Omar Galliani

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a cura di Raffaella Resch


Progetto editoriale Forma Edizioni srl Firenze, Italia redazione@formaedizioni.it www.formaedizioni.it Direzione editoriale Laura Andreini Consulenza editoriale Riccardo Bruscagli Redazione Maria Giulia Caliri Livia D’Aliasi Valentina Muscedra Progetto grafico e impaginazione Archea Associati, Firenze Elisa Balducci Isabella Peruzzi Mauro Sampaolesi Alessandra Smiderle

OMAR GALLIANI Intorno a Caravaggio

Visual e progetto grafico Francesco Giordano Gallerie d’Italia Piazza Scala, Milano 20.12.2017 – 18.03.2018 Progetto espositivo ideato e curato da Intesa Sanpaolo Iniziativa nell’ambito di Progetto Cultura Organizzazione Intesa Sanpaolo Servizio Attività Culturali Responsabile Michele Coppola

Progetti speciali Anna Mainoli Fotolitografia LAB di Gallotti Giuseppe Fulvio Firenze Fotografie Massimiliano Galliani Laura Intilia Luca Trascinelli Per Caravaggio, Martirio di sant’Orsola: Archivio Attività Culturali, Intesa Sanpaolo Foto Luciano Pedicini In copertina Rosso cadmio per Caravaggio, 2017 (dettagli) Collezione Intesa Sanpaolo

© 2017 Forma Edizioni srl, Firenze, Italia L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore, fatti salvi gli obblighi di legge previsti dall’art.68, commi 3, 4, 5 e 6 della legge 22 aprile 1941 n. 633. Prima edizione italiana: dicembre 2017

Realizzazione A cura di Raffaella Resch

Video Massimilano Galliani Fotografie Luca Trascinelli, Massimiliano Galliani Trasporto Trasporti New Dream Allestimento Il Restauro srl, Andrea Rossi e Aldo Margini Traduzione dei testi in mostra Patricia Garvin Visite guidate e laboratori didattici Opera Laboratori Fiorentini Allievi del corso di Pittura di Omar Galliani dell’Accademia di Brera Sponsor tecnico per i laboratori

Un particolare ringraziamento a Archivio Galliani, Laura Intilia, Nadia Stefanel Fondazione Maimeri, Gianni Maimeri Laura Amaduzzi Mara Gavazzi Amatore Marchesi Andrea M. Massari Leyla Riminucci


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Prefazione

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‌ una notte Omar Galliani

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Il rosso e il nero: variazioni su Caravaggio Raffaella Resch

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Opere in mostra

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Note biografiche

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Bibliografia selezionata


Caravaggio (Michelangelo Merisi) (Milano 1571 - Porto Ercole 1610) Martirio di sant’Orsola 1610 olio su tela, 143×180 cm Collezione Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia - Palazzo Zevallos Stigliano, Napoli 6


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Nuovi santi 2011 matita nera e inchiostro su tavola 50Ă—50 cm 12


Il rosso e il nero: variazioni su Caravaggio Raffaella Resch

“… i nostri due cuori avranno due vaste fiaccole che riverbereranno i loro duplici splendori nelle nostre due anime, specchi gemelli” (C. Baudelaire, I fiori del male, 1857)1 Galliani lavora in quell’universo ancora aperto alla pittura dove utilizzare tutti i possibili linguaggi semantici e tecnici, il cui asse centrale rimane lo spazio, la luce e la figura: da questo punto di vista un pittore come il Merisi, tanto moderno da essere stato riscoperto criticamente nel ’900 inoltrato2 , è insieme punto di partenza e traguardo del nostro contemporaneo. L’intervento di Galliani in Gallerie d’Italia è costruito su questa assonanza, sul primato della pittura come illusionismo, capace di crearsi una propria dimensione, in cui artista e fruitore entrano entrambi in gioco. Il dato immediatamente percepibile dell’opera di Galliani è il tratto classico, la perfezione formale, la nitidezza delle figure, in cui il segno pittorico è palpabile, emette luce seppure in uno sfondo buio, ci offre la seducente certezza del bello. Eppure, tale sofisticata e perfetta rappresentazione della realtà viene brandita per realizzare una rivoluzione concettuale, raggiungere una compiutezza espressiva da cui scaturisce la visione dell’insondabile e che diventa un inquietante strumento per scandagliare territori inesplorati della sensibilità psichica. Galliani propone il bello e il seduttivo3 come insopprimibile gesto di rottura, per ritrovare un senso compiuto all’interno della capacità stessa di generare arte. La bellezza si sostanzia nella luce nera di Galliani, nel suo irradiarsi perfetto sulla superficie dei corpi, lumeggiando sfumature di nero, facendo emergere dal buio presenze oscure, affascinanti meduse che si fanno guardare per pietrificarci nella percezione dei loro tratti seducenti. I volti hanno gli occhi chiusi, come a trattenere i propri sogni, o a riguardarsi dentro, assorbiti dai propri incubi.

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Grande disegno italiano 2005 matita su tavola 500Ă— 623 cm 14


Tale ribaltamento di senso della perfezione formale avviene all’interno del percorso stesso dell’arte, cioè a dire della storia dell’arte attraverso i traguardi raggiunti, perché “non c’è arte che non abbia intorno, sempre, tutta l’arte”4. Galliani dunque intende prendere le mosse dalla preesistente pratica artistica, applicandovi operazioni di carattere concettuale che si configurano come meditazioni esterne, trasversali, di carattere antropologico, sul valore simbolico delle stesse raffigurazioni. Una delle invenzioni assolutamente ascrivibili al talento di Galliani, utilizzate per questo scopo parimenti assertivo della figurazione e simbolico del significato, è lo slittamento del concetto di disegno. Nella storia dell’arte il disegno caratterizza le opere su carta in formati ridotti, talvolta per schizzare velocemente una bozza, una prima idea da sviluppare in seguito; talaltra per realizzare con sufficiente precisione un’immagine che, non di rado nell’arte moderna, risponde a suggestioni di tipo psicologico derivate dal contrasto bianco-nero. In Galliani invece il disegno evade dal piccolo formato per raggiungere dimensioni amplissime, sia su carta che su cartoncino, quando non monumentali, con tavole di legno di pioppo o tele. Qui il tratto sottile della grafite definisce l’immagine, le dà corpo e luce attraverso il fitto sommarsi dei segni, raggiungendo così la pienezza materica e la compiutezza formale di un’opera pittorica. Lo strato deposto dall’artista sul supporto non necessariamente lo copre, ma lo lascia sopravvivere assoggettato alle proprie esigenze luministiche e compositive: il nodo del legno, la sfumatura brunita, oppure la campitura chiara vengono risolti all’interno della figura, appena sfiorati dalla matita, o solo contornati. L’immagine diventa dunque assertiva di una forma perfetta, dai dettagli quanto più precisi possibile, come se non avessimo mai guardato prima a sufficienza e con la stessa forza lo stesso oggetto. Ma che cosa stiamo guardando? Le immagini che rientrano nel flusso figurativo di Galliani sono molteplici e di molteplici origini. L’artista fa confluire sulla tela il basso e l’alto del suo immaginario 5, oltre alla matrice di provenienza della storia dell’arte, mettendo insieme fotografie tratte da riviste con suggestioni derivate dal cinema o dalla letteratura, in una partitura visiva dove tutto sembra muoversi al suono di un ritmo nascosto. La riconoscibilità emotiva di ciò che Galliani ci mostra è univoca e immediata, perché ciò che ci propone, che siano anatomie o figure vestite, volti o oggetti, paesaggi o stanze, è sempre trasfigurato in un archetipo ideale, oltre che formale, del suo immaginario simbolico. Trasfigurazione e sublimazione riguardano sia la forma che la sostanza dell’immagine, fatta di luce e colore, con materiali che Galliani vuole trarre dalle viscere della terra, come trae le idee dalla vasta mitologia contemporanea che affonda le sue radici nell’antico. La grafite è prodotta dai fenomeni di compressione millenaria degli strati terrestri, qualche tempo prima che si trasformi in diamante: dal segno della grafite scaturisce magicamente in Galliani la luce, come riflesso del tratto nero e come aggregato di punti che lasciano trapelare il fondo bianco. Così il pigmento rosso cadmio, scoperto alla fine dell’800 e preparato industrialmente a partire dal 1910 come solfuro di cadmio, riassume in sé la lucentezza e la forza espressiva di un colore archetipico.

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In un procedimento alchemico6 di combinazione di sostanze primarie della visione, utilizzando di preferenza il bianco e il nero in antitesi drammatica, ma anche il rosso quale espressione della massima concentrazione di energia e calore, e spesso anche l’oro, simbolo della perfezione nella sublimazione dei metalli, Galliani è alla ricerca di una condizione di percezione della realtà originaria, sospesa nel tempo e nello spazio. Nelle sue opere si avvera una natura naturans, una progressiva perfezione spinoziana all’interno della genesi creativa, da cui emerge la bellezza come spinta generatrice e obiettivo finale. Galliani dunque non si libera dell’armamentario stilistico tecnico che tutte le avanguardie buttano a mare per navigare leggeri: la sua esigenza di perfezione significa un inestinguibile bisogno di classicità e ne definisce il segno anacronistico7, utilizzato però per costruire un nuovo mondo, in cui la luce è nera, gli occhi chiusi ci guardano, costellazioni di gabbie toraciche respirano il vuoto dell’universo. Il talento formale travalica i limiti della tecnica stessa, ne potenzia le possibilità visionarie e simboliche, costruisce un mondo dove la percezione scaturisce da ciò che vediamo ma anche da ciò che l’opera fa emergere dal profondo del nostro animo. Il senso dell’arte di Galliani consiste anche nel farsi carico della pittura passata, interpretare quello che è stato, facendo dei traguardi tecnici un primato, non soltanto per il proprio ineludibile talento, ma per una

Mantra 1997 matita e foglia d’oro su tavola 200×600 cm 16


“etica” del fare artistico che considera impossibile il raggiungimento del nuovo se non dopo una riflessione e interiorizzazione dell’antico. Molte delle celebri opere di Galliani, come i D’après Canova degli anni ’80, o i “disvelamenti” esposti al Museo Poldi Pezzoli di Milano nel 2011 dedicati a Bellini, Botticelli, Pollaiolo8, ma anche i primi lavori degli anni ’70 ispirati a Leonardo, Raffaello e a Caravaggio, mostrano come dall’indagine sulla pittura dei maestri egli abbia tratto una nuova intensa ispirazione. Galliani non intende avallare un concetto di classicità tout-court o di scelta formale nell’alveo di una qualunque tradizione: egli anzi sottolinea all’interno di ciascun’opera quel momento di rottura, quell’accento di novità grazie al quale percepiamo il capolavoro, e lo rende attraverso una sua personale rilettura. Il rapporto con Caravaggio è particolarmente fervido in Galliani, che inizia a “guardarlo” fin dalla fine degli anni ’70. L’approccio iconografico di Galliani non è mai letterale: piuttosto crea referenti che funzionano come forme di un parallelismo connotativo che in parte è cognitivo, fa scattare associazioni visive, e in parte risiede, mascherato, alle soglie della coscienza, per il portato interiore che fa emergere 9. Pathos del 1977 è un’opera dai medium compositi dove il disegno si somma al collage e alla fotografia, e che riflette sulla Deposizione nel sepolcro del Merisi10 con un particolare dispositivo concettuale, in cui il dipinto caravaggesco è sottoposto a un doppio zoom: ne prende le distanze fino

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Rosso cadmio per Caravaggio 2017 olio su tela dittico, 200×400 cm Archivio dell’artista 30


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ISBN 978-88-99534-57-8

euro 18,00


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