inchiesta
Parchi sul
filo
La Legge quadro sulle aree protette compie vent’anni. Fra specie salvate e territori valorizzati. La scommessa di una nuova governance e le incertezze per il futuro di Francesco Loiacono
I
l 6 dicembre la Legge quadro sulle aree protette, la numero 394 del ’91, compie vent’anni. Un compleanno che giunge in una fase delicata come non mai, con il cambio di governo e la stagione di ristrettezze imposte dalla manovra economica. Con le schede che seguono fotografiamo il presente dei parchi nazionali, fra eccellenze, criticità e margini di miglioramento. I numeri di questi primi venti anni, comunque, sono certamente dalla parte della normativa andata in porto, al termine di un iter parlamentare iniziato nell’87, mentre era ministro Giorgio Ruffolo: ha fatto alzare la superficie di territorio protetto in Italia dal 3 all’11%, sono nati 18 nuovi parchi nazionali, per non parlare delle decine di parchi regionali e delle aree appartenenti alla rete Natura 2000 grazie ai quali la percentuale sale al 20.
30
La nuova ecologia / dicembre 2011
I NUMERI
èintervista CRESCIUTA L’ITALIA protettA a Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi
23
Parchi nazionali 1.391.746 ha a terra 71.812 ha a mare
L
a legge 394 ha fatto crescere il territorio protetto in Italia. Ma adesso per superare le difficoltà economiche bisogna trovare nuove forme di finanziamento, e puntare sulla qualità di gestione delle aree protette. Ne parliamo con il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, che fa un bilancio e auspica un futuro di qualità delle aree protette italiane.
27
I risultati nella tutela della biodio versità non mancano: sulle nostre montagne si è rafforzata la preo senza di specie in pericolo come il lupo, giunto fino ai Pirenei, lo stambecco e la lince. Sull’Appeno nino si sono salvati dall’estinzio ne il camoscio, l’orso bruno e, sul fronte della flora, il pino loricato. Un successo che ha visto protao gonisti i buoni amministratori e anche i cittadini visto che la lego ge attribuisce un ruolo ai comuni nella gestione e favorisce la condio visione delle responsabilità con le comunità locali. In questo “ventennio verde” però non mancano le ombre. «Sebo bene fossero previsti dalla legge, mancano ancora la Carta della natura e le Linee fondamentali per l’assetto del territorio» si legge nel documento “Un nuovo futuro per i parchi, la biodiversità e le politiche di sistema” presentato da Legambiente durante il conveo gno tenuto su questo tema poche settimane fa al Parco dell’Appia antica. Ma è la burocrazia ad aver indebolito la 394: i meccanismi di nomine dei presidenti e dei direto tori sono stati farraginosi creando molte situazioni di stallo risolte dalla nomina dei commissari. Lego ge, insomma, che dopo vent’anni ha bisogno di un tagliando. Un lavoro nel quale è impegnata la Commissione ambiente al Senao
Qual è il bilancio di questi primi 20 anni della 394? È positivo nell’applicazione della legge. Questa ha consentito la nascita di tantissime aree protette in Italia. Naturalmente come succede quando una legge dura venti anni ci sono state anche molte ombre oltre a numerose luci, ed è per questo che è necessario fare, come qualcuno l’ha chiamato, un tagliando alla legge. In 20 anni ci Che cosa non ha funzionato bene? sono state anche Sicuramente la macchinosità della gestione, molte ombre oltre nel senso che c’è un po’ troppa burocrazia per a numerose approvare il piano del parco. Il piano di sviluppo luci, per questo economico e sociale si è rilevato inutile, i suoi è necessario contenuti possono essere inseriti nel piano del modificare la parco. Questa macchinosità ha pesato sul piano legge della governance. Pare sempre più probabile un futuro in cui ai parchi verranno destinate dallo Stato poche risorse. Come si può rimediare? Purtroppo ci avviciniamo a una fase difficile per le finanze pubbliche. Quindi trovare dei finanziamenti è importante. Sia chiaro che devono essere aggiuntivi non certo sostitutivi di quelli pubblici. Le royalties possono finanziare le attività che si svolgono nei parchi. Può fare un esempio? In molti parchi italiani ci sono dei bacini idroelettrici, questi producono energia e numerose risorse ma i parchi non ne traggono alcun beneficio. Quindi una royalty da queste attività a favore dei parchi mi sembra una cosa più che giusta. Si può fare anche per l’acqua idropotabile, quella minerale e così via. Pensa che ci sia bisogno di altre aree protette? Sinceramente non credo, sono ormai quasi il 20% del territorio nazionale se conteggiamo anche il sistema delle aree Natura 2000. Penso che si debba lavorare di più sulla qualità di gestione delle aree protette.
147
Riserve naturali statali 122.775 ha a terra
134
Parchi regionali 1.294.655,87 ha a terra
3
Altre aree naturali protette nazionali 2.557.477 ha a mare 5,7 km di costa
365
Riserve naturali regionali 230.240,21 ha a terra 1.284 ha a mare
171
Altre aree naturali protette regionali 50.237,72 ha a terra 18,40 ha a mare
870
TOTALE AREE NATURALI PROTETTE 3.089.655,71 ha a terra 2.853.033 ha a mare 658,02 km di costa
FOTO: © massimo piacentino
Il 6 dicembre è l’anniversario della legge 394. Dal 1991 sono nati 18 nuovi parchi nazionali
Aree marine protette 222.442,53 ha a mare 652 km di costa
On line l’intervista a Giampiero Sammuri http://tinyurl.com/ bq73yhv
dicembre 2011 / La nuova ecologia
31
inchiesta parchi sul filo
Tre domande a... Franco Ferroni (WWF Italia)
Danilo Selvaggi (Lipu) Quali sono stati i pregi della 394?
In questi 20 anni l’Italia è stato il paese europeo che ha istituito il maggior numero di aree protette. È stato così arginato il consumo di suolo, e il divieto di caccia e alcuni progetti hanno messo in sicurezza specie a rischio come il lupo e il camoscio appenninico. Inoltre i parchi hanno offerto occupazione verde a giovani qualificati e promosso nuova economia.
Ha preser vato una par te consistente del territorio italiano dalle ferite che, altrove, le mille forme della speculazione gli hanno inflitto. Senza le aree protette e le battaglie per la natura, l’Italia sarebbe oggi un enorme abuso edilizio, un gigantesco ecomostro. Inoltre, la 394 ha aperto un grande capitolo di conservazione della natura di cui eravamo privi.
Quali i difetti? Non sono mancati problemi legati alla burocrazia, ai tempi lunghi per l’approvazione di atti e strumenti di gestione, all’occupazione politica di ruoli e poltrone. Per mancanza di obiettivi dichiarati e relativi indicatori nella gestione resta piena d’incognite la sfida della qualità e dell’efficacia di gestione rispetto alla missione dei parchi, che resta la conservazione della biodiversità.
to che ha aperto una discussioo ne sulla modifica della legge che suscita interesse e confronto nel mondo ambientalista. «Se non ci saranno traumi e la legislatura si concluderà nei suoi tempi nao turali, possiamo portare in porto il disegno di legge», confida il seo natore Antonio D’Alì, presidente della commissione Ambiente. Dunque c’è da costruire il fuo turo delle aree protette. E se i solo di per le spese fisse sono stati già assegnati per il 2012, con 61 mio lioni previsti dalla legge di bilano cio, «per le aree marine protette è prevista la riduzione della metà dei fondi disponibili – lamenta Stefano Donati, direttore dell’amp delle Egadi – In questa maniera si dichiara la fine di una strategia nazionale per la tutela del mare». «Ridurre la spesa pubblica è un alibi – denuncia il senatore Roo berto Della Seta – perché l’ultima legge di stabilità ha destinato 400 milioni in più all’autotrasporto, soldi con cui i parchi vivrebbero per sei o sette anni. La spesa per 32
La nuova ecologia / dicembre 2011
Le difficoltà e i limiti non mancano. Quanta conservazione si è fatta davvero e quanta se ne potrebbe fare, di più e meglio? Quanto, le aree protette, hanno ceduto al ricatto della peggiore politica? Ancora, quanto serve, sotto il profilo legislativo, in termini di integrazione e armonizzazione delle norme naturalistiche? Si pensi, ad esempio, al rapporto ancora complesso tra i parchi e la rete Natura 2000.
Che cosa cambiare della legge? Poco o nulla dell’originaria impostazione (tra l’altro già modificata nel 1998 con la Legge n.426). In Parlamento c’è chi propone una riforma della 394 che il Wwf valuta non opportuna, pericolosa e fuorviante per i suoi contenuti rispetto ad altre priorità. Serve piuttosto dare un forte impulso alla gestione delle aree protette, “fare sistema” e cogliere le uniche opportunità che nell’immediato futuro saranno offerte dai fondi dell’Unione Europea.
L’Italia ospita un terzo delle specie animali e metà di quelle vegetali d’Europa
Più che cambiare, occorrono soprattutto un coraggio e una dignità ritrovati: saper dire che i parchi sono importantissimi, che una nuova speranza per le nostre vite, economie, comunità, passa anche dall’occasione di una società armonica con la natura. Poi, risulterebbe utile migliorare la programmazione conservazionistica e scientifica, e creare nuovi motivi di attrazione verso le comunità locali.
i cacciabombardieri manterrebbe in vita le aree protette per deceno ni». La scarsità di risorse per gli investimenti è una condizione alla quale i parchi sono abituati da anni. «Per gli investimenti non c’è nulla, non da oggi ma da quando è stato soppresso il programma triennale. Quindi sta alla capacità dei parchi trovare i finanziamenti – dice Nicola Cimini, direttore del Parco della Majella – Per i proso simi due o tre anni non avremo
problemi perché partecipiamo a bandi europei e di privati, come le Fondazioni». Tra le forme di auo tofinanziamento si discute inoltre delle royalty: un modo per “moneo tizzare” beni e servizi come acqua, ossigeno e biodiversità che le risero ve naturali garantiscono. In vista di una nuova governance che possa restituire ai parchi il ruolo che gli spetta nell’economia di un paese che ospita un terzo delle specie animali e metà di quelle vegetali del Vecchio continente. n
Se voltiamo le spalle al mare
di Umberto Mazzantini*
L
a lunga e perigliosa storia delle Aree marine protette italiane, cominciata nel lontano 1982 con la legge “Disposizioni per la difesa del mare”, rischia di affondare nell’ultima legge di stabilità che riduce di un terzo i fondi destinati alle amp, che rischiano così di chiudere o di essere accorpate. Mentre si istituivano a volte faticosamente le amp, il mare protetto perdeva progressivamente risorse da dividere tra sempre più enti gestori. Una scarsità e inadeguatezza di fondi non solo inadeguati a tutelare la biodiversità, ma che non ha un livello così misero in tutta l’Unione europea. Per capire quanto questo immenso patrimonio Le aree marine naturale sia stato protette rischiano ignorato e maltrattato, di affondare ridotto spesso a un nella legge segno sulla carta nautica di stabilità che difficilmente difendibile riduce i fondi da amp armate spesso solo di passione e buona volontà, basta fare un paragone con la vicina Corsica, dove le riserve marine ricevono da sole molti più finanziamenti di tutte quelle italiane. Un’indifferenza della politica che è anche il segnale dell’abbandono del territorio mare, di un’amministrazione pubblica che vede nelle coste troppo spesso l’occasione per la rendita cementificatoria, per un turismo che consuma e massacra le risorse, per riprodurre un’infinita sequela di porti turistici. Questo nostro paese sembra aver voltato le spalle al mare e alla sua incredibile ed in gran parte sconosciuta biodiversità, che è probabilmente la migliore carta da giocare per difenderci ed adattarci al global warming ed al cambiamento climatico. Fenomeni che già aggrediscono il Mediterraneo, portando alieni esotici fino alle sue sponde settentrionali e trasformando i nostri pesci e le altre specie autoctone in profughi assediati nel mare più caldo. Un paese che rinuncia a difendere e valorizzare la sua bellezza profonda e il suo mistero è un paese che rinuncia alla sua storia e al suo futuro, che senza le Amp trasformerà ancora di più il Mare Nostrum in terra di nessuno.
*Portavoce di Legambiente Arcipelago toscano
vincenti di natura Identikit dei 23 parchi nazionali. Fra eccellenze e aspetti da migliorare a cura di Federica Barbera
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Superficie: 54.000 ha + 80.000 di area contigua. Province: Fr, Is, Aq Istituzione: 1921 su iniziativa privata, D.R.Legge 257/23; Dpr. 26 novembre 1993 Presidente: Giuseppe Rossi Direttore: Dario Febbo Consiglio direttivo: incompleto n Ha appena compiuto 90 anni, ed è il parco che ha garantito la conservazione di alcune tra le sottospecie più rare a livello mondiale, come l’Orso bruno marsicano ed il Camoscio d’Abruzzo, e quella più importante della fauna italiana, come il lupo. Le difficoltà che incontra oggi riguardano la corresponsio-
ne di fondi adeguati e la gestione della popolazione dell’orso, soprattutto per la mancanza di collaborazione delle altre istituzioni.
Alta Murgia Superficie: 68.077
ha Bt Istituzione: legge 426/98, dpr. 10 marzo 2004 Presidente: commissariato Direttore: non nominato Consiglio direttivo: assente n È il parco a vocazione agricola più esteso d’Europa, nato dalle battaglie degli ambientalisti per tutelare uno dei paesaggi più particolari d’Italia dagli eccessi di un’agricoltura legata alla devastante pratica dello spietramento. I conflitti con le amministrazioni loProvince: Ba,
segue a pag. 35 > dicembre 2011 / La nuova ecologia
33
inchiesta parchi sul filo < segue a pag. 33
cali, attente più alle attività impattanti come l’estrazione di pietra locale che allo sviluppo sostenibile, fanno di questo parco un incerto strumento di tutela della natura.
Appennino Lucano, Val d’Agri e Lagonegrese Superficie: 68.996
ha Pz Istituzione: legge 426/98; dpr. 8 dicembre 2007 Presidente: commissariato Direttori: non nominato Consiglio direttivo: assente n Il Parco nazionale più giovane d’Italia, cerniera di connessione tra il Cilento e il Pollino, rappresenta un’importante tassello per la conservazione della biodiversità nell’appennino meridionale. Da anni deve convivere con le attività estrattive di un importante bacino petrolifero: la contraddizione che l’area protetta deve affrontare e vincere.
Appennino Tosco Emiliano Superficie: 26.149
ha Pr, Ms, Lu Istituzione: legge 344/97; dpr. 19 maggio 2001 Presidente: scaduto il 19 novembre 2011 Direttori: Giuseppe Vignali Consiglio direttivo: completo n Un parco di crinale, nato dalla sommatoria di altre aree protette preesistenti, che non è riuscito ancora a omogeneizzare le politiche tra i due versanti. L’impegno del futuro è, oltre Province: Re,
FOTO: © Miliani /flickr
Province:
Nelle foto luoghi e specie animali protette. La 394 ha salvato il camoscio, il lupo, l’orso bruno e il pino loricato
conservare luoghi di indubbio interesse naturalistico, quello di far partecipare le comunità locali tosco-emiliane a un progetto di parco più condiviso.
Arcipelago de La Maddalena Superficie: 5.134 Superficie a mare:
ha 15.046 ha
Province: Ot Istituzione: legge
10/94; dpr. 17 maggio 1996 Presidente: Giuseppe Bonanno Direttore: Mauro Gargiulo Consiglio direttivo: incompleto n L’Arcipelago, costituito da oltre 60 isole e isolotti di natura granitica e scistosa, rappresenta un complesso strettamente interdipendente di mare e terra, e un paesaggio straordinario. Un Parco che ha dovuto convivere con molte contraddizioni, persino con una base militare della Nato, e che deve risolvere i problemi di una difficile convivenza con l’unico comune interessato dall’area protetta.
Arcipelago Toscano Superficie: 17.887
ha
Superficie a mare: 56.776
ha Gr, Li Istituzione: legge 394/91; dpr. 22 Province:
Luglio 1996 scaduto il 19 novembre Direttore: Franca Zanichelli Consiglio direttivo: completo n È uno dei primi ad aver approvato il piano del parco, e con un forte consenso alla proposta di eradicazione del cinghiale e del muflone che distruggono la biodiversità e l’agricoltura all’Isola d’Elba. Però non è ancora stata istituita l’area marina protetta prevista dalla legge 979 del 1982, e la conflittualità politica e la frammentazione amministrativa persistono ancora. Presidente:
Asinara 5.200 ha Ss Istituzione: legge 344/97 Presidente: Pasqualino Lorenzo Federici Direttore: Carlo Forteleoni Consiglio direttivo: da nominare n L’essere stata un’isola carcere ne ha preservato il territorio, e l’avvento del parco l’ha finalmente “liberata” e resa fruibile, sebbene con moderazione. L’idea di una fruizione sostenibile di un’isola inaccessibile è stata la sfida di ambientalisti e amministratori lungimiranti, che però non è stata ancora vinta. Superficie: Province:
dicembre 2011 / La nuova ecologia
35
inchiesta parchi sul filo
Aspromonte Superficie:
64.545 ha
Province: Rc Istituzione: legge 394/91; dpr. 29 marzo 1994 Presidente: Leo Autelitano Direttore: Tommaso Tedesco Consiglio direttivo: incompleto n Un massiccio montuoso tra due mari, con paesaggi suggestivi e impenetrabili di rocce, fiumare e boschi, dov’è presente la grande felce tropicale residuale del pliocene, il capriolo italico, il driomio e il lupo. Terra, fin dal secolo scorso, di briganti e sequestri. La forza di questa natura è diventata motivo di riscatto sociale per le comunità locali con i contratti di premialità contro gli incendi, una rete di sentieri di fede e di natura e percorsi di sapori e di storia legati ad antiche etnie grecaniche e italiche.
Cilento, Vallo di Diano e Alburni Superficie: 181.048
ha
Province: Sa Istituzione: legge 394/91; dpr. 6 maggio 1995 Presidente: Amilcare Troiano Direttore: Angelo De Vita Consiglio direttivo: incompleto n Un parco con una forte eterogeneità ecologica e territoriale, con ambienti praticamente inalterati che si alternano con altri fortemente modificati da centri urbani e valli densamente popolate. L’area protetta è un importante attrattore turistico che deve però contrastare pericolosi progetti di nuove infrastrutture turistiche.
Cinque Terre Superficie: 3.860
ha
Province: Sp Istituzione: legge
74.095 ha Province: Ch, Aq, Pe Istituzione: legge 394/91; dpr. 5 giugno 1995; Presidente: commissariato Direttore: Nicola Cimini Consiglio direttivo: assente n è caratterizzato da un territorio con un’elevata montuosità, che racchiude al suo interno vaste aree di natura selvaggia dov’è presente la parte più pregevole e rara del patrimonio nazionale di biodiversità. Un’area protetta capace di realizzare importanti progetti europei di conservazione per il lupo e il camoscio appenninico e per l’ecoturismo, ma che è commissariato da troppo tempo. Superficie:
La nuova ecologia / dicembre 2011
Faggio d’alta quota
✱
Vivere nella montagna, superando le difficoltà e, anzi, creando occasioni di sviluppo. È la mission sostenibile de “Il Grande Faggio”, società che si occupa di educazione ambientale ed escursionismo a Pretoro, Chieti. Al suo interno un circolo di Legambiente e un ostello, in un territorio in cui il 55% dell’area protetta è oltre i 2mila metri. Ad abitarlo il camoscio e il lupo appenninico, l’orso marsicano. «Facciamo formazione ambientale con tre guide riconosciute – racconta Fabrizio Chiavaroli fondatore de Il Grande Faggio – lavoriamo per le scuole con escursioni durante l’anno e campi scuola estivi». Il parco è esplorato palmo a palmo. «Insieme ad altri abbiamo tracciato per l’ente Parco oltre 400 chilometri di sentieri su 800 in due anni. Coordiniamo – aggiunge Chiavaroli – viaggi turistici sulla Majella, nel versante orientale, e offriamo servizio navetta». (Gianfranco Stabile)
hanno però evidenziato la necessità di un rinnovato impegno nella manutenzione del territorio.
Circeo 8.484 ha Lt Istituzione: legge 285/34; dpr. 4 aprile 2005 Presidente: Gaetano Benedetto Direttore: Giuliano Tallone Consiglio direttivo: incompleto n È uno dei 5 parchi storici italiani e, malgrado sia tra i più piccoli, è uno tra i più vari in Italia, conservando nel suo territorio ben 5 ambienti naturali diversi (duna litoranea, foresta di pianura, laghi e zone umide, promontorio Superficie:
344/97; dpr. 6
ottobre 1999 Presidente: commissariato Direttore: non nominato Consiglio direttivo: assente n Uno dei fiori all’occhiello dell’ecoturismo italiano, il parco è riuscito a coniugare la sua grande ricchezza paesaggistica e culturale con strutture ricettive a basso impatto ambientale e stili di vita ecologici. Le recenti alluvioni che hanno interessato l’area,
36
Majella
Province:
del Circeo e Isola di Zannone), messi a rischio dall’eccessivo carico antropico sul territorio, dall’abusivismo edilizio e dalla pressione urbanistica esercitata dai comuni.
Dolomiti Bellunesi Superficie: 31.034
ha
Province: Bl Istituzione: legge 394/91; dpr. 12 luglio 1993 Presidente: Benedetto Fiori Direttore: Vitantonio Nino Martino Consiglio direttivo: completo n Nasce per tutelare un territorio di straordinaria valenza paesaggistica e naturalistica, con la presenza di importanti vette delle Alpi sud orienta-
li, e specie rare e di una eccezionale varietà. La gestione è resa difficoltosa dalla contraddittoria presenza di otto riserve naturali, per un totale di oltre 16mila ettari, gestite ancora dal corpo forestale dello Stato.
Foreste casentinesi, monte falterona, campigna Superficie: 36.426 ha Province: Ar, Fc, Fi Istituzione: 1989 Presidente: Luigi Sacchini Direttore: Giorgio Boscagli Consiglio direttivo: completo n È tra le aree forestali più importanti d’Europa e al suo interno si trova la riserva naturale integrale di Sasso Fratino, nata nel 1959 attorno a due poli di grande fascino e importanza spirituale: il santuario della Verna e l’eremo di Camaldoli. Un parco che soffre la poca attenzione delle due regioni, Toscana ed Emilia Romagna, che fanno poco per integrare le politiche della riserva nelle loro strategie.
Gargano Superficie: 121.118
Gran Paradiso Cat. IUCN: II Superficie: 71.043 ha Province: Ao, To Istituzione: legge 1584/22; dm. 20 novembre 1997 Presidente: Italo Cerise Direttore: Michele Ottino Consiglio direttivo: completo n È il primo parco istituito in Italia, abbraccia un vasto territorio di alte montagne ricco di boschi di larici e abeti, vaste praterie alpine, rocce e ghiacciai costituiscono lo scenario ideale per la vita di una fauna ricca e varia. L’area protetta è stata artefice di importanti progetti per la conservazione dello stambecco e il gipeto, oltre che di innovativi modelli per la fruizione turistica.
Gran Sasso e Monti della Laga Superficie: 148.935
ha
Province: Fg Istituzione: legge
va ben coinvolto le realtà locali, gli ultimi si ricordano per le nomine, lottizzate e inadeguate, dei suoi vertici e per il degrado del territorio.
394/91; dpr. 5 giugno 1995 Presidente: commissariato Direttorie: non nominato Consiglio direttivo: assente n Cemento illegale sul demanio marittimo e trivellazioni offshore di petrolio: sono i due pericoli più gravi che minacciano il mare e le coste del Gargano, oltre che il paradiso naturale delle Isole Tremiti. Dopo i fasti dei primi anni di vita dell’area protetta, che ave-
ha Ap, Aq, Pe, Ri, Te Istituzione: legge 394/91; dpr. 5 giugno 1995 Presidente: Arturo Diaconale Direttore: da nominare Consiglio direttivo: da nominare n È un territorio cerniera tra la regione euro-siberiana e quella mediterranea, dov’è presente la montagna più elevata dell’Appennino che racchiude l’unico ghiacciaio dell’Europa meridionale. Condizioni che determinano una straordinaria ricchezza di specie animali e vegetali, e una varietà di ecoProvince:
Rete antincendio
✱
Incentivare è meglio che punire. Puntare sulla premialità è stata la chiave del successo della rete di protezione civile nel Parco del Pollino entrata in funzione nel Luglio 2008, 12 mesi dopo quel 2007, l’annus horribilis degli incendi boschivi estivi. Per la rete sono stati usati come strumenti i “Contratti di responsabilità”. «Abbiamo assegnato a ogni associazione una parte di territorio. Su ognuno di essi abbiamo destinato una quota annuale di fondi antincendio – spiega Marco De Biase, presidente di Legambiente Basilicata nel consiglio direttivo del Parco – Ogni quota è stata divisa in due sottoquote: una fissa e una variabile che veniva decurtata a fine anno in base agli ettari di territorio boschivo perduti». Il risultato? Nel 2010 gli ettari incendiati sono stati circa 180, contro gli oltre 6.300 del 2007. Il 97% in meno, con gran parte degli ultimi incendi partiti da zone esterne al parco. (Gianfranco Stabile)
Pollino Superficie: 192.565
ha Mt, Pz Istituzione: legge 394/91; dpr. 15 novembre 1993; Presidente: Domenico Pappaterra Direttore: Annibale Formica Consiglio direttivo: completo n È la più grande area protetta d’Europa, dove la natura e l’uomo intrecciano millenari rapporti che hanno garantito la tutela del pino loricato e la conservazione del capriolo di orsomarso. Importanti paesaggi presidiati e attività turistiche permettono la fruizione sostenibile di questi luoghi, dove però l’agricoltura di qualità deve combattere con la presenza eccessiva e dannosa dei cinghiali. Province: Cs,
sistemi che sono però minacciati da progetti di nuovi impianti sciistici.
Monti Sibillini Superficie: 71.437
ha Fm, Mc, Pg Istituzione: legge 394/91; dpr. 6 agosto 1993 Presidente: Massimo Marcaccio Direttore: Franco Perco Consiglio direttivo: incompleto n Nel regno della mitica Sibilla si localizza quest’area protetta dov’è presente tutta la fauna tipica dell’Appennino. Un parco, ricco di abbazie e centri storici medioevali, impegnato in azioni innovative di ecoturismo e di conservazione di specie come il camoscio, ma in cui recentemente sono stati uccisi esemplari di lupo appenninico. Province: Ap,
dicembre 2011 / La nuova ecologia
37
inchiesta
è tempo di futuro
parchi sul filo
di Antonio Nicoletti*
Sila
Val Grande
73.695 ha Province: Cz, Cs, Kr Istituzione: legge 344/97; dpr. 14 novembre 2002 Presidente: Sonia Ferrari Direttore: Michele Laudati Consiglio direttivo: incompleto n Ricomprende i territori già ricadenti nello storico Parco della Calabria, in cui si ammirano paesaggi forestali mozzafiato e sono presenti specie faunistiche e ambienti tipici dell’Appennino meridionale. Un parco giovane che ha saputo risvegliare la voglia di investire in natura di tanti giovani operatori agricoli e turistici, ma dove c’è ancora da fare nel controllo e nella salvaguardia del territorio.
Superficie: 15.000
394/91; dpr. 26 novembre 1993 Presidente: Pierleonardo Zaccheo Direttore: Tullio Bagnati Consiglio direttivo: assente n È l’area selvaggia più vasta d’Italia e museo all’aperto della passata civiltà alpina, dove l’abbandono di alpeggi e della pratica del disboscamento hanno consentito il ritorno alla wilderness. È una grande attrazione per gli ecoturisti per la rete di sentieri accessibili, centri visita e musei. Con l’ingresso del comune di Verbania nel parco, il suo territorio avrà anche l’affaccio sul Lago Maggiore.
Stelvio
Vesuvio
Superficie: 130.728
Superficie:
Province: Bz,
Province: Na
Superficie:
ha Bs, So, Tn Istituzione: legge 740/35; dpr. 26 novembre 1993 Presidente: Ferruccio Tomasi Direttore: Wolfang Platter Consiglio direttivo: assente n È il più grande dei parchi storici italiani, si estende nel cuore delle Alpi centrali e il suo paesaggio è caratterizzato da maestose creste, da foreste e praterie d’alta montagna solcate da torrenti formati dai ghiacciai perenni. Un grande parco che dalla fine dello scorso anno non esiste più come area protetta unitaria nazionale: una decisione politica ne ha sanciti la tripartizione e il declassamento.
38
La nuova ecologia / dicembre 2011
ha
Province: Vb Istituzione: legge
8.482 ha
Istituzione: legge
394/91; dpr. 5 giugno 1995 Presidente: Ugo Leone Direttore: da nominare Consiglio direttivo: incompleto n Nasce per tutelare la biodiversità, ma anche per difendere il vulcano più famoso del mondo dal cemento abusivo e dal degrado. Una scommessa che si è realizzata grazie all’impegno del mondo ambientalista e dalla volontà delle popolazioni locali, che oggi sono mobilitate per difendere l’idea originaria dell’area protetta messa a rischio dalla possibilità di localizzare nel parco una discarica.
Nel dare un giudizio sui vent’anni della 394/91 è giusto sottolineare l’innovazione che ha apportato nella gestione delle aree protette. È stato uno strumento fondamentale per realizzare un sistema diffuso di aree per la tutela della biodiversità, condiviso, partecipato e federalista. Grazie alla legge si è passati dai 5 parchi del ‘91 ai 23 di oggi, dal 3 all’11% di territorio protetto. Nei suoi contenuti fondamentali è stata attuata, soprattutto rispetto ai principi e al regime giuridico delle aree protette, alla realizzazione del sistema nazionale e al modello autonomo dell’ente parco, alla co-presenza nel consiglio direttivo di rappresentanti della politica, degli interessi diffusi e della ricerca, nell’aver previsto incentivi a favore dei territori e aver attribuito all’ente parco poteri pianificatori sovraordinati. Ma dopo vent’anni è tempo di riflettere su come la “manutenzione” della normativa può rilanciare l’esperienza dei parchi e sulle possibilità che il rinnovamento Alla luce del sistema può offrire contro di questi la perdita della biodiversità, venti anni e per incentivare lo sviluppo alcuni sostenibile. Esistono diversi punti aspetti della che hanno bisogno di essere 394 vanno migliorati perché il sistema di migliorati tutela risulti davvero efficace e integrato. In particolare necessita di un adeguamento alle esigenze delle direttive europee successive al ‘91, che la gestione delle aree marine sia omologata a quella dei parchi, di una semplificazione della governance degli enti parco che ne riduca i componenti e li sburocratizzi. Bisogna inoltre migliorare il ruolo della comunità del parco e il rapporto fra cittadini ed enti parco, potenziando trasparenza e partecipazione. La modifica sarebbe anche un’opportunità
per far emergere i parchi dal cono d’ombra in cui sono relegati da oltre un decennio. Va contenuta l’invadenza della politica nella scelta dei presidenti e il ricorso ai commissariamenti, recuperato un rapporto di collaborazione con le Regioni nella pianificazione per far diventare i parchi laboratori di green economy. Le aree protette devono incidere di più nelle scelte per mitigare i cambiamenti climatici: per questo deve aumentare la percentuale di territorio tutelato, come da accordi già presi in sede internazionale (entro il 2020 il 17% a terra, 10 mare e coste), investire per evitare il degrado del territorio e recuperare un ruolo nelle strategie euromediterranee di conservazione. L’anniversario, insomma, deve essere l’occasione per immaginare un nuovo futuro per i parchi, di cui abbiamo ancora bisogno. * responsabile aree protette di Legambiente