Digitalic n.13 - Costruisci il tuo futuro

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12/2012 – N. 13

www.digitalic.it

Tecnologie e protagonisti dell’ICT

Carta SKIN Curious Collection by

Arjowiggins Creative Papers Foil by Cliche’ by Luxoro h+m Stampa UV e fustellatura by Tecnostampa-TO Stampa a caldo by Pi-Emme



EDITORIALE Costruire il futuro non è mai stato così difficile. Anche solo fare progetti appare un lusso. Eppure ci sono infinite possibilità. Proprio la tecnologia permette l’accesso istantaneo a informazioni, comunità, strumenti in grado di far sviluppare rapidamente le idee. Ma questo non sembra un Paese per innovatori: gli ostacoli, la burocrazia, i balzelli disegnano strade dissestate per chi si vuole mettere in viaggio verso la creazione di nuove aziende e nuove idee. Ma non è solo un problema “pubblico”; anche i grandi patrimoni privati stanno lontani dalle nuove idee, al riparo dai rischi. Lo spiega bene Elserino Piol (nell’intervista esclusiva a Digitalic) pioniere del venture capital, un uomo che le startup le ha lanciate davvero, senza mai chiamarle così, perché anche nei termini che si usano ci sono (a volte) degli alibi. Non esiste in Italia un sistema dell’innovazione che funzioni davvero. Non resta che rimboccarsi le maniche ancora di più e costruirselo da soli il futuro. In questo numero trovate tanti “mattoni”, tante idee, spunti, suggerimenti per progettare e realizzare nuove iniziative. Sarà difficile e sarà faticoso, come edificare un palazzo (anzi un grattacielo) con le proprie mani, ma non esiste nulla di più gratificante: che sia una nuova impresa o un inedito sviluppo per un’azienda

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Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it

che già esiste. A questo si ispira la copertina: alla costruzione di un’idea. È una cover da fare: da smontare e piegare per realizzare un piccolo grattacielo che fa anche da astuccio, da scrigno per le idee.

“MA QUESTO NON SEMBRA UN PAESE PER INNOVATORI: GLI OSTACOLI, LA BUROCRAZIA, I BALZELLI DISEGNANO STRADE DISSESTATE PER CHI SI VUOLE METTERE IN VIAGGIO VERSO LA CREAZIONE DI NUOVE AZIENDE E NUOVE IDEE” L’entusiasmo, la volontà, la preparazione di tanti italiani, giovani e meno giovani, sembrano più forti di ogni difficoltà: in questo numero potete leggere anche le storie di persone straordinarie che ci sono riuscite, che hanno fatto esattamente quello che avevano immaginato. Seguite nelle pagine della rivista il bollino “Costruisci il tuo futuro”: troverete (magari) il mattone che fa per voi o una storia da cui trarre ispirazione.

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SOMMARIO

Anno 2‚ numero 13‚ dicembre 2012 www.digitalic.it Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/10/2011-31/12/2011

50 AVVIO

TECNOLOGIA

Trend Il punto sul mondo dei tablet

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Bloguru Il mestiere di scrivere

8

White Paper Futuro e innovazione scrivono la “pelle” di Digitalic

12

MERCATO Startup Mamma mia, arriva l’innovation advisor! DGTalk - Costruisci il tuo futuro - L’innovazione è -quasi- uguale per tutti - Chi fa da sé…

21

Mobile Alla ricerca del terzo (in)comodo

53

DGTalk Chi è sicuro… sa di esserlo?

54

Coffee Break Il marketing dell’innovazione

60

Punto G Una prospettiva verde per il lavoro

68

WEB SOCIAL CLUB 22 24 28

Inchiesta Le fotocamere diventano social per battere i telefonini

30

Management Nello studio le tecnologie informatiche pagano

38

Creative Park Il falso mito del design impossibile

50

4Minds 20 Alias 7 Arjowiggins Creative Papers II cop - 5 Avm 29 Brevi 18 - 19 - 63 Charme & Relax 57 - 59 Computer Gross - J.Soft - Microsoft 41 Dell 11 Evolution 27 Ibm 15 Incomedia 37 iStockphoto 71

54

DGReport Nuove minacce, nuovi strumenti di difesa

72

Marketing Side I social network alla scalata del B2B

78

Periodicità: 11 numeri Tiratura media:15.250 copie Diffusione media:14.450 copie Certificato CSST n. 2011/2247 del 27/02/2012 Società di Revisione: REFIMI Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info Hanno collaborato: Amir Baldissera, Luca Bastia, Edoardo Bellocchi, Barbara Bonaventura, Alessio Ferri, Sara Fevola, Valentina Frediani, Paolo Gila, Girl in the Cloud, Francesca Pilone, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Marco Sampietro, Daniela Schicchi, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi. Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: A.G.F. Italia srl Via Milano 3/5 - 22068 Peschiera Borromeo (MI) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi

SHUTDOWN Girly Tech Il codice più difficile: il dresscode

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Mad4It Basta poco… che ce vo’?

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Lenovo Luxoro Nital Panda Security Pi-Emme Sidin Snt Technologies Synology Systematika - VMware Tecnostampa Visio Italia

MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393 - fax 039.2326449

49 75 47 17 IV cop 25 - 52 45 43 35 77 66 - 67

Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).

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TREND PER VEDERE I CONTENUTI AGGIUNTIVI DI QUESTA PAGINA SCARICA LA APP DI DIGITALIC PER IOS E ANDROID.

Apple domina indubbiamente il mercato dei tablet, ma per la prima volta la sua quota diminuisce e in maniera significativa. I dati relativi al terzo trimestre del 2012 misurano una flessione (in termini di market share) del 9%. Apple è passata dal 59,7 al 50,4%, mentre cresce Samsung con il 18,4% del mercato (era al 6,5% l’anno prima). Si piazza subito bene Amazon che non era presente nel 2011 e che nel 2012 è già al terzo posto con il 9% (considerando anche che alcuni prodotti sono distribuiti solo negli USA). In generale, i tablet sono in forma, visto che il settore cresce del 49,5% in unità. Nei tre mesi che vanno da luglio a settembre 2012 sono stati venduti 27,8 milioni di “tavolette”. Si capisce quindi la mossa di Apple che ha introdotto l’iPad mini: anche questa è una novità strategica per la Mela morsicata, poiché è la prima vola che il colosso di Cupertino crea un prodotto per una nicchia inventata da altri, ovvero il tablet da 7 pollici.

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Lenovo 0,2 Asus 2,4 Asus 0,7 Amazon 2,5 Samsung 1,2 Samsung 5,1

Apple 11,1

Apple 14

Vendite Tablet in milioni di unità

Vendite Tablet in milioni di unità

Q3 2011

Q3 2012 % Marketshare

Apple 59,7% Samsung 6,5% Asus 3,8% Lenovo 1,1% altri 29,9%

% Marketshare

Apple 50,4% Samsung 18,4% Amazon 9,0% Asus 8,6% altri 12,2% fonte: IDC

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MOBILE CONNECT Applicazione per l’accesso remoto sicuro (SSL-VPN) per Apple iPad, iPhone e iPod touch alle risorse di rete aziendali.

WEB APPLICATION FIREWALL APPLICATION VISIBILITY & CONTROL Potenti strumenti di gestione per il controllo granulare delle applicazioni e degli utenti per incrementare la produttività aziendale.

NETFLOW REPORTING Reporting e visualizzazione del flusso di traffico di applicazioni multi-vendor per misurare le prestazioni e correggerne eventuali problemi, aumentandone la produttività.

WAN ACCELERATION & OPTIMIZATION Soluzioni per la riduzione della latenza delle applicazioni e la conservazione della larghezza di banda; consentono un sensibile aumento delle prestazioni WAN e una migliore esperienza utente per le aziende multi-homed.

Protezione totale contro i più insidiosi attacchi informatici (SQL-Injection, XSS, CSRF) degli applicativi Web esposti su Internet.

END POINT CONTROL Le potenti funzioni di interrogazione degli end point (NAC), offrono un controllo flessibile e granulare per tutti i dispositivi che accedono alla rete.

DEDUPLICAZIONE DEI DATI Ottimizzazione dell’efficienza dello storage grazie alla gestione di più dati in minor spazio disco e aumento dell’efficienza della larghezza di banda con conseguente riduzione del traffico di dati in rete.

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BLOGURU Occhi chiari, ma non azzurri, sgranati sul mondo. Rossella Rasulo, scrittrice al secondo romanzo per Mondadori, ha uno sguardo che illumina ciò che osserva. Porta i capelli a caschetto e non perché sia di moda; dopo aver provato altre acconciature è tornata a quella di sempre, d’altra parte le sta bene e quindi perché cambiare per forza, aggiungere qualcos’altro? In fondo nella vita (quella molecolare che ha studiato per anni) c’è solo l’essenziale, nulla di più; eppure è perfetta. Così è lei e la sua scrittura: essenziale. Le emozioni che racconta nei suoi libri inondano le pagine e sono descritte con le parole necessarie, senza aggiunte, senza filtri, per questo sono così potenti. Forse la biologia le ha dato questo sguardo analitico verso il mondo e la vita. D’altronde è il suo sogno di bambina: voleva fare l’immunologa, affascinata dall’enciclopedia medica del papà.

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Il mestiere di 8


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Nome: Rossella Rasulo Età: 32 Difetto: sono testarda; ho imparato l’arte del compromesso, ma solo in caso di emergenza Pregio: mi adatto al contesto in cui sono Ultimo libro letto: Changing places di David Lodge Film preferito: Il grande sonno, Il discorso del re e molti altri Cosa non sopporti: l’incoerenza e l’ipocrisia

HA ESORDITO CON UN BLOG DI GRANDE SUCCESSO E OGGI ROSSELLA RASULO E’ AL SUO SECONDO ROMANZO. DOPO TI VOGLIO VIVERE HA PUBBLICATO MI PIACE VEDERTI FELICE. IN QUESTA INTERVISTA ESCLUSIVA RACCONTA LA SUA STORIA E CHE COSA AMA, DAVVERO, SCRIVERE. La passione di osservare, dissezionare, costruire l’ha portata anche a realizzare da sé il suo primo pc… Ero un maschiaccio da ragazzina, sono cresciuta in una compagnia di ragazzi e molti di loro studiavano in un istituto tecnico di informatica. Osservandoli e chiedendo consiglio mi sono costruita da sola il primo pc. Ho comprato tutti i componenti, dal disco fisso al processore, collegando cavi e montando schede.

persona migliore. Poi una mia amica mi ha segnalato un blog, da lì ne ho scoperti altri. In breve tempo sono diventati un appuntamento quotidiano. Facevo colazione, leggevo i blog, commentavo, poi andavo all’università. Molti mi dicevano che avrei dovuto crearne uno mio. Così ho provato, senza velleità letterarie, non volevo impressionare nessuno.

Francesco Marino

Scrivevo come mi veniva, senza curare troppo la forma. Ad un certo punto mi sono accorta di avere un pubblico molto più ampio di quello che mi aspettavo. Quando hai un pubblico hai anche una responsabilità, per cui ho cominciato a curare di più la forma, la punteggiatura. Avevo un pubblico e dovevo intrattenerlo.

Cosa voleva fare con il pc? Scrivere soprattutto. Le mie riflessioni personali. E poi erano i primi anni di Internet, volevo scoprire quel mondo.

© foto Monica Silva www.monicasilva.it

Poco tempo dopo è diventata protagonista di quel mondo. Ha aperto un blog che ha avuto grande successo. Com’è avvenuto? Inizialmente mi sfogavo, scrivevo il mio diario in Word. Lo aprivo, scrivevo, lo chiudevo e mi sentivo una

© foto Barbara Silbe

Rossella Rasulo in un momento dell’intervista nella redazione di Digitalic

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BLOGURU così mi hanno chiesto di scrivere un romanzo per ragazzi, appunto Ti voglio vivere.

© foto Mario Zanaria – www.zamario.com

OLTRE ALLA SCRITTURA HA LA PASSIONE PER LA FOTOGRAFIA. VANNO D’ACCORDO QUESTE DUE ARTI? LA FOTOGRAFIA E’ UN ALTRO MODO DI RACCONTARE UNA STORIA. HA, PER ME, LO STESSO SCOPO DI UN LIBRO, DI UN ROMANZO. SOLO CHE NELLA FOTOGRAFIA IL RACCONTO E’ SINTETIZZATO IN FOTOGRAMMA E NON IN MOLTE PAROLE. CREDO CHE IN FONDO VADANO NELLA STESSA DIREZIONE. IO FOTOGRAFO PERCHE’ MI PIACE, MI RILASSA E MI EMOZIONA. Il blog non è passato inosservato… Sono arrivate richieste per scrivere su altre piattaforme. Era il periodo in cui molte riviste aprivano i blog; con varie collaborazioni ho visto che potevo mettere insieme quasi uno stipendio. Poi è arrivata una mail: era la Mondadori che mi chiedeva se avessi voluto scrivere un libro per loro. Come si poteva dire no? Così è nato il primo romanzo Ti voglio vivere. Ho lasciato il lavoro d’ufficio e ho scelto di fare quello che mi piaceva.

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Dal blog al romanzo, ci vuole umiltà e coraggio per rimettersi in discussione? In effetti il blog e il romanzo sono due forme espressive completamente diverse. Sul Web bisogna esprimersi in 10, 20 righe al massimo. I blog vengono letti, anzi spiati, in ufficio. Il romanzo è un’altra cosa: ha una sua costruzione, deve avere un ritmo, deve essere coerente. Il talent scout che mi ha scoperto ha apprezzato la mia capacità di adattare lo stile di scrittura al mezzo utilizzato e all’argomento,

Il blog si fa per non farlo? Cioè nel farlo si aspira a diventare altro? Molti lo aprono per farsi notare: è una finestra per mettersi in luce. La blogosfera è un microcosmo in cui oggi ci sono poche novità. Tutti scrivono allo stesso modo. Come tutte le piccole comunità anche il Web sa essere spietato con chi emerge. Vive degli stessi meccanismi di un grande ufficio, con invidie ed elementi che vanno avanti non per merito, ma per amicizie. Il Web non è meritocratico? Non emerge chi merita? È esattamente come ogni altro ambiente. Qualcuno meritevole emerge grazie ai propri mezzi, ma nella maggior parte dei casi le collaborazioni più importanti arrivano per conoscenza. Chi fa strada grazie alle proprie capacità viene escluso dalla cricca. Quindi è complicato essere una scrittrice sociale, che arriva dai blog? Sono stata la prima a esordire con un romanzo e non con una raccolta di post. Tutto il “giro” ha voluto dire la sua. Sono piovute molte critiche preconcette; molti penso non abbiano nemmeno letto il romanzo, si sono scagliati contro il genere “per ragazzi”, ma nessuna vera critica letteraria. Si impara a convivere con questi attacchi

e a concentrarsi sul romanzo successivo, che dovrebbe essere sempre il migliore. Bisogna scrivere per evolversi continuamente. E che cosa vale la pena scrivere nel romanzo successivo? È dilemma più grande. Secondo me ogni libro deve avere un messaggio, deve lasciare qualcosa al lettore. Se c’è questo messaggio intorno si può costruire una storia che vale la pena essere raccontata, altrimenti il libro verrà presto dimenticato. È così anche nella vita: non si ricordano tutti i giorni, ma solo quelli che ci hanno lasciato qualcosa. La lettura, poi, è un’esperienza viva, attiva. Vieni portato, a volte trascinato, all’interno di storie, ricordi, emozioni. Esiste una grande responsabilità nello scrivere e per me vale la pena farlo se si sfida il lettore (almeno un po’), se gli si dà qualcosa su cui ragionare, se gli si offre la possibilità di crescere e di imparare leggendo. C’è stato un momento in cui ha pensato: “Ce l’ho fatta”? Sono consapevole di aver avuto un percorso fortunato: sono venuti a cercarmi. Anche a livello familiare sono stata fortunata. Ma non ho mai pensato, e non penserò mai, di essere arrivata. C’è sempre un minimo di insoddisfazione in quello che realizzo, che poi è la spinta a migliorarsi continuamente, altrimenti, anche in un lavoro così creativo, si rischia di ricadere nella routine.


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© 2012 Dell Inc. Tutti i diritti riservati. Dell, il logo DELL, il marchio DELL, PowerEdge e OpenManage sono marchi di Dell Inc. Nel presente documento possono essere utilizzati altri marchi e nomi commerciali in riferimento sia alle società titolari dei marchi sia ai nomi dei rispettivi prodotti. Dell non rivendica alcun diritto di proprietà su marchi e nomi depositati da terzi. Il presente documento ha scopo puramente informativo. Dell si riserva il diritto di apportare modifiche, senza preavviso, a qualsiasi prodotto descritto. Il contenuto viene fornito “così com’è”, senza garanzie espresse o implicite di alcun tipo. Intel, Intel logo, Xeon e Xeon Inside sono marchi registrati da Intel Corporation in U.S. e negli altri Paesi.


WHITE PAPER 12

FUTURO E INNOVAZIONE SCRIVONO LA “PELLE” DI DIGITALIC Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.

Un numero 13 che fa scintille per chiudere un anno di copertine all’insegna della carta, della stampa e della nobilitazione e anche del “fai da te”. Abbiamo iniziato con il blu (Digitalic n. 1 del 2011) e chiudiamo con un blu unico, firmato Arjowiggins Creative Papers. La luce delle

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lamine di Luxoro e i cliché di h+m salutano il 2012 per prepararsi a stupire ancora nel 2013. Tecnostampa e PI-EMME festeggiano, su questa cover, 13 successi che hanno condiviso con noi, pronti per nuove avventure…

E non chiamatelo “blu”! SKIN Curious Collection, nel colore Indigo da 270

ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS Arjowiggins Creative Papers, produttore e leader nel settore delle carte creative, commercializza brand ben noti quali: Conqueror, Opale, Inuit, Curious Collection, Keaykolour, Rives e Pop’Set. Carte per rendere unica qualunque applicazione. I prodotti sono certificati FSC con un’offerta di carte 100% riciclate premium, oltre al fatto che la gamma Conqueror è classificata CarbonNeutral in molti Paesi. L’attenzione per il mondo dei creativi è supportata da “The Blank Sheet Project”, la piattaforma che aggrega la comunità creativa invitandola a lasciare il segno nel mondo in modo responsabile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Iniziativa che continua a ispirare nuove idee grazie ad ambasciatori di fama internazionale. www.arjowigginscreativepapers.com

grammi, è la carta scelta per questa copertina che dovete subito toccare. SKIN, che fa parte di Curious Collection, rappresenta un’emozione tattile. Omogenea, di grande intensità cromatica e con una superficie liscia, questa carta offre resistenza allo sfregamento ed è un’alleata vincente per creazioni di impatto visivo. I suoi quattro nuovi colori, presentati da poco a Napoli, seguono in pieno le tendenze di moda: Emerald, Purple, Grey e Indigo, quello che state ammirando su questo

LUXORO Luxoro ha scelto la via della qualità e delle tecnologie più innovative nel settore delle foglie per stampare a caldo. Luxoro è partner esclusivo del gruppo Kurz in Italia dal 1968, leader sul mercato internazionale. I prodotti sono divisi per settore: industria grafica, decorazione della plastica, industria del legno e del mobile, settore moda, nastri per trasferimento termico, codifica, protezione del marchio, card, biglietteria e macchine per la stampa a caldo. www.luxoro.it


Nata nel 1978 come piccola tipografia artigiana, Tecnostampa si è specializzata nella produzione di stampe ad alta definizione, orientando la sua attenzione a tutti i materiali plastici alternativi alla carta. Sfruttando le potenzialità della stampa offset UV ad alta definizione, Tecnostampa è in grado di offrire alla sua clientela una rete completa di soluzioni creative per la comunicazione: adesivi, vetrofanie, mouse pad, tappetini rendiresto, etichette in raso, etichette bagaglio per tour operator e

HINDERER & MUEHLICH

molto altro ancora. L’azienda garantisce un servizio di stampa in grado di soddisfare tutte le esigenze di progettazione, stampa, verniciatura UV e confezione, dai piccoli quantitativi in su. www.tecnostampaoffsetuv.com

PI-EMME Nata nel 1988, è in breve diventata una delle aziende leader nel settore della stampa a caldo per tutta l’Europa. Proprio in virtù di ciò, PI-EMME è il partner ideale di tutti coloro che, operando nelle arti grafiche, necessitano di avere prodotti arricchiti e nobilitati dalla stampa a caldo. La pluriennale esperienza maturata permette a PI-EMME di offrire la massima qualità ai propri clienti, così come le numerose macchine presenti in azienda uni-

numero. Un tono di blu che si pone tra il classico “bleu de Nimes” e il tipico blu del mondo dell’architettura in grado di catturare occhio e spirito. E poi, per chi non lo sapesse, è il colore preferito del nostro direttore!

Luce e spessore La complessità dell’immagine di copertina è stata resa grazie alla microincisione realizzata da h+m grazie al finissimo cliché (T03 del catalogo dell’azienda tedesca) riprodotto sulla testata di Digitalic. A questa lavorazione si aggiunge la lamina argento dal caratteristico colore brillante, firmata Luxoro.

te alla competenza tecnica degli operatori, le consentono di poter soddisfare, quotidianamente, ogni esigenza nell’ambito delle graphic arts. www.pi-emme.com

Il foil è la novità presentata dall’azienda al Drupa; prodotto di grande versatilità su tutti i tipi di supporti utilizzati, tanto su quelli plastici, quanto su quelli cartacei.

Il Natale da scoprire Abbiamo già sperimentato le fustelle in copertina che svelano e incuriosiscono. Ed ecco, dunque, la quarta di copertina, che custodisce il segreto di un alberello di Natale da montare e assemblare per celebrare le prossime festività. PI-EMME è artefice della stampa a caldo del colore argento che vedete in copertina e della

h+m è sinonimo di innovazione e accuratezza nel mercato della stampa a caldo. Ecco perché Luxoro si avvale della collaborazione di h+m (azienda partner di Kurz) con oltre 40 anni di esperienza nella produzione di accessori e attrezzature per la stampa a caldo, per realizzare i suoi pregiati prodotti. L’azienda è leader, infatti, nella realizzazione di clichés e tecnologie ad alta precisione mirate a un risultato finale simbolo di vera eccellenza. Caratteristica che fa di h+m un partner sempre affidabile per un successo garantito. www.hinderer-muehlich.de

microincisione realizzata sulla base del cliché prodotto da h+m, nonché degli sbalzi.

Si fa presto a dire stampa! E veniamo alla parte della stampa, che svolge un ruolo cruciale nella resa finale di tutti i prodotti e i supporti. I processi realizzati in termini di printing riguardano il bianco, il pantone azzurro e la quadricromia della prima di copertina. Il tutto è stato realizzato da Tecnostampa con l’accuratezza necessaria a lavorare prodotti delicati e preziosi come la carta luxory e la lamina ricercata; Tecnostampa ha anche realizzato la fustellatura in prima e in quarta di copertina.

RISORSE

TECNOSTAMPA

www.kyoceradocumentsolutions.it Nell’ambito dell’evento “RisorseComuni” organizzato da Ancitel Lombardia, Kyocera Document Solutions Italia, leader nelle soluzioni documentali per l’ufficio, è stata insignita da Anci Lombardia del riconoscimento “Azienda amica dei comuni”. L’impegno dell’azienda nei confronti della pubblica amministrazione ha solide radici nel nostro Paese e si esplica in un’offerta tecnologicamente avanzata, che porta vantaggi evidenti agli enti locali, per una politica documentale che struttura i processi e razionalizza i costi per una crescita sostenibile. Durante il workshop dal titolo “La gestione informatica dei documenti: opportunità e buone prassi” sono stati premiati i comuni della Lombardia ritenuti più virtuosi e alcune aziende considerate a valore aggiunto per gli stessi comuni lombardi.

www.graficartiere.com Grafiche dell’Artiere, fondata nel 1977 da Gianni Gamberini, è diventata una realtà di spicco nel panorama delle aziende grafiche italiane, grazie alla continua ricerca di qualità e nuove soluzioni di stampa. Il lavoro di questa azienda si distingue per la forte sensibilità, l’attenzione verso il colore e l’accurata scelta di carta e supporti speciali. Proprio questa grande esperienza ha permesso di far conquistare all’azienda, lo scorso mese, il premio “National Gold Ink Awards” nella categoria Canlendars con il calendario We Love Books 2012.

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NEWS

Un accordo tra Evolution e Trend Micro amplia l’offerta per le Pmi della società veneziana. Il gestionale è infatti ufficialmente aggiornato con il servizio di backup del gigante giapponese. La versione prova di SafeSync è già pronta sul sito di Evolution per i clienti che ne vogliano testare in anteprima funzionalità e performance di sincronizzazione. Dopo i 30 giorni di trial, sarà possibile accedervi a condizioni agevolate. SafeSync rappresenta una soluzione in grado di garantire ai professionisti uno strumento di disaster recovery efficace per la salvaguardia dei dati. Esegue automaticamente il salvataggio e la sincronizzazione dei file selezionati su qualunque device, sia esso pc, Mac, iOS e Android.

Nuove strade, nuove soluzioni, nuove nicchie e opportunità di business a valore. Il piatto forte insomma per un distributore come Systematika, tra i primissimi a portare VMware in Italia anni fa, e oggi più che mai alla continua ricerca di nuove interessanti opportunità di business per i suoi rivenditori. Ultima in ordine di arrivo l’accordo con un vendor di grande prospettiva come Nutanix. Le soluzioni Nutanix permettono di virtualizzare interi datacenter senza l’utilizzo di San. In modo particolare Nutanix ben si sposa con i progetti che riguardano end-user computing, Private Cloud, Big Data ecc…

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Reduce da una positiva esperienza a Smau 2012 dove è stata protagonista all’interno del Digitalic Village, Aten, azienda specializzata nella progettazione e nella produzione di soluzioni avanzate di connettività, continua nel suo attento cammino di espansione sul mercato italiano attraverso il recruiting di partner e distributori ad alto valore aggiunto. «Partecipare a Smau 2012, è stata una scelta importante – racconta

Tempo di guardare avanti, al futuro anche per il comparto Erp. Detto, fatto: arriva Microsoft Dynamics Nav 2013, la nuova release del gestionale firmato Microsoft. Il sistema integra funzionalità di Erp unite alla business intelligence e a un incremento di produttività garantito dalla sua interfaccia intuitiva e dall’accesso personalizzabile in base al ruolo professionale di chi lo utilizza in azienda. La nuova soluzione è stata sviluppata con l’obiettivo di offrire alle imprese la massima flessibilità, consentendo di scegliere il client, il device o il browser più adatto per connettersi al sistema e di optare per la modalità d’implementazione più indicata, on premise o sul cloud. «Microsoft Dynamics Nav 2013 mantiene fede alla nostra promessa di offrire costantemente valore e innovazione», ha dichiarato Giovanni Stifano, direttore partner e dynamics di Microsoft Italia (nella foto).

Alato Di Martino, Ict manager e technical supervisor di Aten (nella foto) –. Il mercato italiano è molto interessante per noi e per il nostro crescente focus in ambito data center. Contiamo di poter arruolare il maggior numero di nuovi system integrator e ampliare il novero di utenti finali di un settore che, nonostante la crisi, continua a offrire le leve strategiche per poter vincere le nuove sfide, in qualsiasi area aziendale».



NEWS Un condensato di innovazione… in un codice. Collegatevi ai nostri coloratissimi QR code con tablet, smartphone, ecc. e scoprite gli esclusivi reportage video, audio e di testo realizzati dalla redazione di Digitalic

Norton si avvicina ai partner «Vogliamo nuove e più dirette relazioni con i nostri partner», idee chiare e obiettivi importanti per Ida Setti, consumer sales and marketing director Italy Norton by Symantec. L’azienda infatti punta a rilanciare il ruolo di un canale che diventa sempre più fondamentale anche per le sorti del delicato business consumer. In esclusiva per Digitalic i dettagli sugli strumenti, le promozioni e le migliori opportunità in arrivo per i reseller.

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RedHat spinge sull’enterprise e sul canale Con un’offerta ampia e completa verso il mondo delle grandi imprese, la società concentra i propri sforzi in direzione dei system integrator. «Negli ultimi anni abbiamo fatto diversi passi da gigante e con noi il nostro canale – spiega Antonio Leo, enterprise account manager di Red Hat –. Oggi Red Hat non è solo Linux, ma ha un portafoglio di soluzioni molto ampio; per esempio, recentemente, si è aggiunto un altro pezzo interessantissimo che è Red Hat Storage Server».

imageRunner Advance, Canon scommette sui multifunzione Venti nuovi modelli di multifunzione bianco e nero e colore, suddivisi in sei nuove serie: si tratta della nuova generazione imageRunner Advance di Canon che, come sostiene Stefano Gelmetti, OIP solution marketing manager di Canon Italia, «offre ai clienti una gamma unica di funzionalità, migliori prestazioni, estrema personalizzazione, connettività mobile e cloud, controllo dei costi, sicurezza negli accessi e bassi consumi energetici».

Vem Sistemi, guardare al futuro È nel Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro, splendidamente conservato nella sua architettura anni Trenta, che Maurizio Camurani, presidente di Vem Sistemi, accoglie i partecipanti al meeting VemFwd2013, organizzato del system integrator con sede a Forlì, dove è nato 25 anni fa.

Controcorrente: Avangate Italia festeggia un 2012 tutto in positivo Avangate Italia è una realtà distributiva che nel 2012 ha saputo imprimere una svolta alla propria attività. E pare che le scelte fatte, seppure in un contesto generale difficile, abbiano pagato. In meno di 12 mesi, l’azienda ha saputo raggiungere tutti gli obiettivi che si era prefissata a gennaio, registrando una crescita di fatturato superiore al 20%.

EDSlan porta la fibra ottica nel data center EDSlan migliora il cablaggio dei data center distribuendo un nuovo sistema basato su fibre ottiche e sviluppato da Datwyler Cabling Solutions. Tra le caratteristiche rilevanti, il fatto che le componenti siano a bassa attenuazione e alta densità. Inoltre offre flessibilità, scalabilità e abilità nella migrazione di soluzioni da 10 Gigabit a 40/100 Gigabit, così come assemblaggio veloce e layout ben definito.


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10 ANNI DI ESPERIENZA NEL WEB

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Il Web ormai è tutto, o quasi, per un’azienda. L’immagine dell’impresa, ma anche le sue attività, passano sempre più spesso dalla Rete. 4Minds da dieci anni segue l’evoluzione del Web e delle realtà imprenditoriali italiane creando progetti completi per la presenza online. Non solo una Web Agency capace di dare vita a realizzazioni di impatto, ma una struttura diversificata che segue i clienti in ogni aspetto. «4Minds – racconta Gioacchino Caponetto, fondatore della società – è nata nel febbraio 2002 dalla passione per la grafica. Utilizzando tecnologie e risorse umane all’avanguardia, abbiamo sviluppato progetti mirati per i nostri clienti, garantendo la migliore visibilità e un’efficace comunicazione della loro immagine aziendale in Rete». Oggi 4Minds si occupa di progettazione e sviluppo di siti Web, registrazione di domini, hosting, sviluppo di applicazioni Web dinamiche, posizionamento siti sui motori di ricerca e ovviamente di grafica. Dall’esperienza sul campo sono nate altre attività legate al mondo Web che aggiungo ulteriore valore alla proposta coordinata di 4Minds. In particolare:

Smile Town www.smiletown.it Portale per negozi e piccole attività volto a moltiplicare le vendite sul Web anche attraverso l’e-commerce. È il modo più economico ed efficace per un negoziante di poter esporre e vendere i propri prodotti, 365 giorni l’anno. Dal 2013 il progetto verrà proposto in franchising. Armasoftware www.armasoftware.com Sito che, a un costo molto basso, dà la possibilità all’azienda di far conoscere in maniera diretta le proprie attività, siano esse di servizi che di vendita di prodotti. Attraverso i motori di ricerca nazionali e internazionali il programma è in grado di immagazzinare in rubrica migliaia di indirizzi e-mail che saranno utilizzati in abbinamento a newsletter. Company&Company www.companyandcompany.it Sito nato per fornire alle aziende tutti gli strumenti attivi e passivi per poter essere visibili nel mondo del Web. Attraverso il suo utilizzo è possibile far conoscere a tutto il mondo la propria impresa, i prodotti e i servizi che essa stessa produce. Dal 2013 il progetto verrà proposto in franchising. Trovaillavoro.com www.trovaillavoro.com Uno strumento unico, dedicato a chi cerca lavoro o lo vuole cambiare. Sfruttando le banche dati aziendali, su richiesta, si può inviare il curriculum direttamente alle imprese di pertinenza.

Contatti 4MINDS s.r.l. Viale Livio Salinatore, 1 47121 Forlì-Cesena (FC) Tel. + 39 0543 370452 Fax + 39 0543 1990452 mail: info@4minds.it www.4minds.it


MERCATO Idee, startup, incredibili storie imprenditoriali ultra sponsorizzare. Non c’è da stupirsi, in tempi di difficoltà economiche e di grandi paure è normale che, soprattutto nel nostro Paese, non si parli, più o meno, d’altro. Tutti, o quasi, sono alla ricerca dell’asso nella manica, dell’idea geniale in grado di cambiare le sorti proprie e del mercato in cui si trovano a operare. Un fenomeno dunque più che naturale che però – in un’epoca come questa, caratterizzata da una dinamicità altamente caotica e da più che leciti timori di puntare sul “cavallo” sbagliato – sta incontrando, nel concreto, ostacoli di non poco conto. Primo fra tutti la capacità di scegliere l’idea giusta e di rispondere, per esempio, a domande come: “Quanto si potranno diffondere, nella vita quotidiana, le tanto discusse applicazioni di geolocalizzazione per usi civili? E la concezione di un mondo delle merci interamente mappate dall’RFID, quanto sarà reale nel prossimo futuro? Il nuovo boom dell’artigianato digitale e dei makers (vedi pag. 22-28 di questo numero di Digitalic – ndr) può avere davvero un futuro concretamente imprenditoriale?”. Secondo problema, ma non per questo minore del primo, è quello di fare incontrare le nuove e migliori idee con i migliori capitali… Su queste domande e su questi ostacoli, si sa, lavorano a fondo i venture capitalist, gli imprenditori del capitale di rischio, che sono per natura predisposti a cercare e a trovare quelle idee che rappresentano oggi il germe del futuro. Un compito sempre più complicato che potrebbe ora avere un nuovo e formidabile alleato in una figura

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in arrivo, come spesso accade, da lontano: dei veri e propri intermediari tra il mondo delle invenzioni e dell’innovazione con la sfera della finanza di rischio. In sostanza si parla di una nuova e promettente figura professionale, l’innovation advisor, capace, per esempio, di creare una banca dati di idee imprenditoriali, startup e imprese giovanili. La raccolta non è però un accatastamento senza giudizio. Le idee devono superare un filtro di selezione piuttosto rigido per poi essere presentate agli investitori potenziali. Una tendenza questa che, nata in America e in Canada, è stata importata prima in Gran

Bretagna e Francia, e ora sta per diffondersi anche in Italia, e vede l’attribuzione di un ruolo chiaro a coloro che selezionano le idee d’impresa, le accompagnano e le sostengono sul difficile e complicato mercato dei capitali. Detto in pillole, il settore delle nuove imprese e delle startup – per usare un parallelismo – funzionerà, sembra, sempre più come il mercato editoriale: ci saranno autori (titolari di imprese innovative) che cercheranno editori (venture capitalist) per realizzare il progetto. Ma di fronte alla crescita del mercato, per le imprese innovative si svilupperanno gli “innovation advisors”, che funzioneranno come gli agenti letterari sul mercato dei libri, in grado di scegliere e selezionare gli autori da presentare agli editor dei gruppi editoriali. Gli agenti delle imprese high-tech si comporteranno in maniera del tutto analoga, cercando, scegliendo e proponendo le idee buone ai finanziatori interessati, rendendo il mercato più veloce e più efficace. — Paolo Gila (Supervisore dell’Indice Ifiit)

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DGTALK

Marco Lorusso e Paolo Gila

NON E’ UNA QUESTIONE ANAGRAFICA E TANTOMENO DI MODA O TENDENZA. IN TEMPI COME QUESTI LA DIFFERENZA LA FANNO LE IDEE, LA PASSIONE, I CONTENUTI E LA VOLONTA’ FERREA DI RAGGIUNGERE UN OBIETTIVO. QUESTO PICCOLO, GRANDE REPORTAGE E’ DEDICATO A TUTTI COLORO CHE HANNO O CERCANO UN’IDEA E, SOPRATTUTTO, TROVANO UNA STRADA PER TRASFORMARLA IN SOLIDA REALTA’

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Startup, storie incredibili e ultra sponsorizzate di giovani “nerd”, ragazzi della porta accanto, disoccupati sull’orlo di una crisi di nervi che – armati di mouse e tastiera – hanno sbancato il “botteghino”… Inutile stupirsi, oggi è inevitabilmente la moda. Un po’ come accade per il SuperEnalotto, in tempi di grandissime difficoltà economiche tutti o quasi sono alla ricerca della svolta, dell’idea vincente in grado di imprimere una travolgente accelerazione alla propria vita o attività lavorativa. Il classico asso di briscola. Un asso che, sogni a parte, non può cascare dal cielo e non può essere pescato semplicemente seguendo mode, tendenze… In questo reportage, Digitalic si è messa sulla strada di alcuni dei massimi nomi della scena economica, professionale e innovativa. Dal decano del venture capital fino a una delle più rigogliose fucine di talenti digitali nostrani, passando per i consigli legali dedicati a chi si vuole mettere in gioco, chiudendo con il racconto di una possibile idea di business che chi di innovazione vive non può tralasciare. Tanti piccoli mattoni che si spera possano aiutare i nostri lettori a fare un deciso passo in avanti nella difficile costruzione del loro futuro.

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Si fa presto a dire startup… Altro che età o carta di identità. Per uno come Elserino Piol, protagonista di mezzo secolo di storia

dell’industria IT, ex-direttore delle strategie Olivetti, padre di Omnitel, presidente di Infostrada e padre del venture capital italiano, l’anagrafe è un dettaglio trascurabile… il cuore, il “succo” di tutto sono le idee e la professionalità. A oltre 80 anni Piol è ancora in piena attività: lavora sempre nel settore, ma come talent-scout aiutando gli imprenditori a mettere a fuoco un’idea per poi diffonderla fra potenziali investitori. Inevitabile dunque partire da lui per capire il mondo delle “nuove idee” e soprattutto lo stato dell’arte della cultura del capitale di rischio in Italia. Presidente Piol, il termine startup ha avuto e sta avendo un enorme successo. Quanto è giustificato? Il termine startup ha raggiunto un valore mediatico solo recentemente. È la conseguenza delle difficoltà di intervento di banche e istituzioni che, quindi, usano la “moda” dello startup come mezzo per oscurare le loro difficoltà: tutta l’attenzione qui e pochi soldi investiti. Per startup si intende comunque un’iniziativa volta a creare nuove imprese, dando per implicito che si tratti di imprese innovative “bambine” (cioè destinate a crescere) e non “nane” (cioè piccole e che piccole resteranno). Se si valorizzasse di più la cultura della “vera impresa” rispetto alla mercanzia indistinta delle idee – dove si trova di

Elserino Piol, padre delle startup e dell’innovazione in salsa italiana

tutto, dalla perla alla bigiotteria – non ci sarebbe più correttezza e vantaggi per tutti? Naturalmente sì: in fin dei conti si potrebbe alternare il termine con “impresa che nasce” e sollecitare iniziative con un legame più forte con l’economia reale. Aziende innovative potrebbero operare anche a stretto contatto con le esistenti piccole-medie imprese (che potrebbero pure essere investitori) per consentire loro di avere accesso all’innovazione. Perché il mondo del venture capital a distanza di anni nel nostro Paese appare ancora ingessato? È una questione di metodi, di fiducia, di cultura? O c’è altro? È una questione di cultura e di conseguenza di metodo e fiducia: manca completamente la cultura del

rischio e moltissimi investitori hanno continuato a puntare sugli immobili. Come si attua secondo lei un’efficace selezione delle nuove idee imprenditoriali? Non esiste un metodo, si va a naso, per tentativi e si rischia: il problema è fare la selezione a impresa avviata e avere strumenti facili per liquidare gli esperimenti falliti. Si richiede comunque la presenza di un management team su cui riporre la fiducia. L’idea di impresa è una condizione necessaria, ma non sufficiente: una volta valutata l’idea si decide in positivo solo se il management team è valido. Come si può far avvicinare di più la sfera dei capitali al mondo delle nuove idee imprenditoriali? Insegnare la cultura di rischio. Inoltre, i termini “facilitatori”, advisor,

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DGTALK accelerator, sono ormai consueti e servono a preparare le nuove iniziative, spesso costruite intorno a giovani senza cultura del business, ma anche a convincere gli investitori, smuovendo la loro pigrizia e l’assenza di intenzione al rischio. Nel campo delle startup a suo giudizio non è necessario fare una riflessione critica, ravvedersi dal facile ottimismo e puntare dritto a una matrice

Valentina Frediani

Fondatrice del sito www. consulentelegaleinformatico.it e titolare dello Studio legale omonimo attivo dal 2002, fin dall’inizio della sua attività Valentina Frediani ha fatto una scelta precisa: scommettere su un settore, quello del diritto informatico, all’epoca poco esplorato, oltre che scarsamente valorizzato. Dieci anni dopo, nessun pentimento ma tante soddisfazioni

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culturale diversa, più attenta all’efficacia delle operazioni? Lo stiamo facendo: tutte le mie dichiarazioni e le mie azioni sono improntate a questo. Vorrei fare riferimento al rapporto Restart Italia della task force sulle startup istituita dal Ministro dello Sviluppo Economico. È certamente un documento importante, il meglio di quanto scritto sino a ora, ma con alcuni macroscopici errori imputabili alla matrice culturale. Ad esempio nel definire se

una startup è innovativa si richiede la presenza di dottorandi o di brevetti, o di elevate spese di ricerca e sviluppo. Se considero le idee di successo che ho contribuito ad avviare (es. Tiscali, Vitaminic, Venere. com, Yoox) nessuna di queste sarebbe stata classificata come startup innovativa. Ovviamente nel rapporto la definizione di innovazione è stata stilata da universitari lontani dalla realtà. Inoltre nel rapporto manca la tempistica di attuazione. Alcune modifiche (fiscali, societarie, del mercato del lavoro e del diritto fallimentare,

AVVIARE UN’ATTIVITA’ NELL’ERA DELL’INFORMATION TECHNOLOGY VUOL DIRE FARE I CONTI CON IL DIRITTO INFORMATICO E LA NORMATIVA IN MATERIA DI PRIVACY: UTILIZZARE UN SOFTWARE, GESTIRE UNA BANCA DATI, APRIRE UN SITO WEB DI PRESENTAZIONE O VENDITA ONLINE… TUTTO QUESTO COMPORTA SPECIFICI ONERI NORMATIVI. NESSUNA PAURA: CONOSCERLI E PREVEDERLI FIN DA SUBITO RIDUCE COSTI E RISCHI E CONSENTE DI ACQUISIRE CONSAPEVOLEZZA SENZA SOCCOMBERE ALLA BUROCRAZIA O AFFRONTARE CONTROVERSIE INUTILI

ecc.) richiedono processi di approvazione complessi e lunghi: non si può fare tutto subito. E ancora non è chiaro da dove vengono i capitali. Si citano correttamente i “fondi di fondi” e il crowfunding, ma sembra più una speranza che un piano concreto. Oggi è più o meno ottimista rispetto a quando – da pioniere – ha cominciato a lanciare e diffondere il venture capital in Italia? Più pessimista, anche se – come contraltare – l’ottimismo nel 1999/2000 si dimostrò non corretto.

Partiamo da quello che è il patrimonio cruciale: i dati. Meglio scegliere subito se ottimizzare la gestione documentale mediante archiviazione digitale o sostitutiva. Non si tratta di soluzioni appannaggio esclusivo delle “grandi realtà”: anche una startup, con una simile ottimizzazione, potrà abbattere tempi e costi quasi immediatamente. Dove vogliamo archiviare e conservare i nostri dati? Presso la struttura o “in the cloud”? Oltre a valutazioni tecniche, economiche e di business, occorre guardare alla normativa. Un contratto di servizi cloud va letto molto attentamente, soprattutto rispetto a: garanzie in

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DGTALK merito alla disponibilità dei dati, loro reperibilità, backup e tempi di migrazione in caso di passaggio da un fornitore a un altro. Secondo step: il parco software. Per tutelare al meglio la nostra impresa, è bene concentrarsi sul tipo di licenza (se lo sviluppo è su commissione, dovremo anticipare la tutela al momento dell’ordine, soprattutto per quanto concerne la proprietà del codice sorgente) e le modalità di assistenza (garanzie inerenti il prodotto, la reperibilità in caso di problematiche connesse all’utilizzo e la verifica delle modalità di estrapolazione dei dati in caso di cessazione dei rapporti con il fornitore). Fatto questo, si può passare alla temuta normativa Privacy. Quella attuale, nonostante i pregiudizi,

Roberto Bonu, presidente Assoweb

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è abbastanza semplice rispetto al testo del Codice originario. Abbassare la guardia sarebbe però un errore. Probabilmente, nel 2013, entrerà in vigore il nuovo Regolamento europeo, che prevede, per alcune tipologie aziendali, anche la figura del privacy officer. Sarà il collaboratore su cui si concentreranno gli obblighi burocratici (come la redazione di documentazione obbligatoria per legge) e sostanziali (come l’adozione di misure a protezione dei dati con piani di ripristino e obbligo di denuncia – in caso di subita

violazione – a una specifica autorità di controllo). Allo stato attuale restano obbligatorie le nomine a incaricato e responsabile, così come il rilascio delle informative in caso di trattamento dati di persone fisiche e il rispetto delle misure minime di sicurezza (credenziali di autenticazione differenziate, profili di autorizzazione per ciascun incaricato, obbligo di ripristino dei dati in caso di perdita, adozione di antivirus e misure anti-intrusione). Se poi vogliamo adottare videosorveglianza negli spazi lavorativi,

125 finalisti selezionati tra una rosa di 1.500 candidati e una due giorni arricchita da workshop con testimonial provenienti dal mondo aziendale e accademico. Consigli autorevoli ma anche cronaca, sul campo, dalle più interessanti fucine di idee di impresa. Tra queste, da oltre dieci anni, un posto di primo piano spetta senza dubbio al contesissimo Premio Web Italia, assegnato lo scorso 22 e 23 novembre al Centro Congressi di Riva del Garda (TN). Un concorso che, arrivato alla sua undicesima edizione, riconosce ogni anno l’eccellenza italiana nei progetti sviluppati per il Web in tutte le sue declinazioni. «Tutti parlano di Web e di questo Eldorado delle App – ci racconta Roberto Bonu, presidente Assoweb, nel corso della manifestazione –. Tuttavia sul Web c’è innanzitutto (e soprattutto) un problema di riconoscimento delle professionalità. La Web agency fa davvero molta fatica a far percepire il valore del proprio lavoro rispetto ad aziende tradizionali. In generale è ancora diffusa la concezione di Internet “che si fa per risparmiare”. Aprire un sito di e-commerce però non è diverso dall’avvio di una qualsiasi altra attività. Non ci sono i costi fisici di una sede, ma ci sono e ci devono essere i costi legati allo sfruttamento intelligente di tutte le potenzialità che il digitale offre. Va detto che esistono talenti ed eccellenze (come la Web agency di Mirandola, epicentro del terremoto, che negli ultimi mesi ha dovuto assumere 6 persone) ma anche segnali negativi. Per la prima volta in 11 edizioni, per esempio, non consegneremo un premio alla pubblica amministrazione. Non vediamo crescita nella PA. Si spera che l’Agenda digitale si muova e sostenga quelli che alla fine vincono: chi ha l’idea e tira dritto nonostante tutto, cercando di fare ricerca e convincendo a rischiare chi ha i capitali…».

sussistono obblighi già in fase di progettazione: il posizionamento deve essere conforme a quanto previsto dalla normativa in materia di privacy e dallo Statuto dei Lavoratori; i termini di conservazione dei dati (a oggi, salvo talune attività, massimo 24 ore di conservazione) vanno rispettati con scrupolo e mai scordare l’obbligo di informazione con una cartellonistica e una informativa completa. Finalmente si può pensare di presentarsi al mondo, online. Il primo passo è individuare un nome a dominio che non sia a rischio di contestazione per concorrenza sleale o preesistenza di un marchio che contenga lo stesso nominativo. Nella home page occorre adempiere correttamente agli obblighi di pubblicazione di tutti i dati della ditta o società (come la Partita Iva troppo spesso dimenticata). Mai trascurare gli aspetti privacy in caso di raccolta dati online, nonché la recente normativa in materia di cookies (in caso di raccolta finalizzata alla profilazione è necessario adottare modalità di comunicazione preventiva). Se poi pensiamo all’ecommerce, ricordiamo che esistono differenze corpose tra contratti di vendita B2B e B2C: in quest’ultimo caso maggiori garanzie sono previste per il consumatore finale per quanto concerne l’esercizio del diritto di recesso, il foro competente in materia di controversie e le informazioni da rilasciare preventivamente.



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IL DIGITALE CERTO, IL WEB, I SOCIAL NETWORK… PARLARE DI FUTURO, STARTUP E NUOVE IMPRESE OGGI E’ QUASI IMPOSSIBILE SENZA CHIAMARE DIRETTAMENTE IN CAUSA QUESTI STRUMENTI. TUTTAVIA, NELL’ERA DEL WEB 2.0, SUCCEDE CHE ANCHE GRAZIE A TECNOLOGIE STUPEFACENTI POSSA TORNARE TREMENDAMENTE DI MODA L’ARTIGIANATO

Marco Lorusso

Parole, parole e ancora parole… ma per capire realmente la magia delle stampanti 3D e del fenomeno dei Maker bisogna guardare questo incredibile video che racconta come funziona la celebre MakerBot

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Qualcuno la definisce già da tempo la nuova rivoluzione industriale, altri – come lo scrittore canadese Cory Doctorow – si spingono ancora più in avanti, affermando: «I giorni di società chiamate General Electric, General Mills, General Motors sono contati. Ci sono miliardi di opportunità imprenditoriali a disposizione delle persone creative e brillanti». È il fenomeno dei Maker, “bellezza” che – direttamente dagli Stati Uniti – si sta preparando a rivoluzionare il nostro comune concetto di produzione e si appresta, forse, a offrire una inattesa chance di rilancio al millenario artigianato nostrano… trasformando modeste imprese in piccole, grandi fabbriche di oggetti straordinari. Tutto ha inizio, o meglio cambia, quando nel 2009, in una ex birreria

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di Brooklyn, Bre Pettis, 38 anni, hacker con la passione dei robot, riesce a realizzare una stampante 3D da circa mille dollari. Le stampanti 3D erano infatti una realtà da tempo, ma i prezzi, fino a quel momento, non erano certo alla portata del grande pubblico… Nasce così MakerBot, una “scatola” magica che partendo da un semplice disegno 3D è in grado di ricreare qualsiasi oggetto su un materiale plastico speciale. Da allora la febbre ha contagiato una comunità sempre più ampia di Maker e, proprio nelle scorse settimane, è stata rilasciata la quarta generazione di questa miracolosa printer, la Replicator 2. Un architetto italiano, Enrico Dini, stampa addirittura case o barriere coralline artificiali per emiri arabi, mentre un anno fa una società tedesca ha addirittura stampato un violino facendo andare in estasi la rivista The Economist.

«La rivoluzione industriale – spiegano gli esperti – inventò la produzione di massa e l’economia di scala; ora invece le stampanti 3D consentono a chiunque di produrre un singolo oggetto a costi bassissimi. Grazie al Web e al cloud, poi, se un’idea funziona è possibile magari mettersi in contatto con una fabbrica capace di produrre oggetti su larga scala in Oriente e avviare un business praticamente dal nulla». Un fenomeno davvero sorprendente; un fenomeno, quello delle nuove stampanti 3D che, nella maggior parte dei casi, ha anche un cuore italiano: Arduino, il mitico processore open source (si veda Digitalic di ottobre – ndr) che ha conquistato il mondo ed è stato creato nel 2005 da Massimo Banzi, ingegnere monzese, mentre faceva un corso di interaction design agli studenti della scuola di Ivrea. Arduino e MakerBot sono i due casi più famosi di una nuova generazione di strumenti progettati collettivamente, usando la Rete, e che non hanno dunque copyright. «Chi non condivide i propri progetti, sbaglia» tuona Bre Pettis. E proprio la condivisione è la base di partenza del nuovo artigianato digitale… Fenomeno di nicchia? Fenomeno da sognatori? Può darsi, ma attenzione, le fiere dei Maker oggi contano un pubblico impressionante e sponsor come Microsoft, Pepsi Cola e Ford. Non solo, i FabLab, lanciati dal Mit per replicare laboratori dove produrre facilmente oggetti, sono arrivati in tutto il mondo, persino in Afghanistan e Costa Rica… e in Italia, ovviamente a Torino, nella tana di Arduino.


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INCHIESTA Barbara Silbe

UN’ANALISI DEL PANORAMA FOTOGRAFICO ATTUALE ATTRAVERSO LA LENTE DI INGRANDIMENTO DEL PHOTOKINA, LA PIU’ FAMOSA FIERA MONDIALE DEDICATA AL SETTORE DELLE FOTOCAMERE CHE SI SVOLGE OGNI DUE ANNI A COLONIA, IN GERMANIA

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Tutte le case costruttrici di fotocamere stanno cercando una nuova identità, muovendo i primi passi nell’ambito dei social media e sulle nuove strade del design. Questo emerge dal recente Photokina, la più importante fiera mondiale dedicata al settore fotografico che si svolge ogni due anni a Colonia (in Germania) e che, anche in questa occasione, ha fatto sognare i suoi 200.000 visitatori… Attualmente, uno dei nemici più duri da combattere per le fotocamere compatte è lo smartphone, che da tempo fa loro concorrenza. Così sono in arrivo macchine con nuove funzionalità che consentono la condivisione online e perfino di telefonare. Il caso più eclatante è quello della Samsung Galaxy Camera, con sistema operativo Android 4.1 Jelly Bean e connessione wireless per scattare, modificare e condividere le immagini direttamente sul Web.

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Panasonic punta su parecchie novità e su una buona qualità di proposte con caratteristiche per fotografi “pro”. Partiamo con Lumix GH3, mirrorless specializzata nelle riprese video con un nuovo sensore Live MOS Micro Quattro Terzi da 16 MP. Il corpo in lega di magnesio dispone di

Lo slogan di Canon alla kermesse tedesca è stato “Power to connect”. Anche il colosso giapponese punta alle tecnologie mobile per rinnovare la fotografia digitale dal momento dello scatto fino alla stampa e alla condivisione. Sempre connessi con le Canon PowerShot S110 e Selpy CP900, una compatta e una stampante con Wi-Fi in vendita a partire da ottobre rispettivamente a 495 e 120 euro. Ancora più evolute le PowerShot G15 e SX50, due modelli dedicati ai fotoamatori evoluti alla ricerca di prestazioni elevate. Lo zoom 5x f/1,8-2,8 che monta la G15 è luminosissimo, è un 28-140mm e scatta anche con luce scarsa, mentre la SX50 offre stabilizzatore, avanzati controlli manuali e uno zoom ottico 50x (rispettivamente 660 e 550 euro). Ha stupito tutti la reflex EOS 6D, entry level a pieno formato che incorpora Wi-Fi, connettività Gps e sensore CMOS da 20,2 MP. Una macchina leggera e dal prezzo un po’ più accessibile (2.200 euro circa), che vuole avvicinare alla reflex fullframe sempre più appassionati che ambiscono al mondo professionale e a caratteristiche raffinate come le guarnizioni contro polvere e condensa, un sistema Auto Focus preciso e veloce e funzioni avanzate per liberare la creatività di fronte a ritratti, paesaggi e foto di viaggio.

un ingresso per microfono esterno e monta la tecnologia Wi-Fi (1.400 euro circa il prezzo per il solo corpo macchina). Sempre regina la Lumix G5, nuovo modello di mirrorless a lenti intercambiabili con sensore da 16 MP e processore Venus Engine 7FHD per immagini nitide e senza disturbi. Scatta fino a 20fps ed è dotata di mirino elettronico. Molto osservata in fiera la FZ200, superzoom 24x la cui caratteristica più interessante è l’apertura costante fissata a 2,8 su tutta la focale e grandangolo 25mm (prezzo 600 euro), che per il suo zoom 600mm equivalente può interessare anche ai fotografi naturalisti.

Nikon mette in vetrina la D600, altra full-frame dal prezzo contenuto, per ampliare il mercato delle reflex professionali rivolgendosi a chi ambisce a una macchina con sensore delle dimensioni di una vecchia pellicola 35mm (24x36). Il corpo macchina costa 2.300 euro circa, ha un sensore FX CMOS DA 24,3 MP, processore d’immagine EXPEED 3 e un nuovo sistema di messa a fuoco che si chiama Multi-CAM4800 a 39 punti. Tra le funzioni avanzate, l’HDR, le riprese accelerate e intervallate di un time-lapse, 19 modi scena. Tra le nuove compatte Nikon, spicca invece la S800c, con sistema Android 2.3, 16 MP, zoom 10x stabilizzato 25-250mm equivalente e display da 3,5 pollici touch screen. Le foto che fate con questa fotocamera possono essere condivise su Facebook, Twitter, Google+ e altri social network. Ha anche un Gps incorporato e registra video Full HD (400 euro).

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INCHIESTA Photokina è il palcoscenico preferito da Leica: l’azienda tedesca gioca in casa e qui si è presentata con un ventaglio di offerte stupefacenti anche da collezione, strategia vincente visto che l’ha condotta a raddoppiare i fatturati negli ultimi tre anni. Nel padiglione più grande della fiera (5.000 metri quadrati allestiti con mostre e prodotti), era ammirata da molti la Leica X2 edizione limitata, disegnata e firmata da Paul Smith con rivestimento in pelle, calotta e fondello in color arancio e lime, prodotta in soli 1.500 pezzi (al costo di 2.445 euro). Altra novità il programma Leica X “à la carte”, per personalizzare le compatte digitali con dieci diversi rivestimenti in pelle colorata e differenti texture, tracolle e fondine negli stessi materiali per creare un oggetto esclusivo (da 1.785 euro). La più ammirata è stata la nuova serie M, discendente della M9, che smette di farsi numerare. Monta un nuovo, esclusivo sensore CMOS LEICA MAX da 24 MP, mirino elettronico, Live View e un nuovo display (6.200 euro). Subito a seguire la Leica M-E, una entry level (se così si potrà mai definire una Leica) con prestazioni eccellenti e prezzo più accessibile per avvicinare al marchio e alla sua esclusività un pubblico più vasto (4.800 euro).

Design accattivante per le due nuove nate delle serie X di Fujifilm. La prima è XF1, compatta vintage per intenditori, molto veloce nella messa a fuoco, con corpo in alluminio e rivestita in pelle sintetica colorata, obiettivo f1.8 con zoom manuale 4x, sensore EXR-CMOS DA 2/3” (469 euro). Il gioiello presentato a Colonia è però la X-E1 a ottiche intercambiabili discendente diretta dell’ambita X-Pro1 con diverse novità: un corpo macchina più leggero e più piccolo, il mirino elettronico ad alta risoluzione, l’ingresso per il microfono esterno e, soprattutto, un prezzo più contenuto (999 dollari il corpo macchina). Tutto gira intorno al sensore X-Trans APS-C da 16 MP affiancato da un processore EXR Pro. I controlli sono anche manuali e scatta naturalmente in Raw con possibilità di editing in camera.

La Samsung Galaxy Camera è in pratica una compatta con display touch da 4,8 pollici, zoom ottico 21x, sensore CMOS BSI da 16 MP e ben 35 diverse funzioni di editing per ritoccare scatti e filmati, che in più fornisce la disponibilità gratuita dei servizi cloud e le connessioni WiFi, 3G e 4G, Bluetooth. Il prezzo è attualmente in via di definizione. Altra novità Samsung è la EX2F, compatta con luminoso obiettivo f1.4 e Wi-Fi integrato. È in grado di realizzare immagini e video brillanti anche con luce scarsa, ha un grandangolo 24mm e sensore da 12,4 MP, stabilizzatore ottico, display girevole e scatta anche in Raw (il prezzo è di 499 euro).

Chiudiamo con Hasselblad, azienda specializzata nelle macchine medio formato, che ha invece portato a Colonia la sua novità con un prezzo per nulla abbordabile (5.000 euro), ma di certo desiderabile. Si chiama Lunar ed è la nuovissima mirrorless della casa svedese: è superlussuosa, ha un’impugnatura ergonomica e caratteristiche simili a quelle della Sony NEX-7, con un sensore APS-C da 24,3 MP.

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ATTUALITA’ Collegati a questo pratico QR code e guarda l’esclusiva videointervista che Claudia Bonatti, direttore divisione Windows presso Microsoft Italia, ha rilasciato a Digitalic

Il touch, le App, il cloud, il desktop, la mobility, la produttività… tutto disponibile, tutto integrabile attraverso la medesima esperienza d’uso a prescindere dal device che si sta utilizzando. Questa è la sfida più grande di Windows 8, l’asso di denari sul quale Microsoft punta forte per lanciare la sua scalata al mercato della mobility. Un mercato nel quale Android e iOS dettano legge e che il colosso di Redmond punta ora ad attrarre nell’ecosistema professionale puntando sulla vincente integrazione con la storica base installata di Windows. Una sfida, ma anche una speranza, come è normale che sia. Poi, in un mercato sempre più complesso, proprio l’arrivo di Windows 8, in tutte le sue declinazioni (Phone 8, RT, ecc.) rappresenta in effetti una “nuova speranza” (come direbbe il buon George Lucas – ndr) per tutti gli operatori della filiera IT e in questa decisiva fase di fine anno non si parla, quasi, di altro.

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Ma, parole a parte, come stanno andando realmente

le cose a un mese dal lancio ufficiale? A un mese dal lancio possiamo annunciare di avere venduto più di 40 milioni di licenze di Windows 8 – ci racconta Claudia Bonatti, direttore divisione Windows presso Microsoft Italia –. Il ciclo di adozione è più rapido di quello di Windows 7 su Vista. Un altro aspetto rilevante sono i device. Si parla della certificazione di più di 1.500 nuovi formati di pc. Inoltre, per quanto concerne l’uso, la nuova interfaccia non pone problemi: nel giro di poche ore gli utenti trovano i comandi principali e l’80% di loro visita lo store nella prima giornata.

Poi c’è la grande novità delle App. Il mondo delle applicazioni infatti è da sempre legato ad ambiti come gli smartphone e i tablet: con Windows Store ora entra nell’universo dei pc. In mezzo a mille messaggi e promozioni, una volta che avranno Windows 8 tra le mani, su cosa dovranno puntare i partner di canale? Ai partner suggerirei di raccontare alle aziende quali sono i nuovi stili di lavoro e quali sono i benefici in termini di produttività che offrono. Poi c’è il tema importante del rinnovamento dell’hardware e del software. Molti infatti usano ancora XP… Poi ci sono argomenti chiave come la gestione dei device per garantire la sicurezza dei dati e, ancora una volta, le App. È infatti possibile la creazione di applicazioni line of business da offrire ai propri clienti. App su misura che non dovranno transitare dallo store e che rappresenteranno un valore aggiunto decisivo per la loro offerta. Poi ci sono carte importanti come la videocomunicazione, la condivisione di dati attraverso il cloud e l’integrazione con gli smartphone grazie a Windows Phone 8.

Numeri incoraggianti, ma come e perché le aziende oggi dovrebbero scegliere di passare a Windows 8? Windows 8 è una grande opportunità. Un grande strumento che rappresenta la sintesi perfetta tra mondo touch e mondo pc e può imprimere una svolta decisiva alla produttività di ogni tipo di azienda. Con Windows 8 i tablet entrano davvero in ambito aziendale e permettono di migliorare la produttività perché diventano veri e propri pc. I nuovi device touch fondono addirittura il meglio dell’esperienza pc e il meglio dell’esperienza tablet in un solo strumento di produttività.

A poco più di un mese dal lancio sul mercato dell’atteso Windows 8, in esclusiva per Digitalic Claudia Bonatti racconta le prime sensazioni e, soprattutto, le linee guida lungo le quali il colosso di Redmond intende costruire il futuro delle aziende italiane Marco Lorusso

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ATTUALITA’

Circa 10.000 tra utenti finali e partner di canale provenienti da 83 Paesi diversi, una cascata di tecnologia e, ciliegina sulla torta, la nomina – nei giorni immediatamente precedenti all’evento – di un nuovo Ceo. Decisamente frizzate la ricetta 2012 dell’attesissimo Fujitsu Forum svoltosi a Monaco di Baviera nelle scorse settimane. Un appuntamento che da sempre la società “sfrutta” per fare il punto della situazione e tracciare le linee di sviluppo per il prossimo futuro. Un futuro ben chiaro sin dallo slogan della manifestazione: “Reshaping ICT, Reshaping Business”. Un business che nelle intenzioni dei manager della multinazionale dovrà sempre più arrivare dai servizi, dal canale e anche dal cloud, ma dopo un attento studio di una strategia efficace e da una componente hardware che è e rimane un’area di attenzione. Obiettivi chiari, oltre che nello slogan, anche nelle parole di Rod Vawdrey, corporate Svp e president international business dell’azienda e ora anche Ceo ad interim dopo che il

C

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Alla recente edizione del suo tradizionale forum mondiale, il colosso IT ha chiamato a raccolta 10.000 tra utenti finali e partner di canale per mettere in mostra il meglio di sé, a partire dal nuovo Ceo (ad interim) di Fujitsu Technology Solutions, Rod Vawdrey, che ricopre tale carica dopo che il suo predecessore Rolf Schwirz ha deciso di lasciare la società proprio nei giorni precedenti al forum

il progetto pilota interno fornirà a ciascun utente l’accesso al rispettivo ambiente di lavoro e alle applicazioni business nello spazio Fujitsu Personal Cloud personale. Un’altra novità è rappresentata da un design all’avanguardia per pc, thin client e display e dalla disponibilità prevista di un tool cloudbased grazie al quale le aziende potranno garantire la propria conformità rispetto agli audit sui consumi energetici imposti dall’Unione Europea. Ultima ma non ultima, la novità di un nuovo livello di certificazione “ad invito” aggiunto al famoso Select Partner Program (dove già figurano i livelli Partner, Select Partner e Select Expert). Un programma che ora conterà dunque anche sul livello Select Value Channel Program, dedicato agli enterprise reseller, ai var e system integrator che puntano ad indirizzare al meglio la loro offerta di servizi e tecnologie in ambito data center, storage e cloud for midmarket. Un annuncio che riguarda in partenza Austria, Francia, Germania e Spagna e che nel corso del 2013 approderà in tutta l’area Emea.

Marco Lorusso

suo predecessore, Rolf Schwirz, ha deciso di lasciare la società nei giorni precedenti al forum. «L’obiettivo è quello di rinforzare il nostro cammino in direzione global service company, raggiungere un 30% del fatturato realizzato nei servizi cloud entro il 2015 e arrivare a realizzare il 40% delle revenue al di fuori del Giappone, facendo leva su un’offerta sempre più bilanciata tra hardware, software e servizi e anche guardando a possibili acquisizioni di piccole realtà strategiche». Venendo agli annunci chiave dell’evento, tante e significative le novità, dall’appliance per data center FlexFrame Orchestrator (che, introducendo anche il supporto per le installazioni di Sap Hana, è in grado di garantire una gestione unificata di tutti gli ambienti del vendor tedesco, riducendo costi e complessità) all’introduzione di Fujitsu Personal Cloud: basato sulla Fujitsu Global Cloud Platform,

Collegati a questo QR code, guarda il reportage esclusivo da Monaco e ascolta le voci e i commenti dei manager italiani di Fujitsu Technology Solutions

Rod Vawdrey, corporate Svp e president international business dell’azienda e ora anche Ceo ad interim di Fujitsu Technology Solutions


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ATTUALITA’

Ha aspettato l’evento più importante e atteso per lanciare una novità di grandissimo impatto sul mercato. Al suo “The Cloud & Mobility Day” il distributore a valore ha annunciato il servizio cloud iNebula. Per l’occasione sarà avviata una rete ad hoc di agenzie sul territorio Marco Lorusso

Un evento di successo, pubblico delle grandi occasioni (oltre 220 i presenti) e, soprattutto, annunci di alto profilo per un canale alla ricerca di risposte concrete e di nuove occasioni di business. Nelle scorse settimane a Milano è andato in scena l’atteso “The Cloud & Mobility Day” firmato Itway. Un evento esclusivo, del quale Digitalic è stato media partner, che il distributore a valore ha fortemente voluto proprio per incontrare direttamente i propri rivenditori e fornire loro concreti strumenti di business per affrontare le grandi sfide che li attendono. Tema cruciale della giornata, come promesso, il cloud e la consumerizzazione. Un tema che è stato sviluppato attraverso un’area espositiva presso la quale toccare con mano le soluzioni di brand come BackBox, Check Point, CTera, Fortinet, IBM, Novell, Red Hat, Trend Micro, Vidyo e VMware ma, soprattutto, attraverso un’intensa sessione di interventi di manager ed esperti di alto livello come il professor

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Francesco M. Sacco, managing director EntER Università Bocconi Milano. «Siamo davvero soddisfatti e convinti che questa sia la strada corretta – ha commentato Michele Papa, country manager per l’Italia di Itway Vad –. Siamo partiti anni fa sul tema del cloud consci che si trattasse di una sfida e di una evoluzione proprio per il canale indiretto. Oggi il successo di questo evento conferma che il canale e i manager ci hanno ascoltato e seguito». Un pubblico al quale sono stati offerti strumenti molto concreti come il nuovissimo servizio cloud iNebula. Un servizio sul quale Itway conta moltissimo e per il quale è già partita alla ricerca di una squadra dedicata di rivenditori. «Non potevamo certo rimanere fuori dalle nuvole – ha aggiunto Papa – e lo abbiamo fatto mettendo sul piatto un’iniziativa di grande impatto e prospettiva». «Il richiamo al latino sta a indicare l’italianità del progetto – ha poi aggiunto Cesare Valenti, esecutive vice president Itway –. Questo è infatti un progetto che unisce passato, presente e futuro del nostro canale». «Abbiamo sviluppato un

nostro data center in Italia – ha poi spiegato nella sua presentazione Papa –, che rassicura tutti sul supporto assolutamente made in Italy e sulla permanenza dei dati nel nostro Paese. I servizi sono pensati per le Pmi e per questo occorrerà essere in grado di veicolarli in maniera capillare sul territorio. Per questo abbiamo avviato la costruzione di una rete ad hoc di agenzie che siano in grado di allestire rapporti consulenziali con tali realtà. Ai rivenditori daremo massima visibilità visto che il servizio sarà marchiato iNebula by… seguito dal nome del rivenditore di turno. Il nome di Itway non comparirà». Già ricco il listino dei servizi disponibili. Si hanno infatti iNebula Safe (servizio di backup online, dedicato alle Pmi che viene proposto in due configurazioni, Smart, da 1 a 4 utenti, e Pro da 5 a 30) e iNebula Vidio (servizio di videoconferenza, dedicato a un target un po’ più elevato, composto da medie imprese). In arrivo sono invece i servizi iNebula Energy, per la gestione energetica, e iNebula Security, per la sicurezza infrastrutturale. Un quadro completo dunque, che ruota intorno al valore e al data center di nuova generazione.

In esclusiva per Digitalic, collegandovi a questo pratico QR code, avrete la possibilità di vedere il reportage completo dal “The Cloud & Mobility Day” e ascoltare la voce e i commenti di Michele Papa, country manager per l’Italia di Itway Vad



MANAGEMENT 38

NELLO STUDIO LE TECNOLOGIE INFORMATICHE PAGANO Marco Sampietro SDA Bocconi Professor della Unit Sistemi Informativi della SDA Bocconi School of Management. Responsabile del corso Project Management nei Sistemi Informativi. Faculty Member all’MBA ed al Global Executive MBA. Professore a contratto presso l’Università Bocconi per i corsi Informatica per l’Economia, IT Management e Project Management. Cofondatore di The Base - Project Management Consultancy.

Non è una novità che la disoccupazione giovanile sia una problematica molto sentita in generale e, per chi ricade nella categoria dei giovani, lo è ancor di più. Secondo le indagini svolte da AlmaLaurea, il tasso di disoccupazione dei giovani a un anno dal conseguimento della laurea specialistica è cresciuto del 9% in quattro anni (dal 2007 al 2010) e, estrapolando le informazioni

N

da alcune banche dati, sembra che nel 2011 un altro punto percentuale debba essere aggiunto, portando quindi un aumento della disoccupazione del 10% in 5 anni. Nell’anno 2011, a distanza di un anno dalla laurea specialistica, è emerso che, in generale (quindi considerando tutti i percorsi universitari), le persone occupate erano il 56,3%, le non occupate e non in cerca di lavoro il 13,9%, mentre le non occupate ma in cerca di lavoro il 29,9%. Il dato è impressionante e comunque nasconde delle differenze molto forti tra i vari percorsi di studio. Non è un mistero

che le lauree a carattere scientifico abbiano sempre offerto maggiori opportunità di impiego rispetto a quelle a indirizzo umanistico. Arriviamo ora al cuore del problema: conseguire una laurea incentrata sulle tecnologie informatiche è un buon investimento oppure è consigliabile orientarsi verso altri lidi? Per rispondere a questa domanda paragoneremo le lauree specialistiche focalizzate su un curriculum ICT con tutti i percorsi di laurea specialistica compresi nelle facoltà di ingegneria e, infine, con la media generale di tutte le lauree specialistiche. Partiamo dei risultati svolti da un’indagine effettuata nel 2011 che valuta la situazione lavorativa a 1 anno dal conseguimento della laurea (figura 1). Figura 1. Situazione lavorativa a un anno dalla laurea. Come si può notare le lauree focalizzate sull’ICT non solo hanno una performance molto superiore alla media, ma anche rispetto a lauree tradizionalmente “solide” come quella in ingegneria. Vediamo ora se questa relativa facilità


non lavora e non cerca

80

di impiego paga però lo scotto di stipendi in ingresso contenuti. Nella figura 2 sono quindi riportate le retribuzioni medie mensili nette.

non lavora ma cerca

70 60

lauree ICT ingegneria tutte le lauree

50 40 30 20 10 0 76,4 71,2 56,3

12,9

11,4 13,9

10,7 17,5 29,9

ingegneria

lauree ICT

tutte le lauree

1400 1200 1000 800 600 400 200 0 1280

1249

1056

35

20,4

altro autonomo

a progetto, coordinata e continuativa

tempo indeterminato, interinale, inttermittente

inserimento, formazione lavoro, apprendistato

tempo indeterminato

autonomo effettivo

7,4 0,9 2,9

0

senza contratto

2,0 4,2 6,9

5

4,9

10

7,9 7,3

12,8

15

15,8 16,7

20

16,2

25

23,6 23,3

29,8

lauree ICT ingegneria tutte le lauree 22,5

25,7 22,9 25,4

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Figura 2. Retribuzioni medie mensili nette (in euro). In questo caso le lauree focalizzate su tematiche ICT non impongono una pena del contrappasso (molto lavoro ma poco retribuito); al contrario spuntano stipendi nettamente superiori rispetto alla media e leggermente superiori a quelli post-ingegneria. Magari la buona performance economica ha come contraltare una maggiore instabilità del rapporto lavorativo e quindi la retribuzione viene usata come compensazione di forme contrattuali poco tutelanti (figura 3). Figura 3. Forme contrattuali per tipologie di lauree. Anche in questo caso la nostra maligna ipotesi è stata smentita. Le lauree ICT registrano infatti le percentuali più alte di contratti maggiormente stabili. Focalizzandoci solo sui contratti a tempo determinato, il “distacco” rispetto a ingegneria è di circa 3 punti percentuali e sale addirittura a 6 a distanza di 3 anni dalla laurea.

RISORSE

lavora

http://www.almalaurea.it/ La banca dati sulla condizione di occupazione dei laureati: AlmaLaurea è un servizio innovativo che rende disponibili online i curriculum vitae dei laureati (1.700.000 cv presso 64 atenei italiani).

http://www.istat.it/it/archivio/64482 I laureati e il lavoro. Rapporto Istat, 8 giugno 2012. Tutti i dati raccolti in un rapporto completo, che è possibile scaricare all’indirizzo indicato.

Rispetto a quanto esposto la conclusione sembra quindi scontata: le lauree a indirizzo ICT possono essere considerate un investimento interessante per il futuro.

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ATTUALITA’

Secondo le maggiori correnti di pensiero, sono proprio i momenti di flessione del mercato quelli dove è importante investire in ricerca e sviluppo, così da riuscire a emergere tra un’offerta sempre più allineata. È questo il caso della stampa per ufficio, dove ormai da diversi anni non si assiste a vere e proprie innovazioni tecnologiche. Una scossa in questa direzione intende lanciarla HP in occasione del Fall Printing 2012 di Barcellona, dove l’azienda ha presentato una nuova sfida. «Rispetto al passato, oggi il panorama del printing è profondamente cambiato – afferma Fulvio Ferrari, VP & general manager IWS Imaging & Printing Group Emea di HP –. C’è una differenza sempre più netta tra prodotti consumer e aziendali; non c’è più la stampante su ciascuna scrivania, ma sistemi condivisi la cui durata tende a crescere, arrivando fino a dieci anni». Un nuovo scenario di fronte al quale tutti devono farsi trovare preparati, non solo i produttori, ma anche e

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Il colosso di Palo Alto preme forte sull’acceleratore nel mondo delle inkjet per ufficio, con una nuova tecnologia a testina fissa, nuovi inchiostri, flussi di lavoro gestiti via software e nuove opportunità per i partner Alessio Ferri

Fulvio Ferrari, vice president & general manager Inkjet and Web Solutions business (IWS) Imaging & Printing Group (IPG) Emea di HP

soprattutto i partner, chiamati a fornire diverse forme di consulenza e assistenza, oltre ai tradizionali hardware e materiali di consumo, anche sull’emergente mercato del software per la gestione dei flussi di lavoro. «Il principale fattore di crescita sul fronte della tecnologia è la mobility – sottolinea Ferrari –. L’ambiente di lavoro è ormai basato sul cloud e sui dispositivi mobili. Servono quindi nuovi standard per abilitare la stampa di documenti creati e memorizzati in modo diverso e da destinare a tante possibili stampanti». Nel rispetto della tradizione HP, la risposta è molto concreta. Oltre a Flow CM Professional, soluzione cloud per la gestione documentale, la prossima primavera porterà una della novità più interessanti a cui il mondo della stampa inkjet ha potuto assistere negli ultimi anni. «OfficeJet Pro X Series è uno degli annunci più importanti della nostra storia – dichiara Merce Barcons, vice president Inkjet Hardware Category Emea Printing Systems di HP –. Una stampante da 70 pagine al minuto a colori, inchiostri di nuova concezione resistenti all’acqua e agli evidenziatori e soprattutto una testina di nuova concezione». Fino a oggi, la tecnologia inkjet prevedeva due elementi in movimento: il foglio e la testina. La novità sta nell’eliminazione di uno di questi due, grazie alla messa a punto di un apparato di nuova concezione a tutta larghezza di un foglio A4.«Questo grazie a un sistema fisso da 8,5” sul quale si trovano 42.200 ugelli in grado di emettere un miliardo di gocce al secondo grandi un picolitro – sottolinea Jordi Monne, marketing and portfolio manager di HP –. Meno parti in movimento significa più accuratezza, meno vibrazioni e meno guasti. L’asciugatura non richiede ventole e comporta quindi meno rumore e risparmi sui consumi».

Merce Barcons, vice president Inkjet Hardware Category Emea Printing Systems di HP


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ATTUALITA’

Alla vigilia del suo 30° compleanno, il distributore bergamasco chiude l’anno regalandosi un traguardo di grande importanza e significato in questa delicata fase per il canale indiretto. Con le recenti inaugurazioni, Brevi conta oggi sulla rete di cash & carry più ampia d’Italia. Un successo ma anche una grande responsabilità per i manager di un’azienda orgogliosamente italiana che da sempre vive il mercato e il rapporto con i rivenditori con passione contagiosa Marco Lorusso

Nel 2013 spegnerà 30 candeline, e non è certo comune in un mercato che macina, e spesso stritola, storie e successi come pochi. Merce rara per un canale indiretto alle prese con un mercato mai così insidioso, travolto da difficoltà enormi di accesso al credito e sviluppo di margini interessanti. Brevi è un distributore IT decisamente fuori dal comune, il cui nome è ormai per tutti sinonimo di grande dedizione al lavoro, competenza e conoscenza sempre sorprendente anche degli angoli più remoti e nascosti del mercato italiano. Alla vigilia di un simile

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Marcello Molinari, marketing manager di Brevi

traguardo, questa particolare azienda italiana ha deciso di fare un regalo importante che rappresenta anche un messaggio forte, chiaro nonché rassicurante per il canale indiretto. Con le ultime aperture di Arezzo e Roma 2, Brevi è oggi – di fatto – con 27 punti vendita, la rete di cash & carry più ampia d’Italia (con il sogno di arrivare a quota 30 in coincidenza proprio del 30° compleanno). La prossimità, dunque, da concetto astratto diventa una strategia concreta, una carta in più nel mazzo sul quale i rivenditori devono puntare per cercare di sviluppare business così come chiede, da sempre, il mercato italiano. Un business cioè basato sulla conoscenza del territorio, della lingua e delle dinamiche che muovono ogni singola azienda e dunque sulla capacità di farsi consulenti affidabili e di fiducia. «Negli ultimi mesi – spiega Marcello Molinari, marketing manager di Brevi – la numerica dei nostri rivenditori è aumentata del 30 per cento. Un fenomeno significativo, che si sposa con un fatturato in crescita rispetto all’anno scorso. Oggi sono più di mille i rivenditori che si servono giornalmente da noi, trovando nei nostri cash & carry il punto di appoggio ottimale per gestire al meglio il proprio business. Non si tratta solo di prodotti, di disponibilità e di prezzi ma anche di servizio nel senso più esteso del termine: in ogni cash & carry il personale è a disposizione del cliente per assisterlo e supportarlo in tutte le fasi del rapporto commerciale.

Interlocutori “vicini” alle proprie esigenze, sia geograficamente che in senso lato, con cui relazionarsi nelle necessità del day by day e con cui condividere strategie, difficoltà, opportunità». Ulteriore conferma del successo di questa formula sono i risultati raccolti dalla edizione 2012 degli attesi Focus Day. Un roadshow storico per il canale italiano. Un evento itinerante che Brevi dedica ai suoi principali vendor partner e a tutti i rivenditori del proprio circuito commerciale. Giornate di incontro esclusive presso i cash & carry sul territorio che, ancora una volta, hanno chiamato a raccolta un pubblico sorprendente.

Avanti tutta Eventi, aperture di cash & carry ma anche – come sempre – lo sguardo rivolto in avanti, verso le nuove tecnologie e, dunque, verso le migliori opportunità di business e marginalità per il canale. «Una vocazione questa – conclude Molinari – che trova conferma nel nostro recentissimo accordo di distribuzione con un brand come Vivotek. Un’azienda protagonista in un mercato di grandissima importanza e dinamismo come la videosorveglianza. Un mercato che, con la convergenza sempre più forte verso il protocollo IP, sta aprendo importanti scenari come l’integrazione con l’infrastruttura storage, rete e di sicurezza delle aziende. Mercati un tempo lontani, ma che ora hanno una vicinanza e una possibilità di integrazione davvero interessanti».



ATTUALITA’ Big Data nel mirino

Metà novembre a Dublino: un clima insolitamente mite ha accolto i circa 2.000 partecipanti all’edizione europea dell’evento NetApp Insight, organizzato annualmente dalla società di storage per incontrare i rivenditori e presentare in anteprima anche le novità future. «La maggior parte delle persone presenti qui a Dublino, circa il 70-75%, viene dai partner – ha sottolineato David Gingell, vice president marketing and business development Emea –, cioè dai reseller, dai service provider, dai distributori e da tutti gli altri che lavorano con noi e che formano il nostro ecosistema delle terze parti, qualificandoci a tutti gli effetti come una vera “channel centric company”, visto che oltre l’80-85% del nostro fatturato qui nell’area Emea viene proprio dai partner».

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Obiettivo leadership Il Vecchio Continente continua a dare soddisfazioni alla società di Sunnyvale: nell’area Emea è infatti il numero due del mercato (posizione che occupa anche a livello mondiale), mentre in Germania, Olanda e Austria

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è al primo posto. L’azienda si posiziona bene anche in Francia e Italia, dov’è rispettivamente al secondo e al terzo posto. A Dublino, Gingell ha ribadito che la missione di NetApp è quella di diventare il numero uno nel mercato, pur senza dare un orizzonte temporale preciso, data anche la situazione contingente dell’economia. Ma, nonostante il quadro mondiale non favorevole, la società di storage continua nella sua marcia: l’ultimo anno fiscale si è chiuso nello scorso aprile con una crescita del 22% rispetto all’anno precedente, permettendo di varcare la soglia dei 6 miliardi di dollari di fatturato, cosa che è valsa anche l’ingresso nella classifica Fortune 500. Merito anche di Data OnTap, il sistema operativo di casa NetApp che è giunto alla versione 8 e che permette di gestire lo storage in maniera sempre più efficiente e agile, creando quella “Agile Data Infrastructure” necessaria per raccogliere tempestivamente tutte le sfide di business, sia in termini di agilità sia soprattutto in termini di scalabilità, normalmente verso l’alto ma anche verso il basso.

Novità e conferme per il colosso dello storage all’evento NetApp Insight di Dublino, dedicato soprattutto ai partner Edoardo Bellocchi

David Gingell, vice president marketing and business development Emea

Tornando all’evento di Dublino, di sicuro le attese dei partecipanti non sono andate deluse, anche grazie ad alcune novità di prodotto e anteprime, queste ultime presentate a porte chiuse. Tra gli annunci ha spiccato quello del potenziamento della piattaforma E-Series, caratterizzato tra l’altro dall’aggiunta di una cache su memoria flash, da nuove funzionalità di rete e di protezione dei dati per la gestione di carichi di lavoro intensi. I nuovi E-Series sono pensati per offrire a NetApp e ai partner una base affidabile per costruire sistemi storage con performance superiori anche per i Big Data più impegnativi, grazie anche alla scalabilità fino a diversi Petabyte. Lo scopo è quello di permettere alle aziende che adottano le soluzioni NetApp di «affrontare la sfida dell’agilità, per essere sempre più in grado di rispondere tempestivamente alle necessità del business, che sono continuamente mutevoli anche alla luce dell’attuale scenario economico», ha concluso Gingell.


DALLE PAROLE AI FATTI, LA QUALITÀ SI DEVE TOCCARE CON MANO Abbiamo parlato di tablet e ultrabook; abbiamo parlato delle meraviglie dello storage e della firma elettronica. Questo mese però SNTV Online ha deciso di fare un viaggio esclusivo nel cuore pulsante che alimenta il motore di un colosso come Fujitsu. Viaggio nella fabbrica di Augsburg dove la qualità e il valore aggiunto dell’assemblaggio non sono concetti astratti ma una concretissima realtà

Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies

Augsburg è una simpatica città situata nella parte sud-occidentale della Baviera, vicino a Monaco, capoluogo e sede del distretto governativo della Svevia… fin qui la geografia, ma questa cittadina tedesca, per chi di innovazione ICT si ciba e vive, rappresenta anche un solido punto di riferimento. Un esempio concreto e tangibile di come la qualità della manifattura e dell’assemblaggio siano ancora un valore aggiunto fondamentale anche in un mercato da sempre “stressato” dalla pressione di prezzi e margini in caduta libera. Augsburg è infatti la sede della leggendaria fabbrica europea di Fujitsu, luogo in cui notebook, pc, workstation e server vengono assemblati, ingegnerizzati e testati. Luogo in cui Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies, principale distributore italiano proprio di Fujitsu, ha voluto recarsi per toccare con mano la qualità e la differenza che il made in Germany è ancora in grado di garantire sul canale. «Ai nostri clienti e rivenditori abbiamo sempre raccontato che la qualità di Fujitsu è la prima in Europa ed è pioniera in ogni segmento in cui opera – racconta De Pietri –. Come spesso accade però le parole sono importanti, ma i fatti lo sono ancor di più e allora abbiamo deciso di andare di persona in Germania, ad Augsburg, e di farci accompagnare in un tour davvero emozionante nella famosa fabbrica». Un edificio mastodontico all’interno del quale si muove una squadra composta da oltre 1.500 ingegneri e sviluppatori. «Si tratta senza dubbio – spiega De Pietri – di una delle più moderne e avanzate fabbriche europee. Un edificio incredibile che si estende

su una superficie di 77.000 metri quadrati e, a pieno regime, è in grado di produrre qualcosa come 2,5 miliardi di componenti al giorno, oltre a 12.000 notebook, pc e workstation e 1.000 server e unità storage». Tra i tanti, il punto di forza di una simile struttura è proprio costituito dal suo modello di “delivery” delle soluzioni. Un modello agile e funzionale tutto costruito intorno alle esigenze degli utenti e dei rivenditori e improntato a una ottimizzazione massima dei costi. «Anche se a dirlo sembra impossibile soprattutto di questi tempi – spiega De Pietri – solo andando sul posto è possibile rendersi conto di come i 1.500 ingegneri e sviluppatori di Fujitsu siano davvero in grado di pensare, assemblare e mandare in distribuzione pc, workstation, server e sistemi storage esattamente sulla base delle specifiche esigenze di ogni singolo cliente. Flessibilità e assemblaggio one to one si toccano insomma con mano. Qui le esigenze di clienti e rivenditori trovano risposta puntuale, pronta ed esatta, il tutto coniugato con quella che da sempre è una garanzia assoluta di qualità, ovvero il made in Germany. Flessibilità, poi, vuole anche dire che tutte le linee produttive sono state pensate e studiate proprio per essere in grado di cambiare e modificare in maniera repentina i loro processi sulla base del mutare, spesso imprevedibile, delle esigenze del mercato». Un’esperienza davvero unica e concreta, dunque, che vale la pena davvero di vivere in maniera completa, collegandosi a questo pratico QR code e seguendo passo passo la visita e i commenti di Lorenzo De Pietri nel suo tour all’interno di questa incredibile fabbrica.

SNT TECHNOLOGIES Via Carlo Marx, 131 41012 Carpi (MO) Tel. 059 6227511 Fax 059 6227522 marketing@snt.it www.snt.it


ATTUALITA’

Sport, tecnologia, passione. Tre ingredienti di una ricetta pirotecnica, sulla quale un brand orgogliosamente italiano come Nilox sta puntando forte per mettere a disposizione dei rivenditori nuovi strumenti di business destinati ad aprire nuove aree di marginalità e sviluppo Marco Lorusso

Michele Bertacco racconta, in questo esclusivo videoreportage, la storia e le evoluzioni che stanno facendo di Nilox un caso di successo sul mercato italiano e non solo. Il video è disponibile collegandosi a questo pratico QR code

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Un normale cash & carry, una campionessa in difficoltà, un prodotto innovativo e tanta passione. Sono tutti qui gli ingredienti della ricetta che, da due anni a questa parte, ha permesso a Nilox – brand nato in seno al Gruppo Esprinet nel 2005 – di cambiare passo e di affermarsi come eccellenza tecnologica italiana. «Era il gennaio 2010, mi trovavo in un cash & carry – racconta Michele Bertacco, direttore commerciale di Nilox – e vidi che, tra i vari prodotti Nilox, c’era anche un MP3 acquatico, venduto a circa 49 euro. Da nuotatore mi informai sui numeri che era in grado di sviluppare un prodotto così nuovo e si parlava allora di circa 500 pezzi l’anno. Lo stesso giorno i telegiornali raccontavano le vicende di Federica Pellegrini che aveva lasciato una gara al momento della partenza a causa di un attacco di ansia. Federica Pellegrini era la seconda notizia di quasi tutti i notiziari. Nacque così l’idea di contattarla e di associare al suo nome un prodotto che mi sembrava potesse avere grandi spazi di sviluppo.

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Negli ultimi 12 mesi SwimSonic ha venduto circa 15.000 unità al doppio del prezzo di due anni fa…». La rivoluzione di Nilox è tutta in questi numeri. «Nilox è un brand nato nel 2005 per portare accessori e soluzioni di componentistica sul territorio italiano, dando al canale un buon prodotto capace di sviluppare ottimi margini per rivenditori che, allo stesso tempo, potevano contare sulla garanzia del Gruppo Esprinet. Un gruppo – continua Bertacco – che a distanza di circa 6 anni dalla nascita del brand ci chiedeva di portare sul mercato idee nuove e nuove possibilità di sviluppo. Così è nata la svolta che ci ha indotto a integrare mondo dello sport e mondo della tecnologia attraverso grandi testimonial, ma anche e soprattutto gradi investimenti sul controllo della qualità e delle funzionalità di ogni singolo prodotto». «La strategia è basata su un’ idea molto semplice – racconta Bertacco –. Abbiamo pensato che la gente, in una fase di crisi, si sarebbe concentrata sempre più sulle proprie passioni». In Italia, fra gli sport più praticati, ci sono la pallavolo, il nuoto e il ciclismo; è da qui che Nilox ha cominciato la sua scalata verso i primi cinque posti dei brand sportivi europei. «Per farlo sapevamo fin da subito che dovevamo avere la forza di puntare su testimonial di grande prospettiva. La prima è stata Federica Pellegrini, che ha contribuito direttamente alla realizzazione di SwimSonic, poi è arrivata Francesca Piccinini nella pallavolo, Ivan Basso nel ciclismo, ecc. Una scelta che ci ha dato ragione nelle catene retail ma che sta anche attirando l’attenzione dei piccoli dealer. Vedi la vendita di dieci minitelecamere alla Guardia di Finanza realizzate da un rivenditore molto dinamico. Il fatto di avere alle nostre spalle un grande distributore ci aiuta nel capire le logiche del trade così come ci aiutano l’energia e le idee di Maurizio Rota, fondatore di Nilox e vera anima della società con la sua passione per lo sport e l’innovazione». Ora Nilox è impegnata nel lancio di un prodotto di grande impatto come la action camera Foolish. «Abbiamo voluto chiamarla così – conclude Bertacco – sposando lo “Stay hungry, stay foolish” di Jobs. Siamo un’azienda giovane e ci piace quello che facciamo…».



ATTUALITA’ investimento mette a disposizione del canale una struttura all’avanguardia per la tecnologia e per la flessibilità. Siamo addirittura in grado di personalizzare l’ambiente dei test, per ricreare la soluzione più vicina a quella che verrà realmente installata presso l’azienda finale».

Il video non è una moda, è sviluppo

Tech Data Demo Lab è una struttura che nasce per avvicinare i clienti alle soluzioni, anche a quelle più complesse. È un ambiente attrezzato con le migliori tecnologie: in pratica è un data center, un sistema informatico aziendale dotato degli ultimi ritrovati, in cui toccare con mano le potenzialità delle soluzioni. «L’idea – ha spiegato Simone Biancardi, brand manager Azlan Division – nasce per aiutare i partner a vendere le soluzioni di valore e, per farlo, non esiste nulla di meglio che mostrarle in funzione agli utenti finali. Qui i dealer trovano un ambiente completo e protetto: un vero data center. Si possono così testare le varie soluzioni e misurarne l’efficienza e la potenza». Il Demo Lab è affiancato da un’aula per la formazione,

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Il distributore ha inaugurato il suo Demo Lab, un grande investimento in tecnologia per avvicinare rivenditori e utenti alle soluzioni di valore: si possono vedere, toccare e utilizzare. Un’altra linea di sviluppo è l’audio-video professionale, che invade le aziende Francesco Marino

Simone Biancardi, brand manager Azlan Division

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anche questa a elevato tasso tecnologico, in cui si terranno corsi di certificazione e di aggiornamento per garantire sempre la massima competenza. I corsi saranno realizzati insieme, sia dai vendor sia da Tech Data. Per avere accesso al Demo Lab di Tech Data i rivenditori hanno a disposizione un portale sul Web e personale dedicato che si occupa delle prenotazioni, mentre i corsi sono già inseriti nel calendario degli appuntamenti. «La divisione Azlan di Tech Data – ha spiegato Biancardi – con questo poderoso

Il video non è solo una moda, è un nuovo vero mercato. Le aziende, la grade distribuzione, anche le scuole stanno aggiornando la propria infrastruttura dando sempre più spazio alle soluzioni visuali. Dalla videoconferenza alle lavagne interattive, dal digital signage alla video-proiezione, passando per l’audioconferenza. È un settore che si espande e supera i confini degli addetti iper-specializzati. Sempre di più le imprese, quando devono realizzare un progetto che coinvolga una parte di audio-video, si rivolgono al proprio interlocutore di tecnologia. «Tech Data ha una profonda specializzazione su questi temi; una delle divisioni è Maverick che è leader mondiale in tale segmento – ha spiegato Maria Grazia Di Cristofaro, sales manager corporate & Maverick business unit manager di Tech Data –. Noi seguiamo da vicino i rivenditori specializzati, ma siamo anche da supporto per tutti coloro che si accostano oggi al mondo audio-video. Grazie alle competenze interne siamo in grado di aiutarli nella fase di analisi dei bisogni e di progettazione, facendo anche da “talent scout” per soluzioni verticali ma di grande efficacia». Proprio nelle aziende Tech Data vede il massimo sviluppo di soluzioni, anche molto innovative, come i tavoli multitouch per la condivisione di informazioni, l’interazione e la collaborazione. «Le applicazioni – ha sottolineato Maria Grazia Di Cristofaro – sono infinite: dai musei interattivi alle sale conferenze, dall’esame di progetti articolati fino ai corsi di formazione. Inoltre sono diverse anche le tecnologie che si possono utilizzare per realizzare queste soluzioni». Maria Grazia Di Cristofaro, sales manager corporate & Maverick business unit manager di Tech Data


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THINKPAD X1 CARBON

INNOVAZIONI INTRODOTTE DAI THINKPAD Viene introdotto il dispositivo di puntamento TrackPoint®

1992

1994

Viene introdotta ThinkLight™ per l’illuminazione della tastiera

1998

Primo portatile con unità CD-ROM integrata

2001

Primo portatile con un sistema di protezione del disco fisso simile all’airbag

2003

Primo portatile con certificazione TCPA dotato di un chip di sicurezza integrato

2004

Primo portatile con Roll Cage di protezione

2006

Primo portatile con lettore di impronte digitali integrato

2009

Primo tablet da 10,1” destinato alle aziende

2011

Primo portatile con funzione di disattivazione dei dati in remoto via SMS

2012

L’Ultrabook™ da 14” più leggero al mondo

www.lenovo.com/partners I modelli fotografati sono riportati solo a scopo illustrativo. Lenovo non è in alcun modo responsabile per eventuali errori tipografici o inesattezze delle immagini. Lenovo, il logo Lenovo, For Those Who Do, TrackPoint, ThinkLight e ThinkPad sono marchi o marchi registrati di Lenovo. Intel e Ultrabook sono marchi o marchi registrati di Intel negli Stati Uniti e/o in altri Paesi. Microsoft e Windows sono marchi registrati di Microsoft Corporation. © Lenovo 2012. Tutti i diritti riservati.


CREATIVE PARK 50

IL FALSO MITO DEL DESIGN IMPOSSIBILE Elena Veronesi Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.

Per certi imprenditori il termine “design” ha ancora un sapore esotico: ricorda le linee originali delle invenzioni di Philippe Starck o le forme svettanti delle architetture di Frank O. Gehry. È proprio l’originalità di questi

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esempi a far pensare ai più che il design non sia per tutti, che soltanto certi prodotti possono beneficiare di questo importantissimo aspetto progettuale. Ma limitarsi a considerare il design come un abbellimento da introdurre soltanto nella fase finale del processo produttivo è tra gli errori di considerazione più comuni. In un articolo comparso su HBR Blog, la consulente strategica Deepa Prahalad indaga quelle che sono le cinque obiezioni più frequenti che vengono formulate dagli

imprenditori quando si tratta di considerare il design come leva strategica. 1. “La qualità è più importante del design”. Diversamente da ciò che alcuni imprenditori credono, qualità e design sono termini complementari. Dove vi è l’una dev’esserci anche l’altro. È in questo modo che si ottiene ciò che può essere definita qualità a 360°. Come afferma la Prahalad, i prodotti e i servizi di un’azienda sono fortemente influenzati dalla qualità del loro aspetto esteriore, quindi dal design. Accade come con le persone: quando si è esausti, sopraffatti dalla fatica o confusi, è difficile avere un bell’aspetto; allo stesso modo un negozio sporco, con una cattiva esposizione della merce e un pessimo servizio farà una brutta impressione e porterà i clienti a concludere che dietro vi sia una dirigenza poco competente e attenta. Un buon design è come indossare un vestito per un colloquio: si sta dimostrando all’altro che si ha a cuore la sua opinione e la vostra relazione.


3. “Mi piacerebbe puntare sul design, ma dobbiamo lanciare il prodotto in tempo sul mercato”. Puntare sul design non significa allungare i tempi di sviluppo e produzione. Prendiamo il caso della Apple: pur avendo fatto del design uno dei suoi valori fondanti, riesce a rimanere competitiva anche grazie alla velocità con la quale progetta, produce e mette sul mercato modelli nuovi e innovativi. Lo stesso dicasi per Zara, brand di moda che arricchisce le sue collezioni con molta frequenza. Quando il design viene concepito come parte integrante di un progetto, si sviluppa di pari passo, senza rallentarne la produzione. 4. “Il design è soggettivo, non piace a tutti. Bisogna basarsi su dati più concreti per decidere”. Vi sono forme che vengono concepite come

universalmente belle: sono quelle che si basano sulla parte più antica del nostro cervello. Gli studi condotti in questo campo hanno evidenziato come determinate caratteristiche estetiche vengano ritenute universalmente piacevoli e attraenti da popoli di culture anche molto distanti tra loro. Come ad esempio le linee morbide, considerate più tranquille e confortevoli rispetto ai segmenti seghettati e spigolosi, percepiti universalmente come maggiormente minacciosi e pericolosi. Ideare prodotti in un’ottica di design significa attingere a discipline diverse, come l’antropologia e la psicologia, per realizzare forme che comunichino alla parte più primordiale e influente del nostro cervello. 5. “Noi ci occupiamo di creare il prodotto/servizio: l’agenzia pubblicitaria si occuperà di fare il resto”. Considerare la comunicazione come un tassello da aggiungere alla fine del processo produttivo significa perdere una grande occasione. La qualità di un prodotto nasce dalla coerenza

con cui si sviluppa sin dall’inizio, integrando materiali, processi produttivi, design e comunicazione. Quando i designer sono chiamati a lavorare su un prodotto soltanto alla fine non possono far altro che intervenire a progetto già ultimato e in queste circostanze il loro apporto potrà essere puramente superficiale. E l’interpretazione riduttiva del design si autoalimenta. Il design è una componente distintiva fondamentale che dev’essere considerata sin dalle prime fasi del processo produttivo. Contemplarlo solo come una componente estetica è un errore che gli imprenditori non possono più permettersi di fare. Come diceva Steve Jobs: «In most peoples vocabularies, design means veneer. It’s interior decorating. It’s the fabric of the curtains of the sofa. But to me, nothing could be further from the meaning of design. Design is the fundamental soul of a humanmade creation that ends up expressing itself in successive outer layers of the product or service».

RISORSE

2. “Per la nostra azienda è più importante offrire un prezzo competitivo piuttosto che un buon design”. Non esiste una correlazione diretta fra ammontare dei costi e scelte di design. Al contrario, molte realtà sul mercato dimostrano come sia possibile produrre e commercializzare prodotti e servizi fortemente orientati al design e caratterizzati da piccoli prezzi, come ad esempio fa IKEA. Coinvolgere i designer fin dalle prime fasi del processo produttivo significa dar loro la possibilità di studiare non soltanto la funzionalità fisica dei prodotti, ma anche la loro sostenibilità a livello di costi.

http://tinyurl.com/btm8k6y I dieci principi per un buon design formulati dal designer Dieter Rams, autore di alcuni tra gli oggetti più memorabili nella storia del design.

http://tinyurl.com/6pgyxhv Il design era tutto per Steve Jobs. Oltre che osannarlo, bisognerebbe conoscerne la filosofia. Ecco che cosa significava il design per Steve Jobs: i sei pilastri della sua “Design Philosophy”.

La filosofia del design «Un oggetto di design è il frutto dello sforzo comune di molte persone dalle diverse specifiche competenze tecniche, industriali, commerciali, estetiche. Il lavoro del designer è la sintesi espressiva di questo lavoro collettivo. Quello che caratterizza la progettazione è proprio il rapporto continuo tra parecchi operatori, dall’imprenditore all’ultimo operaio». – Achille Castiglioni

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Digitalic per Sidin

INNOVAZIONE A TRE LIVELLI

SIDIN, DELL E MICROSOFT: L’IT SI TRASFORMA

In uno stadio che ha cambiato il calcio, un sistema operativo che trasformerà l’informatica, un produttore che ha rivoluzionato il modo di distribuire tecnologia e un distributore che ha reinventato il modo di portare valore ai rivenditori. È questo il mix prorompente che ha dato vita all’evento organizzato del distributore Sidin, con Dell e Microsoft presso lo Juventus Stadium di Torino. «Sidin – ha spiegato Vittorio Zunino, presidente della società – ha introdotto nuove modalità per trasferire un valore reale ai propri partner e l’ultimo strumento messo a disposizione è il nuovo sito completamente personalizzabile, che ruota intorno al rivenditore. My Sidin Network, per esempio,

è l’area riservata che offre servizi unici come il commerciale online, il listino personalizzato e l’accesso diretto alla formazione in Rete che è sempre più decisiva nella relazione con i clienti. Sono presenti anche i widget, vere applicazioni Web dedicate ai brand distribuiti, che forniscono informazioni e servizi aggiuntivi agli utenti del sito». Microsoft con Francesco Cristofoli ha presentato Windows Server 2012, un sistema operativo per le aziende che integra nativamente il cloud e la virtualizzazione. «Si tratta di un sistema operativo – ha spiegato Cristofoli – che risponde a tutte le nuove esigenze delle imprese: integra il cloud, la virtualizzazione e il mobile per accompagnare le aziende in ogni attività». Per il mercato IT si tratta anche di una importante opportunità dato che il 37% delle realtà utilizza ancora Windows Server 2003 che non viene più supportato. Windows 8 è poi la grande novità per desktop, notebook e tablet. Un sistema operativo rivoluzionario che trasmette la stessa esperienza sui vari dispositivi e offre anche il Windows Store, una piattaforma da cui è possibile scaricare le App per utilizzarle sui vari dispositivi. Le attese sono molto alte e i rivenditori hanno dimostrato tutto il loro interesse. Adolfo Dell’Erba ha voluto rac-

contare come Dell abbia trasformato la produzione e la distribuzione dell’hardware e delle soluzioni IT. «Michael Dell – ha detto Dell’Erba – ha creato una società che vendeva direttamente ed era in grado di costruire ogni singolo pc per ogni singola richiesta. Ha rivoluzionato la distribuzione diventando il numero uno al mondo, poi ha lasciato l’azienda. Quando è tornato, quattro anni dopo, ha stravolto tutto di nuovo, capendo che era il momento di puntare sul canale indiretto e sulle soluzioni di valore, prodotte internamente o da altri sul mercato: ha iniziato così una campagna di acquisizioni che non è ancora finita. Oggi per Dell il 33% del fatturato è generato dalle soluzioni come sicurezza, backup, networking, storage». Il successo della nuova strada imboccata da Dell è evidente in Italia dove il team guidato da Dell’Erba ha portato avanti un strategia molto chiara .«In Italia l’84% del fatturato Dell passa dal canale – ha sottolineato dell’Erba – ed è la percentuale più alta in Europa». Il nuovo approccio alla vendita indiretta si accompagna alla tradizionale supremazia nel built-to-order. «Siamo sempre in grado di realizzare anche un solo pc, e a maggior ragione i sistemi più complessi, rispondendo alle esigenze del singolo rivenditore che lo ordina attraverso Sidin».

Contatti SIDIN SPA Via Umbria, 27/A 10099 S. Mauro Torinese (TO) Tel. +39 011.27476 Fax +39 011.2747647 www.sidin.it


TECNOLOGIA Mobile Platform Market Share

100% 90% 80%

altri

70%

Il mondo del mobile è dominato da Apple e da Google. I due sistemi operativi iOS e Android rappresentano insieme il 90% del mercato mondiale. Una percentuale incredibile, raggiunta in pochi anni. Tutti gli altri produttori di sistemi operativi mobili si contendono il 10%. Una lotta serrata. Secondo gli analisti di business insider, i tempi sono maturi per l’emergere di una terza forza in campo. Con Blackberry in difficoltà, le analisi condotte puntano su Microsoft e i suoi Windows Phone per cellulari e Windows 8 per tablet. I risultati dovrebbero arrivare nei prossimi mesi, dato che fino a ora Microsoft era completamente assente nel settore dei tablet. Un’altra forza emergente è Amazon, che vive una situazione opposta: è ben posizionato nel mondo tablet con il suo Kindle Fire HD, ma ancora non si è mosso sul mercato degli smartphone. Secondo gli analisti un cellulare targato Amazon amplierebbe considerevolmente la possibilità di vendere contenuti (come gli e-book) su cui il brand ha costruito il proprio successo. Ma perché serve un terzo protagonista nel settore dei sistemi operativi

60%

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50%

Windows 40%

Blackberry

30% 20%

Apple iOS 10%

Android

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per dispositivi mobili? Essenzialmente perché due dominatori indiscussi con percentuali di mercato schiaccianti tendono a innovare di meno, a drenare i profitti riconoscendo ai partner percentuali di

Samsung, grandi proiettori, piccoli telefoni Un videoproiettore più piccolo del Galaxy S III. Samsung stupisce con un prodotto attualmente distribuito solo nella madre patria: è l’EAD-R10 Mobile Beam Projector, nato per accompagnare la famiglia degli smartphone Galaxy. Gli ingegneri sembra l’abbiano progettato con una certa dose di ironia: è infatti più maneggevole del telefono che dovrebbe accompagnare e anche meno costoso con i suoi 221 dollari.

Q2

Q3 2010

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Q3 2011

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guadagno sempre più basse.Samsung, per esempio, avrebbe il problema di essere eccessivamente dipendente da Google e ha già sviluppato una nuova gamma di prodotto (Ativ) su piattaforma Microsoft e c’è chi pensa che possa lanciare un suo sistema operativo nuovo di zecca. Staremo a vedere…

Il chip più sofisticato di sempre È il più sofisticato processore Intel di sempre. Si chiama Itanium 9500 e non equipaggerà i pc o gli ultrabook, ma i grandi mainframe Unix. È composto da 3,1 miliardi di transistor. Uno degli aspetti più interessanti è il balzo tecnologico che questo processore rappresenta rispetto alla famiglia precedente, con il passaggio dal processo produttivo a 65 nanometri a quello a 32 nanometri. fonte: BI Intelligence

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DGTALK Sicurezza da una parte, privacy dall’altra. Due questioni tanto cruciali quanto in contrasto tra loro che trovare il punto di equilibrio è una vera impresa! La questione, in particolare, diventa delicata quando la sfera pubblica e quella privata si sovrappongono e la videosorveglianza è una delle massime espressioni in questo senso. Certo, a nessuno piace farsi immortalare in qualche situazione particolare, anche se si trova per strada. D’altra parte, la tecnologia del settore evolve a velocità tali da allargare il raggio di azione al punto da relegare in secondo piano anche le opposizioni più accese di fronte a un sistema di telecamere. Soprattutto,

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IL PASSAGGIO DELLA VIDEOSORVEGLIANZA DA ANALOGICO A DIGITALE E L’INTEGRAZIONE CON I SISTEMI IT APRE A UNA SERIE DI PROSPETTIVE CHE STANNO INGOLOSENDO, E NON POCO, VENDOR E OPERATORI DI CANALE. SARANNO IN GRADO PERO’ DI METTERE IN SECONDO PIANO ANCHE LE QUESTIONI LEGATE ALLA PRIVACY?

Alessio Ferri

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lo sviluppo di soluzioni IP, la sinergia con lo storage e la Rete completati da installazioni alla portata anche dei meno esperti, tendono di fatto a barattare l’inseguimento della sicurezza personale e sociale con una sorta di candid camera a tutto campo.

Vendite scaccia privacy Quanto le prospettive siano fosche per chi proprio non vuole saperne di essere inquadrato per buona parte della giornata, lo rivela un andamento in controtendenza. «Dopo la flessione registrata negli anni precedenti, soprattutto a causa della crisi, gli sviluppi della migrazione dall’analogico all’IP ci fanno ben sperare – esordisce Antonella Sciortino, product manager pro camera solutions di Panasonic System Communications –. Finora il mercato tradizionale ha tenuto fortemente, ma ci aspettiamo una tendenza alla crescita costante della videosorveglianza IP, già da quest’anno». Diverse le ragioni che inducono a un cauto ottimismo. «L’orizzonte – spiega Alberto Vasta, business development manager di Mobotix – si è totalmente allargato: dall’home automation, building automation e Gdo, si è passati alla domotica, al transportation, al controllo remoto integrato su cellulari, tablet e smartphone, con applicazioni studiate per ogni singola specifica esigenza». «La sicurezza è una priorità per le aziende, che ci chiedono di avere a disposizione i sistemi migliori, che fungano da deterrente

e assicurino tranquillità – ha dichiarato Stefano Nordio, vice president di D-Link Mediterraneo –. Nell’attuale clima economico, le imprese non possono permettersi di essere preda di furti, ma nemmeno di sostenere costi elevati per videosorvegliare la loro attività. Il nostro obiettivo è quello di puntare su videocamere e dispositivi di storage e networking che garantiscano un sistema di livello professionale, a costi assolutamente competitivi; e in questo il passaggio al protocollo IP, con la scalabilità e la flessibilità che offre, è fondamentale». In particolare, tra le ragioni di quello che sta assumendo in connotati di un possibile boom, in primo piano c’è dunque il cambio nella tecnologia. «Il video su IP ha il vantaggio di essere ancora in fase emergente, pur all’interno di un settore maturo come quello della sicurezza – sottolinea Matteo Scomegna, management team Southern Europe di Axis –. Permette la convergenza di rivenditori informatici con i tradizionali installatori che gradualmente stanno passando alla tecnologia digitale». Più che l’approdo nell’universo IP, interessante soprattutto per gli sviluppi futuri, il salto di qualità è da ricondurre al passaggio da analogico a digitale. «Grazie anche a questo si registra un’estensione della percezione dell’importanza della videosorveglianza anche da parte di settori merceologici diversi dai tradizionali, quali il bancario o le pubbliche amministrazioni locali e centrali – precisa Giacomo

Mosca, country manager di Iomega –. Inoltre, essendo necessarie competenze tecnologiche maggiori rispetto a quelle del tradizionale settore elettrotecnico, si tratta di un mercato nel quale hanno dimostrato di aver interesse anche i system integrator». Proprio da questo mondo arriva infatti un invito ad analizzare le potenzialità. «Utilizzando un’unica rete IP si ha la possibilità di far dialogare le telecamere con altri apparati tecnologici senza dover realizzare nuovi cablaggi e non è più necessario installare videorecorder – ribatte Fulvio Baresi, amministratore unico di Informatica Lombarda –. Senza dimenticare la possibilità di visualizzare le immagini in tempo reale su un qualsiasi pc o dispositivo mobile, di integrazione con l’impianto telefonico o di videocitofono, gestire in automatico l’apertura e la chiusura dei varchi di ingresso e di uscita». Dalla parte dei fornitori del settore, cifre decisamente allettanti. «Secondo Ims, il mercato della videosorveglianza IP è attualmente in crescita – puntualizza Paolo Delgrosso, infrastructure leader di Cisco – ed è destinato a proseguire con un tasso annuo che supererà il 24% nei prossimi cinque anni, il che potrebbe concretizzarsi in 2.590 milioni di dollari nel 2016. I principali analisti stimano che entro il 2013, oltre il 50% di tutte le implementazioni di videosorveglianza sarà gestito sulla rete IP». Come se tutto ciò non bastasse, a fare il gioco dei

ALBERTO VASTA MOBOTIX

ALESSANDRO MARCON PELCO

ANDREA ROSSI NETGEAR

ANTONELLA SCIORTINO PANASONIC

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DGTALK

FABIO TESSERA VIDYO

fornitori, il sentimento delle aziende. «La sicurezza è percepita come una voce critica nel prospetto dei costi IT – rivela Andrea Rossi, system engineer Netgear –. La videosorveglianza è tra le soluzioni più utilizzate e la tecnologia IP ha permesso un notevole abbattimento dei costi di implementazione e gestione, con un innalzamento della qualità del servizio».

Hardware e software, spinta reciproca

FULVIO BARESI INFORMATICA LOMBARDA

GIACOMO CAVALLI SAMSUNG

GIACOMO MOSCA IOMEGA

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Un contributo fondamentale in favore della tendenza al rialzo del settore va ricercata nella rapida evoluzione, con l’apertura a opportunità impensabili fino a pochi anni fa. «Rispetto alla tecnologia analogica, il video IP ha l’intelligenza a bordo della telecamera – sottolinea Scomegna –. E lo sviluppo di funzionalità software è ciò che vedremo maggiormente nel prossimo futuro, senza comunque trascurare l’hardware». Grazie all’IP, quindi, uno strumento totalmente passivo e dispendioso si è trasformato in importante apparato capace di generare informazioni. «Crediamo molto nella diffusione di reti medianet – aggiunge Delgrosso –, ovvero reti intelligenti ottimizzate per i contenuti video e caratterizzate da adattabilità, scalabilità e affidabilità». In particolare sta rivelando grandi potenzialità il ventaglio di funzionalità software che si apre grazie all’evoluzione dell’hardware. «La maggior risoluzione dell’immagine permette l’integrazione di sofisticati algoritmi di analisi video nella telecamera –

rilancia Vasta –. Tra questi: conteggio persone, direzione del movimento, riduzione dei falsi allarmi per cattive condizioni ambientali, segnalazioni su aree non consentite per il transito o la sosta, controllo dei limiti di velocità, monitoraggio targhe, tracking di ogni singolo spostamento. Applicazioni già utilizzate, è vero, ma fino a questo momento con un’alta densità di errori e comunque delegate a costosi e complicati software il più delle volte di terze parti».

Dalla nuvola sbuca una telecamera L’evoluzione dettata dalla combinazione di hardware e software è inoltre affiancata da un’ulteriore svolta ormai alle porte. «La videosorveglianza su cloud è un’estensione del processo di digitalizzazione degli impianti – dichiara Mosca –. La collaborazione degli utenti con partner esperti di storage e sicurezza IT ha maturato l’esigenza di sistemi video convenienti e basati su IP che garantissero flessibilità, qualità delle immagini, soluzioni locali e prodotti semplici da installare». «Sicuramente, nel medio periodo, questa è la tendenza del mercato e quindi anche la nostra – aggiunge Sciortino –. L’idea di proporsi alle aziende come fornitore di soluzioni complete comporterà nei prossimi anni anche lo sviluppo di software di archiviazione che sfruttino al meglio le possibilità offerte dal cloud». In questo caso, però, i dubbi non sono ancora sciolti del tutto. «Il cloud rappresenta ancora un

incognita soprattutto considerando la sensibilità e le tematiche della privacy e la registrazione di dati sensibili – avverte Giacomo Cavalli, business developer manager di Samsung Techwin –. Rimane comunque da subito proponibile per applicazione meno legate alla security, come il monitoring o l’utilizzo residenziale/small office». «Il cloud – spiega Ryan Kawashima, strategic marketing manager videosecurity Sony Europe – è già una realtà nella videosorveglianza. Il potenziale è grande, anche se al momento ancora frenato da infrastrutture e questioni legali. La strada per portare questi servizi sul mercato passando attraverso il canale dipende soprattutto dal riuscire a inquadrare i potenziali destinatari. Per quanto ci riguarda, ci affideremo senza indugi al nostro canale esistente, ma ci serviranno anche partner con esperienza nei settori specifici». La convinzione più diffusa resta comunque quella secondo cui sia solo una questione di tempo e non di sostanza. «Il futuro è principalmente nel cloud – riflette Fabio Tessera, vice president sales South Europe, Middle East, Africa di Vidyo –.



DGTALK I clienti potranno scegliere tra un’offerta sempre più ricca di servizi basati su applicazioni e sistemi all’interno della nuvola, senza dover affrontare investimenti in apparati costosi e impegnativi in termini di gestione. La distribuzione avverrà tramite operatori con un profilo più attento all’assistenza e competenze più focalizzate su networking e IT». Da non sottovalutare inoltre le ripercussioni sulle strategie di approccio al mercato. «Già il prossimo anno aziende che sviluppano software di gestione o supervisione delle centrali di videosorveglianza presenteranno soluzioni in questo ambito – conferma Alessandro Marcon, global operations video line of business security partner manager di Pelco by Schneider Electric –. Questo porterà a un’importante trasformazione nel modello di business e nella creazione di nuove strategie di approccio al mercato, favorendo un passaggio epocale da vendita di un prodotto a vendita di un servizio». Ci sono comunque già importanti segnali concreti in ottica di sicurezza come servizio e di sviluppi sul cloud: le opportunità per il canale non mancano. «Video Surveillance as a Service

(VSaaS) è una soluzione innovativa nel settore della videosorveglianza – conferma Noelia Castillon, South Europe channel marketing leader at Honeywell Security Group –. VSaaS sfrutta i vantaggi del basso investimento iniziale per l’utente e un flusso di ricavi costanti per i fornitori. Il mercato dei servizi video è in crescita del 30% anno su anno ed è molto più veloce di quello video tradizionale, inoltre, quello delle piccole e medie imprese è stimato essere il più grande comparto di clientela del settore nell’ambito Emea. L’approccio sarà quello di fornire un interessante pacchetto che comprende un elenco graduabile di servizi in hosting di video, alcuni di base, gratuiti (FOC), e alcuni avanzati, a pagamento, a un prezzo competitivo. Vedremo dunque codici e applicazioni sempre più sviluppati da integratori, che verranno poi condivisi o potenzialmente venduti a terzi in cerca di un certo tipo di integrazione. Anche se questo è un entusiasmante sviluppo del settore che apre potenziali nuovi flussi di reddito per i tecnici installatori, la responsabilità sarà una questione centrale. Dopo tutto, chi è responsabile se il codice non funziona? E se c’è una violazione della sicurezza, cosa ne deriva come risultato? E chi è responsabile di mantenere aggiornata l’applicazione? Chiarezza sui ruoli e contratti chiari saranno la chiave per superare questa difficoltà».

La rincorsa italiana Interesse e prospettive non mancano. Di fatto, però, il

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mercato in Italia sembra reagire più lentamente di fronte a queste nuove opportunità. «Nella maggior parte dei casi, le esperienze poco esaltanti citate dalle aziende dipendono da un approccio sbagliato di colui che ha installato il sistema di videocomunicazione su IP – sottolinea Baresi –. Il risultato è lo screditamento della novità tecnologica agli occhi dell’utente finale, insoddisfatto e spaventato dall’affrontare nuovi investimenti». Con la transizione su IP, inoltre, la videosorveglianza diventa un problema più esteso, con diversi fattori da combinare. «Bisogna ottimizzare la gestione del traffico di rete, evitando il fenomeno “collo di bottiglia” nelle comunicazioni – puntualizza Rossi –. Allo scopo, esistono soluzioni di switch con funzionalità avanzate, come per esempio le porte con Quality of Service, quelle auto-sensing che rilevano il bisogno di alimentazione dei dispositivi connessi e la funzionalità LLDP che segnala l’eventuale bisogno di maggiore potenza». In soccorso, è pronta ad arrivare ancora una volta una nuova evoluzione della tecnologia, vincolata però ad adeguate infrastrutture. «Le reti di quarta generazione (LTE in primis) faranno da volano anche alla diffusione della videocomunicazione su IP – conclude Tessera –. Servono anche politiche di sviluppo in linea con le esigenze di aziende moderne sempre più votate a operare in mobilità e su scenari internazionali».

MATTEO SCOMEGNA AXIS

NOELIA CASTILLON HONEYWELL

PAOLO DELGROSSO CISCO

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IL MARKETING DELL’INNOVAZIONE

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Francesca Pilone @FPilone

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Cosa significa innovare? Come sempre, dipende dai punti di vista. Io, indossando occhiali marketing, penso all’innovazione prima di tutto come a un’esigenza: si può infatti, nel marketing, evitare di innovare solo quando il brand è così forte e tradizionale che il cambiamento creativo potrebbe portare più rischio che vantaggio. Anche in questi casi l’innovazione non viene del tutto messa da parte, ma la si ritrova sotto forme diverse (che magari riguardano il mezzo di comunicazione, formule di gioco o intrattenimento sociale, ecc.). Comunque si tratta di pochi, rarissimi casi. In tutti gli altri, l’innovazione diventa un ingrediente fondamentale per guidare al successo l’azienda. E, sempre, si tratta di un’idea creativa nata per indirizzare un problema. A volte ci si può permettere anche di essere davvero molto dirompenti: perché un’idea nuova, esplosiva, non ci fa nemmeno accorgere quale problema stia realmente indirizzando. L’importante è sempre analizzare ogni cosa all’interno di un percorso di pianificazione coerente e bilanciato, in cui il destinatario del nostro messaggio (o prodotto o servizio) deve essere ben studiato e interpretato. Solo così è possibile evitare eccessi di innovazione, come anticipare troppo le aspettative del mercato, ad esempio, presentando soluzioni a problemi non ancora percepiti, utilizzare modelli di comunicazione troppo complessi e difficili da comprendere o ancora troppo nuovi. L’innovazione, quindi, può riguardare il processo di comunicazione al mercato, così come può riguardare l’oggetto stesso, cioè il prodotto o il servizio offerto. In entrambi i casi la fase di pianificazione è cruciale, così come il monitoraggio dei primi feedback, utili per rinforzare o reindirizzare eventuali sbavature di percorso. La regola resta quindi la stessa di sempre: attenzione ai clienti, focalizzazione sugli obiettivi e controllo dei risultati. E il dato di fatto è che non si può comunque sfuggire all’innovazione.


BREAK Essere idioti, conviene. Sbagliare fa bene. Proporre qualcosa che per molti sembra stupido, dire ciò che nessuno direbbe. I geni che hanno cambiato il mondo sono stati considerati degli idioti anche per diverso tempo. Certo ci vuole coraggio: portare avanti le proprie idee nonostante pareri negativi non è facile, perché oltre a dirle le idiozie geniali, bisogna farle, crearle. Tutti, almeno una volta, hanno avuto una buona idea, ma pochi affrontano i rischi di metterla in pratica. A volte le azioni perdono di tono e motivazione o, peggio, vengono compromesse dalla paura del fallimento. Non fare quella telefonata importante temendo un rifiuto; non recarsi a un appuntamento che può cambiarti la vita per evitare una brutta figura; non presentare al capo un progetto dal concept altamente innovativo… Il terrore di sbagliare si infiltra nelle idee come un veleno paralizzante! Spesso bisogna osare per innovare veramente; e se poi l’idea si rivela fuori dagli schemi, va contro ogni logica ma anzi ne crea una nuova, allora potrebbe rischiare di essere proprio “un’idiozia geniale”. Commettete perciò quanti più errori potete! La vita, il lavoro, non sono come cuocere un soufflé al cioccolato: non c’è sbaglio che sia davvero irreparabile. Nel business il tempo è tiranno e fare errori strategici comporta perdite di tempo, per partorire idee inedite occorre pensare a lungo… ma la vita va di fretta, perché quindi non partire da qualcosa che già è stato “scoperto” da qualcun altro? Anche Steve Jobs ha copiato l’idea del tablet da Bill Gates, eppure l’iPad è un successo universale, mentre il tavoletta di Bill presentata nel 2001 non la ricorda nessuno. Ecco come copiare bene: “Copiare” può essere inteso come riprendere un’idea altrui ritenuta idonea per essere implementata. “Adattare” ossia rielaborare l’idea di base modulandola appositamente per il nostro progetto. “Migliorare” è la fase altamente creativa dove tutto è permesso e si deve osare. “Incorporare” nel senso di metabolizzare e far proprio il frutto geniale del cambiamento. “Verificare” ovvero a fronte di obiettivi posti in principio, sondare costantemente gli sviluppi generati e – laddove sia possibile – procedere a ulteriori miglioramenti, poiché una “semplice” idea può trasformarsi in qualcosa di altamente innovativo, magari geniale… Un’idiozia geniale! È fondamentale infatti non dimenticarsi che all’interno di un mercato competitivo porsi come un’azienda fresca e dinamica spesso premia. L’ammodernamento ormai è determinante, o meglio, è il background del business. Il cliente al giorno d’oggi resta fedele solo all’innovazione e a chi la sa generare. La genialità paga. L’uniformità invece crea recessione, appiattendo la concorrenza e frenando l’avanzamento del sistema.

Valerio Rosano @ValerioRosano

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ATTUALITA’ Tocca con mano le opportunità e le caratteristiche offerte dal nuovo Storwize V3700. Collegati a questo QR code e guarda la demo e la presentazione ufficiale

Un nuovo strategico componente nella già vasta famiglia storage. Una fondamentale carta nelle mani del canale indiretto alle prese con uno dei più vitali segmenti del sistema economico industriale italiano. Storwize V3700 è l’ultimo nato di casa IBM ed è un prodotto per il mercato entry, caratterizzato dalla grande disponibilità, dalla semplicità di gestione e dalle funzionalità tipiche di sistemi high end, come la virtualizzazione. Una necessità oggi sentita anche dalle piccole aziende e da cui deriva la semplificazione della gestione e la riduzione dei costi, «elemento da non sottovalutare in un momento come quello che stiamo attraversando», afferma

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Big Blue ha sviluppato e lanciato sul mercato un sistema storage appositamente progettato per una fascia di aziende di piccola/ media grandezza tipiche del mercato italiano. L’annuncio va a completare verso il basso la famiglia Storwize e amplia le opportunità per i business partner: sarà infatti venduto esclusivamente tramite il canale indiretto Luca Bastia

Francesco Casa, storage platform manager Italy di IBM, presentando il nuovo sistema. Il mercato dello storage nei primi 9 mesi dell’anno, spiega il manager, «ha visto luci e ombre: il primo semestre è stato in salita, poi più ottimismo; nella seconda parte dell’anno abbiamo accusato un rallentamento, recuperato poi alla fine di ottobre, per cui guardiamo alla chiusura del 2012 con grande fiducia». Secondo Francesco Casa la presenza sul mercato storage di IBM si sta rafforzando e questo anche grazie alla qualità del canale che ha realizzato più del 90% delle vendite. «In Italia – aggiunge il manager – la contribuzione del canale è tra le più alte a livello mondiale. E questo

prodotto appena annunciato sarà venduto esclusivamente tramite canale. Il V3700 è ben posizionato in termini di pricing (tra gli 8 e i 12.000 euro) e soprattutto in termini di profittabilità per i partner». Storwize V3700 non richiede specifiche conoscenze o certificazioni, «l’importante sarà comprendere le reali necessità dei clienti e proporlo nel caso sia in grado di risolverle, perché è vero che costa poco e ha funzionalità enterprise, ma non soddisfa qualsiasi problematica, per questo abbiamo una vasta gamma di offerta». «Tre sono i pilastri tecnologici dello storage IBM che sono alla base di Storwize V3700 – spiega più nel dettaglio Andrea Fumagalli, midrange storage leader di IBM Italia –: efficient by design, con flash copy per le finestre di backup (per fare i backup delle applicazioni senza interrompere la produzione; self optimizing per spostare i dati correttamente sui supporti più adeguati; cloud agile, con funzioni di non-distruptive migration e supporto built-in per ambienti OpenStack compute e cloud». «La strategia parte ovviamente dal canale – conclude Fumagalli –, che verrà informato sul nuovo sistema, sugli strumenti di vendita messi a disposizione da IBM e su come posizionare esattamente il prodotto. Da gennaio 2013 inizieremo una campagna promozionale rivolta agli utenti finali».


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ATTUALITA’

Il baricentro del data center si sta inevitabilmente spostando verso la Rete. Una transizione dettata non solo dall’evoluzione, ma soprattutto da un nuovo modo di utilizzare gli strumenti informatici. Organizzazione e ottimizzazione vanno di conseguenza riviste alla luce di virtualizzazione, cloud

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computing, Byod e Big Data: tanti aspetti con un unico filo conduttore. «L’utente si trova a un capo della Rete, mentre dati e applicazioni sono all’estremo opposto – spiega David Greene, senior vice president and chief marketing officer di Riverbed –. Inoltre, si lavora da qualsiasi luogo con qualsiasi dispositivo e questa tendenza va assecondata, migliorando le prestazioni in fase di trasferimento». Eterno problema della comunicazione, la capacità della Rete probabilmente non è mai stata a rischio come in questa fase. «La nuova sfida è garantire sempre la stessa qualità di accesso – prosegue Greene –. Dati centralizzati significano sicurezza e controllo, ma devono essere recapitati al momento desiderato». Da sempre fulcro delle attività dell’azienda, la realtà dell’ottimizzazione

David Greene, senior vice president and chief marketing officer di Riverbed

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è tuttavia così delicata al punto da indurre Riverbed a individuare nell’acquisizione di Opnet le competenze ideali per compiere il nuovo salto di qualità. «Abbiamo individuato la soluzione ideale a complemento dell’offerta Cascade – sottolinea Greene –, alla quale possiamo ora aggiungere il monitoraggio dell’intera infrastruttura in ottica cloud, individuando i punti deboli». In questo modo sarà quindi possibile una visione completa delle prestazioni, dalla percezione dell’utente fino al cuore del data center. Una strategia mirata, infine, a guadagnare terreno in vista di una transizione, ritenuta ormai alle porte, in direzione del SaaS.

Una sfida che passa dal canale Soluzioni, sfide ma – come sempre – anche tante idee innovative di go to market

Dati da una parte e utenti dall’altra, all’estremo opposto della Rete. La strategia Riverbed alla ricerca della soluzione ideale per risolvere i nuovi problemi di ottimizzazione e trasferimento Alessio Ferri e Luca Bastia

per Riverbed. Una strategia che, ora più che mai, passa proprio dal valore della sua squadra di partner di canale e dal focus che la stessa azienda saprà dedicare a questo delicato ecosistema. A conferma della concreta volontà di muoversi in tal senso, nei mesi scorsi Riverbed ha nominato Nino D’Auria vice president of channel sales per l’Emea. D’Auria ha una lunga e consolidata esperienza nel mondo ICT italiano, con numerosi incarichi di rilievo, come quello di country manager di EMC Italia e, la più recente, di amministratore delegato di Lutech Italia. Proprio quest’ultimo incarico, sostiene lo stesso D’Auria, «mi sarà molto utile in questa nuova sfida. Perché la conoscenza e la comprensione delle dinamiche e delle necessità di un grande system integrator mi aiuteranno a creare un rapporto corretto e fruttifero sia per Riverbed che per i partner». Già perché il compito di D’Auria sarà proprio quello di riordinare e rafforzare il canale sia con system integrator che con rivenditori a valore. «Noi vendiamo le appliance, i partner i servizi», afferma il nuovo responsabile del canale europeo. Riverbed, società nata una decina di anni fa negli Stati Uniti e presente in Europa da circa cinque, è specializzata nell’ottimizzazione delle Wide Area Network. Si è subito quotata al Nasdaq e oggi conta nel mondo 18.000 clienti, con un fatturato per l’anno 2011 pari a 728 milioni di dollari.


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LUCI, COLORI, AZIONE. È DI SCENA IL LENTICOLARE!

Flip, moving, morphing, 3D e molto altro. Visio Italia ci apre ancora una volta le porte di casa per svelarci i segreti del lenticolare, una tecnologia che ha fatto la storia della comunicazione ma che continua, oggi come non mai, a sedurre il mercato trasversalmente.

Dalila Aquilanti, titolare di Visio Italia

Come promesso nelle pagine dello scorso numero di Digitalic, proseguiamo il viaggio nel favoloso mondo del lenticolare, sempre in compagnia di Visio Italia. Per chi si fosse sincronizzato in questo momento, stiamo parlando di una delle realtà leader di mercato in questo settore. Qualità, competenza e innovazione sono alla base del core business di questa impresa marchigiana. Insieme a un “pizzico” di quella creatività, oseremmo aggiungere, che permette di fare la differenza agli occhi dei clienti e delle persone. E non è proprio questo, in concreto, il lenticolare? Un modo per distinguere i propri messaggi trasformandoli da comunicazione statica in immagini dinamiche? Un sogno che il dream team di Visio Italia ha saputo concretizzare in numerosi effetti, uno più sorprendente dell’altro. Allora, bando alle chiacchiere. Vediamoli insieme! Lenticolare: a me gli occhi! Concedeteci un inciso, importante per tutti. Il lenticolare è una tecnologia nata negli anni ’40 che sfrutta i principi dell’ottica per aggiungere, a

qualsiasi immagine stampata, un effetto di tridimensionalità o movimento. È semplice. Basta sovrapporre all’immagine, trattata graficamente, un materiale plastico trasparente dalla superficie non liscia, formata da lenti cilindriche parallele. I princìpi della rifrazione e della riflessione fanno la magia: ai nostri occhi le immagini si muovono, si alternano, diventano tridimensionali.E tutto questo senza utilizzare scomodi occhialini o altri tipi di device. Semplicemente a occhio nudo. Può sembrare in contro tendenza rispetto alle preferenze del momento che vedono l’affermarsi di tecnologie smart come la realtà aumentata o scher-

mi tridimensionali. Eppure l’indice di gradimento riscontrato da Visio Italia soprattutto negli ultimi anni sale esponenzialmente. Sicuramente un ruolo importante lo giocano le tecnologie di stampa, oggi sempre più precise e con una resa dello stampato pressochè perfetta. Ma anche i software specifici di gestione dell’immagine, come ad esempio 3DStar, sviluppato internamente da Visio Italia. Forse perché i costi sono più contenuti rispetto ad altre soluzioni tecnologiche, elemento che rende il lenticolare molto più capillarmente popolare. Forse perché trova mille e una applicazione, seducendo sia segmenti luxury sia l’hi-tech, dal piccolo al grande formato. O forse, come spesso accade, perché è nelle idee semplici che sta la chiave del successo. Mille modi per comunicare L’esperienza maturata negli anni ha permesso a Visio Italia di operare oggi su cinque diverse


tipologie di lenticolari, divisi in due categorie. Nella prima sono raggruppati tutti quegli effetti che per essere percepiti prevedono il movimento del lenticolare o del punto di vista di chi sta osservando. Ne fanno parte ben quattro tipologie. Il più noto – quello conosciuto da tutti soprattutto perché è molto utilizzato nel canale promotion – è il flip, vale a dire la soluzione che ci fa vedere l’alternanza netta tra due immagini. Molto interessante è anche il moving, un effetto che dà come risultato una breve animazione. Simile è poi l’effetto zoom, che prevede, come anticipa il nome, l’ingrandimento di un particolare dell’immagine di partenza. Per un risultato davvero spettacolare, morphing è la soluzione giusta, perché prevede la fluida trasformazione di un’immagine in un’altra. La seconda categoria di lenticolari, invece, è formata dall’effetto 3D, che aumenta la percezione della profondità dell’immagine vista. La sua particolarità risiede nel far vedere all’occhio sinistro un’immagine diversa rispetto a quella vista dall’occhio destro; in questo modo, si ricreano le condizioni di percezione della profondità e della tridimensionalità degli oggetti, per un im-

patto dinamico spettacolare e molto realistico. Qualche applicazione, per vederci chiaro Facile, efficace, veloce, di qualità. Grazie a queste caratteristiche l’utilizzo dei lenticolari si è allargato, sdoganandosi da prodotto essenzialmente di nicchia, specifico per il mercato promozionale e della gadgettistica. Oggi gli utilizzi sono i più diversi: dalle graphic arts alla visual com, dall’interior decoration al contract, passando dagli ausili didattici, il mercato toys e senza dimenticare l’area tecnico-scientifica. Possiamo trovare lenticolari di piccolo formato applicati sulle cover, su inviti o calendari. Per quello che riguarda il medio e grande formato, invece, muovendoci a piedi o con i mezzi pubblici non è inusuale incontrarli su pensiline o affissioni, spesso anche nei passaggi delle metropolitane. In questi ambienti, in cui l’osservatore cammina, l’utilizzo del lenticolare dà risultati eccellenti. Cambiando settore, nel canale GDO, ad esempio, sono Re inconstrastati di espositori, cartelli vetrina o totem, soprattutto nei periodi delle feste importanti come quelle natalizie o pasquali. Infine, le nuove tecnologie di stampa permettono di

personalizzare, volendo, anche alcune tipologie di arredi per un tocco di unicità esclusivo e indimenticabile. Un universo di emozioni in movimento Il successo del lenticolare è tale solo perché è di moda? Non può essere solo questo, altrimenti non si spiegherebbe la sua longevità. Un messaggio nobilitato con tecnologia lenticolare affascina perché crea, in chi lo osserva, un impatto emotivo. Sempre. E chi si occupa di comunicazione sa bene cosa significhi essere ricordati. Lo conferma Dalila Aquilanti, titolare di Visio Italia: «In questi ultimi anni è cresciuto l’interesse dei grandi marchi che da sempre hanno bisogno di rinnovare la loro posizione e visibilità con strumenti incisivi che catturino l’attenzione, stagione dopo stagione». E Visio Italia, naturalmente, è a loro disposizione.

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PUNTO G 68

UNA PROSPETTIVA VERDE PER IL LAVORO Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

La green economy è un bambino che sta entrando nella fase dell’adolescenza e inizia ad acquisire caratteristiche di maturità. I dati delle ultime analisi sembrano concordi. Secondo il rapporto “GreenItaly 2012”, di Fondazione Symbola e Unioncamere, il 38,2% delle assunzioni complessive programmate nel corso dell’anno si deve a imprese dell’industria e dei servizi che operano in settori verdi. Circa un quarto delle aziende italiane (il 23,6%) punta su una riconversione in termini di sostenibilità per superare la crisi. Dal lato dell’offerta di lavoro, i numeri potrebbero sembrare meno incoraggianti, con un tasso di disoccupazione che supera il 10%. Ciò nonostante il verde può essere una buona occasione per cambiare il mondo del lavoro e offrire nuove opportunità a chi cerca un impiego. Lo conferma la Guida ai Green Jobs (di Tessa Gelisio e Marco Gisotti, Edizioni Ambiente) che contiene un’analisi per settori e 125

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schede sulle professioni verdi in Italia (erano 100 nell’edizione precedente). Tra gli eco-lavori figurano numerosi esempi di conversione in chiave green di mestieri già esistenti: dal bagnino

sostenibile all’avvocato ambientale, dall’ecoparrucchiere all’esperto edile per la riqualificazione energetica. E poi ci sono i mestieri nuovi, quelli che nascono sulla spinta di una conversione dell’economia


posti di lavoro non è solo quella che ha a che fare con le energie rinnovabili, anche se dal settore vengono le buone notizie per il nostro Paese. Nel 2011 infatti l’Italia ha raggiunto, in anticipo, gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020 in termini di produzione da fonti rinnovabili e siamo diventati il primo mercato fotovoltaico al mondo, coprendo il 33% della domanda globale. Si tratta di un comparto che già oggi impiega più di 100.000 persone. Ma non sarà solo la produzione di energia a giocare un ruolo sostanziale in termini di occupazione. Anche l’industria dell’efficientamento dell’energia potrà dare il suo contributo, assicurando un aumento della produzione diretta e indiretta di quasi 240 milioni di euro a livello nazionale. Ci sono poi settori insospettabili in grado di offrire nuove e importanti opportunità. Primo tra tutti quello della chimica verde che, secondo l’analisi contenuta nella Guida ai Green Jobs, «sta vivendo il suo primo momento d’oro. Gli italiani eccellono nella produzione e ideazione di nuovi materiali».

SECONDO LA GUIDA AI GREEN JOBS L’ECONOMIA VERDE IMPIEGA GIÀ OGGI IN ITALIA UN NUMERO DI PERSONE CHE OSCILLA TRA 850.000 E 950.000, CIFRA CHE NEI PROSSIMI DIECI ANNI POTREBBE CRESCERE FINO A 1,5 MILIONI

Per cogliere le buone occasioni bisogna però essere pronti. In Italia soffriamo di una carenza cronica di laureati in materie tecnico-scientifiche. Le possibilità non mancano. Pochi sanno che da qualche anno esistono gli ITS (Istituti Tecnici Superiori), “scuole speciali di tecnologia” per chi ha conseguito un diploma e cerca un’alternativa all’università. Gli Istituti, ancora poco noti, offrono percorsi di formazione specializzata in stretto rapporto con le imprese e sono già un punto di riferimento per le aziende che cercano lavoratori con le conoscenze adeguate per un’economia verde. In cima alla classifica delle figure più richieste per la green economy ci sono però i venditori, persone in grado di proporre prodotti e servizi ecosostenibili, anche in tempo di crisi. A seguire gli ingegneri, anche se quelli di cui più si sente la mancanza appartengono a una specie passata di moda: quella degli ingegneri elettrici. Al terzo posto gli energy manager, seguiti da ecodesigner industriali e dai chimici verdi da impiegare nella gestione dei rifiuti e nell’agricoltura sostenibile. Secondo la Guida ai Green Jobs si va delineando sempre più nettamente anche il profilo dell’imprenditore verde: giovane, attento alla tecnologia, in grado di coniugare economia ed ecologia e sempre più spesso donna. Girl (green) power: il futuro dell’economia verde in Italia potrebbe essere rosa.

RISORSE

in chiave sostenibile; come ad esempio il disaster manager, il mobility manager o l’esperto in progettazione delle energie rinnovabili. Secondo la Guida ai Green Jobs l’economia verde impiega già oggi in Italia un numero di persone che oscilla tra 850.000 e 950.000, cifra che nei prossimi dieci anni potrebbe crescere fino a 1,5 milioni. A livello globale, la green economy potrebbe generare da 15 a 60 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi 20 anni e sollevare decine di milioni di lavoratori dalla povertà (fonte UNEP). La green economy che crea

Smart City, Smart Money Una metropoli “eco” che nel 2025 raggiungerà i 3 milioni di abitanti. Si chiama Iskandar, in Malesia, è stata fondata nel 2006 e sorge di fronte a Singapore. Il progetto nasce come risposta a due emergenze: il cambiamento climatico e la crescita della popolazione. Iskandar sarà la prima Smart City del sud est asiatico e occuperà un’area di oltre 2.000 chilometri quadrati, paragonabile al Lussemburgo. L’iniziativa, che ha come obiettivo dichiarato il “benessere mentale” dei cittadini, sta già attirando “Smart Money” da tutto il mondo: più di 31,2 miliardi di dollari di investimenti, il 38% da fonti estere.

Un mondo vulnerabile New York in ginocchio per l’uragano Sandy è un’occasione per riflettere sulle conseguenze dei cambiamenti climatici. La stima dei danni è superiore ai 50 miliardi di dollari. E poi ci sono le vittime. Ma qual è il prezzo che siamo disposti a pagare per stare a guardare? Negli ultimi anni aumenta il numero degli eventi climatici in grado di trasformarsi in catastrofe e la mancanza di provvedimenti costa già oggi l’equivalente dell’1,7% del Pil mondiale, cifra destinata a raddoppiare nel 2030. Per chi volesse provare a fare i conti e valutare impatti economici e umani dei cambiamenti climatici è disponibile online la nuova edizione del Climate Vulnerability Monitor, suddiviso per Paesi e consultabile sulla base di 34 variabili diverse, incluse le morti collegate al meteo o all’inquinamento.

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ATTUALITA’ Un confronto inedito, simpatico ma ricco di spunti e di suggerimenti per il canale. Collegandovi a questo QR code, avrete accesso all’esclusivo video dell’intervista doppia tra Andrea Rizzo, Ceo di Elmat, e Roberto Briscese, distributor account manager di Axis Italia

Grandi prospettive e un mercato che tiene, anzi, attira l’interesse di un crescente numero di aziende di settori strategici. Fattori non da poco di questi tempi e di cui tenere preziosamente conto. Fattori sui quali Axis – protagonista nel mondo della videosorveglianza su IP – ed Elmat, distributore IT che da sempre fa del valore la sua principale vocazione, hanno deciso di confrontarsi per fornire indicazioni utili al canale Marco Lorusso

In crescita e con ottime prospettive per il futuro. Non c’è da stupirsi! Anche nel difficile mercato IT di questo strano 2012 esistono ancora nicchie ad alto valore aggiunto. Nicchie capaci di strappare più di un sorriso agli operatori di canale soprattutto quando trovano interlocutori e filiere affidabili su cui scommettere. Filiere come quella che unisce Axis – società protagonista nel mondo della videosorveglianza su IP – ed Elmat, distributore IT che da sempre fa del valore la sua principale vocazione. «La tenuta del mercato della sicurezza a fronte di una congiuntura particolarmente negativa non è casuale – spiega Andrea Rizzo, Ceo di Elmat – ma è merito di un certo

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numero di piccole e medie imprese, system integrator, installatori, ecc. che hanno saputo cogliere le potenzialità dell’integrazione con le soluzioni IP. Infatti, anche se in Italia la migrazione dall’analogico al digitale è avvenuta con ritardo, con la diretta conseguenza che solo il 30% delle installazioni del comparto della security è basato su tecnologie digitali mentre il restante 70% è fondato sulle analogiche, il mercato sembra aver compreso le potenzialità della tecnologia IP, che sostituirà le soluzioni tradizionali di monitoraggio video CCTV». Questo passaggio dai sistemi di videosorveglianza analogica alle soluzioni video in Rete è dunque in essere anche in Italia, benché IMS Research abbia posticipato di un anno il punto di svolta per il sorpasso

definitivo, previsto ora per il 2013. «Le vendite di soluzioni di videosorveglianza – afferma ancora Andrea Rizzo – pur in un momento di congiuntura importante, tendono a mantenere un trend positivo. Per quanto ci riguarda, l’incidenza della business unit videosorveglianza sul nostro fatturato è la medesima del 2010 e 2011 e si attesta poco al di sotto del 40%. Nei primi 8 mesi dell’anno si è vista l’assenza di realizzazioni di fascia medio-alta, bilanciata però nella quasi totalità dall’aumento di progetti quotidiani più piccoli che testimoniano la diffusione della videosorveglianza IP anche su un livello di utenza dalle dimensioni e necessità minori». Quali a questo punto i consigli per il canale dagli operatori IT fino agli installatori? «Ci sono ancora

tante opportunità da cogliere – spiega Roberto Briscese, distributor account manager di Axis Italia –. Il 50% del mercato è però ancora analogico, dunque il consiglio più importante è partecipare a programmi di formazione. Axis ha come priorità l’educazione del mercato attraverso corsi in classe (Axis Academy), Webinar e training online. Fondamentale sarà anche l’integrazione con storage, cloud, mobility. Fondamentale perché apre ulteriori scenari e campi di applicazione alla videosorveglianza, portandola a essere soluzione all’interno di un sistema completo e non stand alone. Con la sempre crescente migrazione all’IP, la videosorveglianza si fonde necessariamente sempre più con l’universo informatico».



DGREPORT Vita privata, business, lavoro, quotidianità, video, foto, dati sensibili, numeri di telefono, conversazioni… Tutto insieme, tutto indissolubilmente legato in un “pastone” – per usare termini giornalistici – nel quale ora Cio e, soprattutto, partner di canale sono chiamati urgentemente a mettere il naso per cercare un senso e soprattutto la strada migliore per fare di questa montagna multiforme di informazioni, un’opportunità formidabile di business e non una formidabile minaccia. È la consumerizzazone… o, per i più trend addicted, è il Byod (Bring your own device). È l’ormai celebre rivoluzione dal basso della quale tutto o quasi è stato detto e

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Sara Fevola, Luca Bastia e Marco Lorusso

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sulla quale organizzazioni criminali di tutto il mondo si sono immediatamente scagliate, attirate, come gli orsi con il miele, da una miriade infinita di falle o da semplici punti di accesso a informazioni preziosissime: identità, numeri di carta di credito usati su smartphone, tablet, social network… Non tutta l’innovazione viene ovviamente per nuocere, verrebbe provocatoriamente da dire, e infatti proprio il Byod è una eccezionale rivoluzione che permette ad aziende e lavoratori di essere più efficienti, più produttivi e capaci di intervenire sul business in ogni momento, in ogni istante della propria vita e ovunque essi si trovino. Il dato insomma è il cuore pulsante di tutto, il dispositivo attraverso il quale vi accedo è ormai diventato quasi un

UNA MIGRAZIONE DI MASSA, UNO SPOSTAMENTO PODEROSO DI UTENTI CHE PRIMA LAVORAVANO SOLO ATTRAVERSO IL PC E ORA MISCHIANO INDISSOLUBILMENTE VITA PRIVATA E BUSINESS ATTRAVERSO L’USO DI DISPOSITIVI DI OGNI FORMA E DIMENSIONE. UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA PER LE POLICY DI SICUREZZA AZIENDALE. COME GESTIRE TUTTO QUESTO? QUALI LE SOLUZIONI MIGLIORI? ECCO LE RISPOSTE E GLI ANNUNCI PIU’ RECENTI DI ALCUNI DEI PROTAGONISTI IN CAMPO

elemento secondario: conta la rapidità di accesso in ogni tipo di condizione e conta, soprattutto, la capacità di rendere sicuro ed efficiente questo accesso. Un tema quello della sicurezza legata alla consumerizzazione che pervade il mercato in maniera martellante anche in questa difficilissima volata di fine anno. Gli eventi e gli annunci, tambureggianti di questi giorni, ne sono una prova concreta.

La “multi” mossa di McAfee Ad aprire le danze ci ha pensato un colosso come McAfee che ha da poco inserito sul mercato delle nuove funzionalità di gestione e di protezione avanzata dei propri software. McAfee All Access è infatti, come anticipa il nome,

BRING YOUR OWN DEVICE


una soluzione che copre dalle minacce ogni tipo di device: pc, Mac, tablet e smartphone. Secondo Steve Petracca, senior vice president and general manager business unit consumer McAfee, «… una soluzione di protezione multi dispositivo è diventata uno strumento indispensabile perché i criminali informatici hanno a disposizione nuovi vettori di attacco e perché i consumatori hanno moltiplicato il numero di dispositivi che utilizzano e i dati che vi conservano». McAfee All Access 2013 è antivirus, antispyware, antispam, antiphishing e firewall. Tra le nuove implementazioni segnaliamo la più intuitiva installazione e la gestione unificata di tutti i dispositivi da qualsiasi luogo di connessione perché basata su cloud. Per il mondo mobile, da segnalare l’introduzione di una nuova App, McAfee AppAlert, che scansiona tutte le applicazioni del nostro smartphone: una protezione in più per la privacy dei dati presenti. Inoltre, è interessante l’introduzione di un filtro che permette di creare delle whitelist

Collegati a questo QR code e guarda l’esclusivo reportage girato da Digitalic nel corso del recente Sophos Complete Security Day 2012

All Access 2013 dà anche diritto, alla bisogna, al supporto tecnico premium gratuito.

Sophos punta su complete security e canale Soluzioni innovative ma anche eventi di grandissimo successo capaci di chiamare a raccolta partner di canale, Cio, aziende, manager. La nuova security passa anche dalla capacità di fare concretamente cultura da parte dei protagonisti di

MCAFEE ALL ACCESS E’ UNA SOLUZIONE CHE COPRE DALLE MINACCE OGNI TIPO DI DEVICE: PC, MAC, TABLET E SMARTPHONE. e blacklist sulle chiamate e sms. Novità in arrivo anche per i possessori di tecnologia Apple! Sono stati infatti introdotti nuovi filtri Family Protection per offrire ai bambini una navigazione sicura e appropriata, in particolare nella ricerca, sui canali YouTube e iTunes.

sotto ogni punto di vista». Tecnologie innovative dunque che vanno dagli Utm fino al mobile device management pure in modalità as-aService, ma anche innovativi modelli di business offerti al canale. «Questo evento è stato fondamentale anche per fare recruting di nuovi partner che siano interessati al nostro programma Sophos Managed Service Provider (Msp), dedicato a chi vuole integrare la gestione della security aziendale in un rapporto consulenziale ad alto valore con i propri clienti».

questo strategico mercato. Sophos in tal senso si è mosso da tempo e, proprio nelle scorse settimane, ha raccolto importanti feed back nel corso di un affollato evento milanese. Il Sophos Complete Security Day 2012, organizzato in collaborazione con alcuni

partner strategici, ha infatti chiamato a raccolta circa 500 tra rivenditori e utenti finali. «Una giornata molto positiva – racconta Marco D’Elia, country manager di Sophos Italia –. Un successo che dimostra come il messaggio che vogliamo dare al mercato sia stato recepito. Di fronte a nuovi fenomeni come cloud, virtualizzazione e Byod, la nostra strategia di complete security vuole mettere nelle mani del canale e delle aziende una piattaforma di servizi di sicurezza completa e integrata. Bisogna rispondere in modo tempestivo alle esigenze di sicurezza che si generano dai nuovi modelli di comportamento dell’utente. Da questa consapevolezza nasce la volontà da parte di Sophos di proporsi come partner per la security integrata, fornendo soluzioni semplici da implementare ed estremamente complete, per tutelare i sistemi informatici

Ma il sistema operativo è il cuore, parola di Fortinet Da parte sua, invece, Fortinet – altro protagonista nel mondo della security – ha interpretato la sfida del Byod in maniera differente, puntando forte sulla nuova versione 5.0 di FortiOS, il sistema operativo su cui si basano tutte le piattaforme di sicurezza integrate Fortinet FortiGate. «La nuova versione offre maggiore protezione, intelligence e controllo per consentire alle aziende di implementare una migliore protezione dalle minacce avanzate di oggi e rendere più sicuri gli ambienti Byod», ha affermato Joe Sarno, regional sales vice president southern Emea di Fortinet. Tra le novità più importanti (150 sono le nuove funzioni annunciate), l’integrazione della capacità di identificazione e gestione avanzate del comportamento di utenti e dispositivi, includendo criteri basati sulla reputation con un miglior

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DGREPORT rilevamento e protezione da botnet, nonché l’ispezione del traffico crittografato. In concomitanza con questo rilascio, Fortinet «annuncia anche FortiManager 5.0, FortiAnalyzer 5.0 e FortiClient 5.0 per rispondere all’esigenza di disporre di capacità di analisi e gestione sempre più sofisticate dell’infrastruttura di rete e dei dispositivi endpoint di aziende e operatori di telefonia, nonché di ambienti Msp e Pmi», ha sottolineato Sarno, che ha anche posto l’accento sul fatto che nel mondo «sono stati installati più di un milione di appliance Fortinet, delle quali circa 40.000 in Italia». Tra il primo e il terzo trimestre di quest’anno, ha aggiunto Sarno, la società «ha registrato una crescita del 28% a livello mondiale e anche in Europa l’andamento è equiparabile». Sintetizzando, comunque, tre sono gli ambiti in cui

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la 5.0 apporta migliorie: la sicurezza, il controllo e le informazioni. L’upgrade alla 5.0 è gratuito per i clienti Fortinet e i partner, che avranno presto un aggiornamento formativo attraverso corsi virtuali e «potranno sfruttare l’opportunità di istruire i loro clienti sulle nuove funzionalità», ha concluso Sarno.

«Attenzione alle nuove reti», Enterasys lancia la sfida «Stiamo vedendo la migrazione sempre più di massa verso soluzioni in cui il device mobile è al centro dell’utenza e dell’infrastruttura di rete. Prima era il pc», esordisce Renzo Ghizzoni, country manager Enterasys Networks, alla presentazione al mercato italiano di IdentiFi. «Comincia così a esserci necessità di strutturare le reti wireless del futuro in maniera da supportare

questo nuovo mondo – prosegue il manager – sia in termini di infrastruttura, sia di latenza, sia di capacità elaborativa, sia ancora in termini di disponibilità a

radio che permettono di ottimizzare la copertura e la banda disponibile, con l’ottimizzazione delle interferenze, oltre all’intelligenza che ci

PER GARTNER I REQUISITI PER UN UTILIZZO CORRETTO DI DISPOSITIVI DI NUOVA GENERAZIONE SONO: PIANIFICARE CORRETTAMENTE LE RETI WIRELESS, DOTARSI DI STRUMENTI IN GRADO DI SUPPORTARE LA RICCHEZZA DI CONTENUTI MULTIMEDIALI (E NON) E ANCHE LE RICHIESTE IN TERMINI DI RISORSE DI BANDA NECESSARIE E, INFINE, AVERE UN APPROCCIO VERSO L’IT CHE VEDA TUTTO L’ECOSISTEMA, NON SOLTANTO L’APPLICAZIONE VERTICALE. usufruire di applicazioni user oriented». Secondo Gartner, riferisce Ghizzoni, «non bisogna resistere al Byod perché è il mondo che cambia». Per Gartner i requisiti per un utilizzo corretto di dispositivi di nuova generazione sono: pianificare correttamente le reti wireless, dotarsi di strumenti in grado di supportare la ricchezza di contenuti multimediali (e non) e anche le richieste in termini di risorse di banda necessarie e, infine, avere un approccio verso l’IT che veda tutto l’ecosistema, non soltanto l’applicazione verticale. «Enterasys – precisa Ghizzoni – ha abbracciato questa nuova onda, progettando applicazioni e infrastrutture adeguate. Per questo oggi lanciamo un’evoluzione della nostra famiglia wireless, IdentiFi, una soluzione ad alta densità Wi-Fi, con il rinnovo quasi totale della gamma di access point, l’abbraccio di nuove tecnologie in ambito comunicazione

consente di portare a bordo delle reti complesse device di ogni tipo e genere in maniera molto semplice, verificando l’identità e la tipologia di dispositivo, potendo così differenziare il servizio secondo le necessità del momento e dell’utente». «Secondo recenti studi, il Wi-Fi sta crescendo del 20% anno su anno, ma Enterasys nel medesimo mercato cresce del 36% anno su anno», aggiunge Matteo Baroni, sales manager nord di Enterasys Italia, che poi si sofferma sulle caratteristiche della soluzione annunciata che prevede una gestione centralizzata delle policy per l’intero network, comprese le sessioni Wi-Fi; inoltre sono previste funzioni analitiche in tempo reale. Tutte le funzionalità e le caratteristiche avanzate sono parte integrante della versione standard, non c’è quindi bisogno di acquistare licenze aggiuntive; infine, c’è un set di caratteristiche specifiche per la modalità Byod.


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Nuove e brillanti idee prendono forma sotto la luce delle foglie Kurz. Con Metropolis, il nuovo progetto presentato in occasione di Luxe Pack 2011 e realizzato in collaborazione con Hinderer + Mühlich, Kurz arricchisce le collezioni “Presentation Box” dedicate ai designer. La resa dei dettagli è estremamente nitida e precisa su foglie trasparenti, lucide, olografiche e perlacee: così un packaging nobilitato può diventare una metropoli alle prime luci dell’alba. Embossing, lamine per la decorazione a caldo e a freddo, effetti metallizzati lucidi e opachi, le possibilità di nobilitazione offerte da Luxoro sono infinite e creative, proprio come le idee.

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ATTUALITA’

La fotografia “social” sta cambiando profondamente il modo di comunicare e i gusti delle persone. L’originalità, l’autenticità degli scatti, stanno influenzando la percezione della gente; anche i grandi marchi seguono questo trend, utilizzando immagini stile Instagram nelle loro campagne. Queste tendenze vengono segnalate da Getty Images, che ha rilasciato The Curve: Technology and Telecommunications (disponibile online all’indirizzo http://curve. gettyimages.com/), uno studio che ritrae i trend, le tendenze in campo visivo frutto della democratizzazione della tecnologia e dell’affermarsi dei social media. «Il nuovo secolo – si legge nello studio – è caratterizzato da una fotografia veloce, improvvisata, che richiama più l’idea di esperimento che non di documentazione visiva, aspetto questo che la rende particolarmente interessante per pubblicitari e brand. Il digitale favorisce lo scambio di centinaia e migliaia di scatti ogni ora, dando agli utenti la possibilità di creare immagini, modificarle e distribuirle in maniera assolutamente semplice e immediata». Da occasione di divertimento a strumento che permette di ricostruire la storia di una famiglia, la fotografia è il mezzo più diffuso per la condivisione, il racconto e l’autoespressività, tutti aspetti che il mondo pubblicitario sta sfruttando in termini di creatività. Rivive l’idea del tocco umano in ciò che appare essere un freddo processo digitale, ragione per cui determinati tipi di ambientazioni retrò sono tornati in auge; ad esempio la campagna della Volkswagen Golf Cabriolet, reintrodotta sul mercato dopo

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Come evidenziato da Getty Images, famosa agenzia fotografica di Seattle (Stati Uniti), la fotografia social sta cambiando il mondo della comunicazione. Una breve panoramica sulle ultimissime novità di questo ambito in continua evoluzione Francesco Marino

un’assenza di nove anni, che riprende in tutto e per tutto le sensazioni di un film anni Settanta girato in formato Super-8. Il fascino della quotidianità e l’alone nostalgico fornito dai filtri conferiscono alle immagini un’atmosfera irripetibile. Esattamente come il video prodotto in

crowdsourcing su Instagram da Sony Music per il gruppo The Vaccines e la campagna Fiestagram di Ford su Instagram. In un mondo che cambia a un ritmo così veloce, gli scatti personali catturati, caricati e condivisi testimoniano l’identità dell’individuo e la sua posizione nel mondo; l’atto di condividere è il modo per connettersi visivamente in quanto individui appartenenti a una community più estesa. Il sito 1000memories è uno dei segnali più espressivi del salto compiuto dalla fotografia quale mezzo di connessione. In maniera analoga anche il sito Dear Photograph consente di ripercorrere visivamente una storia: l’utente trova una vecchia foto e fa uno scatto nello stesso identico luogo dell’originale. Il tempo trascorso tra le due immagini genera un racconto emozionale che unisce le generazioni e illustra la storia di un legame.


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ata nel 1978 come piccola tipografia artigiana, nel corso degli anni Tecnostampa si specializza nella produzione di stampe ad alta definizione, orientando la sua attenzione a tutti quei materiali plastici che le nuove tecnologie propongono come alternativa alla carta. Tecnologie in grado di interpretare le esigenze di un mercato in continua evoluzione e talvolta di anticiparle, che consentono ben presto all’azienda di affermarsi come leader di un settore ancora poco conosciuto. Sfruttando le straordinarie potenzialità della stampa offset UV ad alta definizione, Tecnostampa offre oggi alla sua clientela una rete completa di soluzioni creative per la comunicazione: adesivi, vetrofanie (elettrostatici e non), mouse pad, tappetini rendiresto, etichette in raso, etichette bagaglio per tour operator e molto altro ancora. Idee originali e personalizzate, pensate per dar forma a progetti innovativi e di sicuro impatto, perfetti per andare incontro alle esigenze pubblicitarie dell’azienda moderna. Siamo in grado di offrirvi un servizio di stampa rapido, completo e moderno, che soddisfa tutte le esigenze di progettazione, stampa, verniciatura UV e confezione, dai piccoli quantitativi in poi. Contattaci direttamente per avere informazioni piÚ dettagliate su preventivi, stampa conto terzi e spedizione in tutta Italia.

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I SOCIAL NETWORK ALLA SCALATA DEL B2B Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di Marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.

«In fondo i social network sono un fenomeno solo B2C, principalmente legato ai giovani. Un buyer di un’azienda non andrà mai a consultare i social prima dei

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suoi acquisti. È vero o no?». Prima di rispondere, curiosiamo insieme qualche istante nella situazione attuale. C’è un social per tutto e per tutti, un po’ come recitava un vecchio spot Apple sulle App. Nascono come funghi in una

giornata di sole dopo una ricca piovuta, ma a dominare la scena sono cinque: Facebook, Twitter, Google+, Linkedin e Pinterest. La loro presenza nella nostra quotidianità è ormai la norma e l’influenza sulle scelte d’acquisto è in


aumento costante. L’80% dei consumatori che frequentano i social dichiara infatti di essere influenzato nei propri acquisti dai commenti degli amici e il 52% diventa fan della pagina ufficiale dell’azienda di cui ha appena provato un prodotto. Abbiamo mediamente 130 amici in Facebook e il 65% dei 22.000 italiani iscritti passa 1,5 ore al giorno a leggere, apprezzare, postare e condividere. Si socializza in Internet in qualsiasi momento e sempre più con smartphone e tablet. La portata dei social, grazie alla tecnologia mobile, esce da Internet ed entra nei media tradizionali. Per esempio, numerosi spettatori interagiscono tramite Twitter con alcuni programmi televisivi che trasmettono in diretta i tweet legati allo specifico # della trasmissione. “La 7” adotta spesso questa soluzione partecipativa per alcuni format serali. Le persone con il loro passaparola sono il media più potente al mondo e i social sono un flusso enorme di passaparola senza limiti di tempo e di spazio. Per questo motivo, per le aziende, i social media devono essere parte integrante della strategia di engagement dei clienti. Infatti gli investimenti nei

media digitali nel 2012 sono in crescita del 12,7% e le risorse economiche e di tempo dedicate ai social crescono con forza. Nascono quindi ogni giorno nuove pagine e account aziendali tramite cui le imprese interagiscono e cercano di influenzare le scelte dei clienti in modo diverso dal passato. La pagina Facebook del Milan vanta il maggior numero di liker in Italia. Seguono Ferrari, Nutella e una miriade di aziende di tutte le dimensioni e di tutti i settori. L’engagement dei clienti tramite social media diventa un chiodo fisso dei marketing manager che puntano ad affiancare i liker della loro pagina aziendale al classico database di contatti sempre più permeabile alle attività comunicative tradizionali. «Ma in fondo è un fenomeno solo B2C, principalmente legato ai giovani. Un buyer di un’azienda non andrà mai a consultare i social prima dei suoi acquisti. È vero o no?». No, è falso. Il 60% di chi frequenta in Italia Facebook ha più di 26 anni e il 50% di chi è presente in Linkedin ha più di 35 anni. Quindi non sono solo giovani. I buyer, secondo una recente indagine comunicata dal Mip, spendono solo l’1% in acquisti. Passano il resto del

tempo a documentarsi su ciò che devono acquistare. Sono particolarmente influenzati nelle loro scelte da ciò che trovano nei blog e nei social. Il 58% dei decision maker nell’IT Corporate usa i social, principalmente Linkedin, per ottenere informazioni utili per gli acquisti di prodotti e servizi tecnologici. Questo avviene perché nei social Network è possibile sia ottenere informazioni oggettive da terze parti che hanno già acquistato i prodotti o i servizi su cui si stanno cercando notizie, sia creare dei network professionali con cui condividere scambi di opinioni continui. Buyer e decision maker nel B2B frequentano i social e ne vengono influenzati, quindi anche le aziende B2B devono essere presenti in Rete con un piano social media multipiattaforma. L’obiettivo è quello di interagire, in una logica peer to peer, con i propri clienti attuali e potenziali, fornendo supporto e creando relazioni da coltivare nel medio-lungo periodo. Il primo passo è ascoltare ciò che viene detto della propria azienda e dei propri prodotti in Rete, social network compresi. Il secondo è pianificare una propria strategia: è possibile farlo in autonomia o affidandosi ad agenzie specializzate, in modo da ottimizzare i tempi ed evitare mosse sbagliate. Una volta pronti si può scendere in pista e avventurarsi con passione, competenza ed entusiasmo nella nuova strada che porta al vero engagement dei clienti. Anche nel B2B.

RISORSE

LE PERSONE CON IL LORO PASSAPAROLA SONO IL MEDIA PIU’ POTENTE AL MONDO E I SOCIAL SONO UN FLUSSO ENORME DI PASSAPAROLA SENZA LIMITI DI TEMPO E DI SPAZIO. PERCIO’ PER LE AZIENDE I SOCIAL MEDIA DEVONO ESSERE PARTE INTEGRANTE DELLA STRATEGIA DI ENGAGEMENT DEI CLIENTI

http://www.facebook.com/CiscoItalia La pagina aziendale di Cisco Italia in Facebook, frequentata da oltre 6.000 liker.

http://www.facebook.com/milleottani La pagina Facebook di Spunti di Marketing, in cui vengono approfondite quotidianamente anche le tematiche dei social.

http://tinyurl.com/LinkMrktg Il gruppo Linkedin più frequentato in Italia relativo ai social media. Gli interventi dei membri del gruppo sono numerosi ogni giorno.

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GIRLY TECH 80

IL CODICE PIÙ DIFFICILE: IL DRESSCODE Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

Camicia di flanella a quadretti o gilet a rombi. Il tutto rifinito da un paio di spesse lenti in una montatura in osso. Lo stereotipo vorrebbe così vestito l’impiegato medio del dipartimento IT. Lui, più di ogni altro, non si cura degli abbinamenti di tessuti e colori e pensa che lo stile sia una questione da donne. È arrivato il momento di sfatare questo mito. Perché, anche se si sta tutto il giorno dietro a uno schermo, alle prese con problemi di hardware, software, o di sicurezza delle reti, in azienda esistono molti momenti per confrontarsi con gli altri: un caffè alla macchinetta, una riunione improvvisa con un cliente. Il look è quindi un importante biglietto da visita tanto per la centralinista un po’ “shampista”, quanto per l’introverso tecnico informatico. Così, come negli anni si è evoluto lo stile e il design delle macchine e dei device, è necessario che anche i nerd svecchino il loro stile da fine millennio e inizino a curare un po’ di più il loro aspetto. Perché se un server può essere compatto ed elegante

C

come un raccoglitore, allora anche un informatico può camminare nei corridoi a testa alta, ripetendosi come un mantra quanto diceva Coco Chanel: «se una persona è malvestita si nota l’abito, se è vestita in modo impeccabile si nota la persona».

L’abito fa il monaco È quanto conferma anche un recente studio di Rober Half, società internazionale di ricerca di personale qualificato, specializzata nel settore Information Technology, che vuole suffragare l’ipotesi che anche tra gli informatici

PER PRIMA COSA CI SI DEVE CHIEDERE SE ANCHE I CAPI E I COLLEGHI INDOSSEREBBERO GLI STESSI VESTITI. SE LA RISPOSTA E’ NEGATIVA E’ MEGLIO CERCARE NELL’ARMADIO QUALCOSA DI PIU’ SOBRIO DELLA CAMICIA A MEZZE MANICHE IN FANTASIA HAWAIANA.


Ispirarsi o conformarsi? Se la classe non è acqua, è probabile che servano alcuni consigli per tirare fuori un po’ di stile. Per questo, Robert Half ha addirittura elaborato delle linee guida che possano essere d’aiuto nella scelta dell’abbigliamento adeguato: per prima cosa ci si deve chiedere se anche i capi e i colleghi indosserebbero gli stessi vestiti. Se la risposta è negativa è meglio cercare nell’armadio qualcosa di più sobrio della camicia a mezze maniche in fantasia hawaiana. In secondo luogo, bisogna evitare indumenti che possano essere portatori di ideologie politiche o

religiose. Colleghi, clienti o partner potrebbero non condividere le stesse visioni e potrebbero etichettare come pericoloso sovversivo, ad esempio, chi indossa una maglietta con una stampa di Che Guevara o chi porta una kefiah al collo.

Puliti ma comodi Terza regola da seguire (sembra banale eppure pare ce ne sia bisogno): indossare solo vestiti puliti e in buone condizioni. Abiti vecchi e malconci potrebbero mettere in dubbio la propria credibilità, soprattutto entrando in contatto per la prima volta con persone al di fuori dell’azienda. Così, indossando la tanto amata felpa della Best Company che è sopravvissuta a dozzine di cambi di armadio, non solo si palesa di aver trascorso la propria adolescenza ai tempi dei Paninari ma, con quei gomiti un po’ lisi, si rischia di assomigliare più a un venditore ambulante che a un collaboratore di una – più o meno – prestigiosa azienda. In tutto ciò, non si può dimenticare di cercare di essere comodi per scrivere codici per ore o riparare hardware. Così lo stretto nodo di una cravatta o i bianchi polsini di una camicia possono non essere l’abbigliamento ideale per far fluire il flusso di calcoli o mettere le mani in polverosi hard disk. Tutto sommato, quindi, con qualche piccolo accorgimento, lo stile può penetrare pure tra il sesso forte del dipartimento IT. E magari facilitare anche una bella promozione.

RISORSE

“l’abito faccia il monaco”. Secondo la ricerca, condotta su un campione di 1.400 Chief Information Officer americani intervistati al telefono, per 3 manager su 4 l’abbigliamento è una variabile molto importante nell’ascesa verso maggiori responsabilità in azienda e perciò è preferibile promuovere chi veste in modo più formale. Questo perché anche per gli IT diventa sempre più importante interfacciarsi con il resto della società, dai clienti ai dirigenti: la propria serietà e professionalità possono essere messe in dubbio se non accompagnate da un outfit appropriato.

Gli abbinamenti, questi sconosciuti Gli uomini spesso pensano che abbinare i colori sia roba da donne e si vestono al buio, selezionando abiti un po’ a caso. Con un risultato sicuramente terribile all’occhio. Un consiglio su come scegliere una cravatta che stia bene con la camicia si trova sul sito http://camiciaecravatta. com/. Da vedere, poi, il video tutorial su come piegare la pochette (http:// camiciaecravatta.com/immagine-e-stile/ ma-come-piego-la-mia-pochette/).

Nerd d’annata Un vero punto di riferimento di stile per i nerd di tutti i tempi è Murray “Boz” Bozinsky (Thom Bray), uno dei protagonisti del telefilm Riptide (1984). Occhiali riparati con il nastro adesivo e una serie di penne nel taschino della camicia, Bozinsky incarna il prototipo dell’esperto informatico.

Uniforme personale Stile non vuol dire per forza completi ingessati e camicie inamidate. Si può trovare un proprio outfit da lavoro anche scegliendo tra vestiti più rilassati: lo ha fatto Steve Jobs scegliendo di indossare per tutta la vita lo stesso modello di girocollo nero realizzato dallo stilista giapponese Issey Miyake. Nella sua biografia Jobs racconta che il designer era lo stesso che aveva realizzato le uniformi per gli impiegati Sony: avrebbe voluto portare l’idea anche tra i suoi dipendenti, che avrebbero però rifiutato di indossarla. Decise così, per la sua praticità e per darsi uno stile personale, di portarla lui stesso.

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MAD4IT

Inevitabilmente e giustamente la macchina è lanciata da tempo a folle velocità. La transizione al Web di musica, giornali, punti vendita, business… non solo non è futuro ma, nella maggior parte dei casi, è presente e passato assodato. Questione di flessibilità, immediatezza e di tanti altri buoni motivi di cui da tempo si parla a ogni latitudine. Nel mazzo di questa rivoluzione c’è poi una carta che molti interlocutori (di varia natura), interrogati sui motivi della scelta della piattaforma digitale, mettono sempre più spesso sul piatto: i soldi. «Del resto la crisi… vuoi mettere un sito di e-commerce con i costi di un punto vendita e di una commessa?», «Carta e stampa sono insostenibili, passiamo al Web per spendere meno…». Intendiamoci, non che la cosa sia priva di fondamento, tuttavia, come spesso accade e come ci suggeriva il buon vecchio Orazio, “Est modus in rebus”. Il Web garantisce, eccome, tutti i vantaggi e i risparmi di cui sopra. Ma la Rete… quella vera, quella che dà risultati, quella fatta di Seo, video, database realmente efficaci, quella che “gli acquisti li puoi fare a ogni ora e dunque pretendi supporto a ogni ora…”, ecco quel tipo di Rete non solo non costa poco ma può anche arrivare ad avere un peso notevole sui budget aziendali. «Internet si sceglie se si ha un’idea, altrimenti meglio stare a casa; cominciare un progetto Web dal tema del risparmio è già l’inizio della fine». Non ha mezze misure Roberto Bonu, presidente di Web Italia Onlus… e come dargli torto?

Marco Lorusso Caporedattore Digitalic marco@digitalic.it

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Vogliamo dire, con tutti gli strumenti possibili, che la tecnologia e il design sono il progresso. Rappresentano l’unico futuro possibile, l’unica strada per cambiare la vita delle persone e delle aziende.

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