Neve fresca S.M.May primo capitolo

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1. SFIDE CREATIVE PER PICCOLI EDITOR CORAGGIOSI

(Al confine tra le province dell’Alberta e del Saskatchewan, 110° meridiano, Canada) «Ci siamo. Si prepari.» L‟ordine del pilota rimbombò nell‟abitacolo, mentre lei sganciava esitante la cintura di sicurezza e arrischiava per la prima volta un‟occhiata di sotto. Il lago era una distesa uniforme di acqua color azzurro-grigio e assolutamente gelida. Lo si intuiva d‟istinto, seguendo i movimenti delle sottili lastre di ghiaccio che sussultavano in superficie, senza spezzarsi, e impedivano alle onde d‟incresparsi sotto la spinta delle pale dell‟idrovolante. Si abbassarono in prossimità della riva, con un tonfo sordo e un ultimo borbottio spezzato del motore. Il suo corpo, improvvisamente libero, sobbalzò sul sedile come se fosse tra le mani di un giocatore di basket in fase di palleggio aggressivo, superando d‟un tratto il livello di guardia per il rischio “conati di vomito”. E si pentì del tutto d‟essersi tolta la cintura nell‟istante in cui picchiò l‟angolo destro della fronte contro il finestrino. L‟uomo con cui aveva condiviso l‟abitacolo opprimente, e non proprio profumato, nelle ultime due ore e un quarto non sembrò nemmeno accorgersi di quel particolare benvenuto. «Ecco fatto.» dichiarò placido. «A destinazione e in perfetto orario, secondo gli accordi.» «Mi scusi?» Cominciò a temere d‟essere finita in uno di quei vecchi sceneggiati da domenica pomeriggio che iniziavano sempre con una povera viaggiatrice imprudente che veniva uccisa in un luogo sperduto, prima che comparisse in sovrimpressione la didascalia “VENT‟ANNI DOPO” e facessero l‟ingresso in scena i due eroi venuti a sciogliere il mistero del ritrovamento dello scheletro mummificato. Il pilota, in effetti, con le cuffie in testa e orridi occhiali da sole anni „70 sembrava perfettamente calato nella parte di serial killer, come se avesse imparato a memoria il copione di quello stesso film. Aveva pure assunto un‟aria seria. Tetra. Sopracciglio arcuato e vibrante. «Il porto.» le indicò. «C‟è solo un lago,» tentò di nuovo lei, con tono dubbioso, «non vedo altri segni di vita qui intorno.» «Ma no, guardi,» il pilota stava cominciando a mostrare i primi segni d‟impazienza con la cliente di città che osava non credere alle sue parole. Forse cominciavano già a prudergli le mani sotto i guanti di pelle. L’ultimo stadio prima della follia omicida. «Lo vede il pontile di sbarco?»


Adesso anche lei lo scorgeva, per fortuna. Una strisciolina di assi sbrecciate che si protendeva verso di loro, uno stuzzicadenti semiaffogato in una coppa di vodka sotto zero. E senza l‟ombrellino colorato. «Il pontile», ripeté ad alta voce per darsi coraggio. «Già, già» grugnì l‟uomo. «Bisogna percorrerlo con cautela, stando attenti ai punti dove è marcito. Non abbiamo ancora superato l‟ultimo freddo di maggio, e di solito i ragazzi del porto aspettano la bella stagione per fare le riparazioni.» Fece un respiro profondo e si decise a scendere a terra. Appena riuscì ad aprire il portellone, fu investita da raffiche sinistre, che soffiavano di piatto e artigliavano i pochi lembi di pelle nuda che spuntavano dal collo e dai polsi del giaccone foderato. Il pilota balzò giù dietro di lei. Tossì rauco e poi scaricò senza alcuna leggerezza il suo povero trolley sul bordo di legno umido. Quindi passò ad ammucchiarle accanto una discreta quantità di casse e pacchi imballati. «Adesso c‟è un po‟ di foschia, ma su quel lato c‟è una rimessa delle barche, mentre laggiù iniziano i magazzini. Se supera la prima fila di capannoni e scende le scale, si ritroverà nel parcheggio che costeggia il limitare della foresta e che si collega direttamente alla strada provinciale. La potrei accompagnare, se ci fosse più tempo, ma purtroppo devo fermarmi a scaricare.» L‟uomo grugnì di nuovo con soddisfazione. «Comunque non c‟è nulla da temere, mi creda…» aggiunse, quasi percependo il suo cupo presentimento. «In questo punto mollo parecchi turisti durante l‟estate. Adesso c‟è meno traffico e il servizio di navetta è sospeso, ma Jim Douane passa due volte al giorno a ritirare la posta e, prima o poi, le darà uno strappo fino in città.» «Ah, bene, la città.» Lara Haralds cercò di rincuorarsi, mentre si avviava lungo il molo con i nervi facciali già semicongelati. Cold Lake. Quasi tredicimila residenti ufficiali, trecento chilometri a nord-est di Edmonton. Una cittadina in grado di offrire parecchio, oltre alle foreste boreali, le oasi di uccelli migratori, un lago dalle acque cristalline e ricche di pesce, un paio di riserve indiane e la vicina base militare. Nel bene o nel male, quel luogo poteva rappresentare un punto di svolta per la sua vita e lei si era imparata a memoria la presentazione sul sito del turismo, con tutte le attrazioni e le curiosità locali, da quando Alienor Ruben, la sua fidata agente letteraria, ne aveva pronunciato il nome. Esattamente nove giorni prima.


(Edmonton, nove giorni prima) «Cold Lake. Ecco un posto magnifico dove mi piacerebbe ritirarmi quando sarà il momento giusto, per dedicarmi anima e corpo al piacere della lettura.» sospirò Alienor, affondando nella sua orribile poltrona di similpelle. Di fronte a lei, Lara Haralds cercò di aggiustare la postura della schiena, avendo cura di non far sentire lo scrocchio inquietante di due vertebre che si erano spostate fuori sede nel lungo periodo in cui era stata costretta a rimanere seduta su uno degli sgabelli da tortura dell‟ufficio della Ruben Literary Agency. Alienor amava lasciarli abbarbicati là sopra, ricurvi e doloranti, i suoi cari scrittori, in un‟auspicata posizione contemplativo-venerativa, mentre lei portava a termine la valutazione di quello che avevano avuto l‟ardire di sottoporle. Era una sorta di test silenzioso che veniva però accettato senza grandi proteste, visto che, al di là dei modi bruschi e dell‟inequivocabile severità che la contraddistingueva, Alienor Ruben era una degli agenti più apprezzati in città, se non addirittura in tutto lo stato. Lara era orgogliosa di far parte della sua scuderia, anche se ancora pativa la soggezione e l‟ansia di quei momenti spinosi. Aveva spedito il file con l‟ultima bozza già da settimane, ma poco prima di entrare nell‟ufficio non era riuscita a trattenersi ed aveva apportato due o tre cambi di dialogo. Come al solito, era stata colta dalla frenesia impulsiva che l‟attanagliava sempre prima della fatidica consegna del compito, fin dai tempi della scuola. E la sua agente era sempre lì, pronta a stroncarla con uno solo dei suoi sguardi da “Misery non deve morire”, incorniciati dalla spessa montatura di tartaruga. «Non mi sembra un progetto tanto originale, Alienor.» azzardò timida, tanto per poter dire qualcosa e alleggerire la tensione. «Pensavo che tu avessi sogni ben più trasgressivi per la pensione. In fondo, hai già passato buona parte della tua vita a leggere.» «E‟ una cosa del tutto diversa.» sbottò Alienor, riemergendo dalla poltrona come la pinna di uno squalo che aveva fiutato il sangue. «Ora sono costretta a sorbirmi le opere degli altri per tenere aperta la baracca e purtroppo le mie ulcere intestinali mi presentano il conto ogni dannata sera.» Le sue labbra, rifinite con precisione da una matita color carminio, si storsero in una lieve smorfia di disgusto. «Ma quando me ne starò rintanata ad est, in una baita silenziosa e accogliente, potrò finalmente abbandonarmi alla lettura per puro diletto. Uno dei più grandi piaceri che siano consentiti all‟umanità.»


«Spero che non sia un desiderio da realizzare in tempi brevi, allora. Voglio dire, sei così in gamba e c‟è un nutrito gruppo di giovani scrittori, tra cui mi inserisco,» Lara si mosse a disagio sullo sgabello, «che necessitano ancora della tua guida illuminata.» Alienor si concesse di ridacchiare. «Bene, bene, Haralds. Devota e viscida allo stesso tempo. Sono sempre più orgogliosa di te. Stai crescendo, sia nella professione che nella difficile arte delle pubbliche relazioni.» Le fece pure l‟occhiolino. «Si direbbe che molleggiare sul materasso con un volpone brizzolato come Kean Morgan senior ti stia giovando parecchio.» Lara si sentì avvampare e rischiò di cadere in avanti. «Non è così, Alienor. Da come lo descrivi, sembra che il mio rapporto con Kean sia quello di una scolaretta con il suo maestro. Forse prima di conoscerlo ero un pochino sprovveduta, questo te lo posso concedere, ma non ero certo Biancaneve e lui non mi ha risvegliata a suon di baci…» «Mmm…e che c‟è di male ad aprire finalmente gli occhi, alla tenera età di trentaquattro anni, se poi il tuo pigmalione attua tecniche d‟istruzione così rilassanti…» Alienor continuò a sorriderle sorniona, «Eh, sì, ci sono passata anch‟io per certi terribili marosi passionali e per i conseguenti fremiti ormonali che ti fanno sentire così indolenzita e sazia. Sono esperienze che ricordo sempre con un lieve languore, anche se, per mia fortuna ci sono ancora successi in grado di farmi sentire viva quasi allo stesso modo.» «Oh, davvero?» L‟accenno, solo in apparenza buttato lì a caso, solleticò subito la curiosità di Lara. Quello letterario era un mondo in continuo movimento, che bisognava monitorare con costanza, sia all‟orizzonte che alle spalle, se si voleva rimanere a galla. «Hai per le mani qualche plot interessante? Qualche scrittore che conosco?» «Non uno scrittore, Lara. Un GENIO.» L‟agente socchiuse gli occhi d‟uno splendido color verde tempesta e si leccò le labbra. Lo squalo aveva già individuato una preda, anche se Lara non aveva ancora capito chi fosse. «In effetti,» riprese Alienor, «sono vicina a concludere quello che potrebbe essere il mio più grande contratto, quello che mi permetterà davvero di godermi una pensione meritata e dorata.» Si scostò leggermente dal bordo della scrivania e aprì un cassetto da cui estrasse una cartellina priva di intestazioni. Poi fissò Lara da sotto in su e scandì con lentezza poche parole. «Terence. Foreman. Ti dice qualcosa?» «Oh, no! No! No! Per tutte le stelle in cielo! QUEL Foreman?» Lara si scoprì ad urlare. «L‟autore del Dialogo sulla bellezza alle soglie del nuovo millennio?» «Proprio lui.» «Dio mio!» stavolta Lara scivolò davvero giù dalla seduta e dovette riassestarsi tremando, «Lui sì che è stato un vero enfant prodige, un autentico mito. Se penso che a ventitré anni ha scritto


il Dialogo, un chiaro riferimento al Simposio di Platone, ma attualizzato alla luce della filosofia contemporanea e dei contrasti della nostra società…» Alienor annuì gongolante. «Non dimenticare che subito dopo la laurea ha scalato le classifiche con un romanzo di rottura come La vendetta del mantide, che riuscì a mettere d‟accordo critici e lettori di tutto il mondo.» «E poi la cattedra di filosofia alla Columbia University e il premio Pulitzer, a ventinove anni, con il saggio Curve imperfette.» Lara boccheggiò. Le mancava quasi il respiro per l‟entusiasmo. Il giovane professore era divenuto un intellettuale di riferimento per tutti gli studenti canadesi, oltre ad essere un uomo di notevole prestanza fisica, bruno e con due occhi di un azzurro così intenso da indurre soggezione in chi lo avvicinava. «Dio mio, Alienor, come ho amato e odiato quell‟opera! Mi ha lasciato devastata, in senso letterale. Tengo ancora il libro sul comodino e di sera lo apro e leggo qualche frase, tanto per riassaporare la potenza delle sue parole.» «Un genio, come ho detto, non ci sono altre definizioni per classificare Foreman. Ricordo come fosse ieri quando mi offrii di curare l‟edizione economica dei suoi libri.» «Oh, caspita, Alienor! Non lo sapevo! TU sei stata l‟agente di Terence Foreman?» «Purtroppo no,» la sua agente sembrò indispettirsi, le mani ebbero un lieve fremito, «anche se avevo preparato un piano promozionale che lo avrebbe piazzato tra i best-seller dei tascabili per decenni. Feci ore di anticamera, mi appostai all‟uscita di vari convegni, cercai in tutti i modi di convincerlo della bontà della mia proposta, ma fu tutto inutile. In quell‟occasione lui rifiutò, preferendo avvalersi del solito colosso che gli offrì un contratto milionario, senza nessun rischio ma anche senza la definitiva consacrazione presso il grande pubblico.» Solo per un momento Alienor chinò il capo, meditabonda, anche se poi tornò subito a gonfiarsi piena d‟orgoglio. «In ogni caso, a seguito della mia iniziativa così pressante, fui invitata alla presentazione di Montreal, un evento imperdibile.» «Wow. Fu allora che lo conoscesti?» «No, Foreman non si fece vedere.» Alienor tamburellò le dita sulla scrivania. «Però nessuno dell‟ambiente se ne ebbe a male. Sai, il personaggio eccentrico, l‟aura di mistero… Ci fu l‟attesa, la curiosità di sapere se avrebbe confermato le peggiori dicerie. Sebbene lui non fosse presente con il corpo, il suo spirito aleggiava tra i presenti, e io provai comunque un‟emozione indescrivibile.» «Se lo dici tu.» Lara non poté che ammirare quella strana donna spiritata, per com‟era riuscita a trasformare in un ricordo positivo quella che sembrava essere stata, invece, una delusione a tutti gli effetti. Ecco perché Alienor Ruben era davvero una guida e un modello cui ispirarsi. «Però, se non mi sbaglio, sono quasi cinque anni che non si sente più parlare di lui.»


«Dopo quanto è accaduto, Terence ha scelto di isolarsi dal mondo.» Adesso Alienor era passata a un tono quasi intimo, come se lei e Terence si fossero conosciuti davvero. «Immagino che perdere la propria anima gemella non sia facile per nessuno, neanche per un uomo del suo livello.» Lara cercò di riportare alla mente tutte le notizie più recenti che aveva visto sui vari forum e sui siti specializzati. Foreman si era ritirato nel momento di massima fama, dopo che in un incidente d‟auto negli Stati Uniti era morto il suo compagno e collaboratore più stretto, Robert Newman. Quella disgrazia lo aveva travolto e sconfitto. «Eh, sì, eppure Terence ha sempre saputo distinguersi, anche nel dolore.» Alienor scosse la testa, «Scrisse che preferiva soffrire senza essere spiato e espiare il suo rimorso senza condividere la sua sofferenza con gli estranei. E scomparve.» Era un luccichio di commozione quello che Lara aveva intravisto per un solo istante, nel profondo di quegli occhi abitualmente rapaci? «D‟altro canto, si sussurra che in tutto questo tempo non se ne sia stato sempre a crogiolarsi in un‟inutile solitudine, ma abbia invece colto l‟occasione per scriverlo…» «Scrivere cosa?» «The masterpiece, Lara.» Alienor scandì di nuovo le parole. «Sto parlando del capolavoro assoluto, quello per cui vale la pena affrontare la battaglia o morire nel tentativo di farlo. Quasi nessuno dei miei scrittori ha avuto e avrà mai questa fortuna.» E dicendo questo le lanciò un‟occhiata carica di significati reconditi che quasi l‟annichilì sul suo sgabello. «Però, a quanto pare, era deciso che la mia linea del destino si rincontrasse con quella di Terence. Ho lavorato duro ed è stato veramente arduo riuscire a procurarsi le informazioni… » la voce si fece bassa, poco più di un sibilo. «Non indovinerai mai quali sordidi compromessi ho dovuto accettare.» Lara si sentì ribollire il sangue al solo pensiero. E non lo voglio sapere. Mai. «La cosa incredibile è che, per tutti questi anni, se ne è rimasto nascosto qui da noi, nell‟Alberta.» Lara sussultò. Qui da noi era un concetto po‟ vago, se si considerava che la provincia canadese in cui vivevano aveva una superficie di oltre 661.000 chilometri quadrati. «Qualche indicazione più specifica?» «Confine orientale, a ridosso del Saskatchewan. Per l‟esattezza, il suo rifugio segreto si trova nell‟amena cittadina di Cold Lake. Non appena l‟ho saputo, ne ho tratto un‟ulteriore conferma della profonda affinità che ci lega.» «E hai scoperto se abita lì tuttora?» «Ho fatto di meglio, Lara. L‟ho contattato. Ecco qui, due e-mail mie e due risposte… di Terence.» Sospirò e si decise ad aprire la cartellina anonima per rivelare un sottile fascio di pagine. «Da adesso in poi ti chiedo la massima riservatezza, perché nessuno dei miei concorrenti è arrivato


a tanto. Non si può definire una corrispondenza amorosa» sogghignò, «ma c‟è una trattativa in corso ed è una cosa che reputo seria.» Lara aguzzò la vista sul primo foglio che le porgeva Alienor, anche se non poté evitare di chiedersi perché la sua agente la ritenesse all‟improvviso così importante da condividere con lei quella confidenza. Notò prima di tutto che la lettera iniziale dell‟agenzia era stata inviata all‟indirizzo personale dello scrittore, mentre il mittente dell‟email di risposta era l‟account di un negozio, un emporio o un qualche centro commerciale di Cold Lake, Lefebvre General Store. Poi lesse il testo della risposta: “MI RICORDO DI LEI E DELLA SUA OSTINAZIONE AL LIMITE DEL BUON GUSTO. STIA ALLA LARGA. FOREMAN.” Cercò di mascherare qualunque espressione facciale di smarrimento, come un‟abile giocatrice di poker che ha capito solo all‟ultima mano d‟essersi accomodata per sbaglio al tavolo del ramino. «Ehm, Alienor, non pensi che ti abbia riscontrato per pura cortesia?» «Terence non riscontra. Mai. E come ti ho già detto, non viene annoverato tra le persone più cortesi dell‟ambiente letterario.» Alienor alzò sdegnosamente gli occhi al soffitto, «Quindi stavolta è diverso. Se non si è limitato a cestinare la mia offerta, significa che anche lui desidera ritornare ad imporsi al mondo con prepotenza e sta solo aspettando il giusto motivo per farlo. Ed ecco che a questo punto entri in scena tu, Lara.» «Io?» L‟agente si sporse sopra il tavolo, afferrando un nuovo foglio. «Sì, nella seconda risposta Terence si è finalmente aperto con me e ha fatto riferimento ad alcune difficoltà tecniche. Ecco qua.» Lara lesse l‟ulteriore e-mail proveniente dall‟emporio: “RIBADISCO QUANTO SCRITTO IN PRECEDENZA. NON HO PRONTO UN CAZZO DI NIENTE. MI LASCI IN PACE. FOREMAN”. «Alienor…» provò a interromperla. «Ragazza mia, prima che tu esprima ad alta voce qualche pensiero con pericolosa tendenza alla banalità… evento, come ben sai, per me fortemente fastidioso,» Alienor tornò a fissarla, mentre la sua montatura mandava bagliori sinistri, «ti evidenzio che tu non conosci affatto Terence e il suo modo di approcciare il prossimo. Questa risposta può essere compresa solo da chi lo conosce a fondo. Vedi, lui dice no quando tutti dicono sì e vede bianco dove tutti vedono solo il nero delle cose.» «Cioè, parla al contrario?»


Alienor fece finta di non badarla. «Terence è una persona spigolosa, uno cui piace nuotare controcorrente, risalire le cascate…» «Una specie di salmone…» «Lara, per cortesia! Se Foreman scrive che non ha pronto un cazzo di niente, vuol dire che in realtà ha già completato la stesura del manoscritto.» «Non stai parlando sul serio?» Lara esaminò per la prima volta con interesse la tazza fumante che la sua agente stava sorseggiando. Cosa poteva esserci dentro? Brodo ai funghi? Tisana di Belladonna e LSD? Immagini di Alienor in pantaloni a zampa d‟elefante e collana di fiori al collo le balenarono ad un tratto nella testa. Forse era per questo motivo che le sue iridi apparivano sempre così dilatate e luminose. «Il modo con cui cerca di preservare il mistero, disseminando indizi come briciole di pane,» Alienor si era alzata dalla poltrona, circostanza rara e ancor più allarmante, e stava facendo il giro della scrivania, «ecco la chiave per accostarsi a un genio della scrittura come lui.» Lara fissò inquieta l‟aspirante agente letteraria del genio. Sentiva un familiare prurito sulla punta del naso, come se un tassello dovesse ancora andare a posto. E aveva al contempo il doloroso presagio che il completamento del puzzle sarebbe stato in qualche modo rilevante per lei. Si fece guardinga. «Ma se Foreman ha finito questa benedetta bozza, cosa gli impedisce di fartela leggere?» Gli occhi di Alienor ebbero un guizzo. «Per capirlo, basta leggere la seconda parte della risposta.» «Mi lasci in pace?» «Un‟implicita ma chiara richiesta d‟aiuto, mia cara. Ormai se ne sta nascosto lassù da troppo tempo, Dio solo sa con quali mezzi a sua disposizione. Pensaci con attenzione. Terence ha per le mani una materia grezza, benché in sé preziosa, e gli serve giusto qualcuno che collabori con lui per estrarre tutti i diamanti occultati.» «Stai parlando proprio sul serio, allora. Lasciami indovinare, secondo te gli serve un editor?» «Esatto, mia cara. Per questo ho subito pensato a te.» «Uh, no. No e poi no.» Lara si schermì d‟istinto. «Non credo di essere la candidata ideale e per motivi oggettivi. Foreman sarebbe troppo per me. Per tutte le stelle in cielo, balbetto solo a pronunciarne il nome.» «Perché no?» Alienor tracciò con un dito piccole volute in aria. «Sei capace, affidabile e soprattutto brava a intervenire con le correzioni senza influenzare lo stile originario dell‟autore. La tua mediocrità non rischierà in alcun modo di oscurare il fulgore di Terence.»


«Ma, Alienor, io ho deciso d‟intraprendere una strada diversa, come tu ben sai… il mio romanzo…» «Cambio gomme è stata una felice convergenza di casualità, tesoro. Non ultimo il fatto che i protagonisti siano veri, vivano nella nostra città, e che tu nel frattempo ti sia fidanzata con il ricco padre di uno dei due. Insomma, non puoi sperare di suscitare uno scandalo per tutte le tue opere future.» «Forse perché in futuro aspiro a farmi leggere per la mia bravura…» replicò Lara piccata, incrociando le braccia al petto. «Un desidero condivisibile. Io per prima auspico solo il meglio per te,» il tono di Alienor si ammorbidì in una miscela ricca di miele e di calore, «tuttavia, nel frattempo, perché non rinforzare il tuo curriculum come editor e magari anche come ghost writer di Terence Foreman?» Alla fine, mentre ancora Lara si dibatteva nel dubbio, gli occhi scintillanti di Alienor Ruben posero la regina delle domande. «Vuoi che i lettori e i colleghi ti ricordino per sempre come Lara Haralds, la fidanzata miracolata di Kean Morgan senior, e BASTA?» Lei fremette. Innamorarsi, contraccambiata, di Kean era stata sinora la sua vittoria più bella e inaspettata, ma era anche consapevole che: a) i sogni rosa si stingono in fretta, se continui a far lavatrici aspettando che si trasformino da soli in anelli di materiale aureo; b) a prescindere da Kean Morgan senior, socio di maggioranza della Morgan Pharmaceuticals, lei aveva deciso fin da bambina di farsi un nome come scrittrice di romance; c) da qualche parte, sebbene non avesse mai provato a cercarla in modo serio e determinato, doveva esserci anche dentro di lei quella virtù sfuggente nota ai più come ambizione. «Considerala una SFIDA CREATIVA.» concluse Alienor Ruben con la consueta amabile spietatezza. E lì Lara distinse lo sfregare della corda che sollevava la lama sulla carrucola e la posizionava in alto, esattamente sopra la sua testa. Furono queste le ragioni principali che la convinsero a tornare a casa, snocciolare a parenti e amici una versione soft dell‟incarico che le era stato affidato, fare le valigie in tutta fretta e salire nel giro di una settimana sull‟idrovolante di linea per Cold Lake. Da quella sfida creativa dipendevano fondamentali svolte della propria vita. Impostare la sua situazione affettiva da semplice cotta per un ricco uomo di mezza età a legame duraturo e metallicamente rinforzato; confermare il proprio successo letterario per meriti e non per altro; dimostrare a tutti (compresa se stessa) che lei era una persona che, se voleva davvero, poteva.


Lara se lo ripeté allo sfinimento, mentre le rotelline del suo trolley scivolavano ticchettando sulla superficie irregolare e umida delle assi del molo.

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