Archea China 20

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editorial project progetto editoriale Forma Edizioni srl, Poggibonsi, Italy redazione@formaedizioni.it www.formaedizioni.it editorial production realizzazione editoriale Archea Associati publishing and editorial coordination coordinamento editoriale e redazionale Laura Andreini editorial staff redazione Valentina Muscedra Maria Giulia Caliri Sara Benzi graphic design grafica Silvia Agozzino Elisa Balducci Sara Castelluccio Vitoria Muzi Mauro Sampaolesi translations traduzioni Ilaria Ciccioni Miriam Hurley Jorunn Monrad photolithography fotolitografia Art and Pixel

© Enrico Castellani, by SIAE 2013 © Fondazione Lucio Fontana, Milano, by SIAE 2013 © Piero Dorazio, by SIAE 2013 © edition 2013 edizione 2013 Forma Edizioni srl, Poggibonsi (SI) © images 2013 immagini 2013 Studio Archea © photographs and texts fotografie e testi the authors gli autori All rights reserved, no part of this publication may be reproduced in any form or by any means without the prior permission in writing of the publisher. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. first edition: November 2013 prima edizione: novembre 2013 ISBN: 978-88-96780-55-8


texts by testi di Laura Andreini with an essay by con un saggio di Fang Zhenning



contents indice 8 18

archea and architecture in china archea e l’architettura in cina Fang Zhenning

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tianjin land 7 office building tango disco parkour - beijing tianjin smic masterplan ubpa b3-2 pavilion world expo shangri-la winery gel - green energy laboratory helmchen island consulting for sino-singapore nanjing eco hi-tech island conceptual planning beijing hua yi yuan fushun logistics center ordos 20+10 p12 ordos 20+10 t06 guizhou zhen winery complex building li ling world ceramic art city moove - changli winery art gallery of changsha meixi lake - international culture & art center yanqing wine industry urban planning lvbo core cluster area tasly hotel beijing jun zhuang international winery culture centre

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appendices apparati

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archea and architecture in china Fang Zhenning

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When I visited Studio Archea in 2006 in its office located in Beijing’s second ring road, I was particularly struck by a project still under construction at the time: the Antinori Winery in Val di Pesa, near Florence. That was the moment I truly first understood Archea’s strength and superior quality. It was then that we laid the foundations for meetings, four years later, in 2010, in Milan and then in its main office in Florence.

Study and Dialogue In the summer of 2010, I traveled to Milan and Florence specifically to study Studio Archea’s projects, which I may well have never found without a guide. These buildings are not “symbols” that draw in media attention. They are architectural works that mesh with the rural landscape and surrounding environment. They are subtly-designed buildings respecting the historic heritage of the areas in which they are set. Archea’s buildings are located far from large cities and are never victim to extreme modernism. They thoroughly embody the studio’s spirit and quality. Over the past ten years I have had the chance to dialogue with many top-notch architects and artists, though never before with Italians. This was the first time for me. Though funds allocated by the Italian government are mostly for renovations of historic buildings, contemporary Italian architecture does not seem diminished by this situation and produces work as good as those made in other settings. In fact, Italians remain among the top architects internationally for the originality and quality of their designs, proving their ability to launch new trends and influence architecture worldwide. This is matched by great skills and a particular mastery in renovating historic buildings. This excellence is achieved through impressive skills and devotion to the craft, and is an area in which China still has a lot of progress to make. Why did I choose to juxtapose two aspects that are seemingly irrelevant to this essay about Italian architecture? Because it is rare to find contemporary design projects that respect and tie to tradition, just as it is difficult to create room for modern design in today’s society. Studio Archea stands out, always working on the thin line dividing tradition and modernity, like tightrope walkers relying on their superior skill, always able to look straight ahead without forgetting where they came from. Italy is the country I have most visited. The Venice Biennale is a must-go event for me. I have always been curious about the principle driving contemporary Italian architects. The impression I’d gleaned of this principle was reinforced by studying Archea’s designs, which take local culture as a value to highlight rather than a factor to be ignored in the era of globalization. I truly understood Studio Archea’s design spirit in early September 2010 after an in-depth study of some of its designs, which led me to consider carefully the materials and colors chosen and their implications in terms of geography and history. Of course I had already been very impressed by the buildings for their architectural quality, but I can only say that I

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archea e l’architettura in cina Fang Zhenning

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Quando, nel 2006, visitai lo Studio Archea nella sede situata all’interno del secondo ring a Pechino, rimasi particolarmente colpito dal progetto, all’epoca ancora in costruzione, della Cantina Antinori a San Casciano in Val di Pesa, in provincia di Firenze. È stato allora che ho compreso per la prima volta quale fosse il livello qualitativo e la “forza” di Archea, e in quella occasione abbiamo gettato le basi degli incontri che sarebbero avvenuti in seguito, a Milano e poi nella sede principale dello studio, a Firenze, quattro anni dopo, nel 2010.

Analisi e dialogo Nell’estate del 2010, sono partito alla volta di Milano e Firenze con la precisa intenzione di studiare in dettaglio diversi progetti dello studio Archea, progetti che, a dire il vero, non avrei forse neppure trovato se non mi fossi avvalso di una guida. Non si tratta infatti di edifici “simbolo” su cui ricade di conseguenza l’interesse dei media, ma di opere architettoniche ben integrate nel paesaggio rurale e nell’ambiente che le circonda, edifici discreti progettati nel rispetto del patrimonio storico dell’area in cui si inseriscono. Collocati lontano dalle grandi metropoli, gli edifici progettati da Archea non ricadono mai nel modernismo estremo e ben incarnano lo spirito stesso e la qualità dello studio. Negli ultimi dieci anni ho avuto occasioni di scambio con numerosi architetti e artisti di altissimo livello, ma mai con italiani, questa è stata la mia prima volta. Sebbene i fondi stanziati dal governo italiano vengano per la maggior parte impiegati in progetti di ristrutturazione di palazzi antichi, l’architettura italiana moderna sembra non risentirne di tale condizione non risulta inferiore alle esperienze praticate in altri contesti; gli italiani si collocano ancora ai primi posti a livello internazionale grazie all’unicità e alla qualità dei loro progetti mostrando di essere ancora in grado di lanciare nuove tendenze e influenzare l’architettura a livello mondiale. A questo si affiancano ovviamente grandi competenze e una speciale maestria nel campo della ristrutturazione di edifici storici; un’eccellenza raggiunta grazie a mirabili capacità e ad una passione per il mestiere, rispetto a cui la Cina deve ancora compiere passi significativi. Perché ho deciso di mettere fianco a fianco due elementi apparentemente irrilevanti in questa riflessione sull’architettura italiana? Perché è raro trovare progetti dal design contemporaneo che rispettino e che si ricolleghino alla tradizione; così come è difficile creare uno spazio dal design moderno nella società attuale. Lo studio Archea si distingue in questo senso, operando sempre sulla sottile linea di demarcazione tra tradizione e modernità, come un funambolo che può contare sulle proprie eccellenti capacità ed è in grado di guardare sempre avanti senza dimenticare il proprio punto di partenza. L’Italia è il paese che ho frequentato maggiormente, la Biennale di Venezia è per me un appuntamento fisso e sono sempre stato curioso di capire quale fosse il principio a cui si rifacevano gli architetti italiani contemporanei. L’idea che mi ero fatto di tale principio è andata rafforzandosi con l’analisi dei progetti Archea che interpretano la cultura locale compresa come un valore a cui dare risalto piuttosto che come un elemento da ignorare nell’era della globalizzazione.

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2005

2006

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tianjin land 7 office building

 tango disco

parkour - beijing

tianjin smic masterplan ubpa b3-2 pavilion world expo shangri-la winery

gel - green energy laboratory

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helmchen island sino-singapore nanjing eco hi-tech island beijing hua yi yuan fushun logistics center ordos 20+10 p12

ordos 20+10 t06 guizhou zhen winery complex building  li ling world ceramic art city

moove - changli winery art gallery of changsha meixi lake yanqing wine industry urban planning lvbo core cluster area

tasly hotel beijing jun zhuang international winery

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tianjin land 7 office building 2005

tianjin

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The project reorganizes part of a city block in the Italian district of Tianjin, built beginning in 1901 in one of the bends of the Haihe River. The request for a new office and commercial complex suggests a project that combines distributive necessities and contemporary functionality with the intention to preserve the look of the district organized on the reproposal of a minute urban fabric that confirms the typical traditional Italian city housing characteristics. Such a formulation rejects the advancement of macro-buildings, leftovers of an intensive culture and devoid of any recognizable character that could be distinguished from today’s Chinese customs. The proposed solution is composed therefore as a combination of two contrasting models to enclose a central public space: the buildings with open-court plans, no more than four floors, search for a more direct dialogue with the scale of the adjacent houses, creating a system of internal squares and truncated perspectives constructed at pedestrian scale; on the opposite side a sort of horizontal unit, formalized in a long seven-floor block in terracotta colored concrete, encircling the block like a sort of urban wall fragment. The whole complex is crowned by roof gardens and crossed by porticoed passageways, optimization of public space use and of the ground level areas used for commercial functions. location Tianjin, China project Management and commercial client HEDO Construction and Investment Group structures Favero&Milan Ingegneria plan 2005 competition, 2nd place cost € 15,000,000 built area 18,000 sq.m volume 90,000 cu.m

Il progetto riorganizza una parte di un isolato urbano del distretto italiano di Tianjin costruito a partire dal 1901 all’interno di una delle anse del fiume Haihe. La richiesta di un nuovo complesso per uffici e negozi suggerisce un’idea progettuale che coniughi le necessità distributive e funzionali con l’intento di preservare l’immagine del distretto organizzato sulla riproposizione di un tessuto urbano che conferma i caratteri tipici della città italiana. Tale impostazione rifiuta l’avanzare dei macro-edifici e dei blocchi indifferenziati, appannaggio di una cultura priva di qualsiasi carattere di riconoscibilità che contraddistingue la consuetudine cinese di oggi. La soluzione compone due modelli contrapposti a racchiudere uno spazio pubblico centrale: gli edifici con impianto a corte aperta, non superiori ai quattro piani, ricercano un dialogo diretto con la scala delle adiacenti ville creando un sistema di piazze interne e scorci prospettici costruiti a misura di pedone; sul lato opposto una sorta di unità orizzontale, formalizzata in un lungo blocco di sette piani in calcestruzzo color terracotta, cinge l’isolato come un frammento di mura urbane. L’intero complesso è coronato da tetti giardino e attraversato da passaggi porticati, ottimizzazione dello spazio ad uso pubblico e delle superfici adibite a funzione commerciale a livello del suolo. luogo Tianjin, Cina programma Direzionale e commerciale committente HEDO Construction and Investment Group strutture Favero&Milan Ingegneria progetto 2005 concorso, 2° classificato costo € 15.000.000 superficie 18.000 mq volume 90.000 mc

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parkour - beijing 2007

beijing

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Beijing’s traditional urban fabric is based on the regular pattern of the four-sided layouts of historic siheyuan, residential courtyards bound by compact facades, in turn surrounded by narrow alleys called hutong. This structure evolved as a building type from the twelfth century to the nineteenth century in most central and northern Chinese cities. We can see them as an architectural expression of traditional Chinese social organization based on the extended family; over time, families would stack new buildings in the courtyard. Il tradizionale tessuto urbano della città di Pechino si basa sulla regolarità dello schema quadrilatero delle antiche siheyuan, le corti residenziali cinte da fronti compatti circondati, a loro volta, da stretti vicoli chiamati “hutong”. Tale maglia è il frutto di un’evoluzione tipologica che prende avvio dal dodicesimo secolo e struttura fino allSOttocento gran parte delle città della Cina centrale e settentrionale. Vi si riconosce la traduzione architettonica della tradizionale organizzazione sociale cinese fondata sulla famiglia allargata che ha la possibilità, all’interno della corte, di sovrapporre nuove costruzioni nel tempo.

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shangri-la winery 2007-2014

penglai

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The pictures show the construction phases as they evolved from excavation to the first elevations. The preparation of the ground for the foundations included the building’s underground and semi-underground floors. Below we can see the formworks for casting the foundation plinths and the start of construction of reinforced concrete trenches. Le immagini mostrano l’evoluzione delle fasi di cantiere, dallo scavo alle prime elevazioni. La preparazione del terreno per le fondazioni hanno previsto anche i livelli ipogei o semi-ipogei dell’edificio. In basso è possibile vedere le casseforme per il getto dei plinti di fondazione e l’avvio della costruzione delle trincee in cemento armato.

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Plinths and foundation trenches for the structure, shown in the upper picture, form the base for the elevation of reinforced concrete columns, shown in detail to the side. Lower section: completion of first level of columns with preparation of upper floor slab. Plinti e trincce di fondazione della struttura, mostrati nella foto superiore, fanno da base all’elevazione dei pilastri in cemento armato, mostrati qui a fianco in un particolare. Nella parte inferiore: completamento del primo livello di pilastri con preparazione del solaio superiore.

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consulting for sino-singapore nanjing eco hi-tech island conceptual planning 2010

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li ling world ceramic art city 2010-2014

li ling

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Li Ling is a city known mainly for ceramics production, famed both for its ancient tradition and for its cutting-edge contemporary production. The industry applies top-of-the line computer technology to processing raw materials and adopts a rigorous quality control system for the entire process. La città di Li Ling è conosciuta essenzialmente per la sua manifattura ceramica, famosa sia per l’antica tradizione sia per il livello avanguardistico della produzione contemporanea, che applica alla lavorazione delle materie prime le più alte tecnologie informatiche affiancate da un rigoroso sistema del controllo di qualità dell’intero processo.

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The project’s structures are in the shape of vases to evoke the local ceramic tradition. Each function is set within one or more of the buildings whose curving lines create a free landscape with large public areas, paved or landscaped, connected to a linear park stretching about 500 meters along the area’s main road. I volumi che compongono il progetto sono concepiti in forma di vasi, a richiamare la tradizione ceramica della città. Ciascuna funzione è ospitata all’interno di uno o più edifici che, grazie alle proprie forme sinuose, creano un paesaggio libero caratterizzato da ampie aree pubbliche, lastricate o verdi, collegate a un parco lineare sviluppato per una lunghezza di circa 500 metri lungo la strada principale dell’area.

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The two “vases” of the hotel in the complex form one tower of rooms and one with common services. The Museum of Ceramics directly faces the pedestrian street; the Li Duo Museum is made up of a spiral building and a building with a central core of services. Three types of master buildings have a commercial function: with a courtyard, with two floors and a circular core, and with two floors and a straight staircase. All’interno del complesso i due “vasi” dell’hotel si compongono di una torre di camere e di un volume di servizi comuni. Il Museo della Ceramica un affaccio diretto sulla strada pedonale; il Li Duo Museum è formato da un edificio a spirale e da uno con nucleo centrale di servizi e i master building, a funzione commerciale, si presentano in tre tipologie: con cortile, con 2 livelli e nucleo circolare, con 2 piani e scala lineare.

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ground floor piano terra

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lvbo core cluster area 2011

zhengzhou

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biography biografia

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Laura Andreini (Florence, 17 June 1964), Marco Casamonti (Florence, 13 April 1965), Giovanni Polazzi (Florence, 19 December 1959), architects and graduates from the Faculty of Architecture of Florence, founded Studio Archea in the same city in 1988. Silvia Fabi joined the firm in 1999.

Laura Andreini (Firenze, 17 giugno 1964), Marco Casamonti (Firenze, 13 aprile 1965), Giovanni Polazzi (Firenze 19 dicembre 1959), architetti, laureati presso la Facoltà di Architettura di Firenze, fondano nel 1988, nella stessa città, lo studio Archea a cui si associa nel 1999 Silvia Fabi.

Their principal activity, i.e. experimentation in the field of design and construction on various scales, from objects to buildings to town plans, is combined with extensive research activities in the field of architectural planning at different Italian architecture faculties. Specifically, Marco Casamonti is full professor in architectural planning at the architecture faculty of the University of Genoa and Laura Andreini is researcher at the architecture faculty of Florence. This activity has been accompanied by an intense work of in-depth analysis and critical reflection on architectural issues, diffused through exhibitions, events and workshops as well as through essays and articles which have been published in books and magazines in Italy and abroad. Marco Casamonti has since 1997 been chief editor of the international architecture magazine “Area”, and since 1999 he has been co-editor with Paolo Portoghesi of the magazine “Materia”, both of which are currently published by the Sole 24 ORE group. From 2006 to 2008 he has been scientific director of the Foundation “Annali dell’Architettura e delle città, Napoli”.

All’attività principale legata alla sperimentazione in ambito progettuale e alla realizzazione di architetture a diverse scale di intervento – dall’oggetto, all’edificio, al progetto urbano – ogni associato dello studio affianca un’integrata attività di ricerca nell’ambito disciplinare della progettazione architettonica all’interno di diverse Facoltà italiane di Architettura. In particolare, Marco Casamonti è Professore Ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova e Laura Andreini è ricercatrice presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Tale attività è accompagnata negli anni da un intenso lavoro di approfondimento e riflessione critica sui temi dell’architettura, divulgato attraverso mostre, eventi, workshop oltre che saggi e articoli pubblicati su libri e riviste in Italia e all’estero. Dal 1997, Marco Casamonti è direttore responsabile della rivista internazionale di architettura “Area” e dal 1999 è condirettore con Paolo Portoghesi della rivista “Materia”, entrambe edite attualmente dal Gruppo 24 ORE. Dal 2006 al 2008 è direttore scientifico della Fondazione “Annali dell’Architettura e delle città, Napoli”.

The architecture firm, which has decided in 2008 to adopt the ISO management system in order to optimize and rationalize the administrative and productive processes associated with architectural design, thus guaranteeing a constant quality level, has realized a series of architectures which have not only appeared in magazines and books of international repute, but also been chosen for prestigious architecture reviews and exhibitions. Archea has participated in many of the most important national and international architecture competitions and consultations, obtaining numerous recognitions and prizes: in 1999 the third prize for the new headquarters of the architecture faculty of Venice. In 2001 and 2002 the firm was shortlisted

Lo studio, che dal 2008 ha scelto di adottare il sistema di gestione ISO al fine di ottimizzare e razionalizzare i processi gestionali e produttivi del progetto, garantendone un costante livello di qualità, ha realizzato una serie di opere di architettura che, oltre ad essere state pubblicate sulle principali riviste e libri a livello internazionale, sono state selezionate per importanti rassegne e mostre. Archea ha partecipato a molti tra i più importanti concorsi e consultazioni nazionali e internazionali di architettura ottenendo numerosi riconoscimenti e premi: nel 1999 ottiene il terzo premio per la nuova sede della Facoltà di Architettura di Venezia. Nel 2001 e nel 2002 è finalista nei progetti per le

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