/12/2013_ n. 24 Carta Curious Cosmic Pulsar Red by ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS Cliché I e IV di cop. by GASPERINI Stampa a caldo by PI-EMME Foil by OROPRESS Stampa UV by GRAF3 Stampa offset by ITALGRAFICA Inchiostri UV by HUBERGROUP /MENSILE
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EDITORIALE
FRANCESCO MARINO
Direttore responsabile di Digitalic M@framarin francesco@digitalic.it
www.digitalic.it
I
nternet non è una tecnologia, è un mondo ed è come se fosse un continente. È stato scoperto nel ventesimo secolo, come l’America nel quindicesimo, solo che non è un luogo geografico e chiunque ci può abitare, anzi, di fatto ci viviamo già tutti: ci sono aziende, persone, istituzioni. Non è qualcosa di separato dall’economia o dalla vita privata, ma è un nuovo ambito sempre più integrato. Tanto che il nuovo continente sta ridisegnando profondamente quello da cui proveniamo. È la quarta rivoluzione della società: dopo la scrittura, la stampa di Gutenberg e la rivoluzione elettrica di radio e tv, oggi è Internet a cambiare radicalmente il nostro modo di vivere e di pensare. Quando uno strumento rende più veloci ed economiche le comunicazioni, la condivisione della conoscenza, i rapporti tra le persone e le entità, allora cambia anche la società. Ciò è avvenuto con la scrittura, che ha messo in contatto popoli lontani
e generazioni diverse, e ancora di più con la stampa e poi con il telegrafo e la radio. L’impatto di Internet, grazie alla sua velocità e pervasività, è ancora più grande. Per questo abbiamo scelto di unire, graficamente, il Medioevo a Internet, collegando le due rivoluzioni per far capire come siano profondamente connesse, e quanto la Rete stia
È LA QUARTA RIVOLUZIONE DELLA SOCIETÀ: dopo la scrittura, la stampa, la radio e la tv,
È INTERNET a cambiare il nostro modo di vivere e pensare.
cambiando il nostro mondo, come (e anche di più) fece la stampa a caratteri mobili. Tutta la società e l’intera economia mondiale sono state modificate dal Web
e lo saranno ancora di più in futuro. Per questo la Rete e le trasformazioni che sta portando dovrebbero essere al centro di ogni progetto che riguardi il futuro, dalla scuola alla sanità, dalla moda all’alimentazione. Non si può far finta di niente: Internet è il nostro mondo, non qualcosa di separato, entra e deve entrare in ogni attività. Non si può più prescindere dalla Rete, insomma. La capacità di abitare al meglio questo nuovo continente, anzi, questo nuovo pianeta, farà la differenza. Come dice Gianluca Diegoli nell’intervista di questo numero, “Internet ti rende la vita più 3D” e le imprese non possono ignorarne l’ultima incarnazione, i social network. Non sono finite le terre da esplorare, perché su quella della Rete stiamo muovendo solo i primi passi; non servono rompighiaccio, piccozze o cani da slitta, ma la tecnologia, i collegamenti, le connessioni e la velocità. Questo numero è dedicato al più grande continente mai scoperto, Internet: viaggiate con noi.
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sommario ANNO 3‚ NUMERO 24‚ DICEMBRE 2013 WWW.DIGITALIC.IT
EVENTI 45 Trasformazione nell’innovazione grazie a EMC
NEWS 06 GURU 08 Condividi quello che sai, fa bene all’economia (e a te)
SERVIZI 46 IBM - UniCredit insieme per i servizi IT
TREND 12 L’e-commerce cresce e piace
FIERE 48 Il Cebit mostra le sue 8 anime
GEOGRAFIA 14 Lo stato di Internet Q2 2013 PHOTO 16 Spotter, fa le cose semplici TRA ME E TECH 18 Superate i vostri confini, entrate nei social 04 |
WHITE PAPER 20 Rivoluzione tra passato presente e futuro MERCATO
TECNOLOGIA
ENERGIA 66 Un centro di eccellenza per gli Ups WEB SOCIAL
THE MARKETING 70 SIDE L’unica verità nel marketing high-tech
PUNTO G 52 Internet è partecipazione, anche i troll
INTRATTENIMENTO 72 La musica, da internet in ogni stanza
FASHION IT 54 I colori nel web e nei loghi di tecnologia
SECURITY 74 Le storie del cyber crimine
MOBILE 56 Moto G, il telefono di Google
IDENTIFICAZIONE 76 Il codice della crescita
BANDA LARGA 58 AVM: connessioni tricolori
CREATIVE PARK 78 L’evoluzione della mente in Rete
SICUREZZA 60 La generazione Y poco incline alla sicurezza
CULTURA DIGITALE 80 Il business è una questione di carattere
VIDEOSORVEGLIANZA 62 Gli occhi di Samsung sul Duomo di Milano
RETRÒ 82 L’ipertesto è medievale
PUBBLICITÀ WEB 26 I nuovi confini dell’ADV online SOCIAL ADV 28 Facebook è una cosa seria per le aziende MANAGEMENT 30 Evitiamo l’ignoranza 2.0 DOSSIER 34 L’epoca della Rete
DESIGN 64 Mobilità e design, le parole chiave Hp
INSERZIONISTI 77Agency Achab - Avira Agile Telecom / Digitel Alias Arjowiggins Creative Papers Avm Brevi Ciemmeci Light Mark Clear Channel
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NEWS
SGARGIANTI SU MISURA
06 |
Da oggi Digitalic, in occasione di fiere ed eventi, sarà distribuita in una veste di classe. Sarà infatti contenuta all’interno di una busta Snazzybag, realizzata ad hoc per la rivista, con manico, chiusura a pressione e in versione bicolore: argento trasparente davanti, per dare meritata visibilità alle copertine speciali, e nera dietro, elegante e discreta. La gamma Snazzybags è composta da buste in poliestere colorate, metallizzate, anche trasparenti, disponibili in vari formati e colori per valorizzare l’attività di comunicazione e dare un forte impatto ai mailing. Per proteggere e impreziosire un gadget, un regalo o un articolo promozionale è disponibile la versione pluriball Snazzybubble. È possibile richiedere formati su misura. Le gamme Snazzybags e Snazzybubble sono distribuite in Italia da Paper & People. www.paperandpeople.com
PLAYSTATION 4, GIOCA IL CYBER CRIME
I GOOGLE GLASS AL MUSEO EGIZIO
UN MASTER PER DATA SCIENTIST
Il Museo Egizio di Torino è stato protagonista della prima sperimentazione al mondo di GoogleGlass4Lis, un’applicazione di Big G in grado di offrire al visitatore una guida personalizzata nel linguaggio dei segni. Il primo reperto ad essere stato tradotto in Lis dai Google Glass è stata proprio la statua relativa a Ramesse II, simbolo del museo torinese. Grazie a una piattaforma tecnologica (Atlas) ideata dal Politecnico di Torino, è possibile convertire automaticamente testi in italiano nel linguaggio dei segni, e proiettare i contenuti tradotti, attraverso una guida virtuale, direttamente nella lente-display. Quella del Museo Egizio è la prima sperimentazione totalmente made in Italy dei Google Glass a livello mondiale; a realizzare il prototipo, infatti, è stata un’azienda torinese che ha anche sede a New York. Si tratta della Roviko Inc, fondata da Valerio Saffirio, che ha dato vita al progetto in collaborazione con Vidiemme Consulting di Giulio Caperdoni e l’Ente Nazionale Sordi, che rappresenta i circa 60mila non udenti italiani. Un ottimo esempio di come la tecnologia influenzi in modo decisivo il benessere degli individui e della collettività. Il Testardo
Partirà all’Università di Tor Vergata a Roma, in collaborazione con SAS, il Master di II livello in Customer Experience e Social Media Analytics. È il primo master in Italia che ha l’obiettivo di formare Data Scientist, scienziati capaci di trasformare in conoscenza i Big Data, ed esperti altamente qualificati che operino nel settore sales & marketing. Il corso alterna momenti di lezione frontale, esercitazioni pratiche e testimonianze aziendali. L’approccio pratico consente agli studenti di applicare in laboratorio le conoscenze teoriche acquisite anche grazie alla presenza di esperti SAS, che trasferiranno agli studenti le loro competenze maturate presso i clienti. Al termine delle lezioni, tutti i partecipanti svolgeranno uno stage di 3/6 mesi presso un’azienda nazionale o internazionale. “Questo master - afferma Gustavo Piga, Professore ordinario di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata - specializza i nostri giovani laureati in una delle professioni più promettenti del XXI secolo, il data scientist. Il master coniuga sapere economico, aziendale, statistico e informatico, in una prospettiva interdisciplinare che offre ai nostri giovani le chiavi di accesso per interpretare una realtà sempre più complessa”.
Arriva la Playstation 4 e gli hacker si mettono a giocare, solo che si divertono a rubare dati e soldi. È appena sbarcata in Italia e già esistono cyber attacchi molto sottili per gli utilizzatori di PlayStation 4: Trend Micro ha individuato i primi Survey Scam, frodi online volte a impossessarsi delle informazioni personali, che sfruttano l’arrivo delle nuove console e la passione dei fan. In Facebook, ad esempio, una pagina appositamente creata promuove una lotteria che mette in palio una PS4. Per poter partecipare, gli utenti sono obbligati a diventare fan della pagina, mossa realizzata dai cybercriminali per aumentare la propria visibilità e “affidabilità” sul social network. Ai partecipanti viene poi chiesto di inserire i propri dati personali in un questionario, ma a quel punto, invece di vincere il primo premio della lotteria, scoprono di essere caduti in trappola e si aggiudicano il blocco del proprio PC da parte di un malware ransomware. In uno dei casi analizzati da Trend Micro, la schermata di blocco che appare richiede alla vittima come riscatto di aderire ad un'offerta commerciale legata al mondo del gaming.
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GURU
CONDIVIDI QUELLO CHE SAI
Sognava di fare il giornalista economico e l’inviato. Oggi Gianluca Diegoli, in un certo senso, fa entrambe le cose: scrive in modo libero di marketing e va in missione nelle aziende per indirizzarle verso le nuove frontiere del social commerce. È un vero guru del Web molto seguito su Twitter, e il suo blog dispensa consigli con il sorriso (e tanto studio)
08 |
di FRANCESCO MARINO
GIANLUCA DIEGOLI M@gluca www.minimarketing.it
un punto di riferimento in Italia per il marketing online: dopo il primo e-book sul tema (datato 2008) ha scritto vari libri e ha da poco pubblicato “Social Commerce” per Apogeo. Gianluca Diegoli, una laurea alla Bocconi e una carriera online, è una star del Web e un consulente per le aziende che vogliono seguire una via nuova nel marketing. È in grado di fare un saggio di economia in 140 caratteri su Twitter (provate pure
È
a seguirlo, se non ci credete: @gluca) e il suo blog è www.minimarketing.it. COSA SOGNAVI DI DIVENTARE DA RAGAZZINO? Ero un bambino degli anni quasi-ottanta, in cui l'informazione era “obbligata”, confezionata, e soprattutto scarsa: una costante della mia vita è sempre stata la curiosità per qualsiasi cosa (tranne il calcio, forse) e per la ricerca di fonti diverse, pull e non push; rivelo che sfogliavo tutto il Televideo, ma che soprattutto ho ancora l’app su iPhone. Avevo insane
passioni per l’economia e la geografia, probabilmente insinuate dal fatto che Il Sole 24 Ore era l’unico giornale che arrivava a casa (mio padre lo portava dal lavoro), e da piccolo sognavo di essere un giornalista, naturalmente un mix tra un inviato all’estero e un reporter economico dalla City. Un bambino abbastanza anomalo, in effetti. IN QUALCHE MODO HAI REALIZZATO QUEI SOGNI? Sì e no. Sono stato fortunato, grazie a Internet posso fare entrambe le cose:
scrivere senza chiedere il permesso a nessuno, senza essere un giornalista, e lavorare alle strategie digitali delle aziende, capirne le dinamiche, le interazioni con le persone e i mercati, e analizzarne il modello di business. Tutto questo è un po’ come fare gli inviati e implica molta osservazione, che è la cosa che mi viene meglio. QUANDO HAI SCOPERTO INTERNET? RICORDI IL MOMENTO DEL PRIMO COLLEGAMENTO? Per tenere fede alla mia estenuante fissazione per
Foto by Massimo Fiorio @Dietnam
FA BENE ALL’ECONOMIA (E A TE)
la ricerca di fonti, al tempo avevo già una parabola sul tetto, comprata per corrispondenza in Germania, e un decoder pirata per Sky (quella inglese), grazie ai quali vedevo un po’ di tutto. Quando arrivarono i floppy di ItaliaOnLine, al modico prezzo di qualche centinaio di migliaia di lire all’anno per una connessione di 9,6 kilobit al secondo, ebbi un’illuminazione: “Questa cosa cambierà il mondo, non credete?” Con mia somma delusione, no, non ci credevano. Ho capito che non avrei seguito i miei compagni bocconiani
in società di consulenza o in multinazionali del pannolino (e viceversa). Loro guadagnavano molto più di me, ma non puoi sfuggire al destino che aiuta i tuoi sogni da bambino: una rete senza filtri, senza limiti, senza permessi. Bellissimo! COME SIAMO MESSI NEL MARKETING ONLINE NOI ITALIANI? L’Italia nel marketing non eccelle, soprattutto a livello di Pmi. Due brochure, l’ufficio spesso assegnato al figlio meno produttivo o più creativo (nel senso che si crede un artista, ma
bisogna pur sistemarli, questi figli)... Una generazione di startupper degli anni sessanta ha pensato che il prodotto da solo bastasse, e che il marketing fosse lo spot. La cultura di marketing in Italia è molto bassa, a livello diffuso. Non parliamo poi del commercio al dettaglio. Il marketing online sconta quindi questo gap di partenza. Siamo lontani anni luce dagli Usa ma anche da Uk, Germania e Francia.
5 COSE CHE UN’AZIENDA NON DEVE MAI FARE SE VUOLE AVERE SUCCESSO ONLINE OGGI.
SUL WEB FUNZIONANO GLI ELENCHI, GIUSTO? ALLORA FACCIAMO UN ELENCO:
Non coinvolgere i propri dipendenti
Usare il proprio “dialetto” interno Ignorare il mobile Non ascoltare in modo continuativo i feedback in rete Ascoltare troppo l’ufficio legale
NON BISOGNA ESSERE NEGATIVI… FACCIAMO UN ALTRO ELENCO: 5 ACCORGIMENTI CHE POSSONO AIUTARE UN'AZIENDA AD EMERGERE SUL WEB? Regalare conoscenza Fare customer care anche fuori dal proprio sito Ragionare per obiettivi reali Misurare, misurare, misurare Prima di emergere, devi immergerti
Foto by Alessio Jacona @AlessioJacona
I SOCIAL NETWORK FANNO BENE ALLE AZIENDE? POSSONO ESSERE CONTROPRODUCENTI? I social ci sono, e resteranno. Nessuno è obbligato a usarli, ma le aziende devono ascoltarli con attenzione se vogliono rimanere presenti nel lungo periodo. Avrebbero dovuto ascoltare i clienti anche prima, però ora sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico.
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USI DIVERSI SOCIAL NETWORK, QUALI PREFERISCI? Facebook per i contatti, Twitter per l’informazione, Instagram per l’ispirazione, e per tutto il resto c’è Tumblr (e Pinterest, a tratti). LinkedIn: mi riprometto di usarlo di più, ma trovo l’interfaccia e l’interazione stancanti.
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QUAL È STATO IL PIÙ BEL TWEET CHE HAI RICEVUTO? Nessuno in particolare. Però ricevo spesso email di persone che dicono di aver trovato ispirazione in qualcosa che ho scritto, o mi ringraziano per qualche consiglio che avevo dato precedentemente (e che, ovviamente, avevo dimenticato). Credo fermamente in questa teoria del dono, una specie di karma per cui più condividi quello che sai, più raccoglierai con gli interessi.
CREDO FERMAMENTE IN QUESTA TEORIA DEL DONO, UNA SPECIE DI KARMA PER CUI PIÙ CONDIVIDI QUELLO CHE SAI, PIÙ RACCOGLIERAI CON GLI INTERESSI.
INTERNET CAMBIA LA VITA? Non so se i ragazzi nati dal 2000 in poi siano in grado di rendersene conto, forse no ed è giusto così. Ma per noi che abbiamo visto la noia informativa pre-Internet direi proprio di sì. Mi autocito: Internet ti rende la vita più 3D. L’OGGETTO TECNOLOGICO CHE PREFERISCI? L’iPad Mini, decisamente. Lo guardo e ancora non riesco a credere che esista un device così funzionale, elegante e utile. Foto by Alessio Jacona @AlessioJacona
SCHEDA PERSONALE NOME
Gianluca
COGNOME
Diegoli
ETÀ
45 anni
DIFETTO
Timidezza
PREGIO
Curiosità
L’ULTIMO LIBRO LETTO “Baci da 100 dollari” di Kurt Vonnegut FILM PREFERITO CANTANTE PREFERITO
The Untouchables Maria Antonietta
NON SOPPORTI Chi intorbida l’acqua per farla sembrare profonda
TREND
MOTIVAZIONI ALL’ACQUISTO ONLINE
Fonte: Ispos - Webloyalty
ESPERIENZA D’ACQUISTO ONLINE
Fonte: Ispos - Webloyalty
COMMERCIO ELETTRONICO IN ITALIA
Fonte: Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano
Negativa 17% 43% 12%
Positiva 83%
45%
35.8%
11%
Informatica ed elettronica
10%
Assicurazioni Editoria
3%
22.3%
1%
Alimentari 20%
12 |
Prezzo
Comodità
Turismo Abbigliamento
Altro
Facilità
L’E-COMMERCE CRESCE E PIACE di FRANCESCO MARINO
Aumenta del 18% il fatturato dell’e-shopping, che nel 2013 arriva a 11,4 miliardi. Gli italiani sono sempre più soddisfatti del Web: cercano il prezzo, la comodità e la facilità, mentre i delusi dall’esperienza sono solo il 17%. Tablet e smartphone sono due dei mezzi preferiti per fare acquisti online
T
ra le applicazioni rivoluzionarie di Internet c’è sicuramente il commercio elettronico. Sopravvalutato, forse, nel 2000, ma che oggi ha cambiato il modo di acquistare delle persone e delle aziende, anche in Italia. Si tratta di un comparto in crescita del +18% nel 2013 (secondo L’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano). I compratori online sono stati 14 milioni nel 2013 e hanno generato un fatturato di 11,4 miliardi sui siti operanti in Italia. Il prezzo rimane una delle spinte principali a comprare sul Web. Secondo una ricerca Ipsos realizzata per Webloyalty, il 45% dei consumatori italiani indica
come motivazione principale all’acquisto online il prezzo, seguito dalla comodità rispetto al negozio tradizionale (35,8) e dalla facilità nel trovare il prodotto desiderato (22,3%). Una volta fatto il primo acquisto, lo si ripete perché l’esperienza vissuta è stata positiva (28,6%) e il sito si è rivelato user-friendly (26,9%). Nel complesso, per i consumatori italiani l’esperienza di e-commerce è molto soddisfacente; solo per il 17% è negativa, a causa della qualità del prodotto scelto (4,6%), della mancata soddisfazione delle aspettative (3,8%) o dei lunghi tempi di attesa per riceverlo (3,5%). Il compratore medio ogni mese si affida a quattro siti ed effettua almeno un’operazione. Ma gli italiani ci vanno pesante:
il 70% di chi compra online può essere definito “heavy buyer”, ovvero ha effettuato più di 4 acquisti negli ultimi 6 mesi. “Quelli che comprano pesante” sono molto presenti in Umbria (89,5%), Liguria (87,2%) e Toscana (83,6%), mentre quelli occasionali si concentrano in Friuli (36,4%), Calabria (33,3%) e Marche (32,1%). La grande novità è comunque il mobile commerce, una vera e propria esplosione destinata a crescere ancora. Da una ricerca comScore realizzata per Ups, emerge che il 58% degli e-shopper italiani che usano uno smartphone e il 75% di quelli che usano un tablet fanno acquisti online sui propri dispositivi (a fronte di una media europea rispettivamente del 50% e del 60%).
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GEOGRAFIA
LO STATO DI ARGENTINA BRASILE CILE COLOMBIA MESSICO PERÙ VENEZUELA CANADA USA
2 2.4 2.9 2.9 3.6 2.1 1.3 8.2 8.7
+ 4M
+ 10M
8.30% 15% 15% 14% 15% 1.90% 1.60% 80% 72%
0.40% 0.70% 0.60% 0.20% 1.00% 0.10% 0.10% 20% 24%
14 | + 4M
EGITTO ISRAELE ARABIA SAUDITA SUD AFRICA SUDAN SYRIA
38%
1.1 0.50% 7.4 74% 2.5 5.40% 2.3 7.70% 2.1 1.90% 1.3 0.70%
+ 10M
0.10% 17% 0.10% 1.60% 0.10% 0.10%
11%
6.9%
2.4% 2%
33%
1.7% 1.4% 1% 0.9%
PROVENIENZA DEI CYBER-ATTACCHI Basato sul traffico generato da attacchi per appartenenza degli indirizzi IP (Fonte Akamai report)
INDONESIA 38% CINA 33% USA 6.9% TURCHIA 2.4% INDIA 2%
RUSSIA 1.7% BRASILE 1.4% ROMANIA 1% COREA DEL SUD 0.9% ALTRI 11%
Velocità media in Mbps % sopra i 4 Mbps
+ 10M
% sopra i 10 Mbps Il più veloce Il più lento Maggiore diffusione della banda larga
+ 4M
AUSTRIA DANIMARCA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GRECIA UNGHERIA ISLANDA IRLANDA ITALIA NORVEGIA POLONIA PORTOGALLO ROMANIA RUSSIA SLOVACCHIA SPAGNA SVEZIA SVIZZERA TURCHIA UK
L
8.1 8.1 8.1 5.7 7.3 4.8 6.5 7.2 8 4.9 7.4 6.3 5.4 7.5 7 6.4 5.9 8.4 11 3.7 8.4
a velocità media della rete globale nel 2013 è di 3,3 Mbps, in aumento del 9,2% rispetto all’anno precedente. La nazione in cui Internet fa segnare la velocità maggiore è la Corea del Sud, con 13,3 Mbps di media (in calo rispetto al 2012), mentre il Giappone è secondo con 12 Mbps e al terzo posto sale la Svizzera, primo dei paesi europei, con 11 Mbps.
+ 4M
+ 10M
79% 76% 67% 67% 75% 47% 72% 64% 62% 52% 49% 61% 61% 79% 69% 59% 64% 61% 90% 28% 75%
17% 21% 23% 6.80% 15% 3.80% 12% 12% 16% 3.70% 18% 13% 6.90% 17% 19% 10% 8.30% 22% 37% 1.40% 23%
L’Italia non è tra le nazioni che possono vantare dei record, ma con i suoi 4,9 Mbps di media si piazza 44esima al mondo, con un incremento del 23% rispetto all’anno precedente e dell’11% rispetto al trimestre passato. Il picco medio di velocità di connessione raggiunto nel nostro Paese è pari a 23,3 Mbps, maggiore del 5,6% rispetto al trimestre precedente e del 34% rispetto allo scorso anno. Sono i dati che emergono dal rapporto
+ 10M
AUSTRALIA 4.8 41% 5.10% CINA 2.8 19% 1.10% INDIA 1.3 2.10% 0.20% INDONESIA 1.7 3.20% 0.10% GIAPPONE 12 80% 43% NUOVA ZELANDA 4.6 47% 3.90% COREA DEL SUD 13.3 85% 45%
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di Akamai sullo stato di Internet per il terzo trimestre del 2013. Analizzando il traffico Internet, Akamai ha anche stilato la classifica delle nazioni “cattive”, ovvero quelle da cui provengono gli attacchi cyber-criminali. In questi caso il poco onorevole primato spetta all’Indonesia, con il 38% del traffico generato per attacchi informatici; al secondo posto si trova la Cina (33%), seguita da Usa, Taiwan e Turchia.
Fonte Akamai Report
INTERNET
Q2 2013
+ 4M
PHOTO
FA LE COSE SEMPLICI
di FRANCESCO MARINO
16 |
L’
Internet delle cose è un’idea affascinante: non solo le persone, ma anche gli oggetti che si collegano in rete e comunicano, parlando e mandandoci informazioni sul loro stato. “Sono il frigo, qualcuno ha lasciato la mia porta aperta”, “Sono la rosa del giardino e dovresti annaffiarmi”: questo è lo scenario che molti hanno previsto e su cui stanno lavorando in tanti. Il problema
è che realizzarlo è complicato. L’infrastruttura è pronta, ma bisogna entrare nelle case con una tecnologia semplice. Al momento il sistema più facile per accedere al mondo dell’Internet delle cose è Spotter, un oggetto realizzato da Quirky (in collaborazione con General Electric) la cui forza è proprio la semplicità. Il disco ha diversi sensori che possono rilevare il movimento, la temperatura, l’umidità e i rumori. La cosa davvero unica
è l’immediatezza con cui si può usarlo: basta accenderlo e avvicinarlo all’iPhone ed è già pronto a trasmettere informazioni, dopodiché è l'utente a decidere come utilizzarlo. Collegato con il giusto accessorio (per esempio la presa elettrica Wi-Fi Pivot, sempre di Quirky), può accendere o spegnere gli elettrodomestici. Anche il prezzo è uno dei punti di forza: costa solo 50 dollari. youtu.be/jGTmBp5sDao
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TRA ME E TECH
SUPERATE I VOSTRI CONFINI ENTRATE NEI SOCIAL MARCO LOMBARDO Direttore di “Style” - Il Giornale
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L’Italia è uno dei punti di forza per Facebook, come dimostrano le storie di aziende, anche piccole, che hanno trovato il successo grazie alla “F” blu. Lo racconta in un'intervista esclusiva Nicola Mendelsohn, vice presidente del colosso social etti Facebook generando un impatto positivo in mano a sulla zoppicante economia una madre di italiana grazie alla “diffusione quattro figli esponenziale del mobile”. e per forza Cosa che Miss Mendelsohn farai quadrare il bilancio. conferma in un faccia a faccia Questo deve aver pensato il successivo alla mattinata in social network più famoso del Bocconi: “Il vostro Paese è uno mondo quando ha scelto per dei punti di forza per Facebook l’Europa Nicola Mendelsohn in Europa, basti pensare (nella foto), un’affascinante che la ricchezza prodotta qui è signora inglese che per molti stimata in 2 miliardi e mezzo anni si è divisa di dollari, IL BUSINESS NON PUÒ abilmente con un RESTARE DENTRO CONFINI tra il lavoro indotto che LIMITATI E FACEBOOK, CON IL SUO MILIARDO e la fam famiglia: coinvolge ABBONDANTE DI ISCRITTI, “Quattro giorni “Quatt 33.000 nuovi È UN PALCOSCENICO da man manager, posti di DA SFRUTTARE tre con i lavoro. Sono ragazzi. Ma adesso lavoro ragazz numeri che devono far riflette a temp tempo pieno…”. Nicola è le aziende: Facebook è una arrivata a Milano, in Bocconi, arrivat vera e propria opportunità”. per ra raccontare quello che Ma come fare business con un Facebook può fare per il Faceb social network? Ovvero: come business: perché Facebook – busin far capire che Facebook non e no non solo Facebook – può è (solo) un gioco? “Il nostro fare molto per gli affari. Il obiettivo è raccontare le realtà trend è tale che, secondo tren che, grazie al web, hanno dati Nielsen, Internet i da costruito il loro giro di affari. diventerà il secondo media div Le posso dire, ad esempio, mondiale con un peso m di una piccola impresa pugliese stimato del 19%, che in due anni ha saputo dietro soltanto alla pubblicizzare la sua attività Tv (51%), senza di servizi fino a farsi conoscere contare che i social nel mondo. Tutto ciò grazie network stanno alla possibilità di arrivare
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a utenti mirati, con il risultato di aumentare in breve tempo del 20% gli introiti e del 30% i sottoscrittori. Ci vogliono passione e intelligenza, e il consiglio è quello di smettere di pensare local per cominciare a ragionare global. Il business non può restare dentro confini limitati e Facebook, con il suo miliardo di iscritti, è un palcoscenico da sfruttare”. Insomma: le parole chiave sono investimenti, pubblicità e marketing, tutti settori in cui Facebook in Europa – e soprattutto in Italia – ha investito, cercando nuove professionalità da mettere a disposizione di un mercato ormai in irrefrenabile espansione. “La viralità di un social network come il nostro fa parte del business moderno: pensi che in giro per il mondo ci sono 5 miliardi di cellulari, più degli spazzolini da denti. Incredibile, no?”. Di questi tempi non più di tanto, così com’è credibile che questo sia solo l’inizio: “Il mondo è in rapido cambiamento e avere uno smartphone significa avere in mano un potere enorme. Per le aziende basta solo saperlo sfruttare, e mi creda: facendo le mosse giuste alla fine si quadrano i conti e il denaro può solo moltiplicarsi”. Parola di mamma. E soprattutto di manager. http://youtu.be/xLyJggAqptk
WHITE PAPER
rivoluzione DANIELA SCHICCHI
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“Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.
tra passato, presente e ſturo l nostro dicembre vuole essere così, rosso, elegante, prezioso e originale. L’idea di base è stata quella di collegare la rivoluzione della stampa di Gutenberg e quella di Internet. Ecco perché abbiamo voluto unire l’ipermoderno al medievale. Il colore potrebbe sembrare quasi banale, visto che a Natale il rosso si spreca, se non fosse per la carta di Arjowiggins Creative Papers che è tutto fuorché ordinaria. Eleganza, preziosità e originalità, invece, arrivano da tutte le infinite tecniche usate anche per quest’ultimo numero del nostro 2013: la quadricromia della volta Italgrafica, la stampa uv in quadricromia per la bianca di Graf 3, l’intramontabile stampa a caldo con tanto di sbalzo di Pi-Emme, i gioielli di cliché realizzati da Gasperini, i due foil di Oropress e gli ink UV di Hubergroup. Ancora una volta, si sono superati tutti quanti e noi abbiamo osato qualcosa in più.
UN ROSSO MOLTO PIÙ ROSSO Un fiore all’occhiello del portfolio di carte creative firmate Arjowiggins Creative Papers è la carta di questa cover natalizia. Della gamma Curious Collection, potete toccare, osservare e innamorarvi di Curious Cosmic da 360 grammi nella sua variante cromatica Pulsar Red. Questa carta, al tatto, ha un effetto che combina sensualità e riflessi metallici unici nel suo genere. Monofacciale, ovvero colorata da un lato e bianca dall’altro, Curious Cosmic riesce a impreziosire e illuminare ogni progetto aziendale. Il packaging diventa unico e un semplice biglietto augurale si trasforma in un oggetto da custodire. Più resistente ai graffi di quanto non sarebbe una laminazione tradizionale, Curious Cosmic appartiene a una gamma interamente certificata FSC. LAMINE COME GIOIELLI Graditissimo partner di Digitalic, Oropress è stato fornitore delle due lamine
Vedere e toccare. Questa è una copertina sensoriale che utilizza diversi piani di lettura: la carta, morbida al tatto, che brilla di un rosso vivo dai molti riflessi, i caratteri di ispirazione medievale, lo sbalzo multisfaccettato. Una ricchezza di lavorazioni che uniscono tecnologie moderne ad un’estetica dal sapore antico
che trovate sulla cover. I foil di questa azienda garantiscono una presa, ancoraggio o grip (a seconda di quanto si è tecnici) molto forte e, di conseguenza, una resa e una durata ottimale sui supporti ai quali vengono applicati. Il foil olografico, successivamente microinciso come vedremo più avanti, trova spazio sulla testata Digitalic e sul quadrato al centro. La lamina metallizzata argento scuro color canna di fucile, invece, è stata utilizzata sul riquadro della scritta “Internet” e sulla scritta “Rivoluzione”. Una lucentezza e un effetto finale di grande impatto. COLORARE E TAGLIARE La volta, ovvero la parte interna della copertina, è stata stampata da Italgrafica. L’azienda di Novara ha realizzato la stampa in quadricromia con una resa eccezionale e colori da godere a pieni occhi. Italgrafica ha sempre grande cura di ogni commessa e per questo motivo, da qualche tempo, ha affiancato all’attività
di stampa anche la progettazione grafica, a fotocomposizione, la fotolito e - per le tirature limitate il reparto stampa digitale. INCHIOSTRI UV, ALLEATI PREZIOSI Consumabili d’eccezione sono, ancora una volta, gli inchiostri firmati Hubergroup. Tutta la vasta gamma di prodotti UV di questa azienda è perfetta per la stampa offset e garantisce, in accoppiata con la stampa di Graf 3, un’immagine nitida e carica di colore; nel nostro caso, poi, la vernice trasparente per far apparire la cartina geografica antica si è rivelata fondamentale. L’unione di tecnologia, abilità e prodotti
di alta qualità dimostra, come sempre, che il risultato perfetto è il frutto di collaborazione e incontro tra aziende e partner in grado di interpretare e rendere vivo un progetto. QUATTRO PER UNO… Ritroviamo, per la seconda volta, l’abilità di Graf 3 su tutta la bianca della copertina. Si tratta di un’azienda in grado di stampare con un alto livello qualitativo. Su questo numero è possibile apprezzare la stampa UV della quadricromia, che riesce a rendere vividi e pieni i colori anche su superfici a loro volta vivaci. La tecnologia offerta da una macchina di grande efficienza come la Heidelberg
Speedmaster 102 a 6 colori, con spalmatore ed essiccazione a raggi UV, è in grado di offrire un’asciugatura rapida e colori mai sbavati. Aspetto che consente, inoltre, di velocizzare - nel complesso il processo produttivo. SEMPRE PIÙ “CALDO” Delle lavorazioni a caldo torniamo molto spesso a parlarvi e, anche stavolta, vi ripresentiamo le lavorazioni di Pi-Emme realizzate (in sovrastampa) sulle lamine di Oropress. Abbiamo sottolineato più volte quanto questa tecnica rappresenti il lusso, l’immagine di ricchezza e preziosità di un progetto. | 21
RISORSE PI-EMME
OROPRESS
HUBERGROUP
Nata nel 1988, è in breve diventata una delle aziende leader nel settore della stampa a caldo per tutta l’Europa. Proprio in virtù di ciò, Pi-Emme è il partner ideale di tutti coloro che, operando nelle arti grafiche, necessitano di avere prodotti arricchiti e nobilitati dalla stampa a caldo. La pluriennale esperienza maturata permette a Pi-Emme di offrire la massima qualità ai propri clienti, così come le numerose macchine presenti in azienda unite alla competenza tecnica degli operatori, le consentono di poter soddisfare, quotidianamente, ogni esigenza nell’ambito delle graphic arts.
Oropress nasce nel 1952 per rispondere alle esigenze del mercato nel settore della stampa a caldo. In costante crescita, trasferita per ben tre volte in sedi sempre più ampie ed efficienti, dal 2006 si trova a Cormano, in un complesso elegante e funzionale. Oropress oggi è partner di grandi aziende in settori come la cosmetica o la moda, per le quali è fondamentale l'appeal estetico, ma anche il continuo progresso verso nuovi stimoli, nuove sfumature, nuovi effetti olografici. Una continua spinta verso le nuove frontiere della stampa che si traduce in un obiettivo di successo. Farsi vedere e farlo sotto la luce migliore.
Hubergroup è uno dei maggiori produttori europei di inchiostri, vernici e ausiliari per la stampa. L’azienda comprende 40 consociate e oltre 150 organizzazioni commerciali. Con più di 250 anni di esperienza nel settore degli ink, il gruppo è in grado di produrre consumabili per la stampa di imballaggio e di quotidiani e per la stampa commerciale. Huber Italia è uno dei principali attori nel mercato italiano in tutti i settori della stampa. Grazie al completo portafoglio prodotti e all’eccellente assistenza tecnica, è in grado di supportare la propria clientela per qualsiasi esigenza.
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ITALGRAFICA
GASPERINI
Attiva da oltre trent’anni a Novara, la tipolitografia Italgrafica Srl nasce nel 1980 dall’iniziativa di tre soci. Dal 1998 Italgrafica ha vissuto una notevole crescita. Oggi conta infatti circa quaranta dipendenti e ha chiuso il 2011 con un fatturato di 7,2 milioni di euro: uno sviluppo frutto di notevoli investimenti, indispensabili per poter seguire l’evoluzione del mercato e destinati al rinnovamento tecnologico del parco macchine e alla formazione del personale. Certificata FSC e PEFC, vanta personale altamente qualificato in grado di garantire sempre il risultato migliore.
Insieme al partner strategico Tomlinson, Gasperini è il vostro referente unico per ogni tipologia di nobilitazione e di anti-contraffazione. Sottoponeteci le vostre idee e sapremo fornirvi, con la nostra competenza e la nostra passione, tutti gli strumenti adatti ad ogni vostra esigenza: cliché di alta qualità, tecnologie, macchine e prodotti. Creiamo per voi, “on demand” e in pochi giorni, microincisioni olografiche/ MicroSecurFoil e rilievi multilivello con simulazioni 3D.
ITALGRAFICA.NET
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ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS
GRAF3
Srl
Arjowiggins Creative Papers, produttore e leader nel settore delle carte creative, commercializza brand ben noti quali Conqueror, Opale, Inuit, Curious Collection, Keaykolour, Rives e Pop’Set. I prodotti sono certificati FSC e coprono un’offerta di carte 100% riciclate premium, senza dimenticare che la gamma Conqueror è classificata Carbon Neutral in molti Paesi. L’attenzione per la creatività è supportata da “The Blank Sheet Project”, piattaforma che aggrega la comunità creativa e la invita a lasciare un segno nel mondo in modo responsabile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Graf3 è un’azienda che opera nel mercato delle arti grafiche da oltre 40 anni, con lo scopo di fornire ai suoi clienti la più ampia gamma di soluzioni per la comunicazione, mettendo al loro servizio conoscenze e tecnologie di ultima generazione. Per questo, alle macchine lito-offset UV e tradizionali, al reparto serigrafico e a quello per la produzione e personalizzazione di card, da settembre 2013 si è affiancato il reparto di stampa digitale wide format, al quale si aggiungono il reparto grafico e quello di prestampa per controllare la qualità e la conformità rispetto alle richieste del cliente. Il tutto per diventare non solo stampatore, ma partner di ogni progetto.
ARJOWIGGINSCREATIVEPAPERS.COM
GRAF3.COM
Proprio per questo motivo, in un momento tanto particolare quanto quello natalizio, non potevamo non ripresentarvi il “caldo”. Questa tecnica, però, è stata ulteriormente arricchita dagli sbalzi che potete vedere sulle scritte sfaccettate. Sbalzi che sono vere e proprie piccole sculture sulla carta, e che vanno a creare bassorilievi ed effetti in 3D. Anche in questo Pi-Emme si distingue per la grande abilità nell’usare i cliché forniti da Gasperini. MAESTRI ORAFI? Siamo molto felici di ritrovare sull’ultima cover dell’anno chi ha creduto nel progetto Digitalic per primo. Gasperini, infatti, è l’azienda che realizzò le microincisioni sulla prima cover del nostro magazine. Insomma, chi lo tenne a battesimo con noi. Ritroviamo in questo numero l’azienda toscana di Giampaolo Gasperini, che fa bella mostra delle sue abilità tecniche con un serie di microincisioni che rappresentano un lavoro di puro cesello. Dovete toccare con cura la testata per apprezzare la precisione del cliché microinciso Gasperini MicroSecurFoil, al quale si affiancano microscritte di sicurezza sullo slash a fianco della "D" della testata. Proseguendo, sulla scritta “Internet” potete scoprire il rilievo contemporaneo a goffratura sfaccettata. Il quadrato in argento scuro è anch’esso microinciso con cliché MicroSecurFoil e riprende a registro, con motivo diffrattivo, il disegno di sfondo della costellazione. Infine, sulla scritta “Rivoluzione” troviamo, ancora, il rilievo contemporaneo con goffratura sfaccettata.
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ANDROID CRESCE PIÙ DI TUTTI di FABIO BOSSI
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Il fascino del telefonino non conosce crisi: secondo una ricerca di IDC, infatti, durante il terzo trimestre del 2013 il mercato dei cellulari è cresciuto di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, passando da 186,7 a 261,1 milioni di dispositivi distribuiti. In questo panorama, la parte del leone la fanno ancora una volta i prodotti basati sul sistema operativo Android, che hanno raggiunto l’80% di marketshare il 39,9% del quale costituito da modelli Samsung. Per quanto riguarda gli smartphone di Apple, invece, la quota di mercato si è sensibilmente contratta, passando dal 14,4% del 2012 (sempre riferito al terzo trimestre dell’anno) al 12,9%, sebbene il volume di iPhone distribuiti sia invece cresciuto di oltre il 25%. Il numero di iPhone immessi sul mercato è infatti passato in un anno da 26,9 a 33,8 milioni
di unità, e occorre inoltre considerare che il rilevamento è stato effettuato nel periodo che ha preceduto il lancio dei nuovi modelli 5s e 5c, che avranno certamente dato un’accelerazione alle vendite Apple. Una forte crescita si è invece registrata fra i modelli basati su Windows Phone, la cui quota di mercato ha registrato un incremento del 156%, ma con numeri tutto sommato ancora molto contenuti. Nel terzo trimestre del 2012 sono stati distribuiti 3,7 milioni di smartphone con sistema Microsoft, diventati quest’anno 9,5 milioni, per una quota passata dal 2% al 3,6% del mercato, che è quasi interamente costituito dai cellulari prodotti da Nokia (93,2%) Male, invece, Blackberry, che cede più del 40% della propria quota arrivando fino all’1,7%, con 4,7 milioni di dispositivi contro i 7,7 dell’anno precedente. I risultati della ricerca di IDC assumono però un significato
sensibilmente diverso se si osservano i dati relativi al prezzo medio di vendita. Rispetto all’anno scorso, quello di uno smartphone è calato del 12,5%, stabilendosi a 317$. Secondo IDC c’è sempre maggiore richiesta di dispositivi economici, fatta eccezione per i cosiddetti “phablet”, i dispositivi con schermo da 5” a 7” di diagonale; sebbene anche questi dispositivi siano in calo per quanto riguarda il prezzo medio (da 573$ a 443$), restano decisamente più costosi degli smartphone con schermo standard. Osservando i dati dei prezzi medi rilevati, tuttavia, non si può fare a meno di notare che è Apple a dominare incontrastata, con un valore che resta ben al di sopra dei 600$ per unità. I modelli equipaggiati con Windows Phone e con Android sono invece quasi allineati: per entrambi, infatti, il prezzo medio di vendita è inferiore ai 300$. Il Rapporto IDC completo si trova qui:
PUBBLICITÀ WEB
I NUOVI CONFINI DELL’ADV ONLINE di ELENA MORIONDO
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La nuova ondata della pubblicità sul web punta sull’estrema personalizzazione dei messaggi e dell’audience. La tecnologia dei cookies consente di inseguire l’utente sulla rete, ma altre tecnologie ancora più pervasive si stanno affacciando: efficienza o stalking?
A
vete presente quella sensazione di essere scrutati nel profondo quando, durante la navigazione su Internet, vi inseguono banner con l'offerta che avete appena valutato su un sito di e-commerce?
Oppure quando ricevete una mail che vi chiede se siete ancora interessati a quel prodotto che avete cercato un mese fa? Tutto ciò succede quando si cade vittime del "retargeting", ossia di quella particolare forma di digital advertising basata sull'identificazione e sul
riutilizzo per fini commerciali dei propri dati di navigazione. Tali dati vengono raccolti sotto forma di stringhe di testo, dette cookies, con cui vengono identificati i browser durante la navigazione e che, all'occorrenza, possono essere richiamate.
COLPIRE I COOKIES Concretamente succede che, saltando sul web di pagina in pagina, i diversi siti rilasciano al browser dei cookies che permettono di riconoscere il navigatore. Secondo la normativa vigente, gli stessi siti web devono avvertire l'utente che lo stanno riconoscendo (generalmente con un messaggio testuale a piè di pagina) e le agenzie di pubblicità devono rendere palese l'utilizzo dei dati di navigazione per l'utente (con l'inserimento di un logo sul banner e con l'opportunità di disattivare la propria identificazione); queste informazioni vengono raccolte e utilizzate per fare in modo di colpire l'utente con messaggi pubblicitari che siano di suo effettivo interesse. Ciò può costituire sicuramente un vantaggio per i destinatari della comunicazione, che non vengono invasi da inserzioni non rilevanti, e per gli advertiser, che non disperdono il loro budget e possono focalizzarlo su attività che hanno alta probabilità di generare un effettivo ritorno in termini di vendita. Dal lato dell'inserzionista, però, i rischi di aumentare la frequenza con cui si comunica a un certo target sono di essere percepiti eccessivamente insistenti e di rivolgersi solo ad una fascia di clienti limitata. ACQUISTO IN PIATTAFORMA L'ultima frontiera del media buying è l'acquisto automatizzato delle impression (numero di volte in cui viene visualizzato un banner) tramite aste in tempo reale che avvengono in specifiche piattaforme; questa modalità di acquisto viene definita automated sales o real time bidding. La singola impression viene valorizzata dall'opportunità di abbinarvi un dato di audience che qualifica le caratteristiche di chi sta visualizzando la pubblicità in quel preciso istante.
Tra i vari buyer si innesca così una competizione sul prezzo ad asta, che intercetta la maggior disponibilità a pagare, in un dato momento, per sfruttare l'attenzione di un preciso utente e potenziale cliente. Le piattaforme hanno il vantaggio di collegare un inventario di impression molto vasto e quindi di raggiungere un numero di utenti davvero considerevole; la tecnologia, che consente di identificare il tipo di persona che sta visualizzando un determinato annuncio, permette di colpire solo l'audience potenzialmente interessata a un dato brand o a una data offerta, ottimizzando l'investimento (cioè evitando di rivolgersi a tutti coloro che non sono in target con la comunicazione). DALL'EFFICIENZA ALLO STALKING Se la teoria è molto convincente, la pratica al momento in Italia è ancora piuttosto complessa. La presenza di diverse piattaforme per l'acquisto e per la vendita, che devono necessariamente comunicare tra di loro, e la scarsa disponibilità di dati certificati e attendibili fanno di questo un mercato ancora in fase di pieno sviluppo, ma sicuramente destinato a prendere quota per l'efficienza che promette in termini di targeting. L'epoca dell'avertising personalizzato alla "Minority Report", dove il protagonista passava in mezzo a cartelloni che parlavano con lui perché riconoscevano il suo volto, è sempre più vicina. Se avessimo bisogno di un'ulteriore prova, la società americana Amscreen ha recentemente lanciato una tecnologia, Optimeyes (http:// tinyurl.com/lezvvzv), in grado di definire età e sesso di una persona che passa davanti ad un'affissione, decidendo così di volta in volta qual è il messaggio più opportuno da mostrare. Al limite dello stalking?
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FACEBOOK È UNA COSA SERIA PER LE AZIENDE di CECILIA CANTADORE
Il social network più famoso del mondo diventa leva strategica di marketing per raggiungere obiettivi di business e per generare visibilità e profitti, rivolgendosi al target in modo preciso e coinvolgente
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DI UTENTI AL GIORNO. FACEBOOK FUNZIONA PERCHÉ HA TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER REALIZZARE IL SOGNO DI OGNI AZIENDA: FAR ARRIVARE IL MESSAGGIO GIUSTO ALLE PERSONE GIUSTE
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sare Facebook come strumento di marketing e advertising si può, e a quanto pare funziona. A dirlo non è solo l’azienda stessa, ma sono i numerosi brand e le Pmi che, in occasione del primo evento italiano interamente dedicato alle performance marketing del social network, hanno raccontato la loro esperienza e presentato casi di successo. Tra questi Privalia, Best Network ed eBay. Facebook funziona perché ha tutte le carte in regola per realizzare il sogno di ogni azienda: far arrivare il messaggio giusto alle persone giuste. I presupposti ci sono, basti pensare ai numeri. Se un anno fa erano 10 milioni gli
utenti che si collegavano al social network su base mensile, oggi quei 10 milioni sono diventati utenti giornalieri. Una crescita esponenziale dovuta in gran parte al successo del mobile, che porta ad avere un’audience ampia e variegata che, se ben gestita, può rappresentare un vero tesoro. Facebook diventa così non solo un social media, ma una piattaforma di comunicazione a 360°. Consente di raggiungere un grandissimo numero di utenti senza andare a discapito della precisione del target. L’advertising su Facebook non è lasciato al caso. Badi Badkoub, regional manager per l’Italia e business partnerships, ha raccontato i vantaggi e le opportunità degli strumenti pubblicitari e di targeting della
piattaforma. “Raggiungere le persone giuste è la cosa più importante. Per ogni campagna, incrociamo frasi e immagini in modo da ampliare il messaggio e raggiungere target diversi”. Un apposito programma permette infatti di combinare vari soggetti e slogan, per testare tante creatività e comprendere quali hanno un riscontro maggiore presso un determinato target. Quali sono le regole per pianificare una campagna di successo? Avere obiettivi precisi, saper interpretare i numeri, conoscere il target che si vuole raggiungere. Ma attenzione, Facebook non è Google: l’approccio mentale e quello concreto nel momento in cui si decide di pianificare adv sono completamente diversi. Tra gli accorgimenti da seguire c’è quello di prediligere l’advertising nel News Feed, che rende il messaggio più visibile e coinvolgente e consente di ottenere migliori risultati. Importantissimo, inoltre, è posizionare le inserzioni sul News Feed mobile e utilizzare le opzioni di targeting per smartphone e feature phone. Quando si hanno le idee chiare è possibile rivolgersi ai PMD (Preferred Marketing Developers), ossia i partner privilegiati di Facebook che sanno utilizzare al meglio la piattaforma.
MANAGEMENT
GIANLUCA SALVIOTTI
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È docente della Unit Sistemi Informativi della SDA Bocconi School of Management. Ha diverse pubblicazioni al suo attivo come “Il sistema informativo del punto vendita”, in Castaldo S., Mauri C., “Store Management. La gestione delle piattaforme relazionali” e “I sistemi informativi per il Supply Chain Management”, in Pennarola F., a cura di, “Innovazione e Tecnologie Informatiche”.
Non sempre la maggioranza ha ragione. Anche sul Web è lo stesso. Il fatto che un dato si trovi in rete non significa che sia esatta, nemmeno se viene condivisa e diffusa. L’open source è una risorsa importante, anche nelle informazioni, ma bisogna sapere cosa aspettarsi.
evitiamo l’ignoranza 2.0
*RISORSE l Web, specie nella prospettiva partecipativa o “2.0”, costituisce una potenziale inesauribile fonte di informazioni. Senza il Web 2.0 non potremmo “sbirciare” (o “lurkare”) fra i profili personali di potenziali candidati per una posizione aziendale che si è appena aperta, non avremmo accesso alle recensioni di altri consumatori sui prodotti che ci interessano o, ancora, non potremmo accedere alla conoscenza collettiva di migliaia di “esperti” sui temi più disparati. Sfortunatamente, però, non è tutto oro quel che luccica. Non tutto ciò che appare come un contenuto originale, interessante o adeguatamente approfondito può essere considerato come una risorsa informativa di reale valore, che è possibile citare e diffondere in ambito personale o lavorativo senza opportune verifiche.
I
LA FONTE DOV’È? Un esempio di vita vissuta. Evento sui social media, 200 persone presenti. Il tema dell’incontro è di estrema attualità: i social media in azienda sono una minaccia o un’opportunità? Inizia una delle presentazioni. Una slide colpisce l’attenzione. È un’infografica che mostra cosa succede nel web ogni 60 secondi, sicuramente utile per tenere l’audience in contatto con il relatore. C’è solo un particolare: in nessun punto dell’infografica compare la fonte. Fatidica, arriva la domanda: “Dove ha preso questa immagine?”. Dopo un attimo di esitazione e qualche colpo di tosse, il relatore prende tempo: “Dal web, non ricordo precisamente la fonte ma posso fargliela avere”. Ecco un esempio di cattivo
utilizzo del web e dei social media. Un manager esperto di marketing online, nel tentativo di dare forma alla propria presentazione, ne ha trascurato la sostanza. Ha trovato un’immagine accattivante e l’ha usata senza interrogarsi sulla qualità delle informazioni riportate. L’immagine in questione è molto popolare sul web e chi si occupa di social media prima o poi ci si è trovato di fronte. Purtroppo, però, in nessuna delle oltre 160.000 citazioni online vengono esplicitate le fonti dei dati in essa rappresentati. Quando si parla di contenuti generati dagli utenti, non sempre la quantità coincide con la qualità. Anzi, è proprio l’elevata quantità ad aumentare la probabilità di imbattersi in contenuti di scarsa qualità. Questo rischio è stato efficacemente descritto dallo scrittore americano Nicolas G. Carr, secondo il quale il fenomeno dei contenuti generati dagli utenti e la loro diffusione su Web e Social Media non ha fatto altro che consolidare e diffondere una sorta di ignoranza di massa. EVITARE ERRORI Per evitare di incappare nell’ignoranza di massa quando si cercano contenuti online, due sono gli aspetti da considerare. Il primo è che, sebbene tutti gli utenti abbiano la possibilità di partecipare alla diffusione di informazioni e conoscenza, solo una piccola parte degli internauti contribuisce in modo concreto alla generazione di contenuti online. Questo fenomeno, di natura empirica, è definito participation inequality. Il secondo è che gli stessi strumenti che consentono agli utenti di pubblicare contenuti di scarsa qualità, danno anche la possibilità di esercitare una
sorta di controllo collettivo sulle informazioni del web, o controllo sociale. Il principio della participation inequality ci dice che, teoricamente, è possibile concentrare la ricerca di informazione di qualità solo su una parte relativamente piccola di utenti, rispetto agli oltre 2 miliardi di navigatori. Una volta individuate le fonti di conoscenza che si ritengono di reale valore per la propria professione, è fondamentale partire sempre da queste per orientare la propria ricerca. Può trattarsi senza problemi del sito istituzionale di una società di ricerca di mercato, così come di un blog personale di un personaggio d’azienda, purché siano rispettati criteri quali accuratezza, ragionevolezza e credibilità. Il principio del controllo sociale contrasta l’ignoranza di massa, in quanto limita la diffusione di contenuti di scarsa qualità. La pubblicazione di un commento a una notizia o l’attribuzione di un voto di feedback consentono di assegnare ad un contenuto una determinata credibilità, che va comunque poi approfondita nel caso in cui si voglia utilizzare quella risorsa per una citazione o per motivi professionali. Se poi la fonte è ritenuta autorevole, o se fonti ritenute autorevoli hanno votato, citato o utilizzato quel contenuto, allora lo stesso potrebbe essere sfruttato con maggiore serenità, o quanto meno con minori rischi di sentirsi rivolgere domande imbarazzanti durante una presentazione.
LA PARTECIPAZIONE Nella maggior parte delle comunità online, il 90% degli utenti sono lurker che non contribuiscono, il 9% contribuisce un po’ e l’1% di utenti di account fa tutto. È il dato saliente dello studio “Partecipation Inequality”.
IGNORANZA DI MASSA Se state cercando di migliorare la creatività della vostra azienda, dovete cercare di sfruttare tutte le opportunità e tutti i mezzi messi a disposizione dalla massa, ma non aspettatevi che il crowd possa fare magie. Le buone idee iniziano sempre nella testa di una persona e vengono migliorate, fino alla perfezione, da un team qualificato. Questa la conclusione della ricerca “Ignoranza di massa” pubblicata qui:
ATTENTO A QUELLO CHE CERCHI Grazie al Web siamo sempre più spesso immersi in una rete globale di informazioni, relazioni e conoscenze in cui i protagonisti della comunicazione, coloro che “producono” i contenuti, non sono solo le aziende o gli sviluppatori, ma siamo noi, gli utenti. Il libro “La ricerca di informazioni nel Web 2.0” di Clerici, De Prà e Salviotti presenta il complesso e variegato insieme di strumenti e servizi che siamo abituati a racchiudere sotto l’etichetta di “Web 2.0”.
QUANDO SI PARLA DI CONTENUTI GENERATI DAGLI UTENTI, NON SEMPRE LA QUANTITÀ COINCIDE CON LA QUALITÀ.
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CONTATTI Via Solari, 11 20144 Milano Tel: +39 02 4953 2705, www.77agency.com milan@77agency.com
Agency è nata nel 2003 dall’unione di 4 ragazzi under 30, già protagonisti delle origini dell’Internet economy in UK avendo creato e diretto uno dei più importanti broker online britannici (IMIWeb, oggi Iweb) e avendo lavorato alla quotazione in borsa di uno dei maggiori portali finanziari del Regno Unito (Interactive Investor, successivamente ristrutturato e ceduto ad AMP). 77Agency è la più grande agenzia italiana indipendente specializzata nell’elaborazione di soluzioni tecnologiche di comunicazione sui principali motori di ricerca (Google in particolare) e sui Social Network (Facebook in particolare): offre servizi specialistici di web marketing e digital advertising alle aziende che desiderano ritagliarsi un proprio spazio nel mercato online, rispondendo ad un bisogno originato dallo straordinario sviluppo avuto da Internet negli ultimi anni. 77Agency è, oggi, una delle agenzie indipendenti di New Media Marketing con il più alto tasso di crescita in Europa; impiega oltre 120 persone di 16 nazionalità diverse e rappresenta una realtà davvero internazionale. Circa il 35% del team è dedicato allo sviluppo di tecnologia, sia proprietaria
che rivolta ai clienti. 77Agency è stata una delle prime tre Facebook API Vendors nel mondo ed è l’unica agenzia italiana in possesso di 3 badge su 4 all’interno del programma Strategic Preferred Marketing Developer. Da settembre 2012 è diventata parte del programma Strategic PMD di Facebook, aperto a sole 12 società nel mondo, ed è inoltre una delle prime agenzie indipendenti in Italia in termini di budget gestito in campagne Google, oltre ad essere Partner certificato di Google Adwords. 77Agency è specializzata nella fornitura di servizi di search engine marketing, social media marketing, management and consultancy, search engine optimization, affiliate e performance based networks, digital PR CRM, DEM. Unitamente a questi servizi, dedicati soprattutto a new customers acquisition e brand awareness, l'agenzia aggiunge alla sua offerta i propri esperti in web design/usability, sviluppo per web e mobile e hosting services. “77Agency - spiega Fanoel Nerini, IT director della società - dispone di un'evoluta tecnologia proprietaria. Le nostre soluzioni commerciali ‘Social Ads Tool’ (SAT) ed ‘All in One Social’, basate sulle API di Google, Facebook e Twitter, sono utilizzate giornalmente sia dai nostri account manager,
L’obiettivo è offrire servizi d’avanguardia che sappiano sfruttare al meglio le grandi opportunità del web. Per farlo al meglio, 77Agency propone la tecnologia Akamai
sia da professionisti di altre agenzie per gestire ed analizzare campagne pubblicitarie online”. È proprio per supportare il modulo di tracciamento di SAT, 77Tracking, che nel 2009 77Agency ha iniziato ad appoggiarsi ai servizi di accelerazione Akamai. “Pochi mesi dopo, nel 2010, abbiamo proposto con successo Akamai come soluzione ai gravi problema di stabilità che affliggevano il sito web di un importante brand Italiano della cultura continua Nerini -. In seguito all'approfondimento della sua conoscenza sui prodotti Akamai, 77Agency ha capito quanto fossero fondamentali per un'azienda che intende operare efficacemente sul web. Dal 2011, 77Agency è quindi entrata a far parte del NetAlliance Partner Program di Akamai ed è oggi abilitata a rivenderne i servizi in Italia, Regno Unito e Olanda”. Con l'aggiunta di Akamai al suo portafoglio di servizi, 77Agency è in grado di offrire ai suoi clienti un supporto a 360 gradi per quel che riguarda la loro presenza sul web. È uno scenario ricorrente quello nel quale un potenziale cliente si rivolge a 77Agency inizialmente solo per attività di online marketing, e prosegue poi con il commissionare l'intero ri-sviluppo del proprio sito web accelerato da Akamai. Amedeo Guffanti, Partner & General Manager di
AKAMAI AQUA ION
AMEDEO GUFFANTI, Partner & General Manager di 77Agency
MARCO CORSARO Managing Director di 77Agency
FANOEL NERINI IT Director di 77Agency
77Agency, guida tutte le attività dell'agenzia e, con i propri team, studia la combinazione tra le migliori soluzioni digitali per i clienti. “Nell'ambito di queste attività - racconta -, 77Agency consiglia Akamai ai propri clienti, al fine di ottenere il massimo miglioramento della performance nel mix di soluzioni digitali proposte. A parità di budget gestito, Akamai rende possibile una performance migliore”. Rispetto ai tradizionali system integrators abilitati a rivendere Akamai, 77Agency aggiunge il proprio know how nel mondo del new media marketing e dei social media. È infatti raro che l'agenzia proponga Akamai come servizio stand alone; più frequentemente, le soluzioni di accelerazione (Aqua) e sicurezza (Kona) vengono integrate in proposte più ampie, in grado di coprire l'intera online strategy di un'azienda.Tramite l'utilizzo di Akamai - Aqua si garantisce che i tempi di caricamento di un sito siano ridotti al minino. Questo fattore influisce positivamente, riducendo la bounce rate degli utenti e aumentando il loro click trough rate. Visto in un'ottica di campagne di marketing online, avere un basso bounce rate ed un alto click trough si traduce immediatamente in un maggior ritorno sull'investimento del budget pubblicitario. “Attraverso l'utilizzo della
suite di prodotti Akamai Kona - sottolinea Nerini -, forniamo ai nostri clienti garanzie di protezione contro attacchi di tipo DDos e attacchi a livello applicativo (SQL Injection, Cross Site Scripting, ecc.) o di DNS. Le soluzioni Kona rappresentano la naturale evoluzione per clienti che già utilizzano i servizi di accelerazione e sono un perfetto complemento all'offerta dei servizi di hosting di 77Agency. Tutti i tecnici e i system administrators sono certificati con Akamai, Microsoft e Linux. Le soluzioni Aqua, invece, offrono già di per sé un livello di protezione contro gli attacchi DDos, preservando l'usabilità del proprio sito anche durante quelli fino a 124Gbps di portata massima. Con l'aggiunta di Kona, poi, si ha a disposizione un vero e proprio cloud firewall, configurabile a livello granulare per filtrare solo il traffico genuino e bloccare potenziali aggressori. Kona offre inoltre la possibilità di rendere 'invisibile' su Internet il server sul quale il proprio sito è in hosting, riducendo virtualmente a zero le possibilità di un attacco diretto”. Proprio recentemente, un importante network di portali dedicati a servizi per il turismo (prenotazioni di voli e auto) e già cliente di 77Agency con Aqua, ha deciso di aggiungere Kona per ottenere una protezione più completa dai sempre più
frequenti attacchi DDos. “Il nostro portafoglio clienti è molto diversificato - spiega Marco Corsaro, fondatore e managing director di 77Agency -. Nel corso di dieci anni, l'agenzia ha sviluppato una forte expertise in vari settori, tra i quali finanza, assicurazioni, editoria, turismo, health & beauty, gaming, gambling, automotive e online retailers. 77Agency rappresenta un punto di riferimento in Italia per chi vuole adottare i servizi Akamai, perché è in grado non solo di portare a termine implementazioni di Aqua e Kona tramite i suoi tecnici specializzati, ma anche di aiutare i propri clienti ad analizzare quali sono i loro specifici obiettivi sul web e i modi per raggiungerli. Li aiuta inoltre a capire a quali rischi di sicurezza si è esposti ed a stimare quali potrebbero essere le conseguenze economiche in caso di un attacco”. In base a queste valutazioni ed al budget a disposizione, 77Agency è successivamente in grado di proporre la soluzione Akamai più adatta alle specifiche esigenze. Per conoscere come la tecnologia Akamai possa migliorare il marketing mix dell’attività online e garantire un ritorno migliore sull’investimento, potete contattare il Team di 77Agency: +39 02.4953.2705 o milan@77agency.com.
Aqua Ion di Akamai è la prima soluzione per la performance situazionale: un pacchetto integrato di tecnologie di delivery, accelerazione e ottimizzazione dotato dell’intelligenza necessaria per prendere decisioni legate all’ottimizzazione dell’esperienza web, in tempo reale e in base alle caratteristiche di una determinata situazione. Assicura a tutti gli utenti un’accelerazione costante, garantendo contemporaneamente l’offload su sistemi di dati back-end, e ottimizza l’esperienza per componenti situazionali come l’infrastruttura per rete cellulare o “fissa”, le caratteristiche del dispositivo e i tipi di browser e di contenuti.
AKAMAI KONA SITE DEFENDER Kona Site Defender è la soluzione che Akamai propone per difendersi da tutti i tipi di attacchi DDoS, oltre che da quelli rivolti alle applicazioni Web ,quali ad esempio SQL Injection o Cross Site Script, o diretti all’origine. La soluzione Akamai eDNS, inoltre, è progettata per proteggere da attacchi all’infrastruttura DNS. Kona Site Defender è stato sviluppato sulla piattaforma Akamai Intelligent Platform™, che è costituita da decine di migliaia di server distribuiti attraverso oltre 1.000 reti in più di 90 paesi. Nessuno gestisce un traffico Web superiore ad Akamai.
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DOSSIER
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L’EPOCA DELLA RETE di GIUSEPPE GOGLIO
Nel giro di pochi anni, Internet ha assunto il ruolo di cuore centrale della vita delle aziende e delle loro connessioni. Intorno alla Rete ruota un numero crescente di servizi, strutture e applicazioni: da qui si aprono nuove opportunitĂ da cogliere per tempo
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nternet ha cambiato tutto. Oggi è diventata il comune sinonimo di Rete e tutto quanto le gravita intorno, a partire dal Web, non cessa di estendere a macchia d’olio il proprio raggio d’azione. Di fronte a una moltitudine di utenti diversificati per scopi, età, obiettivi e aspettative, il principale fattore comune è la richiesta di un accesso in grado di soddisfare aspettative in costante crescita. Tutto questo si ripercuote, in prima battuta, su chi è chiamato a fornire i mezzi per ottenere sempre di più in termini di opportunità, e soprattutto impatta su chi deve reggere il peso complessivo delle richieste di utenti finali e fornitori di servizi. Insomma, la Rete si poggia su chi ha il compito di gestirne l’infrastruttura. A determinare la situazione attuale è una combinazione di fattori diversi. “Stiamo vivendo nella quarta evoluzione di Internet, dopo la connettività e-mail, la networked economy e le esperienze immersive –
esordisce Alberto Degradi, infrastructure leader di Cisco –, che ci porta verso un futuro completamente digitale, guidato dall’Internet delle cose. In tutto questo, il ruolo della Rete è cambiato profondamente e l’ha portata a essere non più l’elemento su cui transitano pacchetti, ma una piattaforma intelligente in grado di abilitare nuovi servizi e di collegare persone, cose e processi in una modalità del tutto nuova “. Tra questi, non è difficile individuare gli elementi trainanti. “La mobilità, i social network e la comunicazione tra macchine sono gli elementi più significativi nel panorama dell’evoluzione del Web – aggiunge Cesare Sironi, responsabile innovazione di Telecom Italia –. Grazie a essi, Internet si sta trasformando in una miniera di informazioni veloci, voluminose e varie che tutti ormai chiamano Big Data. Ogni giorno produciamo 2,5 quintillioni di bytes”. A determinare la difficoltà di uno scenario da gestire e mantenere aggiornato è, più della dimensione, la complessità. Su questo, Internet ha ben poco da invidiare a qualsiasi altra situazione. “Secondo il recente Rapporto Coop 2013 su Consumi & Distribuzione, sono 29 milioni i navigatori attivi ogni mese in Italia, di cui 23 attraverso tablet e smartphone – spiega Gianni Garita, country manager di AVM –. A fronte di questo dato, la domanda non è come cambia la Rete, ma come la Rete cambia noi: siamo arrivati in pochissimo tempo all’affermarsi del consumatoreinternauta, che non solo pianifica e commenta i propri acquisti via web ma ormai, nella maggior parte
dei casi, li porta anche a termine online. Per 10 milioni di utenti le procedure di acquisto si sono già invertite: il prodotto si vede in negozio, però si compra online”. “Internet sta mutando il suo DNA per diventare sempre più mobile, sociale e veloce – aggiunge Roberto Chinelli, direttore della service line business intelligence e direttore del team di Innovation & Incubation di Avanade –. Sembra banale dirlo, ma il mobile e i dispositivi che permettono una connettività estesa stanno raggiungendo una massa critica davvero rilevante anche in Italia”. CRESCERE DI VALORE Secondo Audiweb, attualmente sono circa 21 milioni gli italiani in possesso di smartphone (+35%), mentre quelli proprietari
di tablet sono 6 milioni (+160%). “Sempre più persone diventano utenti always-on – riflette Paolo Lossa, regional manager di Brocade –. Questo causa una pressione notevole sulla Rete e sulle infrastrutture, che spesso rischiano di non essere in grado di reggere volumi di traffico in continua crescita. I service provider e le aziende telco hanno numerose difficoltà da affrontare per riuscire a garantire servizi efficienti ed evitare lunghi tempi di downtime”. “Tra i trend in atto vanno rilevati una sempre maggiore fruizione dei contenuti su Internet, soprattutto per i video, e l’aumento della presenza attiva dei consumatori online – riprende Massimo Palermo,
ALBERT ZAMMAR Riverbed Technology
ALBERTO DEGRADI Cisco
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CESARE SIRONI Telecom
VALERIO ROSANO ZyXEL
networking country manager di Hewlett-Packard –. Inoltre, grazie alle nuove tecnologie ci saranno sempre più sensori e una voglia crescente di misurare tutto mediante un'intelligenza distribuita”. In un periodo dove la rivoluzione dettata dal cloud computing è appena agli albori, il risultato è dover già fare i conti con una nuova ondata di innovazione da gestire. “Anche senza saperlo, i consumatori utilizzano in maniera massiccia le tecnologie cloud molto più delle aziende, e i dispositivi comunicano tra di loro grazie alla Rete – sottolinea Alessandro Cozzi, head of indirect sales of Huawei Enterprise Business Group and deputy director di Huawei –. Inoltre, bisogna considerare il Software Defined Networking, l’Internet of Things, l’open computing e l’IT on demand. Infine, nel 2017 il business
dei wearable devices varrà circa 10 miliardi di dollari e la domanda di storage crescerà mediamente dell'800%”. Su tutto, spicca quella sorta di moltiplicatore esponenziale rappresentato dalla prossima ondata di connessioni, dove viene superato il rapporto legato alla persona. “Queste situazioni elencate hanno in comune il fatto di essere composte da dati e informazioni, meglio noti come Big Data, confermando una tendenza solo all’inizio e che continuerà ancora molto a lungo – puntualizza Marco Bossi, marketing manager CSME Sud Europa di Dell –. Dispositivi una volta passivi iniziano a essere protagonisti e ad acquisire una loro identità. Pensiamo, per esempio, ai frigoriferi che ci indicano i prodotti mancanti o alle televisioni che propongono film e programmi in base alle nostre abitudini, nonché pubblicità iper-personalizzate”.
UNA ROTTA DA INQUADRARE Nel mondo IT, caratterizzato da cambiamenti a grande velocità, capire dove orientare ricerca e investimenti è un nodo cruciale. “La tecnologia diventa parte attiva dell’evoluzione e può sicuramente favorire i cambiamenti in corso, puntando soprattutto su sicurezza e affidabilità della Rete – afferma Valerio Rosano, marketing & sales Manager ZyXEL –. La digitalizzazione è possibile solo se si riesce a garantire la connettività in qualsiasi luogo e momento: per questo è necessaria un’infrastruttura solida e stabile, che allo stesso tempo offra la flessibilità necessaria per adattarsi a eventuali estensioni e modifiche”. “La tecnologia deve quindi permettere la creazione di reti ad elevate performance che siano sicure e affidabili
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– conferma Albert Zammar, Country Manager di Riverbed Technology –. Gli amministratori del network devono avere a disposizione tutti gli strumenti per monitorare il traffico e avere visibilità delle prestazioni, per rilevare e risolvere in modo tempestivo ogni problema“. Fondamentale non cadere vittime delle circostanze, lasciandosi trascinare dal cambiamento, ma cercare esattamente la situazione opposta. “La tecnologia non deve subire i trend ma, al contrario, deve essere in grado di consentire agli utenti di coglierne tutte le opportunità – avverte Degradi –. In poche parole, ci vuole intelligenza sulla Rete, vista come la
piattaforma dove risiede parte della conoscenza necessaria per far funzionare le applicazioni”. Nello specifico, la priorità è puntare sulle soluzioni in grado di cambiare la natura stessa dell'infrastruttura. “Reti 'intelligenti', fatte di capacità ultra-wideband, super data center dedicati al cloud e dispositivi per applicazioni personalizzate da usare ovunque, offrono già oggi una piattaforma aperta alla creatività, efficiente ed economica, per una nuova stagione d’innovazione – sottolinea Alfonso Correale, group sales manager Southern Europe di Verizon –. Queste infrastrutture permetteranno alle applicazioni tradizionali di essere estese in mobilità
ALFONSO CORREALE Verizon
ALESSANDRO COZZI Huawei
lo strumento più comodo e veloce per molte operazioni”. In questa prospettiva, tra non molto sarà più facile individuare cosa non è destinato ad avere una connessione. “La tecnologia sta diventando una seconda pelle; oggi è possibile realizzare attività via Internet impensabili anche solo cinque anni fa – ribadisce Lossa –. L’elemento fondamentale è di non sottovalutare mai le infrastrutture che stanno alla base di Internet: senza una rete più che adeguata, rischia di collassare”. Di pari passo con l’avvento di nuove applicazioni, va seguita anche l’evoluzione in quei campi dove Internet è già una prassi consolidata, soprattutto
38 | MARCO BOSSI Dell
MASSIMO PALERMO HP
in maniera sicura e naturale, superando i limiti del desktop a vantaggio di dispositivi portatili e utilizzando un approccio thin-client, dove le applicazioni sono archiviate ed erogate dal cloud”.
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LA RETE CHE VERRÀ Per chi ha vissuto l’era di Internet sin dalle origini, gli ambiti conquistati dalla Rete appaiono così tanti da far sembrare difficile trovarne di nuovi con la stessa frequenza. Per chi invece ci è cresciuto insieme, non stupisce troppo quanto possa essere ancora ampio il terreno da conquistare. “Credo che il 99% dei servizi possa essere erogato in futuro attraverso la Rete – riflette Amedeo Chiappini, solution marketing manager di Colt –. Tra i servizi che certamente utilizzeremo nel breve periodo rientra il mobile payment tramite smartphone, che si candida a diventare
nelle attività professionali. “Più che all’arrivo di altre funzionalità, bisogna pensare a ottimizzare quelle esistenti attraverso un uso più attento delle tecnologie standard, come nel caso del Software Defined Networking – ribatte Benedetti, country manager di Extreme Networks –. C’è ancora molto da fare sotto il profilo educativo, perché gli utenti tendono a percepire gli standard più come un limite che come un’opportunità”. NIENTE POTRÀ STARE FUORI A prescindere dal singolo contesto, parlando di prospettive nel mondo IT raramente ci si è trovati di fronte a così poche incertezze. “La tecnologia ha sempre modificato in modo determinante lo sviluppo delle società, nonché quello delle infrastrutture di telecomunicazioni e del Web
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– asserisce Cozzi –, favorendo indiscutibilmente un nuovo modo di educare se stessi e le aziende e, in generale, creando nuovi modelli di interazione”. Perché tutto ciò si materializzi, è però necessario che chi ha le carte in regola assuma il controllo della situazione. “La domanda che più mi interessa è: quando le attività core o mission critical delle aziende varcheranno i confini delle sale dati di proprietà per aderire al cloud computing offerto dai grandi player ICT? – Si chiede Marco Gonella, Gtm&Var channel manager di BT –. Per le grandi aziende, ogni cambiamento nel modo di fare business richiede qualificazione, pianificazione e riorganizzazione: inevitabilmente queste
per esempio al fenomeno del 'couch commerce': lo shopping da divano sulla base di tecnologie di second screen, quelle che, cioè, consentono la trasmissione sincronizzata su dispositivi mobili di contenuti complementari a quelli erogati sullo schermo principale, per esempio la TV”. Quel futuro più volte azzardato in scenari ormai passati potrebbe insomma essere prossimo a realizzarsi. “Stiamo assistendo alla diffusione di sensori connessi con lo smartphone – riprende Sironi –, come i braccialetti che monitorano l’attività fisica oppure come i rilevatori portatili di qualità dell’aria, grandi come un portachiavi, che aprono la porta alla
sarà possibile compensare con attività a valore i minori introiti derivanti dalla commoditization dell’accesso alla Rete”. Per supportare questi cambiamenti servono strutture sempre più attive. “Assisteremo al passaggio verso reti più dinamiche, connessioni IP pervasive e sistemi alimentati da chip o sensori che inviano dati – prosegue Palermo –, network quindi basati su architetture aperte e soluzioni multi-vendor che serviranno le aziende, i consumatori e la società in senso più ampio”. “La parola d'ordine è qualità, soprattutto rispetto al servizio – riprende Riccardo Cerioni, business development manager di D-Link –; inseguire velocità sempre maggiori
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migreranno le applicazioni critiche sul cloud, ma solo dopo che le esigenze di disponibilità, affidabilità, sicurezza e privacy saranno state pienamente testate e certificate”. Sul lato utente, invece, si va consolidando un atteggiamento capace di combinare mondo reale e virtuale.“In ambito e-commerce stiamo notando convergenza di online e offline – osserva Collacciani, regional manager di Akamai –. Allo stesso modo, potrebbero nascere nuovi modelli di business legati
cosiddetta 'datizzazione' dell’esistenza, ovvero la trasformazione e l’utilizzo dei dati in ogni aspetto della vita. Tra pochi mesi potremo gestire la casa da remoto, guideremo automobili connesse e usufruiremo dei servizi di sanità e wellness digitali”.
non è sufficiente, bisogna mettere l’accento su efficienza e affidabilità. Quello che ci serve non è solo un tubo che inghiotta tutti i bit, ma un canale intelligente che sappia gestire i sovraccarichi e distinguere i servizi real-time da quelli meno critici, come i backup”.
IL PESO DELL'INFRASTRUTTURA Quando un bene (o un servizio) diventa parte integrante della vita di tutti i giorni, si tende a perderne il valore. Nel caso specifico, il pericolo per gli operatori del settore è trovarsi relegati al ruolo di fornitori di utility e veder sfumare i propri elementi distintivi. “Aziende e sviluppatori sono arrivati a considerare centrali i bisogni degli utenti nello sviluppo di portali e applicazioni sempre più automatizzate – riflette Palermo –. In questo modo,
LA RETE NON PERDE IL FILO Un salto di qualità nella diffusione di Internet si è registrato con l’affermarsi delle varie forme di connessione wireless. Per chi è chiamato a investire viene spontaneo domandarsi fino a che punto si spingerà questa tendenza. “La tecnologia 10 Gigabit Ethernet garantisce un accesso più veloce alla dorsale, supportando applicazioni di virtualizzazione e interconnessioni server-storage più performanti – spiega Roberto Di Diego, responsabile marketing
di Netgear –. Le soluzioni per la gestione della WLAN massimizzano la copertura del segnale Wi-Fi, garantendo la sicurezza. Le due modalità di connessione coesistono, permettendo l’accesso a internet in qualsiasi momento e da qualunque dispositivo”. A giocare un ruolo decisivo nel determinare questi equilibri è, ancora una volta, quella che al momento si presenta come la nuova direttrice della Rete. “Nel mondo dell’Internet delle cose ci sarà moltissimo wireless, un tipo di accesso che crescerà anche per le caratteristiche di mobilità di cui abbiamo bisogno – conclude Degradi –. Questo naturalmente non cancellerà l’accesso cablato, ma si affiancherà ad esso. La tecnologia non è più un elemento discriminante, perché l’importante è l’accesso”.
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SICUREZZA
CAPARDONI
sceglie Avira per proteggere i propri dati La società si è affidata a Effesistemi per implementare l’antivirus che deve preservare le informazioni fondamentali per l’impresa: dati sui materiali, sulla produzione e sui clienti e fornitori
contatti
ACHAB www.achab.it Piazza Luigi di Savoia, 2 20124 Milano Tel. +39 02 54108204 Fax +39 02 5461894
chab distribuisce applicativi software che permettono alle Pmi italiane di costruire infrastrutture ICT flessibili, efficaci ed economicamente convenienti. Per realizzare i suoi progetti, Achab si affida ad aziende specializzate come Effesistemi, un operatore IT che, grazie ai suoi esperti, si propone alle imprese come fornitore di fiducia e come consulente soprattutto in ambito software. Effesistemi opera principalmente nel Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria) e si affida a una rete di partner consolidata per la copertura dell’intero territorio nazionale. Abbiamo incontrato Gino La Vecchia, Responsabile Tecnico di Effesistemi, e Matteo Meazza, membro del board di Capardoni, per sentire dalle loro parole perché Capardoni, azienda che dal 1947 produce e commercializza packaging per il settore cosmetico, si è affidata all’antivirus Avira installato da Effesistemi. QUANTO È IMPORTANTE LA SICUREZZA DELLE INFORMAZIONI NEL VOSTRO
BUSINESS?
MM: Come tutte le aziende, all'interno del nostro server abbiamo una serie di file, che rappresentano informazioni sensibili e alle quali non tutti nell'azienda possono accedere, che vanno protetti da intrusioni esterne. SONO INFORMAZIONI LEGATE AL VOSTRO BUSINESS, AL PRODOTTO E AI CLIENTI E FORNITORI?
MM: C'è un po' di tutto: ci sono le schede tecniche di produzione, quelle relative ai materiali e agli stampi che utilizziamo in produzione, gli articoli, i prezzi, i dati sui nostri clienti e le informazioni relative al gestionale e alla contabilità. Di conseguenza, per noi la sicurezza del dato è un punto critico. PER PROTEGGERVI DA VIRUS E MALWARE AVETE SCELTO AVIRA, DA QUANTO TEMPO E PERCHÉ?
MM: Più o meno da due anni. Ci è stato consigliato da Effesistemi per risolvere una serie di problematiche che si erano evidenziate con il prodotto precedente, che ad esempio rallentava molto l'operatività di alcuni computer.
QUESTA SCELTA VI HA SODDISFATTO?
MM: Sì, siamo decisamente soddisfatti. Non abbiamo avuto difficoltà né nel passaggio dal vecchio programma ad Avira né dal punto di vista della sicurezza, e anche il problema della lentezza dei computer è stato risolto. Effesistemi gestisce il tutto da remoto. LO CONSIGLIEREBBE A UN SUO CONCORRENTE?
MM: Senza dubbio. Tra l'altro, successivamente ho installato sul computer di casa la versione free, e anche in questo caso sono soddisfatto. DAL VOSTRO PUNTO DI VISTA DI FORNITORE DI SERVIZI E SOLUZIONI IT, QUALI SONO STATE LE PECULIARITÀ DI CAPARDONI?
GLV: La peculiarità di Capardoni è la qualità del prodotto e del servizio, ecco perché si sposa benissimo con Avira e con Effesistemi. Inoltre è un'azienda dinamica e in continua evoluzione, per cui aveva bisogno di un prodotto snello, veloce e di facile utilizzo. Tutte caratteristiche che si sposano con Avira. E VOI DI EFFESISTEMI CONSIGLIERESTE AVIRA AD UN VOSTRO CONCORRENTE?
GLV: Assolutamente sì, i prodotti validi e affidabili vanno sempre consigliati.
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DIGITALIC PER ALIAS
I DATI DELLE IMPRESE
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lo storage per le pmi obiettivo dell’alleanza alias-netgear Il distributore inserisce una nuova figura commerciale per quest’area a supporto dei propri rivenditori
S
ono passati più di 12 anni da quando Netgear, produttore mondiale di soluzioni m di networking, e Alias, distributore Ali a valore aggiunt aggiunto, hanno dato il via alla propria partnership. Tecnologia, proget progettazione e formazione sono gl gli elementi distintivi che caratte caratterizzano da sempre questo rappor rapporto, con l'obiettivo comune di ssostenere le soluzioni professionali N Netgear nella posizione di leadersh leadership nei mercati small e medium bu business, nonché in quello enterprise enterprise. “Vogliamo continuare a supportare la crescita che Alia Alias ha ottenuto nel 2013, ampliand ampliando il portafoglio dell’offerta e incentrando le attività sulle soluzioni storage per il mercato Small e Medium Enterprise”,
ha dichiarato Stefano Barbieri, Regional Director CBU di Netgear. “Gli investimenti che faremo insieme ad Alias saranno focalizzati a rafforzare la nostra presenza sui canali dei Var e dei System Integrator, strategici per soddisfare le esigenze dei clienti enterprise”. A tal proposito Alias ha ulteriormente rafforzato il proprio mandato di distributore a valore aggiunto delle soluzioni Netgear - in ambito soprattutto storage - con l’inserimento nella propria organizzazione commerciale di Antonio Petrone come Storage e Solutions Sales Lead. Secondo Roberto Riccò, direttore commerciale di Alias, "Petrone porterà un contributo di esperienza e conoscenza del mercato indiretto e delle tematiche relative alle soluzioni storage, maturato
nella pluriennale collaborazione con multinazionali leader del settore, che permetterà ad Alias di sviluppare e supportare con più efficacia tutti quei rivenditori che vorranno cogliere le opportunità derivanti dalla proposta delle soluzioni professionali di Netgear. Il ruolo del canale è per noi di fondamentale importanza nella catena del valore – ha aggiunto Riccò –. Per incentivare le aziende a investire per rinnovare le infrastrutture IT, guidandole nella scelta di soluzioni che più soddisfino le esigenze sia attuali che future, i servizi di assistenza e supporto tecnico qualificato che può offrire Alias spesso fanno la differenza tra un insieme di prodotti e 'la' soluzione che l’azienda sta cercando. Antonio sarà il nostro 'trait d’union' con tutti quei rivenditori che, come
noi, cercano nel valore aggiunto il motivo di distinzione rispetto agli altri”. Petrone ha esordito così: “È con entusiasmo che entro nell’organizzazione di vendita di Alias, con l’obiettivo di sviluppare e implementare un modello a valore specifico per un segmento, quello dello storage e delle soluzioni ad esso correlate quali Back-Up, Disaster Recovery, virtualizzazione e video sorveglianza, che è al centro del processo di rinnovamento relativo alla gestione e analisi delle informazioni aziendali”. Oggi infatti l’offerta congiunta Alias/Netgear è in grado di coprire tutte le esigenze di questo settore di mercato, con soluzioni professionali di qualità a un costo molto competitivo. Per esempio, con la serie ReadyData Unified Storage, lo storage ad accesso unificato con file system ZFS basato su Solaris di Netgear in versione desktop e rack scalabile da 2TB fino a 240TB, le funzionalità un tempo riservate alle costose soluzioni Enterprise, quali accesso unificato NAS/ SAN/iSCSI, Snapshot illimitate, Thin Provisioning, utilizzo contemporaneo (Tiering) di differenti tipologie di dischi Sata, Sas, Ssd, deduplica
e replica geografica a livello di blocco, accesso 10 GE, gestione e provisioning centralizzato, sono tutte comprese nel prezzo di acquisto iniziale. Tutto ciò per offrire anche alle Pmi, che hanno necessità di migliorare e ottimizzare la propria gestione e accesso alle informazioni con garanzie di affidabilità, continuità di servizio e costi sotto controllo, una soluzione integrata a prezzi competitivi senza necessità di aggiornamenti successivi di licenze software e garanzia di 5 anni con sostituzione anticipata Ndb. Un ulteriore vantaggio è l’architettura scalabile e modulare, che permette di avere soluzioni omogenee in termini di gestione e interoperabilità e, allo stesso tempo, adattate alle specifiche esigenze del servizio interessato, permettendo ancora una volta un investimento in linea con le reali esigenze di business. Inoltre con la serie ReadyNAS, la soluzione con file system Btrfs ad accesso NAS e iSCSI di Netgear, in versione desktop e rack scalabile da 2TB a 84 TB e con connettività 10Gbit ethernet sul modello rack di fascia alta, alcune delle funzionalità viste nella serie maggiore, quali per esempio snapshot illimitate, repliche geografiche, gestione e
provisioning centralizzato, con in più la connettività nativa in ambienti Apple MacOS, sono disponibili con un rapporto prezzo/funzionalità ancora più vantaggioso. Alias, in partneship con Netgear, mette inoltre a disposizione dei propri business partner un’offerta completa sia di prodotti che di servizi di prevendita, formazione e assistenza relativi ai sistemi ReadyNAS e ReadyData. “Grazie quindi alla partnership con Netgear – ha concluso Antonio Petrone –, Alias è in grado di offrire soluzioni complete in termini di prodotti e servizi e focalizzate sulle tematiche storage e sulla gestione delle informazioni in azienda con funzionalità enterprise, relative ad affidabilità e continuità di servizio, a prezzi fino ad oggi impensabili. Rimanete tutti in ascolto, perché questo è solo l’inizio: molte iniziative Sotto: e novità arriveranno STEFANO BARBIERI Regional Director CBU di Netgear nel corso dei prossimi mesi a ANTONIO PETRONE completamento Storage e Solution Sales Lead di Alias delle soluzioni storage ROBERTO RICCÒ di Alias". Direttore commerciale di Alias
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NETGEAR Netgear, azienda americana costituita nel 1996, è specializzata nello sviluppo di soluzioni di networking tecnologicamente avanzate, progettate per accogliere le esigenze delle aziende grazie alla filosofia “Smart IT, not Big IT”, che combina la tecnologia di ultima generazione con la praticità e la semplicità di utilizzo, nella continua ricerca
e sviluppo di soluzioni che garantiscano affidabilità, convenienza e semplicità. La gamma di prodotti Netgear permette la condivisione di file, di contenuti multimediali e digitali, di periferiche e dell’accesso a Internet, creando una rete di comunicazione tra personal computer, dispositivi e Internet. Il portafoglio di soluzioni di networking comprende
prodotti di rete Ethernet, switch, prodotti a banda larga, appliance e gateway di sicurezza, soluzioni di Network-Attached-Storage e wireless. A conferma della solidità della strategia operativa del marchio Netgear, la crescita del fatturato fino a 700 milioni di dollari e gli oltre 30 marchi registrati di tecnologie brevettate.
GRAZIE ALLA PARTNERSHIP CON NETGEAR, ALIAS È IN GRADO DI OFFRIRE SOLUZIONI COMPLETE IN TERMINI DI PRODOTTI E SERVIZI, FOCALIZZATE SULLE TEMATICHE STORAGE E SULLA GESTIONE DELLE INFORMAZIONI IN AZIENDA CON FUNZIONALITÀ ENTERPRISE, A PREZZI FINO AD OGGI IMPENSABILI 44 |
ALIAS Alias è un distributore a valore aggiunto con sedi a Udine e Roma e vanta un’esperienza ventennale nella distribuzione di soluzioni di sicurezza, storage, backup, VoIP, networking e videoconferenza dei brand leader di mercato. Il valore aggiunto di Alias risiede nell’attenzione dedicata alle attività di supporto ai propri partner, quali l’organizzazione di corsi formativi
ed eventi di presentazione commerciale, senza dimenticare l’affiancamento ai propri clienti nella stesura di progetti, l'hot line telefonica per l’assistenza tecnica, i servizi di marketing e la possibilità di usufruire di apparati e software dimostrativi per valutare e testare le soluzioni proposte. A tutto questo va aggiunta la semplicità di consultazione del sito web Alias Enterprise 2.0, all’interno
del quale è possibile accedere a minisiti dei vendor distribuiti, listini e schede tecniche dei prodotti, promozioni, news, corsi, eventi, webinar, nonché ad un’area download ricca di materiale informativo e video dimostrativi. È stato inoltre lanciato su YouTube il canale Alias WebTV, sul quale è possibile trovare ulteriore materiale di supporto fornito dai vendor, sia in italiano che in inglese.
ALIAS SEDE OPERATIVA Via Postumia, 21 33100 Udine Tel. 0432 287777 Fax 0432 508305 info@alias.it WWW.ALIAS.IT
EVENTI
TRASFORMAZIONE NELL’INNOVAZIONE GRAZIE A
EMC di LUCA BASTIA
All’affollatissima seconda edizione italiana dell’EMC Forum, il top management della società ha illustrato come, con l’aiuto di EMC, si possa realizzare il data center del futuro, capace di rispondere a tutte le esigenze delle line of business
Emc Forum vale doppio: quest’anno, infatti, alla seconda edizione tenuta in Italia si è aggiunto il Partner Forum. Al primo hanno partecipato più di mille persone, mentre all’evento dei partner gli intervenuti sono stati circa 350. “Trasformazione nell’innovazione” è stato lo slogan: innovazione come fattore abilitante e competitivo. Dopo un saluto del Presidente e membro del board internazionale, Michele Liberato, ha aperto i lavori Marco Fanizzi, ammini-stratore delegato e direttore generale di EMC Italia (nella foto), che ha sottolineato come nel Q2 EMC Italia sia cresciuta di circa il 30% e abbia nello storage una quota di mercato del 30%. “Stiamo crescendo in maniera consistente e con piena soddisfazione dei nostri clienti”. Fanizzi ha poi accennato ai risultati di una survey relativa alle priorità delle aziende condotta sugli iscritti al Forum, che hanno evidenziato come una stragrande maggioranza veda l’innovazione tecnologica in maniera strategica per
L’
raggiungere i risultati di business. Sempre secondo le aziende che hanno risposto, i Big Data aiutano a prendere decisioni migliori ma ancora non sono un vantaggio competitivo; al momento la loro gestione viene vista solo come una possibilità, anche perché esiste una problematica di budget e non è sempre chiaro il ritorno dell’investimento. Secondo Fanizzi, nel mercato italiano “non è ancora iniziata l’automazione del data center; per il momento è ben avviata la parte relativa alla virtualizzazione e alla standardizzazione delle piattaforme, ma per l’IT transformation siamo ancora un po’ indietro. Le aziende, però, possono trovare in EMC tutte le risposte alle proprie esigenze di innovazione. Le informazioni sono la cosa più importante per le imprese e noi siamo in grado di renderle accessibili, significative e sicure”. Chad Sakac, vicepresidente responsabile della Global Systems Engineering di EMC, ha poi dichiarato: “Nel data center del futuro ‘definito via software’, che con l’aiuto di EMC si può realizzare, l’impresa data
driven godrà di un’informatica scalabile e capace di rispondere in tempo reale alle richieste del management. Il tutto in un clima di sicurezza e affidabilità che è una condizione sine qua non”. Nell’occasione, EMC ha annunciato la disponibilità di EMC XtremIO, primo e unico array realizzato per utilizzare in modo efficiente e innovativo la tecnologia flash. XtremIO si basa su una serie di innovazioni flash davvero uniche: architettura scale-out multi-controller con scalabilità lineare, deduplica in linea del dato e protezione 6 volte più efficiente e 4 volte più veloce dei Raid tradizionali. Alla base vi sono quattro tecnologie chiave per massimizzare le performance senza compromettere efficienza e durata. La prima, ContentBased Data Placement, per bilanciare e ottimizzare in maniera coerente l’array grazie a una distribuzione ottimale del carico dati su tutti gli SSD presenti; Dual-Stage Metadata Engine, la seconda, consente all’array di ottenere il massimo vantaggio dall’accesso random della memoria, per garantire un posizionamento ottimale dei dati; la terza, XtremIO Data Protection (XDP), è un algoritmo specifico per la memoria flash che controlla eventuali errori degli SSD, ma con una velocità fino a sei volte superiore alla tecnologia Raid; infine, Shared In-Memory Metadata, che permette all’array di fornire prestazioni estremamente elevate e garantisce una clonazione dei dati in tempi brevissimi, rendendo molto rapide diverse attività come, per esempio, il deployment di macchine virtuali.
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SERVIZI
IBM UNICREDIT INSIEME PER I SERVIZI IT di LUCA BASTIA
Nasce V-TServices, una joint venture presente in sei paesi europei, che si occuperà dell’infrastruttura IT del gruppo bancario e proporrà servizi a istituzioni finanziarie puntando sul cloud
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V
-TServices, la joint venture nata dall'unione di IBM (51%) e UniCredit (49%), gestirà i servizi tecnologici per conto della banca, grazie a un contratto decennale che consentirà a UniCredit, tra gli altri vantaggi, un risparmio di 730 milioni di euro. La nuova società disporrà di circa mille dipendenti - 700 dei quali provenienti dal gruppo bancario e dell’infrastruttura hardware di UniCredit Business Integrated Solutions (UBIS), per un valore stimato di circa 100 milioni di euro.
Nasce una nuova società
PER GESTIRE:
1.200.000 transazioni ATM
1.300.000 email
6.500.000 transazioni su conti correnti
Paolo Fiorentino, vice direttore generale di UniCredit, ha chiarito le ragioni che hanno portato alla creazione della joint venture, mettendo in risalto che UBIS si occupa quotidianamente di gestire un’infinità di operazioni, pari a 1.200.000 transazioni Atm, 1.300.000 email e 6.500.000 transazioni su conti correnti. “Per gestire la complessità di questo immenso lavoro, restando al contempo all'avanguardia dal punto di vista dell'innovazione tecnologica, abbiamo bisogno di partner. L’operazione non è stata ideata per contenere i costi, ma per condividere la complessità dividendosi le responsabilità professionali per portare avanti al meglio queste attività. In secondo luogo vogliamo avere accesso al futuro, all’innovazione, e IBM è una garanzia. È una joint venture che si occuperà dell’aspetto infrastrutturale e che noi definiamo azienda allargata: non si tratta di un outsourcing, ma di un co-sourcing”. La nuova realtà, come ha aggiunto l’amministratore delegato Giovanni Linzi,
“ha obiettivi ambiziosi. Oltre a migliorare i livelli di servizio attuali, monitorerà il mercato e la sua evoluzione, in modo da poterne cogliere le opportunità ricercando nuove soluzioni. Ma non solo: V-TServices fornirà servizi IT anche ad altri istituti finanziari di medie dimensioni (300-700 sportelli), come anche al settore pubblico”. Si tratta, ha spiegato Linzi, di un gruppo di 15-20 istituti di credito, troppo grandi per i local provider che seguono le banche minori e troppo piccoli per “autoefficientarsi”. Secondo Linzi, la possibilità di fornire con la nuova struttura un “TCO molto interessante” faciliterà l’apertura al mercato. V-TServices dispone di sei data center (due in Italia, due in Germania e due in Austria), di una potenza di calcolo di 100mila Mips, di più di 12mila server, di uno storage da più wdi 40 Petabyte e di 20mila network device. La società nata da IBM e UniCredit opererà sull’ottimizzazione di tutta l’area mainframe, storage e network, ma soprattutto, ha aggiunto Linzi, prenderà avvio un piano “che è il più grande progetto cloud in ambiente distribuito mai realizzato”. L’obiettivo è di portare tra il 40 e il 50% delle istanze applicative di Unicredit in cloud.
DIGITALIC PER FORTINET
SICUREZZA
FORTINET: LA NUOVA SANDBOX CHE RINFORZA LE DIFESE AZIENDALI Oggi la minaccia è silenziosa. I cybercriminali puntano ad entrare nelle reti aziendali senza farsi notare, ma possono essere fermati grazie a nuovi sistemi di protezione che si uniscono ai firewall nella lotta alle minacce APT
f
JOE SARNO, VP Sales South East Europe, Fortinet
contatti
ortinet presenta FortiSandbox-3000D, una potente apparecchiatura in grado di contrastare le minacce di tipo APT (Advanced Persistent Threat). La nuova offerta combina un'esclusiva sandbox a due livelli, una dashboard in tempo reale, informazioni dinamiche sulle minacce e funzionalità di reporting avanzate in un unico dispositivo, che si integra con i firewall FortiGate di nuova generazione (Ngfw) e con FortiMail, le appliance gateway per la posta elettronica. I Fortinet Ngfw agiscono come prima linea di difesa, effettuando la ricerca delle minacce ed arginandole. Se utilizzate con FortiSandbox, le appliance integrate consentono di identificare e applicare un livello di ispezione avanzato ai file sospetti o ad alto rischio, aggiornando quindi le protezioni in base all'intero ciclo di vita degli attacchi individuati. Con il nuovo FortiMail versione 5.1, i gateway e-mail di Fortinet possono adesso identificare in modo analogo i file sospetti o ad alto rischio nella posta elettronica, e quindi passarli a FortiSandbox per un’ispezione più accurata. FORTISANDBOX FortiSandbox-3000D può essere implementata on-premise autonomamente e senza modificare le configurazioni
di rete. Inoltre, può anche essere integrata con le piattaforme Fortinet FortiGate e FortiMail, estendendone le funzionalità per un rilevamento e una prevenzione più approfonditi. Coerentemente con l’approccio allo sviluppo dei prodotti di Fortinet, FortiSandbox consolida i servizi specializzati di rilevamento e ricerca delle minacce, attraverso protocolli e funzioni, in un’unica appliance ad alte prestazioni ed economicamente accessibile. L’appliance si basa su una sandbox a due livelli per contrastare efficacemente le tecniche di elusione delle macchine virtuali (VM), in costante crescita, e i sempre più sofisticati attacchi che richiedono un’analisi più avanzata. Le principali funzionalità di FortiSandbox includono: Antimalware dinamico e aggiornamenti/query cloud Riceve aggiornamenti dai FortiGuard Labs ed è in grado di restituire query in tempo reale, facilitando il rilevamento immediato delle minacce attuali ed emergenti. Emulazione di code Esegue l'ispezione lightweight della sandbox in tempo reale, incluso i malware che usano tecniche di evasione o vengono eseguiti solo con specifiche versioni del software.
Ambiente virtuale completo Offre un ambiente runtime del tutto indipendente per analizzare il codice sospetto o ad alto rischio. Analizza inoltre l'intero ciclo di vita delle minacce. Visibilità avanzata Fornisce visualizzazioni complete di un'ampia gamma di attività di reti, sistemi e file, suddivisi in categorie secondo il rischio, in modo tale da velocizzare la risposta agli incidenti. Rilevamento di callback Ispeziona il traffico di rete alla ricerca di richieste per visitare siti dannosi, stabilire comunicazioni con i server C&C ed eseguire altre attività che indicano una situazione compromessa. Analisi manuale Consente agli amministratori della sicurezza di caricare manualmente campioni di malware per eseguire il sandboxing virtuale, senza la necessità di richiedere un'apparecchiatura separata. Invio facoltativo di dati a FortiGuard Report di traccia, file dannosi e altre informazioni possono essere inviate ai FortiGuard Labs, per ricevere suggerimenti sulle misure di contrasto e sulle protezioni in linea aggiornate.
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FIERE
IL CEBIT
MOSTRA LE SUE 8 ANIME
di DANIELA SCHICCHI
Nel 2014 la Fiera tecnologica di Hannover sarà suddivisa in otto aree tematiche, scelte in base ai criteri seguiti dai responsabili decisionali del business digitale. Più chiara, con più seminari e con un tema guida: così cambia l’appuntamento dell’IT leader in Europa 48 |
www.cebit.de
L’
appuntamento con il prossimo CeBit, dal 10 al 14 marzo 2014, promette di essere ancora più interessante e strutturato. Tutto ciò grazie a una serie di novità e cambiamenti strategici fortemente voluti da Deutsche Messe, che, dal 1999, ha puntato verso la crescente internazionalizzazione di questo momento di incontro legato al mondo delle nuove tecnologie e dei nuovi trend di settore. Tra le grandi novità risalta senza dubbio la partnership con il Regno Unito, che ha storicamente dei legami ben radicati sul territorio della Bassa Sassonia: si rinsalda così la relazione tra due Paesi molto più vicini di quanto si potrebbe pensare. Il focus sarà sempre rappresentato dall’idea di un evento 100% IT business, ovvero orientato non ai consumatori, ma solo agli operatori del settore che vogliono ritrovarsi a parlare la stessa lingua con le aziende presenti. Questo aspetto sarà accentuato dal fatto che la prossima fiera di Hannover si svolgerà durante la settimana, perché sarà un momento di lavoro serrato per tutti i presenti. I padiglioni saranno segmentati e frammentati in modo ancora più preciso, per offrire la possibilità ai visitatori di individuare subito i propri settori d’interesse. “Per favorire una sempre maggiore trasparenza nei confronti sia dei visitatori che degli espositori, amplieremo l’offerta rivolta a gruppi particolari e potenzieremo il programma convegnistico”, dichiara Oliver Frese, responsabile del CeBIT nell’ambito del CdA della Deutsche Messe. A partire dalle quattro piattaforme sulle quali era imperniato il layout espositivo nelle ultime
edizioni, gli argomenti trattati saranno redistribuiti in otto aree tematiche, create tenendo conto dei criteri seguiti dai responsabili decisionali del business digitale: Enterprise Resource Planning & Data Analysis, Enterprise Content Management, Web & Mobile Solutions, IT services, Security, Communication & Networks, Infrastructure & Data Centers, Research & Innovations. Il calendario delle CeBIT Global Conferences comprenderà oltre 1.000 tra seminari, conferenze e forum. “Il CeBIT è già da anni la più grande conferenza al mondo sull’ICT. Intendiamo mettere a frutto e valorizzare questa sua fisionomia, sia raggruppando alcune tematiche, sia dando particolare rilievo a specifici argomenti”, ha aggiunto Frese. Ultimo dato, non certo di poca rilevanza, è il tema scelto come filo conduttore della fiera: il grande quantitativo di dati presenti in rete. Da qui ha preso vita il neologismo Datability, coniato per indicare la combinazione tra la tendenza internazionale di mercato dei Big Data e la capacità di gestirli in modo sostenibile e responsabile. “Per il CeBIT, quello della Datability è il tema giusto al momento giusto”, dichiara Dieter Kempf, Presidente dell’Associazione tedesca della Information Technology, delle telecomunicazioni e dei new media BitKom, che prosegue: “La progressiva digitalizzazione origina enormi quantità di dati, che devono essere utilizzati e protetti in modo intelligente e responsabile”. Secondo Kempf, ciò presenta problematiche non solo di tipo tecnologico, ma anche di ordine politico e sociale, che devono essere analizzate e dibattute in ogni loro aspetto proprio al CeBIT.
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gestire tutti i dati che permette di raccogliere. Con WebSite X5 Professional 10 si possono utilizzare i database per collezionare i dati raccolti attraverso i moduli di invio email, i messaggi lasciati sul Guestbook o sul blog, le registrazioni degli utenti e gli ordini effettuati sullo store online. I vantaggi sono evidenti: tutti i dati sono già pronti per qualsiasi uso se ne voglia fare. GESTIONE ACCESSI Grazie a WebSite X5 Professional 10 è possibile attivare anche la registrazione automatica degli utenti. In questo modo non si è obbligati a creare manualmente le credenziali d’accesso di ogni singolo utente e chi naviga nel sito potrà registrarsi autonomamente, scegliendo subito i propri username e password. CONTROLLO DEL CODICE Appoggiandosi a WebSite X5 si risparmia tempo e fatica, con la garanzia di ottenere subito pagine dal codice pulito e corretto, conforme agli standard, compatibile con tutti i più moderni browser e già ottimizzato per la navigazione da mobile. WebSite X5 consente comunque la possibilità di intervenire sia sul codice che sui contenuti delle pagine, per aggiungere HTML e CSS necessari per ottenere funzioni particolari. Sul sito www.incomedia.eu è possibile scaricare una Demo per provare tutte le funzionalità del software
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TECNOLOGIA
ITALIANI E TECNOLOGIA, UN AMORE CONTRASTATO di FRANCESCO MARINO
La tecnologia è molto amata dagli italiani, ma sorprendentemente quasi più dagli adulti che non dai giovani. Nella “generazione Y”, quella dei nativi digitali, cresce il sospetto nei confronti della tecnologia. Secondo una ricerca Intel, in Italia un nativo digitale su due è convinto che ci renda meno umani e sia troppo presente nelle nostre vite. Di diverso avviso le over 45, tecno-fan accanite, per cui invece non se ne usa abbastanza. Sono sempre maggiori le concessioni che siamo disposti a fare per avere oggetti più smart: se servisse, quasi la metà degli italiani sarebbe pronta a comunicare i propri dati genetici. L’Italia si conferma fanalino di coda per innovazione tecnologica tra big del mondo ed emergenti. Di più: solo 7 italiani su 100 vedono nel Governo una forza innovatrice del Paese.
PUNTO PER PUNTO Un giovane italiano su due della “generazione Y” pensa che la società attuale si basi troppo sulla tecnologia, mentre la maggioranza, il 76%, ritiene che ci renda meno umani. Il 93%, però, è convinto anche che ci renda la vita migliore. Un giovanissimo su due vorrebbe inoltre la tecnologia sempre più “smart”, in grado di apprendere e registrare comportamenti e preferenze. Si dichiara così disposto a rinunciare ulteriormente alla privacy e a condividere informazioni personali, come la data di nascita (il 59%), i dati GPS (46%) e le email (59%), ma anche lo storico degli acquisti (51%) e i dati genetici (44%). All’opposto, le donne italiane con più di 45 anni si dichiarano tecno-fan incrollabili. Rispetto alle donne americane della stessa fascia di età, infatti, sono tre volte più propense a sostenere la tecnologia, dichiarando che non la utilizziamo abbastanza.
Inaspettatamente, le persone con un reddito elevato sono più disposte a condividere le loro informazioni in forma anonima e a consentire il monitoraggio delle loro abitudini lavorative. In termini di innovazione hitech, l’Italia per tutti gli intervistati (anche gli italiani) si conferma ultima tra le grandi nazioni e i paesi emergenti. Un dato infelice, anche perché la maggioranza (il 77% in Italia) crede che la propensione all’innovazione sia un fattore importante di benessere sociale. Gli italiani sono però paradossalmente tra i primi nel mondo per passione hitech: uno su due, una percentuale elevata, dichiara di rincorrere sempre gli ultimi gingilli tecnologici. All’Italia, infine, spetta un altro primato negativo: solo 7 italiani su 100 riconoscono nel Governo una forza trainante per l’innovazione tecnologica nel Paese. Peggio di noi, nessun altro.
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PUNTO G
ANTONELLA TAGLIABUE
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Amministratore delegato della società di consulenza strategica di Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”.
internet è partecipazione, anche i troll La rete diventa uno strumento a doppio taglio che molte multinazionali faticano a gestire. La difficoltà aumenta quando si tratta di temi etici e di sostenibilità. La comunicazione a una sola via non funziona più, ma aprirsi al dialogo, soprattutto in Rete, significa aprirsi innanzitutto alle critiche.
RISORSE
A
lzi la mano chi sa dire che fine ha fatto il buco nell’ozono. Probabilmente in pochi saprebbero rispondere con certezza, anche se è un tema di cui si è parlato davvero tanto. La difesa dell’ambiente si è nutrita negli ultimi anni di simboli e paure. Alcuni hanno funzionato per attrarre l’attenzione, ma hanno innescato fenomeni distorti: si lotta per salvare un albero plurisecolare ma non si vede il problema della deforestazione; oppure si combatte contro lo scioglimento dei ghiacciai ma non si fa niente per la progressiva desertificazione e mancanza di acqua in casa nostra, un problema che durante l’estate coinvolge già le regioni del Sud Italia. La storia delle paure “verdi” è lunga: il nucleare, i gas serra, la fine del petrolio. Oltre alla paura, l’ambientalismo sembra inoltre essere minacciato dalla mediocrità. Secondo Robert Engelman, presidente del Worldwatch Institute (tra i più autorevoli centri studi sui trend ambientali), viviamo nell’epoca della sosteniblablabla, la banalizzazione della sostenibilità, dell’ambientalismo diventato marketing. Tutti vogliono bene all’ambiente, eppure non è semplice parlarne. Il New York Times ha recentemente analizzato i temi trattati dai candidati nelle ultime lezioni presidenziali Usa: l’ambiente era praticamente assente. Questo perché la strategia di entrambi i concorrenti era quella di concentrarsi sugli Stati in bilico; gli indecisi sembrano contare più degli elettori fedeli e meritare
maggiori sforzi, e i temi verdi non sono di aiuto per attrarre nuovi elettori e per spostare voti. Per fortuna c’è Internet, pensano in molti, dove ci si può informare e approfondire. Anche sul web non sono tutte rose e fiori, nemmeno per i temi verdi. Durante l’ultima edizione di Terrafutura si è discusso di Green Economy e nuovi linguaggi: “dalla comunicazione ambientale di marchio al cyber-dadaismo”. Proprio come il dadaismo voleva fare contro-cultura, così il cyber-dadaismo si propone di scuotere le coscienze e attaccare il sistema. È però un fenomeno spesso fuori controllo. Si tratta di prendere immagini e messaggi per modificarli, renderli ridicoli, toglierli dal contesto in cui sono inseriti e dargli un nuovo senso, spesso un contro-senso. Un caso di studio è quello della campagna “Let’s go” di Shell a sostegno delle trivellazioni per la ricerca di petrolio nell’Artico. L’idea si scontra con il parere contrario delle associazioni ambientaliste, e fino a questo punto tutto rispetta un copione già conosciuto. Le cose cambiano quando appare on-line un sito, apparentemente dedicato alla campagna, in cui si lancia un pubblico concorso. Si chiede ai partecipanti di inviare foto e slogan che rappresentino il paesaggio del Polo Nord. Il sito in realtà è stato realizzato dagli attivisti di Greenpeace e si traduce in un vero incubo per Shell. L’iniziativa ottiene un enorme successo, con una grande partecipazione da parte di chi manda il proprio contributo per dimostrare l’importanza di preservare l’ambiente artico e utilizza l’ironia per distruggere
l’idea di “Let’s go”. Non è il primo né l’unico caso di trolling di successo. Criticare sul web è fin troppo facile e la Rete offre uno spazio praticamente infinito, a volte usato in modo spropositato. Anche i social network diventano uno strumento a doppio taglio, che molte multinazionali faticano a gestire. La difficoltà aumenta quando si trattano temi etici e di sostenibilità. La comunicazione a una sola via non funziona più. Ma aprirsi al dialogo, soprattutto in Rete, significa aprirsi innanzitutto alle critiche. Molte aziende sono spaventate. Dovrebbero però provare a prendere in considerazione il fatto che il valore – di un marchio, di un prodotto o di un servizio – è innegabilmente collegato alla fiducia. Molti grandi brand parlano di sostenibilità, e in parecchi hanno capito che non può essere una questione di immagine, ma di strategia di lungo periodo. Dovrebbero però chiedersi se sono credibili quando parlano di un mondo migliore. Ci possono essere molti motivi per cui per i brand è difficile risultare convincenti quando parlano di etica, e non sempre sono buoni. Bisognerebbe allora considerare che, secondo alcune ricerche condotte su clienti, consumatori e cittadini, si avverte la necessità di una sorta di risarcimento per il tradimento della pubblica fiducia. La reputazione è un bene prezioso, molto fragile. Bisogna allora dimostrare di essere credibili: è questa l’unica arma possibile per difendersi anche dalle insidie di attacchi e cyber-attacchi in Rete, dove la partecipazione si traduce innanzitutto in critica e militanza.
IL FUTURO NON È PIÙ QUELLO DI UNA VOLTA È ancora possibile parlare di sostenibilità? L’interrogativo è alla base dell’edizione 2013 dello State of the World a cura del Worldwatch Institute, ora disponibile anche in italiano(Edizioni Ambiente e WWF, a cura di Gianfranco Bologna). Per un approfondimento sulla situazione italiana è disponibile la nuova edizione di GreenItaly 2013, a cura di Unioncamere e Fondazione Symbola. Secondo il Rapporto, la Green Economy nel nostro paese coinvolge 330mila imprese e ben 3 milioni di lavoratori.
TASSE VERDI Un fisco amico dell’ambiente e bond verdi per finanziare una crescita sostenibile: è questa la proposta fatta in occasione degli Stati Generali della Green Economy, tenutisi all’interno di Ecomondo a Rimini. L’idea è quella di tassare le attività inquinanti e il consumo di ambiente, per far arrivare l’eco-gettito dall’attuale 6% ad un auspicabile 12,5%, nonché di utilizzare nuovi strumenti finanziari, come social bond o crowdfunding, per progetti e imprese ecologiche.
PAROLA DI PAPA FRANCESCO Papa Francesco dalla parte dell’ambiente. Non poteva mancare l’appello del Pontefice al Forum dei giornalisti di Greenaccord, associazione di ispirazione cattolica. La richiesta si rivolge a scienziati e giornalisti “affinché contribuiscano a sensibilizzare le istituzioni politiche e i cittadini perché si diffondano stili di vita sostenibili sul piano umano ed ecologico... per un autentico sviluppo del creato”.
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FASHIONIT
I COLORI NEL WEB E NEI LOGHI DI TECNOLOGIA di CECILIA CANTADORE
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I brand spendono milioni per cercare di differenziarsi tra loro. Eppure un rapido sguardo ai siti, ai social network e ai marchi di grandi aziende del mondo IT rivela che nella scelta cromatica predomina il blu, seguito dal rosso
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uando è stato chiesto a Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, perché avesse scelto il blu come colore distintivo del suo sito, lui ha risposto: “Sono daltonico, è l’unico che posso vedere”. Scegliere una tonalità che identifichi il proprio business può sembrare apparentemente un compito semplice, ma prendere la decisione sbagliata potrebbe incidere pesantemente sui ricavi sul lungo periodo. Numerosi studi dimostrano infatti che un colore può influenzare dal 60 all’80% la scelta d’acquisto da parte dei consumatori, in qualsiasi settore merceologico. Su internet, e non solo, un utente identifica un marchio per il colore e per il logo, spesso collegati inconsciamente. Osservando con attenzione la brand identity delle aziende che operano in ambito tecnologico, si trovano delle linee comuni nella scelta cromatica. Il blu è la scelta più popolare nel mondo IT ed è evidente la dominanza dei suoi toni nei loghi delle corporate che si occupano di tecnologia, basti pensare a Hp, Twitter, Facebook, Skype e Linkedin. È pensato per mettere a proprio agio gli utenti, conferisce calma e tranquillità
che vengono dal cielo e dal mare e, come tutti i colori freddi, esprime sicurezza e ordine. Il settore della tecnologia sfrutta la sua capacità di trasmettere stabilità, armonia, unità, verità, fiducia, pulizia e lealtà. Se il blu è dominante online, basta studiare l’immagine dei primi 100 siti in tutto il mondo per avere un quadro “colorato” della situazione, in cui emerge al secondo posto il rosso. Questo colore evoca passioni e risposte viscerali, fa aumentare il battito cardiaco e accelera il respiro. Come mai i loghi più popolari nell’IT sono tutti blu, seguiti da quelli rossi? Un progetto di branding normalmente ha alla base una ricerca eseguita con cura e numerosi test di mercato finalizzati a scegliere il “colore perfetto”. In realtà, molti dei grandi siti e social network del web hanno iniziato come piccole startup, quindi difficilmente hanno potuto investire un elevato budget in ricerca e test. Molti hanno debuttato online con loghi disegnati dagli stessi fondatori e con poca o nessuna ricerca sull’impatto che la loro scelta avrebbe potuto avere. Se per i precursori come Zuckerberg il motivo di scelta è stato banale, la forza che questi player hanno ora nel mondo del web influenza di sicuro le piccole startup che desiderano emulare i siti e i casi di successo, ispirandosi forse inconsciamente - ai loro marchi. E così, blu e rosso probabilmente continueranno a dominare ancora per qualche tempo.
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MOBILE
MOTO IL TELEFONO DI GOOGLE
di CECILIA CANTADORE
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Prezzo competitivo, cover dai colori sgargianti, design elegante e schermo HD da 4,5 pollici sono i punti di forza di Moto G, l’ultimo arrivato in casa Motorola. Il primo vero telefono firmato Google da quando è stata acquisita la società mobile
LA G È QUELLA DI GOOGLE. DOPO AVER ACQUISITO MOTOROLA IL GIGANTE DEL WEB HA COMINCIATO A DETTARE LE SUE STRATEGIE ANCHE IN TERMINI DI PRODOTTI MOBILE. MOTO G È IL PRIMO VERO TELEFONO CON LE IDEE DI GOOGLE DENTRO.
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a G è quella di Google. Dopo aver acquisito Motorola, il gigante del Web ha cominciato a dettare le sue strategie anche in termini di prodotti mobile. Moto G è il primo vero telefono con le idee di Google dentro. Sembra proprio che la scelta di lanciare questo nuovo modello risponda ai progetti di Google di rivolgersi a un target ben preciso, cioè a chi è attento al budget, vuole contenere la spesa ma desidera comunque uno smartphone completo. Il brand di telefonia mobile ha deciso di rispondere a questo segmento di mercato, che fino a oggi poteva solo acquistare un dispositivo economico, basato su tecnologie superate, o comprare una versione "low cost" di un prodotto di alta gamma di due o tre anni fa, di fatto già obsoleto. Moto G si posiziona in una fascia accessibile e competitiva (prezzo consigliato al pubblico: 249€), garantendo allo stesso tempo un'esperienza d'uso di altissimo livello, compatibile con le app più moderne e con tutte le funzioni di navigazione, videochat e giochi. Un ampio schermo luminoso da 4,5" – il più definito nel suo segmento – permette di sfruttare al meglio lo spazio disponibile e godere appieno di film, foto e video in alta definizione.
Lo smartphone supporta Android 4.3 Jellybean, la versione più recente disponibile in questa categoria, con aggiornamento garantito ad Android 4.4 KitKat all'inizio del 2014. Nessuna personalizzazione rischia di appesantire o rallentare il sistema e sono assicurate prestazioni ottimali con i servizi mobile di Google come Gmail, YouTube, Google Maps, Chrome e Hangouts. Il processore quad-core Qualcomm Snapdragon 400 garantisce un multitasking senza rallentamenti e un'autonomia sufficiente per un'intera giornata di navigazione, riproduzione video e giochi. Alle caratteristiche tecniche si affiancano, naturalmente, quelle estetiche. Moto G ha un design elegante, è sottile, con un dorso leggermente ricurvo, e offre 19 opzioni di personalizzazione, che includono le intercambiabili Motorola Shells e Flip Shells in sette diversi colori e Grip Shells in cinque colori, tutti accesi e accattivanti. Tra le funzioni interessanti di Moto G c’è quella che consente di trasferire in automatico tutti i dati dal vecchio dispositivo al nuovo, senza il rischio di perdere messaggi preziosi, conversazioni o immagini importanti. Tutto ciò renderà meno “faticoso” e dispersivo il passaggio al nuovo telefono. Moto G è distribuito in Italia da Tech Data e disponibile nelle catene di elettronica di consumo a partire dal 12 dicembre 2013. In occasione del lancio e per un periodo di tempo limitato, sarà possibile acquistare lo smartphone al prezzo promozionale di 199 euro.
BANDA LARGA
AVM
CONNESSIONI TRICOLORI
di LUCA BASTIA
La società tedesca lancia prodotti di connettività specifici per il nostro paese e investimenti per aggredire il mercato dei consumatori. Buone le performance in area enterprise
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UNA CRESCITA NEL 2012 PARI AL 12%, PER UN FATTURATO DI CIRCA 250 MILIONI DI EURO, E UNA PROSPETTIVA DI INCREMENTO DEL 15% PER L'ANNO IN CORSO: QUESTI I NUMERI DI AVM
na crescita nel 2012 pari al 12%, per un fatturato di circa 250 milioni di euro, e una prospettiva di incremento del 15% per l'anno in corso: questi i numeri di AVM, società tedesca fornitrice di dispositivi per la banda larga, che conta 420 addetti dei quali 180 dedicati alla ricerca e sviluppo. Il frutto di questo investimento ha portato a un'ottima qualità hardware e software dei dispositivi Fritz!Box, prodotto di punta della compagnia. “Non vendiamo un box, ma un’esperienza” afferma Gianni Garita, country manager AVM per l’Italia (nella foto). “Abbiamo un contatto diretto con i clienti consumer, con i partner, con la distribu-zione e con le telco, che ci permettono di creare i prodotti secondo le necessità dei consumatori. Ora, inoltre, sviluppiamo anche soluzioni completamente in italiano (in questi giorni presentiamo Fritz!Box 3272), con interfaccia, manuali, requisiti tecnici, software e scatola proposti specificatamente per il mercato nazionale”. Ma molte sono le novità proposte. Entro fine anno, AVM lancerà il nuovo modem router top di gamma Fritz!Box 7490 con tecnologia WiFi ac+n e il
Fritz!Box 6840 LTE, a cui si aggiungeranno telefoni VoIp (supporto Dect e ‘alta definizione’), repetear per il segnale Wifi (come il 300E o il più semplice 310) e prese intelligenti per l’accensione e lo spegnimento di dispositivi elettrici, in automatico o a distanza, grazie ad una app. In arrivo anche il nuovo sistema operativo Os 6, già disponibile per il mercato tedesco e in attesa di tutte le altre localizzazioni europee, compresa quella italiana. Alias, distributore storico di AVM in Italia, contribuirà al raggiungimento dell'obiettivo di crescita nel mercato B2B, mentre per il mercato consumer la società sta sviluppando accordi con gli operatori telefonici (negli store delle grandi telco: Telecom Italia con il Wifi Repetear e Wind Infostrada con Frtiz!Box 7330) e con la grande distribuzione elettronica. Per quanto riguarda l'online, invece, i prodotti si trovano già sia su Amazon, sia su E-price, con Monclick e Drako.it. In Italia verrà anche ampliato il team commerciale, senza dimenticare l'accordo con Esprinet che consentirà all’azienda di potenziare la propria presenza sul mercato e di accedere efficacemente a nuovi canali commerciali. In tal modo AVM conquista un forte partner per la distribuzione, visto che Esprinet dispone di numerosi retailer ed e-tailer, come rivenditori ed integratori di sistema, ed opera anche attraverso propri punti “cash & carry”.
MOHAWK SUPERFINE
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SICUREZZA
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POCO INCLINE ALLA SICUREZZA di LUCA BASTIA
Una ricerca condotta da Fortinet a livello mondiale mette a nudo la tendenza dei giovani a trasgredire le policy di sicurezza sul lavoro. In Italia sono più del 50%
a generazione Y non rispetta le regole, almeno quelle sull’utilizzo dei dispositivi digitali nelle aziende. Lo afferma una recente indagine a livello mondiale condotta da Fortinet, società ai vertici del mercato nelle soluzioni per la sicurezza IT, che mostra la crescente tendenza dei dipendenti appartenenti alla Generazione Y a infrangere le politiche aziendali che regolano l'uso dei propri dispositivi, degli account personali di archiviazione cloud e delle nuove tecnologie come smartwatch, Google Glass e auto dotate di sistemi di connessione. Nella ricerca, presentata da Joe Sarno, vice president regional sales Southern Emea di Fortinet, gli intervistati esprimono un’opinione positiva rispetto alle politiche relative all'implementazione in azienda del Byod, ma il 51% (52% in Italia) dichiara di essere disposto a infrangere qualsiasi policy in atto che vieti l'uso di dispositivi personali al lavoro o per motivi di lavoro. E questa intenzione è estesa anche ad altri ambiti di uso personale dell'IT.
Infatti, tra gli interpellati che utilizzano account di archiviazione cloud personali (per esempio DropBox) per motivi di lavoro, il 36% ha dichiarato di essere disposto a infrangere qualsiasi regola che vieti questa prassi, percentuale che in Italia raggiunge addirittura il 50%. Per quanto riguarda le tecnologie emergenti, come Google Glass e smartwatch, quasi la metà degli intervistati worldwide, pari al 48%, violerebbe qualsiasi policy che ne ostacoli l'utilizzo al lavoro, percentuale leggermente superiore nel nostro Paese (58%). Quasi il 90% del campione usa un account personale per almeno un servizio di archiviazione cloud, strumento che il 70% di questo gruppo ha utilizzato per motivi di lavoro. Con tali account, il 12% di questo gruppo dice di memorizzare anche password di lavoro, il 16% informazioni finanziarie, il 22% documenti privati critici come contratti e piani commerciali, mentre un terzo (33%) archivia dati relativi ai clienti. In Italia le percentuali sono anche superiori: il 23% per quanto riguarda le password di lavoro, il 26% per le informazioni finanziarie, il 34% per i documenti privati critici e addirittura il 46% per l'archiviazione di dati relativi ai clienti. Infine, alla richiesta relativa a un'eventuale compromissione dei dispositivi in loro uso, oltre il 55% ha indicato un attacco personale o aziendale. Meno frequenti quelli su smartphone (19%) e tablet (19%), ma in quest'ultimo caso le conseguenze sono state significative.
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VIDEOSORVEGLIANZA
GLI OCCHI DI SAMSUNG SUL DUOMO DI MILANO 62 |
di DANIELA SCHICCHI
Arrivano venti telecamere direttamente collegate con le forze dell’ordine per monitorare 24 ore su 24 il perimetro e le terrazze del monumento milanese. L’opera tecnologica ha un valore complessivo di 180mila euro
U
n progetto di grande importanza presentato sulle terrazze del Duomo di Milano da un folto gruppo di esponenti di aziende e istituzioni: Angelo Caloia (presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo), Marco Granelli (assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale del Comune di Milano), Tullio Mastrangelo (comandante della Polizia Locale), Carlo Hurby (vicepresidente della Fondazione Enzo Hurby) e Fabio Andreoni (country manager Italia di Samsung Techwin). La necessità di mettere in sicurezza uno dei simboli della città ha spinto le autorità a iniziare i lavori per il posizionamento di venti telecamere
direttamente collegate con le forze dell’ordine, allo scopo di monitorare 24 ore su 24 il perimetro e le terrazze del monumento. L’opera tecnologica sarà operativa a breve e avrà un valore complessivo di circa 180mila euro, dei quali 60mila imputabili al lavoro di integrazione delle nuove telecamere con i sistemi della polizia e circa 100-120mila per quanto riguarda la progettazione, la messa in atto, la fornitura di materiale e il cablaggio di tutto il sistema. La cooperazione tra tutti gli attori ha fatto in modo che gran parte di questo investimento sia stato assorbito dalla fornitura di know-how e macchinari per ridurre l’esborso economico. Fondamentale è stata la partecipazione di Samsung Techwin, società del
Gruppo Samsung che si occupa di sicurezza fisica e videosorveglianza. “Abbiamo deciso di entrare in questo progetto utilizzando le più avanzate tecnologie oggi disponibili sul mercato per la protezione di un’area che sta a cuore a tutti i cittadini di Milano, e non solo” ha dichiarato Fabio Andreoni, country manager Italia di Samsung Techwin. Le telecamere saranno in grado di supportare la polizia con la possibilità di analisi comportamentali e potranno funzionare anche in condizioni di illuminazione scarsa o assente, senza dimenticare che sono progettate per non risultare invasive dal punto di vista architettonico. I venti occhi firmati Samsung Techwin saranno così distribuiti: dodici lungo il perimetro,
sette sulle terrazze e una, motorizzata, per la supervisione generale; quest'ultima potrà essere comandata e direzionata direttamente dalla centrale di sorveglianza delle forze dell’ordine. A2A si occuperà dell’integrazione dell’impianto di controllo del Duomo nel sistema di videosorveglianza della città e ne seguirà la gestione e la manutenzione. “Il progetto”, come ha affermato Marco Granelli (assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale del Comune di Milano), “rappresenta un importante passo avanti anche nei confronti del prossimo Expo, oltre ad essere stato fortemente voluto e caldeggiato dal questore di Milano grazie al contributo tecnico di tutte le forze della Polizia di Stato della città”.
DESIGN
MOBILITÀ E DESIGN LE PAROLE CHIAVE
HP
di CECILIA CANTADORE
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Hewlett Packard fa il punto sulle novità della stagione e sui prodotti principali della propria offerta tecnologica. Emerge un portafoglio ampliato di tablet, nuovi schermi touch e soluzioni pensate ad hoc per soddisfare le richieste di un target sempre più in movimento
H
P reinventa la sua categoria di pc consumer offrendo forme e modelli di nuova generazione, con possibilità di scelta tra diversi sistemi operativi, nuovi servizi e software che semplificano l'esperienza d’uso. Tino Canegrati, vice president e general manager di HP Printing & Personal Systems Group, ha fornito una panoramica sulle ultime
HP PUNTA SUL DESIGN DEI PRODOTTI. LA SERIE ELITEBOOK 800 È FINO AL 40% PIÙ SOTTILE E AL 28% PIÙ LEGGERA DELLE GENERAZIONI PRECEDENTI
novità, tra le quali spicca un portfolio completo di tablet. Slate7 Plus è compatto e si basa su tecnologia Nvidia; è dotato di schermo HD da 17,7 cm (7’’) per immagini a colori brillanti e di due webcam. Il modello Slate8 Pro si caratterizza per risoluzione, velocità di navigazione, grafica per il gioco e riproduzione video HD fluida. Ci sono poi i modelli Slate7 HD e Slate10 HD con connettività 3G+ opzionale. Si rivolge sempre a un target mobile e dinamico HP SlateBook x2, un pc convertibile che diventa un sottile tablet grazie allo schermo rimovibile. Questo modello, con sistema operativo Android, consente di passare dall'intrattenimento al lavoro, combinando la portabilità di un tablet con la produttività di un notebook. Nell’offerta HP spiccano anche eleganti notebook aziendali, come Ultrabook, e le nuove serie EliteBook e ProBook, dal design caratterizzato da un profilo più sottile. La serie EliteBook 800 è fino al 40% più sottile e al 28% più leggera delle generazioni precedenti. Questi PC sono stati concepiti per chi viaggia frequentemente, con un'opzione fino a 33 ore
di durata della batteria e il certificato Mil-Std 810G per la massima affidabilità professionale. Nella proposta HP sono numerosi anche i pc con schermo touch. Envy17 Leap Motion Special Edition è dotato di tecnologia Leap Motion integrata, che rileva i movimenti naturali di mani e dita nell'aria per agevolare navigazione e controllo, offrendo allo stesso tempo un'accuratezza in grado di garantire il massimo realismo. Lo schermo full-HD opzionale da 17,3’’ (44 cm) offre nitidezza e definizione per film e video, mentre i processori Intel di ultima generazione e la grafica Nvidia forniscono un'esperienza più veloce e reattiva. C’è anche la serie Envy Recline All-in-One pc, che consente di inclinare il touchscreen per un’interazione più accessibile ed ergonomica. Da segnalare Slate21 All-inOne, computer Android per lavorare e giocare utilizzando le funzionalità del cloud. Si espande anche la gamma Z di workstation e monitor professionali, includendo la prima workstation Ultrabook, HP ZBook 14, e la prima linea di workstation con la tecnologia Intel Thunderbolt per il trasferimento di dati ad alta velocità.
JosephRossi.com
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ENERGIA
UN CENTRO DI ECCELLENZA
PER GLI UPS P di LUCA BASTIA
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er la realizzazione del centro situato a Castel Guelfo, nelle vicinanze di Bologna, Emerson ha investito 6 milioni di dollari, ottenendo una struttura unica in Europa e decisamente all’avanguardia. “Emerson nel 2012 ha fatturato 24,4 miliardi di dollari e nel 2013 mostra un’interessante crescita”, ha esordito Franco Costa (nella foto), vice presidente e general manager Power Systems Emerson Network Power EMEA, all’inaugurazione del nuovo Customer Experience Center. “La divisione Network Power - ha proseguito - partecipa a questo risultato con una quota pari a circa il 25%; nel 2012 ha infatti raggiunto i 6,4 miliardi di dollari, ha alle sue dipendenze 50mila persone, di
cui 600 nel nostro Paese, e ha dedicato alla ricerca e sviluppo circa 300 milioni di dollari”. Il centro si sviluppa su 3mila mq così suddivisi: 1.700 mq dedicati al Witness Testing, una Show Room di 600 mq, per mettere in mostra l’offerta della società in ambito data center, e 600 mq per l’Academy, che eroga oltre 250 corsi di formazione all’anno. Il centro è stato realizzato appositamente per la pianificazione e la verifica dell’infrastruttura del data center. I clienti italiani ed europei, operando insieme ai tecnici e alla struttura di ricerca e sviluppo di Emerson, potranno trovare la soluzione corretta per le loro esigenze, provando diverse tecnologie e assistendo a dimostrazioni di pre-installazione per illustrare prestazioni tecniche, interoperabilità ed efficienza dei sistemi statici di continuità (Ups) di Emerson Network Power in condizioni realistiche; potranno inoltre assistere ai test dalla sala di controllo, dove saranno disponibili valutazioni delle prestazioni e reporting in tempo reale con la massima visibilità dell’area dimostrativa. Il centro può ospitare fino a 750 test all’anno e uno simultaneo a pieno carico fino a 4.000 A; oltre a quelli standard, inoltre, sono previsti anche test
Apre a Bologna una struttura di testing e formazione per tutti i clienti europei di Emerson, specialista in Ups per data center
personalizzati. In occasione dell’inaugurazione del centro, Emerson Network Power ha anche annunciato Trinergy Cube, la nuova generazione di Ups modulari ad alta potenza che si aggiunge alla ampia gamma della famiglia Trinergy lanciata nel 2009 da Chloride, società poi acquisita nel 2010 da Emerson. “Il Trinergy Cube rappresenta una soluzione che, con 2,2 MVA di potenza e un data center che richiede 1 MW di energia, può fornire un’efficienza operativa media del 98.5%, garantendo un risparmio del 20% dell’infrastruttura e del 50% circa di spazio” ha sottolineato Giovanni Zanei, product marketing director power systems, Emerson Network Power Emea, presentando la nuova soluzione di fascia alta. “Questo sistema porta a un risparmio di 130mila euro già nel primo anno di utilizzo, assicurando il ritorno dell’investimento in meno di 12 mesi”. Il nuovo Ups è scalabile, può crescere fino a 3 MW ed è dotato della tecnologia proprietaria Life, che permette di monitorare costantemente l’infrastruttura e fornisce la diagnostica in tempo reale e 24 ore su 24, rendendo efficace e rapida la manutenzione.
VENICE AIRPORT
The digital environment
WEB SOCIAL
GOOGLE AMA VENEZIA di FABIO BOSSI
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Ci hanno messo dei mesi, ma alla fine gli uomini di Google hanno catturato ogni angolo di Venezia per inserirlo in StreetView e permettere a qualsiasi persona collegata ad Internet di fare delle passeggiate virtuali nella città dei Dogi. Dallo scorso aprile, due impavidi dipendenti di Google (i cosiddetti “trekker”) hanno infatti percorso calle, campielli e canali “armati” dello speciale zaino da 18 Kg sul quale svettava un sistema composto da 15 fotocamere. Questo dispositivo, chiamato Google Trek (http:// tinyurl.com/q7sn8pj), scatta un’istantanea a 360° del paesaggio ogni 2,5 secondi, ed è stato già utilizzato da Google per riprodurre gran parte del Grand Canyon negli Stati Uniti, il Burj Khalifa di Dubai (il grattacielo più alto del mondo, con i suoi 829,8 metri di altezza) e gli interni della città murata di Alhambra, a Malaga, cioè in tutti quei posti in cui le auto e i trike di Google non avrebbero
potuto passare. In totale, per coprire Venezia e isole (Murano, Burano e il Lido), sono stati percorsi circa 430 km a piedi e 185 su gondole e vaporetti. Oltre ai luoghi più celebri della città, StreetView permette di scoprire autentiche gemme nascoste che non tutti conoscono, come la sinagoga del primo Ghetto ebraico, il Ponte del Diavolo nell’isola di Torcello, il “Mascaron” fuori della Chiesa di Santa Maria Formosa, messo lì per spaventare il diavolo, e il luogo dove si trovava la tipografia di Aldus Pius Manutius, che all’inizio del 1500 inventò il carattere corsivo, quello che oggi tutti nel mondo chiamano “Italic”. Grazie a Google, chi lo desidera può poi vedere le opere esposte nel Museo Correr, nella Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro o nel Museo del Vetro, che hanno aderito al Google Cultural Institute (http://tinyurl.com/ pzxxe2p), un progetto dell’azienda di Mountain View che raccoglie un’esposizione
virtuale di capolavori più o meno noti provenienti da musei, collezioni o archivi di tutto il mondo. Infine, StreetView permette anche di visualizzare i moderni luoghi di Venezia e confrontarli con quelli dipinti da celebri pittori come il Carpaccio o Cesare Vecellio, per vedere come sono cambiati col passare dei secoli. C’è però da dire che quella di Google non è la prima rappresentazione virtuale di Venezia ad approdare sul Web: da alcuni anni, infatti, è già possibile visitare la città dal sito Venice Connected (http://maps. veniceconnected.it/), il portale ufficiale per il turismo. Insomma, non si tratta solo di fotografie e panoramiche, ma di un nuovo strumento a disposizione degli sviluppatori e delle istituzioni per promuovere Venezia, un gioiello spesso dimenticato. Come molte volte succede, i progetti di “Big G” aprono nuove opportunità non solo oltre oceano, ma per tutte le aziende in grado di coglierne le potenzialità.
THE MARKETING SIDE
MATTEO RANZI
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Negli anni ‘80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ‘90 università, snowboard e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ‘80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella sua nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketers.
l’unica verità nel marketing high-tech Abbiamo già illustrato numerose attività marketing che potete interpretare con successo. Ma se volete avere clienti soddisfatti che parlino bene di voi, esiste un aspetto da affrontare prima di intraprendere qualsiasi attività comunicativa.
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olete clienti che parlino bene di voi? Allora dovete prestare particolare attenzione all’esperienza pre, durante e post acquisto di chi si rivolge alla vostra impresa. Oggi è ancora più importante presidiarla, perché i clienti insoddisfatti, grazie ai Social network, possono influenzare irrimediabilmente migliaia di persone. E voi perderete fatturato. Banale? Certo. Peccato che in pochi lo facciano con serietà. Ecco due casi recenti accaduti a me. IL DISTRIBUTORE AVANZATISSIMO La numerica è la fissazione costante di alcuni grandi distributori. Tanti piccoli clienti con tanti piccoli ordini dal margine elevato. Profittabilità e ripartizione del rischio. Sì, la Grande Distribuzione è importante, così come lo sono i tender. Ma la numerica è da perseguire come la manna dal cielo in periodi di carestia.
Bene, io rientro proprio tra i piccoli con piccoli ordini. Così scelgo un distributore noto e avanzatissimo nei servizi e nella gestione dei progetti più articolati. “Se sono così evoluti sulle situazioni complesse, chissà su quelle elementari: sono in una botte di ferro”. E invece… Il sito non è così friendly come pensavo. Cerco un videoproiettore portatile. La schermata indica che i risultati non possono essere mostrati perché sono troppi. Come troppi?
Vado su Amazon e in due secondi trovo tutti i risultati cercati. Seleziono due modelli di due brand diversi. Con i codici vendor a mia disposizione, riesco finalmente a trovare quei prodotti anche nel sito distributore. Contatto la mia commerciale di riferimento via e-mail e le chiedo poche informazioni. Non le sa e deve chiedere al brand manager. Dopo ore mi arriva una scheda tecnica come risposta, la stessa che avevo visto anche sul sito. Scrivo nuovamente, chiedendo almeno se possono consigliarmi tra le due alternative in base alle mie esigenze specifiche. Non possono, i brand manager sono diversi per i due vendor e quindi non c’è nessun consiglio
IL LIBRO “L’arte del Passaparola” di Andy Sernoviz è un libro per chiunque abbia qualcosa da vendere. Il marketing del passaparola non è solo per le multinazionali con budget stellari a disposizione. Le idee e le informazioni pratiche che troverete qui, infatti, funzioneranno altrettanto bene per il proprietario di
L’ESPERIENZA POSITIVA PORTA PIÙ PASSAPAROLA DI QUALSIASI PUBBLICITÀ
per me. Compro altrove. Dopo qualche mese ordino altri prodotti e raggiungo un fatturato piccolo ma discreto. Ho in mano un nuovo ordine da 2.500 euro e a questo punto chiedo un fido. Giorni di attesa e arriva la risposta negativa. Chiedo il motivo e mi dicono che non possono dirmelo. Alla fine la commerciale, quasi sottovoce, mi confessa che è per via del fatturato basso, ma si raccomanda di non rivelare a nessuno che me lo ha detto,
un ristorante, per un dentista, per una rappresentante di classe esattamente come farebbero per una grande azienda. Non avete bisogno di essere un genio del marketing o il titolare di un’agenzia pubblicitaria. Perché? Perché il marketing del passaparola non riguarda i marketer o il marketing. http://tinyurl.com/o8ck5s3
altrimenti potrebbero esserci delle conseguenze per lei. “Ma dove siamo, all’asilo Mariuccia o in un’azienda seria?”. Quindi giro il mio ordine altrove, dove non bisogna nascondersi in un confessionale per avere risposte trasparenti e complete. Gran finale: testardo, do un’ultima possibilità al distributore. La ragazza mi è simpatica, lo faccio per lei. Ho bisogno di un software Microsoft. Sul loro sito non è chiaro se si tratta di un abbonamento annuale o meno. La schermata indica il numero telefonico della mia commerciale e mi invita a chiamarla. La chiamo e lei mi risponde: “Per queste cose non deve chiamare, deve scrivere”. “Ma come, la schermata del vostro sito dice di chiamare” rispondo seccato. “Ha ragione, non avevamo pensato di non scriverlo sul sito”. Incredibile. Ovviamente non sa la risposta alla mia domanda sul software e deve chiedere al brand manager. Ecco, questo distributore dovrebbe dare una controllata all’esperienza
d’acquisto del cliente, invece di puntare l’attenzione solo verso l’alto.
si blocca per 3 volte e non mi fornisce alcun risultato. Quasi non ci credo.
IL VENDOR Devo acquistare un altro software di un noto brand, il migliore nel suo campo. Vado sul sito del vendor e trovo una promozione a circa 50 euro al mese. Navigando in Google trovo un altro link che punta ad una pagina diversa, irrecuperabile dalla home del sito, con la stessa identica promozione ma a 30 euro circa. Chiamo il loro call center. Mi risponde una ragazza: “Ma è sicuro? Dove ha visto questa promozione?”. “È sul vostro sito…”. “Allora, se è lì, vuol dire che è vera”. Accidenti che risposta brillante, preparatissima questa ragazza. Alle domande successive credo abbia risposto con il pallottoliere. Alla fine, resasi conto che mi sto alterando, mi dice di cercare sul sito un rivenditore autorizzato che saprà aiutarmi. Vado al link dei rivenditori e inserisco “Milano” come città. Il sito
CONSEGUENZE Data l’esperienza vissuta in questi due casi, ho destinato i miei soldi altrove e mi sono sfogato nei social parlando dell’accaduto. Si è così generato un passaparola spontaneo, alimentato dai commenti negativi dei contatti sociali della mia cerchia, che ha toccato alcune centinaia di persone. Potenziali clienti che, vista l’esperienza del loro “amico”, non compreranno probabilmente mai da quel distributore e da quel vendor. L’UNICA VERITÀ Perché la verità nel marketing è una sola, come dice Andy Sernoviz: “Fate buoni prodotti, trattate bene la gente e guadagnatevi la loro raccomandazione, perché è solo l’esperienza positiva che vi porterà passaparola più di qualsiasi pubblicità”. E non è solo una questione di passaparola, ma di fatturato.
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INTRATTENIMENTO
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LA MUSICA DA INTERNET IN OGNI STANZA di SARA FEVOLA
Direttamente dalla Gran Bretagna, nasce una stella, anzi due. Pure lancia un nuovo sistema per ascoltare la musica preferita in ogni stanza. Le note della rete entrano in casa, in ufficio, dappertutto
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a tecnologia digitale ha cambiato il modo di ascoltare e di vivere la musica. Dalle cuffie del lettore Mp3 o dello smartphone, però, la musica vuole uscire e tornare a riempire le stanze. Sul mercato esistono innumerevoli strumenti per la riproduzione e l’ascolto di file musicali, dai modelli basic a quelli Hi-Fi, dalle doc station tecnologicamente all’avanguardia a quelle che strizzano l’occhio al design e alle tendenze del momento. Jongo, il sistema audio wireless multiroom di Pure, è tutto questo insieme. Per chi non conoscesse ancora questa famiglia
di prodotti, sintetizziamo dicendo che sino ad oggi Pure, tra i leader mondiali nei sistemi radio e music wireless dei servizi di cloud entertainment, ha sedotto gli amanti della wireless music attraverso Jongo S3 (una cassa di diffusione a 360°, portatile, dotata di un ricevitore Wi-Fi e un dispositivo Bluetooth), e Jongo A2, un adattatore Hi-Fi wireless. Dal design semplice e pulito, perfettamente integrabile sia in ambiente home che office (le griglie di protezione degli altoparlanti sono intercambiabili e di colori diversi), Jongo S3 ha riscosso notevoli successi anche per l’ottimo rapporto qualitàprezzo. Grazie ai dispositivi
wireless e Bluetooth, può essere utilizzata da sola o abbinata ad altre unità della famiglia Jongo per creare un sistema multiroom, e consente di ascoltare le proprie playlist in streaming con device Android e iOs. Pure ha lanciato ora sul mercato tre nuove casse amplificate wireless, Jongo T2, T4 e la top di gamma T6, oltre al nuovissimo servizio per lo streaming musicale on demand. Quest’ultimo, che si annuncia come una vera e propria rivoluzione d’ascolto, sarà disponibile in Italia entro fine anno attraverso Pure Connect, l’app gratuita dedicata per la gestione delle impostazioni di rete musicale. Il nuovo servizio per lo streaming on demand è accessibile su tre distinti livelli. Pure Connect Verde, free, è un livello basic che offre una scelta di ascolto tra 20.000 stazioni radio e oltre 200.000 programmi on demand e podcast. Pure Connect Blu è la prima fascia di abbonamento: gratuito per il primo mese, prevede un canone successivo di 4,99 euro al mese
per lo streaming illimitato di milioni di tracce della vostra musica. Se invece siete disposti a investire 9,99 euro al mese, Pure Connect Viola è il più completo e apre alla musica no limits, sempre disponibile anche se non si è connessi. Questa rivoluzionaria app, inoltre, svolge la funzione di controller delle casse Jongo, permettendo di gestirle insieme o indipendentemente, anche se in stanze diverse, e conferendo ad ogni ambiente una propria identità sonora. A tal proposito, ecco alcuni dettagli sulle ultime arrivate. Jongo T6 è la cassa più grande e costa 399 euro; colpisce per la qualità del suono, dettagliata e avvolgente, ottenuta tramite due altoparlanti concentrici a due vie e due unità full range da 5,25’’, per una profondità e un controllo di fase del suono eccellenti. Jongo T4, invece, ha dimensioni più compatte, adatte a inserirsi in ogni tipo di ambiente, e un audio di classe D. Anche il prezzo è diverso: 299,99 euro.
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è una moderna azienda che opera nel mercaWo delle arWi Jra¿che da olWre anni Lo scopo di Graf3 è fornire alla propria clientela la più ampia gamma di soluzioni possibili per la comunicazione, mettendo al servizio del cliente le proprie conoscenze e tecnologie di ultima generazione, fornendogli un “SERVIZIO COMPLETO´ Proprio per questo motivo alle macchine LITO-OFFSET UV E TRADIZIONALI, al REPARTO SERIGRAFICO, e quello per la produzione e personalizzazione di CARD, da SETTEM%RE 3, GRAF3 possiede un nuovissimo reparto di STAMPA DIGITALE a medio - grande formato A questo si aggiunge il REPARTO GRAFICO e il REPARTO DI PRESTAMPA, in grado di ottimizzare al massimo la produzione, controllandone ¿n dall¶inizio la qualità e la conformità a quanto ipotizzato dal cliente stesso
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SECURITY
LE STORIE DEL
di CECILIA CANTADORE
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Storie vere, che sembrano “lontane” ma che probabilmente ci toccano più da vicino di quanto si possa immaginare, sono state le protagoniste del passaggio a Milano del road show dedicato alla cyber sicurezza
6.000 ATTACCHI IN ITALIA AD UNIVERSITÀ, PA ED ENTI
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ecniche sempre differenti implementate dagli hacker, unite a imprudenti attività online da parte dei dipendenti, creano vulnerabilità delle reti aziendali e perdita di importanti dati sensibili. Amnon Bar Lev, Presidente di Check Point Software Technologies, ha deciso di spiegare i trend di questo mercato attraverso esempi concreti di violazioni realmente accadute. Solo in Italia, quest’anno sono stati oltre 6.000 i cyber attacchi nei confronti di università, PA ed enti. Al centro dei crimini ci sono le realtà che conservano una gran mole di dati. Se poi si considera che molte informazioni vengono perse per banali distrazioni (cellulari smarriti, password scambiate con famigliari e amici, pc utilizzati sia per lavoro che per scopi personali), risulta sempre più importante educare le persone a utilizzare bene le tecnologie, soprattutto quelle che sono portatrici di dati sensibili. Gli attacchi informatici continuano a evolvere, con effetti negativi su aziende di tutte le dimensioni. Il panorama della sicurezza informatica è talmente vasto e procede a velocità tali da trasformarsi giorno dopo giorno. Mobilità, cloud computing e Big Data sono trend importanti che caratterizzano l’evoluzione informatica delle aziende, ma rappresentano anche potenziali elementi di rischio. In cima alla lista dei pericoli ci sono le contaminazioni da bot e da malware, seguiti
dai software esterni e dalle app web 2.0 che offrono agli hacker una serie di opzioni per introdursi nelle reti aziendali. Non mancano all’appello le applicazioni P2P, quelle di storage e condivisione di file e i principali social network. Il 2013 ha visto una crescita dell'attivismo digitale, con attacchi anche plateali e ben riusciti come quello alla redazione del New York Times. I cyber crimini di questo tipo, che inizialmente utilizzano la rete web per poi propagarsi all'esterno, sono i più antichi ma stanno prendendo sempre più piede, perché prevedono un'esposizione minima degli attaccanti. Al contempo, cresce l'interesse degli hacker verso piccole e medie imprese; il motivo è da ricercarsi – secondo il Presidente di Check Point – nell'utilizzo sempre maggiore che viene fatto dei Big Data: agli aggressori, infatti, basta una sola violazione per ottenere una vasta gamma di informazioni importanti. Quello che i vendor possono fare è proporre patch per i loro software o sistemi operativi. Dove non arrivano (o tardano ad arrivare) le software house serve l'intervento delle aziende, che devono essere tempestive nel munirsi delle precauzioni necessarie per difendersi. Il consiglio di Amnon Bar Lev è di “continuare ad accogliere le nuove tecnologie migliorando gli strumenti di difesa e di prevenzione, sia a livello pubblico che privato, visto che i cittadini condividono tanto della propria vita sul web, mettendo a rischio più di quanto pensino".
IDENTIFICATORE
GLI INVESTIMENTI IN R&D DI DATALOGIC SARANNO PARI ALL’8% ANNUO DEI RICAVI, RISPETTO AL 7% DEL PIANO PRECEDENTE
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IL CODICE DELLA CRESCITA di CECILIA CANTADORE
Datalogic nel mondo è sinonimo di “lettori di codici a barre”. In realtà, questo gruppo italiano di eccellenza è molto di più. Lo dimostra il suo nuovo piano industriale, che pone al centro della strategia di crescita la ricerca e lo sviluppo
I
l mondo dell’acquisizione automatica dei dati, dell’automazione industriale e della produzione di lettori di codici a barre sta vivendo un periodo “riflessivo” dopo la contrazione del 2012, e le previsioni contano su una ripresa a partire dal prossimo anno. Il Gruppo Datalogic, in questo contesto, ha presentato le sue strategie per il periodo 2013-2015. Non si tratta di semplici “buoni propositi”, ma di un vero e proprio piano che si basa sulla conoscenza approfondita del mercato e sull’analisi dell’attuale contesto economico. Partendo da questi presupposti, il piano punta al rafforzamento dei suoi due mercati di riferimento – Automatic Data Capture (ADC) e Industrial Automation (IA) – attraverso lo sviluppo e l’innovazione tecnologica. La capacità di rispondere alle esigenze del mercato attraverso una continua innovazione di prodotto è fondamentale. Per questo è nata la divisione Business Development, i cui compiti toccano tre ambiti principali: raccogliere gli input dei clienti e veicolarli alle divisioni; preservare e migliorare il patrimonio tecnologico del Gruppo e sviluppare tecnologie e applicazioni; svolgere attività di scouting e valutazione di operazioni finalizzate alla crescita, sia a livello dimensionale che attraverso
nuove tecnologie. Gli investimenti in R&D saranno circa l’8% annuo dei ricavi (rispetto al 7% del piano precedente). Romano Volta, presidente e amministratore delegato del Gruppo Datalogic, ha commentato: “Il piano industriale riflette i cambiamenti avvenuti nei mercati in cui operiamo e propone una previsione fino al 2015 basata sulla crescita dei ricavi e dei principali indici economici, in linea con la strategia Datalogic fin qui adottata. Consapevoli dei cambiamenti che stanno avvenendo nel contesto in cui operiamo, abbiamo dato vita alla divisione Business Development, che ci aiuterà ad avvicinarci sempre più alle esigenze dei clienti e partner con uno sguardo alle tecnologie del futuro. Voglio sottolineare infine la decisione di aumentare gli investimenti in R&D, che riteniamo fondamentali per la crescita e la leadership nel mondo”. I miglioramenti volti alla gestione del servizio al cliente e l’introduzione di nuovi prodotti quali il Jade, self-checkout per l’ottimizzazione delle funzioni di front-end dei supermercati (attualmente in fase di test presso i clienti), e lo scanner fisso con tecnologia imager saranno i principali driver di crescita nel settore Retail, che attualmente costituisce oltre il 40% del fatturato di Gruppo. Gli altri mercati in cui opera Datalogic sono Manufacturing, Trasportation & Logistics e Healthcare. Importanti saranno anche lo sviluppo nei paesi emergenti e un rinnovato focus sulle risorse umane, vera ricchezza del Gruppo.
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CREATIVE PARK
l’evoluzione della mente in rete ELENA VERONESI
78 | Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e, nella sua carriera, ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.
Internet mette a diposizione un’infinità di informazioni, di conoscenze acquisibili quando serve
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er fare un salto indietro nel tempo basta digitare su Google “first web page ever” e selezionare i risultati delle immagini. Et voilà: eccovi scaraventati nel 1992, quando il Web era solo una pagina bianca con tanto testo e una manciata di link. Tutto ha avuto inizio da qui, da questa paginetta nella quale Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, spiegava in che cosa consistesse questa grande Rete mondiale. Da allora sono stati fatti innumerevoli progressi: si sono evoluti il design, i contenuti e anche il modo di comunicare. Anche gli utenti sono cambiati, e con essi il loro modo di guardare al web e alla realtà. Negli ultimi anni, molti studiosi si sono interrogati su come la Rete influenzi la nostra percezione del mondo che ci circonda. Alcuni sostengono ci abbia resi più scaltri, veloci e interattivi; altri che ci abbia trasformati in pigri automi dalle menti lente, con poca voglia di leggere e approfondire. In mezzo ci sono coloro che riescono a vedere i limiti e soprattutto i vantaggi di uno strumento che ha rivoluzionato le nostre vite.
PIÙ AMPIO È L’ORIZZONTE INTELLETTUALE E CULTURALE DELLE PERSONE, MAGGIORE SARÀ LA POTENZIALITÀ DI AMPLIARE LA LORO CREATIVITÀ
UNA RETE CHE DISTRAE Come afferma Ben Macintyre in un articolo su The Times, “al giorno d’oggi, attingendo all'anarchica, onnipresente, illimitata e incontrollata cornucopia di informazioni che è il Web, siamo tutti volpi. Scaviamo e sfogliamo tra pensieri e influenze, raccogliendo ciò che vogliamo, scartando il resto, collezionando, collegando e cacciando informazioni,
socialità e intrattenimento”. David Dalrymple, ricercatore presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology), sostiene che, prima dell’avvento di Internet, molte professioni richiedevano un vasto range di conoscenze, accumulate grazie ad anni di esperienza sul campo. Ora, al contrario, chiunque abbia un buon pensiero creativo e l’abilità di concentrarsi sulle informazioni più importanti può collezionare in pochi istanti i contenuti di cui ha bisogno. Per dirla in parole povere: una conoscenza on demand. Ma se la Rete è in grado di sfornare contenuti 24 ore su 24, è anche vero che diventa una rischiosa fonte di distrazione per coloro che, come dice Dalrymple, hanno “menti erranti”. Social network, email, video e news aggiornate in tempo reale possono diventare un flagello per coloro che faticano a mantenere l’attenzione. L’autore afferma in modo provocatorio che, al giorno d’oggi, il valore di un dipendente non dovrebbe essere valutato in base alle sue competenze o esperienze, quanto piuttosto alla sua capacità di concentrazione. Sulla stessa linea troviamo anche Brian Knutson, psicologo di Stanford, secondo cui viviamo in un’era dove solo coloro che si sanno concentrare di più sopravviveranno: “Mi preoccupa il fatto che Internet possa imporre un clima da sopravvivenza del più focalizzato, nel quale solo gli individui dotati di una capacità naturale di rimanere sul bersaglio, o coloro che sono abbastanza stimolati, vanno avanti, mentre il resto di noi rimane impotente”.
UNA RETE CHE MIGLIORA Ma è proprio vero che la Rete ci ha resi così pigri e distratti? Accanto ai detrattori c’è un popolo che sostiene il valore positivo di Internet, sia come mezzo democratico di informazione che come fonte di creatività. Cinquant’anni fa sarebbe stato impossibile avere accesso a tutto il sapere che oggi possiamo consultare con pochi click. La ricerca, l’impresa e la comunicazione hanno fatto passi da gigante grazie alla Rete. Uno studio del 2007, condotto dallo Shenkar College of Engineering and Design e dal Centro Accademico Ruppin, ha indagato il modo in cui la Rete influenza la nostra creatività. La ricerca, intitolata “The Use of the Internet Environment for Enhancing Creativity” e scritta da Yakir Shoshani e Rose Braun Hazi, ha evidenziato come la possibilità di accedere a un bacino di conoscenze mondiali permetta alle persone di sviluppare in modo più libero e completo le proprie idee. Come affermano gli autori dello studio, “più ampio è l’orizzonte intellettuale e culturale delle persone, maggiore sarà la potenzialità di ampliare la loro creatività. […] La creatività di un artista o di uno scienziato si basa sempre sulle conoscenze delle ere precedenti”. Per questo motivo ridurre il Web a una Rete che fornisce informazioni precotte è una semplificazione esagerata e poco veritiera. Internet è un serbatoio di contenuti da valutare e dai quali trarre spunti per pensare con la propria testa. Questo è il modo più affascinante e creativo di vivere la Rete.
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CULTURA DIGITALE
di caratteri diversi. “Se non avessi fatto quel corso di calligrafia, il Mac non avrebbe mai avuto la possibilità di scegliere tra più caratteri, e l’attenzione alla loro corretta visualizzazione e spaziatura. E poiché Windows ha copiato il Mac, probabilmente nessun personal computer (…) avrebbe utilizzato la tipografia nel modo meraviglioso in cui oggi i computer lo fanno”.
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di EDOARDO MOLINELLI
LETTERE DIGITALI Oggi la selezione dei caratteri tipografici continua ad essere una componente fondamentale della comunicazione. I sistemi operativi dispongono di decine di caratteri differenti e gli utenti, grazie alla disponibilità in rete di font digitali, sono ormai abituati ad utilizzarli per personalizzare i propri documenti. Ma, soprattutto, la scelta del carattere giusto diventa un valore per i brand, per i quali comunicare al meglio la propria identità è sempre più cruciale: non a caso i grandi marchi utilizzano spesso font
personalizzati per distinguersi dai competitor e rendersi immediatamente riconoscibili agli utenti di riferimento. Per capire questo rapporto tra caratteri tipografici e brand abbiamo incontrato Cosimo Lorenzo Pancini, uno dei partner (con Francesco Canovaro e Debora Manetti) di Kmzero, lo studio autore del nuovo progetto grafico di Digitalic; riconoscendo al design di nuovi caratteri un ruolo fondamentale per le identità aziendali e di prodotto, Kmzero ha fondato ZetaFonts, divisione dedicata proprio al type design per il business. LA VOCE DEI BRAND “Quando ci viene richiesto di creare l’immagine per un nuovo marchio, la scelta del carattere migliore è per noi sempre il punto di partenza. Sappiamo bene che oggi un brand non è solo un semplice logo da stampare sui prodotti: il carattere deve perciò rispecchiare l’insieme dei valori percepiti dagli utenti
Cinque secoli dopo la rivoluzione a caratteri mobili di Gutenberg, in epoca di web social e di branding digitale, le scelte tipografiche continuano ad influenzare il nostro modo di comunicare. Ne parliamo con coloro che hanno creato i caratteri tipografici per il logo di Digitalic e per questo speciale dedicato ad Internet
il 12 giugno del 2005 e Steve Jobs pronuncia il leggendario discorso che termina con l’esortazione “siate affamati, siate folli”. Jobs, di fronte ai neolaureati della Stanford University, racconta dei suoi studi universitari, concentrandosi in particolare sul corso che, secondo lui, influenzò più di ogni altro il suo futuro percorso: quello di calligrafia. Qual è il collegamento tra nozioni di type design, apparentemente fini a sé stesse, e il successo di Apple? È lo stesso Jobs a scoprirlo quando, progettando il primo Macintosh, decide di inserire nel sistema una varietà
Logo StartupItalia! - Font Amazing Grotesk
Logo Trool - Font Arista 2.0
e dai consumatori, dando un tono autorevole e degno di attenzione alla voce del brand stesso. Quando siamo stati incaricati di creare l’immagine per StartupItalia!, il social network ideato da Riccardo Luna come spazio dedicato agli innovatori italiani, sapevamo che il carattere scelto avrebbe dovuto trasmettere dei valori molto sentiti da una comunità di imprenditori e startupper decisamente attenti alla comunicazione digitale; tutto ciò senza dimenticare di rispondere alle necessità tecniche di questo particolare target, ad esempio prevedendo l'uso di device retinadisplay, dando al contempo il massimo dell’attenzione alla cura estetica propria dell’impostazione redazionale di Luna, già direttore di Wired. Dall’esperienza è nato un carattere che si chiama Amazing Grotesk, disponibile sulla piattaforma Zetafonts.com (insieme a tutti gli altri font di Studio Kmzero). UN BUSINESS CHE FA LA DIFFERENZA Per Studio Kmzero ogni progetto ha una sua voce differente. Quella di Trool, social network per
Logo Lucca Comics and Games 2013 - Font Fashion Addict
i primi baby-passi su un web sicuro, creato per conto della Regione Toscana e Istituto degli Innocenti, si chiama Arista ed è un carattere tondo, morbido e rassicurante ideato da Francesco Canovaro. Secondo Canovaro, “i caratteri digitali rappresentano un campo interessante per il business, come dimostra il caso del nostro font Arista. Distribuito originariamente con licenza creative commons, è stato successivamente utilizzato da grandi marchi come Sky, Coop e Pampers; ciò dimostra che la scelta di usare dei segni grafici distintivi nella comunicazione commerciale e istituzionale è una pratica sempre più diffusa tra le aziende, poiché consente di ottenere un carattere tipografico proprietario o personalizzato a costi ridotti rispetto all'acquisto di numerose licenze. In tal senso abbiamo avuto anche modo di collaborare per grandi marchi internazionali quali At&t, Emmentaler Switzerland e altri.” Prosegue Pancini: “Per comprendere l'importanza della riconoscibilità di un brand e della sua qualità visiva, basta
vedere cosa succede se proviamo ad usare dei caratteri standard su marchi conosciuti, o provare a giocare con una delle tante App di Logo Quiz disponibili su smartphone. La nostra ambizione è quindi quella di creare per ogni progetto una famiglia di lettere altamente customizzata, in grado di rispecchiare al meglio la filosofia aziendale. Ad esempio, per diverse edizioni del festival Lucca Comics&Games abbiamo realizzato font che coniugassero moda e cultura videoludica, secondo quanto richiesto dal brillante vicedirettore Emanuele Vietina. Da quest'ultima edizione è nato il carattere Fashion Addict, usato in tutta la comunicazione del festival. Una sfida progettuale che dal web alle affissioni doveva rispettare leggibilità, estetica e riconoscibilità, per dare il giusto tono alla comunicazione di un evento che, con i suoi 300mila visitatori, è da molti considerato la più importante manifestazione culturale italiana per giro di affari complessivo”. Dal business delle startup al fashion, una questione di stile, insomma. O, per meglio dire, una questione di carattere.
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KMZERO.COM/TYPE
ZETAFONTS.COM
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L’ ipertesto è medievale di FRANCESCO MARINO
L’
ipertesto, prima di essere digitale, era meccanico. L’esigenza di leggere e apprendere in modo non lineare è sempre esistita: le note a margine dei libri, i riferimenti e la bibliografia sono in fondo una prima forma intuitiva di ipertesto. Ma il bisogno di attingere a diverse fonti contemporaneamente ha portato già nel Medioevo a costruire dei macchinari. Petrarca, per esempio, era un grande utilizzatore della “ruota da libri”, uno strumento girevole in cui potevano essere posizionati diversi volumi da leggere contemporaneamente,
saltando da uno all’altro. Questi ipertesti meccanici sono stati poi perfezionati nel Rinascimento; celeberrima era la Ruota di Ramelli, pubblicata nel libro “Le diverse et artificiose machine del Capitano Agostino Ramelli” del 1588. Si trattava di una grande ruota, del tipo da mulino, formata da diversi leggii bilanciati che potevano essere fatti girare fino a raggiungere il lettore, che così era in grado di balzare da un volume all’altro senza muoversi dalla sedia. In fondo è quello che facciamo tutti i giorni con Internet: consultiamo la conoscenza del mondo senza muoverci dalla sedia.
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