Extroverted artworks in Pino Manos’ studio, Rezzago (Como), 2019 Opere estroflesse nello studio di Pino Manos, Rezzago (Como), 2019
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Pino Manos in his studio, Milan, 2015 Pino Manos nel suo studio, Milano, 2015
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Pino Manos’ studio, Milan, 2013 Studio di Pino Manos, Milano, 2013
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Foreword Prefazione Gilles Dyan Chairman & Founder Opera Gallery Group
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Painting, sculpture and architecture have always co-existed in the work of Pino Manos (b. 1930), since the 1950s when he left his hometown of Sassari to live in Milan and Florence. There he attended the Polytechnic and the faculty of Architecture, and collaborated and forged friendships with the greatest avant-garde artists of the last century: Lucio Fontana, Bruno Munari and Alberto Burri. A great traveller, his visits to India and Tibet allowed him to deepen his continuous practice of immanent meditation. A spirituality that took shape in his large ‘extroflesse’ canvases which developed a new vision of the Spatialist movement begun by Fontana in the 1940s, and later explored in greater depth starting in 2010 with the Rigorism movement. During his long career, Manos exhibited all over the world, in Italy as well as in England, France, Germany, Denmark, Lebanon, Brazil, the United States and Japan. The artist’s technique opened the way to an exciting discovery: the line between painting and sculpture, a central theme in avant-garde artistic research. All representation or trace of paint application is erased in favour of a skillful arrangement into volumes of strips of fabric, having been twisted evenly. With each piece, Manos selects his colours, which are created from pure pigments. For him, each one has its own wavelength and a precise direction in the space. He therefore contemplates the colour he is going to use for painting his canvas and it is through this visualisation that his creative impulse is born. The monochromatic surfaces of the canvases, in warm tones like red, yellow, orange, as well as blue, white and black, take on a new importance; they project outward with a vibrant, rhythmic and musical power. An expert in colour and material, Manos knows how to use the light’s reflective properties to break or plan out his compositions, resulting in a continuous play between the plastic element and colours. At times serene, at times frenetic, this geometrisation of the space offers the viewer a melodic interpretation. It is up to him, in his interaction with this painting/object, to assimilate and appropriate its rhythm, specific to each of Manos’ works. Controlled and mysterious, Manos’ artworks are now found in numerous collections in Italy and abroad. Through this work offering a complete overview Manos’ œuvre, we wish to celebrate his 60-year career and thank him for the artistic experience that he has given us.
Pittura, scultura e architettura convivono da sempre nell’opera di Pino Manos (nato nel 1930), fin dagli anni cinquanta, quando lasciò Sassari, sua città natale, per vivere tra Milano e Firenze. Dopo aver frequentato il Politecnico e la Facoltà di Architettura, collabora e diventa amico dei più grandi artisti d’avanguardia del secolo scorso: Lucio Fontana, Bruno Munari e Alberto Burri. I soggiorni in India e Tibet di questo grande viaggiatore lo porteranno ad approfondire la sua conoscenza della pratica continua della meditazione immanente. Questa spiritualità prende vita nei suoi grandi dipinti “estroflessi” che sviluppano una nuova visione del Movimento Spazialista creato da Fontana negli anni quaranta, approfondita a partire dal 2010 all’interno del Rigorismo. Nel corso della sua lunga carriera, Manos ha esposto in tutto il mondo, in Italia ma anche in Inghilterra, Francia, Germania, Danimarca, Libano, Brasile, Stati Uniti e Giappone. La tecnica dell’artista apre la strada a una scoperta entusiasmante: il confine tra pittura e scultura, motivo centrale della sua ricerca d’avanguardia. Qualsiasi figurazione o traccia dell’applicazione del pennello viene cancellata a favore di una sapiente organizzazione in volumi di strisce di tessuto ritorte secondo un ritmo regolare. Prima di ogni opera Manos seleziona i suoi colori, che nascono da pigmenti puri. Per lui ogni colore ha una propria lunghezza d’onda e una precisa direzione nello spazio. Egli contempla poi il colore che utilizzerà per dipingere la tela ed è attraverso questa visualizzazione che nasce il suo impulso creativo. Le superfici monocromatiche delle tele, con toni caldi come il rosso, il giallo, l’arancione, ma anche il blu, il bianco e il nero, assumono una nuova importanza, proiettandosi verso l’esterno con una potenza ritmica e musicale vibrante. Esperto di colore e materia, Manos sa come utilizzare le proprietà riflettenti della luce per rompere o strutturare le sue composizioni, dando vita a un gioco costante tra plastica e toni. A volte serena, a volte frenetica, questa geometrizzazione dello spazio offre allo spettatore una lettura melodica. Sta a lui, nella sua interazione con questo oggetto-pittura, assimilare e appropriarsi del suo ritmo, specifico di ogni sua opera. Rigorosamente calibrate e misteriose, le opere di Manos sono oggi presenti in molte collezioni in Italia e all’estero. Attraverso questo libro, che offre una panoramica completa del lavoro di Manos, vogliamo celebrare i suoi 60 anni di carriera e ringraziarlo per l’esperienza artistica che ci offre.
Right Here and Right Now Qui e subito Sergio Risaliti Director Museo Novecento, Florence
“Being revolutionary involves the risk of not being understo- “Essere rivoluzionari comporta il rischio di non essere inteso ma le nuove percezioni e le nuove idee, soprattutto se od, but new perceptions and new ideas, especially if they profonde, hanno bisogno di manifestarsi”. are profound, need to reveal themselves.” Pino Manos
The artist, his land of origin, the avant-garde, the cosmic horizon
Pino Manos is an Italian artist, originally from Sardinia, who lived his artistic life in the flourishing art scene of the 20th century, marked by the harshness of two world wars and a powerful desire for renewal. In the post-war years, this desire created important literary, poetic and scientific thought throughout Europe. Pino Manos’ works contain all the conceptual and philosophical thinking of the 20th century, featuring new waves of experimentation with material and space, which expands beyond the third dimension. However this is completed by a deeper knowledge, derived from studying ancient Eastern philosophies and practices, derived from an innate need to know and experience the infinite horizons of the “life form.” He left his island in Mare Nostrum, an archetypical territory, land of nuraghe, of marvelous rocks and incredible backdrops, of sheep-herding and simple crafts, and reached the art capital of Milan. The city of international design and neoavant-garde, of industrial enlightenment and committed and subversive literature, opened his mind to the discovery of other spiritual and scientific boundaries, reaching distant destinations to be initiated to the sacred science of the universe. The awareness of the existence of an invisible material – energy – that animates and moves every visible and invisible aspect of creation, from man to the universe, opened up an expressive method in him, following years of intense reflection and research. This practice runs parallel to the most avant-garde scientific arguments, at times being ahead of specialised literature and its propagation. Historical background
Pino Manos L’artista, la sua terra d’origine, l’avanguardia, l’orizzonte cosmico
Pino Manos è un artista italiano, di origini sarde, che vive la sua esperienza nel rigoglioso panorama artistico del Novecento, segnato dalla durezza delle due guerre mondiali e dal potente desiderio di rinnovamento che negli anni del dopoguerra dà vita a importanti riflessioni letterarie, poetiche e scientifiche in tutta Europa. Le opere di Pino Manos contengono tutta la riflessione concettuale e filosofica del Novecento – percorso dai nuovi flussi di sperimentazione della materia e dello spazio che si dilata oltre la terza dimensione – completata da una conoscenza più sottile, derivata dallo studio delle pratiche e delle antiche filosofie orientali, che trova la sua origine nella sua innata necessità di conoscere e sperimentare gli infiniti orizzonti della “forma vita”. Partito dalla sua isola immersa nel Mare Nostrum, terra archetipica, nuragica, di rocce e fondali meravigliosi, di pastorizia e povero artigianato, ha raggiunto la capitale dell’arte, Milano, città del design internazionale e delle neo-avanguardie, dell’illuminismo industriale e della letteratura impegnata e sovversiva, per aprire la mente alla scoperta di altre frontiere spirituali e scientifiche, raggiungendo mete lontane per essere iniziato alla scienza sacra dell’universo. La consapevolezza dell’esistenza di una materia invisibile – energia – che anima e muove ogni aspetto visibile e non del creato, dall’uomo all’universo, ha aperto in lui, dopo anni di intensa riflessione e ricerca, una modalità espressiva, che corre in parallelo con gli argomenti scientifici più avanguardistici, anticipandone talvolta la letteratura specialistica e la divulgazione.
Antefatto storico Beginning in the early 20th century, art was emancipated Dai primi anni del Novecento l’arte si è emancipata from its mimetic function, that is, from having to imitate dalla funzione mimetica, cioè dal dover imitare la realtà visible reality respecting the canons of the academic visibile rispettando i canoni della tradizione accademica, tradition, and Naturalism, at that point expressed by photography, was surpassed by Abstractionism. For e il Naturalismo, interpretato a quel punto dalla fotografia, è stato superato dall’Astrattismo. Per Wassily Wassily Kandinsky it was clear that this became a Kandinsky era chiaro si trattasse di una svolta spirituale: spiritual turning point: “In all the arts, a trend towards anti-naturalism, abstraction and interiority was felt”. “In tutte le arti si avverte la tendenza all’antinaturalismo, all’astrazione e all’interiorità”. Le concezioni estetiche e Kandinsky’s aesthetic and philosophical concepts had been put forward in 1907 by Wilhelm Worringer, author filosofiche di Kandinsky erano state anticipate nel 1907 of Abstraction and Empathy, and by Aesthetics by The- da Wilhelm Worringer autore di Astrazione e empatia,
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odor Lipps, which spoke of the interiorisation of the aesthetic sensation. However an important role in the development of non-figurative classic elements must certainly be ascribed to Symbolism, which had steered artists’ research towards spiritual paths and non-objective aspects as well as towards psychic energy and thus the invisible. Kandinsky’s non-representational painting (according to Alexandre Kojève – not subjective or abstract but objective and concrete) was brought to life by a spiritual breath: “Painting is an art, and art is not the useless creation of things that fade into the void, but it is a force with an end, and it must serve the development and refinement of the soul... It is a language that speaks to the soul with its words, about things that for the soul are its daily bread, and that can only be received this way. If art shirks this duty, a void remains, because no other force can replace it”. The Russian painter, not free from messianic outbursts, as was the Russian Kazimir Malevich, announced the arrival of a new era, a spiritual realm, and he therefore assigned specific duties to the artist, such to serve specific, great and sacred ideals. The artist would thus have to educate himself in tune with interiority, therefore to immerse himself into his own soul, “caring for it and enriching it so that it would become the mantle of his exterior talent, and not be like the lost glove of an unknown hand, an empty and useless appearance”. ‘Faith’ in art’s spirituality opened up a field of new and almost endless possibilities, which traced a sooner and a later in the history of Western art. From one experience to another, from one movement to another, the figurative language was structured in a specific way, claiming complete autonomy. Around 1929 Theo van Doesburg wrote: “The painting must be constructed entirely from purely plastic elements, which is to say planes and colours. A pictorial element has no other meaning than ‘itself’”. Another history of art commenced with freedom of action for the benefit of the imagination, extended beyond the confines of the visible and the certain. For Paul Klee, the function of art was fairly clear, having to do with the non-visible: “Art does not reproduce the visible, it makes visible. And the graphic dimension, by its very nature, easily, and legitimately, leads to abstraction”. With the last iconographic and symbolic remnants tied to ancient and Renaissance culture used up, the artist has constructed himself a synthetic, simple, formal vocabulary to organise a separate world, a reality that is independent from the visible, self-generated, something parallel to nature. The most accurate example of this formal transcendentalism was seen with Piet Mondrian – already a member of H. P. Blavatsky’s Theosophical Society in 1909 – according to whom true painting was based on strict relationships of lines and colour, “as an
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e da Estetica di Theodor Lipp che parlava di interiorizzazione della sensazione estetica. Ma un ruolo importante nello sviluppo di elementi non figurativi classici è da imputare certamente al Simbolismo, che aveva indirizzato la ricerca degli artisti su percorsi spirituali e verso gli aspetti non oggettivi, nonché sull’energia psichica e quindi sull’invisibile. Il quadro non rappresentativo di Kandinsky (secondo Alexandre Kojève – non soggettivo o astratto ma oggettivo e concreto) era animato da un soffio spirituale: “La pittura è un’arte, e l’arte non è l’inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto, ma è una forza che ha un fine, e deve servire allo sviluppo e all’affinamento dell’anima... È un linguaggio che parla all’anima con parole proprie, di cose che per l’anima sono pane quotidiano, e che solo così si può ricevere. Se l’arte si sottrae a questo suo compito rimane un vuoto, perché nessun’altra forza può sostituirla”. Il pittore russo, non esente da slanci messianici, come anche il russo Kazimir Malevič, annunciava l’avvento di una nuova era, un regno spirituale, e per questo assegnava all’artista determinati doveri, come farsi servitore di ideali precisi, grandi e sacri. L’artista avrebbe così dovuto educarsi all’armonia con l’interiorità, quindi a raccogliersi nella propria anima, “curandola e arricchendola in modo che essa diventi il manto del suo talento esteriore, e non sia come il guanto perduto di una mano sconosciuta, una vuota e inutile apparenza”. Grazie alla ‘fede’ nello spirituale nell’arte, si è aperto un campo di possibilità nuove e pressoché infinite, che hanno tracciato un prima e un poi nella storia dell’arte occidentale. Di esperienza in esperienza, di movimento in movimento, il linguaggio figurativo si è strutturato in modo specifico rivendicando un’autonomia totale. Intorno al 1929 Theo van Doesburg scriveva: “Il quadro deve essere interamente costruito con elementi puramente plastici, vale a dire piani e colori. Un elemento pittorico non ha altro significato che ‘se stesso’”. Un’altra storia dell’arte è principiata con la libertà d’azione a vantaggio dell’immaginazione, estesa oltre i confini del visibile e del certo. Per Paul Klee la funzione dell’arte era abbastanza chiara avendo a che fare appunto con il non visibile: “L’arte non riproduce il visibile, essa rende visibile. E la dimensione grafica, per la sua stessa natura, induce facilmente, e legittimamente, all’astrazione”. Esauriti gli ultimi residui iconografici e simbolici legati alla cultura antica e rinascimentale, l’artista si è costruito un vocabolario formale sintetico, essenziale, per organizzare un mondo a sé, una realtà indipendente dal visibile, auto generata, qualcosa di parallelo alla natura. L’esempio più rigoroso di un tale trascendentalismo formale si è avuto con Piet Mondrian – affiliato alla società teosofica di H. P. Blavatsky già nel 1909 – secondo il quale la vera pittura si basava su rigorosi rapporti di linee e colore, “quale espressione
Disegno sincronico Linee di flusso assoluto 2007 India ink and pastels on paper inchiostro di china e pastelli su carta 30 × 42 cm 11¾ × 16½ in
Disegno sincronico 1 Flussi energetici 1988 graphite on paper grafite su carta 30 × 20 cm 11¾ × 7⅞ in
Disegno sincronico 2 Flussi energetici 1988 graphite on paper grafite su carta 30 × 20 cm 11¾ × 7⅞ in
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Disegno sincronico Flussi energetici 2006 India ink and pastels on paper inchiostro e pastelli su carta 30 × 42 cm 11¾ × 16½ in
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My creative process Il mio processo creativo Pino Manos
In the 1950s and 1960s, the art scene in Milan was truly one of a kind. The war was over, but during Italy’s fascist period we knew nothing about what was going on in the world, especially in the realm of art. Among our artists, painters, sculptors, architects and poets (particularly Quasimodo, Ungaretti and Montale) there arose the need to communicate with one another and get together, not just in galleries and studios, but in bars, restaurants and candlelit cellars, almost like conspirators, to choose and develop a new approach to life and creative ideas. Along with Lucio Fontana, Enrico Castellani, Vincenzo Agnetti, Bruno Munari, Marino Marini and Agostino Bonalumi, followed by Umberto Burri and others in Rome, we developed what is now known as Italy’s Modern Art Movement. My special friendship with Enrico Castellani began in 1951 at the Accademia Cimabue in Milan, and my friendship with Lucio Fontana dates back to our collaboration on Spatialism, which became such a success around the world.
La vita artistica a Milano negli anni cinquanta e sessanta era molto particolare perché era finita la Seconda Guerra Mondiale e per tutto il tempo del fascismo in Italia non si aveva nessuna informazione su quanto realmente avveniva nel mondo, soprattutto riguardo all’arte. Nasceva così in noi artisti, pittori, scultori, architetti, poeti (in particolare Quasimodo, Ungaretti, Montale) l’esigenza di comunicare e di incontrarci non solo nelle gallerie e negli atelier degli artisti ma anche nei bar, nei ristoranti e nelle cantine a lume di candela, quasi come dei cospiratori per poter decidere e sviluppare un nuovo modo di intendere la vita e i pensieri creativi. In questo modo insieme a Lucio Fontana, Enrico Castellani, Vincenzo Agnetti, Bruno Munari, Marino Marini, Agostino Bonalumi e poi a Roma Umberto Burri ed altri abbiamo sviluppato quello che oggi viene riconosciuto come Movimento d’Arte Moderna Italiana. La mia amicizia particolare nasce con Enrico Castellani nel 1951 all’Accademia Cimabue di Milano e con Lucio Fontana collaborando allo Spazialismo che tanto successo ha avuto nel mondo.
Collaboration refers to the exchange of ideas, joint exhibitions and the sharing of views inherent to the future of art in the world.
La collaborazione comporta scambi di idee, di mostre collettive e di aspettative inerenti il futuro dell’arte nel mondo.
During these unusual years, Milan hosted some important exhibitions such as the major Picasso retrospective, which included Guernica, the exhibitions on van Gogh, Fernand Léger, the collection of the São Paolo Museum of Modern Art in Brazil, Rembrandt, and many others.
Sono anni molto intensi in cui a Milano si fanno mostre molto importanti come la grande mostra di Picasso con la presenza dell’opera Guernica, di van Gogh, di Léger, dei quadri del Museo d’Arte Moderna di San Paolo del Brasile, di Rembrandt e tanti altri.
Milan was a real melting pot of ideas and people at the time. It was so important for us Italian artists, who were cut off from the world by fascism and the war, to explore the full extent of our creative values, the ones that have always characterised the Italian people, while constantly renewing ourselves.
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Milan, 21 March 2017
Pertanto Milano diventa un crogiolo di idee, di incontri molto significativi. La cosa fondamentale è che noi artisti italiani essendo stati tagliati fuori da un contesto internazionale a causa del fascismo e della guerra, abbiamo dovuto cercare nel nostro profondo i valori creativi che hanno caratterizzato, rinnovandosi sempre, il popolo italiano.
For me, coming from Sardinia, an authentic and ancestral land, I felt the need for total renewal.
Per me in particolare, venendo dalla Sardegna, terra genuina e ancestrale, nasceva la necessità di un rinnovamento totale.
In Milan, the Accademia Cimabue and the Brera Academy did not provide me with enough artistic training. So I enrolled at Milan Polytechnic University, then qualified in Architecture at the Faculty of Florence.
L’Accademia Cimabue e di Brera di Milano non sono state sufficienti per la mia formazione d’artista, in quanto mi sono dovuto iscrivere all’Università del Politecnico di Milano e poi laurearmi in Architettura alla Facoltà di Firenze.
My architecture studies gave me a very broad vision of
La laurea in Architettura mi ha consentito una visione
art, but also of the social and human relationship that relates to all of life.
molto ampia non solo dell’arte ma del rapporto sociale e umano che coinvolge la totalità della vita.
I felt the need to travel widely in different parts of the world and acquire a different way of being; I wanted to enter into direct contact with culture and different forms of art, to meet artists from all continents. These travels and meetings with people shaped in me a vast universal way of thinking.
Nasceva la necessità in me di viaggiare molto in varie parti del mondo per acquisire un modo d’essere diverso; cultura e osservazione diretta di forme d’arte molteplici nonché incontri con artisti di tutti i continenti che in sintesi ha sviluppato un ampio pensiero universale.
I learnt a lot on my different trips, particularly in India, where I met Indian meditation masters, Tibetan Lamas, Sufi masters, Christian mystics and Jewish rabbis who gave me the desire for transcendence.
I miei vari soggiorni, particolarmente in India, mi hanno insegnato, incontrando e dialogando con maestri di meditazione indiani, con Lama Tibetani, con maestri Sufi, con mistici Cristiani e con Rabbini Ebrei, la necessità di sviluppare l’immanenza.
My artistic work that began in the 1950s took many creative forms, from painting to sculpture and drawing. I experimented with unusual materials and innovative chromatic effects.
Il mio lavoro di artista iniziato negli anni cinquanta si è sviluppato in molteplici espressioni creative dalla pittura, alla scultura, al disegno sperimentando di volta in volta materiali sempre nuovi ed espressioni cromatiche innovative.
After working intensely and exhibiting around the world, I spent 30 years cultivating my inner silence, which led me to develop in 2002 The Art of Light Manifesto and in 2010 the Manifesto of Synchronicity.
Nasce così in me dopo una vita intensa di lavoro, di esposizioni in varie parti del mondo la necessità di un silenzio interiore durato trent’anni che mi ha portato a sviluppare nel 2002 il Manifesto della Luce e nel 2010 il Manifesto della Sincronicità.
I’d like to clarify what I mean by SYNCHRONICITY. The individual who can take on the essence becomes synchronous with reality, transcends time and grasps the present moment, the real moment that can create the absolute from nothing, and can turn the absolute into a reality free from relativity. This person develops a unique action that life expresses by exposing itself as the true consequence of the event, as a reason that comes from nowhere to manifest the concrete and the relative ability. In the end, it is about renouncing oneself to truly become oneself, by developing consciousness and certainty in oneself, the ability to be.
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Voglio chiarire che cosa significa per me la SINCRONICITÀ. L’essere che sa vestirsi dell’essenza diviene in effetti sincrono con la realtà, trapassa il tempo e coglie l’ora, quel momento reale che sa fare del nulla l’assoluto e dell’assoluto la realtà esente di relatività. Sviluppa un’azione unica che la vita esprime esponendo se stessa come reale conseguente dell’animazione. Come causa che sgorga dal nulla per manifestare concretezza e relativa capacità. Si tratta in fondo di rinunciare a se stessi per poter essere veramente se stessi sviluppando consapevolezza e certezza di Sé, capacità di essere.
This state can be found by accomplishing a unique reality: Man adapts to his Self when he conceives the living essence that animates him, and decides to make himself an essence of his reality.
È uno stato d’essere che si coglie eseguendo un’unica realtà: l’uomo adeguato al suo Sé nel momento in cui concepisce l’essenza viva che lo anima e decide di essere egli stesso essenza della sua realtà.
The idea of SYNCHRONICITY implies an awareness that few people currently possess, but the artist’s duty is to sound out the unknown and to show humanity a new way of being, to live one’s own life from the perspective of a thing that will be accessible to everyone over time.
Il pensiero della SINCRONICITÀ comporta una consapevolezza che attualmente pochi esseri umani hanno, ma il compito dell’artista è di sondare nel non conosciuto e di additare all’umanità un nuovo modo d’essere per realizzare la propria vita in prospettiva di qualcosa che nel tempo sarà accessibile a tutti.
Being revolutionary carries the risk of not being understood, but new perceptions and ideas, especially if they are profound, need to be manifested.
Essere rivoluzionari comporta il rischio di non essere inteso ma le nuove percezioni e le nuove idee, soprattutto se profonde, hanno bisogno di manifestarsi.
Disegno sincronico 20 2011-12 mixed media on canvas tecnica mista su carta 33 × 50 cm 13 × 19⅝ in
Artworks Opere
Struttura 1965 tapes on a wooden frame nastri su telaio ligneo 80 × 70 × 15 cm 31½ × 27¼ × 5⅞ in
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Struttura 1970 mixed media on canvas tecnica mista su tela 70 × 70 × 20 cm 27½ × 27½ × 7⅞ in
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Spazio estroflesso bianco 1992 mixed media on canvas tecnica mista su tela 50 × 50 cm 19⅝ × 19⅝ in
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Disco solare 2000 mixed media on canvas tecnica mista su tela diametro 120 cm Ă˜ 47Âź in
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Sincronico nero cyan 2014 mixed media on canvas tecnica mista su tela 35 × 50 cm 13¾ × 19⅝ in
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Sincronico blu cyan 2014 mixed media on canvas tecnica mista su tela 130 × 130 cm 51⅛ × 51⅛ in
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Sincronico bianco luce 2014 mixed media on canvas tecnica mista su tela 95 × 135 cm 37⅜ × 53⅛ in
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Sincronicità grande ovale nero cyan 2014 mixed media on canvas tecnica mista su tela 110 × 135 cm 43¼ × 53⅛ in
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Sincronicità grande ovale rosso cadmio luce 2014 mixed media on canvas tecnica mista su tela 110 × 135 cm 43¼ × 53⅛ in
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Sincronico essenziale rosso 2015 mixed media on canvas tecnica mista su tela 120 × 120 cm 47¼ × 47¼ in
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Dittico sincronico essenziale nero 2015 mixed media on canvas tecnica mista su tela 90 × 90 cm 35⅜ × 35⅜ in
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Campo sincronico multicromatico 2018 mixed media on canvas tecnica mista su tela 120 × 150 cm 47¼ × 59 in
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Biography Biografia
Pino Manos was born in Sassari, Sardinia, on the 10th of March 1930. In 1951, he moved to Milan where he attended both the Cimabue Academy of Fine Arts — together with Enrico Castellani and Vincenzo Agnetti — and the Brera Academy of Fine Arts. He struck up friendships with Roberto Crippa, Gianni Dova, Marino Marini, Agostino Bonalumi, Bruno Munari and particularly with Lucio Fontana as he was adhering to the Spatialism movement. During the same period he enrolled in the Faculty of Architecture at the Milan Polytechnic. In 1956 he started to live and work in Rome, taking part to the very lively and fecund artistic and cultural environment of then. He became a friend of Alberto Burri. In 1957 he moved to Florence where he finished his architectural studies and where he lived for 12 years. From 1962 on, he carried out sojourns and long trips centred on study and interior research in Europe and the rest of the world: India, Egypt, Israel, Turkey, Iran, Peru, Mexico, the United States and the Middle East. In 1962, together with Europe’s thirty most eminent artists, he was invited to London to adhere to the Europe 1962 Manifesto: Painting and Sculpture organised by the New Vision Centre Gallery as a basis of the emerging European Union. He took part in numerous solo and group exhibitions both in Italy and internationally. Today, his works are to be found in many Italian and international private and public collections, including the Nelson Rockefeller Collection in New York, USA. In 1968, he definitively moved to Milan where he still lives and works. In 1980 he founded in Milan an association named Il Creativo for the socialisation of art and the development of creativity as a therapeutic element. The organisation
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Pino Manos è nato a Sassari il 10 marzo del 1930. Nel 1951 si trasferisce a Milano, dove frequenta le Accademie di Belle Arti Cimabue (insieme a Enrico Castellani e Vincenzo Agnetti) e Brera. Stringe amicizia con Roberto Crippa, Gianni Dova, Marino Marini, Agostino Bonalumi e Bruno Munari ma in particolare con Lucio Fontana, aderendo al movimento dello Spazialismo. Contemporaneamente si iscrive alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel 1956 vive e opera a Roma inserendosi nell’ambiente artistico e culturale, assai vivo e fecondo in quel periodo, caratterizzato dalla sua frequentazione con Alberto Burri. Nel 1957 si trasferisce a Firenze, città in cui termina gli studi di Architettura e in cui vive per 12 anni. Dal 1962 compie lunghi viaggi e soggiorni di studio e ricerca interiore in Europa e nel mondo, India, Egitto, Israele, Turchia, Iran, Perù, Messico, Stati Uniti e Medio Oriente. Nel 1962 viene chiamato a Londra, insieme ai trenta artisti più eminenti in Europa a costituire il Manifesto Europe 1962: Pittura e Scultura organizzata dalla New Vision Centre Gallery come base della nascente Unione Europea. Partecipa a numerose esposizioni personali e collettive in Italia e altre parti del mondo; le sue opere sono presenti in numerose collezioni private e pubbliche in Italia e all’Estero (tre sue opere figurano nella collezione di Nelson Rockefeller a New York). Si trasferisce definitivamente a Milano nel 1968, dove attualmente vive e lavora. Nel 1980 fonda a Milano Il Creativo per la socializzazione dell’Arte e lo sviluppo della creatività come elemento terapeutico. Scopo e finalità dell’associazione è il risveglio delle potenzialità latenti in ogni individuo. È importante, attraverso la creatività liberare le energie e le potenzialità
aims at awakening the latent potentialities in every individual: through creativity, we could free energies and unexpressed potentials along a progressive path of awareness of one’s body in its manifold forms of communication and expression. The artist has organised and coordinated numerous seminars and conferences in towns and cities throughout Italy tackling art and interior research through contemplation exercises. 2010 saw the founding of the movement called Rigourism in the wake of Transpatialism with the involvement of Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Giuseppe Amadio, Cesare Berlingeri, Alberto Loro, Vanna Nicolotti, Turi Simeti, Paolo Scheggi, Paolo Bazzocchi, Umberto Mariani and Pino Pinelli, organised and curated by Flavio Lattuada at the Galleria Lattuada, Milan, following Lucio Fontana’s spatial poetics. The group of artists was presented by philosopher Massimo Donà. Spatialism is here expressed in a more radical way and the canons became more rigorous with the superseding of the bi-dimensional limitations, the inclusion of new forms of figuration and its openness to new means of expression. In 2016 he began working exclusively with Opera Gallery with several group exhibitions in its many galleries. In 2017 he was in Paris for his solo show Synchroicitè and for the exhibit Le Monochrome Italien with Lucio Fontana, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Umberto Mariani, Marcello Lo Giudice and Alessandro Algardi.
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inespresse in un cammino progressivo di consapevolezza del proprio corpo nelle sue molteplici modalità di comunicazione ed espressione. Organizza e coordina numerosi seminari e conferenze in diverse città italiane, su argomenti inerenti all’Arte e alla ricerca interiore con pratiche contemplative. Nel 2010 si costituisce il movimento del Rigorismo nell’orizzonte del Transpazialismo con gli artisti Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Giuseppe Amadio, Cesare Berlingeri, Alberto Loro, Vanna Nicolotti, Turi Simeti, Paolo Scheggi, Paolo Bazzocchi, Umberto Mariani, Pino Pinelli, curato e organizzato da Flavio Lattuada alla Galleria Lattuada seguendo la poetica spaziale di Lucio Fontana. Il gruppo di artisti viene presentato dal filosofo Massimo Donà. Si esprime in modo più radicale lo Spazialismo e si “rigorizzano” i canoni con il superamento dei limiti bidimensionali accogliendo nuove forme di figurazione e aprendosi a nuovi mezzi di espressione. Dal 2016 inizia una collaborazione in esclusiva con Opera Gallery con varie esposizioni collettive nelle sue numerose gallerie. Nel 2017 è presente a Parigi per una sua mostra personale “Synchroicitè” e una mostra “Le Monochrome Italien” con Lucio Fontana, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Umberto Mariani, Marcello Lo Giudice e Alessandro Algardi.
From the left, Antonio Calderara and Pino Manos in Calderara’s studio, Sanremo, 1950s Da sinistra, Antonio Calderara e Pino Manos nello studio di Calderara, Sanremo, anni cinquanta
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1 Pino Manos in his studio in Florence, 1950s-1960s Pino Manos nel suo studio a Firenze, anni cinquanta-sessanta 2 Artists of the Rigourism group, Galleria Lattuada, Milan, 2010 Artisti del gruppo del Rigorismo, Galleria Lattuada, Milano, 2010 3 From the left, Pino Manos and Carmelo Cappello at Cappello’s solo show, Libreria Rizzoli, Milan, 1960s Da sinistra, Pino Manos e Carmelo Cappello alla mostra personale di Cappello, Libreria Rizzoli, Milano, anni sessanta
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4 From the left, Pino Manos and Brazilian Italian artist Mazzon, Swiss artist Foster and Mrs Mazzon, 1950s Da sinistra, Pino Manos e l’artista italo-brasiliano Mazzon, l’artista svizzera Foster e la Signora Mazzon, anni cinquanta
€ 28,00
ISBN 978-88-99534-91-2