YTALIA Energia Pensiero Bellezza Tutto è connesso
Mario Merz Giovanni Anselmo Jannis Kounellis Luciano Fabro Giulio Paolini Alighiero Boetti Remo Salvadori Gino De Dominicis Mimmo Paladino Marco Bagnoli Nunzio Domenico Bianchi
Indice
Dario Nardella Eike Schmidt Irene Sanesi Patrizia Asproni
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Ytalia. Energia, pensiero e bellezza. Tutto è connesso Sergio Risaliti
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Gli artisti Mario Merz Bartolomeo Pietromarchi
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Giovanni Anselmo 188 Carolyn Christov-Bakargiev Jannis Kounellis Ludovico Pratesi
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Luciano Fabro Gaspare Luigi Marcone
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Uno sguardo da lontano Rudi Fuchs
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Giulio Paolini Lara Conte
194
Ytalia Giovanni Iovane
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Alighiero Boetti Elena Magini
196
Artisti verticali Italo Tomassoni
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Remo Salvadori Lorenzo Giusti
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Su alcuni precedenti ritratti nazionali Marco Bazzini
Gino De Dominicis Laura Cherubini
200
Mimmo Paladino Arabella Natalini
202
Marco Bagnoli Andrea Viliani
204
Ytalia Forte di Belvedere
32
Palazzo Vecchio
106
Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi
114
Nunzio Valentino Catricalà
206
Galleria Palatina
120
Domenico Bianchi Helga Marsala
208
Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
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Giardino di Boboli
138 142
I luoghi della mostra Roberta Masucci Valentina Zucchi
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Complesso Monumentale di Santa Croce Museo Marino Marini
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Opere in mostra
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Museo Novecento
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Bibliografia essenziale
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Apparati
Fotografie di Agostino Osio – Alto Piano
Ytalia. Energia, Pensiero, Bellezza. Tutto è connesso Sergio Risaliti
“In Italia? Sì, in un’Italia antica sempre uguale al prima o al dopo di qualcosa di immutabile, fatta di echi e riflessi sempre riconoscibili, inconfondibili nella loro pur affaticata attualità. Niente, o quasi, potrà mai sorgere (ma soltanto risorgere) da un terreno così abusato, sfigurato come il nostro. Eppure siamo qui, serenamente e orgogliosamente privi di futuro.” Giulio Paolini
1. L. Bellosi, La pecora di Giotto, Einaudi, Torino 1985.
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L’Italia è una repubblica fondata sull’arte e la bellezza; potremmo aggiungere che è una repubblica fondata e rifondata dagli artisti. L’inizio di questa vicenda, il primo documento visivo, si trova ad Assisi, in una delle vele sopra il presbiterio della Basilica Superiore. Qui, tra santi e apostoli, Cimabue ha scritto “Ytalia” a margine di una emblematica rappresentazione urbana. Per il pittore quella manciata di edifici è Roma, in una vista dall’alto e contratta entro la sua cerchia di mura. Possiamo distinguere, dalla nostra distanza, alcuni gloriosi edifici: Castel Santangelo, San Pietro o San Giovanni in Laterano, il Pantheon, il Palazzo Senatorio e la torre dei Conti1. La città è quella eterna, sopravvissuta nella sua luminosa rovina alle barbarie, e quella nuova, già moderna, e rappresenta una primissima affermazione dell’esistenza della civilità italiana nella sua sublime stratificazione. Un universo culturale e artistico a cui guardare, di cui sentirsi parte e farsi promotore. Con quella primitiva segnaletica, Cimabue ci comunica che i confini nazionali – tra il 1280 e il 1290 cioè quando tramonta la “maniera greca”– sono prima artistici che politici, e che l’identità nazionale – sia visiva che linguistica – è un coacervo di cultura classica e umanistica, di bellezza pagana e di spiritualità cristiana, di vocabolario latino e volgare. Qualcosa di speciale e d’irripetibile, una dialettica organica di modelli, tradizioni, fonti, tra città e regioni, tra oriente e occidente, da nord a sud. In fondo poco è cambiato nel corso dei secoli. L’Italia è ancora oggi il paese dell’arte e della bellezza e gli artisti ne guidano le sorti, anche nei momenti di grande decadenza, o di decomposizione. Per essere più precisi l’Italia è terra di reminescenze antiche e di rinnovati rinascimenti. Così è stato dal Trecento al Seicento, secoli di massimo splendore, e fino al Novecento tra luci e ombre, tra corsi e ricorsi. In tal senso, all’interno della comunità artistica internazionale, l’arte italiana – da Giotto a Piero della Francesca, da Michelangelo a Caravaggio, dai Futuristi a De Chirico e ben oltre (Arte Povera e Transavanguardia) – ha fatto scuola, è stata di esempio per il mondo intero, perché nei nostri manufatti artistici di cui è colma questa terra così antica, si è potuto apprezzare il perfetto equilibrio d’invenzione e citazione, d’immanenza e trascendenza, di regola e trasgressione, di alto e basso “parlare”. Pare, dunque, che gli artisti italiani abbiano sempre guardato al lato misterioso, numinoso dell’arte, quello dell’immagine come specchio di superiore verità. Quindi, alla verità immutabile delle cose e di noi stessi, del cielo e della terra. Di conseguenza hanno creduto nell’illusione e nella distanza, nell’irraggiungibile e nell’intoccabile dell’arte, senza mai perdere di vista che in arte l’idea è cosa manifesta, umano artefatto. Prova ne sono quelle opere, o immagini, che vivono in una sorta di eterno presente e che da quella lontananza – così estraniante e così familiare – provocano commozione, stupore, incanto, un sentimento di beatitudine, liberandoci dall’angoscia
Cimabue, Volta dei quattro Evangelisti, 1277-1283 ca., affresco (particolare), Basilica Superiore di San Francesco, Assisi
che opprime noi mortali. Per secoli, così come i santi hanno opposto il bene al male, gli artisti in Italia hanno contrapposto il bello alla bruttezza, l’armonia al caos, la simmetria al disordine. Incastonando nell’architettura civile le loro preziose gemme, hanno indicato i limiti della dignità e della libertà umana. Il mondo, tutt’ora, persevera in questa richiesta. Dall’Italia – meta ancora del grand tour – gli amanti dell’arte col loro mutevole gusto pretendono vera bellezza. Nel gioco di scambi culturali tra i diversi paesi, è importante ricordare come proprio gli artisti italiani del XX secolo abbiano condizionato gli sviluppi dell’arte e del costume in Europa e fuori dai confini del continente, offrendo a modello le proprie ricerche, le proprie immaginazioni e creazioni. Così le poetiche dei nostri maggiori artefici sono state, e restano ancora oggi, oggetto di studio, suscitando sempre nuove valutazioni scientifiche nella comunità accademica mondiale. Sfogliando il corposo volume pubblicato da Hal Foster, Rosalind Krauss, Yve-Alain Bois e Benjamin H.D. Buchloh (Arte dal 1900), tra i più influenti manuali del nostro tempo, scopriamo, ad esempio, che il Novecento italiano, anche in termini di singole presenze e non solo per movimenti e correnti, ha avuto un peso assai maggiore rispetto all’Ottocento e perfino al Settecento; un ruolo culturale sottostimato da gran parte del mondo scientifico, nelle soprintendenze, nei ministeri, per miope conservatorismo, mancato aggiornamento storiografico e critico. Superato il cosiddetto “Secolo Breve”, abbiamo la certezza che il cantiere italiano è una sola grande famiglia, almeno per quanto concerne l’arte, e che non c’è distanza che separi le epoche quando l’esperienza dell’arte è quella di una esperienza creativa verticale: dal mondo ctonio a quello celeste, dal tutto al quasi niente di un frammento, verso lo Zenit e l’Infinito. Gli artisti reclamano la vicinanza degli artisti, le opere stanno assieme come per una festa, un rito, una cerimonia. Una mostra, che offra al pubblico l’opportunità di confrontarsi con le opere di alcuni tra i maggiori artisti italiani del nostro tempo, è sempre un fatto importante, anche per le discussioni che provoca, oltre che per le emozioni e le riflessioni che suscita e rigenera. Mettendo al centro di Firenze e del suo patrimonio l’arte italiana contemporanea se ne può misurare energia, potenza, fascino rispetto al mondo attuale e alla storia passata. Tra tempo storico e tempo poetico, tra ritorno ed elusione dei codici formali, dei simboli, delle iconografie. Dobbiamo però avere il coraggio di considerare l’arte di oggi in un’altra prospettiva. Firenze è città dell’universalità dell’arte, dove l’uomo è stato concepito al centro del mondo, dove micro-cosmo e macro-cosmo si sono specchiati e compresi artisticamente e poeticamente, matematicamente e spiritualmente. Siamo convinti che gli artisti presenti in questa mostra siano ancora interpreti dell’esperienza moderna della universalità dell’arte, di quell’umanesimo artistico e poetico emerso dalle rovine del mondo classico, fautore della rinascita e della dialettica tra epoche, geografie, miti e figure. Oggi altre rovine si accumulano, in primis, quelle dell’arte come enigma e sogno, come immaginazione e reminescenza. Proprio per enfatizzare al meglio questi caratteri e valori, oltre che per marcare il rapporto delle opere con il tempo, la storia e i manufatti passati, il percorso della mostra “Ytalia” dal Forte di Belvedere si amplia ai più importanti edifici pubblici, museali e religiosi della città: Palazzo Vecchio e le Gallerie degli Uffizi, la Basilica di Santa Croce e il Museo Marino Marini, il Giardino di Boboli e il Museo Novecento. Per dare vita a un centro del contemporaneo diffuso nel cuore di Firenze, tra interno ed esterno, Medioevo e Rinascimento, tra musei e giardini, basiliche e palazzi, cappelle e saloni affrescati, chiostri e cripte, per dare continuità nella stratificazione di forme e concetti individualmente variati ad una comune koinè figurativa, quella che si è affermata entro i confini italiani nel corso di molti secoli. Una koinè che, liberata dalle retoriche nocive di accezione nazionalistica, pare ancora oggi resistere “in associazioni diacroniche di immagini evocative o in quelle sincroniche tra i simboli della razionalità classica e le loro risonanze
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Mario Merz Giovanni Anselmo Jannis Kounellis Luciano Fabro Giulio Paolini Alighiero Boetti Remo Salvadori Gino De Dominicis Mimmo Paladino Marco Bagnoli Nunzio Domenico Bianchi
Jannis Kounellis
Lo Spazio e i suoi Fantasmi
[Pireo, Grecia 1936 - Roma 2017]
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“L’identità dell’Europa moderna si nutre di diversità. L’europeo non ha la monumentale certezza dell’americano, del resto la profondità delle tragedie che ha vissuto lo porta a essere critico. Questo vuol dire essere europeo: coltivare il dubbio, la distanza e dunque esercitare la critica. L’Europa non avrà mai una sola bandiera ma tante e questo non ci rende meno europei ma caso mai di più.”1 Sono parole di Jannis Kounellis, uno dei maggiori artisti contemporanei internazionali, nato al Pireo nel 1936 e scomparso improvvisamente il 16 febbraio scorso, a Roma, all’età di ottant’anni. Greco di nascita, aveva scelto l’Italia, dove era arrivato nel 1956, a vent’anni. Voleva scoprire il Rinascimento, respirare la forza di Masaccio e Caravaggio, che definiva pittori ideologici: “Hanno segnato la mia vita. I loro quadri non hanno il dogmatismo medievale delle icone. È gente che firma le proprie opinioni poetiche e le difende. La modernità della pittura è anche in questa firma”2. Camminava a passi lunghi, con lo sguardo puntato sull’orizzonte come il capitano di un veliero in mare aperto, e con quello sguardo captava la complessità del mondo, che riusciva a rendere con opere potenti ed epiche, concepite sempre come immagini dipinte. “Sono un pittore, la mia tela è lo spazio”, diceva. Kounellis era un combattente come Pier Paolo Pasolini, un poeta come Omero, un visionario che aveva puntato il dito su quel sottile crinale che separa il mondo arcaico e contadino da quello industriale. Per raccontarlo aveva scelto un vocabolario di oggetti simbolici: sacchi di carbone, putrelle di acciaio, lastre di ferro, abiti da uomo, piante ed animali vivi. Canarini, un pappagallo, topi ma soprattutto cavalli: quei dodici cavalli esposti per 4 giorni nel 1969 alla Galleria L’Attico, un grande garage nella Roma esplosiva degli anni Sessanta. ”La decisione di esporre dei cavalli vivi, pulsanti di energia vitale col loro odore e la loro fisiologia attiva creava inevitabilmente e deliberatamente una serie di rapporti dialettici tra la sensibilità dei soggetti, vivi per l’appunto, e la loro struttura” sottolinea Mario Codognato3. Dopo l’esperienza a L’Attico, il cavallo è ritornato nell’opera di Kounellis nell’estate del 2016, per celebrare il ventennale della fondazione del Centro Arti Visive Pescheria a Pesaro con una mostra che ho avuto l’onore di curare. Stimolato dallo spazio – un’ex chiesa dodecagonale – Kounellis ha realizzato l’opera Senza titolo (2016): una sorta di corteo composto da un convoglio di carrelli coperti da cappotti da uomo, che viaggiano su un binario circolare, trainati da un cavallo, accompagnato da una persona in abito scuro. “La prima cosa che mi ha colpito è stata la chiesa, con la sua geometria particolare, che mi ha suggerito l’idea del binario circolare che non ha fine né inizio” ha spiegato l’artista4. Un’immagine forte e intensa, quasi un rito funebre che si ripete senza direzione e senza tempo. Un ricordo del mondo industriale del secolo scorso, con i treni delle miniere ma anche la tragedia dei vagoni diretti verso i campi di concentramento. La presenza del cavallo nella mostra pesarese – che voglio ricordare in questa sede perché è stata l’ultima realizzata dall’artista in Italia prima della sua scomparsa – non vive in sé, per i suoi legami con la natura o con la storia dell’arte, bensì come elemento di una narrazione, di un racconto. Una sorta di archetipo del momento di passaggio tra società agricola e industriale, che l’artista ha voluto fissare con questa visione, suggerita dalla struttura architettonica della chiesa. “Il problema fondamentale è il rapporto con gli spazi, che non sono vuoti ma possiedono una memoria, e sono abitati da fantasmi. I fantasmi condizionano il tuo fare, ostacolano un’immaginazione troppo libera e non legata alla memoria dei luoghi. Quest’opera è un rito senza fine, mi ricorda i funerali napoletani”5, aggiunge Kounellis. Al di là della lettura suggerita dall’artista, nell’oscura essenzialità dell’installazione si possono individuare elementi che la accomunano a certe descrizioni presenti nelle pagine della Trilogia della città di K, (1986) romanzo della scrittrice ungherese Agotha Kristof, o nel lavoro del regista
Jannis Kounellis, Sant’Andrea di Sorbello, Arezzo, 2015. Foto Michelle Coudray
teatrale polacco Tadeusz Kantor. Non riferimenti diretti ma allusioni a un passato che si fonde col presente, ne feconda l’immaginario per potenziarne la forza evocativa. I singoli elementi dell’installazione – cavallo, carrelli e cappotti – fanno parte del vocabolario dell’artista, e qui vengono impaginati in maniera da enfatizzare la circolarità di un movimento senza fine né inizio, ossessivo come un drammatico mantra, scandito solo dal rumore delle ruote metalliche sulle rotaie e dagli zoccoli del cavallo sul pavimento in pietra. Un’immagine che chiude un ciclo, riassume un’epica iniziata nel 1969, quasi un unico racconto costruito come una trama di simboli e significati che Jannis Kounellis ha presentato nei musei dell’intero pianeta, dalla Germania al Messico, dal Brasile alla Russia. Ogni volta aggiungeva al suo immaginario formale un nuovo elemento, impaginato in maniera tale da suggerire un punto di vista differente, tale da far scaturire una riflessione sul presente, interpretato attraverso il passato. Antico e contemporaneo al tempo stesso, ci ha insegnato la forza di un’arte etica e morale, profondamente intrisa di cultura europea. Invitato da Sergio Risaliti alla mostra “Ytalia”, l’artista presenta nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, che custodisce un capolavoro assoluto della scultura rinascimentale quale la Giuditta e Oloferne (1453-1457) di Donatello, l’opera Senza Titolo, che costituisce la seconda versione di Cactus e Pappagallo, esposto alla galleria L’Attico nel 1967. In quella occasione le piante di cactus fuoriuscivano da un contenitore completamente chiuso, mentre l’opera esposta a Palazzo Vecchio è composta da quattro lunghi contenitori, dove le piante di cactus crescono da strisce di terra. Una sorta di giardino arido e desertico che potrebbe ricordare la Mesopotamia, dove avvenne la decapitazione di Oloferne da parte di Giuditta, interpretata da Donatello come un’eroina tragica della Bibbia, che fin dal Medioevo simboleggiava la vittoria della virtù sul vizio. Il dialogo tra le due opere, caratterizzate entrambe da un rigore e da una sintesi formale, crea una tensione legata alla dimensione morale dell’arte, risolta da Kounellis con una natura addomesticata ma indomita, in grado di resistere all’avanzata della tecnologia. “Bisogna incidere dentro la carne della pittura i problemi e i dolori” ha detto Kounellis e, nell’incontro con la scultura di Donatello, che ha visitato pochi giorni prima di andarsene per sempre6, aveva visto la possibilità dell’arte contemporanea di assumere una valenza civile e pubblica, sempre più necessaria in momenti di profonda incertezza politica e sociale come quelli che il mondo vive in quest’epoca. Ludovico Pratesi
1. J. Kounellis, Il dubbio, l’arte, la passione civile, in “Micromega”, n. 3, 2004, pp. 172-177. 2. Ibid. 3. M. Codognato, Le radici del viaggio, in E. Cicelyn, M. Codognato (a cura di), Kounellis, catalogo della mostra (Napoli, MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, 2006), Milano 2006, p. 27. 4. Da una conversazione tra l’artista e chi scrive, a Pesaro, durante l’allestimento della mostra presso il Centro Arti Visive Pescheria, l’11 luglio 2016. 5. Ibid. 6. S. Risaliti, Io e Kounellis, in “Corriere Fiorentino”, 18 febbraio 2017.
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Opere in mostra Forte di Belvedere Esterno Giovanni Anselmo Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più 2001-2017 pietre, scritta incisa 27 blocchi di ca. 25 × 70 × 100 cm cad., 1 blocco inciso di 25 × 60 × 80 cm, opera installata dimensioni variabili Courtesy dell’artista e Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice (pp. 31, 34-35, 37) Marco Bagnoli Ascolta il flauto di canna 1986 alluminio dipinto, audio 1000 × 5 × 5 cm Courtesy dell'artista (pp. 64-65, 66-67) Noli me tangere 1997-2017 marmo, acciaio, acqua ca. 350 × 350 × 350 cm Courtesy dell'artista (pp. 65, 67) Si sedes non is 1989-2017 ferro, resina 500 × 450 × 450 cm Courtesy dell’artista (pp. 30, 47, 49) Si non sedes is 1989-2017 acciaio, resina 500 × 450 × 450 cm Courtesy dell’artista (pp. 31, 34, 38)
Domenico Bianchi Undici Panchine 2009-2017 marmo bianco di Carrara, marmo di Bardigli, marmo rosa, marmo cardoso, intarsi, lapislazzuli ca. 220 × 70 × 50 cm cad., opera installata dimesioni variabili Courtesy dell’artista; Courtesy Collezione MADRE - Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli; Courtesy Collezione privata, Torino; Courtesy Collezione Albergo Pietrasanta (pp. 60-61, 62, 63) Alighiero Boetti Autoritratto 1993-1995 (5/7) bronzo 205 × 90 × 60 cm Fondazione Alighiero e Boetti, Roma. Courtesy Giordano Boetti (pp. 71, 73) Gino De Dominicis Calamita cosmica fine anni ’80 ferro, polistirolo, gesso, vetroresina, vernice sintetica ca. 22,55 × 9,13 × 3,16 m Courtesy Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno (pp. 30-31, 42-43, 44-45, 48, 57) Luciano Fabro Zefiro 1987 marmo zebrino, masonite 230 × 150 × 150 cm Courtesy Collezione privata (p. 59) Esprit de géométrie Esprit de finesse (Colonna) 1984 marmo zebrino 400 × 50 cm Courtesy Collezione privata, Milano (pp. 49, 51)
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Italia Porta 1985-2006 lamiera di ferro grecata 250 × 280 × 10 cm Courtesy Collezione privata, Milano (p. 33) Balcone (Nudi) 1988 marmo 5 elementi di dimensioni variabili, ca. 10 × 200 × 60 cm cad. Courtesy Collezione privata (pp. 30, 52-53, 68-69) Nunzio Senza Titolo 2004 acciaio corten 240 × 357 × 75,5 cm Courtesy Galleria Giorgio Persano (pp. 56, 57) Senza Titolo 2004 acciaio corten 240 × 357 × 75,6 cm Courtesy Galleria Giorgio Persano (p. 57) Remo Salvadori Nel momento 2017 piombo, rame, stagno, argento dimensioni variabili Courtesy dell'artista (pp. 52-53, 54, 55, 70) Uomo che ode 1984-2017 rame, stagno 500 × 180 cm Courtesy Roberto Lombardi (pp. 30, 46, 49) Continuo infinito presente 2008 acciaio ø 440 × 9 cm Courtesy Stein (pp. 30, 46, 49) Anfora e modello 1984-2017 rame, stagno 430 × 95 cm Courtesy dell’artista (pp. 31, 34, 40)
Cubo 2017 piombo, rame 105 × 105 × 115 cm Courtesy dell’artista (pp. 30, 53) Interno Giovanni Anselmo Verso l’infinito 1969 ferro, incisione, vernice trasparente 16 × 21 × 39 cm Courtesy Collezione privata (pp. 78, 79) Marco Bagnoli Quba (scacchiera) 1991 ferro, alabastro 150 × 150 × 12 cm Courtesy Collezione privata, Torino Origine 1992 porcellana, vetro ø 30 cm Courtesy Collezione privata, Genova (p. 90) Aleph (Keplero inciso) 6 fondo oltremare 1978-1998 mecca e tecnica mista su tavola 152 × 152 × 10 cm Courtesy Banca Ifigest (p. 90) Janua Coeli 1988 rame ø 90 × 23 cm Courtesy Collezione privata, Paris (p. 90) Aleph (Keplero inciso) 7 fondo cinabro 1978-1998 mecca e tecnica mista su tavola 152 × 152 × 10 cm Courtesy Banca Ifigest (p. 91)
Domenico Bianchi Senza Titolo 2016 cera e olio su fibra di vetro 140 × 110 × 4 cm Courtesy dell’artista (pp. 94-95, 97) Senza Titolo 2016 cera e palladio su fibra di vetro 60 × 80 × 3 cm Courtesy dell’artista (pp. 98-99, 101) Alighiero Boetti Senza Titolo 1994 tappeto in lana e cotone ca. 400 × 280 cm Courtesy Collezione Bertinetti, Torino (pp. 104-105) Senza Titolo 1994 tappeto in lana e cotone 387 × 305 cm Fondazione Alighiero e Boetti, Roma. Courtesy Caterina Raganelli Boetti (pp. 102, 103) Mario Merz Igloo 1991 ferro, morsetti, pietre 150 × ø 300 cm Courtesy Collezione Merz, Torino (p. 74) Piccolo caimano 1979 caimano tassidermizzato, neon dimensioni variabili Courtesy Collezione privata (pp. 74, 76-77) Impermeabile 1966 impermeabile, neon, legno, cera 125 × 70 × 40 cm Courtesy Sergio Casoli (p. 75)
Senza titolo s.d. tecnica mista su tela 244 × 258 cm Courtesy Collezione Merz, Torino (p. 104) Testuggine 1980 olio su tela 242 × 256 cm Courtesy Collezione Merz, Torino (p. 105) Nunzio Peristilio 2016 combustione su legno 220 × 48 × 60 cm Courtesy Galleria Giorgio Persano (p. 88) Senza Titolo 2012 disegni 250 × 490 cm Courtesy dell’artista (pp. 88-89) Senza Titolo 2017 piombo su legno 42 × 78 × 4 cm Courtesy dell’artista (non in catalogo) Mimmo Paladino Pozzo di eroi 1983 olio e legno su tela 205 × 305 × 12 cm Courtesy Claudio Poleschi, Arte Contemporanea Lucca (p. 103) Parade 1985 olio e legno su tela 260 × 210 × 20 cm Courtesy Giacomo e David Poleschi (p. 104)
Giulio Paolini Dopo la fine (L’Ermafrodito) 2017 tele preparate, calchi di gesso, stampa digitale su tessuto acrilico, bancali dipinti 88 × 392 × 230 cm Courtesy dell’artista (pp. 80-81, 83) Immacolata Concezione – Senza Titolo/Senza autore 2007-2008 plexiglas specchiante, lastra di plexiglas con disegno inciso, sfera di cristallo, ingrandimento fotografico misure complessive 202 × 255 × 260 cm Courtesy dell’artista (pp. 84-85, 87) Remo Salvadori Continuo infinito presente 2008 acciaio ø 220 × 7 cm (14 elementi) Courtesy Stein (pp. 92-93) Due tazze 2014 acquerello, carta, rame 80 × 67 × 0,3 cm Courtesy dell’artista (p. 92) L’Osservatore non l’oggetto osservato 1981-2017 ferro, oro 165 × 64 × 65 × 2 cm Courtesy dell’artista (p. 92) Ecce homo 1985-1997 rame 200 × 100 × 0,5 cm Courtesy dell’artista (p. 93)
Palazzo Vecchio Jannis Kounellis Senza Titolo 2005 piombo, tessuto, terra, cactus 400 × 400 × 120 cm Courtesy Damiano Kounellis (pp. 110, 113) Giulio Paolini La Casa di Lucrezio 1981 calchi in gesso, tessuti, frammenti di tavoetta in gesso incisa, legno 8 basi di 120 × 30 × 30 cm cad. (misure complessive variabili) Courtesy Collezione privata (pp. 107, 108, 109)
Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi Jannis Kounellis Senza Titolo 1992 ferro, pietra, coperta di lana 100 × 70 × 25 cm Courtesy Collezione Maccaferri (p. 118) Giulio Paolini Dentro e fuori 2017 plexiglas trasparente, plexiglas specchiante, sfera di cristallo 36 × 95 × 95 cm Courtesy dell'artista (pp. 115, 116, 117)
Galleria Palatina Domenico Bianchi Senza Titolo 2017 argento su tavola 160 × 128 × 9 cm Courtesy dell’artista (p. 129) Alighiero Boetti Alternando da uno a cento e viceversa 1993 kilim in lana e cotone 6 elementi di 284,5 × 272 cm cad. Fondazione Alighiero e Boetti, Roma. Courtesy Giordano Boetti (pp. 125, 126-127) Mappa 1990-91 ricamo su tessuto 114,3 × 214 cm Fondazione Alighiero e Boetti, Roma. Courtesy Caterina Raganelli Boetti (pp. 125, 127) Mappa 1983-84 ricamo su tessuto 116 × 178 cm TornabuoniArte. Courtesy collezione privata, Firenze (p. 126)
Giulio Paolini L'altra Figura 1984 calchi di gesso, basi in legno 184 × 250 × 190 cm Esemplare 3/6 Courtesy Collezione Bertinetti, Torino (pp. 124, 125) Elegia 1969 calco in gesso, frammento di specchio 15 × 15 × 11 cm Esemplare 2/3 Courtesy Fondazione Giulio e Anna Paolini (pp. 122, 123)
Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti Mario Merz Verso lo zenit 1985 metallo, legno, cera, lana di ferro 280 × 200 × 200 cm Courtesy Sergio Casoli (p. 134) Igloo con albero 1968-1969 tubolare in ferro, vetri, stucco, ramo 110 × ø 230 cm (igloo), 247 cm (ramo) Courtesy Collezione Margherita Stein; Proprietà Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT; in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (pp. 131, 132) I giganti boscaiuoli 1981-1982 olio, acrilico, carbone, neon su tela 249 × 584,2 cm Courtesy Gemma De Angelis Testa, Milano (pp. 136-137)
Luciano Fabro Italia d’oro 1971 bronzo dorato, cavo d’acciaio, morsetti metallici ca. 75 × 45 cm Courtesy Collezione privata, Milano (p. 121)
Linea di Mercurio 1995-2003 vetro, mercurio 80 × ø 1,5 cm Courtesy dell’artista (non in catalogo)
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Progetto editoriale Forma Edizioni srl, Firenze, Italia redazione@formaedizioni.it www.formaedizioni.it Realizzazione editoriale Archea Associati Direttore editoriale Laura Andreini Supervisione redazionale Riccardo Bruscagli Redazione Valentina Muscedra Maria Giulia Caliri Beatrice Papucci Elena Ronchi
Catalogo a cura di Sergio Risaliti Fotografie Agostino Osio e Marco Dabbicco Traduzioni Franco Paris Fotolitografia LAB di Gallotti Giuseppe Fulvio, Firenze, Italia Stampa Lito Terrazzi, Firenze, Italia
Grafica Elisa Balducci Vitoria Muzi Isabella Peruzzi Mauro Sampaolesi
© Alighiero Boetti, by SIAE 2017 © Domenico Bianchi, by SIAE 2017 © Gino De Dominicis, by SIAE 2017 © Jannis Kounellis, by SIAE 2017 © Mario Merz, by SIAE 2017 © Mimmo Paladino, by SIAE 2017 © Giuseppe Penone, by SIAE 2017
organizzazione
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Fotografie © Alto Piano srl © Archivio Bianchi, pp. 97, 101 L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. © 2017 Forma Edizioni srl, Firenze, Italia
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. Prima edizione: giugno 2017 ISBN: 978-88-99534-35-6
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Per l’opera Calamita cosimca di Gino De Dominicis si ringrazia
YTALIA
Firenze 2 giugno - 1 ottobre 2017
Energia Pensiero Bellezza Tutto è connesso
Mario Merz Giovanni Anselmo Jannis Kounellis Luciano Fabro Giulio Paolini Alighiero Boetti Remo Salvadori Gino De Dominicis Mimmo Paladino Marco Bagnoli Nunzio Domenico Bianchi
Ente promotore Comune di Firenze
Si ringraziano Dario Nardella, Sindaco di Firenze
In collaborazione con Gallerie degli Uffizi Opera di Santa Croce Museo Marino Marini
Matteo Spanò, Presidente di MUS.E
Ideazione e Direzione artistica Sergio Risaliti Organizzazione MUS.E Roberta Masucci, Mita Papi, Barbara Rapaccini, Davide Serufilli Main sponsor Edizione Property Main Donor Leo France Donor Egea Euro Stampaggi Faliero Sarti Faggi Enrico Sponsor Carpisa Manetti & Roberts Sponsor tecnico AEFFE Forma Edizioni Partner Fondazione Studio Marangoni Profili Assicurazione opere Mag Jlt Allestimento MUS.E Catalogo Forma Edizioni Direzione tecnica FEM Architettura Testi in mostra MUS.E Stefania Rispoli Identità visiva e progetto grafico Mallet - Design Studio Ufficio stampa Opera Laboratori Fiorentini – Gruppo Civita Salvatore La Spina, Barbara Izzo, Arianna Diana Comune di Firenze Elisa Di Lupo MUS.E Daniele Pasquini
Forte di Belvedere Palazzo Vecchio Galleria della Statue e delle Pitture degli Uffizi Galleria Palatina Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti Giardino di Boboli Complesso Monumentale di Santa Croce Museo Marino Marini Museo Novecento
Alessandra Marino, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato Andrea Pessina, Direttore Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Firenze, Pistoia e Prato Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi Irene Sanesi, Presidente dell’Opera di Santa Croce Patrizia Asproni, Presidente del Museo Marino Marini Il personale del Comune di Firenze e in particolare Francesca Santoro, Marco Agnoletti, Carmela Valdevies, Manuele Braghero, Rita Corsini, Tommaso Sacchi per la Direzione Ufficio del Sindaco; Gabriella Farsi, Silvia Penna, Antonella Nesi, Serena Pini per la Direzione Cultura e tutto il personale del Servizio Musei comunali Il personale MUS.E Elena Arsenio, Andrea Batistini, Andrea Bianchi, Paolo Borghigiani, Daniela Carboni, Giovanni Carta, Monica Consoli, Angela Corbo, Elisa Frego, Valentina Gensini, Mattia Marasco, Cecilia Pappaianni, Rosella Pistelli, Pier Luigi Ricciardelli, Chiara Romei, Lorenzo Valloriani, Valentina Zucchi Un ringraziamento speciale Ai prestatori delle opere Archivio Luciano e Carla Fabro, Banca Ifigest, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, Fondazione Donna Regina per le Arti Contemporanee, Fondazione Giulio e Anna Paolini, Galerie Tschudi, Galleria Christian Stein, Galleria Giorgio Persano, Leo France, Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Giovanni Anselmo, Marco Bagnoli, Maurizio Bertinetti, Domenico Bianchi, Agata Boetti, Caterina Raganelli Boetti, Giordano Boetti, Matteo Boetti, Ariedo Braida, Roberto Casamonti, Sergio Casoli, Silvia Chessa, Damiano Kounellis, Michelle Coudray Kounellis, Gaetano Maccaferri, Beatrice Merz, Marco Noire, Nunzio, Mimmo Paladino, Ida Pisani, Claudio Poleschi Arte Contemporanea, Giacomo e David Poleschi, Marco Rossi, Remo Salvadori, Rosa e Gilberto Sandretto, Moshé Tabibnia, Gemma De Angelis Testa, Italo Tomassoni A tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione della mostra, in particolare Laura Andreini, Elisa Ascani, Giulia Basilissi, Gianfranco Benedetti, Sally Benjamin, Anna Bisceglia, Gianni Bossini, Maria Giulia Caliri, Renato Cardi, Marco Casamonti, Michele Casamonti, Matteo Ceriana, Silvia Chessa, Eduardo Cicelyn, Simonella Condemi, Marco Dabbicco, Giuseppe De Micheli, Sara De Tullio, Alessandro Del Poeta, Silvia Fabro, Daniele
Faggioli, Alberta Ferretti, Giuseppe Fulvio Gallotti, Daniela Giachi, Antonio Godoli, Gianfranco Gorgoni, Silvia Gozzi, Rossella Lari, Isabella Lastrucci, Mauro Linari, Camilla Lumini, Barbara Maccaferri, Alberto Magni, Niccolò Manetti, Mara Martini, Simone Marzola, Luciano Massari, Mazzoleni Torino/London, Stefano Morelli, Marco Nencetti, Antonella Nicola, Agostino Osio, Marco Pancani, Beatrice Papucci, Valentina Pero, Isabella Peruzzi, Lia Pescatori, Patrizia Pisani, Alberto Recami, Silvia Recami, Ilaria Rondina, Lisa e Tucci Russo, Mauro Sampaolesi, Elvis Shkambi, Irene Sorani, Gabriella Sorelli, Giorgio Spanu, Tntevents - Niki Turchi, Eleonora Traversa, Sandra Urbani, Alberto Verdiani I collaboratori degli artisti e dei prestatori Davide Basegni, Mariano Boggia, Diego Bortolozzo, Filippo Cacciari, Daniela Cadosch, Simone Calamai, Pompeo Capitanio, Marco Cardone, Daniel Carunto, Vittorio Cavallini, Massimo Cimboli, Antonio Dalle Lucche, Bettina Della Casa, Filippo Di Giovanni, Maddalena Disch, Raoul Esposito, Gianluca Fioccardi, Carla Francioni, Francesca Franco, Alessia Fratini, Fonderia Maf/Filippo Mancuso, Lino Grecchi, Lilian Istrati, Maurizio Lanzetta, Claudio Lenzini, Roberto Lombardi, Manetti & Roberts S.p.a., Giovanni Masoni, Walter Mastrovito, Alessandro Marrucci, Franco Miccinesi, Fabrizio Musso, Andrea Nisbet, Daniele Orsi, Carlo Paoli, Patrizia Pisani, Domenico Pitimada, Luca Ruggeri, Silvia Salvati, Giuseppe Scali, Luciano Scali, Iuri Tamburini, Andrea Toniutti, Angelo Truglia, Marco Ulivieri, Damiano Urbani, Kime Italy S.p.a. Gli autori dei testi in catalogo Carolyn Christov-Bakargiev, Marco Bazzini, Valentino Catricalà, Laura Cherubini, Lara Conte, Rudi Fuchs, Lorenzo Giusti, Giovanni Iovane, Elena Magini, Helga Marsala, Gaspare Luigi Marcone, Arabella Natalini, Bartolomeo Pietromarchi, Ludovico Pratesi, Italo Tomassoni, Andrea Viliani Si ringraziano inoltre per i servizi forniti nelle varie sedi espositive Ad Arte, Arterìa, Areco, Ars Movendi, Bagnoli, Bonaccorso, Capalbo, CAF, CWT, E20, F.lli Giani, Foltran, Fratini Gabriele, Lexis, L’Orologio, Machina, Manetti Battiloro, Open, Opera set, Piccini, Seven, Stand Studio Questo ambizioso progetto non avrebbe potuto essere realizzato senza il generoso sostegno di Franca, Francesca, Lorenzo e Leonardo Pinzauti, Carlotta e Gianni Faggi, Alessandra e Enrico Gatti, Monica Sarti, Antonella e Giuliano Simonelli Un ringraziamento veramente speciale agli artisti che hanno condiviso con noi il progetto e accettato di esporre le loro opere nelle varie sedi della mostra "Ytalia", trasmettendo Energia, Pensiero e Bellezza
Firenze
ISBN 978-88-99534-35-6
ITA
Forte di Belvedere Palazzo Vecchio Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi Galleria Palatina Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti Giardino di Boboli Complesso Monumentale di Santa Croce Museo Marino Marini Museo Novecento