Questo piccolo libretto dedicato ad Adolfo Natalini vuole ripercorrere la storia di uomo-architetto attraverso una selezione di schizzi ed archipitture disegnate su quelle pagine tanto famose dei quaderni Rowney – dalla copertina in similpelle nera – che lo accompagnano sempre. La sua mano è instancabile fin dal 1954, anno in cui ha iniziato a mettere su carta, con minuziosa attenzione, tutto ciò che lo circonda: “disegnavo la mia mano, ritratti di compagni di scuola, paesaggi, autoritratti”. Pistoiese di nascita si trasferisce a Firenze negli anni dell’Università dove si laurea in Architettura. Nel 1966 fonda il gruppo d’avanguardia Superstudio che inaugura la stagione dell’Architettura Radicale e che lo porterà ad esporre le sue opere in una mostra al MoMa di New York nel 1972. Conclusa l’esperienza di Superstudio, nel 1978, inizia la carriera da progettista. Tra le maggiori opere si ricordano: la ricostruzione della Waagstraat a Groningen, il Museo dell’Opificio delle Pietre Dure a Firenze, la Dorotheenhof sulla Manetstrasse a Lipsia, la Muzenplein a l’Aja, il Centro Commerciale di Campi Bisenzio, il Polo Universitario di Novoli, Boscotondo a Helmond, Het Eiland a Zwolle, Haverlej a Den Bosch, il Museo dell’Opera del Duomo e il progetto per i Nuovi Uffizi. Il disegno rimane comunque la sua pratica principale in ogni momento della sua vita. Ogni segno è legato ad un pensiero; ogni architettura è legata ad uno schizzo. Il disegno dona ordine ai suoi pensieri: instancabili flussi creativi di un grande protagonista dei nostri tempi. Laura Andreini
Domenica 9 giugno al Chiasso a Doccia Innumerevoli fuggirono i giorni senza che riuscissi ad afferrarli, pauroso del futuro. Esorcizzavo la paura con il disegno graffiando con la penna la carta dei quaderni. Dei giorni fuggiti mi restano pezzi di carta, immagini e innamoramenti. M’imponevo il disegno ogni giorno, ma d’ altronde era come respirazione. A volte un male nero mi toglieva il respiro e non disegnavo. Cercavo di fermare il tempo scrivendo la data in fondo alla pagina. Mi sembrava un compito impossibile. Disegnavo cose viste (oggetti, persone, paesaggi) e cose che avrei voluto vedere (progetti). I disegni fermavano memorie e speranze...