JAN FABRE. SPIRITUAL GUARDS - Edizione in Italiano

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Firenze, Piazza della Signoria Palazzo Vecchio 15 aprile – 2 ottobre 2016 Forte di Belvedere 14 maggio – 2 ottobre 2016 Direzione artistica Sergio Risaliti A cura di Joanna De Vos e Melania Rossi



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Prefazione

I luoghi della storia e dell’invenzione

Dario Nardella

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Jan Fabre. Il cavaliere della disperazione e il percorso del Principe Sergio Risaliti

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Jan Fabre. Spiritual Guards Joanna De Vos e Melania Rossi

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E mi sento al sicuro nella mia fortezza interiore Melania Rossi

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Il potere dell’immaginazione Joanna De Vos

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Jan Fabre, Palazzo Vecchio e le sue Spiritual Guards Arabella Natalini

Fotografie di Attilio Maranzano

Carlo Cinelli

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Opere in mostra

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Nota biografica

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Mostre collettive

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Mostre personali

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Bibliografia essenziale


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Jan Fabre. Il cavaliere della disperazione e il percorso del Principe —

Sergio Risaliti

e sovrabbondante si è aperta lasciando spazio alla dialettica, e tanto il pensiero quanto la sensibilità generale ne hanno potuto trarre benefici. Ad esempio, quel Rinascimento, tanto idealizzato quanto fossilizzato nella sua immagine di epoca incommensurabile, è apparso poi un Rinascimento in progress, ancora tutto da comprendere e da riprogettare: un Rinascimento incompiuto, i cui dati sono ancora oggi da verificare e aggiornare in un’epoca in cui Umanesimo e dis-Umanesimo si oppongono anche drammaticamente. Il richiamo alla bellezza materiale e spiritualizzata, alle qualità creative del singolo individuo, alla rinascita dell’antico paganesimo e della filosofia platonica, alla forza sempre attuale e globale dei simboli e dei miti, rende inscindibile il legame tra artisti di oggi e di ieri, tra Firenze e il mondo. Queste diverse e mutevoli suggestioni hanno assunto via via nuovi significati e nuove imprevedibili forme nelle mani dei grandi artisti che ridefiniscono costantemente limiti e orizzonti culturali superando pregiudizi e moralismi, demolendo ideologie e stereotipi, elaborando nuovi Rinascimenti e nuovo Umanesimo. Sta agli artisti prendere in carico la storia dell’arte intera e ri-plasmarla secondo percezioni ed esperienze, invenzioni e comportamenti esemplari che originano il nuovo e rigenerano il passato. La presenza dialettica dell’artista contemporaneo in Firenze, centro della civiltà filosofica e artistica occidentale, è, dunque, quanto di più necessario e urgente, anche per la dimensione universale che tale confronto può manifestare perché qui tra Piazza della Signoria e Forte di Belvedere, Palazzo Medici-Riccardi e Palazzo Vecchio, storia, arte, politica, spiritualità e creatività hanno strutturato integralmente la realtà urbana nelle forme di una teatralizzazione o spettacolarizzazione dello spazio architettonico, con le sue iconografie a servizio dell’auto-contemplazione del potere repubblicano o autocratico. Esporre un’opera d’arte contemporanea in una piazza o in un palazzo fiorentino provoca necessariamente una collisione tra valori e paradigmi,

Dov’è il mio ordine di cavalieri? Dove sono i miei Don Chisciotte? Dov’è la mia associazione di anime erranti? Jan Fabre, La storia delle lacrime, 20051

Negli ultimi anni alcuni tra i maggiori artisti contemporanei si sono cimentati con gli spazi di Forte di Belvedere, Palazzo Vecchio e Palazzo Medici-Riccardi, con Piazza della Signoria e Piazza Santa Croce, perfino con la Limonaia Grande del Giardino di Boboli in Palazzo Pitti, spazi magnifici della Firenze repubblicana e medicea: tra questi Zhang Huan, Giuseppe Penone, Antony Gormley, Jeff Koons, Mimmo Paladino, Domenico Bianchi, Remo Salvadori e Marco Bagnoli. Senza contare che già nel 2003 i bastioni della Fortezza di San Giorgio avevano ospitato installazioni di Mario Merz e Nancy Rubins, di Giulio Paolini e Maurizio Nannucci, di Anish Kapoor e Tony Cragg, di Marisa Merz e del più giovane Massimo Bartolini. Si tratta di un percorso di aggiornamento intensivo sul contemporaneo in una città come Firenze così ricca di storia e di capolavori antichi da essere quasi impenetrabile all’arte del nostro tempo. Insistendo su questi luoghi si è perimetrato quello che a oggi può essere considerato il “centro” d’arte contemporanea di Firenze, la cui estensione e densità storico-artistica lo rendono unico al mondo. Le sale di questo “centro” d’arte si aprono il più delle volte a cielo aperto, sono patrimonio mondiale, integrano vita quotidiana e turismo culturale, esperienze diacroniche, un alternarsi stordente di atti contemplativi e pratiche mondane, di meraviglia e distrazione, di appagamento ludico e godimento estetico. Alcune considerazioni sorgono immediate: tali operazioni hanno sempre assunto un carattere monumentale, se non spettacolare, dato che il “rumore” del passato è sempre parso sovrastare con i suoi suoni perfetti e con le sue armonie ineguagliabili ogni segno o gesto contemporaneo. Eppure proprio questa densità del passato così magnetica

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E mi sento al sicuro nella mia fortezza interiore —

Melania Rossi

Vivo in un’epoca in cui esiste una soluzione per ogni problema Vivo in una società pronta a combattere ventiquattro ore al giorno in cui il conflitto non si celebra più Non c’è più rispetto per il nemico Sono di nuovo pronto Disposto a squarciare con amore con la punta della mia lingua ogni nemico reale o immaginario. Jan Fabre, Residui, 2015

Dove sei? È la domanda più antica, quella che Dio avrebbe fatto ad Adamo, che si nascondeva per paura e vergogna dopo il suo peccato. È la richiesta di una presa di coscienza nello spazio di una storia. È una sfida ad uscire allo scoperto. Biblicamente, solo rispondendo a questa domanda può iniziare il percorso dell’uomo; esistenzialmente, solo facendola a se stesso egli avrà il coraggio di specchiarsi nell’eterno duello con l’altro. Con un approccio libero da canoni precostituiti e con l’audacia di una mente visionaria, Jan Fabre risponde a più voci, chiamando in causa un esercito di controfigure, di immaginari o reali se stesso; e in questa mostra li manifesta con una fantasia che si confonde con la memoria, in un luogo che anche nel nome ha mantenuto il ricordo di una storia costituita da opposti, il Forte di Belvedere. Questa cittadella fortificata, elevata rispetto al piano della città, garantiva una pronta difesa dalle incursioni esterne ma allo stesso tempo permetteva alla potente famiglia Medici di dormire sonni tranquilli in caso di sommosse cittadine. I suoi sotterranei conservavano il cospicuo tesoro mediceo, nascosto, si narra, in fondo a pozzi, oltre labirinti e dietro serrature segrete. Da qui, nel 1859, l’ultimo dei Granduca Leopoldo II ordinò

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di bombardare la città ormai stretta attorno al governo rivoluzionario, che per questa ragione ne dispose in seguito la demolizione in onore dell’indipendenza d’Italia e della libertà. Ma il suo valore storico-artistico fece resistere la fortezza alla cinica crudeltà della politica, sebbene libertaria, al punto da diventare, dopo un attento restauro, un luogo dove al pericolo della minaccia si è sostituito lo stupore della magnificenza. Sopra questa “bellissima, fortissima et inespugnabile muraglia”1, con “Spiritual Guards”, ha adesso inizio un percorso, un cammino su più livelli, sinuoso e obliquo come suggeriscono la storia e l’architettura dello spazio. L’immaginario dell’artista belga fa riemergere vicende di uomini antichi e racconta gesta di cavalieri contemporanei, storie di disarmi e difese, di fatiche fisiche e mistiche contemplazioni. Il Forte di Belvedere diventa così un luogo della mente dove l’uomo, l’artista, può dare forma al flusso inesausto di pensieri, all’intrico di contraddizioni e alla folla di opposti di cui l’umana esistenza è disseminata. “Che fa un artista? Nutre alte ambizioni? No! Desidera soltanto farci vedere la vita in una maniera diversa, con la varietà delle sue rivelazioni. Ci aiuta a decifrare il nostro libro più misterioso: noi stessi”, scrive il giovane Jan Fabre il 3 ottobre 19832. Un libro che si legge e si scrive contemporaneamente solo rimanendo in costante cammino, solo se siamo disposti a un andamento consapevole e anarchico. Per disegnare questo viaggio, l’artista parte da se stesso e dispiega la sua armata lucente, ispirata e ironica, nell’eroico tentativo di voler trascendere lo spazio e il tempo. Qualche volta sto sulla torre come un cavaliere. Come un vero stratega, per difendere il mio castello. (E mi sento al sicuro nella mia fortezza interiore). Jan Fabre, Rotterdam, 8 Novembre 19913


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Il potere dell’immaginazione —

Joanna De Vos

Sono Spiritual Guards coinvolte nell’omonima personale di Jan Fabre qui su questa piazza, in Palazzo Vecchio e al Forte di Belvedere. Dal 17 aprile 2016 qualcosa è cambiato in Piazza della Signoria: una inedita tensione nell’aria ci fa capire che non si tratta solo dell’approdo in questo luogo di due sculture bronzee di Jan Fabre. Tra Cercando Utopia (2003), L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) (1998-2016) e le statue classiche, una traccia invisibile conduce al Forte di Belvedere, a una stanza all’interno della palazzina centrale. Appena arrivati lì, davanti a uno schermo, in quel momento, sotto lo sguardo dell’artista belga, veniamo ricatapultati all’indietro, in Piazza della Signoria. È il 23 aprile 2016, oltre la mezzanotte, e incontriamo Jan Fabre, agghindato per l’occasione, al centro della piazza. È pronto per un rituale performativo, che ha inizio con due donne che fanno il loro ingresso a sinistra e a destra dell’immagine. Sono le curatrici della mostra, Melania Rossi e la sottoscritta, Joanna De Vos, che avvolgono Jan Fabre, su sua esplicita richiesta, da capo a piedi con il nastro adesivo. No, quest’azione non simboleggia il fatto che il curatore costringe l’artista nel corsetto di un concetto artistico, bensì che l’artista offre al curatore la possibilità di congiungere il mondo della sua immaginazione, carne e sangue, con il mondo intorno a lui e con il pubblico. Il nastro gli impedisce di mantenersi in piedi, la forza di gravità lo abbatte inesorabilmente verso il suolo e così egli si inoltra dimenandosi, umile ma determinato, sull’acciottolato fiorentino. L’artista-verme, il sacro anarchico di Anversa, fa il suo sorprendente ingresso in Piazza della Signoria e inizia un percorso auto-concepito lungo la scultura in bronzo Cercando Utopia, la sua illustre tartaruga marina con lui stesso, l’artista, saldamente in sella, lo sguardo sapiente che scruta in distanza. Si ferma davanti alla statua equestre di Cosimo I, il Granduca di Toscana a cui si deve la gloria fiorentina dispiegata in questa piazza. La creazione di Fabre è collocata – certo non per caso – nella visuale di Cosimo I, che nella parte anteriore e posteriore

Il mio immaginario è un verme. Niente di più, niente di meno. Se togliete il verme io muoio. Jan Fabre, Amsterdam, 10 febbraio 19891

Così eccoci qui. Dove siamo? Ci troviamo in Piazza della Signoria, nella parte orientale del centro cittadino di Firenze. Florentia / Firenze / Florence, una metropoli compatta, un tempo addirittura capitale dell’Italia (dal 1865 al 1877), viene identificata – al di là delle radici romane (59 a.C.) e del suo spirito medioevale – come la culla del Rinascimento. Ogni anno affluiscono a Firenze più di quindici milioni di turisti, provenienti da ogni angolo del mondo, per assaporare la ricca messe dei suoi tesori di cultura. È la città della politica, dell’arte e del potere, e in nessun altro posto ciò si evidenzia meglio che nella piazza in cui ci troviamo al momento. La parola Signoria, ovvero “autorità di governo”, allude, nel nome stesso della piazza, al suo ruolo democratico: sin dalla nascita, Piazza della Signoria è stata il luogo di ritrovo pubblico più importante. Formata da palazzi, musei e gallerie, essa è in primo luogo un’estensione di Palazzo Vecchio – il municipio – e serve come esibizione del potere che difende e protegge la città. La sua importanza pubblica si è conservata intatta fino ai giorni nostri, grazie forse soprattutto alle imponenti sculture che l’hanno trasformata in una straordinaria galleria a cielo aperto. Le opere di importanza storica di artisti quali Michelangelo, Donatello, Bandinelli, Giambologna, devono ovviamente la loro potenza espressiva alla maestria dei loro creatori, ma ancora di più alla loro vivida evocazione dello spirito della città. Il David (1501-1504, Michelangelo, copia ottocentesca), la Giuditta e Oloferne (1460, Donatello, anch’essa copia moderna), l’Ercole e Caco (1530, Bandinelli), o la statua equestre di Cosimo I de’ Medici (1595, Giambologna) colpiscono ancora l’immaginazione, a distanza di secoli da quando furono collocati nella piazza.

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Jan Fabre, Palazzo Vecchio e le sue Spiritual Guards —

Arabella Natalini

nuova avventura prende avvio. Qui i visitatori si imbatteranno in lavori realizzati in tempi diversi, che riacquistano unità cronologica e narrativa instaurando un dialogo con il contesto che li accoglie e che, in cambio, riceve nuova linfa vitale. Un insieme di figure fuori dall’ordinario è venuto ora ad abitare un luogo altrettanto straordinario, Palazzo Vecchio, le cui forme appaiono salde e immobili nell’immaginario collettivo, sebbene l’imponente edificio, oltre a partecipare e assistere alle trasformazioni della città di Firenze, si sia a sua volta trasformato nel corso dei secoli. Nato come Palazzo dei Priori, intorno alla fine del XV secolo viene intitolato alla Signoria, per poi “trasformarsi” in Palazzo Granducale nel 1540 e, infine, nel 1565, divenire improvvisamente “Vecchio” quando la corte si trasferisce a Palazzo Pitti. Esattamente tre secoli dopo, il Palazzo torna ad essere sede governativa, ospitando, seppur per pochi anni, il parlamento del Regno d’Italia (1865-1871) ed è da allora sede del Comune e degli uffici del sindaco. Le sue metamorfosi non sono riconducibili però a mere variazioni di titolo: la sua stessa struttura, modificata da numerosi ampliamenti, porta le tracce della storia che ha contribuito a forgiare; un palazzo il cui potere simbolico continua a essere accompagnato, e rinsaldato, dalle sue attuali funzioni. Le sue soglie vengono quotidianamente varcate da una popolazione composita: politici, amministratori, impiegati che si recano nel luogo di lavoro, cittadini che devono esplicare tediose pratiche burocratiche o desiderano celebrare matrimoni laici in una cornice carica di storia, e una moltitudine di turisti, che visitano il palazzo-museo e i suoi capolavori ripercorrendo saloni, scalinate, stanze e corridoi alla ricerca delle tracce dei fasti gloriosi della civitas fiorentina. Tra la folla di coloro che in queste sale transitano, più o meno fugacemente, si sono ora fatti spazio sette ospiti d’eccezione, “popolati”, a loro volta, da una miriade di “abitanti in miniatura”. Un battaglione corazzato composto da forme e figure tempestate

Artista totale, colto e audace, da decenni Jan Fabre combatte per difendere l’immaginazione con le fiere armi dell’arte. Invitato a esporre a Firenze, l’artista entra in città con passo consapevole e dirompente: si insedia a Palazzo Vecchio, approda in Piazza della Signoria per poi salire verso la prospiciente collina e “occupare” la palazzina e i bastioni del Forte di Belvedere. Questi luoghi carichi di storia e di elementi simbolici, hanno ispirato “Spiritual Guards”, un progetto che riannoda tra loro spazi con morfologie e funzioni difformi (centri di potere, luoghi di scontro o di rifugio, ma anche di scambio culturale e commerciale) attraverso una drammaturgia immaginifica e puntuale. Portando avanti un’incessante ricerca di bellezza e armonia, l’artista fiammingo dialoga “istintivamente” con la storia fiorentina e con il suo luminoso Rinascimento, che non avrebbe potuto illuminare gli sguardi e gli animi senza comprendere il proprio passato, le sue luci e le sue ombre; allo stesso tempo, “Spiritual Guards” ritesse gli antichi rapporti con i Paesi Bassi – estremamente significativi per gli sviluppi artistici e commerciali della nostra città già a partire dalla metà del Quattrocento – offrendoci una nuova ricchezza nutrita da passioni, ossessioni e un amore profondo per la vita e per l’arte. Nel loro insieme, i lavori presentati a Firenze costituiscono un corpus organico, dove ogni elemento rinvia all’altro facendo risuonare gli spazi ospitanti come una cassa armonica in continua metamorfosi. Ed è proprio la metamorfosi, l’incessante mutazione di ogni cosa – essere umano, animale o oggetto inanimato – e il continuo slittamento tra vita e morte, che sottende tutta la poetica di Jan Fabre e si offre adesso come fulcro e fil rouge della mostra fiorentina. Opere intessute da immagini e temi ricorrenti appaiono in città, come per magia, dando vita a un corpo multiforme composto da soggetti perturbanti: autoritratti, teschi, insetti, animali, armi e armature... Se a Forte di Belvedere viene presentato il nucleo più cospicuo di opere, è tra la Piazza della Signoria e il suo palazzo che questa

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Opere in mostra —

Forte di Belvedere Scarabeo stercorario sacro con bastone da passeggio 2012 bronzo al silicio 38 × 42 × 79 cm (copertina, pp. 2-3, 18-19, 22, 35-38, 90-91) Scarabeo stercorario sacro 2011 bronzo al silicio 38 × 42 × 76 cm (copertina, pp. 2-3, 18-19, 23, 41) L’uomo che porta la croce 2015 bronzo al silicio 394 × 200 × 100 cm (pp. 2-3, 33, 35-38, 41) Capitolo I 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 44 × 25 × 35 cm (pp. 2-3, 42-43) Capitolo II 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 115 × 31 × 118 cm (pp. 2-3, 18-19, 44-45) Capitolo III 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 66 × 33 × 35 cm (pp. 2-3, 18-19, 44-45) Capitolo IV 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 64 × 25 × 27 cm (pp. 2-3, 42-43)

Capitolo V 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 68 × 31 × 37 cm (pp. 2-3, 42-43) Capitolo VI 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 64 × 31 × 32 cm (pp. 2-3, 18-19, 44-45) Capitolo IX 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 78 × 29 × 74 cm (pp. 2-3, 18-19, 44-45) Capitolo X 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 116 × 53 × 64 cm (pp. 2-3, 42-43) Capitolo XII 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 42 × 26 × 25 cm (pp. 2-3, 42-43) Capitolo XIII 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 87 × 79 × 43 cm (pp. 2-3, 18-19, 44-45) Capitolo XIV 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 107 × 109 × 48 cm (pp. 2-3, 42-43)

Capitolo XVI 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 127 × 22 × 67 cm (pp. 2-3, 18-19, 44-45)

L’uomo che dirige le stelle 2015 bronzo al silicio 190 × 110 × 75 cm (pp. 2-3, 52-53, 54-55) L’uomo che misura le nuvole 1998 bronzo al silicio 285 × 120 × 80 cm (pp. 56-57)

Capitolo XVII 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 100 × 25 × 26 cm (pp. 2-3, 42-43)

Lancillotto 2004 film in 16mm, a colori, con audio (senza parole) 8’ 17” (pp. 62-63)

Capitolo XVIII 2010 (serie: Capitoli I – XVIII, 2010) bronzo al silicio 51 × 32 × 31 cm (pp. 2-3, 18-19, 44-45)

Spada spagnola (Cavaliere della disperazione) 2012 bronzo al silicio 20,5 × 119 × 10,2 cm (pp. 62-63)

L’uomo che dà il fuoco 2002 bronzo al silicio 165 × 77 × 65 cm (pp. 2-3, 46-47)

La via dell’arte 2012 bronzo al silicio 7,7 × 118,6 × 13,8 cm (pp. 64-65)

L’uomo che piange e ride 2005 bronzo al silicio 168 × 58 × 65 cm (pp. 2-3, 48-49, 51)

La via della bellezza 2012 bronzo al silicio 7,4 × 102,4 × 14,2 cm (pp. 64-65)

L’uomo che scrive sull’acqua 2006 bronzo al silicio 63 × 78 × 170 cm (7x) (pp. 58-59, 60-61)

La maschera del potere 2012 bronzo al silicio 48 × 54 × 71,5 cm (pp. 64-65)

Paesaggio di Sanguis / Mantis (Campo di battaglia) 2004 bronzo al silicio, corteccia e legno misura variabile (pp. 86-87, 89)

Scarabeo dissezionato 2012 cera 43,8 × 20,7 × 47,7 cm (p. 25)

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Scarabeo dissezionato 2012 bronzo al silicio 44,6 × 13,8 × 47,5 cm Il problema (Omaggio a Dietmar Kamper) 2001 DV cam, a colori, lingua tedesca (sottotitoli in inglese) 30’ Scarabeo stercorario sacro con albero d’alloro 2012 bronzo al silicio 38 × 40 × 80,6 cm (p. 24) Un incontro / Vstrecha 1997 multischermo, a colori, in russo / fiammingo (sottotitoli in inglese) 35’ Sanguis / Mantis (Elmo) 2006 bronzo al silicio 52,4 × 46 × 64 cm (pp. 67, 68-69) Sanguis / Mantis 2001 DV cam, bianco-nero, con audio (senza parole) 26’ (pp. 68-69) Capitolo III 2010 (serie: Capitoli I - XVIII, 2010) cera 66 × 33 × 35 cm (pp. 4-5) Capitolo VI 2010 (serie: Capitoli I - XVIII, 2010) cera 64 × 31 × 32 cm (pp. 4-5)

Capitolo VII 2010 (serie: Capitoli I - XVIII, 2010) cera 93 × 25 × 63 cm (pp. 4-5) Capitolo IX 2010 (serie: Capitoli I - XVIII, 2010) cera 78 × 29 × 74 cm (pp. 4-5) Capitolo X 2010 (serie: Capitoli I - XVIII, 2010) cera 116 × 53 × 64 cm (pp. 4-5, 73) Capitolo XIII 2010 (serie: Capitoli I - XVIII, 2010) cera 87 × 79 × 43 cm (pp. 4-5) Capitolo XV 2010 (serie: Capitoli I - XVIII, 2010) cera 82 × 48 × 30 cm (pp. 4-5) Suicidio? 1980 pellicola 8mm, bianco-nero, senza audio loop (pp. 70-71) Disturbo di contatto 1980-1982 pellicola 8mm, bianco-nero, senza audio loop (pp. 70-71)


Iperventilazione 1982 pellicola 8mm, bianco-nero, senza audio loop (pp. 70-71) Il Sacchetto 1980 pellicola 8mm, bianconero, senza audio loop (pp. 70-71) Il Combattimento 1979 pellicola 8mm, bianco-nero, senza audio loop Avant-grade 2012 bronzo al silicio 34,4 × 96 × 8,3 cm (pp. 74-75) Avant-grade 2012 cera 34,4 × 96 × 8,3 cm (pp. 74-75) La Schelda (Questa pazzia è fantastica!) 1988 pellicola 35mm (proiettato in 16mm), bianco-nero / colore, senza audio 10’ (pp. 74-75) Bussola della vanità 2011 bronzo al silicio 14 × 18 × 20,1 cm (pp. 76-77) Verme 2011 bronzo al silicio 31 × 131,5 × 8,8 cm (pp. 76-77)

L’artista-verme che attraversa Piazza della Signoria 2016 HD film in 16mm, a colori, con audio (senza parole) 30’ circa (pp. 78-79)

Piazza della Signoria

Palazzo Vecchio

Cercando Utopia 2003 bronzo al silicio 500 × 700 × 300 cm (pp. 6-7, 98-99, 104-105, 106-107, 108-109)

Spada spagnola (Cavaliere di modestia) 2016 elitre di scarabeo gioiello, acciaio 20,5 × 119 × 10,2 cm (p. 121)

Tragedia greca & Vittoria greca 2010 cera 19 × 35 × 17 cm / 8 × 9 × 9 cm e 17 × 33 × 15 cm / 8 × 9 × 9 cm (pp. 80-81)

L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) 1998-2016 bronzo al silicio 283 × 150 × 80 cm (pp. 6-7, 98-99, 111, 112-113, 115)

Corazza (Collare) 1996 elitre di scarabeo gioiello su fil di ferro 14 × 30 × 32 cm (pp. 122-123)

Omaggio a Zenone X (performance con le mie tartarughe Janneke & Mieke) 1978-1980 pellicola 8mm, bianconero, senza audio loop (pp. 80-81)

Teschio con scoiattolo 2012 misto di elitre di scarabeo gioiello, polimero, animale imbalsamato 45 × 23,5 × 25 cm (pp. 122-123)

L’artista-verme che attraversa Piazza della Signoria 23 aprile, 2016 1:00 - 2:25 performance (pp. 100-101, 102-103)

Salvator Mundi 1998 scarabei, ferro, fili di nylon, ossa 50 × 30 × 40 cm (pp. 124-125, 127)

Omaggio a Tommaso Moro 2015 pellicola 8mm, bianconero, senza audio 2’25” (pp. 80-81)

Globo 1997 scarabei e scarabei dalle lunghe corna su fil di ferro e ghisa diametro 250 cm, altezza 280 cm (pp. 129, 130-131, 132-133)

Vespula vulgaris (Elmo per Marina) 2010 bronzo al silicio 33 × 33 × 46 cm (pp. 82-83)

Angelo caduto 2000 scarabei su fil di ferro 141 × 48 × 33 cm (pp. 130-131)

Oryctes rhinoceros (Elmo per Jan) 2010 bronzo al silicio 22 × 40 × 44 cm (pp. 82-83)

Lui starà sempre con i piedi incastrati? 1997 corazza, fili di nylon, elitre di scarabeo gioiello, specchio, pelle 300 × 160 × 160 cm (pp. 8-9, 134-135, 136-137)

Vergine / Guerriero 2004 multischermo, a colori, con audio 34’ 22” (pp. 84-85)

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Jan Fabre, 2014, Š Stephan Vanfleteren


Nota biografica —

Jan Fabre si fa conoscere al grande pubblico a livello mondiale grazie all’opera Tivoli, realizzata per il castello omonimo a Mechelen (1990) e attraverso una serie di installazioni permanenti allestite in siti di interesse storico quali Heaven of Delight (2002) presso il Palais Royal di Bruxelles, The Gaze Within (The Hour Blue) (2011–2013) sulla scalinata reale del Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles e The man who bears the cross (2015), una delle più recenti, collocata all’interno della Cattedrale di Anversa. L’artista è noto anche per le proprie personali, quali Homo Faber (KMSKA, Anversa, 2006), Hortus / Corpus (Kröller-Müller Museum, Otterlo, 2011) e Stigmata. Actions and Performances, 1976–2013 (MAXXI, Roma, 2013; M HKA, Anversa, 2015; MAC, Lione, 2016). È stato il primo artista vivente ad ottenere una mostra di grandi dimensioni presso il Louvre di Parigi (L’ange de la métamorphose, 2008). La nota serie dal titolo The Hour Blue (1977–1992) è stata esposta al Kunsthistorisches Museum di Vienna (2011), presso il Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne (2012) e al Busan Museum of Art (2013). La ricerca sulla “parte del corpo più sexy”, ovvero il cervello, è stata presentata in una serie di personali dell’artista: Anthropology of a planet (Palazzo Benzon, Venezia, 2007), From the Cellar to the Attic, From the Feet to the Brain (Kunsthaus Bregenz, 2008; Arsenale Novissimo, Venezia, 2009) e PIETAS (Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, Venezia, 2011; Parkloods Park Spoor Noord, Anversa, 2012). Le due serie di mosaici realizzate con gusci di scarabei intitolate Tribute to Hieronymus Bosch in Congo (2011–2013) e Tribute to Belgian Congo (2010–2013) sono state esposte presso il PinchukArtCentre di Kiev (2013) e il Palais des Beaux-Arts a Lille (2013), e successivamente portate a ‘s-Hertogenbosch in occasione del cinquecentesimo anniversario di Hieronymus Bosch (2016). Jan Fabre è stato inoltre invitato a creare una grandiosa mostra per l’Hermitage di San Pietroburgo, organizzata per l’autunno 2016.

Da più di 35 anni Jan Fabre (Anversa, 1958) è uno dei personaggi più significativi e innovativi sulla scena internazionale dell’arte contemporanea. Come artista visivo, creatore teatrale e autore ha dato vita a un mondo personale con regole e leggi proprie, ma anche con propri personaggi, simboli e motivi ricorrenti. Influenzato dalle ricerche condotte dall’entomologo Jean-Henri Fabre (1823-1915), l’artista è affascinato dal mondo degli insetti e di altre creature viventi fin dalla tenera età. Alla fine degli anni settanta, studente presso la Royal Academy of Fine Arts e il Municipal Institute of Decorative Arts and Crafts di Anversa, Fabre decide di ampliare il proprio campo di ricerca, estendendolo anche al corpo umano, alla sua fragilità e alla sua difesa. Le performance e le azioni intraprese dal 1976 ad oggi sono da considerarsi essenziali nel percorso artistico di Fabre. Il suo linguaggio fa ricorso a una vasta gamma di materiali e costituisce un mondo a sé stante, popolato da corpi che esprimono la propria fisicità, erotismo e spiritualità, in equilibrio tra gli opposti che definiscono la stessa esistenza naturale. Il concetto di metamorfosi è fondamentale quando ci si confronta con il pensiero di Jan Fabre, pensiero in cui l’umano e l’animale interagiscono costantemente. Il suo universo viene rivelato attraverso una serie di testi e appunti notturni pubblicati su più volumi del suo Night Diary o Giornale notturno. Artista totale, Fabre è riuscito ad unire arte performativa e teatro; di quest’ultimo riesce a modificare il linguaggio stesso, portando sul palcoscenico azioni reali, svolte in un lasso di tempo reale. Dopo le sue produzioni storiche This is theatre like it was to be expected and foreseen (1982), della durata di otto ore, e The power of theatrical madness (1984) di quattro ore, l’artista eleva il proprio lavoro ad un livello ancora nuovo grazie ad una monumentale produzione, della durata di 24 ore, dal titolo Mount Olympus. To glorify the cult of tragedy, a 24-hour performance (2015).

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Bibliografia essenziale —

Pubblicazioni (selezione) Franco Franci, Jan Fabre, Workshop 77, Antwerpen 1979 Dietmar Kamper, Jan Fabre ou l’art de l’impossible, s.e., Strasbourg 1990 Emil Hrvatin, Herhaling, waanzin, discipline. Het theaterwerk van Jan Fabre, Uitgeverij IT&FB, Amsterdam 1994 Arnd Wesemann, Jan Fabre, Fischer, Frankfurt am Main 1994 Jan Hoet, Hugo De Greef, Le Guerrier de la Beauté, L’Arche, Paris 1994 Jan Fabre, Fabre’s Book of Insects, Imschoot Uitgevers, Gent 1999 Jan Fabre, Fountain of the World. Drawings by Jan Fabre, Imschoot Uitgevers, Gent 1999 Jan Fabre, Je marche pendant 7 jours et 7 nuits, Jannink, Paris 2002 Stefan Hertmans, Engel van de metamorfose. over het werk van Jan Fabre, Meulenhoff, Amsterdam 2002 Jan Hoet, Jan Fabre, s.e., Gent 2002 Stefan Hertmans, Roger H. Marijnissen, Heaven of Delight, Jan Fabre (Palais royal, Bruxelles), Mercatorfonds, Bruxelles 2002 Frank Maes, Paul Demets, De wereld van Jan Fabre, Ludion, Gent 2002 Jan Fabre, Jan Fabre. Sanguis / Mantis, Une performance, L’Arche, Paris 2003 Geneviève Drouhet, Transgression: un trajet dans l’œuvre de Jan Fabre (1996-2003), Éditions Cercle d’Art, Paris 2004

Jan Fabre, Il rifugio (per la tomba del computer sconosciuto), s.e., Milano 2006 Ludo Bekkers, Jan Fabre, Jan Fabre. Conversation avec Ludo Bekkers, Editions Tandem, Gerpinnes 2006 Frank Maes, Jan Fabre. Searching for Utopia. Sculptures & Installations, 1977-2005, BärtschiSalomon Editions, Genève 2006 Jan Fabre, Boîtes à images et modèles de pensée. 1977-2005, MER, Gent, Vision Publishers, Waregem 2006 Giacinto Di Pietrantonio (a cura di), Jan Fabre / Homo Faber: Drawings, Performances, Photoworks, Films, Sculptures & Installations, Mercatorfonds, Antwerpen 2006

Roger-Hendrick Marijnissen, Luc Vints, et al., Jan Fabre. Tribute to Hieronymus Bosch in Congo (2011 – 2013). Jan Fabre. Tribute to Belgian Congo (2010 – 2013), Skira, Milano 2014 Jo Coucke, In de luwte van de tijd, De Bezige Bij, Antwerpen 2015 Joanna De Vos (a cura di), The man who bears the cross, Mercatorfonds, Bruxelles 2015 Jan Fabre, Residui, Editoria & Spettacolo, Spoleto 2015 Sigrid Bousset, Katrien Bruyneel, Mark Geurden (a cura di), Troubleyn / Laboratorium. Jan Fabre, Mercatorfons, Bruxelles 2016 Jan Fabre, Giornale notturno (1985-1991), Cronopio, Napoli 2016

Jan Fabre, Le temps emprunté, Actes Sud, Arles 2007 Cataloghi delle mostre (selezione) Paul Ardenne, Georges Banu, Achille Bonito Oliva, Jan Fabre. Les bronzes, Wever & Bergh, s.l. 2007

Chris Dercon, et al., Homo Fabere, Cultureel centrum Ter Dilft, Bornem 1981

Marcella Lista, Bart De Baere, et al., Art kept me out of jail!, Editions Dilecta, Paris 2010

Lief Brijs, Jan Fabre / Vrienden, Provinciaal Museum, Hasselt 1984

Bart Verschaffel, Een god is vele dieren: Essays over het werk van Jan Fabre 1988-2010, Meulenhoff/Manteau, Antwerpen 2010

Jan Fabre, Jan Fabre: Biennale di Venezia: Comunità Fiamminga del Belgio, Commissariaat-Generaal voor de Internationale Culturele Samenwerking, s.l. 1984

Anna Kreutzträger, et al., Jan Fabre. Chapters I-XVIII: Waxes & Bronzes, s.e., Sint-MartensLatem, Paris 2010 Giacinto Di Pietrantonio, Katerina Koskina, Pietas. Jan Fabre, s.e., (Eng./Ita.), Gent 2011; Bai Publishers (Dut./Eng.), Schoten 2012 Jan Fabre, Journal de nuit (1978-1984), L’Arche, Paris 2012 Nadia Sels, Chalcosoma. Small Bronzes, 2006-2012, Pandora, Brasschaat 2012

Luk Van den Dries, Corpus Jan Fabre, Observaties van een creatief proces, Imschoot Uitgevers, Gent 2004

Anna Kreutzträger, Le regard en dedans (L’Heure Bleue), Silvana Editoriale, Milano 2013

Vic Goedseels, Totem: Jan Fabre, Mercatorfonds, Bruxelles 2005

Jan Fabre, Giornale notturno (1978-1984), Cronopio, Napoli 2013

Jan Fabre, Jérôme Sans, Jan Fabre. For Intérieur, Actes Sud, Arles 2005

Germano Celant, Jan Fabre, Stigmata. Actions & Performances 1976 – 2013, Skira, Milano 2014

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Tijs Visser, Jan Fabre: Tekeningen, Imschoot Uitgevers, Gent 1985 Jan Fabre, The Forgery of the Secret Feast, Fabre, Antwerpen 1985 Rom Bohez, Veerle Van Durme, Norbert De Dauw, Signaturen, Museum voor Hedendaagse Kunst, Gent 1988 Bart Verschaffel, Jan Fabre: hé, wat een plezierige zottigheid, Galerie Ronny Van de Velde, Antwerpen 1988 Jo Coucke, Jan Fabre: modellen 1977-1985, Deweer Art Gallery, Otegem 1988 Jo Coucke, Jan Fabre: een skulptuur – vijf tekeningen, Deweer Art Gallery, Otegem 1988 Rom Bohez (a cura di), Open mind (gesloten circuits), Fabbri, Milano 1989


Jo Coucke, et al., Tekeningen, Modellen & Objekten. Jan Fabre, Galerie Ronny Van de Velde, Antwerpen e PMMK, Oostende 1989 Christos M. Joachimides, Norman Rosenthal (a cura di), Metropolis. International Art Exhibition Berlin 1991, Rizzoli, New York 1991 Jan Hoet, Irony by vision: René Magritte, Marcel Broodthaers, Panamarenko, Jan Fabre, Watari-Um – Museum of Contemporary Art, Tokyo 1991 Werner Stehr (a cura di), Materialien zur Documenta IX: ein Reader für Unterricht und Studium, Hatje Cantz, Stuttgart 1992 Eckhard Schneider (a cura di), Jan Fabre, Kunstverein Hannover, Hannover 1992 Jo Coucke, Jan Fabre: een portret, Deweer Art Gallery, Otegem 1992

Mario Mauroner, Jan Fabre, Jan Fabre. The Great Confinement. Messengers of the Death. Sanguis/ Mantis, MAM – Mario Mauroner Contemporary Art, Salzburg-Wien, 2004 Jérôme Sans, For intérieur, Festival d’Avignon, Arles 2005 Alberto Fiz (a cura di), Intersezioni Cragg, Fabre, Paladino al Parco archeologico di Scolacium, Catanzaro, Roccelletta di Borgia, Electa, Milano 2005 N.N., Jan Fabre. Edities, Galerie Rode Zeven, Antwerpen 2006 Giacinto Di Pietrantonio (a cura di), Anthropology of a Planet, Linda & Guy Pieters, Sint-MartensLatem 2007

Jan Fabre, Het graf van de onbekende computer, Kunstvereniging Diepenheim, Diepenheim 1994

Marie-Laure Bernadac, Paul Huvenne, Christos Joachimides, Eckhard Schneider, Jan Fabre au Louvre. L’ange de la métamorphose, Gallimard e Musée du Louvre Éditions, Paris 2008

Bart De Baere, Germano Celant, et al., Jan Fabre. Der Leimrutenmann / The Lime Twig Man, Städtische Galerie Stuttgart, Stuttgart 1995

Vincent Huguet, et al., Jan Fabre. From the Cellar to the Attic. From the Feet to the Brain, Kunsthaus Bregenz, Bregenz 2009

Florent Bex (a cura di), Passage, M HKA – Museum van Hedendaagse Kunst, Antwerpen 1997

N.N., Alternative humanities: Jan Fabre & Katsura Funakoshi, 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa 2010

Marugame Genichiro, Jan Fabre: Angel and Warrior – Strategy and Tactics, MIMOCA – Marugame Genichiro-Inokuma Museum of Contemporary Art, Kagawa 1997

Stefan Hertmans, Evert van Straaten, Jan Fabre: Hortus/Corpus, Kröller-Müller Museum, Otterlo; Nai Publishers, Rotterdam 2011

Rudi Fuchs, Jan Hoet, La pittura fiamminga e olandese, Bompiani, Milano 1997

Sabine Haag, Jan Fabre. Die Jahre der blauen Stunde, Kunsthistorisches Museum, Wien 2011

Jo Coucke, Een ontmoeting/Vstrecha: a meeting: Jan Fabre & Ilya Kabakov, Deweer Art Gallery, Otegem 1998

Lóránd Hegyi, et al., The Years of the Hour Blue, Silvana Editoriale, Milano 2012

Royden Hunt, Jan Fabre: Battlefields & Beekeepers, Deweer Art Gallery, Otegem 1999 Martin Köttering, Jan Fabre: Engel und Krieger: Strategien und Taktiken, Städtische Galerie, Nordhorn 1999 Germano Celant, et al., Umbraculum: a place in the shadow away from the world, to think and work, Deweer Art Gallery, Otegem 2001 Stefan Hertmans, Jan Hoet, et al., Gaude succurrere vitae, Imschoot Uitgevers, Gent 2002

Mario Mauroner, Gudrun Weinzierl, Jan Fabre, Zeno Brains and Oracle Stones. Drawings and sculptures, 1977-1992, Galerie Academia e MAM – Mario Mauroner Contemporary Art, Salzburg 2012 Claudia Posca, Manfred Schneckenburger, Jan Fabre. Insect Drawings & Insect Sculptures 1975-1979, Kunsthalle Recklinghausen, Recklinghausen 2013 Jo Coucke, Marie Darrieussecq, Vincent Huguet, Bernard Marcelis, Gisants (Hommage à E. C. Crosby et K. Z. Lorenz), Galerie Daniel Templon, Paris 2013

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Jan Fabre. Illuminations – Enluminures, Édition Invenit, Tourcoing 2013 Jan Fabre. Do we feel with our brain and think with our heart?, Galerie Daniel Templon, Bruxelles 2014 Fernando Castro Flórez, Mario Mauroner, Jan Fabre. Zeno Brains and Oracle Stones, Govern de les Illes Balears, Sa Llotja, Palma de Mallorca 2014 Véronique Capriaux, Joanna De Vos, BernardHenri Lévy, Facing Time. Rops / Fabre, Somogy éditions d’art, Paris 2015 Bruno Corà, Ilaria Bernardi, Jan Fabre. Knight of the Night, Gli Ori, Firenze 2015 Yuko Hasegawa, Tribute to Hieronymus Bosch in Congo, Espace Louis Vuitton, Tokyo 2015


Progetto editoriale Forma Edizioni srl, Firenze, Italia redazione@formaedizioni.it www.formaedizioni.it

Catalogo a cura di Joanna De Vos Melania Rossi in collaborazione con Sergio Risaliti

Realizzazione editoriale Archea Associati

Fotografie Attilio Maranzano assistente Ela Bialkowska

Coordinamento editoriale e redazionale Laura Andreini Supervisione redazionale Riccardo Bruscagli Redazione Valentina Muscedra Maria Giulia Caliri Beatrice Papucci Elena Ronchi Grafica Elisa Balducci Vitoria Muzi Isabella Peruzzi Mauro Sampaolesi

Traduzioni Ilaria Ciccioni Franco Paris Fotolitografia Art and Pixel srl Firenze, Italia Stampa Cartografica Toscana srl, Pistoia, Italia

© Jan Fabre by SIAE 2016 Tutte le opere © Angelos bvba Testi © Gli autori, 2016 Fotografie © Attilio Maranzano ove non diversamente specificato: © Guido Mencari (performance pp. 100-101, 102, 103) © Archea Associati, © Emiliano Cribari, © Joanna De Vos, © Lorenzo Scurati, courtesy of Aut Aut (cantiere di allestimento pp. 142, 143, 156, 157) L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. © 2016 Forma Edizioni srl, Firenze, Italia Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. Prima edizione: maggio 2016 ISBN: 978-88-99534-13-4

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Firenze, Piazza della Signoria Palazzo Vecchio 15 aprile – 2 ottobre 2016 Forte di Belvedere 14 maggio – 2 ottobre 2016

Ente promotore Comune di Firenze Direzione artistica Sergio Risaliti Cura della mostra Joanna De Vos e Melania Rossi Organizzazione mostra e coordinamento MUS.E

Un ringraziamento particolare a Jan Fabre Si ringraziano Dario Nardella, Sindaco di Firenze Alessandra Marino, Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Firenze Franca e Lorenzo Pinzauti

Main sponsor Leo France

Andrea Alibrandi Linda e Guy Pieters

Assicurazione opere Mag Jlt

Il personale del Comune di Firenze e in particolare: per la Direzione Cultura Gabriella Farsi, Carmela Valdevies, Serena Pini e tutto il personale del Servizio Musei comunali; per la Direzione Ufficio del Sindaco Francesca Santoro, Manuele Braghero, Rita Corsini, Tommaso Sacchi; il personale delle Direzioni Attività Economiche e Turismo, Servizi Tecnici, Ambiente, Nuove Infrastrutture e Mobilità e il Corpo Polizia Municipale

Allestimento MUS.E Direzione architettonica e progetto grafico Archea Associati Ingegneria AEI progetti Movimentazione e installazione opere Arterìa Gheysens Cranes & Transport Realizzazione basamenti Studi d’Arte Cave Michelangelo Catalogo Forma Edizioni Ufficio stampa Opera Laboratori Fiorentini – Gruppo Civita Salvatore La Spina Barbara Izzo Arianna Diana Comune di Firenze Marco Agnoletti Elisa Di Lupo MUS.E Daniele Pasquini Partner Residenza d’Epoca InPiazzaDellaSignoria

Il personale MUS.E: Matteo Spanò, Elena Arsenio, Andrea Batistini, Andrea Bianchi, Paolo Borghigiani, Daniela Carboni, Giovanni Carta, Monica Consoli, Valentina Gensini, Michele Iagulli, Roberta Masucci, Cecilia Pappaianni, Daniele Pasquini, Barbara Rapaccini, Pier Luigi Ricciardelli, Chiara Romei, Francesca Santoro, Davide Serufilli, Lorenzo Valloriani, Valentina Zucchi Studio Angelos bvba: Barbara De Coninck, Katrien Bruyneel, Nino Goyvaerts, Ilse Laureyssens, Mikes Poppe, Sven Tassaert Un ringraziamento a tutti i prestatori delle opere: collezione Braet and Van Royen, Belgio; Collection Flemish Community, Belgio; Galleria Il Ponte, Italia; collezione Linda e Guy Pieters, Belgio; collezione Maud e Luc Provost, Belgio; collezione Caroline, Maurice & Philippe Verbaet, Belgio; S.M.A.K., Belgio; e a tutti i collezionisti privati

Grazie a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione della mostra, in particolare: Laura Andreini, Art Casting, Aut Aut, Elisa Balducci, Ela Bialkowska, Alberto Bianchi, Robin Boone, Sigrid Bousset, Francesco Cacchiani, Maria Giulia Caliri, Marco Casamonti, Carlo Cinelli, Neel Cockx, Davide Coluzzi, Emiliano Cribari, Alessandro Del Poeta, Dirk Derumeaux, Niccolò De Robertis, Kiara Dignes, Roni Dignes, Rocco Di Marco, Carlo Francini, Fulvio Gallotti, Christophe Gheysens, Jean-Pierre Gheysens, Erin Helsen, Stefan Huygebaert, Rossella Lari, LIMA, Alberto Magni, Attilio Maranzano, Luciano Massari, Mara Martini, Guido Mencari, Toon Meuris, Kenneth Michiels, Marleen Moerman, Leonardo Monti, Valentina Muscedra, Vitoria Muzi, Arabella Natalini, Antonella Nicola, Geert Norga, Johan Norga, Chiara Palumbo, Wannes Peremans, Isabella Peruzzi, Alberto Recami, Silvia Recami, Tim Robaye, Maurizio Rossi, Mauro Sampaolesi, Margerita Sanders, Sabine Schollaert, Lorenzo Scurati, Elvis Shkambi, Silfi Spa, Bart Slangen, Karen Steegmans, Alvise Tassi, Tntevents, Lara Tonnicchi, Niki Turchi, Philippe Van Cauteren, Jelle Van Coillie, Lotte Vanhamel, Odelinde Van Thieghem, Patrick Vanwaeyenberghe, Isabeau Vermassen, Gaby Wijers


Questo volume è stato stampato nel mese di maggio 2016 da Forma Edizioni, Italia




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