltre venti anni garanzia di massima professionalità nell’organizzazione della Coppa del mondo di sci femminile, fornendo rassicurazioni alla Federazione internazionale dello sci per competizioni di altissimo profilo tecnico. Ne è la prova l’ultima edizione della Coppa del mondo di gennaio 2014 che, nonostante le avversità del meteo, ha visto ospitate sull’Olympia delle Tofane ben 4 gare consecutive, tutte svolte nelle migliori condizioni possibili per le atlete e i loro staff. Inoltre, CorNORD SVILUPPO

tina può contare sulle sue bellezze paesaggistiche e sull’unicità del suo territorio, anche alla luce del recente riconoscimento Unesco delle Dolomiti come Patrimonio mondiale dell’umanità, sull’accoglienza dei suoi abitanti e sul loro patrimonio di usi e costumi, sulla gastronomia locale, sulla sua tradizione nel turismo e nell’organizzazione di grandi manifestazioni sportive e culturali. Tutti elementi che garantirebbero ai partecipanti dei Campionati del mondo di sci 2019 un’esperienza indimenticabile». Come l’organizzazione dei Campionati del mondo di sci alpino del 2019 può, nel concreto, rilanciare l’immagine di Cortina? «Rappresenterebbe un volano per gli investimenti infrastrutturali e per i servizi. Questo sia da un punto di vista dei contributi pubblici che degli investimenti privati. Gli auspicati miglioramenti sul fronte della viabilità, dei parcheggi, degli hotel, del sistema funiviario (impianti di risalita e piste) che i Mondiali di sci garantirebbero, consentirebbero a Cortina di offrire uno standard turistico più alto, adeguato al blasone della località. Migliori prospettive dal punto di vista turistico, assieme al potenziamento dei servizi e all’incremento delle opportunità lavorative soprattutto per i più giovani, sarebbero fondamentali per migliorare le prospettive future di tutta la comunità cortinese». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014

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TURISMO SERGIO CALÒ

TRA FRUIZIONE E TUTELA Coniugare in maniera sostenibile la conservazione con la valorizzazione. L’esperienza del metadistretto veneto dei beni culturali e ambientali dentificare la cultura come risorsa per il sistema produttivo, economico e sociale di un territorio, perché «dietro alle parole conservazione, restauro, manutenzione e valorizzazione – rimarca Sergio Calò, responsabile tecnico del metadistretto – ci sono aziende, professionisti, centri di ricerca altamente specializzati che producono posti di lavoro ed economie di scala, rappresentando una filiera produttiva di riferimento per il mondo». Quali le sfide che il metadistretto oggi deve affrontare? «Le aziende venete del settore sono caratterizzate da dimensioni ridotte, che rendono complessa la gestione di voci quali internazionalizzazione, ricerca e innovazione nell’ottica della competitività in un mercato nazionale ormai stagnante da troppi anni. La sfida, dunque, è concentrare gli sforzi, affiancare le piccole imprese e sviluppare progetti di scala, unendo competenze pubbliche e private. Il metadistretto verifica la sostenibilità dei progetti; li costruisce insieme alle imprese e sostiene queste realtà nel reperire i fondi per il finanziamento grazie a un network pubblico-privato». Quali iniziative state portando avanti? «È importante anticipare i tempi e arrivare con competenza alle sfide del mercato. Abbiamo iniziato nel 2008 un percorso di sviluppo e ricerca in alcuni filoni che ritenevamo innovativi per quegli anni e di sicuro interesse per il futuro. In particolare, abbiamo sviluppato la filiera produttiva per l’efficienza energetica negli edifici storici anche di pregio, per aumentare le capacità operative, la crescita di competenze e ampliare le possibilità di business dei tecnici e delle imprese, in un settore che si sta rivelando fondamentale per il futuro del nostro patrimonio. Altra tematica

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importante è quella legata alla filiera produttiva per l’adeguamento sismico degli edifici storici, dove abbiamo attivato per la prima volta in Europa una ricerca per comprendere la correlazione fra il rischio strutturale - che vanta ormai molta letteratura - con il rischio delle superfici di pregio, tra cui affreschi, intonaci antichi, stucchi e mosaici, con l’obiettivo di prevenire e intervenire sulle opere più urgenti». Sul fronte della conservazione? «Abbiamo sviluppato progetti con università, enti di ricerca e aziende del settore per realizzare materiali e tecnologie innovative per risolvere i problemi legati alla conservazione, anche preventiva, delle opere storico-artistiche e monumentali antiche, moderne e contemporanee. Necessario è anche fornire strumenti tecnologici avanzati e appropriati per la diffusione e la promozione dei contenuti culturali, siano essi singole opere d’arte o intere aree archeologiche. Abbiamo lavorato con alcune aziende per sviluppare software capaci di coniugare la descrizione del nostro patrimonio al fascino tecnologico. Crediamo, infatti, che attirare visitatori e rendere divertenti e interattive le nostre opere d’arte sia un buon sistema per renderle economicamente sostenibili». Come valuta il legame tra cultura ed economia in Veneto? Quali le criticità da rimuovere su questo fronte? «Tutte le attività legate al patrimonio culturale devono tendere alla sua sostenibilità, in senso di conservazione storica NORD SVILUPPO

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Le aziende che fanno parte del metadistretto veneto, 330 del comparto beni culturali e 470 di quello dei beni ambientali

e materica, fruibilità e utilizzo produttivo. Questo è il principale problema: siamo ricchi di patrimonio culturale ma non riusciamo a trasformarlo in economia, a monetizzarlo e a promuoverlo come fanno molte altre nazioni. Probabilmente, la paura di vincoli burocratici e di tempistiche incerte nell’espletamento delle pratiche ha bloccato molte iniziative. Le soluzioni sviluppate dal metadistretto puntano all’integrazione e alla compatibilità tra utilizzo, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e alla sua sostenibilità per favorirne la salvaguardia e la trasmissione alle future generazioni. Viene sollecitata la possibilità per le imprese di utilizzare il patrimonio culturale per promuovere il proprio brand, migliorare le sedi produttive e di rappresentanza e investire nel territorio e nel made in Italy, coniugando storia, cultura, bellezza e prodotto. Ulteriore obiettivo è l’aumento della fruibilità e della vivibilità del patrimonio altrimenti celato. Sono linee guida che abbiamo giù concretizzato in Veneto su importanti strutture storico-artistiche. Sono progetti fattibili, dunque, non sulla carta ma nella realtà, da portare come esempi». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014

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SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO MAURIZIO CONTE

ATTENZIONE PUNTATA SULL’AMBIENTE

Gestione delle emergenze e un piano di interventi mirati. Così la Regione traccia il percorso, in attesa di poter utilizzare le risorse bloccate dal patto di stabilità l Veneto negli ultimi anni è stato messo a dura prova dagli eventi meteorologici. «Rispetto a quanto avvenuto nel 2010, l’ultima volta il maltempo ha messo in luce una criticità diversa: si è allagato il sistema secondario dei corpi idrici e non è stato possibile smaltire l’acqua in eccesso verso i grandi fiumi perché già pieni. Si è quindi stati costretti a centellinare la quantità d’acqua da far defluire» precisa l’assessore all’ambiente Maurizio Conte. La situazione è stata pesante sul fronte della quantità di precipitazioni registrata, ma il dato importante è che grazie alle opere fin qui realizzate è stata data risposta alle possibilità di resistenza degli argini dei corsi d’acqua. Nel 2010, infatti, l’alluvione è stato causato da numerose rotture arginali sul territorio, mentre questa volta gli argini dei corsi principali hanno tenuto. I danni hanno riguardato infrastrutture e opere pubbliche, ma anche attività produttive e abitazioni. Una prima stima indica un danno tra i 450 e i 500 milioni di euro. Come si è agito per rispondere alle emergenze e cosa resta ancora da fare? «È stato decretato lo stato di crisi e sono stati stanziati 2

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↗ L’assessore all’ambiente della Regione Veneto, Maurizio Conte

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milioni di euro per affrontare l’emergenza. La Regione ha garantito l’assunzione di ogni atto formale utile per gestire la situazione. Sulla base della ricognizione dei danni e dei relativi fabbisogni finanziari, sarà formalizzata la richiesta della dichiarazione dello stato di emergenza al governo per l’assegnazione dei fondi necessari. Tuttavia, oltre che gestire al meglio le conseguenze di quest’emergenza, lo Stato dovrebbe metterci a disposizione tutti gli strumenti normativi ed economici per garantire il massimo impulso al piano varato nel 2010 per la costruzione dei bacini di laminazione e di tutte quelle opere pubbliMARZO 2014


che indispensabili per assicurare ai nostri territori e alle nostre economie una duratura stabilità dal punto di vista idrogeologico. La Regione ha già realizzato dal 2010 a oggi quasi mille interventi in 233 comuni per circa 400 milioni di euro. Ma il piano complessivo di mitigazione del rischio idraulico prevede una spesa di 2,7 miliardi». Molte delle risorse, che pure sono nella disponibilità della Regione, sono bloccate per via del patto di stabilità. Cosa chiedete al nuovo governo? «Continueremo a chiedere di liberare dal patto di stabilità le risorse destinate a far fronte al dissesto idrogeologico. Oggi, anche in presenza di un piano d’interventi, le risorse non potrebbero essere spese a causa di questi vincoli. Inoltre, per accelerare la tempistica rispetto all’emergenza ci vorrebbe un commissario con poteri speciali. Con le procedure ordinarie, ad esempio, per fare un bacino di laminazione servono anni». Sono terminate le prime analisi sui litorali veneti

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UNA PRIMA STIMA INDICA DANNI FINO A 500 MILIONI DI EURO

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400 mln

Risorse I fondi utilizzati dalla Regione dal 2010 a oggi per quasi mille interventi realizzati in 233 comuni

effettuate da Arpav per rispondere alla direttiva europea Marine strategy. Quali i dati emersi? «Marine strategy ha come obiettivo il raggiungimento entro il 2020 del buono stato ambientale per le acque marine. L’Arpav ha effettuato due campagne di monitoraggio, una nella primavera del 2013 e una tra dicembre 2013 e gennaio 2014, su quattro aree costiere, per complessivi 160 km, e appartenenti ad altrettante tipologie: area urbanizzata, area vicina a foce fluviale, area portuale, area remota. Sono stati rinvenuti da 200 a 1.300 rifiuti ogni cento metri di costa; per la maggior parte si tratta di plastica e polistirolo, dai tappi di bottiglia ai pneumatici. Un impatto considerevole per il nostro mare che ci indica quanto ancora ci sia da lavorare sul piano dell’informazione ambientale ai cittadini». E per quanto riguarda lo stato di salute del mare? «Il 2013 si è chiuso con esiti favorevoli in tutte le 169 stazioni di controllo delle acque di balneazione del Veneto. Sono stati esaminati dai competenti laboratori dell’Arpav 1.016 campioni, di cui 1.015 risultati favorevoli, per una percentuale di conformità ai valori limite di legge pari al 99,9 per cento dei casi. Rispetto al 2012 si è registrato complessivamente un lieve miglioramento delle percentuali di conformità (+0,7 per cento di campioni favorevoli). Le nostre acque sono già per oltre il 90 per cento di qualità eccellente. È evidente che il Veneto ha ampiamente raggiunto quanto previsto dalla normativa di settore che stabilisce che le acque di balneazione dovranno essere almeno di qualità sufficiente entro la fine della stagione balneare 2015. Questo non deve farci abbassare la guardia, ma pro188

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2,7 mld

Spesa L’importo previsto per realizzare il piano complessivo di mitigazione del rischio idraulico

seguire nell’azione di sensibilizzazione dei cittadini, soprattutto dei più giovani, per quanto riguarda la tutela ambientale e l’uso responsabile delle risorse idriche». Legge regionale sul consumo del suolo: qual è stata la sua posizione nel dibattito che ne è scaturito, quali le principali perplessità sulla normativa e quali invece gli aspetti positivi del provvedimento? «Chi può non essere d’accordo su questo tema? Il problema è che non basta buttare lì due numeri per le urbanizzazioni senza pensare anche alle conseguenze, perché il rischio è, come spesso succede, che non si indichino soluzioni effettivamente percorribili ma che il tutto si limiti alla creazione di un effetto mediatico che resta fine a se stesso. Io ritengo che vadano realizzate le opere veramente necessarie rispettando il più possibile l’ambiente e il paesaggio, agendo con attenzione e al meglio, ma consapevoli che i risultati non si possono conseguire senza pagare qualche scotto. Occorre impegnarsi affinché ci sia il minor impatto possibile e sempre nell’interesse generale». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014


SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO GIORGIO DAL NEGRO

LA PAROLA D’ORDINE È PROGRAMMAZIONE Sicurezza del territorio, legge sul consumo del suolo, piano casa e promozione turistica: con una visione globale si lavora meglio incontro che si è tenuto a febbraio tra l’assessore regionale all’ambiente, Maurizio Conte, e il presidente dell’Anci Veneto, Giorgio Dal Negro, è stata l’occasione per chiarire le reciproche posizioni in tema di sicurezza e risarcimenti per l’alluvione. L’assessore si è dichiarato pronto a valutare attentamente la situazione in tutte le sue sfaccettature, garantendo la massima copertura finanziaria dove possibile. «L’Anci – ha sottolineato Dal Negro – ha ribadito che il problema principale è la manutenzione dei corsi d’acqua, soprattutto quelli minori, che poi scaricano la propria portata su quelli più grandi, amplificando gli effetti dell’esondazione. E poi ci sono le frane, forse passate in secondo piano, ma che interessano comunque tutta l’area collinare veneta». La messa in sicurezza del territorio non può dunque prescindere da questi due aspetti, anche se il punto di partenza resta il risarcimento dei danni alle municipalità alluvionate. Quali le proposte di Anci Veneto per la sicurezza e quali le direttrici sulle quali vi muoverete assieme alla Regione? «La sicurezza si ottiene con una precisa metodologia di lavoro, che si chiama programmazione. Ci si mette attorno a un tavolo con gli enti preposti e si decide gli interventi da attuare, in modo che non ci ritroviamo ogni anno a rincorrere il problema. Basta partire con convinzione e coinvolgere i sindaci. Per questo sarà necessario rivedere il ruolo del commissario: dovrà avere pieni poteri, altrimenti potrà incidere molto meno di fronte all’emergenza; chiaro che non dovranno mancare i confronti con chi di dovere, come il genio civile, ma se poniamo troppe limitazioni i tempi si allungano e i ri-

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sultati diminuiscono». Ha affermato che a breve chiederà un faccia a faccia con il nuovo ministro all’ambiente Gianluca Galletti. Cosa chiederà? «Discuteremo degli stessi punti affrontati con l’assessore Maurizio Conte e faremo le stesse proposte. A partire dai requisiti del commissario, che per noi dovrebbe essere un sindaco del posto vista la vicinanza al territorio, meglio ancora se designato direttamente dall’Anci. Sappiamo che i rappresentanti ministeriali hanno tante istanze da gestire e che devono coordinarsi con i colleghi dei beni culturali, ma il loro supporto

↑ Il presidente dell’Anci Veneto, Giorgio Dal Negro

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SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO GIORGIO DAL NEGRO

IL COMMISSARIO DOVREBBE ESSERE UN SINDACO POICHÉ CONOSCE IL TERRITORIO MEGLIO DI CHIUNQUE ALTRO resta fondamentale. Anche i sindaci devono fare la propria parte, limitando la cementificazione che impedisce ai terreni di assorbire l’acqua». Consumo del suolo. Qual è la sua posizione sull’argomento, quali aspetti condivide e quali no della prossima legge regionale? «La normativa è ancora in fase di definizione. Auspichiamo però che nella strada che porta alla sua approvazione ci sia un tavolo di concertazione con gli amministratori comunali, poiché loro conoscono i territori di riferimento meglio di chiunque altro. Come abbiamo ribadito in moltissime occasioni, noi non siamo contrari a concretizzare nuovi interventi edilizi, anzi, ma si deve partire dall’esistente e avere chiaro quale e quanta sia la superficie consumabile. A questo proposito servirà coordinare il consumo del suolo con le altre leggi in ambito urbanistico prodotte dalle Regione: il Piano casa e la legge regionale 11 del 2004». Che esito ha avuto l’incontro tra i sindaci e il vicegovernatore della Regione Veneto, Marino Zorzato, sul piano casa ter? «Ci sono stati più faccia a faccia e possiamo dirci soddisfatti. Dopo parecchi mugugni da parte dei colleghi, abbiamo intavolato una trattativa partendo da una ven190

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tina di punti. È stato escluso il rischio di una nuova colata di cemento, perché gli edifici si potranno innalzare soltanto di un piano e non si potrà applicare la legge in certe aree; ma soprattutto le giunte comunali potranno dire la loro e confermare o meno la validità di certe procedure. Buoni anche i progressi sul fronte dei contributi. Adesso la Regione sta ultimando la sua circolare esplicativa, anche questa concordata con noi; una volta chiusa la bozza definitiva, daremo l’ok». Quale riscontro ha ottenuto il progetto Piccole città storiche in questi anni? «Dal 2005 Piccole città storiche promuove i centri di minore dimensione, ma di grande interesse storico-artistico, naturalistico ed enogastronomico del Veneto. Nel 2013 si sono aggiunti due nuovi Comuni, per un totale di 27, supportati da un portale internet in cinque lingue. Adesso serve una maggiore regia da parte di Stato e Regione, il futuro dell’Italia sta nel turismo e, in particolare, in quello che non si riduce ai soliti tour di massa. Soprattutto perché si avvicina l’Expo 2015, occasione unica per godere di una vetrina internazionale; come Anci oltretutto avremo una serie di giornate dedicate all’evento, motivo in più per concentrare qui le nostre forze». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014



SOSTENIBILITÀ STEFANO FATTOR

LA RIVOLUZIONE ENERGETICA

Sempre più progettisti e imprese necessitano di un cambio di passo in direzione di un approccio più responsabile alle tematiche ambientali. L’Agenzia CasaClima di Bolzano mette in campo la sua esperienza

n base alla fotografia scattata da Fondazione Impresa, Trentino Alto Adige, Umbria e Marche sono le regioni più green d’Italia. Il 40 per cento del consumo di energia (e le relative emissioni di Co2) in Italia è imputabile agli edifici che abitiamo. Secondo l’Agenzia CasaClima di Bolzano, un Paese come il nostro, povero di materie prime, dovrebbe puntare alla riduzione dell’utilizzo di combustibile fossile, concentrandosi sull’efficientamento del suo patrimonio edilizio fatto da 28 milioni di alloggi che mediamente consumano ogni anno l’equivalente di 18 litri di gasolio al metro quadrato. «Invece si potrebbero costruire case che consumano 10-12 volte meno - sottolinea il presidente Stefano Fattor -. Purtroppo la conversione dell’industria edilizia verso pratiche costruttive di questo tipo, peraltro imposte dalla direttiva europea 31/2010 a partire dal 2019, procede in Italia a macchia di leopardo». Qual è l’importanza della certificazione energetica degli edifici nel nostro Paese e che ruolo ha la certificazione CasaClima? «CasaClima è un ente della Provincia di Bolzano che si occupa di certificazione energetica e di qualità dell’edilizia. Gli standard qualitativi e le prestazioni di efficienza energetica che richiede vanno al di là della norma nazionale. Oltre al controllo sul progetto, ce ne sono almeno 2 in cantiere

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↗ Stefano Fattor, presidente dell’Agenzia CasaClima di Bolzano

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seguiti da un “blower door” test per la verifica della tenuta all’aria in fase finale, eseguiti dall’agenzia attraverso suoi auditori accreditati, indipendenti e sconosciuti al controllato. La certificazione energetica è lo strumento che ha il consumatore per sapere come saranno i costi di gestione del suo immobile. Questo standard di certificazione è obbligatorio in Provincia di Bolzano. In Alto Adige ha portato in pochi anni a una significativa riduzione del consumo degli edifici nuovi e ristrutturati. Nel resto d’Italia la certificazione è redatta da un certificatore incaricato e pagato dal controllato ed è molto sbilanciata sul fronte degli impianti. Siamo a disposizione di ogni Regione che volesse intraprendere un percorso simile al nostro». MARZO 2014


LA CERTIFICAZIONE CASACLIMA IN ALTO ADIGE HA PORTATO A UNA RILEVANTE RIDUZIONE DEL CONSUMO DEGLI EDIFICI Che clima si è respirato in occasione della nona edizione della fiera Klimahouse di Bolzano? «L’edizione di quest’anno ha visto un’affluenza di 40mila visitatori, in gran parte tecnici e provenienti da fuori provincia. Sono sempre più i progettisti e le imprese che a livello nazionale hanno capito la necessità di un deciso cambio di passo. Il mattone facile e il consumo di suolo non possono essere la prospettiva del mercato italiano. In Italia c’è la crisi del settore edilizio, a fronte di crescite del 10 o addirittura del 20 per cento dei paesi di area tedesca. Di questo c’è consapevolezza tra molti operatori del settore, davvero “affamati” delle novità presentate nei convegni e dagli espositori. Sta ai legislatori nazionali e agli amministratori pubblici adeguare gli strumenti normativi e alle banche mettere a disposizione quelli finanziari per consentire anche in Italia una “rivoluzione copernicana” del settore edilizio». Il tema centrale della manifestazione è stato quello dell’innovazione. Quali le novità più interessanti sul fronte dell’edilizia energeticamente efficiente? «L’innovazione principale dovrebbe puntare alla riconversione energetica del patrimonio edilizio preesistente. Tra NORD SVILUPPO

alloggi sfitti e variamente resi disponibili, sono circa 8 milioni quelli invenduti. Ma se parliamo di innovazione tecnologica abbiamo visto negli stand davvero di tutto: dagli isolanti a bassissimo spessore agli impianti a bassa temperatura per la climatizzazione invernale ed estiva. L’Italia ha problematiche più complesse della Germania. Gran parte del nostro Paese è freddo in inverno e torrido e umido in estate, Bolzano compresa. È davvero passato il tempo in cui si credeva che bastasse un pannello fotovoltaico sul tetto per rendere green la propria casa». Prenderà il via il master in Bioedilizia ed efficienza energetica? «Il master presso l’università di Cagliari si affianca a quelli delle università Lub di Bolzano e Lumsa di Roma. È un percorso impegnativo destinato a ingegneri e architetti che verranno introdotti alla progettazione di edifici a bassissime o nulle emissioni. CasaClima si occupa, però, anche direttamente di formazione attivando in proprio centinaia di corsi ogni anno per progettisti e artigiani. Sono oramai 25mila i professionisti che hanno intrapreso un percorso formativo con noi. Il più richiesto rimane quello per consulenti». \\\\\ RENATA GUALTIERI MARZO 2014

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SOSTENIBILITÀ UNA REGIONE GREEN-ORIENTED

VENETO, LABORATORIO VERDE Il tessuto imprenditoriale veneto sta riorientando i propri processi produttivi verso una maggiore sostenibilità, trasformando questa attenzione in un vero e proprio asset competitivo

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Incidenza delle imprese green per area geografica (in % sul totale) Nord Ovest 94.020 (22,1%)

Nord Est 75.580 (23,3%)

Centro 64.770 (20,7%)

Fonte: Rapporto Greenitaly 2013

a green economy individua una risposta alla crisi degli ultimi anni perché catalizzatrice di innovazione e nuova occupazione, in particolar modo giovanile. Alla green economy italiana si devono 100,8 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto in termini nominali, nel 2012, pari al 10,6 per cento del totale dell’economia nazionale. L’indagine “Green Italy 2013 - Nutrire il futuro”, il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola in materia, rileva tendenze significative. Le imprese che investono in eco-efficienza e tecnologie sostenibili accrescono il fatturato, sono più competitive all’estero e sviluppano maggiormente la propria capacità innovativa. Ad aver colto le opportunità offerte dalla green economy è senza dubbio il Veneto, che si posiziona al secondo posto della classifica delle regioni per numero di aziende eco-investitrici tra il 2008 e il 2013; la regione rappresenta ormai un punto di riferimento a livello nazionale per l’adozione di politiche rivolte alla sostenibilità e il dinamismo di soggetti imprenditoriali pronti a cogliere le sfide dell’eco-compatibilità per innalzare la qualità dei processi aziendali e conquistare i mercati. La vocazione green del Veneto è testimoniata anche dal quadro delle singole province: ben cinque figurano nelle prime venti posizioni (Padova, Vicenza, Verona, Venezia e Treviso) della graduatoria nazionale provinciale per numero di imprese green. Il territorio veneto, uno dei principali centri manifatturieri italiani, sta vivendo un’importante fase di riconversione del sistema produttivo in chiave green che riguarda principalmente i distretti, da quello vicentino della concia a quello del condizionamento e della refrigerazione indu-

Sud e isole 93.510 (21,8%)

striale, dall’agricoltura alla meccanica. Nonostante l’edilizia sia uno dei comparti maggiormente colpiti in Italia dalla crisi congiunturale e strutturale iniziata nel 2008, in Veneto la bioedilizia gode di buona salute, grazie alla presenza di un tessuto imprenditoriale dotato di un preciso know-how e ad amministratori pubblici lungimiranti, che hanno da tempo promosso la costruzione di abitazioni nel segno dell’efficienza energetica e dell’impiego di materiali bio. La regione è protagonista anche nel segmento delle energie rinnovabili. Nel 2011, in base ai dati del gestore di serMARZO 2014


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Contratti di rete Numero di contratti di rete green attivati in Veneto rispetto ai 102 totali della regione

vizi energetici, la regione risultava seconda per numero di impianti fotovoltaici, quasi 45mila contro i 48.692 della Lombardia. Gli operatori veneti del fotovoltaico si stanno adattando alla fase seguita all’espansione accelerata del solare in Italia negli anni scorsi, evolvendo i propri modelli di business. Non va dimenticato poi il filone della biomassa, cresciuto molto in alcune zone del Veneto. Ottime le performance anche per quanto riguarda la gestione dei rifiuti. In base al rapporto sui rifiuti urbani 2013 dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), NORD SVILUPPO

il Veneto supera il 60 per cento di raccolta differenziata attestandosi al 61,2 per cento nel 2011 e al 62,6 per cento nel 2012 (dati però preliminari). Nell’indagine Comuni Ricicloni 2013 di Legambiente, ben 56 comuni del Veneto si piazzano nella graduatoria dei primi 100 Comuni ricicloni d’Italia. Un altro importante dato emerso dal rapporto “Green Italy 2013” è il ricorso da parte delle imprese italiane ai contratti di rete finalizzati a progetti relativi alla sostenibilità ambientale, al risparmio energetico, allo sviluppo delle rinnovabili, alla bioedilizia e alla gestione delle risorse ambientali. Il contratto di rete diventa, quindi, lo strumento privilegiato di rafforzamento della green economy perché permette alle singole realtà produttive di superare le difficoltà - insite nella dimensione aziendale e nella scarsità di risorse a disposizione - nell’introduzione di tecnologie green. Il fenomeno è ancora agli inizi, ma si stanno ponendo le basi verso l’aggregazione imprenditoriale. In quest’ambito, il Veneto si dimostra una delle regioni più ricettive con 20 contratti di rete green attivati rispetto ai 102 contratti totali della regione. \\\\\ LEONARDO TESTI MARZO 2014

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SOSTENIBILITÀ MARIALUISA COPPOLA

DISTRETTI VIRTUOSI Protagonisti della riqualificazione in chiave sostenibile del Veneto sono i distretti produttivi. Lo spiega l’assessore regionale Marialuisa Coppola ono oltre 30mila le imprese venete che, tra il 2008 e il 2013, hanno puntato sull’eco-efficienza. A registrarlo è GreenItaly 2013, il rapporto annuale stilato da Unioncamere e Fondazione Symbola sugli scenari della green economy italiana. In un’ottica di riallineamento del modello produttivo regionale verso settori a elevato valore aggiunto, il paradigma green assume in Veneto un ruolo sempre più centrale. «In questo processo di riqualificazione produttiva – ha commentato Marialuisa Coppola, assessore all’Economia, sviluppo, ricerca e innovazione della Regione Veneto – le imprese più virtuose hanno reagito in modo proattivo, introducendo un percorso volto al raggiungimento di una maggior competitività attraverso la qualità ricercata con un’innovazione a tutto tondo». Soprattutto in ambito ambientale. In base a un’altra indagine della Fondazione Symbola, Viaggio nel Veneto delle qualità, realizzata nel 2013 insieme a Federparchi, nell’ultimo quadriennio quasi un’impresa veneta su quattro dei settori industria e terziario ha investito in tecnologie green a maggior risparmio energetico e minor impatto ambientale. Quali sono i distretti e in generale i settori produttivi della regione più ricettivi in ottica green? «Oltre a fonti rinnovabili, gestione dei rifiuti e bioedilizia, in Veneto molte imprese manifatturiere tradizionali stanno riposizionando il proprio business in chiave green, sia per quanto riguarda la ricerca di nuovi prodotti che per le innovazioni di processo. In Veneto assistiamo a una piena trasversalità di applicazione della green economy tra i vari settori, dalla meccanica alla concia, dall’alimentare al legno arredo, solo per citare alcune delle filiere o distretti più attenti alla sostenibilità ambientale. È il caso del distretto vicentino della concia, in cui si lavora il 50 per cento della produzione italiana di pellame, caratterizzato in passato da un forte impatto ambientale. Le imprese hanno creato una rete con l’obiettivo di investire nella ricerca nel settore delle biotecnologie e dei sottopro-

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dotti della concia, limitando le criticità tradizionali del settore, come la gestione delle acque, le emissioni in atmosfera e la produzione dei rifiuti, arrivando a ottenere ottimi risultati, con valori dieci volte sotto il limite di legge». Oltre a questo, ci sono altri esempi virtuosi? «Il distretto della termomeccanica - la cui capacità produttiva rappresentata da grandi gruppi come Riello o Climaveneta sfiora il 60 per cento di quella

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europea - punta all’efficienza energetica attraverso impianti capaci di funzionare con il 15 per cento in meno di fluido refrigerante e il 20 per cento in meno di energia, oltre alla sostituzione del fluido sintetico con fluidi naturali. Anche nella filiera del legnoarredo, si punta alla sostenibilità attraverso la continua ricerca di nuovi materiali in grado di ridurre gli inquinanti, nuovi design e processi ecocompatibili. Nel settore alimentare troviamo, ad esempio, la trevigiana Jolly Sgambaro, unico pastificio italiano certificato che produce pasta con grano duro coltivato nel territorio, riducendo i trasporti dal campo all’impianto di lavorazione e adottando fasce boschive tampone». Quali sono le criticità che oggi si riscontrano nel

campo dell’innovazione in chiave sostenibile? «Si riscontra il cambiamento culturale da parte delle piccole e medie imprese. Questo normalmente è un processo lento, ma oggi trova un’accelerazione a causa dell’attuale crisi globale che porta a una selezione del mercato, a scapito di imprese meno competitive che

↗ Marialuisa Coppola, assessore all’Economia, sviluppo, ricerca e innovazione della Regione Veneto

TUTTI I SETTORI, DALLA MECCANICA ALLA CONCIA, OPERANO SCELTE GREEN

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Imprese venete che tra il 2008 e il 2013 hanno investito in tecnologie verdi, il 9,4% di tutte le aziende green italiane

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COMPETITIVITÀ E SOSTENIBILITÀ, DUE CONCETTI CHE TEMPO FA SEMBRAVANO INCOMPATIBILI, ORA SI RAFFORZANO A VICENDA

non riescono a riposizionarsi nel mercato. Sono, inoltre, da considerare i costi di adattamento del sistema produttivo a carico delle aziende per poter migliorare il processo produttivo o creare nuovi prodotti in ottica di maggior sostenibilità. Non tutte le piccole o medie imprese hanno infatti le capacità finanziarie per poter convertire il proprio business in ottica green. Per contro, dal lato della domanda, non sempre il consumatore, soprattutto in periodi di crisi, è portato a giustificare la maggior spesa per il prodotto green rispetto a quello più economico e meno rispettoso dell’ambiente, sebbene la tendenza sia quella di una sempre maggiore attenzione a prodotti sostenibili. Ma anche in questo caso entra in gioco un fattore culturale». Qual è l’impegno della Regione per sostenere la crescita di queste imprese? «In questi anni la Regione ha attivato varie misure tese a sostenere le imprese che attuano processi di crescita e di innovazione in chiave green. Due concetti che fino a qualche decennio fa sembravano incompatibili, competitività e sostenibilità, ora si rafforzano a vicenda. È sulla base del rispetto degli obiettivi fissati dalla strategia Europa 2020, tra i quali l’aumento dell’efficienza energetica e dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, nonché la riduzione delle emissioni di gas serra, che la 198

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Regione sta elaborando la nuova programmazione regionale per il settennato 2014-2020. Tuttavia, alcune specifiche misure sono già state intraprese». Quali? «La costituzione di un fondo di rotazione a favore di investimenti orientati al perfezionamento delle tecniche produttive volto a migliorare i rendimenti energetici degli impianti, mediante l’adozione di soluzioni che sfruttino il potenziale energetico utilizzando le fonti rinnovabili e sistemi di generazione non tradizionali. La Regione è inoltre partner di CluStrat, progetto strategico approvato e finanziato dal programma operativo Central Europe 2007-2013. Il progetto si pone come obiettivo l’elaborazione di un modello distrettuale più competitivo, proponendo un nuovo concetto di cluster attraverso sinergie tra i settori tradizionali manifatturieri e le industrie emergenti, quali l’invecchiamento attivo, la green economy e la mobilità sostenibile. Il progetto, tra le attività, prevede la sperimentazione di un’azione pilota volta alla creazione di nuovi cross-cluster, che abbiano, da un lato, la capacità di interagire più efficacemente con il mercato e, dall’altro, siano in grado di anticipare traiettorie di sviluppo, attraverso la creazione di nuovo valore aggiunto». \\\\\ FRANCESCA DRUIDI MARZO 2014


SOSTENIBILITÀ LUIGINO BOITO

IL FUTURO È NELLE BIOMASSE La filiera del legno e l’utilizzo di fonti rinnovabili caratterizzano le attività delle aziende del distretto delle energie rinnovabili di Belluno l mercato veneto della biomassa trova un punto di riferimento importante nel distretto delle energie rinnovabili di Belluno, il cui patto di sviluppo è stato rinnovato per 120 aziende che operano nel settore boschivo, nell’edilizia, nello studio delle dinamiche energetiche, nel settore delle macchine idrauliche e dei sistemi di climatizzazione. «Il segnale dell’importanza delle biomasse è simboleggiato dalla volontà di tutte le associazioni di categoria provinciali di avere sul territorio un laboratorio per la certificazione del loro utilizzo a fini energetici» spiega Luigino Boito, rappresentante del distretto. La realizzazione del laboratorio è stata recentemente avviata con un primo importante investimento, grazie anche al sostegno del Consorzio dei Comuni del bacino imbrifero montano del Piave appartenenti alla provincia di Belluno. Il Bellunese vanta una tradizione in materia energetica, grazie anche alle risorse naturali di cui dispone. Oggi la filiera più promettente è rappresentata proprio dallo sfruttamento delle biomasse. «Le biomasse la fanno certamente da padrone. Il territorio si sta strutturando per rafforzare la filiera legno-energia, soprattutto per gli aspetti logistici: sono state realizzate dieci piattaforme di stoccaggio per garantire la disponibilità del materiale e assicurarne la qualità. Forte attenzione è rivolta, inoltre, alla possibilità di produrre energia attraverso la gassificazione delle biomasse, tecnologia che consente l’abbattimento delle polveri sottili prodotte dal processo di combustione». Quali sono i progetti che vedranno coinvolte le imprese del distretto? «Le aziende del distretto saranno impegnate in progetti orientati alla cooperazione con enti appartenenti ad altri Stati europei. Tale opportunità è stata colta all’interno di due bandi della Regione Veneto del 2013 a valere sul Por 2007-2013. Le nostre imprese hanno presentato alcuni progetti riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili attraverso la gassificazione delle biomasse e altri sul

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↑ Luigino Boito, rappresentante del Distretto delle nergie rinnovabili di Belluno

risparmio energetico con proposte innovative sull’illuminazione pubblica e degli edifici». Quali sono, nel complesso, le prospettive del distretto? «Il futuro dell’ente è legato in maniera preponderante alle due risorse che storicamente lo caratterizzano, ovvero l’acqua e il bosco, oltre al risparmio energetico. L’industria della prima lavorazione del legno è in crisi da anni, ma sta crescendo la produzione da foresta. Questo aspetto risulta strategico in una gestione responsabile delle foreste, considerando le molteplici funzioni che queste rivestono nel territorio montano, dalla funzione paesaggistico- turistica a quella di protezione idraulica del territorio. Inoltre, la crisi delle attività tradizionali connesse alle segherie può essere superata legando l’attività ai prodotti di qualità del territorio bellunese, tracciandone l’origine e sfruttando il volano pubblicitario delle Dolomiti, patrimonio naturale conosciuto a livello mondiale». \\\\\ FD MARZO 2014

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ENERGIA MARCO MAZZERO

LA STRADA VERSO IL BIOMETANO Ecco le nuove possibilità del biogas nell’analisi di Marco Mazzero. Da fonte rinnovabile per l’energia elettrica al biometano, sia per il riscaldamento che per l’autotrazione

n alcuni paesi del Nord Europa è ormai usato come combustibile da tempo. Ora il biocarburante comincia a essere un’alternativa anche per il mercato italiano. L’unica possibilità concreta è il biometano, come spiega Marco Mazzero, executive director di Ies Biogas, l’azienda che ha installato il maggior numero d’impianti biogas in Italia negli ultimi due anni. «Finora – dice Mazzero – si è pensato al biogas soprattutto come a una fonte per la produzione di energia elettrica. Altri tipi di combustibile rinnovabile, come ad esempio il bioetanolo e il biodiesel, non sono strade perseguibili per il mercato italiano, sia per gli alti costi di produzione che per le grandi superfici coltivabili che richiedono. Il biometano, invece, è ricavabile da processi sostenibili dalle nostre risorse e le nuove opportunità tecnologiche si sono ormai diffuse anche in Italia: il decreto emanato lo scorso Dicembre, che disciplina la realizzazione di impianti biogas per la produzione di biometano, dimostra la sensibilità dello Stato in materia e l’importanza che le si dà. Ora ci aspettiamo un’attuazione legislativa che permetta delle autorizzazioni rilasciate con cautela e al tempo stesso veloci». In che modo avviene la trasformazione in biometano? «Attraverso un sistema di purificazione denominato “upgrading”, Oggi Il biogas prodotto da un impianto ha una concentrazione di metano compresa tra il 55 e 60 per cento e con l’ausilio di un motore endotermico viene trasformato in energia elettrica e calore. Attraverso il processo di “upgrading” è possibile trasformare il biogas in un combustile rinnovabile costituito al 99

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Marco Mazzero, executive director di Ies Biogas, con sede a Pordenone

www.iesbiogas.it

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per cento da metano denominato “bio metano”. Il biometano in questo modo può essere immesso in rete oppure utilizzato per l’autotrazione». Che riscontro ha avuto la vostra attività nel settore agricolo? «Negli ultimi tre anni è stato assolutamente positivo. Sappiamo quello che possiamo fare per il comparto e con i nuovi incentivi riusciremo a fare molto di più. Per fare tutto ciò serve però un biogas “fatto bene”: questo è un concetto cui teniamo particolarmente e che abbiamo sempre sostenuto con il Consorzio Italiano Biogas (CIB). Il biogas “fatto bene” dipende ovviamente da una progettazione accurata che riesca ad assicurare all’impianto l’elasticità e la versatilità consone alle risorse dell’azienda. In Ies Biogas siamo molto attenti a questa fase ed è un impegno che è stato ampiamente ripagato: in pochi anni siamo passati, infatti, da un fatturato di trecentomila euro a più di cento milioni». È stata un’espansione solo all’interno del mercato italiano?

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IL BIOGAS VIENE PURIFICATO PER OTTENERE UN COMBUSTILE COSTITUITO AL 99 % DA METANO «Per noi l’export è una voce importante e sulla quale puntiamo molto. In particolar modo sull’Est Europa, in paesi come la Romania, la Serbia, la Polonia, ma anche la Cina, gli Usa, l’Argentina e il Brasile offrono prospettive interessanti di sviluppo. Per un settore come il nostro, il made in Italy risulta un valore aggiunto. Credo sia dovuto alla nostra mentalità. Il cliente italiano è per sua stessa natura molto esigente e questo ci porta a ricercare sempre l’eccellenza. Non a caso, in cinque o sei anni abbiamo fatto dei passi da gigante nonostante il ritardo accumulato su paesi come la Germania». Che ruolo ricopre la ricerca? «Decisivo. Basti pensare alla creazione di Ies Biogas Academy, divisione Ricerca e Sviluppo che nasce con l’intento di incontrare gli altri protagonisti del settore e interfacciarsi con le università e gli istituti di ricerca. Avendo realizzato più di cento impianti abbiamo un ampio bagaglio di conoscenze e molta esperienza e siamo lieti di metterla a disposizione di queste realtà. Le novità che si prospettano per il futuro del biogas sono moltissime, perché siamo ancora in una fase iniziale nello studio e nell’uso. Abbiamo fatto tanto e siamo certi che il nuovo conto energia e il biometano siano un’altra opportunità per il settore». \\\\\ RF MARZO 2014

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BONIFICA AMIANTO PAOLO ORSI

AMBIENTE E SICUREZZA Dalla bonifica dell’amianto all’installazione di sistemi anticaduta, linea vita e adeguamento antisismico. Il punto di Paolo Orsi sul settore lattoneria

amianto è ancora una minaccia per il nostro territorio. Con la L. 257 del 27 marzo 1992 da cui l’applicazione ha portato al divieto di commercio e produzione utilizzando come materia prima l’amianto, si è dato il via ad una sensibilizzazione su tutto il territorio italiano con l’obiettivo di bonificare tutte quelle strutture che avevano utilizzato l’amianto come materia prima. Alu.Tecno di Fidenza in Provincia di Parma, dove inizialmente aveva identificato l’attività primaria nelle opere di lattoneria, ha concentrato da subito le proprie risorse nell’attività di bonifica amianto. «Il core business di Alu.Tecno oggi è la bonifica di amianto spiega Paolo Orsi - che oggi è supportata anche da altre attività che determinano l'organizzazione, la pianificazione, la strategia, gli strumenti con cui la stessa azienda si impegna in quello che è il compito fondamentale: sistemi linea vita e antisismica per le coperture». Nelle parole del titolare ritroviamo la dinamicità

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www.alu-tecno.com

di un mercato in evoluzione che impone soluzioni tecniche d’avanguardia che l’azienda ha saputo affrontare adeguandosi continuamente nell’impiego di nuove risorse e specializzazioni di settore. Il personale è specializzato e l’azienda ha un’ampia esperienza per tutte le tipologie di interventi dal pubblico al privato. «Un’esperienza – continua Orsi - che oggi ci permette di proporre soluzioni adeguate per ogni tipo di intervento. Inoltre ci occupiamo di tutta l’attività autorizzativa presso gli enti preposti al controllo, fino alla completa chiusura della pratica con l’avvenuto smaltimento». Alu.Tecno propone l’installazione di linee vita d’avanguardia, e non invasive nelle strutture, ma efficaci per MARZO 2014


L’ADEGUAMENTO SISMICO ELIMINA LA POSSIBILITÀ DI CROLLO DI SINGOLI ELEMENTI PREFABBRICATI

l’utilizzo. «Partiamo da una progettazione puntuale, eseguita da tecnici di dimostrata competenza, fino all’installazione corretta di tutto il sistema anticaduta, il materiale impiegato è acciaio Inox, garantito 10 anni anche senza una specifica manutenzione». Inoltre siamo fornitori ufficiali di linea vita, per l’iniziativa promossa dalle “Officine della Formazione” che sta realizzando a Collecchio (Pr) un campo pratica per i lavori in quota, di addestramento all’utilizzo dei DPI di III Categoria. «Il nostro lavoro – dice Orsi - espone i lavoratori a rischi di caduta dall’alto, ma disponiamo di tecnologie, attrezzature e mezzi adeguati per eseguire gli interventi in sicurezza. Con le “Officine della Formazione” abbiamo la possibilità di partecipare a un’iniziativa importante a cui anche la nostra esperienza può apportare un valore aggiunto, per questo abbiamo voluto partecipare con

La Alu.Tecno ha sede a Fidenza (Pr)

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entusiasmo». Infine Alu.Tecno si è specializzata negli interventi di adeguamento sismico di edifici produttivi esistenti e realizzati senza criteri antisismici. «Un corretto ed efficace adeguamento sismico di una struttura produttiva esistente – spiega il titolare dell’azienda parmense – ha due conseguenze positive. Da una parte elimina la possibilità di crollo di singoli elementi prefabbricati, evento che ha causato il numero maggiore di vittime e i danni di maggiore entità durante il sisma in Emilia Romagna e Lombardia nel 2012. Dall’altra consente di operare in sicurezza, dopo il primo sciame sismico, per l’immediata verifica degli eventuali danni strutturali e permette la ripresa delle attività produttive dopo pochi giorni. La nostra struttura organizzativa ha consentito di affrontare interventi complessi e impegnativi, anche con la presenza diffusa di sottostrutture e impianti tecnologici, che hanno richiesto lo studio e la realizzazione di vincoli meccanici specifici e innovativi. Per questi interventi ci siamo avvalsi di consulenti tecnici per la progettazione e della collaborazione di ditte in possesso di specifici attestati». \\\\\ LUCA RIGHI MARZO 2014

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EXPOSANITÀ MARILENA PAVARELLI

IL FUTURO DEL SETTORE SANITARIO Dalle variabili socio-demografiche, le nuove sfide per la sanità. Quattro i focus dell’edizione 2014 di Exposanità: ospedale e territorio, terza età, disabilità e internazionalizzazione. A Bologna da 21 al 24 maggio

econdo i dati ripresi da Exposanità, con il progressivo invecchiamento della popolazione, in meno di quarant’anni la spesa sanitaria è destinata a crescere del 150 per cento, passando dai 112,7 miliardi attuali a 261 miliardi del 2050. Si tratta di una cifra importante, che richiede subito una profonda riflessione, e che impone la ricerca di nuovi modelli gestionali per le strutture sanitarie italiane. «La domanda di sanità e assistenza del nostro paese è destinata a crescere ulteriormente – dichiara Marilena Pavarelli, project manager di Exposanità –. Il progressivo invecchiamento della popolazione, la razionalizzazione dei costi e la maggiore importanza attribuita alla salute e alla prevenzione dalle malattie, rappresentano le principali sfide alle quali il sistema sanitario nazionale dovrà rispondere nei prossimi anni». Alla luce di questi dati, la diciannovesima edizione di Exposanità, mostra internazionale al servizio della sanità e dell’assistenza, che si terrà a Bologna Fiere dal luppi futuri del settore. Il primo focus è sul rapporto 21 al 24 maggio, si concentrerà su quattro focus tema- ospedale e territorio, con particolare riferimento alla tici che corrispondo a quelli che sono i possibili svi- gestione della struttura ospedaliera in relazione al territorio e alla necessaria razionalizzazione dei costi. Segue la disabilità, da affrontare nei diversi contesti: dal lavoro alla pratica sportiva, dal tempo libero all’integrazione scolastica. Si va avanti con la terza età, www.exposanita.it un’inevitabile sfida per la sanità e per gli operatori, che dovranno far fronte alle mutate esigenze di una

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popolazione che nel 2040, in Italia, avrà il 35 per cento di over 65. Infine, internazionalizzazione, per promuovere le eccellenze della produzione italiana. «Questi temi sono particolarmente complessi – continua Marilena Pavarelli – e richiedono preparazione, ma anche una forte capacità innovativa. Per questo chi è già nel mercato ma non si aggiorna rischia di perdere importanti opportunità. Con questi presupposti, Exposanità rinnova il proprio impegno nell’offrire una proposta culturale ampia e qualificata (oltre 500 ore di formazione) grazie anche all’imprescindibile collaborazione delle più autorevoli istituzioni, associazioni e aziende

In alto, un’immagine della precedente edizione di Exposanità

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del settore». Anche quest’anno Exposanità concentra il proprio impegno verso la valorizzazione e la qualificazione di tutte le professioni sanitarie, promuovendo il dibattito all’interno del settore, per un sistema sanitario assistenziale adeguato al nostro Paese. E per questo riconferma il format tradizionale di nove saloni, per offrire una rassegna completa di prodotti, servizi, proposte e iniziative di carattere formativo e informativo di alto profilo. Le diverse aree espositive saranno dedicate a Hospital, salone delle tecnologie e prodotti per ospedali; Mit, Medical Innovation & Technology; Diagnostica 2000, salone delle apparecchiature e prodotti per la diagnosi; Sistem, Salone dell´informatica sanitaria e della telemedicina; Healthy Dental, prodotti, tecnologie e soluzioni per la salute dentale; Sanità Animale, organizzazione, tecnologie e soluzioni per la sanità veterinaria: Salute Amica, rassegna dei progetti e delle realizzazioni per la qualità del servizio sanitario; Horu, Handicap, ortopedia, riabilitazione; Terza Età, Soluzioni, prodotti e servizi per il mondo degli anziani». \\\\\ VALERIO GERMANICO MARZO 2014

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MEDICINA ESTETICA GIUSEPPE BARBATO

I VANTAGGI DELL’OZONO-TERAPIA Giuseppe Barbato illustra il trattamento a base di ozono, che se mixato all’ossigeno facilita la circolazione. «Un alleato del nostro organismo» l ruolo dell’ozono è quello di proteggerci dagli effetti nocivi dei raggi ultravioletti. E proprio per la sua particolare reattività, questo gas trova applicazione anche in campo medico come miscela di O2O3 (ossigeno – ozono). «I campi di utilizzo sono moltissimi e diversi tra loro» spiega il dottor Giuseppe Barbato, chirurgo esperto in ozonoterapia, il quale spiega come questo gas permetta l’esecuzione della tecnica più moderna ed efficace per il trattamento della cellulite. Come viene utilizzato l’ozono in questo ambito? «Attraverso iniezioni sottocutanee di una miscela gassosa di ossigenoozono. Il tutto viene eseguito con un ago sottilissimo, praticamente indolore. In questo caso si sfrutta la capacità dell'ozono di scindere gli acidi grassi insaturi idrofobi contenuti nelle cellule adipose, rendendoli idrofili e quindi idrosolubili e, per questo, eliminabili con la diuresi. Inoltre, diffondendosi nei tessuti, migliora la circolazione locale favorendo la diminuzione della cellulite, che è aggravata dai disturbi di circolo». Questa tecnica in quali punti del corpo è applicabile? «È utilizzabile su tutto il corpo e permette la riduzione volumetrica delle zone trattate con notevole miglioramento della circolazione e un’importante tonificazione dei tessuti. La tecnica consiste in una serie di somministrazioni, circa 20 sedute, da eseguirsi una o due volte alla settimana. La durata di ogni trattamento è di circa 15 minuti. Dopo il trattamento d'urto si continuerà con la terapia di mantenimento, in genere una volta al mese. In tal modo i risultati si manterranno a lungo nel tempo».

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Il dottor Giuseppe Barbato, specialista in chirurgia generale-angiologia, in chirurgia toraco-polmonare, in chirurgia dell’apparato digerente, esercita la professione di medico-chirurgo negli studi di Bolzano e Cavalese

Quali sono le controindicazioni della terapia? «Come tutte, si tratta di una tecnica che va eseguita da uno specialista. In tal caso non è pericolosa. L'ozono non è tossico e non da allergie. Può dare dei bruciori transitori e si può verificare qualche piccolo ematoma a causa del traumatismo dell'ago, ma di lievissima durata. La tecnica non è dolorosa perché si usa un ago sottilissimo che viene introdotto solo per un paio di millimetri nel sottocute. Ricordo che stiamo parlando di una tecnica seria e collaudata, basata su protocolli terapeutici presentati al ministero della sanità e stuMARZO 2014


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Sedute L’ozonoterapia determina in questo lasso di tempo la riduzione volumetrica, con miglioramento della circolazione e tonificazione dei tessuti

diati dalle università di Siena e Padova». In quali altri campi medici si può far ricorso all’ossigeno-ozono terapia? «È noto come questa miscela migliori il trasporto dell'ossigeno in quanto, oltre a indurre un aumento dei globuli rossi, provoca un aumento della produzione del 2-3 DPG difosfoglicerato, responsabile della cessione di ossigeno ai tessuti. Ecco quindi il suo utilizzo in tutti i problemi circolatori e vascolari come arteriopatie, coronaropatie, impotenza, insufficienza venosa, varici e flebiti. Inoltre l’ozono ha una potente azione battericida, fungicida e di inattivazione virale realizzata mediante l'ossidazione dei microorganismi. Altri campi di utilizzo sono: le piaghe da decubito, le ulcere arterovenose, le cefalee a grappolo e vasomotorie, le artropatie, le ernie del disco, l'herpes simplex, l'herpes zoster, gli eczemi, le epatiti, l'acne, le rughe. Attualmente le ricerche sono orientate verso le patologie da carenza immunitaria». Si possono anche effettuare iniezioni per via intra-articolare e intra-muscolare? «Nel primo caso lo si fa per la cura di artriti: si sfrutta l'azione battericida e anti-infiammatoria dell'ozono. Con le iniezioni per via intramuscolare, invece, si curano le ernie del disco dorso-lombo-sacrali e le ernie cervicali, sfruttando la potente azione anti-infiamma-

www.dottorbarbato.it

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toria dell'ozono. La tecnica consiste nell'iniettare con un ago sottile l'ozono nei muscoli paravertebrali a distanza di due centimetri dalla colonna. Nell'ernia del disco dorso-lombo-sacrale si eseguono in genere 6 iniezioni: 2 in corrispondenza dell'ernia, 2 al di sopra di due cm. e 2 al di sotto di due cm». Mentre per l’ernia cervicale? «In tal caso sono, generalmente, sufficienti 4 iniezioni eseguite con gli stessi criteri. La terapia si basa su 6-10 sedute, della durata ciascuna di circa 10 minuti, con cadenza settimanale. L'ozono, in questi casi in concentrazione più alta nella miscela, esercita la sua azione anti-infiammatoria, riducendo l'edema che si forma attorno all'ernia. Così si riduce la compressione esercitata dall'ernia sui nervi che escono dalla colonna con attenuazione, o addirittura scomparsa, delle sciatalgie o cervicalgie. A causa della possibilità di esiti negativi oggi gli interventi per le ernie del disco si sono ridotti. L'ozonoterapia, invece, sta sempre più prendendo piede, anche perché non è un farmaco ma un processo fisico. L'ozono, esplicata la sua azione, dopo pochi minuti si trasforma in ossigeno che viene tutto assorbito, per cui non esistono rifiuti che il fegato o i reni debbano smaltire». \\\\\ CARLO SERGI MARZO 2014

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BENESSERE FRANCESCO RAVASINI

MEDICINA NATURALE, I NUOVI SVILUPPI La salute secondo la medicina naturale. Dall’acqua energizzata alla micoterapia, Francesco Ravasini parla delle vecchie resistenze e delle ultime frontiere n’accezione allargata che va oltre l’assenza di patologia. Per Francesco Ravasini, amministratore delegato della Avd Reform di Noceto (PR), è il miglioramento della qualità della vita nel suo complesso il vero obiettivo. Quella che guida, infatti, è un’azienda con 35 anni di esperienza nello studio delle proprietà curative delle erbe. Dunque, non si tratta solo di alleviare dolori o curare alcune patologie. Il progetto è più ambizioso e parte da un punto di vista molto distante dalla medicina tradizionale. «Uno degli aspetti che dovrebbe essere sviluppato – dice Ravasini – è sicuramente la prevenzione. La medicina naturale si basa su un concetto di salute legato al benessere totale dell’individuo, che va oltre la semplice assenza di patologia in sé. Il concetto di prevenzione assume un rilievo fondamentale in questo senso, come difesa e mantenimento del benessere personale che si realizza attraverso l’impiego di integratori ma anche l’equilibrio di fattori quali l’alimentazione e l’esercizio fisico. Se si diffondesse maggiormente questa cultura e la consapevolezza che la prevenzione è la prima arma che abbiamo per limitare la comparsa di alcune delle malattie più comuni, ne beneficeremmo tutti, a partire dal nostro sistema sanitario nazionale per arrivare alla qualità della vita del singolo». Come si articola la vostra proposta? «Noi perseguiamo questi valori fondamentali attraverso la selezione continua e accurata di materie prime di alta qualità, innovazione e formulazione avanzata dei componenti, l’impiego di processi produttivi esclusivi, come ad esempio l’energizzazione dell’acqua. Tutti fattori che ci permet-

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Francesco Ravasini amministratore delegato della Avd Reform Srl con sede a Noceto (PR)

tono di garantire l’efficacia e la sicurezza dei nostri prodotti, proponendo una gamma di circa 100 referenze». In cosa consiste la vostra produzione nello specifico? «La nostra gamma si suddivide in tre grandi famiglie: macerati in acqua energizzata, fermenti lattici ad alta concentrazione e micoterapici. Attorno a questi gruppi abbiamo poi altre specialità. Adoperiamo alcune tecniche specifiche come, ad esempio, quella dell’acqua energizzata e dell’estrazione a pressione dalle piante. L’acqua funziona dunque come solvente naturale, che impieghiamo in particolare nella nostra linea di macerati. Prestiamo inoltre MARZO 2014


SE SI DIFFONDESSE LA CULTURA DELLA PREVENZIONE, NE BENEFICEREMMO TUTTI, ANCHE IL NOSTRO SSN massima cura anche alla qualità degli imballaggi atti a proteggere i prodotti nel tempo e a mantenerne intatte le proprietà». In cosa consistono le vostre realizzazioni più recenti? «L’ultima è Micotherapy, una linea di funghi curativi. La micoterapia, utilizzo dei miceti per la cura di patologie, è una disciplina antica, che affonda le sue radici nella medicina orientale, in particolare in quella cinese. I funghi hanno molteplici potenzialità in ambito terapeutico e oggi, anche in Occidente, la micoterapia costituisce una delle nuove frontiere della medicina naturale. In questo campo possiamo affermare con orgoglio che la nostra azienda è stata pioniera». Quali target vanno intercettati per far crescere l’interesse per la medicina naturale?

www.avdreform.it

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«Il farmacista si conferma il principale interlocutore ed elemento influente in grado di incidere sulle scelte e sugli acquisti dei medicinali generici. La farmacia sta diventando il punto di riferimento e di unione tra cittadino e salute. Avendo la possibilità di offrire una gamma di prodotti e servizi sempre maggiore, sta diventando un interlocutore molto importante per le aziende del nostro settore. Organizziamo seminari in tutta Italia, coinvolgendo medici e farmacisti, dove illustriamo il nostro concetto di salute. Fortunatamente vediamo sempre di più un’apertura da parte di questi professionisti alla medicina naturale e alla prevenzione. In base a questi nuovi sviluppi, abbiamo dovuto preparare l’azienda ad interloquire con questo tipo di figura professionale, abituato a parlare con grandi case farmaceutiche. Abbiamo dovuto investire nella rete commerciale, ampliandola notevolmente con l’inserimento di numerosi informatori medici e nella comunicazione, molto più mirata e ricca di dati scientifici». \\\\\ RENATO FERRETTI MARZO 2014

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APPALTI PUBBLICI SERGIO SANTORO

VIGILARE SULLE NORME Il meccanismo delle gare d’appalto nel settore pubblico lascia spazio al proliferare di sprechi, come la lievitazione dei costi in fase di esecuzione dei lavori. Il punto di Sergio Santoro l valore del mercato delle gare pubbliche su cui l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture effettua i propri controlli ogni anno è pari a 100 miliardi di euro. A seguito di un procedimento istruttorio effettuato garantendo il contraddittorio con le parti, se l’Authority rileva che il comportamento delle stazioni appaltanti non è conforme alla legge, può adottare un provvedimento formale nel quale invita le stesse ad adottare provvedimenti in autotutela per rimuovere le violazioni contestate. «Spesso – sottolinea il presidente Sergio Santoro – le stazioni appaltanti si adeguano alle indicazioni dell’Autorità; molto spesso inoltre le nostre valutazioni sono eseguite dal giudice amministrativo chiamato a valutare la medesima fattispecie».

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↗ Sergio Santoro, presidente dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture

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Parliamo delle norme che regolano la vigilanza sugli appalti pubblici. Quali sono gli aspetti che andrebbero modificati? «L’Autorità non ha potere di sospendere le procedure di gara contestate né ha una legittimazione attiva ad agire in giudizio contro le violazioni alla normativa riscontrate, al pari invece, di quanto viene riconosciuto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato. L’Autorità ha richiesto un tale ruolo nella segnalazione inviata a Governo e Parlamento il 4 luglio 2013. Abbiamo anche proposto che, al fine di ridurre il contenzioso, venga rafforzata la funzione di precontenzioso svolta, attraverso l’introduzione dell’onere di attivare tale procedura e la conseguente valutazione ai fini della decisione sulle spese di giudizio del comportamento omissivo delle parti. Si potrebbe sfruttare l’occasione del recepimento delle direttive sugli appalti di recente emanazione, per una semplificazione normativa che attribuisca al tempo stesso maggiori poteri di regolazione, indirizzo e vigilanza all’Autorità». MARZO 2014


100 mld

Il valore degli appalti pubblici su cui ogni anno l’Autorità per la vigilanza esegue controlli

Spesso in fase d’opera si assiste a una lievitazione dei costi da parte delle imprese appaltatrici. La causa è solo il massimo ribasso? Cosa si può fare per porre fine a tutto questo? «Indubbiamente la lievitazione dei costi è favorita anche dalla difficoltà di rispettare l’offerta presentata nel corso di gare aggiudicate con il criterio del prezzo più basso. In queste gare accade spesso che gli operatori economici, pur di aggiudicarsi l’appalto, finiscono con il prevedere sconti eccessivi. In teoria, nella normativa vigente sono già presenti una serie di strumenti volti a garantire la serietà dell’offerta, come la valutazione della congruità delle offerte e la previsione di apposite garanzie. Le nuove direttive comunitarie prevedono che il criterio prevalente di aggiudicazione diventi quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con una maggiore attenzione alla qualità del servizio reso lungo tutto l’arco di vita dell’appalto». Un altro aspetto di cui spesso si discute è il mancato rispetto dei tempi. La legge che permette un NORD SVILUPPO

cambio di gestione del cantiere è stata attuata? «L’articolo 129 del Codice dei contratti prevede, in via facoltativa, per gli appalti di importo superiore ai 100 milioni di euro e, in via obbligatoria, per i contratti di importo superiore ai 75 milioni di euro, la sottoscrizione di una garanzia globale di esecuzione. Secondo l’articolo 131 del Regolamento, il garante presta la fideiussione definitiva e la garanzia di subentro, consistente nell’obbligo - su richiesta della stazione appaltante o del soggetto aggiudicatore - di fare subentrare un sostituto in caso di risoluzione del contratto, nonché di fallimento, liquidazione coatta amministrativa o concordato preventivo che impediscano la corretta prosecuzione dell’esecuzione». Cosa propone l’Autorità? «Nella richiamata segnalazione del 4 luglio 2013, l’Autorità aveva indicato l’opportunità che il nuovo rinvio fosse almeno utilizzato per una sperimentazione della garanzia in quei settori nei quali le imprese sono già abituate a utilizzarla, in quanto attive in mercati internazionali». \\\\\ NICOLÒ MULAS MARCELLO MARZO 2014

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