Scegliere il vuoto e la pochezza, per alludere al pieno e alla quantità; eleggere il nulla a devoto paladino del tutto: ecco che cosa fa Lee Sung-Kuen. E lo fa senza sfuggire all’attenzione per l’orizzonte minuzioso della tradizione grafica orientale, perché i suoi modi d’arte rimandano alla delicatezza antica degli inchiostri sulla carta, al pregio dell’alfabeto cinese, al candore della ceramica giapponese; è la ricchezza della manualità sapiente, dalla bassezza di materiali d’uso comune, perfino poveri, di sicuro non più preziosi né tecnologici.