0
REPORT Laboratorio L'inclusione sociale degli anziani nella Regione Calabria Qualificazione dei servizi semiresidenziali e integrazione con l'ADI I workshop realizzati: una lettura trasversale dei risultati e delle proposte emerse novembre 2012 - febbraio 2013
SOMMARIO Premessa ........................................................................................................................................................... 1 1 - Il percorso laboratoriale e le sue tappe........................................................................................................ 2 2 - I report dei vari workshop ............................................................................................................................ 4 3 - Il laboratorio nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani .... 5
3.1 - La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione ..................................................................................................................... 5 3.2 - L’obiettivo dei workshop.......................................................................................................... 8 4 - Il workshop del Comune di Catanzaro .......................................................................................................... 9 5 - Il workshop del Comune di Cosenza ........................................................................................................... 13 6 - Il workshop del Comune di Vibo Valentia................................................................................................... 19 7 - Il workshop del Comune di Crotone ........................................................................................................... 22 8 - Il workshop del Comune di Reggio Calabria ............................................................................................... 26 9 - Conclusioni ................................................................................................................................................. 31 Il Materiale Pubblicato .................................................................................................................................... 34
0
Premessa Capacity SUD è un progetto realizzato da Formez PA su incarico del Dipartimento della Funzione Pubblica (DFP) e finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Governance e Azioni di Sistema" (PON GAS). Il progetto ha la finalità di migliorare la capacità istituzionale delle amministrazioni delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza supportandole nella programmazione di interventi che rispondano alle loro esigenze prioritarie e nel rafforzamento delle competenze necessarie per la loro efficace attuazione. La Capacità Istituzionale, Asse E del Programma, oltre a fornire un supporto strategico per una gestione maggiormente efficiente dei Programmi Operativi, assume un rilievo fondamentale in prospettiva della programmazione comunitaria nel quadro di Europa 2020. La linea PROGETTARE di Capacity SUD si pone l’obiettivo di sviluppare le competenze delle amministrazioni pubbliche per realizzare politiche di qualità e attuare un miglioramento organizzativo e gestionale. Le iniziative aiutano le persone impegnate nelle amministrazioni a disegnare strategie per la programmazione europea 2014-2020, a progettare nuovi interventi, a realizzare azioni efficaci all’interno delle organizzazioni partendo da obiettivi condivisi e da risultati attesi. Ogni attività si fonda su processi collaborativi che includono diversi attori e che si realizzano con metodologie partecipative. Il lavoro viene co-progettato con le amministrazioni in base alle loro specificità e calibrato in corso d’opera a seconda delle esigenze che emergono e dei contributi che lo arricchiscono.
1
1 - Il percorso laboratoriale e le sue tappe Il Laboratorio L'inclusione sociale degli anziani nella Regione Calabria - Qualificazione dei servizi semiresidenziali e integrazione con l'ADI è nato dal processo di progettazione partecipata che ha avuto inizio sul territorio calabrese il 5 luglio 2012 con il seminario di presentazione del progetto Capacity SUD a Lamezia Terme. In quell’occasione, i partecipanti al tavolo di lavoro, attraverso una discussione guidata, hanno individuato gli ambiti di intervento delle politiche regionali su cui sarebbe stato interessante realizzare laboratori di progettazione, coerentemente con lo spirito e gli obiettivi della linea PROGETTARE di Capacity SUD. In quella sede era emersa anche la tematica dell’invecchiamento attivo come strategica a livello europeo, nazionale e regionale, con l’indicazione di perseguire un rapporto di collaborazione in tal senso con l’Amministrazione Regionale. Ai primi di ottobre lo staff di progetto ha incontrato i Dirigenti regionali – AdG FSE e Dirigente Politiche sociali condividendo con loro tale orientamento. Il Dipartimento 10 ha ritenuto strategica la partecipazione dell’Amministrazione regionale al percorso previsto dalla linea PROGETTARE, finalizzato a realizzare azioni di supporto alle amministrazioni per la predisposizione di progetti per l’inclusione e la valorizzazione degli anziani in Calabria. Si era pertanto addivenuti alla decisione di avviare tempestivamente la progettazione di un Centro diurno per gli anziani nelle 5 province calabresi.
2
Da quel momento ha preso avvio un laboratorio che si è sviluppato per diverse tappe e che dalla fine del 2012 ai primi mesi del 2013 ha compreso cinque workshop realizzati in ogni comune capoluogo di provincia. Le date dei workshop: CATANZARO
29 e 30 ottobre 2012
vedi scheda materiale
COSENZA
30 e 31 ottobre 2012
vedi scheda materiale
VIBO VALENTIA
4 e 5 dicembre 2012
vedi scheda materiale
CROTONE
17 e 18 dicembre 2012
vedi scheda materiale
REGGIO CALABRIA
5 e 6 febbraio 2013
vedi scheda materiale
I workshop hanno avuto quale obiettivo principale la condivisione tra gli attori coinvolti di un metodo di lavoro efficace nella definizione di un modello di Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI (“Il Centro e i servizi che vogliamo”). Le sessioni di lavoro partecipative sono state condotte da un facilitatore professionista che ha gestito la discussione e orientato il gruppo al raggiungimento di un risultato concreto attraverso la metodologia GOPP-PCM, finalizzata alla definizione del Quadro Logico del progetto per un Centro diurno, che integrasse servizi sociali e sanitari e che realizzasse l’obiettivo di dare opportunità inclusive agli anziani. Ai lavori hanno partecipato sia rappresentanti istituzionali degli enti coinvolti che rappresentanti del privato sociale e di altri organismi attivi nelle politiche per gli anziani.
3
2 - I report dei vari workshop I workshop hanno realizzato come output finale un report che: -
ha riprodotto lo sviluppo dei due giorni di lavoro, contestualizzato all’interno degli indirizzi di policy della Regione e delle scelte operative del Comune di riferimento; ha disegnato un’idea progettuale tradotta nel Quadro Logico di Progetto, punto di partenza necessario ai responsabili delle politiche sociali comunali per costruire il progetto esecutivo secondo metodologia GOPP-PCM.
Ogni report mette in comune riflessioni, opinioni e idee, sistematizzati all’interno di una metodologia di progettazione europea: è un documento che ha perciò valore in sé come prodotto auto consistente ma che vuole essere soprattutto utile alla progettazione esecutiva da parte dell’Amministrazione. Ognuno dei 5 report è composto da una parte discorsiva che descrive:
il contesto di policy in cui si inserisce la progettazione dei Centri diurni; il processo delle due giornate; le varie fasi dell’idea progettuale;
e da allegati che riproducono gli aspetti di dettaglio dell’attività e la progettazione così come definita dal Quadro logico e dai contributi di tutti i partecipanti, dalle relazioni introduttive alle sessioni di lavoro. I risultati dei workshop saranno oggetto di approfondimento da parte di esperti e da parte dell’amministrazione regionale, con la quale si pianificherà il percorso di Laboratori in cui l’idea progettuale potrà essere sviluppata ed integrata con altri ambiti di policy.
4
3 - Il laboratorio nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani 3.1 - La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione In Calabria, il Piano di riforma dei servizi d’integrazione socio-assistenziali previsto dalla Legge 328/00 e dalla LR.23/ 2003 che ne ha recepito i contenuti, non ha trovato completa attuazione e, il percorso che avrebbe dovuto portare alla realizzazione dei Piani di Zona, non è giunto a conclusione. Inoltre, la progressiva riduzione delle risorse finanziarie statali destinate alle politiche sociali ha determinato un azzeramento dei fondi destinati alla non autosufficienza come evidenziato dalla Figura 1- principali fondi statali a carattere sociale. La strategia regionale è quella di costruire il WELFARE TERRITORIALE: • • • • •
rafforzando l’integrazione socio-sanitaria (piani di zona, regolamenti, uffici di piano, coprogettazione con il no profit); stimolando i territori e le comunità a divenire “imprenditori di rete”; mettendo in atto processi finalizzati a rinnovare l’identificazione positiva con l’organizzazione pubblica ( responsabilizzando sugli esiti delle attività); aumentando il capitale sociale e rendendo condi-visibili i servizi; investendo nella conoscenza dei problemi, partendo dai dati territoriali quantitativi relativi alla popolazione anziana autosufficiente e non autosufficiente, ma soprattutto su quelli qualitativi relativi ai servizi offerti che consentano di definire il grado di miglioramento nella qualità della vita delle persone anziane.
5
Figura 1- principali fondi statali a carattere sociale
*Fonte: Istituto Ricerche Sociali 2011 L’opportunità offerta dal “Piano di Azione e Coesione” può essere l’occasione per realizzare un modello di integrazione di servizi replicabili sul territorio. L’obiettivo della Regione Calabria, è quello di sostenere nelle cinque province di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria, 5 progetti pilota nell’ambito dei servizi per gli anziani, immediatamente cantierabili e trasferibili, con le necessarie contestualizzazioni territoriali, negli altri ambiti distrettuali, per favorire un’ottica di Sistema intesa come logica di cooperazione e coordinamento tra Istituzioni e Privato Sociale. Nel rispetto delle finalità di cui alla L.r. 23/2003, la Regione si impegna a sostenere piani di intervento promossi dalle amministrazioni locali ricadenti negli ambiti socio sanitari e finalizzati alla integrazione dei servizi di assistenza domiciliare delle persone non autosufficienti. I piani di intervento potranno prevedere le seguenti azioni: • • • •
il sostegno ai costi di gestione dei Centri diurni per anziani e dei servizi per le persone non autosufficienti, anche attraverso il finanziamento di enti no profit per l’erogazione dei servizi; la promozione dei servizi e acquisto dei mezzi di trasporto per favorire la domiciliarità e le necessità di socializzazione degli anziani non autosufficienti e dei disabili; l’attivazione di voucher per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per l’acquisizione di servizi di cura per gli anziani; il sostegno agli EELL per la gestione dei Punti Unici di Accesso, anche attraverso il finanziamento di enti no profit per l’erogazione dei servizi.
Tutto ciò richiede azioni di sistema che agiscano sulla capacità istituzionale delle amministrazioni coinvolte aiutandole, oltre che a programmare interventi che rispondano alle loro esigenze prioritarie, a dotarsi delle competenze, degli strumenti e delle tecnologie necessarie per una loro efficace attuazione. Nell’ultimo quinquennio si è passati da una logica di frammentazione dei servizi (Centri diurni, strutture residenziali, servizi domiciliari) in cui si è operato in modo isolato e segmentario, ad una logica integrata che li integri in una visione organica. Per la non autosufficienza sono stati trasferiti ai Comuni circa 40 milioni di euro e il 30% circa è stato destinato all’ADI. Ciò ha consentito il raggiungimento dell’obiettivo di servizio conforme al
6
QSN e si prevede anche il raggiungimento dell’obiettivo di circa 15 milioni di euro per la premialità, in cooperazione con il Servizio Sanitario del Dipartimento della Salute. Negli ultimi tempi, i livelli di coordinamento e di cooperazione con il Dipartimento della Salute sono migliorati attraverso la costituzione di tavoli tecnici per l’integrazione dei servizi. Le politiche d’integrazione per la non autosufficienza, richiedono l’attuazione di alcune condizioni: • • •
l’adozione di Piani concordati per tutti i Comuni del Distretto Sanitario; la sottoscrizione di Protocolli con il Distretto Sanitario; il coinvolgimento del terzo settore.
L’integrazione sostanziale dei servizi socio–sanitari, ha trovato un passaggio importante per la sua realizzazione nelle “Linee guida per le cure domiciliari” adottate dalla Regione Calabria con il DPGR n. 12 del gennaio 2011. In esse, uno dei passaggi fondamentali è la costituzione e il funzionamento del Punto Unico d’Accesso (P.U.A.), strumento operativo di orientamento e smistamento dei servizi. L’Approccio integrato sul territorio, deve rispondere ad alcuni criteri che rappresentano anche le finalità principali per i Centri diurni per anziani: • • •
promuovere l’attività fisica e mentale; stimolare la coltivazione di interessi; promuovere contatti con la comunità e la solidarietà di vicinato e di quartiere.
È necessario promuovere l’apertura dei Centri diurni al territorio, evitando la separazione tra il mondo degli anziani e la società civile. I progetti dovranno avere la garanzia della sostenibilità. Infatti, dopo una prima fase che prevede il sostegno ai costi di investimento e di gestione con i Fondi P.A.C., sarà necessario mettere a sistema il progetto. Ciò significa considerare, già in fase progettuale, tutte le possibili forme di finanziamento, coinvolgendo gli attori territoriali che dovranno partecipare alla sostenibilità dei costi di gestione anche attraverso forme di sostegno con risorse private dei fruitori del servizio. Per l’attuazione di tali Progetti integrati per l’inclusione sociale di persone non autosufficienti e disabili la Regione Calabria concorrerà in parte al sostegno dei costi con l’ausilio di specifiche risorse provenienti dal Dipartimento di Politica della Famiglia. Le attività che potranno essere L’assistenza domiciliare, ispirata alla “deistituzionalizzazione” ha rischiato di creare nuove forme di isolamento dell’anziano attraverso “istituzionalizzazione” nel proprio domicilio. Per evitare questa nuova forma di isolamento si è pensato ai Centri diurni, intesi come strutture/servizi che permettono la socializzazione e l’integrazione dell’anziano al di fuori della propria casa ed è per questo che sono da intendersi come “presidio dei servizi domiciliari”. Il Centro diurno può servire, infatti, come “base operativa”: in questo senso, ad esempio, con il servizio mensa i pasti preparati all’interno del Centro possono essere messi a disposizione degli anziani anche presso il loro domicilio, realizzando in tal modo anche un miglior controllo della qualità alimentare e delle condizioni igieniche dell’anziano. Allo stesso modo, l’attività fisica anche all’interno del Centro diurno diventa fondamentale per la prevenzione di patologie, sia fisiche che psichiche e psicologiche, generando nel lungo periodo un innegabile vantaggio sanitario.
7
3.2 - L’obiettivo dei workshop L’invecchiamento attivo ha assunto un grande valore aggiunto nell’ambito della programmazione comunitaria 2007 – 2013, in particolare, l’anno 2012 è stato proclamato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea, Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. “Rafforzare l’offerta dei servizi per gli anziani non autosufficienti”, è uno degli obiettivi fondamentali della programmazione regionale e nazionale con l’obiettivo di favorire la crescita e l’inclusione sociale con un intervento diretto al rafforzamento della componente socio assistenziale, tipicamente erogata dai Comuni (attraverso gli ambiti sociali), in un’ottica di integrazione socio-sanitaria e di presa in carico globale dell’anziano. E’ importante sottolineare, inoltre, come l’integrazione sociale rappresenti una priorità nella strategia Europa 2020, e diventa quindi di fondamentale importanza consolidare ulteriormente il ruolo attivo degli anziani per la comune realizzazione di politiche di sviluppo attive e integrate con il territorio. Il Dipartimento 10 – Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria ha ritenuto opportuno in quest’ottica definire in modo condiviso la programmazione e progettazione di interventi pilota innovativi finalizzati alla qualificazione dell’offerta dei servizi semiresidenziali, attraverso la creazione di strutture specializzate all’assistenza degli anziani, leggere e rispettose della dignità e della libertà individuale.
8
4 - Il workshop del Comune di Catanzaro Il workshop si è svolto il 29 e 30 Ottobre 2012 a Catanzaro, presso la Biblioteca Comunale “Filippo De Nobili”, Villa Trieste. L’idea progettuale proposta dal Comune è quella di rendere attivo l’immobile appena ristrutturato del Centro Anziani Umberto I°, una struttura cittadina che dovrebbe diventare il polo di riferimento nell’offerta di servizi innovativi agli anziani autosufficienti e non autosufficienti. Si tratta di un immobile storico localizzato nel centro della città, con una superficie distribuita su due piani di circa 400-500 mq a piano. L’immobile è stato ristrutturato dall’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) di Catanzaro con cui il Comune ha già attivato una convenzione per offrire servizi sia di carattere sanitario (nei locali del primo piano, dove si pensa di realizzare anche ambulatori per la cura delle patologie tipiche degli anziani ) che di carattere sociale (nei locali del piano terra).Nella logica di Distretto, Catanzaro si pone non solo come Comune ma anche come capo fila di Ambito territoriale. La struttura si configura pertanto come un Centro “stellare” (da cui il titolo assegnato al lavoro svolto nel Workshop “Pianeta anziani a Catanzaro”), propulsore di servizi e attività che si coordinano con quelli di altri Centri presenti sul territorio del Distretto. La struttura, accoglierà in prevalenza gli anziani ( autosufficienti e non) del centro storico, tuttavia dovrà promuovere iniziative e servizi che investiranno tutto il territorio del Distretto. E’ previsto un servizio di trasporto del Comune destinato ad accompagnare gli anziani e i loro familiari presso le strutture del Centro. L’obiettivo principale del progetto sperimentale di Centri diurni per anziani è la loro partecipazione attiva alla vita della comunità. Per quanto riguarda gli obiettivi generali di questo progetto, la valenza sociale è rappresentata dai seguenti fattori: •
• •
•
un rafforzamento dell’identità, nel senso che l’anziano rappresenta un patrimonio culturale che può aiutare le giovani generazioni a definire la loro identità con rapporto al territorio di appartenenza; la riduzione dei costi sanitari, dovuta a un miglioramento dello stato di salute della parte meno giovane della società; una diminuzione del “carico” familiare, e cioè del lavoro di cura che grava oggi sulle famiglie, sia grazie a una maggiore autosufficienza degli anziani sia in termini di servizi che gli anziani possono offrire alle famiglie; una maggiore coesione sociale, nel senso di un riavvicinamento tra i diversi gruppi di età che spesso tendono a non comunicare significativamente tra loro.
9
Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe offrire i seguenti servizi agli utenti: •
•
•
•
•
•
•
un miglioramento dello stato di salute; a questo proposito l’idea fondamentale è che, data la particolare fisionomia degli utenti, nel Centro dovrebbe essere disponibile un servizio ambulatoriale, da organizzarsi in collaborazione con i servizi sanitari, nel quale siano presenti le specialità mediche specifiche per gli anziani (es. cardiologia, geriatria, ecc.); coerentemente con l’idea di partecipazione attiva e di integrazione degli anziani nella comunità, tali servizi ambulatoriali dovrebbero essere comunque aperti a tutta la cittadinanza e non solamente agli utenti del Centro. Parallelamente ai servizi di assistenza sanitaria, il Centro dovrebbe offrire agli anziani anche una serie di momenti informativi riguardanti temi legati alla salute come per esempio seminari sugli stili di vita più salutari o sull’alimentazione ecc.; di fondamentale importanza diventa, in un Centro anziani, il rapporto con uno dei principali interlocutori degli utenti, e cioè il medico di famiglia, che dovrà sapere interagire con i servizi offerti dal Centro; un miglioramento della vita di relazione degli anziani; uno dei problemi principali degli anziani, secondo gli operatori presenti nel workshop, è la solitudine, pertanto il Centro dovrà realizzare attività volte a intensificare la vita relazionale dei propri utenti sia con attività di socializzazione e di integrazione attiva tra gli anziani e sia anche con attività di tipo ricreativo che rafforzino l’elemento di relazione tra le persone (mensa, servizi ecc.); attività finalizzate alla trasmissione del sapere da parte degli anziani nei confronti della comunità: questa è la tipologia di attività/servizi su cui si è concentrata la maggior parte delle indicazioni dei partecipanti: l’anziano è sicuramente detentore di un sapere “antico” che nelle società di oggi si sta perdendo (dalle ricette ai mestieri tradizionali, ai racconti ecc.): l’idea è che, anche per rafforzare il senso di appartenenza dei giovani alla comunità, gli anziani trasmettano questo sapere attraverso laboratori esperienziali (scuola di cucina, laboratori sugli antichi mestieri ecc.), tenendo conto del fatto che queste attività sarebbero utili in primo luogo anche per gli anziani stessi giacché darebbe loro la consapevolezza di rendersi utili alla collettività; offerta di servizi reali da e per gli anziani; con questa definizione sono incluse due tipologie di attività: da un lato l’offerta di servizi, soprattutto di natura fiscale e amministrativa, diretta agli anziani e dall’altro l’offerta di servizi al territorio da parte degli anziani stessi: per esempio il servizio di “nonno-sitter” e/o servizi di manutenzione (es. idraulica, elettrica, muraria ecc.) col quale valorizzare le competenze degli anziani stessi e, anche in questo caso, renderli utili alla collettività; occasioni di svago e di cultura: numerose sono le esigenze che in questo senso gli anziani esprimono e che potrebbero essere soddisfatte da un Centro diurno: attività di tipo turistico, molto apprezzate dagli anziani (gite, escursioni, visite guidate ecc.); attività di tipo ludico (danza, giochi ecc.) e attività di tipo culturale (teatro, concerti, mostre ecc.); è interessante notare che, secondo gli operatori presenti, l’attività più richiesta dagli anziani è il ballo; accesso a nuove tecnologie: è noto a questo proposito che la classe di età più anziana soffre di un vero e proprio “digital divide” nei confronti delle altre fasce di età: gli anziani rischiano di essere tagliati fuori da una serie di opportunità in quanto non sufficientemente alfabetizzati all’uso delle nuove tecnologie; il Centro potrebbe offrire loro sia un ambiente fisico attrezzato nel quale entrare in contatto, in modo assistito, con le nuove tecnologie (computer collegati in rete ecc.) sia delle attività di formazione e di accompagnamento individualizzato che li rendano più capaci di interfacciarsi con le nuove tecnologie; servizi di mobilità: si è già detto in precedenza come il Comune di Catanzaro abbia approntato un servizio di minibus per accompagnare al Centro Umberto I gli utenti non autosufficienti ma il Centro
10
potrebbe offrire anche altri strumenti che favoriscano la mobilità degli anziani da e per il Centro (es. convenzione con parcheggi ecc.); integrazione socio-sanitaria: a questo proposito, oltre a quanto già detto in precedenza, è stato proposto di creare dei P.U.A. presso il Centro stesso così come l’erogazione di servizi di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI).
•
Quali elementi che, pur essendo in partenza esterni al progetto, potrebbero concorrere a raggiungerne i risultati (o, visto in negativo, quali rischi ne potrebbero inficiare il successo) sono emersi: • • •
• • • • • • •
gli aspetti di mobilità esterna e interna (barriere architettoniche), particolarmente rilevanti nel caso di un Centro per anziani; la collaborazione delle famiglie, aspetto anche questo di importanza strategica per il successo del Centro; la promozione dell’iniziativa presso la cittadinanza, nel senso che il successo dell’iniziativa dipenderà anche dall’impatto che essa produrrà sulla comunità e dalla sua accettazione da parte di quest’ultima; il rischio che la presenza di ambulatori ASP aperti al pubblico crei una criticità operativa all’interno del Centro; il rapporto di collaborazione con le agenzie del privato sociale; gli aspetti legati al funzionamento e alla disposizione dei diversi servizi della e nella struttura. Quest’analisi ha permesso di identificare, a questo punto, ulteriori attività di tipo trasversale: le attività di informazione e di promozione dell’iniziativa sul territorio; una verifica dell’adeguamento strutturale interno; la valutazione della sostenibilità economica dell’iniziativa.
Durante la discussione sono poi state evidenziate alcune caratteristiche di fondo di un Centro diurno, per esempio il fatto che l’anziano deve percepire come proprio il Centro, diventarne il protagonista e quindi essere coinvolto nella definizione degli spazi e dei servizi nonché il fatto che l’ambiente fisico dovrà essere confortevole e accogliente, soddisfacendo l’esigenza di “bellezza” propria di ogni essere umano. Ciò significa che è da prefigurare un’analisi dei bisogni che chiarifichi quali sono le esigenze e le aspettative degli utenti. E’ stata anche evidenziata la necessità che il Centro sia costruito in modo aperto, permettendo anche a categorie sociali diverse dagli anziani di svolgere attività culturali o ricreative, al fine di non ghettizzare gli anziani in questa struttura ma di intensificare le proprie relazioni con la comunità. Un ulteriore elemento, non certo secondario, è che una delle caratteristiche fondamentali per il finanziamento del progetto sperimentale a valere sui fondi del Piano di Azione e Coesione è la chiara ed evidente integrazione tra servizi sanitari e servizi socioassistenziali. Nel caso di Catanzaro, l’intenzione di creare un Centro diurno per anziani presso la struttura Umberto I incontra questa caratteristica, dal momento che lo stabile ospiterà al primo e al secondo piano i servizi della ASP e al piano terra i servizi per gli anziani.
11
Le questioni più urgenti da affrontare, per la definizione dell’idea progettuale, riguardano due esigenze fondamentali: •
• • •
• • •
la necessità di verificare quali altri strutture nel Comune di Catanzaro siano adatte a diventare i Centri anziani (esistono già due Centri del Comune a Ponte Piccolo e Aranceto, nonché una struttura del Comune, l’ex mercato coperto a Catanzaro Lido, che potrebbe essere ristrutturata e diventare uno dei “pianeti” del sistema stellare che si vuole costruire) che insieme all’Umberto I come Centro propulsore costituiscano il sistema “a stella” dei Centri diurni per anziani dell’area; la necessità di contattare e se necessario coinvolgere nel progetto gli stakeholders più significativi, inclusi i Comuni limitrofi. Per quel che concerne le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva, esse fanno riferimento a: le risorse umane da impiegare nei Centri: è opportuna una valutazione della quantità e della tipologia delle figure professionali da impegnare nei Centri e conseguentemente la definizione delle modalità operative (attivazione e valorizzazione delle risorse del privato sociale) nell’ambito delle quali le diverse figure opereranno; il raccordo tra assistenza sociale e assistenza sanitaria, nella linea di integrazione già richiamata; il materiale di arredo e le soluzioni architettoniche interne, nel senso di verificare attentamente quali siano gli strumenti e le opere di ristrutturazione necessarie; le modalità di gestione dei Centri (soprattutto una valutazione dei costi), con particolare riguardo alla sostenibilità economica dell’iniziativa.
Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, queste attengono fondamentalmente agli aspetti operativi dei Centri, vale a dire la definizione di un regolamento del funzionamento dei Centri (orari, servizi ecc.) la predisposizione di bandi di gara per assegnare i servizi e l’aspetto delle autorizzazioni. L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere uno specifico piano di azione. Di seguito, il punto chiave del piano, per il cui approfondimento si rimanda al report del workshop: -
ricognizione e verifica, ad opera del Comune, delle strutture che potrebbero, insieme all’Umberto I, costituire il sistema “a stella” dei Centri anziani a Catanzaro; è importante sottolineare che esiste una struttura, l’ex mercato coperto a Catanzaro Lido, che potrebbe essere ristrutturata per diventare uno dei poli del servizio.
12
5 - Il workshop del Comune di Cosenza Il workshop si è svolto il 30 e 31 Ottobre 2012 a Cosenza, presso Sala multimediale “Io Cittadino” di Via San Martino. Il punto dal quale si è partiti è la necessità che il Comune di Cosenza, l’ASP e le Associazioni del terzo settore, con il supporto della Regione Calabria, Dipartimento 10, predispongano un progetto sperimentale per la creazione e/o riqualificazione di strutture adibite a Centri diurni per anziani in linea con gli orientamenti di invecchiamento attivo della popolazione anziana auspicati a livello comunitario e nazionale. Sulla base di tale scenario, è stata ideata la seguente proposta progettuale che ha lo scopo fondamentale di contribuire al miglioramento della qualità della vita di 180 anziani ultra 65enni, non autosufficienti di I livello e autosufficienti, residenti nel Comune di Cosenza attraverso un Centro diurno . Inoltre, la compresenza di servizi sociali e sanitari rappresenta una caratteristica distintiva del Centro rispetto agli altri tre Centri esistenti, i quali invece sono rivolti a una utenza anziana autosufficiente. In particolare, il miglioramento della qualità della vita degli anziani verrà verificato nel breve periodo sulla base di una loro aumentata efficienza fisica, psichica e intellettuale, una ridotta percezione del dolore, dello stress e del senso di solitudine, entro 2 anni dal funzionamento del Centro diurno integrato con l’ADI. Nel medio-lungo periodo, l’intervento contribuirà a produrre ulteriori benefici sia per gli anziani che per le famiglie e la collettività tutta. In particolare: a) b) c)
Per gli anziani: sarà favorita una maggiore inclusione degli stessi a seguito del minore isolamento ed emarginazione, fattore che favorirà la prevenzione delle malattie psico-fisiche; per le famiglie: vi sarà un sostegno nella gestione dell’anziano e si favorirà la diffusione di una cultura di maggior rispetto dell’anziano stesso; per la collettività: si contribuirà a ridurre i costi derivanti dalla cosiddetta istituzionalizzazione dell’anziano nelle strutture residenziali e pertanto si contribuirà alla riduzione della spesa sanitaria.
Dal punto di vista degli standard dei servizi rivolti agli anziani, la creazione del Centro pilota contribuirà ad avvicinare questa esperienza agli standard qualitativi dei servizi esistenti in altre realtà territoriali. Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività tese al raggiungimento dello scopo del Progetto emerse durate la discussione, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe offrire i seguenti servizi agli utenti: 13
miglioramento della qualità della vita degli anziani attraverso il mantenimento e il recupero dell’efficienza fisica e psichica degli anziani, che comprende anche la risoluzione di una problematica centrale nella vita dell’anziano qual è quella del sollievo dal dolore. Le attività di tipo sanitario che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato comprendono: o la creazione di un ambulatorio medico-infermieristico che offra prestazioni di carattere sanitario di base come ad es. prelievi ematici, vaccinazioni, misurazione della pressione, della glicemia ecc. Questo tipo di attività di assistenza sono particolarmente richieste dalle persone anziane in quanto costituiscono un grossa fonte di rassicurazione e di sostegno psicologico per la persona; o un servizio di riabilitazione per mantenere l’autonomia fisica della persona anziana. Questo servizio sarebbe particolarmente utile nel Centro diurno in quanto attualmente gli anziani che seguono terapie riabilitative sono costretti a spostarsi fuori Cosenza, con numerose difficoltà; o attività ludiche di vario genere che vanno dal ballo ai corsi di ginnastica ai giochi; o l’organizzazione di un servizio di navetta per accompagnare gli anziani dai dottori o portare i dottori nel Centro diurno nei casi in cui gli anziani abbiano necessità di visite specialistiche. mantenimento delle capacità intellettive e la presenza di una maggiore autostima nella persona anziana, in particolare nei casi di non autosufficienza.
Tra le attività di tipo socio-culturale volte a tal fine sono comprese: o
o
o
o
o
le gite, proiezioni di documentari, cineforum, organizzazione di mostre di pittura, laboratori di teatro ecc. Queste attività, oltre a stimolare le capacità intellettive, favoriscono la socializzazione degli anziani e perseguono, al contempo, finalità culturali che stimolando negli anziani una sana competizione e, in alcuni casi, offrono la possibilità di mostrare in pubblico le loro abilità nei diversi campi. i corsi intergenerazionali (con i giovani che, ad esempio, insegnano il computer agli anziani e gli anziani che trasferiscono le loro conoscenze ai giovani), che promuovono l’integrazione tra le varie fasce di età, si è pensato di facilitare il trasferimento delle conoscenze e competenze che gli anziani hanno attraverso varie azioni quali: organizzare un doposcuola gestito da anziani che sono stati maestri e insegnanti, laboratori musicali con anziani che sanno suonare strumenti musicali, laboratori di mestieri tradizionali quali ad es. l’uncinetto, il ricamo ecc. In questo modo, accanto al trasferimento di conoscenze e competenze, si favoriscono momenti di socializzazione tra giovani ed anziani e si contribuisce alla riduzione dei costi che le famiglie affrontano per queste attività. Questo tipo di azioni contribuiscono, inoltre, in modo sostanzioso a restituire un ruolo nella società all’anziano che, soprattutto nei casi di non autosufficienza, rischia di sentirsi emarginato ed inutile. uno scambio bilaterale dove i giovani hanno l’opportunità di trasferire le loro conoscenze agli anziani come ad esempio nel caso dell’utilizzo del computer o della partecipazione ai social network. un servizio di animazione socio-culturale con figure ad hoc che stimolano gli anziani, autosufficienti e non, a partecipare alle varie attività del Centro, alla vita associativa e si adoperano per far emergere le loro capacità. organizzazione di attività di ergoterapia per ripensare un nuovo progetto di vita per l’anziano che passi anche attraverso il lavoro come modalità di riabilitazione, con l’obiettivo di renderlo nuovamente utile all’interno di una comunità allargata. Un esempio di quest’attività può essere
14
dato dal giardinaggio dove si può prevedere di realizzare non la sola attività di coltivazione ma anche quella di vendita con l’obiettivo di reinserire l’anziano in un ciclo produttivo, raggiungendo obiettivi terapeutici dal punto di vista fisico e psicologico. L’ergoterapia può inoltre rappresentare un fattore di promozione dello sviluppo locale perché l’attività produttiva potrebbe rappresentare una forma di sostentamento economico per il Centro. Un ulteriore vantaggio dell’ergoterapia è dato dal fatto che potrebbe favorire l’avvicinamento generazionale in quanto potrebbe offrire opportunità lavorative ai giovani che si troverebbero così a lavorare a stretto contatto con gli anziani.
Alcune attività del Centro contribuiscono a raggiungere entrambi i risultati di recupero delle capacità psico-fisiche ed intellettive, lavorando inoltre sull’autostima degli anziani. Di questo tipo sono le attività manuali (il lavoro con legno, das ecc.) per sviluppare e mantenere attive le capacità intellettive attraverso il contatto con i materiali e svolgere al contempo un’attività fisica che contrasta fenomeni quali l’artrosi, molto diffusa tra gli anziani.
Offrire all’anziano una vita quotidiana più serena e libera da ansie e stress, garantendo: o un servizio di disbrigo delle pratiche burocratiche (come ad es. la dichiarazione dei redditi) che possono essere complesse da gestire ed essere fonti di inquietudini e disagi. o Un servizio che svolga un’attività di ascolto degli anziani e di analisi delle loro esigenze, possibilmente gestito da personale proveniente dal volontariato. In questo caso, oltre a sostenere l’anziano da un punto di vista psicologico, l’ascolto e l’analisi delle esigenze appare utile per realizzare un monitoraggio costante della domanda e un adeguamento dell’offerta dei servizi del Centro, al fine di garantirne la massima efficacia. Combattere il senso di solitudine è prevista la realizzazione di attività che prevedono il coinvolgimento attivo delle famiglie, sia nel Centro che al di fuori (ad esempio, aiutando i nipoti a fare i compiti), per contrastare un fenomeno diffuso di abbandono dell’anziano all’interno delle strutture da parte della famiglia, che spesso non è molto presente. Nel Centro dovrebbero, inoltre, essere presenti figure professionali che supportino la famiglia nella relazione con l’anziano, relazione spesso caratterizzata da sensi di colpa e sensazioni di inadeguatezza.
Durante la discussione sono emerse alcune attività necessarie per identificare e coinvolgere gli anziani più isolati, in genere chiusi nelle loro case, difficili da raggiungere e da coinvolgere nelle attività di un Centro diurno. In primo luogo, emerge la rilevanza di utilizzare il Punto Unico di Accesso (PUA), pilastro del sistema integrato sociale e sanitario, che è lo sportello dove i cittadini hanno l’opportunità di accedere ai servizi sociali e sanitari analizzando, in modo integrato, il bisogno di un proprio familiare, in particolare non autosufficiente. Il PUA sarebbe uno strumento estremamente utile per identificare gli utenti del Centro diurno a maggior rischio di emarginazione e sarebbe pertanto utile attivare un servizio di questo genere nel comune di Cosenza che operi con queste modalità di lavoro. Per “agganciare” gli anziani emarginati nelle loro case e far emergere una domanda altrimenti nascosta e sommersa, bisognerebbe realizzare una campagna mirata di sensibilizzazione e informazione. In particolare, bisognerebbe realizzare un’attività capillare di rilevazione dei dati sulla condizione di vita degli anziani a potenziale rischio di isolamento ed emarginazione utilizzando i dati dell’anagrafe e lo stato famiglia. Inoltre, tramite le assistenti sociali si potrebbe fare un lavoro capillare, famiglia per famiglia, per identificare gli anziani isolati e illustrare i servizi del Centro, realizzando un’opera di coinvolgimento degli anziani. Si potrebbero inoltre coinvolgere i medici di base e le parrocchie che hanno spesso una conoscenza degli anziani con i quali si rapportano a vario titolo. Gli anziani 15
autosufficienti possono a loro volta essere un veicolo per identificare gli anziani più isolati e coinvolgerli nelle attività del Centro, anche attraverso un’opera di sensibilizzazione delle famiglie. Una volta identificato l’insieme delle attività e dei servizi che si intende attivare all’interno del Centro diurno, vengono definite alcune caratteristiche che dovrebbe avere la struttura e che riguardano le dimensioni e la raggiungibilità. Rispetto all’ultimo aspetto viene sottolineato che sarebbe utile garantire un servizio di trasporto attraverso l’utilizzo di una navetta, soprattutto per gli anziani non autosufficienti di I livello mentre la struttura dovrebbe comunque essere ubicata in una zona centrale o facilmente raggiungibile attraverso i mezzi di trasporto pubblico. Per ospitare sia i servizi socio-culturali che sanitari, la struttura deve essere dotata di locali per fare terapie (una stanza per l’ambulatorio medico-infermieristico, una palestra per la riabilitazione al piano terra), una cucina e una sala da pranzo, delle stanze per il riposo, sale per le diverse attività (manuali, ballo, cineforum, lettura, sala computer, servizio ascolto ecc.), bagni accessibili per disabili proporzionati all’utenza, giardino per ortoterapia, ergoterapia ecc. Si sottolinea che alcuni di questi servizi potrebbero essere autogestiti come, ad esempio, la cucina. Sono state infine identificate due precondizioni preliminari all’avvio delle attività progettuali, il cui verificarsi è necessario per la partenza del progetto. 1.
2.
Innanzitutto appare necessaria la messa a disposizione di una prima tranche di finanziamento prima dell’avvio delle attività in quanto gli attori locali non hanno la possibilità di anticipare le somme necessarie alla realizzazione delle azioni. In secondo luogo, è fondamentale che il Comune, l’ASP e le associazioni del terzo settore offrano contributi adeguati alle esigenze progettuali. Un ultimo fattore, esterno al controllo del progetto ma rilevante per il successo della proposta progettuale, è dato dall’esistenza di una effettiva disponibilità degli anziani e delle loro famiglie a prendere parte alle attività del Centro.
Le questioni più urgenti per lo sviluppo dell’idea progettuale riguardano le seguenti azioni: • •
• •
•
definire il numero e la tipologia di professionalità di cui il Centro si dovrà dotare per la realizzazione delle attività previste; identificare le risorse tecnologiche e strumentali necessarie per la realizzazione delle attività socio-culturali e sanitarie del Centro. Si fa riferimento in questo caso a tutte le attrezzature e apparecchiature necessarie per allestire l’ambulatorio medico-infermieristico, attivare il servizio riabilitativo, i laboratori manuali, teatrali, il cineforum, la sala computer ecc.; verificare la disponibilità degli enti pubblici (Comune, Provincia e ASP) e del terzo settore fornire una quota parte delle risorse umane necessarie al funzionamento del Centro; verificare l’esistenza, nel comune di Cosenza, di una struttura di adeguate dimensioni che possa essere utilizzata a titolo gratuito. La struttura deve avere dimensioni adeguate per il numero di utenti (180), le loro famiglie e l’insieme delle attività previste nel Centro; conoscere, da un lato, le problematiche degli anziani che frequentano i Centri sociali esistenti, dall’altro, le buone prassi di Centri integrati con ADI attivi in altri contesti territoriali, al fine progettare i servizi del Centro in modo coerente con i bisogni degli anziani, traendo interessanti spunti dalle esperienze realizzate in altre realtà.
16
Le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva si riferiscono a: •
•
•
•
• • •
•
• •
il processo del servizio che deve essere delineato, definendo l’articolazione del percorso dell’anziano che entra in contatto con il Centro. Sarà necessario pertanto definire le varie tappe di questo percorso ( ad es. preselezione, accoglienza, presa in carico, accesso ai servizi…) la loro articolazione e le diverse risorse umane necessarie nelle varie fasi; le modalità di raccordo con il privato sociale che implica l’identificazione delle organizzazioni del terzo settore con le quali avviare una collaborazione, stabilendo quindi i requisiti richiesti e le caratteristiche della prestazione, anche a carattere volontaristico. Quest’aspetto appare particolarmente rilevante considerando che il numero di risorse umane da coinvolgere nelle attività del Centro sembra essere consistente; l’ideazione di adeguate strategie di diffusione, sensibilizzazione e comunicazione dei servizi offerti dal Centro, organizzate in un piano di comunicazione. L’obiettivo è, in questo caso, quello di informare gli anziani di Cosenza sull’esistenza dell’iniziativa, con una particolare attenzione per gli anziani a maggior rischio di esclusione ed emarginazione che si ritengono i beneficiari prioritari dell’intervento; la pianificazione di un servizio di trasporto rivolto agli anziani non autosufficienti e agli anziani che debbano recarsi a fare visite specialistiche fuori dal Centro o ai medici specialisti che si rechino nel Centro stesso; la quantificazione dei costi di gestione del Centro (compreso il costo del personale) e le fonti di finanziamento dei servizi, una volta superata la fase di avvio. Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, esse attengono fondamentalmente a: l’utilità di rivolgersi all’esterno utilizzando lo strumento della convenzione per realizzare le varie attività previste. Le convenzioni con le associazioni potrebbero servire per realizzare le attività ludiche; con le scuole servirebbero per favorire l’interazione tra anziani e giovani nei laboratori intergenerazionali o nell’ergoterapia; la necessità di definire le modalità di accesso ai servizi del Centro da parte dell’utenza (ad es. persone a rischio di istituzionalizzazione o con carenza di un tessuto familiare che li possa sostenere o con particolari patologie o condizioni economiche), considerando che attualmente per accedere ai Centri sociali già esistenti a Cosenza è sufficiente avere 60 anni di età ed essere residente nel comune di Cosenza; la definizione delle diverse tipologie contrattuali con le quali sarà assunto il personale, definendo turni di lavoro, corrispettivo economico ecc.; la definizione di una metodologia di gestione che stabilisca chi gestisce il Centro, l’esistenza e il ruolo del partenariato tra Comune, ASP, Provincia e associazioni, le decisioni organizzative, le scelte in termini di sostenibilità economica.
17
L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere un piano di azione in relazione alle questioni da definire con maggiore urgenza per far procedere il percorso di progettazione Di seguito, i punti chiave del piano, per il cui approfondimento si rimanda al report del workshop: 1. 2.
3.
4.
5.
l’identificazione del personale; l’identificazione delle attrezzature medicali-riabilitative e ludico-ricreative necessarie per attivare i servizi sanitari e socio-culturali e per realizzare quindi tutte le attività previste all’interno del Centro; la verifica della provenienza e disponibilità delle risorse umane necessarie per la gestione del Centro viene attribuita al Comitato di coordinamento del progetto, costituito da Comune, Provincia, ASP e Associazioni del terzo settore che dovrebbero identificare le risorse umane che ciascun ente può mettere a disposizione del Centro o, eventualmente, la loro reperibilità attraverso canali alternativi come, ad esempio, il servizio civile; l’identificazione di una struttura nel comune di Cosenza che possa essere utilizzata come sede del Centro, con le caratteristiche strutturali adeguate (dimensione, ubicazione ecc.) e utilizzabile a titolo gratuito; la rilevazione delle problematiche degli anziani di Cosenza e delle buone prassi esistenti, sul territorio nazionale, di Centri diurni integrati con l’ADI.
18
6 - Il workshop del Comune di Vibo Valentia Il workshop si è svolto il 4 e 5 dicembre 2012, presso Biblioteca Comunale di Vibo Valentia, Via Jan Palach. Dalla panoramica dello “stato dell’arte” dei servizi per anziani nel Comune di Vibo Valentia, è emerso che il Comune fornisce ad anziani non autosufficienti un’assistenza domiciliare integrata (ADI) in convenzione con una cooperativa, tuttavia le ristrettezze di bilancio fanno sì che solo una porzione dell’utenza potenziale sia interessata da questo servizio. Dal canto suo la ASP fornisce i servizi assistenziali di tipo sanitario alla popolazione anziana. Per quanto riguarda i servizi rivolti esplicitamente a un’utenza anziana autosufficiente, esistono nel Comune due Centri di Aggregazione Sociale (uno dei quali a Vibo Marina), situati in stabili di proprietà comunale, nei quali gli anziani di fatto si auto-organizzano per svolgere attività ricreativa e di socializzazione. Il Comune di Vibo Valentia ha partecipato all’avviso pubblico “Centri diurni per anziani” dell’inizio del 2012. Pertanto, è risultato chiaro che attualmente non esistono Centri diurni per anziani che abbiano le caratteristiche richieste dalla Regione (servizi per una utenza non autosufficiente e autosufficiente, integrazione tra servizi socio-assistenziali e socio-sanitari). L’obiettivo principale del progetto sperimentale di Centri diurni per anziani è la loro integrazione come protagonisti nella vita della comunità. L’anziano deve essere soggetto attivo nel e dell’invecchiamento e non passivo. Inoltre è stato sottolineato che sebbene si parli di anziano al maschile per designare l’intera categoria, è importante che il Centro diurno sia capace di coinvolgere nelle sue attività anche le anziane, predisponendo servizi e attività rivolte anche all’utenza femminile, la quale potrebbe essere, per ragioni culturali, meno propensa a rivolgersi a un Centro diurno in generale. Per quanto riguarda gli obiettivi generali di questo progetto, la valenza sociale è rappresentata dai seguenti fattori: • •
•
la riduzione dei costi sanitari, dovuta a un miglioramento dello stato di salute della parte meno giovane della società; una diminuzione del “carico” familiare, e cioè del lavoro di cura e/o della spesa che grava oggi sulle famiglie, sia grazie a una maggiore autosufficienza degli anziani sia in termini di servizi che gli anziani possono offrire alle famiglie; una ricaduta positiva sull’economia locale a fronte di una maggiore capacità di spesa dell’anziano stesso dovuta al miglioramento del suo benessere psico-fisico.
19
Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe presentare le seguenti caratteristiche: •
•
•
•
offrire agli anziani una struttura idonea; l’aspetto strutturale di un Centro anziani è stato ritenuto molto rilevante dai partecipanti. Innanzitutto, è stata indicata come importante la disponibilità di spazi esterni “verdi” nei quali gli anziani possano soggiornare e svolgere attività ricreative e di palestre o luoghi simili dove svolgere attività fisica. I partecipanti hanno raccontato che l’attività fisica e sportiva è molto richiesta e praticata dagli anziani a Vibo Valentia. In un Centro siffatto non dovrebbero mancare anche altre dotazioni, come quella di una lavanderia, di una cucina e di una sala di lettura e TV. Altri aspetti importanti riguardano la dotazione di ausili e strumentazioni specifiche per l’utenza anziana (rampe per disabili, letti per il riposo o strumenti speciali per esempio per ipovedenti) così come di spazi idonei per la lettura e il ballo; inoltre, esiste un problema legato alla mobilità degli utenti da e verso il Centro, aspetto questo che dovrà essere opportunamente risolto per garantire una fruizione efficace del servizio; infine, il Centro dovrebbe essere ospitale e pulito; per ottenere questi risultati le attività individuate sono state le seguenti: l’individuazione delle strutture da parte del Comune (resta da valutare in che misura gli attuali CAS possano essere ristrutturati per diventare Centri diurni; a questo proposito è stato fatto notare come la popolazione anziana a Vibo Valentia sia costituita, da circa 17.000 unità, non ponendosi quindi un problema di eventuale duplicazione delle iniziative); la conseguente ristrutturazione di queste sedi; la riqualificazione dei Centri in termini di strumenti e di servizi; dotare il Centro di una capacità di gestione efficiente e di figure professionali adeguate; le figure professionali citate di cui un Centro anziani avrebbe bisogno sono psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti, psicologi e animatori; tali figure non sono sempre oggi immediatamente disponibili pertanto sarebbe opportuno procedere anche a una riqualificazione delle figure esistenti per poter adeguare al meglio le professionalità esistenti verso le particolarità dell’utenza “terza età”. Inoltre il Centro dovrebbe essere gestito in modo efficiente secondo criteri di managerialità senza rinunciare tuttavia al fondamentale apporto del volontariato, una componente essenziale di tutto il “sistema” dei servizi per gli anziani; le attività in quest’ambito riguardano fondamentalmente: la definizione delle modalità di gestione dei Centri; la stipula di contratti e convenzioni per assicurare un gestione adeguata (il Comune non è tenuto a gestire direttamente i Centri ma lo può fare in diverse forme, quali per esempio l’affidamento a cooperative o la creazione di società miste); attività volte alla socializzazione e all’integrazione dell’anziano nella comunità; in quest’ambito dovrebbero ricadere le attività di animazione rivolte agli anziani, articolate in tre macro-categorie: attività turistiche (i partecipanti hanno ribadito che l’attività escursionistica riscuote alti livelli di gradimento tra gli anziani); attività culturali, intendendo con questo la ampia gamma di eventi culturali nei quali si può coinvolgere l’utenza anziana (ballo, feste, mostre, enogastronomia ecc.) e infine le attività di “rapporto con il territorio”, vale a dire tutte quelle forme in cui l’anziano interagisce con la comunità che gli sta intorno: si è citato l’esempio dei corsi sugli antichi mestieri rivolti ai giovani a cui fa riscontro il corso per alfabetizzazione informatica erogato dai giovani in favore degli anziani oppure il coinvolgimento delle famiglie nelle attività del Centro diurno; è interessante rilevare che alcuni partecipanti sostengono che gli anziani nei Centri dovrebbero essere aiutati a intrattenersi con i giochi che facevano nella loro infanzia e anche proporli ai giovani. Le attività di socializzazione dovranno anche essere rivolte a un’utenza anziana portatrice di specifiche disabilità (es. non vedenti); favorire il benessere psicofisico degli utenti tramite l’integrazione socio-sanitaria: questa integrazione è alla base del funzionamento dei Centri diurni e ne costituisce la principale sfida. Le
20
prestazioni sanitarie legate alla riabilitazione sono un elemento fondamentale di questi servizi. L’aspetto fondamentale nella prestazione di servizi socio-sanitari efficaci è la personalizzazione del percorso di attivazione/riattivazione dell’anziano, nel senso che a ogni utente dovrebbe corrispondere un percorso individualizzato basato sulle specifiche esigenze di ogni persona. Tra le altre attività rientranti in quest’ambito, alcuni partecipanti hanno indicato i seminari informativi rivolti al pubblico degli anziani su questioni particolarmente rilevanti per loro (patologie o problematiche tipiche della terza età).
L’elemento, non certo secondario, dell’integrazione tra servizi sanitari e servizi socio-assistenziali è una delle caratteristiche fondamentali per il finanziamento del progetto sperimentale a valere sui fondi del Piano di Azione e Coesione. Una volta definita la proposta progettuale relativa ai Centri diurni per anziani, il gruppo dei partecipanti ha riflettuto su come procedere ulteriormente per perfezionare la progettazione e realizzare le attività progettuali. E’ importante chiarire che l’eventuale finanziamento previsto dal Piano di Azione e Coesione coprirà in larga misura le opere di ristrutturazione delle strutture. Per quanto riguarda le questioni più urgenti da affrontare , esse riguardano due esigenze fondamentali: • •
la necessità di verificare quali altri strutture nel Comune di Vibo Valentia siano adatte a diventare i Centri anziani; la necessità di un accordo (protocollo d’intesa) con la ASP per rendere operativo il progetto.
Per quel che concerne le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva, esse fanno riferimento a: •
• • •
le risorse umane da impiegare nei Centri: è opportuna una valutazione della quantità e della tipologia delle figure professionali da impegnare nei Centri e conseguentemente la definizione delle modalità operative (attivazione e valorizzazione delle risorse del privato sociale) nell’ambito delle quali le diverse figure opereranno; il raccordo tra assistenza sociale e assistenza sanitaria, nella linea di integrazione già richiamata; il materiale di arredo e le soluzioni architettoniche interne, nel senso di verificare attentamente quali siano gli strumenti e le opere di ristrutturazione necessarie; le modalità di gestione dei Centri (soprattutto una valutazione dei costi), con particolare riguardo alla sostenibilità economica dell’iniziativa.
Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, queste attengono fondamentalmente al coinvolgimento dei giovani nelle attività dei Centri diurni. L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere un piano di azione per completare il progetto nei tempi richiesti dalla Regione. Di seguito, i punti chiave del piano, per il cui approfondimento si rimanda al report del WS: -
Delibera di Giunta Comunale di presa d’atto sia del nostro lavoro di progettazione sia in merito all’individuazione delle strutture destinate a diventare Centri diurni; Redazione di un protocollo d’intesa tra Comune e ASP per la gestione operativa del Centro; Sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Comune e ASP; Predisposizione di un progetto esecutivo per ciascun Centro ad opera del Comune di Vibo Valentia e della ASP.
21
7 - Il workshop del Comune di Crotone Il workshop si è svolto il 17 e 18 dicembre a Crotone presso la Casa della Cultura Giovanni Gentile. Il punto dal quale si è partiti è la necessità che il Comune di Crotone, con il supporto della Regione Calabria, Dipartimento 10, predisponga un progetto sperimentale per la creazione e/o riqualificazione di strutture adibite a Centri diurni per anziani in linea con gli orientamenti di invecchiamento attivo della popolazione anziana auspicati a livello comunitario e nazionale. Sulla base di tale scenario, è stata ideata la seguente proposta progettuale che ha lo scopo fondamentale di contribuire attraverso un Centro diurno al miglioramento della qualità della vita di 20 anziani ultra 65enni, con ridotte capacità di autonomia, residenti nel Comune di Crotone. In particolare, il miglioramento della qualità della vita degli anziani verrà verificato nel breve periodo sulla base di un aumento entro 12 mesi dall’inizio delle attività del Centro delle loro relazioni sociali, una maggiore autonomia e un maggiore benessere psico-fisico. Nel medio-lungo periodo, l’intervento contribuirà a produrre ulteriori benefici sia per gli anziani che per le famiglie e la collettività tutta. In particolare: -
Per gli anziani: sarà favorita una deistituzionalizzazione intesa come minore permanenza nelle strutture ospedaliere e residenziali. Per le famiglie: vi sarà un sostegno nella gestione dell’anziano e si contribuirà a ridurre il carico di lavoro sostenuto dalle famiglie. Per la collettività: si contribuirà a ridurre i costi derivanti dalla cosiddetta istituzionalizzazione dell’anziano nelle strutture residenziali e pertanto si contribuirà alla riduzione della spesa sanitaria.
22
Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività tese al raggiungimento dello scopo del Progetto emerse durate la discussione, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe offrire i seguenti servizi agli utenti: •
•
Il mantenimento e il recupero dell’efficienza fisica e psichica degli anziani, che comprende anche l’aspetto psicologico del sentirsi nuovamente utili e produttivi. Le attività di tipo sanitario e non che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato comprendono: o la creazione di un ambulatorio medico-infermieristico che offra prestazioni di carattere sanitario di base come ad es. prelievi ematici, vaccinazioni, misurazione della pressione, della glicemia ecc. Questo tipo di attività di assistenza sono particolarmente richieste dalle persone anziane in quanto costituiscono un grossa fonte di rassicurazione e di sostegno psicologico per la persona; o un servizio di riabilitazione per mantenere l’autonomia fisica della persona anziana, prevedendo anche corsi di ginnastica mirati alle esigenze dell’utenza; o attività ludiche di vario genere che vanno dal ballo, agli spettacoli teatrali e musicali e ai giochi che stimolando negli anziani una sana competizione e, in alcuni casi, offrono la possibilità di mostrare in pubblico le loro abilità nei diversi campi; o l’organizzazione di laboratori di attività manuali, per valorizzare le competenze pregresse degli anziani, che dovrebbero essere accompagnate da un’attività di promozione culturale di queste attività. In quest’azione si può favorire l’integrazione tra le varie fasce di età, si è pensato di facilitare il trasferimento delle conoscenze e competenze che gli anziani hanno attraverso varie azioni quali: organizzare un doposcuola gestito da anziani che sono stati maestri e insegnanti, laboratori musicali con anziani che sanno suonare strumenti musicali o all’inverso laboratori di computer nei quali i giovani insegnano agli anziani l’utilizzo delle nuove tecnologie. Questo tipo di azioni contribuiscono, inoltre, in modo sostanzioso a restituire un ruolo nella società all’anziano che rischia di sentirsi emarginato ed inutile. Favorire un maggiore integrazione dell’anziano con la comunità circostante e l’arricchimento della suo patrimonio relazionale.
Tra le attività di tipo socio-culturale volte a tal fine sono comprese: • • •
•
l’organizzazione di escursioni di tipo culturale. Quest’attività, oltre a stimolare le capacità intellettive, favorisce la socializzazione degli anziani e persegue, al contempo, finalità culturali; la promozione di momenti di incontro con altri Centri per anziani per favorire la condivisione delle esperienze ed accrescere il patrimonio relazionale; la sollecitazione di contatti con la comunità circostante attraverso il coinvolgimento degli anziani in attività di volontariato (ad es: aiuto dei bambini negli attraversamenti all’uscita di scuola) che potrebbe contribuire, in modo sostanzioso, a restituire un ruolo nella società all’anziano che rischia di sentirsi emarginato ed inutile; un servizio di animazione socio-culturale con figure ad hoc che stimolano gli anziani, autosufficienti e non, a partecipare alle varie attività del Centro, alla vita associativa e si adoperano per far emergere le loro capacità.
Alcune attività del Centro contribuiscono a raggiungere entrambi i risultati di recupero delle capacità psico-fisiche ed intellettive, lavorando sull’autostima degli anziani e favorendo una loro maggiore integrazione con la comunità circostante. Di questo tipo sono le attività manuali per sviluppare e mantenere attive le capacità intellettive e fisiche attraverso il contatto con i 23
materiali e svolgere al contempo un’attività di socializzazione con le nuove generazioni, gli adulti e i coetanei. •
Garantire all’anziano una maggiore autonomia attraverso: o un servizio di trasporto e di accompagnamento assistito che possa assicurare la mobilità dell’anziano non solo dall’abitazione al Centro ma anche per lo svolgimento delle attività quotidiane (ad es. acquisti e commissioni) e un accompagnamento al disbrigo delle pratiche anche connesse ad esami medici e controlli; o un servizio di segretariato sociale che informi e orienti l’anziano nel disbrigo delle pratiche burocratiche (come ad es. la dichiarazione dei redditi) che possono essere complesse da gestire ed essere fonti di inquietudini e disagi.
Una volta identificato l’insieme delle attività e dei servizi che si intende attivare all’interno del Centro diurno, vengono definite alcune caratteristiche che dovrebbe avere la struttura e che riguardano l’organizzazione e la raggiungibilità. Rispetto all’ultimo aspetto viene sottolineato che sarebbe utile garantire un servizio di trasporto attraverso l’utilizzo di una navetta, soprattutto per gli anziani non autosufficienti mentre la struttura dovrebbe comunque essere ubicata in una zona centrale o facilmente raggiungibile attraverso i mezzi di trasporto pubblico. Un elemento essenziale è che la struttura sia rispondente ai requisiti prestabiliti nel Decreto Ministeriale 308 del 21 maggio 2001 che stabilisce i requisiti minimi strutturali e organizzativi per l’autorizzazione all’esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale. In relazione al personale di cui il Centro deve disporre, viene evidenziata la rilevanza delle figure delle assistenti familiari adeguatamente formate e qualificate per lo svolgimento del loro lavoro. Per garantire l’organizzazione delle attività manuali, oltre alle diverse sale, dovrebbe essere attrezzata una sala espressamente dedicata alle nuove tecnologie, con una connessione ad internet. Sono state infine identificate tre ipotesi, fattori esterni al controllo del progetto ma essenziali per il suo successo. Innanzitutto appare necessario garantire la sostenibilità del progetto attraverso il reperimento di finanziamenti adeguati per garantire la gestione del Centro. In secondo luogo è importante che le situazioni familiari dei 20 anziani coinvolti rimangano stabili e non si modifichino in senso peggiorativo, causando delle situazioni di abbandono e isolamento. In terzo luogo, la disponibilità finanziaria del Centro è anche influenzata dall’attuale situazione economica del Paese che si prevede non incorrerà in un ulteriore peggioramento. Le questioni più urgenti per la definizione dell’idea progettuale riguardano le seguenti azioni: • • • •
•
esistenza di una voce di spesa all’interno del budget progettuale per l’attività di progettazione; identificazione di una sede, nel comune di Crotone, nella quale collocare il Centro diurno. La sede potrebbe essere unica o articolata in un insieme di strutture e servizi collegati in rete; definizione degli attori istituzionali e del terzo settore che andrebbero a costituire il partenariato progettuale; verificare la disponibilità degli enti pubblici (Comune, Provincia e ASP) e del terzo settore a svolgere un ruolo nel progetto in qualità di partner e a fornire un contributo (strutture, attrezzature, personale ecc.) per il funzionamento del Centro; definire il numero e la tipologia di professionalità di cui il Centro si dovrà dotare per la realizzazione delle attività previste.
Le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva, esse fanno riferimento a: 24
• • • • • • • •
identificazione delle percentuali di budget progettuale destinate alla ristrutturazione e alla gestione; ideazione di corsi di formazione rivolti al personale che opererà nel Centro; la quantificazione dei costi di gestione del Centro (compreso il costo del personale) e le fonti di finanziamento dei servizi, una volta superata la fase di avvio. Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, queste attengono fondamentalmente a: la possibilità di garantire una turnazione dell’utenza, permettendo ad un numero più ampio di anziani di accedere ai servizi del Centro; la sostenibilità nel tempo delle attività e dei servizi che il Centro offre; l’attribuzione di un’indennità al soggetto capofila del partenariato progettuale sulla base del maggior carico di lavoro da sostenere per la gestione del progetto; l’identificazione delle fonti di finanziamento che garantiscano la sostenibilità del Centro una volta terminata la fase di avvio.
L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere un piano di azione in relazione alle questioni da definire con maggiore urgenza per far procedere il percorso di progettazione. Questo piano prevede in sintesi le seguenti azioni: 1. 2.
3. 4.
5.
verifica dell’esistenza di una voce di spesa per l’attività di progettazione; l’identificazione di una sede, nel Comune di Crotone, o di più sedi che operino in rete e che possano offrire i servizi previsti del Centro diurno integrato con l’ADI. La ricognizione delle strutture esistenti e della loro funzionalità verrà realizzata dal Comune di Crotone, Ufficio Patrimonio, Urbanistica e Servizi Sociali; l’identificazione dei potenziali partner del progetto verrà realizzata dal Comune di Crotone che convocherà un tavolo tra gli attori istituzionali (Comune, Provincia, ASP) e il terzo settore; l’identificazione del ruolo e del contributo dei partner al progetto (strutture, attrezzature, personale ecc.) avverrà attraverso un tavolo di partenariato convocato dal Comune di Crotone; l’identificazione del numero e della tipologia di figure professionali necessarie al Centro per svolgere le sue attività verrà realizzata dal Comune di Crotone.
25
8 - Il workshop del Comune di Reggio Calabria Il workshop si è svolto il 5 e 6 Febbraio 2013 presso la Sede Eurodesk del Comune di Reggio Calabria Settore Risorse Europee e Nazionali. L’idea progettuale proposta dal Comune di Reggio Calabria riguarda l’utilizzo di una struttura, quella dei “Ricoveri riuniti”, che nell’intenzione dell’Amministrazione Comunale dovrebbe diventare la “Cittadella degli anziani”. Si tratta di una struttura molto grande, con un ampio spazio verde all’esterno. La struttura è per gran parte ristrutturata e all’interno potrebbero sorgere sia servizi residenziali che servizi semiresidenziali, fruibile dagli anziani che provengono da più parti del territorio. Un’analisi dei bisogni a livello territoriale, ha evidenziato la necessità di prevedere l’erogazione di servizi specifici per gli anziani non autosufficienti, a partire dall’ADI attraverso i PUA (Punti Unici di Accesso). Per questo motivo, l’Amministrazione Comunale, ha deciso di firmare un protocollo ADI che tuttavia non è ancora attuato ma che ha l’obiettivo di sviluppare servizi che possono rispondere meglio alle esigenze rilevate. L’obiettivo principale del progetto è il miglioramento della qualità della vita degli anziani ultra 65enni, con ridotte capacità di autonomia, residenti nel Comune di Reggio Calabria attraverso un Centro diurno . Nel medio-lungo periodo, l’intervento contribuirà a produrre ulteriori benefici sia per gli anziani che per le famiglie e la collettività tutta. In particolare: a) b) c)
Per gli anziani: sarà favorita una deistituzionalizzazione intesa come minore permanenza nelle strutture ospedaliere e residenziali. Per le famiglie: vi sarà un sostegno nella gestione dell’anziano e si contribuirà a ridurre il carico di lavoro sostenuto dalle famiglie. Per la collettività: si contribuirà a ridurre i costi derivanti dalla cosiddetta istituzionalizzazione dell’anziano nelle strutture residenziali e pertanto si contribuirà alla riduzione della spesa sanitaria.
26
Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività tese al raggiungimento dello scopo del Progetto emerse durate la discussione, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe offrire i seguenti servizi agli utenti: •
•
•
in via preliminare, al fine di offrire servizi mirati agli specifici bisogni dell’anziano, si prevede di: o realizzare un’analisi demografica sulla popolazione anziana, per identificare con precisione le caratteristiche del target group, i casi di autosufficienza e non, i bisogni psico-fisici, la condizione socio-economica ecc.; o creare un strumento di rilevazione, identificando inoltre le fonti informative attendibili sul target group di riferimento; o definire i requisiti di accesso al servizio; o ideare un Piano di assistenza individualizzato che permetta di identificare i servizi, del Centro e del territorio, specificamente indirizzati a soddisfare le esigenze individuali dell’anziano. l’anziano trova nel Centro una risposta alle diverse esigenze di efficienza fisica, psichica, informative e pratiche. Le attività di tipo sanitario e non che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato saranno offerte a titolo gratuito alle fase più deboli della popolazione e comprendono: o la creazione di un ambulatorio medico-infermieristico che offra prestazioni di carattere sanitario di base come ad es. prelievi ematici, vaccinazioni, misurazione della pressione, della glicemia ecc. Questo tipo di attività di assistenza sono particolarmente richieste dalle persone anziane in quanto costituiscono un grossa fonte di rassicurazione e di sostegno psicologico per la persona; o offrire un servizio di consulenza di un geriatra che possa affrontare le problematiche specifiche dell’anziano; o l’attivazione di un servizio di assistenza psicologica rivolta non solo alla persona anziana che può vivere momenti di disagio in seguito ad una malattia, alla fase post-pensione, alla morte del coniuge ecc., ma anche alla famiglia che può essere a rischio di fenomeni di burn-out; o un servizio di segretariato sociale che informi e orienti l’anziano nel disbrigo delle pratiche burocratiche (come ad es. la dichiarazione dei redditi) che possono essere complesse da gestire ed essere fonti di inquietudini e disagi; o l’attivazione di un servizio di mensa all’interno del Centro e di un servizio di preparazione pasti a domicilio per quegli anziani che abbiano difficoltà a usufruire di questo servizio presso il Centro; o l’organizzazione di una sorta di affido tra anziani attraverso il quale stimolare gli anziani a prendersi cura di altri anziani; o la creazione di uno sportello informativo che costituisca un punto di orientamento sui servizi e le attività esistenti sul territorio e rilevanti per l’anziano; o l’organizzazione di una sorta di SPA che offra servizi di estetica, parrucchiere, massaggi ecc. per promuovere la cura della persona e i suoi benefici effetti sulla psiche dell’anziano. Il mantenimento e il recupero dell’efficienza fisica e psichica degli anziani,che comprende anche il miglioramento delle loro capacità di relazione. Le attività che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato comprendono: o attività ludiche, ricreative e formative di vario genere che vanno dal ballo, agli spettacoli teatrali e musicali e ai giochi, alla possibilità di usufruire di una biblioteca, corsi di lingue,
27
•
•
fare passeggiate ecc., in modo da stimolare le capacità psico-fisiche degli anziani, aiutandoli a superare i momenti di solitudine, l’inattività e la rassegnazione; o l’organizzazione di attività di educazione alimentare e sanitaria per favorire corrette abitudini alimentari e l’adozione di uno stile di vita sano; o l’organizzazione di attività all’aria aperta (come ad esempio le bocce, il nuoto) per coniugare i benefici dell’attività fisica con quella ludica e sociale; o l’organizzazione di laboratori informatici, sull’uso di internet e dei cellulari per agevolare l’accesso alle nuove tecnologie da parte di questa fascia della popolazione che potrebbe così accedere a nuove forme di comunicazione e strumenti di relazione. Questi laboratori potrebbero essere attivati coinvolgendo gruppi di giovani che, grazie alla loro esperienza su queste tematiche, potrebbero aiutare l’anziano ad acquisire nuove competenze, favorendo al contempo la creazione di nuove relazioni intergenerazionali. Gli anziani si sentono maggiormente protagonisti, meno soli anche attraverso l’aumento della solidarietà intergenerazionale. L’attività volta a tal fine comprende: o laboratori di attività manuali,di musica, arti, mestieri ecc., per valorizzare le competenze pregresse degli anziani, che avrebbero l’opportunità di trasmettere i loro saperi alle nuove generazioni e, a loro volta, di apprendere dai giovani nuovi saperi. In quest’azione si può favorire l’integrazione tra le varie fasce di età, si è pensato di facilitare il trasferimento delle conoscenze e competenze che gli anziani hanno attraverso varie azioni quali: organizzare un doposcuola gestito da anziani che sono stati maestri e insegnanti, laboratori musicali con anziani che sanno suonare strumenti musicali o all’inverso laboratori di computer nei quali i giovani insegnano agli anziani l’utilizzo delle nuove tecnologie. Questo tipo di azioni contribuiscono, inoltre, in modo sostanzioso a restituire un ruolo nella società all’anziano che rischia di sentirsi emarginato ed inutile, favorendo un invecchiamento attivo. Favorire un maggiore integrazione dell’anziano con la comunità circostante e combattere l’isolamento. Tra le attività volte a tal fine sono comprese: o Un servizio di trasporto e di accompagnamento assistito che possa assicurare la mobilità dell’anziano non solo dall’abitazione al Centro ma anche per lo svolgimento delle attività quotidiane (ad es. acquisti e commissioni) e un accompagnamento al disbrigo delle pratiche anche connesse ad esami medici e controlli. Il servizio dovrebbe assicurare pertanto la mobilità dell’anziano sul territorio, garantendogli la possibilità di prendere parte ad eventi e manifestazioni organizzate in loco; o Un servizio di trasporto domiciliare di medicine e pasti, in rete con l’ADI, privilegiando alla consegna del pasto già confezionato, la preparazione del pasto presso l’abitazione della persona anziana, con il suo coinvolgimento, per contrastare situazioni di inattività e passività;
28
Una volta identificato l’insieme delle attività e dei servizi che si intende attivare all’interno del Centro diurno, vengono definite alcune caratteristiche che riguardano le risorse umane di cui il Centro deve essere dotato e le modalità di raccordo con gli altri servizi esistenti sul territorio. In relazione alle prime si evidenzia la loro centralità per garantire l’offerta di un servizio di qualità e di prestazioni adeguate alle esigenze dell’utenza, sottolineando inoltre come l’iniziativa permetterà di creare nuove opportunità di lavoro sul territorio. Le figure professionali richieste comprendono un animatore di comunità, un animatore territoriale, un mediatore interculturale, assistenti sociali, uno psicologo, un infermiere, un medico di base, un geriatra, educatori professionali, un fisioterapista, OS, un consulente legale, un cuoco, un coordinatore, un contabile. In relazione al raccordo con gli altri servizi, viene evidenziato come il Centro debba operare all’interno di un sistema integrato di rete con gli altri servizi attivi sul territorio per garantire una copertura ottimale sul territorio delle prestazioni cui l’anziano può accedere. Il Centro opererebbe in questo modo come un’antenna sul territorio che attiva un percorso personalizzato che parte dall’identificazione dei bisogni dell’utente e lo indirizza poi verso i servizi che possono offrire le risposte più adeguate alle sue esigenze, identificando le risorse all’interno del Centro stesso o sul territorio. Questo permetterebbe di attivare delle azioni di sistema sul territorio mirate a soddisfare in maniera ottimale i bisogni degli anziani. Sono state infine identificate quattro ipotesi, fattori esterni al controllo del progetto ma essenziali per il suo successo. Innanzitutto appare fondamentale l’esistenza di una motivazione da parte degli anziani a recarsi presso il Centro e la loro disponibilità ad utilizzare i servizi che il Centro offrirà. A questo riguardo sono identificate come strategiche le attività di informazione e pubblicità che il progetto realizzerà per far conoscere l’intervento e i vantaggi che offre. Bisognerà sempre agire sul fronte della comunicazione per far percepire il Centro all’anziano come un luogo di accoglienza e non come un luogo di segregazione, cioè come uno spazio aperto al territorio e alla comunità. Un ultimo aspetto essenziale per il successo del progetto è dato dalla disponibilità a collaborare delle realtà pubbliche e private esistenti sul territorio. Una volta definita la proposta progettuale relativa al Centro diurno per anziani, il gruppo dei partecipanti ha riflettuto sul “come procedere” per perfezionare la progettazione e realizzare le attività progettuali. E’ importante chiarire che il progetto, approssimativamente della grandezza di un milione di euro, finanzierà, oltre ai costi di gestione, anche le opere di ristrutturazione delle strutture. Le questioni più urgenti per la definizione dell’idea progettuale riguardano le seguenti azioni: • • •
• • •
identificare le risorse economiche a disposizione e i costi, definire un piano finanziario e il budget disponibile per una gestione pluriennale del Centro; definire il budget finanziario sulla base delle spese ammissibili e delle fonti di finanziamento; definire lo strumento e le modalità di collaborazione degli enti pubblici e del terzo settore nello svolgere un ruolo nel progetto in qualità di partner e fornire un contributo per il funzionamento del Centro; stabilire le modalità di coordinamento del Centro (gli attori coinvolti, i ruoli, il soggetto capofila ecc.); definire il numero e la tipologia di utenti che possono accedere al servizio; verificare la disponibilità di strutture e mezzi (di trasporto, attrezzature), identificando le caratteristiche degli spazi (ubicazione, planimetria, ecc.) e la loro fruibilità.
29
Le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva, esse fanno riferimento a: • • • • • •
definire la metodologia di lavoro da utilizzare in relazione alla varie fasi di progettazione e gestione del Centro; dare visibilità al progetto per far conoscere i servizi alla popolazione e agli altri attori del territorio; definire l’organizzazione interna del lavoro del Centro; valutare i costi e i fattori che assicurano la sostenibilità dell’intervento; stabilire le aree di intervento del Centro e definire i diversi servizi sulla base delle esigenze dell’utenza; ideare un sistema di monitoraggio e valutazione.
Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, queste attengono fondamentalmente a: • • • •
definire le modalità di accesso al Centro; coinvolgere anche i famigliari degli anziani nelle attività del Centro; organizzare il piano di lavoro del personale, quantificando le attività mattutine e pomeridiane; selezionare l’utenza e il personale.
L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere un piano di azione in relazione alle questioni da definire con maggiore urgenza per far procedere il percorso di progettazione. Di seguito, i punti chiave del piano, per il cui approfondimento si rimanda al report del WS:
considerando il ruolo strategico che ricopre l’ASP nell’attivazione del Centro in relazione alla identificazione delle risorse economiche e alla definizione dei costi per definire un piano finanziario e il budget disponibile, il Comune di Reggio Calabria e l’ASP avvieranno una fase di progettazione esecutiva e di definizione di una prima ipotesi di budget di massima; per conoscere le spese ammissibili ai fini della definizione del budget finanziario, il Comune di Reggio Calabria contatterà la Regione entro la prossima settimana; per definire lo strumento e le modalità di collaborazione degli enti pubblici e del terzo settore e le modalità di coordinamento del Centro, il Comune di Reggio Calabria convocherà un tavolo tra Comune, ASP e consulta del terzo settore (area tematica anziani); per definire il numero e la tipologia di utenti che si possono coinvolgere nelle attività, verificare la disponibilità di strutture e mezzi, identificando le caratteristiche dei luoghi e la loro fruibilità, le figure professionali necessarie al Centro e la tipologia di attività realizzabili.
30
9 - Conclusioni Dalle sintesi dei risultati dei workshop emerge che l’obiettivo principale dell’azione per la realizzazione dei Centri diurni consiste nella partecipazione attiva degli anziani alla vita della comunità. Per quanto riguarda gli obiettivi generali , tra i fattori rilevanti emergono: • • • •
un rafforzamento dell’identità; la riduzione dei costi sanitari, dovuta a un miglioramento dello stato di salute della parte meno giovane della società; una diminuzione del “carico” familiare; una maggiore coesione sociale.
Tra i risultati attesi dalla realizzazione del Centro ricorrono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
Un miglioramento della qualità della vita degli anziani, della loro integrazione nella comunità, e della loro autostima; un miglioramento dello stato di salute e delle capacità intellettive, il mantenimento e il recupero dell’efficienza fisica e psichica; un miglioramento della vita di relazione e della solidarietà intergenerazionale anche tramite attività finalizzate alla trasmissione del sapere; occasioni di svago e di cultura; l’accesso a nuove tecnologie; adeguati servizi di mobilità; servizi di integrazione socio-sanitaria.
31
Tra le questioni urgenti per la definizione e realizzazione, a seguito di progettazione esecutiva, dell’idea progettuale, ricorrono: Verificare le strutture nel Comune di riferimento adatte a realizzare i Centri anziani
Identificare le risorse tecnologiche e strumentali necessarie per la realizzazione delle attività socio-culturali e sanitarie del Centro
Definire il numero e la tipologia di professionalità di cui il Centro si dovrà dotare per la realizzazione delle attività.
L’utilità di rivolgersi all’esterno utilizzando lo strumento della convenzione per realizzare le varie attività previste
Definire le modalità di accesso ai servizi del Centro da parte dell’utenza
Definire un regolamento del funzionamento dei Centri (orari, servizi ecc.) la predisposizione di bandi di gara per assegnare i servizi e l’aspetto delle autorizzazioni
Contattare e se necessario coinvolgere nel progetto gli stakeholders più significativi, inclusi i Comuni limitrofi
Definizione degli attori istituzionali e del terzo settore che andrebbero a costituire il partenariato progettuale
Verificare la disponibilità degli enti pubblici (Comune, Provincia e ASP) e del terzo settore fornire una quota parte delle risorse umane necessarie al funzionamento del Centro
La necessità di addivenire a un accordo (protocollo d’intesa) con la ASP per rendere operativo il progetto
L’ideazione di adeguate strategie di diffusione, sensibilizzazione e comunicazione dei servizi offerti dal Centro, organizzate in un piano di comunicazione Valutare i costi e i fattori che assicurano la sostenibilità dell’intervento Identificazione delle percentuali di budget progettuale destinate alla ristrutturazione e alla gestione La quantificazione dei costi di gestione del Centro (compreso il costo del personale) e le fonti di finanziamento dei servizi, una volta superata la fase di avvio
Identificare le risorse economiche a disposizione e i costi, definire un piano finanziario e il budget disponibile per una gestione pluriennale del Centro Definire il budget finanziario sulla base delle spese ammissibili e delle fonti di finanziamento Ideare un sistema di monitoraggio e valutazione
Definire l’organizzazione interna del lavoro del Centro;stabilire le modalità di coordinamento del Centro (gli attori coinvolti, i ruoli, il soggetto capofila ecc.)
Definire la metodologia di lavoro da utilizzare in relazione alla varie fasi di progettazione e gestione del Centro
Le modalità di gestione dei Centri (soprattutto una valutazione dei costi), con particolare riguardo alla sostenibilità economica dell’iniziativa
Ideazione di corsi di formazione rivolti al personale che opererà nel Centro
La pianificazione di un servizio di trasporto rivolto agli anziani non autosufficienti e agli anziani che debbano recarsi a fare visite specialistiche fuori dal Centro o ai medici specialisti che si rechino nel Centro stesso
Definizione delle modalità di accesso al Centro; Coinvolgimento dei familiari degli anziani nelle attività del Centro;
32
In base ai risultati dei WS, per quanto riguarda gli ambiti di esclusiva competenza regionale, sono emerse alcune possibili ipotesi di intervento concernenti: A) la distribuzione delle competenze per rendere effettivo il processo bottom up, secondo l’approccio progettuale richiesto dal PAC, e le azioni rispetto agli step individuati nel Quadro Logico di ciascun progetto, da mettere in atto per garantire i risultati attesi. B) alcune azioni strategiche tra cui, ad esempio: • • • • •
la definizione di un tavolo istituzionale Dipartimento Sanità/ Dipartimento Politiche Sociali; la predisposizione di regolamenti esecutivi delle linee guida sui servizi di integrazione per la non autosufficienza; la definizione di standard e requisiti per l’Accreditamento; la definizione dei livelli essenziali integrati; la definizione delle modalità di erogazione dei fondi.
C) la definizione puntuale delle competenze territoriali in capo a Comune, ASP e privato sociale, tra cui, ad esempio: • • • • • •
organizzazione dei PUAM; modalità coordinata di rilevazione dei bisogni; le procedure concordate per la definizione dei PAI (piani di assistenza integrata); la definizione delle modalità di accesso all’accreditamento; le procedure per il monitoraggio e il controllo dei requisiti sugli standard minimi; la progettazione esecutiva degli interventi.
Per quanto riguarda il ruolo di Formez PA, la linea PROGETTARE di Capacity SUD potrà sviluppare ulteriori percorsi di accompagnamento alla progettazione secondo le metodologie indicate dall’Unione Europea, coerentemente ai più recenti documenti del Ministro per la Coesione, nell’ottica di realizzare programmi efficaci e una spesa utile allo sviluppo, con particolare riferimento alle priorità e ai principi di Europa 2020. La fase dei Laboratori di progettazione sarà seguita dalla fase di progetto rivolta al miglioramento organizzativo delle amministrazioni, miglioramento coerente agli obiettivi di policy, in particolar modo quelli individuati dalla nuova programmazione 2014-2020.
33
Il Materiale Pubblicato
Report Catanzaro, 29 e 30 ottobre 2012 http://issuu.com/formez/docs/report_ws_catanzaro_29-30ott12/1?e=0 Report Cosenza, 30 e 31 ottobre 2012 http://issuu.com/formez/docs/report_ws_cosenza_30-31_10_12/1?e=0 Report Vibo Valentia, 4 e 5 dicembre 2012 http://issuu.com/formez/docs/report_ws_vibo_valentia_4-5.12.12/1?e=0 Report Crotone, 17 e 18 dicembre 2012 http://issuu.com/formez/docs/report_ws_crotone_17-18dic12 Report Reggio Calabria , 5 e 6 febbraio 2013 http://issuu.com/formez/docs/report_ws_reggio_calabria_5-6feb13/1?e=0
sfoglia le slide “La programmazione nei servizi di cura� presentate da Renato Scordamaglia nel corso dei workshop http://www.slideshare.net/capacitysud/slide-servizi-di-cura-ws-reggio-calabria56feb13-16522621
per maggiori informazioni sul laboratorio o sulle attivitĂ di progetto scrivi a capacitysud_progettare@formez.it o visita www.capacitaistituzionale.formez.it 34
Riferimenti STAFF DI LINEA Elena Tropeano
Responsabile di Linea
070 67956202
etropeano@formez.it
Francesca Piano
Staff di Progetto
070 67956265
mfr.piano@gmail.com
TASK FORCE CALABRIA Lorella Vivona
lorella.vivona@gmail.com
0
Il progetto Capacity SUD sviluppa il tema del rafforzamento della capacitĂ istituzionale nella programmazione e gestione dei Fondi strutturali 2014-2020 seguici sul portale capacitaistituzionale.formez.it entra nella community Competenze in rete per Capacity SUD per condividere informazioni ed esperienze
seguici!
segui il Blog Funzionario 2020 per approfondire i temi oppure iscriviti alla newsletter CapacitĂ Istituzionale 2020 per tenerti aggiornato
ci trovi anche su
_
capacitaistituzionale.formez.it