Report LAB Smartpuglia RSI 07.04.14

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Report

Laboratorio SMARTPUGLIA Quale Agenda regionale per la Responsabilità Sociale d'Impresa nella Nuova Programmazione 7 APRILE – 2014 - TECNOPOLIS, Valenzano



REPORT Laboratorio Smartpuglia. Verso la strategia di specializzazione intelligente 2014-2020 Quale Agenda Regionale per la Responsabilità Sociale d’Impresa nella nuova Programmazione Tecnopolis 7 aprile 2014 - Strada Provinciale per Casamassima km.3, Valenzano vedi la scheda dell’evento su EventiPA all’indirizzo http://eventipa.formez.it/node/16890

SOMMARIO Premessa .............................................................................................................................................. 1 1 – Il Laboratorio Smartpuglia.............................................................................................................. 2 2 – La Responsabilità Sociale d’Impresa, la specializzazione intelligente e la nuova programmazione: le testimonianze, i confronti e le questioni chiave ................................................ 3 2.1 – Il meccanismo del laboratorio .................................................................................................................. 3 2.2 – Gli interventi introduttivi .......................................................................................................................... 4 Elena Tropeano, Formez PA.............................................................................................................................. 4 2.3 – Domanda A: Come realizzare la RSI dentro le imprese? Gli strumenti per attuare RSI e suoi risultati: il livello interno all'impresa. ................................................................................................................................. 7 2.4 – Domanda B: Come ottenere da interventi di RSI ricadute positive sui propri obiettivi di mercato? Le ricadute della RSI: il livello esterno all'impresa ............................................................................................... 14 2.5 – Domanda C: Incentivi a parte, come le istituzioni possono facilitare la diffusione della RSI? La diffusione della cultura e delle pratiche di RSI: modalità e strumenti per incentivare RSI, non solo da parte delle istituzioni pubbliche................................................................................................................................ 22 2.5.1 – Case history d’introduzione ................................................................................................................. 22

I partecipanti ...................................................................................................................................... 38 Il programma della giornata .............................................................................................................. 41

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Premessa Capacity SUD è un progetto realizzato da Formez PA su incarico del Dipartimento della Funzione Pubblica (DFP) e finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Governance e Azioni di Sistema" (PON GAS). Il progetto ha la finalità di migliorare la capacità istituzionale delle amministrazioni delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza supportandole nella programmazione di interventi che rispondano alle loro esigenze prioritarie e nel rafforzamento delle competenze necessarie per la loro efficace attuazione. La Capacità Istituzionale, Asse E del Programma, oltre a fornire un supporto strategico per una gestione maggiormente efficiente dei Programmi Operativi, assume un rilievo fondamentale in prospettiva della programmazione comunitaria nel quadro di Europa 2020. La linea PROGETTARE di Capacity SUD si pone l’obiettivo di sviluppare le competenze delle amministrazioni pubbliche per realizzare politiche di qualità e attuare un miglioramento organizzativo e gestionale. Le iniziative aiutano le persone impegnate nelle amministrazioni a disegnare strategie per la programmazione europea 2014-2020, a progettare nuovi interventi, a realizzare azioni efficaci all’interno delle organizzazioni partendo da obiettivi condivisi e da risultati attesi. Ogni attività si fonda su processi collaborativi che includono diversi attori e che si realizzano con metodologie partecipative. Il lavoro viene co-progettato con le amministrazioni in base alle loro specificità e calibrato in corso d’opera a seconda delle esigenze che emergono e dei contributi che lo arricchiscono.

Il video

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1 – Il Laboratorio Smartpuglia Il Laboratorio Smartpuglia si rivolge a tutti i Servizi regionali dell’Area Politiche per lo sviluppo economico, lavoro e innovazione, in raccordo con: il Servizio Programmazione sociale ed integrazione socio-sanitaria, il Servizio Politiche di Benessere sociale e Pari Opportunità, le Aree Mobilità e Qualità urbana e Politiche per la riqualificazione urbana, la tutela e la sicurezza ambientale e per l’attuazione delle opere pubbliche. Organizza, inoltre, alcuni incontri allargati al sistema territoriale dell’Innovazione, col coinvolgimento attivo degli stakeholder strategici dell’innovazione e dello sviluppo, nella convinzione che l’ascolto e la condivisione con gli attori del territorio siano condizione dell’efficacia degli interventi di policy. Il workshop del 7 aprile 2014 rappresenta la nuova tappa del percorso laboratoriale finora svolto, avviato da dicembre 2012, seguito e costruito dagli stessi partecipanti nel suo sviluppo, attraverso diverse fasi. A partire dal coinvolgimento attivo nell’incontro di autovalutazione sulle politiche di innovazione della Regione Puglia tenutosi a febbraio 2013, questo stesso target ha contribuito - in termini di co-progettazione e potenziamento della comunità di pratica degli innovatori - all’individuazione di indicazioni e prospettive, utili alla scrittura della strategia regionale della Smart Specialization, di cui la Giunta regionale ne ha approvato la prima versione, aprendola alla consultazione pubblica fino al 30 aprile 2014. A dicembre 2013 si è concluso il segmento del percorso dedicato agli incontri sul territorio contraddistinti dal focus su “smart cities e communities”: inaugurato con la giornata realizzata all’interno della Fiera dell’Innovazione di Lecce finalizzata ad aprire un confronto con gli attori del territorio, proseguito con il laboratorio realizzato nell’ambito del MEDIMEX (Salone dell’innovazione musicale) di Bari che, nel puntare alle modalità di riconoscimento delle specificità della Regione, si è posto come obiettivo l’apertura di un ambito di discussione inedito sui bisogni prioritari dei territori connessi all’Industria creativa e digitale, al fine di rinforzare un’idea condivisa di “comunità intelligente”. Nel 2014 si è avuta una riprogrammazione degli interventi, dando priorità al tema della Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI): il laboratorio ha la finalità di aprire un confronto, con l’obiettivo di contribuire alla esplicitazione di un'Agenda regionale, in vista della definizione del Piano di Azione regionale sulla RSI. In questo senso, alla luce delle diverse iniziative già in corso, questa nuova tappa del percorso mette a fattor comune la riflessione sul tema della RSI con la Strategia di Smart Specialization e, più in generale, con quella della Nuova Programmazione 2014-2020, per poter restituire alla Regione indicazioni, spunti e leve perché siano generati strumenti adeguati e coerenti con le indicazioni europee e nazionali. La progettazione della giornata e, in particolare il suo impianto, sono stati condivisi con i diversi Servizi regionali coinvolti sulle azioni di RSI in atto, compresa la Consigliera di Parità della Regione Puglia.

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2 – La Responsabilità Sociale d’Impresa, la specializzazione intelligente e la nuova programmazione: le testimonianze, i confronti e le questioni chiave 2.1 – Il meccanismo del laboratorio A partire dall’analisi della documentazione relativa alle attività avviate dalla Regione Puglia relative alla bozza del Piano di Azione Regionale della RSI, sono stati individuati tre macro ambiti di approfondimento: A – Gli strumenti per attuare RSI e suoi risultati (livello interno all'impresa) B – Le ricadute della RSI (livello esterno all'impresa) C – La diffusione della cultura e delle pratiche di RSI (modalità e strumenti per incentivare RSI, non solo da parte delle istituzioni pubbliche). Per indagare a più voci questi campi di riflessione, viene proposta una dinamica partecipativa ispirata al modello knowledge cafè e basata sulla suddivisione dei presenti in otto tavoli di lavoro casuali e variabili, per l’impollinazione reciproca ed un migliore potenziamento delle idee in gioco. Al fine di sollecitare spunti emergenti e un confronto fra attori e stakeholder, i macro ambiti sono declinati in tre domande dirette e concatenate, una per ogni sessione di lavoro. All’avvio di ogni fase, per un clima favorevole, speech di rango nazionale e regionale introducono le prime riflessioni, attraverso il racconto breve di esperienze dirette sul perseguimento concreto di iniziative connesse alla RSI. Al termine di ogni set, che dura circa 40 minuti, i partecipanti cambiano tavolo e affrontano la domanda successiva in un nuovo gruppo. Le risposte fornite dai gruppi sono riassunte in tempo reale in forma di instant report, a cura degli otto facilitatori dei tavoli e restituite durante la plenaria conclusiva.

Il funzionamento del workshop

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2.2 – Gli interventi introduttivi Elena Tropeano, Formez PA Questo è un progetto di capacità istituzionale. È una delle criticità della programmazione. Significa mettere insieme attori diversi, considerare l'Amministrazione come il più significativo target di riferimento, rispetto alla possibilità di costruire governance efficaci con gli altri attori del territorio, in un processo partecipativo molto strutturato e molto governato. Fare processi partecipativi è costruire processi decisionali in cui tutti esprimono opinioni e proposte, le amministrazioni ascoltano, elaborano, fanno sintesi e decidono. La giornata di oggi s’inscrive nel laboratorio Smartpuglia, ponendosi al suo fianco: parliamo di Responsabilità Sociale d'Impresa. Non solo perché fa parte dell'Agenda regionale, ma perché vediamo come questo tema sia il nucleo del relazionare l’etica d'impresa con l’etica pubblica. Credo che sia questo il focus. L'etica dell'impresa, perché quest’ultima non è un corpo autonomo, ma un attore economico, istituzionale, sociale. È un attore della comunità, che deve farsi carico delle responsabilità, rispetto alle persone che nelle organizzazioni lavorano. Abbiamo inteso come RSI ciò che nelle organizzazioni le imprese assumono come impegno collettivo nei confronti delle persone, che sono il vissuto, il corpo vitale. La Responsabilità Sociale d'Impresa come funzione e impegno rispetto alla comunità e al territorio circostante e come legame, che deve divenire sempre più virtuoso, a fondamento della giustizia sociale che siamo chiamati a costruire. È una complessità che si gioca nella relazione fra impresa e amministrazione, intendendo come valori di questa fondazione l'etica dell'impresa e l'etica pubblica. Il mio richiamo è sempre ad Adriano Olivetti, che esemplifica nel modo più esemplare l'attenzione alla propria organizzazione, alla costruzione di un tessuto di comunità, al conferimento di valore alle persone. La sua lezione e sempre più attuale. Questo dunque è il nostro obiettivo: creare una relazione virtuosa fra imprese e l'amministrazione in un'ottica di equità, di giustizia sociale, di valorizzazione dei territori. Le testimonianze dei presenti, in questo scenario, saranno fondamentali.

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Adriana Agrimi, Regione Puglia I risultati finora conseguiti nel nostro cammino verso Smartpuglia 2020 sono evidenti. Siamo una comunità cresciuta nel tempo. Il 6 dicembre 2012 ci siamo incontrati in quest’aula. Eravamo gruppi di lavoro di vari servizi di provenienza regionale. Ci siamo interrogati su cosa fosse l'innovazione. Da li è partito il percorso laboratoriale di Smartpuglia con Formez PA. Oggi si concretizza nel documento che proponiamo per il confronto con gli stakeholder e con una più vasta dimensione di cittadinanza e che rappresenta la prima esperienza di documento strategico di programmazione, al di là della prescrizione a cui risponde. La nuova Programmazione, rispetto alle politiche dell'innovazione, prevede infatti la condizionalità ex ante del documento di strategia per l'innovazione. A partire dal dicembre 2012 abbiamo compreso che era importante chiedersi quale esperienza d'innovazione ci fosse dentro amministrazione regionale, quali esperienze e quali percezioni si stessero manifestando in questa direzione. Da li è partito il nostro percorso, che ha cercato una risposta a questa grande domanda della specializzazione intelligente: in cosa la Puglia può considerarsi eccellente, dove crea valore aggiunto, dove rende visibili le proprie capacità industriali e di ricerca. Per fare questo, abbiamo cercato di dare valore non solo alle esperienze di politiche regionali in campo, ma soprattutto alle politiche del territorio. Prevalentemente e non esclusivamente connesse. Le principali sono la Legge 29 del 2007, relativa alla promozione e riconoscimento dei distretti produttivi e quella dei distretti tecnologici, promossa congiuntamente dal Ministero della Ricerca e da Regione Puglia. In realtà, in entrambi i casi si tratta di iniziative che hanno portato sistemi di imprese, con centri di ricerca e distretti produttivi, ad identità comuni. Per i distretti produttivi l'obiettivo era quello di individuare quali potessero essere le azioni di sistema orientate verso una maggiore competitività. Il sistema dei distretti tecnologici è analogamente un'esperienza aggregativa sul tema centrale dell'identità del sistema integrato di ricerca e di imprese. Possiamo considerare queste esperienze rilevanti e in evoluzione. Abbiamo immaginato che la lettura di questo territorio possa essere suggerita da questi percorsi, ma non circoscritta solo da queste esperienze. Attraverso un’analisi aggregata, abbiamo declinato le aree d'innovazione: la manifattura sostenibile, la salute dell'uomo e dell'ambiente, le comunità digitali creative e inclusive. Esse non sono settori ATECO, non sono ambiti scientifici disciplinari; la nostra scelta non è stata concepire la strategia intelligente come una selezione o una lista di settori. Abbiamo la necessità di comprendere come possa emergere la massa critica che il nostro territorio può creare all'interno di queste aree di innovazione. 5


Abbiamo la consapevolezza che questo è un processo, che ancora c'è necessità di puntare sull'individuazione dei percorsi e delle masse critiche, dei risultati e degli impatti. In molti sono preoccupati dell'individuazione di queste aree di innovazione. Credo che si debba cogliere non tanto il confine entro cui queste aree di innovazione propongono la creazione di queste masse critiche, ma il modo che chiederemo ai sistemi d'impresa e ai centri dell'innovazione per affrontare la nuova Programmazione. La principale sfida che vogliamo lanciare è quella delle key enabling technologies: le tecnologie chiave abilitanti, su cui l'intera Europa sta puntando, per ritornare ad una manifattura intelligente e competitiva. La sfida è coniugare queste tecnologie con le sfide sociali che siamo chiamati ad affrontare e che abbiamo già iniziato a fotografare in questo percorso. È una sfida anche per l'Amministrazione regionale: saper accompagnare questo processo rappresentando la cosiddetta domanda intelligente di innovazione, quella capacità di leggere come input le sollecitazioni che possono nascere dalle competenze del territorio, per definire e descrivere politiche più consapevoli e informate dai risultati di ricerca, congiuntamente supportando un processo di lettura più intelligente di questi risultati. Domanda di innovazione, incrocio con le sfide sociali, attenzione ai risultati. Questo è il principale motivo per cui da dicembre 2010, in Regione Puglia, il tema della Responsabilità Sociale d'Impresa è stato affrontato con una medesima logica. Anche questo processo come nel caso della Smartpuglia ha avuto momenti di confronto, rivolto anche ad altre regioni. Siamo partner di progetti nazionali e transnazionali, di verifica e scambio di buone pratiche. È un percorso che ci ha portato a proporre a tutto il territorio, attraverso una consultazione pubblica, l'idea di un piano regionale per la Responsabilità Sociale d'Impresa. È profondo il senso che unisce le due iniziative. Il nesso fondamentale è quello fra etica pubblica ed etica delle imprese. Questo piano riteniamo possa essere consegnato, assieme alla Smart Specialization Strategy, alla nuova Programmazione, per realizzare interventi realmente capaci di individuare un nuovo modello economico di sviluppo. È questa la sfida che sottende entrambe le iniziative.

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2.3 – Domanda A: Come realizzare la RSI dentro le imprese? Gli strumenti per attuare RSI e suoi risultati: il livello interno all'impresa. 2.3.1 – Case history d’introduzione Sergio Fontana (Farmalabor s.r.l.) ha evidenziato il costante impegno aziendale in questo ambito, il perseguimento del rispetto dell’ambiente e dei requisiti di qualità, attraverso la certificazione in tutti i settori, il legame concreto stretto con il territorio e con i suoi beni culturali. Farmalabor ha 75 dipendenti. L'azienda deve produrre ricchezza a 360 gradi. Questo non significa accumulare, ma dare lavoro ai dipendenti, porli in una situazione di attività piacevole, diffondere benessere nel territorio. L'azienda deve rispettare il territorio in cui vive: è la prima questione. La certificazione ISO 9000 per la qualità aziendale e ISO 14000 relativa all'ambiente, sono in tal senso un requisiti fondamentali, anche se volontari. La seconda questione: la Responsabilità Sociale d’Impresa è fondata sul pagamento delle imposte, che è un orgoglio. Per il territorio, invece, abbiamo contribuito alla tutela di un ipogeo, prendendocene cura. Abbiamo finanziato il restauro e di seguito adottato il bene. Non con grandi cifre, ma con somme annuali devolute. È il segno di una nostra presenza nei luoghi, un valore aggiunto anche dai dipendenti, secondo una decisone condivisa.

Umberto Costamagna (Call&Call) ha raccontato la difficile sfida della lotta alla crisi, particolarmente viva nel campo dell’occupazione, l’avvio di una società di call center, la sua crescita nel tempo, la creazione di nuovi posti di lavoro, la filosofia del contributo sociale concreto per l’affermazione della solidarietà e di valori connessi all’etica delle persone, senza perdere l’obiettivo del profitto. Di solito i call center sono molto distanti dalla RSI. In realtà agiamo con una logica di responsabilità. La prima questione: come realizzare la RSI. Non lo so. Non abbiamo studiato a tavolino. Ci siamo capitati. Ci siamo accorti che i nostri valori di riferimento alla base del nostro agire erano utili per tutti. Abbiamo messo insieme la nostra finalità per il bene comune e la responsabilità sociale d'impresa. Abbiamo deciso di fare il bilancio sociale: abbiamo scritto le cose fatte. Il nostro gruppo di call center ha una sede importante a Casarano. Siamo presenti in 7 città italiane. A Locri abbiamo 400 persone assunte a tempo indeterminato. A Casarano, 470 persone a tempo indeterminato. Siamo presenti dal 2006, in un sito di 3.000 mq: un capannone abbandonato, il salone delle feste della Filanto. Pensiamo di inserirne altre 100. Il nostro obiettivo era costruire un'impresa che restituisse alle persone il senso del loro lavoro, con un contributo professionale cosciente. Avere delle persone che conoscono il senso del loro lavoro, fa lavorare meglio le persone e l'impresa. Per questo, abbiamo messo in campo i nostri valori: la giustizia, l'equità, la sobrietà. Li abbiamo condivisi con i nostri collaboratori e li aggiorniamo ogni 4 o 5 anni. Fare business e fare profitto coincidono con una diversa costruzione del bene comune, nel rispetto dei valori e delle persone che lavorano con noi. Dentro la partecipazione delle persone, nella condivisione, ritroviamo il bene comune. Il sindaco di Londra ha detto recentemente esattamente quello che non dobbiamo fare: "L'avidità è la molla dell'economia, perché crea disuguaglianza. La disuguaglianza scatena l'invidia e l'invidia è la crescita per il miglioramento." Così si cresce? Crediamo di no. Non è la strada per far crescere l'impresa.

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Le cose concrete. Il turnover è da noi al 5%. In un call center siamo riusciti a pensionare. Abbiamo dato negli anni molte opportunità a persone svantaggiate che abbiamo trovato nei dormitori e che abbiamo trasformato in collaboratori, che hanno ritrovato la dignità nel lavoro. Abbiamo recuperato espulsi dal mondo del lavoro: 400 famiglie a Pistoia. Abbiamo una società che organizza eventi di solidarietà, un gruppo di acquisto solidale, per sostenere il più basso potere di acquisto dei lavoratori: l'azienda acquista all'ingrosso e poi rivende beni di prima necessità. Abbiamo un asilo nido, aperto al territorio. Ne stiamo preparando altri due. Abbiamo spazi con bar, giornali, zone attrezzate e per il tempo libero, con accesso internet free. Stiamo per mettere in piedi una rete di welfare aziendale, per porre a disposizione dei dipendenti servizi vantaggiosi, come il maggiordomo aziendale, il babysitteraggio, il doposcuola, lo psicologo. Nell'agosto scorso siamo stati una delle prime aziende in Italia a definire un accordo sindacale che concede la licenza matrimoniale alle coppie omosessuali che si sposano in un paese straniero ove è consentito. Lo abbiamo fatto per una banale questione di giustizia. Cosa c'è domani, cosa si può fare ancora. Un'attenzione e una vigilanza sempre più attenta sul mercato. Inoltre, le imprese che si pongono nella prospettiva della responsabilità sociale devono iniziare a guardare verso un altro orizzonte: l'articolo. 46 della Costituzione suggerisce la partecipazione dei lavoratori alla collaborazione e alle gestione delle imprese. Ci stiamo pensando e spero di raccontarvi presto qualche risultato.

2.3.2 – Le voci dai tavoli

Tavolo uno Facilitazione. Rosa Carlone Il gruppo. Mario Carrassi, Maria Vittoria Di Ceglie, Francesco Clarizio, Rosa Giannini, Salvatore Lospalluto, Vito Manzari, Steafano Marastoni, Franco Milella, Gianna Pinto, Roberto Ricco. Le risposte Sviluppando un modello alternativo di economia e di impresa fondato sul benessere delle persone, in base a scelte condivise fra imprenditore e dipendenti. Formalizzando la partecipazione attraverso modelli ispirati ai “circoli di qualità”, partendo da esperienze già realizzate in altri Paesi, come il Giappone e altri. Tali meccanismi hanno consentito la partecipazione dei lavoratori, la realizzazione di strumenti come il bilancio sociale d’impresa, il miglioramento della qualità aziendale.

Articolando la definizione della RSI all’interno dell’impresa. Adottando azioni interne che favoriscono la riconoscibilità esterna dei comportamenti aziendali responsabili. Riconoscibilità dell’RSI e sua valutazione sono elementi fondamentali. A tal fine, tra i possibili sistemi di valutazione pilota, si potrebbe sperimentare l’utilizzo di meccanismi di ethical advisor, per l’apprezzamento dell’incidenza delle azioni di RSI nell’impresa e presso i soggetti esterni. 8


Tavolo due Facilitazione. Fedele Congedo Il gruppo. Luigi Barone, Vittorio Cassano, Claudia Germano, Vito Intino, Alfredo Lobello, Luigi Marchitto, Vincenzo Mercinelli, Vito Micunco, Elda Perlino, Marco Tribuzio. Le risposte Sviluppando una RSI dal basso, cambiando la cultura, dentro il territorio. La valenza territoriale apporta cultura di innovazione sociale. Dalla cittadinanza non esperta acquisiamo valori e passi avanti. Innovazione sociale dell'impresa si ha aprendosi e apprezzando i bisogni dei cittadini. Non solo imprenditori illuminati, ma un sistema che permea la dimensione pubblica delle imprese.

Attuando processi di people management di relazione, con il territorio. Il miglioramento è legato a visioni locali e diverse, ad una spinta sociale specifica, nei vari territori. Il cambiamento culturale è connesso al contesto, alle scuole, ai giovani, alle relazioni per il capitale. Ma chi parla bene di me imprenditore?

Definendo un sistema locale di indicatori per la RSI, in modo partecipato, attraverso il territorio. La responsabilità sociale è un fatto di contesto. Non tutte le aree sono uguali: gli indicatori non devono essere generici, ma definiti nelle aziende e focalizzati a scala minuta, con una diversificazione rispetto alla loro dimensione regionale, perché siano misurabili sul territorio specifico.

Rendendo i fattori di RSI elementi di competitività per l’emersione del valore economico della reputazione. Se l'ambiente è migliore, producono meglio. Siamo ancora in una dimensione di filantropia, in una fase in cui la responsabilità sociale è un atto di buona volontà. Dovremmo considerarlo come fattore economico al pari e più di altri. Occorre leggere il vantaggio economico delle azioni sociali. Il problema è di natura culturale. Il punto di svolta è quanto l'imprenditore e l'impresa percepiscono la sostenibilità nel tempo dell'iniziativa imprenditoriale.

Favorendo forme di cooperazione con altri soggetti: imprese concorrenti, scuole di formazione del personale, strategie collaborative. Gli investimenti congiunti con altre imprese introducono RSI.

Ponendo in evidenza gli asset patrimoniali dell'impresa che riguardano il sociale. La vera inclusione è la creazione della comune consapevolezza.

Introducendo un albo regionale delle aziende responsabili per valorizzare gli imprenditori. L’imprenditore è solo, ma si cresce insieme. Ci deve essere un modello di governance di pari dignità fra imprese: un terreno comune per le politiche pubbliche, per non lasciare solo l'imprenditore. Accompagnare il riconoscimento. Le piccole e medie imprese hanno difficoltà a mettete in gioco azioni. Ci vuole questa consapevolezza delle imprese, ma anche l'apporto dell’Ente Regione per facilitare il cambio di mentalità e di approccio.

Costituendo un organismo di tutela regionale terzo per evidenziare i bandi inaccettabili. Limitare le guerre fra poveri.

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Con quali attori. Principalmente con l'imprenditore che genera lo stimolo, con il titolare. Con il coinvolgimento di tutta l'impresa. Con una cabina di regia aperta. Con il territorio. Con i distretti produttivi. Tavolo tre Facilitazione. Renata Brandimarte Il gruppo. Giovanna Indiretto, Valentina Laporta, Serenella Molendini, Maria Rosaria Montagano, Angela Petrini, Francesco Roncone, Roberta De Siati, Cristina Sunna. Le risposte Individuando e monitorando i bisogni. Supporto consulenziale all’individuazione dei bisogni degli addetti, dell’impresa e del consumatore.

Creando un piano di attuazione della RSI all'interno delle imprese con specifiche finalità. Riconoscere la questione del benessere organizzativo come collegata al gap salariale uomo donna: migliorare il benessere organizzativo interno. Conciliare i tempi di vita e del lavoro. Riconoscere le esternalità positive (soddisfacimento dei lavoratori) e ridurre le esternalità negative (conflitti interni all'impresa). Rendere visibile il nesso tra qualità e responsabilità. Orientare il consumo responsabile.

Promuovendo la contrattazione di secondo livello come strumento di attuazione. Con quali attori. Con il responsabile risorse umane. Con i dipendenti. Con i sindacati. Con gli ordini professionali. Con le camere di commercio. Con gli enti bilaterali. Tavolo quattro Facilitazione. Nicola Recchia Il gruppo. Giuseppe Avallone, Pietro Calabrese, Luigia Carretta, Marco Diciano, Vito Ripa, Rocco Labellarte, Luca Valenzano. Le risposte Individuando un facilitatore interno all’azienda. Riconoscere insieme la RSI come mezzo per rafforzare il ritorno sugli investimenti. Un dipendente nel caso di imprese di grandi/medie dimensioni; figure di appoggio (servizio civile e/o ricercatori universitari coinvolti attraverso progetti ad hoc) nelle realtà più piccole.

Con quali attori. Con attori del settore “no profit”, scuole, servizio civile, esperti RSI, Università.

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Tavolo cinque Facilitazione. Marilena Martino Il gruppo. Francesco Di Pede, Giorgia Battista, Anna Maria Candela, Monica Luisi, Maria Rosaria Siconolfi, Maria Vigneri, Monica Pellicano, Carmela Antonino, Igia Campaniello, Vincenzo Giliberti. Le risposte Rispettando gli obblighi fiscali. Rispettando la normativa sul lavoro. Rispettando l’ambiente. Per un’azienda dovrebbe essere fondamentale il rispetto del territorio e in generale dell’ambiente. Sono obiettivi che dovrebbero caratterizzare tutti i distretti industriali. Condividendo la missione dell’azienda e coinvolgendo i lavoratori nelle decisioni aziendali. La piramide verticistica che caratterizza le aziende italiane non è un elemento positivo per la crescita delle aziende. È importante consentire la partecipazione dei lavoratori alle politiche e alle decisioni per il miglioramento del rapporto di lavoro dei dipendenti con l’imprenditore e del rapporto con i clienti. Occorre in ogni caso valutare le modalità della partecipazione, perché la responsabilità è sempre dell’imprenditore: è lui che rischia. Costruendo gruppi di lavoratori che si occupano in modo specifico di RSI all’interno dell’azienda. Un report mensile all’interno della busta paga per informare i dipendenti circa le politiche aziendali, le novità, le criticità e i punti di forza dell’azienda. Definendo un sistema certificato di fornitori per il green procurement. Il rispetto della contrattazione collettiva e dei lavoratori è fondamentale. La RSI non è marketing, ma si basa su un comportamento corretto dell’azienda: può essere opportuno per un’azienda dotarsi di un sistema di fornitori certificati. Praticando buone pratiche aziendali, per il benessere e per la sostenibilità. L’imprenditore deve rendersi conto che l’impresa cresce se sta bene anche il lavoratore. Alcuni strumenti: prestito aziendale, asilo aziendale, mezzi di trasporto aziendali. Un esempio di buona pratica: “L’azienda doveva smaltire 400 computer perché ormai obsoleti. I costi di smaltimento erano molto alti e così ci siamo rivolti a Medici senza Frontiere. Abbiamo donato i computer che sono stati riassemblati e donati a strutture bisognose. Abbiamo ridotto i costi di smaltimento e circa 80 computer hanno ripreso a vivere in altri contesti.” Proponendo la formazione obbligatoria di imprenditori e dipendenti. Formazione obbligatoria, sia per imprenditori che per i dipendenti, per migliorare la qualità di vita dei lavoratori e della stessa azienda. Ogni impresa ha a disposizione dei fondi per la formazione che spesso non vengono utilizzati in modo proficuo per lavoratori e azienda. La formazione dovrebbe rilasciare certificazioni riconosciute ed essere spendibile per il lavoratore. È necessario un cambiamento di cultura, un intervento sul modo in cui gli imprenditori percepiscono la formazione. La formazione si fa quando l’impresa ha realmente voglia di 11


crescere. Bisogna lavorare sulla percezione imprenditoriale del senso di fare impresa. Creando reti fra imprese con un soggetto coordinatore per condividere servizi a supporto della RSI. Un consorzio tra imprese o una rete di imprese con un ente coordinatore, per la diffusione di buone pratiche e per la messa in condivisione di quegli strumenti che possono favorire lo sviluppo e l’investimento in RSI, soprattutto a sostegno delle piccole aziende che da sole hanno insufficiente forza economica. Attivando politiche regionali di premialità. La Regione potrebbe attuare una politica orientata verso chi sviluppa innovazione e investe per l’incremento della responsabilità sociale nelle aziende.

Con quali attori. Con lavoratori, con altre imprese del distretto/territorio, con fornitori e partner, con il governo locale. Tavolo sei Facilitazione. Germana Pignatelli Il gruppo. Francesca Cavicchia, Ruggero Crudele, Eufemia D’agostino. Giovanni Denitto, Stefania Liverini, Antolla Franzoso, Giorgia Lorusso, Daniela Schiavoni, Maria Spera. Le risposte Mettendo al centro il lavoratore come persona. Con i suoi limiti, con le sue difficoltà quotidiane. Per condizioni di lavoro in sintonia con la situazione umana (flessibilità orari, servizi ai dipendenti). Il primo riferimento è al Modello Olivetti, come esempio di azienda attenta alle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti. L’organizzazione del lavoro dovrebbe essere funzionale a valorizzare le capacità dei dipendenti, ma anche a favorirne l’assunzione di responsabilità e il perseguimento delle legittime aspirazioni.

Conoscendo le competenze dei dipendenti. La consapevolezza dell’imprenditore dipende da una conoscenza dei dipendenti. Valorizzare il lavoratore come persona, nell'ottica della RSI: leggere i curricula inserendo i lavoratori nella filiera produttiva, valorizzando le competenze di ciascuno come feedback verso l'imprenditore e potenzialità per migliorare le condizioni di lavoro nell'azienda. I curricula sono utili sia all'inizio, all'ingresso nell'impresa, sia durante la storia lavorativa nell'azienda, come fonte viva di arricchimento per l'azienda stessa. Curare le certificazioni formali e informali.

Curando la formazione degli imprenditori e dei lavoratori per favorire lo sviluppo della RSI dentro le aziende, potenziando la partecipazione attiva dei lavoratori. La formazione obbligatoria può diventare un grimaldello per lo sviluppo della RSI, formando gli imprenditori al concetto di RSI, formando i lavoratori per renderli propositivi nei processi di miglioramento aziendale. Trasmettere il messaggio anche attraverso il coinvolgimento di figure professionali specifiche (coach dedicati).

Responsabilizzando il lavoratore con la sua partecipazione al capitale e alla costruzione delle dinamiche produttive. 12


Fidelizzando il dipendente, attraverso la valutazione del grado di soddisfazione interno all’azienda. La valutazione dovrebbe essere fatta dal dipendente stesso o da alcuni settori specifici dell’azienda. Un modello già sperimentato: parte del gruppo di gestione si stacca per accostarsi ai lavoratori in un tempo definito, osservando dall’interno le criticità delle singole fasi di lavoro.

Sviluppando reti formali e informali fra imprese. Le reti costruiscono il valore aggiunto per le singole imprese e strumenti per imparare reciprocamente. Reti fra imprese per condividere esternalità positive, creando processi virtuosi e meccanismi di volano (competenze comuni e servizi), che favoriscano il territorio con un'efficacia di ritorno, verso gli imprenditori, nel campo della RSI. Scambi di informazioni e collaborazioni tra imprese per la divulgazione di conoscenza della RSI e delle buone pratiche. Valorizzazione di consorzi e distretti per la condivisione di progetti legati allo sviluppo della RSI

Preferendo filiere produttive corte che rispettano il territorio. Meccanismi di scambio tra imprese in termini di servizi e competenze: io scelgo le tue materie prime e in cambio ti chiedo un servizio specifico. Processi virtuosi e non azioni singole. Con quali attori. Con figure professionali che si occupano di RSI: associazioni di categoria, ordini professionali, imprese che già se ne occupano, R&S. Tavolo sette Facilitazione. Ornella Cirilli Il gruppo. Donatella Alessio, Ruggiero Cristallo, Sergio Fontana, Bianca Mariana, Umberto Medicamento, Pierpaolo Pontradolfo, Laura Ruggiero, Dino Salamanna. Le risposte Abbattendo i costi di certificazione in materia di RSI. Intervenendo con finanziamenti regionali per la diffusione della cultura della RSI. Agevolando le aziende che adottano modelli di RSI sul piano della deducibilità fiscale (Irap). Sviluppando reti d’impresa. Introducendo strumenti di autovalutazione: le certificazioni non sempre sono fonte di garanzia. Attivando un percorso di sensibilizzazione che coinvolga i cittadini. Con quali attori. Con la Regione, con i cittadini, con le associazioni di categoria. Tavolo otto Facilitazione. Olga Buono Il gruppo. Daniela Cupertino, Alberto Costamagna, Fiorella Dilollo, Anna Lobosco, Rosa Ferraro, Palma Mallardi, Teresa Masciopinto , Vito Vacca.

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Le risposte Cambiando prospettiva: da un modello occidentale ad uno orientale. Il fine non dovrebbe essere solo il profitto, ma il soddisfacimento del cliente-utente, per un impatto anche sui dipendenti.

Coinvolgendo i dipendenti nelle decisioni sugli obiettivi aziendali. Valorizzare il bene comune attraverso la diretta partecipazione ad un processo evolutivo condiviso e riconosciuto.

2.4 – Domanda B: Come ottenere da interventi di RSI ricadute positive sui propri obiettivi di mercato? Le ricadute della RSI: il livello esterno all'impresa 2.4.1 – Case history d’introduzione Teresa Masciopinto (Banca Etica). La sfida intrapresa mette al centro la responsabilità sociale, la democrazia, la territorialità e gli sforzi per la costruzione di una reputazione fondata sulla coerenza, sulla credibilità, sulla pazienza: tutti elementi indispensabili per una scelta imprenditoriale efficace. I buoni risultati conseguiti, le ricadute interessanti e in controtendenza in termini di crescita di fiducia, i feedback complessivamente positivi da parte dei finanziati, sono indissolubilmente connessi al valore etico ed economico della responsabilità sociale. Banca Etica è nata 15 anni fa ed è uno strano soggetto imprenditoriale. La RSI è la sua stessa ragione sociale: l'idea originaria era che bisognasse mettere al centro dell’agire le conseguenze non economiche del fare impresa. La caratteristica sostanziale di Banca Etica è la centralità della democrazia, della partecipazione, della trasparenza, della territorialità. Banca Etica attualmente ha quasi 40.000 soci in Italia, prevalentemente piccoli proprietari. La scelta fatta è quella di costruire luoghi all'interno della banca e del suo modello organizzativo in cui i soci possano lasciare indicazioni molto forti sul modello d'impresa. Abbiamo scelto sin dall'inizio di essere una banca di credito cooperativo, anche se siamo una banca popolare. Una testa, un voto: ogni socio può partecipare alle decisioni. Abbiamo scelto di rimettere al centro dell’agire la funzione reale tradita: raccogliere denaro e finanziare concretamente l'economia reale. Ma non tutta. Prevalentemente quella di organizzazioni senza scopo di lucro e di organizzazioni for profit che pongono al proprio centro la responsabilità sociale. Per chi sceglie la strada della RSI, l'unica visione da avere è quella di essere credibili: in questo non si può tornare indietro. Occorre che le scelte siano coerenti con quello che dici di voler fare. Soprattutto nel sistema bancario, il rischio che noi valutiamo più attentamente è il rischio reputazionale. Il giorno in cui Banca Etica dovesse prestare i soldi dei propri risparmiatori per un progetto sbagliato, perderebbe molto di più di quel denaro prestato. Un’altra caratteristica da condividere è quella della pazienza. Come lavoratori abbiamo accettato un livello base del Contratto Collettivo Nazionale dei bancari. Abbiamo deciso di fare un passo indietro rispetto al livello standard, così come i nostri risparmiatori hanno deciso di rinunciare ad una parte del profitto che poteva derivare da una massimizzazione dell'investimento in alcuni settori, perché vi fosse un 14


maggiore bene comune per tutti. Le imprese che chiedono un finanziamento a Banca Etica hanno un approccio paziente, nel senso che sono disposte anche a farsi radiografare. Sanno che dovranno sottoporsi ad uno sguardo attento, anche dei soci. Chiediamo, oltre che il bilancio economico, una valutazione di tipo sociale. Chi entra a fare parte di questo mondo, cede un po' del proprio know-how e della propria riservatezza. Tutti i finanziamenti sono sul sito. Chiunque vuole può sapere come la banca utilizza il denaro. A quindici anni dalla nascita, abbiamo deciso di sottoporci ad un'indagine sull'impatto sociale in Italia. I dati, in assoluta controtendenza con il sistema bancario tradizionale, dicono che una scelta di rigore chiara, rispetto alla finalizzazione delle attività, paga. Abbiamo concesso 23.800 finanziamenti a famiglie e a imprese. Abbiamo deliberato quasi 2 miliardi di finanziamento e ne abbiamo raccolti circa un'uguale quantità. Il 70% dei finanziamenti deliberati sono stati dati ad enti no profit contro l’1% del sistema bancario tradizionale. I tassi di interesse praticati da Banca Etica alla clientela sono mediamente più bassi rispetto al resto del sistema bancario. Abbiamo osservato una costante crescita di fiducia da parte dei risparmiatori. Nel 2013 la raccolta diretta è cresciuta dell11%, mentre per le altre banche si è registrata una contrazione del complessiva dell'1,9%. Questo dice che la coerenza premia in termini di fiducia. Registriamo un tasso di sofferenza nettamente inferiore rispetto al sistema bancario tradizionale: nel 2013 le nostre sofferenze erano intorno al 2% contro il 7,7% della media del sistema bancario tradizionale. Questo esprime anche che il rigore nella valutazione, legato alla dimensione socio ambientale e valoriale, ripaga da un punto di vista della qualità della relazione con il cliente. Così come la trasparenza della relazione in un momento di crisi ripaga in termini di pazienza. Guardando ai feedback ricevuti dai nostri finanziati, l'82% di coloro che hanno ricevuto un finanziamento di Banca Etica dichiara che è stata una condizione necessaria per svolgere la propria attività. Il 63% dei soggetti finanziati ritiene che la collaborazione con Banca Etica abbia aumentato le proprie possibilità di fare rete e di stare sul mercato. Il 62% afferma che la collaborazione con Banca Etica ha permesso di valorizzare le capacità dei propri lavoratori. Il 52% ha detto che rivolgersi a Banca Etica ha creato nuovi posti di lavoro. Il 47% dei clienti che ha ottenuto un finanziamento ha dichiarato che Banca Etica è stata l'unica banca a concedere un finanziamento dopo che tutte le altre lo avevano rifiutato. Il 44% dei finanziati ritiene di aver conseguito un risparmio economico e, rispetto al discorso prettamente ambientale (siamo comunque certificati Emas), i finanziamenti concessi per l'installazione di impianti per le energie rinnovabili hanno evitato ogni anno l'emissione di 25.000 tonnellate di CO2, con un risparmio annuale per la collettività di 410.000 euro. Questi dati ci rinforzano nella convinzione che scelte particolarmente orientate oggi verso la RSI, trovano comunque un'alleanza forte nei risparmiatori e nei clienti. Ci sentiamo oggettivamente di consigliarne la strada, per affrontare, con più determinazione, le situazioni attuali di crisi.

Vito Manzari (Consorzio Costellazione Apulia) ha illustrato la rilevanza dell’essere “portati a innovare”, nella costruzione di una realtà nata da una rete di relazioni basate su scambi di esternalità positive, sulla logica del dono, sulla valorizzazione efficace del riuso delle risorse disponibili, lungo le pratiche del fare impresa. Sono un imprenditore per caso. Ho ereditato un'azienda in un momento di crisi, insieme ad altri colleghi. Quest’azienda ha un sottotitolo impegnativo: "portati ad innovare". Mi sono chiesto quale fosse il senso dell'innovazione. Ci sono tanti modi per interpretarla. Il suo senso è importante. Se si parla di innovazione senza averne il senso, si rischia di fare peggio. Con amici imprenditori nel 2000 abbiamo costituito questo consorzio e abbiamo provato a sviluppare una rete di relazioni basata sullo scambio di esternalità: su tutte quelle cose che accadono attorno a noi mentre facciamo impresa, di cui spesso non abbiamo la percezione. Se trascurate, diventano esternalità negative. Se invece vengono valorizzate e riconosciute, diventano nuova energia, nuove relazioni, nuove opportunità. Questi nuovi scambi non possono essere mercificati, ma concorrono alla creazione di valore. Ci siamo sfidati sulla dimensione culturale, riconoscendo di essere parte di un sistema complesso in cui le nostre scelte condizionano il futuro nostro e quello dei nostri figli, dei nostri nipoti. Organizziamo a fine maggio un seminario annuale. Quest'anno si chiama "quale economia per quale benessere". Tre giorni intesi di dibattito atipico a Martina Franca, non convenzionale, con persone fuori dal coro.

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2.4.2 – Le voci dai tavoli

Tavolo uno Facilitazione. Rosa Carlone Il gruppo. Donatella Alessio, Vittorio Cassano, Francesco Clarizio, Maria Vittoria Di Ceglie, Valentino Laporta, Anna Lobosco, Giorgia Lorusso, Salvatore Lospalluto, Teresa Masciopinto, Dino Salamanna, Vito Vacca. Le risposte Cambiando la cultura dell’imprenditore. Attraverso una formazione manageriale accessibile per le PMI. Mediante azioni congiunte con associazioni di categoria.

Coinvolgendo gli stakeholder interni ed esterni all’impresa. Il coinvolgimento dei soggetti interni consente di creare un clima di condivisione delle scelte che si sostanzia in una produttività maggiore.

Compensando gli investimenti delle imprese in RSI mediante meccanismi di premialità nei bandi. Tavolo due Facilitazione. Fedele Congedo Il gruppo. Mario Carassi, Ruggiero Crudele, Maria Vittoria di Ceglie, Vito Intino, Vito Manzari, Teresa Masciopinto, Angela Petrini, Maria Rosaria Siconolfi. Le risposte Non considerando le attività di sponsorizzazione Responsabilità Sociale d’Impresa. Controllando l’intera filiera, a 360 gradi. Rispettando la coerenza degli obiettivi. La ricaduta sugli obiettivi dipende molto dal modo con cui si usano gli strumenti. Un uso opportunistico è un boomerang.

Con un forte rapporto con il territorio: gestire la competizione sulla relazione con il contesto. Operando con le scuole e con la comunità.

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Su temi oggetto di un dibattito reale e non formale. Lavorando sulla cultura, sugli scambi, sulle relazioni. Sulla fiducia.

Con una comunicazione verso il mercato e in rete dei propri servizi: un social network per iniziative sul senso etico, per la diffusone e la valutazione dell’RSI attorno al tema della sostenibilità. Per avere ricadute occorre essere riconosciuti. Lo strumento: un network per la comunicazione in rete fra persone dell'azienda, consumatori, istituzioni. In un dialogo costruttivo, per consentire alle piccole imprese di farsi riconoscere dai propri clienti, assumendo una certificazione etica dal cliente, secondo il meccanismo dell’ethical advisor. Il comportamento come informazione socializzata. Un’innovazione sociale generata dalla tecnologia dell'informazione, con la valutazione potenziata e diretta delle persone per l’apprezzamento reale della reputazione. La gestione della credibilità: le persone determinano il tamtam mediatico.

Valutando la RSI dei grandi marchi: entrare nella scelta dei risparmiatori per orientare il consumo. Scommettendo sul valore: si scoprono forme di vantaggio diretto delle RSI a lungo termine. Non è fondamentale la ricaduta diretta immediata. Verrà per forza, un giorno. Senza relazione diretta. Per divertimento puro. Per stare bene. Dove ci sono più diritti, si sta meglio. Diventare inversamente egoisti. Intelligenti nel praticare iniziative che certamente porteranno ricadute positive sulla capacità aziendale dello stare bene.

Giocando con le regole in cui crediamo: costruire le regole con i valori. Creare nuove regole. La consapevolezza della coerenza nel mercato fa complottare il mercato con te. È una sfida lunga, lenta, che offre la possibilità di confrontarsi con chiunque, di competere sull'efficienza. Quando fai una cosa profondamente coerente tutte le cellule del corpo rispondono e si crea un ambiente sano.

Con quali attori. Con le reti amicali e informali esistenti nel territorio. Con imprenditori in consorzio.

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Tavolo tre Facilitazione. Renata Brandimarte Il gruppo. Tiziana Corti, Giovanna Indiretto, Vincenzo Mercinelli, Serenella Molendini, Maria Rosaria Montagano, Francesco Roncone, Andrea Sorge, Cristina Sunna. Le risposte Con strategie di trasparenza e comunicazione interne all’azienda. Percorsi di rendicontazione e di coinvolgimento dei dipendenti e degli stakeholder per costruire la rete del capitale sociale dell’impresa. In questa cornice è considerata molto importante la capacità di comunicare i comportamenti virtuosi e l’esercizio della trasparenza sull’uso e la provenienza delle risorse e delle materie prime, con particolare riferimento al tema della sostenibilità ambientale delle decisioni adottate.

Aumentando la conoscenza del consumatore, sull’uso e sulla tracciabilità delle risorse. Con la comunicazione delle buone pratiche in materia di RSI. Attraverso il rafforzamento di una rete sociale di stakeholder e di fruitori connessi da relazioni fondate su un consumo consapevole, l’impresa può ottenere un miglioramento della propria immagine ed una reputazione migliore, assieme all’apertura di nuovi spazi di mercato.

Con quali attori. Con gli operatori dell’Impresa, con i consumatori e con tutti gli stakeholder. Tavolo quattro Facilitazione. Nicola Recchia Il gruppo. Pasquale Avallone, Igia Campaniello, Vito Micunco, Monica Pellicano, Roberto Ricco. Le risposte Partendo da un’azione concreta di costruzione del “brand” fondata sulla “credibilità” e sulla “coerenza” di iniziative incisive di RSI attuate a livello interno. Con la costruzione di reti di piccole imprese in grado di “facilitare” la valorizzazione degli investimenti e con il coinvolgimento dei Distretti Produttivi e Tecnologici, per trasferire opportunità e avviare interventi di innovazione sociale sul lungo periodo.

Con quali attori. Con i Distretti Produttivi e Tecnologici, con la Regione, con reti di imprese.

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Tavolo cinque Facilitazione. Marilena Martino Il gruppo. Carmela Antonino, Giorgia Battista, Anna Maria Candela, Giovanni Denitto, Claudia Germano, Monica Luisi, Maria Vigneri. Le risposte Con interventi di RSI promossi direttamente dall’azienda: -

attenzione all’ambiente apprezzamento delle caratteristiche del territorio attenzione ai processi produttivi partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali dell’azienda e alle politiche aziendali comunicazione delle azioni di RSI e pubblicità sul territorio con chiara distinzione tra marketing e attività di RSI rafforzamento dell’identità dell’impresa monitoraggio delle attività aziendali Il mix degli interventi è finalizzato all’engagement del dipendente, al maggiore interesse dei consumatori e al loro conseguente incremento, alla maggiore competitività sul mercato delle aziende, ai maggiori profitti, alla crescita dell’intero territorio in cui è collocata l’azienda. Se l’azienda investe in RSI si ha un ritorno economico notevole, anche se a lungo termine. Realizzare azioni di RSI è un importante investimento per raggiungere gli obiettivi di mercato dell’azienda. Se l’azienda ha rispetto del territorio, dei consumatori, dell’ambiente, dei lavoratori, il mercato riconosce tale valore e risponde con un aumento di domanda dei prodotti. Il consumatore oggi è molto attento, sceglie criticamente e consapevolmente. Una cattiva immagine dell’azienda può comportare un allontanamento dei consumatori e una riduzione delle vendite. Le segnalazioni dei consumatori sono fondamentali per il bene delle aziende. Un’impresa attenta ai processi produttivi, all’ambiente, al benessere dei lavoratori, che utilizza materie prime certificate del territorio circostante, richiama l’interesse del consumatore, che è suo motore di crescita. La stessa partecipazione dei lavoratori è un elemento chiave per la crescita dell’azienda.

Con la creazione di reti tra imprese per l’aggregazione di servizi di RSI. Con il controllo esterno delle procedure di gare di appalto, anche attraverso osservatori regionali. Con quali attori. Con gli imprenditori, i lavoratori, i consumatori, i fornitori, il governo locale. Tavolo sei Facilitazione. Germana Pignatelli Il gruppo. Luigia Carretta, Roberta Desiati, Fiorella Dilollo, Francesco Di Pede, Rosa Ferraro, Luigi Marchitto, Elda Perlino, Marco Tribuzio.

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Le risposte Comunicando la RSI come scelta, con chiarezza e intensità, per favorirne la diffusione. Lavorare nel campo del sociale ha di per sé impatto positivo sul territorio dell’impresa: ciò vale soprattutto per le cooperative sociali. Per chi opera nel mercato privato, valgono gli indicatori “percettivi” e la capacità delle imprese di comunicare le proprie scelte in termini di RSI. Il tema non è solo quello di promuovere la singola azienda, ma più in generale di creare meccanismi emulativi che favoriscano la collaborazione e la possibilità di scambi reciproci. Una ricaduta diretta è il miglioramento dell’immagine dell’azienda. Un esempio: l’azienda di telecomunicazioni che mette a disposizione dei terremotati telecomunicazioni gratuite subito dopo l’evento. L’azione non è direttamente legata al marketing, ma ha avuto un ritorno in termini di feedback e di maggiori clienti. Nel caso di imprese agricole: donare prodotti di qualità in contesti particolari (mense, sistemi di accoglienza, ecc.), utilizzando il surplus o prodotti prossimi alla scadenza.

Promuovendo anche nel settore pubblico la comunicazione delle scelte di RSI, attraverso un sistema di valori applicato alla PA. Con ricerche specifiche sul territorio da parte degli enti di ricerca, per affrontare problematiche locali. Ascoltando le vocazioni del territorio per valorizzarle. Ascoltare attraverso l’RSI, può avere ricadute positive sui propri obiettivi di mercato in quanto

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permette di radicare meglio l’impresa nel territorio stesso, utilizzandone le potenzialità e rispondendo alle esigenze del mercato locale.

Costruendo un’immagine-racconto d’impatto sugli obiettivi dichiarati e raggiunti attraverso un set di indicatori. L’immagine è anche impatto: gli obiettivi dichiarati (quelli che l’impresa comunica all’esterno dichiarandosi attenta alla RSI) sono realmente raggiunti? Quali scelte vengono effettivamente condotte? Con quale efficacia? Anche gli ordini o le attività professionali che hanno criticità ed interessi diversi rispetto alle aziende potrebbero trarre vantaggi dal comunicare le scelte (appuntamenti time friendly, consulenze agevolate a soggetti svantaggiati, ecc.)

Introducendo più discorsi di qualità che di profitto. Inserendo nelle procedure di gara, indicatori aggiuntivi legati alla RSI, per giungere ad una graduatoria delle imprese più attente alla RSI. Sarebbe un riscontro positivo da parte delle PA verso le aziende attente alla responsabilità sociale e un avvio ad un sistema di valutazione responsabile delle imprese.

Con quali attori. PA, enti formativi, università, associazioni di categoria, ordini professionali, sindacati. Tavolo sette Facilitazione. Ornella Cirilli Il gruppo. Luigi Barone, Ruggiero Cristallo, Eufemia D’agostino, Antonella Franzoso, Umberto Medicamento, Pierpaolo Pontrandolfo, Vito Filippo Ripa, Daniela Schiavone. Le risposte Incrementando la comunicazione e la sensibilizzazione, per rendere riconoscibili i prodotti creati dalle aziende a RSI come beni superiori. Con interventi di sensibilizzazione dei cittadini da parte delle istituzioni Con quali attori. Istituzioni e PA, distretti produttivi, cittadini.

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Tavolo otto Facilitazione. Olga Buono Il gruppo. Francesca Cavicchia, Umberto Costamagna, Marco Diciano, Vincenzo Giliberti, Stefania Liverini, Salvatore Lospalluto, Franco Milella, Maria Spera. Le risposte Definendo un sistema di indicatori che misurino la RSI attraverso: 1. l'analisi del clima organizzativo nel tempo 2. il tasso di felicità interna 3. il tasso di assenteismo 4. la crescita di fatturato 5. l’esistenza di procedimenti penali in corso a carico delle aziende 6. la customer satisfaction 7. i consumi energetici ed efficientamento energetico 8. la turnazione 9. la definizione dei contratti con gli enti pubblici 10. il Benessere interno lordo

2.5 – Domanda C: Incentivi a parte, come le istituzioni possono facilitare la diffusione della RSI? La diffusione della cultura e delle pratiche di RSI: modalità e strumenti per incentivare RSI, non solo da parte delle istituzioni pubbliche 2.5.1 – Case history d’introduzione Serenella Molendini (Consigliera di parità della Regione Puglia), nell’illustrare le differenti attività e le iniziative curate, ha descritto il ruolo fondamentale dell’attività di monitoraggio del principio di non discriminazione, parte della RSI, le criticità e gli strumenti per il perseguimento della responsabilità sociale. In particolare, ha segnalato l’attivazione dell’impresa conciliante, attraverso il progetto “La Femme”, finalizzato a realizzare una forma di welfare aziendale con l’attuazione, per tutti, di una “buona” flessibilità. 22


Uno dei compiti della Consigliera di Parità è quello di monitorare il principio di non discriminazione. Esso fa parte della responsabilità sociale d'impresa, uno degli obiettivi fondamentali di un'azienda. Ci siamo resi conto in questi anni, grazie al lavoro di monitoraggio sul territorio, che fra gli elementi di criticità all'interno delle imprese c'è la maternità, il diverso trattamento salariale e tutta una serie di fattori che riguardano i principi di pari opportunità e di non discriminazione. Abbiamo degli strumenti importanti di controllo. Il monitoraggio delle dimissioni a seguito della maternità è significativo nelle piccole imprese al di sotto dei quindici dipendenti. Non è tanto la presenza o meno degli asili nido all'interno dell'azienda, ma l'inconciliabilità, per un’organizzazione fortemente rigida del lavoro. Le consigliere di parità hanno l'obbligo di elaborare un rapporto sul personale femminile e maschile nelle aziende con più di 100 dipendenti. Da questo si desumono una serie di indicazioni estremamente importanti per intervenire. Abbiamo ormai un sessennio monitorato. Attraverso questi dati e tramite una ricerca effettuata con Ipres sulle attività da 50 a 99 dipendenti, abbiamo lavorato anche sulle ceratteristiche della conciliazione del lavoro e del welfare aziendale. Questi aspetti andrebbero attualmente sostenuti nelle aziende, indipendentemente dalla reale consapevolezza, perché manca una cultura della RSI. Nelle nostre imprese la contrattazione di secondo livello, che potrebbe facilitare una serie di fattori di sostenibilità e di principi di pari opportunità, avviene solo per il 22%. E se andiamo a vedere gli strumenti utilizzati, essi si riducono alla banca delle ore e al part time, quest'ultimo quasi sempre involontario. Come lavorare su questi aspetti. Abbiamo attivato l'impresa conciliante: il progetto "La Femme", che ha fondamentale focalizzazione sull'aspetto della conciliazione vita-lavoro per tutti, per uomini e donne, collegata alla produttività. C'è un valore che occorre tener presente: la maggiore reputazione sociale delle aziende, dell'immagine sulle aziende, della stessa immagine dell'azienda. Si può perseguire se si coinvolgono i dipendenti, con un'attività ispirata da un modello non calato dall'alto. Siamo entrati nelle aziende, varie volte nei territori e abbiamo coinvolto i dipendenti, i rappresentanti sindacali, i direttori delle risorse umane, per individuare e monitorare i bisogni, che sono diversi da un'azienda all'altra. Anche lo stesso concetto di cura è molto diversificato, rispetto alle caratteristiche delle persone. Il welfare aziendale dipende da bisogni in cambiamento. Attivare realmente una flessibilità buona dell'organizzazione del lavoro, che non è precarietà, è ciò che oggi stiamo perseguendo. Con Regione Puglia stiamo mettendo in moto un bando molto interessante per innovatori aziendali della conciliazione in cui ci auguriamo di non avere necessità di consulenti esterni provenienti dal Nord Italia, ma di promuovere una serie di competenze qui disponibili ponendole a disposizione delle aziende.

Giuseppe Avallone (C. Borgomeo & Co) ha esposto i punti chiave dell’RSI alla luce della propria esperienza costruita attraverso il lavoro svolto assieme alla Regione Puglia nella stesura del Protocollo d’Intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico, legato al Piano d’Azione Nazionale sulla Responsabilità Sociale d’Impresa. Racconto un lavoro sviluppato con Regione Puglia per impostare un protocollo d'intesa con il Ministero sui temi della RSI, che successivamente si è intrecciato con la proposta di un Piano Nazionale promosso d'intesa fra le regioni dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero del Lavoro, attualmente in avanzamento come premessa per la nuova Programmazione 2014-2020. Abbiamo realizzato tre workshop con imprese e rappresentanze associative in giro per la Puglia. I tre punti di ragionamento principali dell'esperienza. Il primo punto. La RSI è uno spazio scarsamente codificato a livello concettuale. Viene percepito con il confine verso il basso della legalità e con il confine verso l'alto della filantropia. La RSI è in mezzo: la legalità ne è la precondizione e la filantropia non ha a che vedere con i comportamenti socialmente responsabili. 23


Il secondo punto. C'è una relazione fra amministrazioni pubbliche e imprese, che viene vista spesso come rapporto fra domanda e offerta. Nell’ottica della RSI deve essere invece osservata come un meccanismo di collaborazione e d’integrazione. Si parla di domanda e di offerta perché molti pensano di costruire un sistema per certificare la RSI, affinché essa diventi oggetto di programmi d'incentivazione. La RSI ha invece senso solo se pensata non come episodio puntuale, ma come proiezione di medio e lungo periodo. Il terzo punto. La RSI deve superare un'aspettativa negativa, che è parte del mondo delle piccole e medie imprese: di essere un costo e di non produrre convenienze economiche dirette di mercato. Oggi, nell'orizzonte dei nostri problemi del Sud, è penalizzante il divario di coesione sociale, che significa crescita del capitale umano. La stessa fuga di giovani qualificati è un fatto di coesione sociale. Coesione sociale significa anche aiutare le imprese a restare nel proprio territorio, sviluppando quel radicamento che offre ai luoghi identità e fisionomia duratura nel tempo. Al di là degli incentivi, questi sono i paletti da curare, per un forte momento di crescita culturale e pubblica, per lo sviluppo del capitale sociale nel Mezzogiorno, in termini di Responsabilità Sociale d’Impresa.

Anna Lobosco (Dirigente del Servizio Formazione Professionale della Regione Puglia) ha introdotto Rosa Ferraro (società cooperativa sociale L’Adelfia), che ha raccontato l’esperienza di una cooperativa in cui la RSI è stata di fatto praticata. Nel campo dell'inclusione è stata coinvolta la cooperativa sociale L'Adelfia, che opera nel Salento e che ha sviluppato inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati. Si occupa prevalentemente di servizi alla persona e nasce nel 1980, in risposta ai bisogni emergenti sul territorio, rispetto al periodo di chiusura dei manicomi. Nel tempo, la cooperativa è cresciuta. Oggi ha 150 soci. Collabora principalmente con il settore pubblico. Sviluppa interventi definiti e conclusi nel tempo, valutati in base agli obiettivi raggiunti. La RSI è stata di fatto praticata. Quando agli inizi si operava, la responsabilità sociale era insita nell'azione. Oggi l'attenzione si diversifica, con specifici orientamenti. Pensiamo di fare RSI all'interno della cooperativa, per i diritti dei lavoratori e di tutti i soggetti coinvolti nei processi d'intervento, nel quadro del l'inclusione sociale dei nostri beneficiari diretti. Abbiamo costituito due cooperative sociali di tipo B. Una si occupa di servizi, un'altra di ristorazione. Rispetto alla RSI, utilizziamo degli indicatori e somministriamo regolarmente dei questionari ai soggetti coinvolti nelle attività, per modularle al meglio.

Donatello Alessio (Associazione Ass.I.S.T. - Associazione Italiana per lo Sviluppo del Territorio) ha richiamato i termini di fondazione della Responsabilità Sociale d’Impresa, nella Costituzione e nel Codice Civile e ha auspicato il ruolo di sostegno della Regione, nella sua riserva normativa, a favore della RSI. Abbiamo fatto molta esperienza sul campo con le imprese, ma si è formata una cultura imprenditoriale nel corso di quarant'anni che chiede un tempo lungo per essere rivoluzionata. La responsabilità sociale è richiamata nel Libro verde del 2000, ma è già presente nel Codice Civile e nella Carta Costituzionale. L'articolo 41 recita: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali". È il nucleo della responsabilità sociale definita dal Costituente, che non immaginava il differente percorso dell'industria italiana giunto fino a noi. L'articolo 82 del Codice Civile: “È imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata (2555, 2565) al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi (2135, 2195)”. Non si parla di profitto. Non si comprende perché l'azienda debba avere l'ostentazione del profitto assoluto. In sessant'anni si è passati da un'idea costituente di sostenibilità dell'economia ad un capitalismo rapace che contrasta il transito verso lo sviluppo sostenibile. 24


Il concetto di responsabilità deve quindi essere solidamente costruito, in un percorso non solo coinvolgente l'impresa, ma metabolizzato dalla Pubblica Amministrazione e sostenuto dalla legge. La Regione, dunque, nella sua riserva normativa, deve con legge premiare le imprese che assumono l'indirizzo della responsabilità sociale, perché quest'ultima ha un costo implicito che, in un mercato selvaggio, si paga.

2.5.2 – Le voci dai tavoli

Tavolo uno Facilitazione. Rosa Carlone Il gruppo. Francesco Clarizio, Eufemia D’Agostino, Maria Vittoria Di Ceglie, Alfredo Lobello, Anna Lobosco, Luigi Marchitto, Teresa Masciopinto, Vito Vacca. Le risposte Istituendo tavoli di confronto specifici sulla RSI per creare azioni di sistema nella nuova Programmazione. Praticando iniziative sul tema RSI particolarmente orientate verso piccole e micro imprese. Costruendo griglie per la trasparenza e l’efficacia della PA. Premiando le aggregazioni di imprese.

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Tavolo due Facilitazione. Fedele Congedo Il gruppo. Giorgia Battista, Maria Luigia Campaniello, Maria Vittoria Di Ceglie, Giorgia Lorusso, Monica Luisi, Vito Manzari, Angela Petrini, Mariarosaria Siconolfi. Le risposte Potenziando il ruolo delle Associazioni di categoria per la diffusione della RSI, con la messa a disposizione di consulenti per aiutare il cambiamento culturale. Potenziando i tavoli a misura di RSI per la scrittura dei bandi, utilizzando gli studi come quello di Confindustria. Porre la RSI come requisito di accesso ai bandi. Un Comune accede ai bandi se cura la responsabilità sociale d’impresa.

Utilizzando la metodologia dei living lab in cui è insito il criterio di coprogettazione del fabbisogno dell'utenza, che, recepito, diviene parte della soluzione finale. Potenziando il ruolo dei distretti produttivi: promuovere l’introduzione delle azioni specifiche RSI come elemento di formazione di iscritti e aderenti. Far comprendere il costo effettivo della non responsabilità sociale. Scendendo molto nel dettaglio, per definire modalità e strumenti di RSI. La RSI cambia senso e modalità, in base alle tipologie e alle dimensioni delle aziende. Occorre capire la formula per tipologia d'impresa, con un lavoro di analisi delle imprese e del bisogno.

Leggendo e definendo dal basso gli indicatori, considerando i territori come spazi molto diversificati, per bisogni sociali molto differenti. Rileggendo i territori della RSI come un paesaggio. Controllando così gli indicatori. Riaggregando gli elementi di valutazione in termini sociali.

Definendo una mappa identitaria di comunità delle RSI come lavoro da attuare assieme al territorio. Mettendo in luce le buone pratiche, intendendo la Regione come cassa di risonanze delle esperienze positive. Vivendo da istituzioni in prima persona la RSI, con un comportamento della PA come impresa e con una certificazione di supporto per la verifica. RSI come forma culturale di comportamento concreto delle istituzioni, nelle loro prassi, ritenendo gli uomini nella PA portatori di valori. Curare la disapplicazione della RSI dentro la PA.

Coinvolgendo gli imprenditori per comprendere le leve della responsabilità sociale, utilizzandoli come esploratori della RSI esistente nella PA. La testimonianza degli imprenditori trasmette molto di più di un questionario o di un audit, molto più di un approccio burocratico.

Costituendo un soggetto che coordini le piccole imprese del territorio, per la formazione su RSI e per la diffusione degli strumenti. Con un agire pubblico nei luoghi in cui si impiega troppa energia. I sistemi trovano accomodamenti naturali su entropia più bassa.

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Ripensando la spesa pubblica: togliere gli incentivi e i castelli inutili, ma liberare dal bisogno le imprese e le persone. Con quali attori. Con gli imprenditori. Con i soggetti e con i lavoratori della PA, testimoni alla pari, per una scambio di conoscenze. Con chi ha messo in campo energie di RSI. Tavolo tre Facilitazione. Renata Brandimarte Il gruppo. Tiziana Corti, Giovanna Indiretto, Valentina Laporta, Stefano Marastoni, Serenella Molendini, Franco Milella, Maria Rosaria Montagano, Andrea Sorge, Cristina Sunna, Marco Tribuzio. Le risposte Con politiche ordinarie di valorizzazione e diffusione della RSI: -

limitazione del ricorso alle gare di appalto con massimo ribasso albo di imprese virtuose sistemi di riconoscimenti per le imprese virtuose: un premio annuale all’impresa maggiormente distinta nell’attuazione della RSI

Con quali attori. Istituzioni pubbliche, imprese, parti sociali, banche. Tavolo quattro Facilitazione. Nicola Recchia Il gruppo. Roberto Ricco, Giuseppe Avallone, Palma Mallardi, Daniela Copertino, Maria Spera, Francesca Cavicchia Le risposte Con interventi di “Welfare territoriale” per porzioni limitate, attraverso un mix di finanziamento pubblico-privato che permetta di valorizzare gli investimenti, ricorrendo anche all’inserimento nei Piani sociali di zona. (asili nido a servizio di più aziende contigue)

Con quali attori. Uffici di programmazione regionali, associazionismo locale, lavoratori e associazioni di categoria, associazioni di consumatori, distretti, diversi livelli di governance del territorio.

Tavolo cinque Facilitazione. Marilena Martino Il gruppo. Carmela Antonino, Anna Maria Candela, Francesco Di Pede, Vincenzo Mercinelli, Monica Pellicano, Miria Vigneri. Le risposte -

Con l’obbligo di certificazione della catena di fornitori. Con la creazione di un albo delle aziende virtuose da realizzare con il contributo della Regione o delle associazioni di categoria. Con la verifica e un maggiore controllo dei bandi di gara. 27


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Con gare pubbliche per aziende che investono o adottano misure in RSI Introduzione di una clausola di preferenza nelle procedure di gara per le aziende che investono in RSI, o partecipazione alle gare di appalto subordinata all’assunzione di procedure di RSI.

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Con l’erogazione di finanziamenti alla persona nel settore socio-sanitario per lo sviluppo di economia, lavoro, innovazione. La Regione ha destinato contributi nel settore sociosanitario alle persone disabili, da utilizzare per l’assunzione di assistenti personali, per l’acquisto di ausili informatici e domotici, ai fini del miglioramento della qualità della vita. Ciò ha consentito l’assunzione di nuovo personale, assieme all’incremento di vendite di prodotti informatici e di ausili domotici, che hanno contribuito a far crescere alcune aziende del territorio.

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Istituendo il vincolo al rispetto dei requisiti minimi di RSI nelle aziende Predisponendo premialità regionali per le aziende che investono in RSI. La RSI è un costo notevole. Nei paesi anglosassoni le attività di RSI volte a risolvere problematiche specifiche ricevono dallo Stato agevolazioni ampie che consente alle aziende di fare investimenti.

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Con la compensazione dei rapporti economici tra pubblico e privato. Obbligo di un sistema di compensazione tra settore pubblico e privato per tutelare le aziende che ricevono in ritardo i pagamenti dal pubblico, mentre sono tenute a pagare le imposte.

Con quali attori. Con la Regione, con le associazioni di categoria, con i comuni, con i fornitori, con gli imprenditori Tavolo sei Facilitazione. Germana Pignatelli Il gruppo. Luigi Barone, Vittorio Cassano, Marco Diciano, Claudia Germano, Vincenzo Giliberti, Salvatore Lospalluto, Teresa Masciopinto, Pierpaolo Pontrandolfo. Le risposte Promuovendo il ruolo dell’ente locale come partner dell’impresa per migliorare l’efficienza e la coerenza rispetto all’RSI di livello locale. Il lavoro di sensibilizzazione verso le aziende deve coinvolgere anche le PA.

Sostenendo il rispetto delle regole nella competizione tra le aziende sul mercato, contrastando i costi del lavoro ribassati. Emanando bandi pubblici per l’acquisizione di servizi specifici con punteggi tecnici maggiori per le aziende che scelgono la RSI. Definendo un sistema di indicatori specifici cui far riferimento per decifrare i progetti di RSI messi in atto. Favorendo meccanismi emulativi: confronti e interconnesioni fra imprese, perché si scelgano reciprocamente per filiere virtuose, visibili al consumatore finale. La Responsabilità Sociale d’Impresa non è un oggetto semplice da portare all’attenzione delle aziende (ci sono sempre altre urgenze), ma se le istituzioni ricevessero richieste diffuse, non 28


potrebbero ignorarle: anche per questo occorre creare meccanismi emulativi.

Offrendo visibilità alle buone prassi. Ci sono sperimentazioni di portali di PA nei quali vengono valutati e richiamati esempi di buone pratiche di questo tipo. Ciò favorisce la crescita di un contesto culturale.

Promuovendo l’etichetta dei prodotti RSI, rating e iscrizioni ad elenchi di imprese attente all’RSI, facilmente rintracciabili da parte dei clienti potenziali. Formando nuove classi di imprenditori consapevoli rispetto alla RSI. Il Politecnico potrebbe lavorare in tal senso. Il cambiamento culturale è un processo di lungo periodo: è necessaria un’organizzazione delle PA e del loro metalivello. L’RSI non si sviluppa con azioni episodiche ma attraverso un insieme coordinato di azioni, rendendone facile l’applicazione.

Fornendo risorse umane dedicate alle piccole imprese per lo sviluppo della RSI. Il Servizio Civile Nazionale potrebbe fornire “persone” (risorse e competenze) alle piccole imprese che non possono distrarre risorse dalla produzione, ai fini di progetti specifici nella direzione della RSI.

Con quali attori. Con le Pubbliche Amministrazioni. Tavolo sette Facilitazione. Ornella Cirilli Il gruppo. Ruggiero Cristallo, Ruggiero Crudele, Giovanni Denitto, Vito Micunco, Vincenzo Santandrea Le risposte Ponendo le basi per codificare la Responsabilità Sociale d’Impresa, sperimentando un contratto di rete per il welfare d’impresa. Inserendo dei moduli sulla RSI nei percorsi formativi, con la preliminare diffusione conoscitiva nelle imprese del Rating d’impresa. Con quali attori. Con istituzioni e associazioni di categoria

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Tavolo otto Facilitazione. Olga Buono Il gruppo. Donatella Alessio, Luigia Carretta, Umberto Costamagna, Roberta Desiati, Vito Intino, Umberto Medicamento, Elda Perlino, Tina Ranieri, Vito Filippo Ripa, Dino Salamanna. Le risposte Inserendo nelle procedure di gara elementi di valutazione e punteggi di premialità per le imprese che adottano azioni di RSI. Con una riduzione IRAP per le aziende che applicano RSI. Favorendo l’accesso al credito da parte di aziende che adottano azioni di RSI, anche attraverso forme di accordi con l’ABI. Premiando imprese che condividono gli stessi valori in RSI e che lavorano su progetti comuni. Progetti di filiera anche tra aziende di settori diversi che condividono lo stesso valore.

Formando divulgatori per diffondere la cultura della RSI. Utilizzando il modello formativo dei Laboratori dal Basso.

2.6 – Le questioni chiave Di seguito i temi sviluppati dai tavoli evidenziati in plenaria e riaggregati in cluster

PROMUOVERE LA TUTELA ETICA GENERALE Il rispetto degli obblighi fiscali. Il rispetto della normativa sul lavoro. Il rispetto dell’ambiente.

FORMULARE UN NUOVO MODELLO CULTURALE DI ECONOMIA D’IMPRESA Fondato sul benessere delle persone: di piena condivisione fra imprenditore e dipendenti. Al centro il lavoratore come persona. Conoscere e valorizzare nel tempo le competenze dei dipendenti. Fidelizzare il dipendente, attraverso la valutazione del grado di soddisfazione interno all’azienda. Cambiare prospettiva: da un modello occidentale verticale ad uno orientale orizzontale.

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SVILUPPARE PARTECIPAZIONE ALL’INTERNO DELL’IMPRESA Potenziare la partecipazione attiva dei lavoratori. Sviluppare modelli ispirati ai circoli di qualità. Individuare un facilitatore interno per l’azienda. Condividere la missione dell’azienda e coinvolgere i lavoratori nelle decisioni sugli obiettivi aziendali. Responsabilizzare il lavoratore con la sua partecipazione al capitale e alla costruzione delle dinamiche produttive.

DEFINIRE LA RSI ALL’INTERNO DELL’IMPRESA Definire la RSI all’interno dell’impresa. Costruire gruppi di lavoratori che si occupano in modo specifico di RSI all’interno dell’azienda. Stabilire il piano di attuazione della RSI con specifiche finalità. Curare la formazione degli imprenditori e dei dipendenti per favorire lo sviluppo della RSI dentro le aziende. Introdurre strumenti di autovalutazione.

RICONOSCERE LA RSI ALL’ESTERNO Riconoscere all’esterno i comportamenti aziendali responsabili. Evidenziare gli asset patrimoniali dell'impresa che riguardano il sociale. Rendendo i fattori di RSI elementi di competitività per l’emersione del valore economico della reputazione.

COSTRUIRE RETI PER STRATEGIE E COLLEGARSI AL TERRITORIO Sviluppare reti formali e informali fra imprese. Individuare un soggetto coordinatore per condividere in rete servizi a supporto della RSI. Favorendo forme di cooperazione con altri soggetti. Praticare e diffondere buone pratiche aziendali, per il benessere e per la sostenibilità. Preferire filiere produttive corte che rispettano il territorio. Attivare percorsi di sensibilizzazione e di coinvolgimento dei cittadini. Sviluppare una RSI dal basso, cambiando la cultura, dentro il territorio. Attuare processi di people management di relazione, con il territorio. Individuare e monitorare i bisogni. Definire un sistema locale di indicatori per la RSI, in modo partecipato, attraverso il territorio. 31


FORMULARE UN NUOVO MODELLO CULTURALE DI ECONOMIA D’IMPRESA Cambiando la cultura dell’imprenditore. Introducendo più discorsi di qualità che di profitto. Rispettando la coerenza degli obiettivi. Rispettando l’ambiente. Osservando i processi produttivi. Controllando l’intera filiera, a 360 gradi. Scommettendo sul valore: si scoprono forme di vantaggio diretto delle RSI a lungo termine. Giocando con le regole in cui crediamo e costruendo nuove regole con i valori. DEFINIRE LA RSI ALL’INTERNO DELL’IMPRESA Formulare un sistema di indicatori che misurino la RSI attraverso: 1. l'analisi del clima organizzativo nel tempo 2. il tasso di felicità interna 3. il tasso di assenteismo 4. la crescita di fatturato 5. l’esistenza di procedimenti penali in corso a carico delle aziende 6. la customer satisfaction 7. i consumi energetici ed efficientamento energetico 8. la turnazione 9. la definizione dei contratti con gli enti pubblici 10. il Benessere Interno Lordo CURARE LA CONSAPEVOLEZZA INTERNA DELLA RSI Rafforzare l’identità dell’impresa. Monitorare le attività aziendali. Sviluppare strategie di trasparenza e di comunicazione interna all’azienda: percorsi di rendicontazione e di coinvolgimento dei dipendenti e degli stakeholder per costruire la rete del capitale sociale dell’impresa.

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Costruire il “brand” sulla “credibilità” e sulla “coerenza” di iniziative incisive di RSI attuate a livello interno. Potenziare la partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali dell’azienda e alle politiche aziendali. CURARE LA CONSAPEVOLEZZA ESTERNA DELLA RSI Comunicare la RSI come scelta, con chiarezza e intensità, per favorirne la diffusione. Comunicare le buone pratiche in materia di RSI. Comunicare le azioni sul territorio con chiara distinzione tra marketing e attività di RSI. Comunicare verso il mercato e in rete i propri servizi: social network per iniziative sul senso etico, per la diffusone e la valutazione dell’RSI attorno al tema della sostenibilità. Costruire un’immagine-racconto d’impatto sugli obiettivi dichiarati e raggiunti attraverso un set di chiari indicatori, condivisi e controllabili. Raggiungere la consapevolezza esterna della coerenza nel mercato, fa complottare il mercato con te. COSTRUIRE RETI PER STRATEGIE E COLLEGARSI AL TERRITORIO Coinvolgere gli stakeholder interni ed esterni all’impresa. Creare reti tra imprese per l’aggregazione di servizi di RSI. Apprezzare le caratteristiche del territorio. Sviluppare ricerche specifiche sul territorio da parte degli enti di ricerca, per affrontare problematiche locali. Stabilire un forte rapporto con il territorio: gestire la competizione sulla relazione con il contesto. Operare con le scuole e con la comunità. Ascoltare le vocazioni del territorio per valorizzarle. VALUTARE IN RETE PER IL BENE COMUNE Valutare la RSI dei grandi marchi: entrare nella scelta dei risparmiatori per orientare il consumo. Aumentare la conoscenza del consumatore, sull’uso e sulla tracciabilità delle risorse.

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SVILUPPARE CONFRONTI PARTECIPATI PER AZIONI DI SISTEMA Istituire tavoli di confronto specifici sulla RSI per creare azioni di sistema nella nuova Programmazione. Utilizzare la metodologia dei living lab in cui è insito il criterio di coprogettazione del fabbisogno dell'utenza, che diviene parte della soluzione finale. Promuovere il ruolo dell’ente locale come partner dell’impresa, per migliorare l’efficienza e la coerenza rispetto all’RSI di livello locale. Favorire meccanismi emulativi: confronti e interconnesioni fra imprese, perché si scelgano reciprocamente per filiere virtuose e visibili al consumatore finale.

DEFINIRE LA RSI PER I TERRITORI Scendere molto nel dettaglio, per le modalità e per gli strumenti di RSI. Definire una mappa identitaria di comunità delle RSI come lavoro da attuare assieme al territorio. Definire un sistema di indicatori specifici cui far riferimento per decifrare i progetti di RSI messi in atto. Leggere e focalizzare dal basso gli indicatori, considerando i territori come spazi molto diversificati, per bisogni sociali molto differenti. VIVERE LA RSI NELLA PA Vivere da istituzioni e in prima persona la RSI, riguardando comportamento della PA come quello di un’impresa, valutando con una certificazione di supporto per la verifica. Costruire griglie per la trasparenza e l’efficacia della PA. Coinvolgere gli imprenditori per comprendere le leve della responsabilità sociale, utilizzandoli come esploratori della RSI esistente nella PA. Ripensare la spesa pubblica: togliere gli incentivi e i castelli inutili, ma liberare dal bisogno le imprese e le persone.

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FORMARE ALLA RSI Curare nuove classi di imprenditori, rendendoli consapevoli rispetto alla RSI. Inserire dei moduli sulla RSI nei percorsi formativi, con la preliminare diffusione conoscitiva nelle imprese del Rating d’impresa. Formare divulgatori per diffondere la cultura della RSI. Conferire risorse umane dedicate alle piccole imprese per lo sviluppo della RSI. Potenziare il ruolo delle Associazioni di categoria per la diffusione della RSI, con la messa a disposizione di consulenti per aiutare il cambiamento culturale. Potenziare il ruolo dei distretti produttivi: promuovere l’introduzione delle azioni specifiche RSI come elemento di formazione di iscritti e aderenti. Costituire un soggetto che coordini le piccole imprese del territorio, per la formazione su RSI e per la diffusione degli strumenti. Utilizzare il modello formativo dei Laboratori dal Basso. COMUNICARE LA RSI Promuovere nel settore pubblico la comunicazione delle scelte di RSI, attraverso un sistema di valori applicato alla PA. Sviluppare politiche ordinarie di valorizzazione e diffusione della RSI e delle buone pratiche, intendendo la Regione come cassa di risonanze delle esperienze positive. Incrementare la comunicazione pubblica e la sensibilizzazione, per rendere riconoscibili i prodotti creati dalle aziende che applicano la responsabilità sociale RSI come veri beni superiori. Far comprendere il costo effettivo della non responsabilità sociale. PROMUOVERE LE INIZIATIVE DELLE IMPRESE, PER LE IMPRESE Praticare iniziative sul tema RSI particolarmente orientate verso piccole e micro imprese. Premiare le aggregazioni di imprese che condividono gli stessi valori in RSI e che lavorano su progetti comuni. Premiare le aziende che investono in RSI. SVILUPPARE SOSTEGNI DIRETTI Intervenire con finanziamenti regionali per la diffusione della cultura della RSI. Compensare i rapporti economici tra pubblico e privato: agevolare le aziende che adottano modelli di RSI sul piano della deducibilità fiscale (Irap). Sviluppare interventi di “Welfare territoriale” per porzioni limitate, attraverso un mix di finanziamento pubblico-privato che permetta di valorizzare gli investimenti, ricorrendo anche all’inserimento nei Piani sociali di zona.

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Favorire l’accesso al credito da parte di aziende che adottano azioni di RSI, anche attraverso forme di accordi con l’ABI. Erogare finanziamenti alla persona nel settore socio-sanitario per lo sviluppo di economia, lavoro, innovazione. CERTIFICARE E CIRCOSCRIVERE PER LA RSI Introdurre un albo regionale delle aziende socialmente responsabili per valorizzare gli imprenditori. Creazione di un albo delle aziende virtuose con il contributo delle associazioni di categoria. Definire un sistema certificato di fornitori per il green procurement. Introdurre l’obbligo della certificazione della catena dei fornitori, abbattendone i costi. Istituire nelle aziende il vincolo al rispetto dei requisiti minimi di RSI. Promuovere l’etichetta dei prodotti RSI, rating e iscrizioni ad elenchi di imprese attente all’RSI, facilmente rintracciabili da parte dei clienti potenziali. SCRIVERE I BANDI E CONTROLLARE ALLA LUCE DELLA RSI Costituire un organismo di tutela regionale terzo per evidenziare i bandi inaccettabili: sostenere il rispetto delle regole nella competizione tra le aziende sul mercato, contrastando i costi del lavoro ribassati. Compensare gli investimenti delle imprese in RSI mediante meccanismi di premialità nei bandi. Potenziare i tavoli a misura di RSI per la scrittura dei bandi. Porre la RSI come requisito di accesso ai bandi: inserire nelle procedure di gara, indicatori aggiuntivi legati alla RSI, per giungere ad una graduatoria delle imprese più attente alla RSI. Formulare elementi di valutazione e punteggi di premialità per le imprese che adottano azioni di RSI. Controllare i bandi e le procedure di gare di appalto, anche attraverso osservatori regionali.

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3 - Conclusioni Le testimonianze d’introduzione alle fasi di lavoro, le riflessioni ai tavoli lungo il concatenarsi delle domande e la restituzione in plenaria dei ragionamenti hanno evidenziato: la complessa questione delle ricadute sul mercato delle azioni di RSI; il forte bisogno di comunicazione sul tema; l’importanza delle reti e del coinvolgimento dei distretti in ambiti di innovazione sociale; l’esigenza di istituzioni funzionanti, che facciano emergere in sé, così come nelle imprese, il senso e la piena attuazione della responsabilità sociale. In chiusura di giornata, Adriana Agrimi ha ribadito come la ricchezza legata all’eterogeneità delle proveniente sia misura di un articolato intendere. Grazie anche alla consultazione pubblica tuttora in corso sul Piano di Azione Regionale per la RSI, sono tante le iniziative da ascrivere a questo percorso per le quali fino ad oggi è mancata la messa in comune. Dai risultati raccolti emerge in maniera evidente quanta necessità vi sia di lavorare ancora su questi temi, in modo da tradurre in proposte, le riflessioni di lavoro e di principio enunciate.

sfoglia la raccolta di foto del Laboratorio Smartpuglia all’indirizzo https://www.flickr.com/photos/a2progettare/collections/72157638281072023/

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I partecipanti NOME

COGNOME

ENTE / SETTORE

Adriana

Agrimi

Servizio Ricerca Industriale e Innovazione Regione Puglia

Donatella

Alessio

Presidente Studio Alessio

Carmela

Antonino

Puglia Promozione

Pasquale

Avallone

Dirigente Cooperativa La Vallonea

Luigi

Barone

CETMA

Giorgia

Battista

Servizio Programmazione Soc. e Integrazione Regione Puglia

Mariana

Bianca

Confindustria BAT

Gaetano Ennio

Bonasia

Ingegnere

Olga

Buono

Task Force Aree Vaste Regione Puglia

Pietro

Calabrese

Ufficio Energie Rinnovabili e Reti

Maria Luigia

Campaniello

Comunicazione Istituzionale InnovaPuglia

Annamaria

Candela

Regione Puglia

Mario

Carassi

Università degli studi di Bari

Luigia

Carretta

Regione Puglia

Vittorio

Cassano

S.I.S.

Francesca

Cavicchia

Servizio Ricerca Industriale e Innovazione Regione Puglia

Francesco

Clarizio

Servizio Ricerca Industriale e Innovazione Regione Puglia

Tiziana

Corti

Servizio Politiche di Benessere Sociale Regione Puglia

Umberto

Costamagna

Call &call

Ruggiero

Cristallo

UCID

Ruggiero

Crudele

InnovaPuglia

Daniela

Cupertino

ARTI Puglia

Giovanni

Denitto

Area Politiche per lo Sviluppo Economico, il Lavoro e l’Innovazione

Roberta

Desiati

Comitato Pari Opportunità

Eufemia

D’agostino

Regione Puglia

Maria Vittoria

Di Ceglie

Regione Puglia

Marco

Diciano

InnovaPuglia

Fiorella

Dilollo

L’adelfia

Francesco

Di Pede

Telecom Italia

Rosa

Ferraro

L’adelfia

Sergio

Fontana

Farmalabor

Antonella

Franzoso

Area Politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l’Innovazione Regione Puglia 38


Claudia

Germano

Regione Puglia

Rosa

Giannini

InnovaPuglia

Patrizia

Giannone

Regione Puglia

Vincenzo

Giliberti

Teleperformance spa

Giovanna

Indiretto

Servizio Politiche di Benessere Sociale Regione Puglia

Vito

Intino

Forum Terzo Settore Puglia

Rocco

Labellarte

Ufficio Energie Rinnovabili e Reti Regione Puglia

Valentino

Laporta

Regione Puglia

Stefania

Liverini

AREM

Alfredo

Lobello

Puglia Sviluppo

Anna

Lobosco

Formazione Professionale Regione Puglia

Salvatore

Lospalluto

Regione Puglia

Giorgia

Lorusso

Area Politiche per lo Sviluppo Economico, il Lavoro e l’Innovazione Regione Puglia

Monica

Luisi

Servizio Programmazione Soc. e Integrazione Regione Puglia

Palma

Mallardi

Servizio Ricerca Industriale e Innovazione Regione Puglia

Michele

Mangini

Università di Bari

Vito

Manzari

Consorzio Costellazione Apulia

Stefano

Marastoni

ARTI Puglia

Luigi

Marchitto

Flc Puglia Cgil

Teresa

Masciopinto

Banca Etica

Vincenzo

Mercinelli

Centro Di Cultura Lazzari

Vito

Micunco

Softwear Design Srl

Maria Rosaria

Montagano

Servizio Formazione Professionale Regione Puglia

Serenella

Molendini

Consigliera di Parità Regione Puglia

Monica

Pellicano

Servizio Programmazione Soc. e Integrazione Regione Puglia

Umberto

Medicamento

Università di Bari

Angela

Petrini

Performance Italia

Gianna

Pinto

CRC Regione Puglia

Pierpaolo

Pontrandolfo

Politecnico Di Bari

Luca

Quaranta

L’adelfia

Tina

Ranieri

Task Force Aree Vaste Regione Puglia

Elda

Perlino

CNR

Roberto

Ricco

Distretto Puglia Creativa

Vito Filippo

Ripa

Servizio Agricoltura Regione Puglia

Francesco

Roncone

Ente Bilaterale del Turismo Puglia

Laura

Ruggiero

Confindustria BAT 39


Dino

Salamanna

Associazione Puglia Sociale

Vincenzo

Santandrea

Ipres

Daniela

Schiavone

Funzionario di Controllo I livello

Mariarosaria

Siconolfi

Servizio Programmazione Soc. e Integrazione Regione Puglia

Andrea

Sorge

Politecnico Di Bari

Maria

Spera

Servizio Ricerca Industriale e Innovazione Regione Puglia

Cristina

Sunna

Servizio Politiche Di Benessere Sociale e Pari OpportunitĂ Regione Puglia

Marco

Tribuzio

Confcooperative Unione di Bari BAT

Luca

Valenzano

Ufficio Energie Rinnovabili e Reti Regione Puglia

Maria

Vigneri

Servizio Programmazione Sociale Regione Puglia

Vito

Vacca

Servizio Formazione Professionale Regione Puglia

Michele

Virgilio

ARES Puglia

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Il programma della giornata Laboratorio Smartpuglia. Verso la strategia di specializzazione intelligente 2014-2020 Quale Agenda Regionale per la Responsabilità Sociale d’Impresa nella nuova Programmazione Tecnopolis 7 aprile 2014 - Strada Provinciale per Casamassima km.3, Valenzano

ATTIVITÀ Ore 9,00 – 9,30

Ore 9,30 – 10,00

VOCI

Registrazione dei partecipanti

Staff Formez PA Elena Tropeano Responsabile di Progetto Adriana Agrimi Dirigente Servizio Ricerca Industriale e Innovazione della Regione Puglia

Introduzione ai lavori

Sessione laboratoriale partecipata: case history significative e gruppi di lavoro sui livelli tematici: Ore 10,00 – 15,30

- strumenti per attuare RSI e suoi risultati - ricadute della RSI - diffusione della cultura e delle pratiche di RSI

Ore 15,00 – 16,00

Plenaria di condivisione dei contenuti

Ore 16,00

Chiusura dei lavori

Per tutta la durata dell’incontro è previsto un “punto caffè” e alle ore 14.00 un Light Lunch

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Sergio Fontana Umberto Costamagna Teresa Masciopinto Vito Manzari Serenella Molendini Giuseppe Avallone Anna Lobosco Rosa Ferraro Donatello Alessio Staff Formez PA


Riferimenti STAFF DI LINEA Elena Tropeano

responsabile di Linea

070 67956202

etropeano@formez.it

Donatella Spiga

staff di progetto

070 67956246

dspiga@formez.it

TASK FORCE PUGLIA Rosa Carlone

rosacarlone68@gmail.com

Fedele Congedo

fedelecongedo@gmail.com

Andrea Gelao

andrea.gelao@conetica.it

Germana Pignatelli

germana@elaborazioni.org

Nicola Recchia

nic.recchia@gmail.com

Ornella Cirilli

ornella.cirilli@hotmail.it

Renata Brandimarte Marilena Martino

r_brandimarte@yahoo.it marilenamartino79@gmail.com

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