26-APR-2020 Estratto da pag. 25
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26-APR-2020 Estratto da pag. 25
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22-APR-2020 Estratto da pag. 62 3043
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22-APR-2020 Estratto da pag. 62 3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 7
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22-APR-2020 Estratto da pag. 38 3043
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22-APR-2020 Estratto da pag. 38 3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 18
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26-APR-2020 Estratto da pag. 12
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26-APR-2020 Estratto da pag. 23
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26-APR-2020 Estratto da pag. 17
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26-APR-2020 Estratto da pag. 5
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26-APR-2020 Estratto da pag. 19
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24-APR-2020 Estratto da pag. 32
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6566
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26-APR-2020 Estratto da pag. 7
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24-APR-2020 Estratto da pag. 26
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26-APR-2020 Estratto da pag. 5
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26-APR-2020 Estratto da pag. 35
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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26-APR-2020 Estratto da pag. 10
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26-APR-2020 Estratto da pag. 9
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26-APR-2020 Estratto da pag. 6
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26-APR-2020 Estratto da pag. 8
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26-APR-2020 Estratto da pag. 14
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26-APR-2020 Estratto da pag. 14
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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26-APR-2020 Estratto da pag. 4
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26-APR-2020 Estratto da pag. 15
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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26-APR-2020 Estratto da pag. 16
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26-APR-2020 Estratto da pag. 3
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26-APR-2020 Estratto da pag. 3
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26-APR-2020 Estratto da pag. 13
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26-APR-2020 Estratto da pag. 6
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26-APR-2020 Estratto da pag. 6
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26-APR-2020 Estratto da pag. 6
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
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22-APR-2020 Estratto da pag. 8 3043
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22-APR-2020 Estratto da pag. 8 3043
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22-APR-2020 Estratto da pag. 8 3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
22-APR-2020 Estratto da pag. 8 3043
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22-APR-2020 Estratto da pag. 8 3043
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22-APR-2020 Estratto da pag. 8 3043
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22-APR-2020 Estratto da pag. 8 3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 13
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 13
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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26-APR-2020 Estratto da pag. 9
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26-APR-2020 Estratto da pag. 9
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
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26-APR-2020 Estratto da pag. 9
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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26-APR-2020 Estratto da pag. 4
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26-APR-2020 Estratto da pag. 4
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26-APR-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
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26-APR-2020 Estratto da pag. 4
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 21
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
26-APR-2020 Estratto da pag. 21
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 9
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3043
a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione
26-APR-2020 Estratto da pag. 9
ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DEL CLIENTE
3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 9
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 14
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 13
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 2
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26-APR-2020 Estratto da pag. 6
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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26-APR-2020 Estratto da pag. 5
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26-APR-2020 Estratto da pag. 10
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 10
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26-APR-2020 Estratto da pag. 10
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 16
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 16
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 16
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 16
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26-APR-2020 Estratto da pag. 16
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26-APR-2020 Estratto da pag. 12
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26-APR-2020 Estratto da pag. 11
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 11
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26-APR-2020 Estratto da pag. 3
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26-APR-2020 Estratto da pag. 3
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26-APR-2020 Estratto da pag. 3
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 1
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 18
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3043
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26-APR-2020 Estratto da pag. 18
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CRONACA VERONA
Corriere di Verona Domenica 26 Aprile 2020
Un25aprile dipolemiche Allostadioissata labandieradiSalò
Un 25 aprile all’insegna delle polemiche e della divisione. Una divisione emersa anche «fisicamente», nella piccola cerimonia del mattino, in piazza Bra, che ha visto da una parte il Prefetto, Donato Cafagna, affiancato dal presidente dell’Anpi, Tiziano Gazzi, deporre una corona d’alloro al monumento al partigiano, mentre il sindaco, Federico Sboarina, ha deposto la corona al vicino monumento ai caduti di tutte le guerre. E lo stesso Sboarina, poco dopo, ha spiegato di aver voluto compiere quel gesto «anche pensando alle vittime della guerra che stiamo combattendo contro il Coronavirus, un nemico invisibile che tante vittime ha fatto nel-
la nostra città». Immediate le polemiche sull’altro fronte. Secondo il consigliere comunale di Sinistra in Comune Michele Bertucco «se Sboarina deve partecipare alla commemorazione dei caduti della Resistenza per poi smentire il gesto mezzora dopo in conferenza stampa accampando agghiaccianti distinguo tra i morti della Resistenza e quelli per Coronavirus, tra la guerra di Liberazione e la guerra al Coronavirus, è meglio che se ne resti a casa e che si levi una volta per tutte la fascia tricolore. Abbiamo capito – ha aggiunto Bertucco - che a lui piacerebbe di più festeggiare la data della Marcia su Roma, ma per sua sfortuna in Italia ha vinto la democrazia e la li-
bertà di pensiero e di espressione». Ad accentuare le tensioni, poi, quanto avvenuto allo stadio Bentegodi dove, sul pennone esterno, è stata issata una bandiera della Repubblica Sociale, rimasta a sventolare fino a quando sono intervenuti alcuni agenti della Polizia per ammainarla. «Una vigliacca provocazione», la definisce Francesca Businarolo, deputata del Movimento Cinque Stelle. Il capogruppo del Pd, Federico Benini, annuncia una interrogazione per accertare le responsabilità e per chiedere conto al sindaco delle parole da lui pronunciate al termine della commemorazione in Bra, «quando ha sostenuto che della corona
VR
Dal Demanio
Al Comune la quarta Torricella
La polizia interviene. E c’è un esposto VERONA
9
Lo sfregio
La polizia con la bandiera della Rsi appesa a un pennone del Bentegodi. Sopra le celebrazioni in Bra
deposta in memoria dei martiri della Liberazione lui ha toccato “soprattutto il nastro con la scritta Verona” negando così riconoscimento e dignità ai nostri caduti per la libertà». Sul caso della bandiera della Rsi Massimo Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento ha presentato un esposto in Procura. L’anniversario della Liberazione dal nazifascismo è stato celebrato anche in molti quartieri della città, e sono state complessivamente 51 le corone che il Comune ha deposto in città, davanti a targhe, monumenti e luoghi simbolo della Resistenza. L.A.
VERONA (l.a.) Sarà il Comune di Verona ad acquisire la quarta Torricella Massimiliana, la più a nord delle quattro torrette difensive sul colle San Giuliano. Il Demanio, proprietario dell’immobile, sta infatti proseguendo il processo di vendita di tutti i siti non più utilizzati dallo Stato, e l’Amministrazione si è impegnata a valorizzare il bene e renderlo fruibile ai cittadini, evitando così che venga messo in vendita a soggetti privati. La Torricella Massimiliana è quella che si raggiunge percorrendo via San Mattia e proseguendo per via Santa Giuliana. L’assessore Ilaria Segala ha spiegato che ora «insieme alla Soprintendenza saranno scelte le destinazioni d’uso che tengano conto della necessità di garantire accessibilità e fruizione del bene da parte della comunità». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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TIPI VERONESI FERDINANDO DANESE In cattedra Dal 2011 Ferdinando Danese è docente di trombone al conservatorio di Verona
«I
l Requiem di Mozart, per l’energia che sprigiona dalle sue vibrazioni, è la musica di cui abbiamo bisogno in un momento come questo», suggerisce Ferdinando Danese, dal 2011 in cattedra di docente di trombone al conservatorio di Verona. Sulle rive dell’Adige è arrivato oltre quarant’anni fa, nel 1979 dopo aver passato un’audizione per l’orchestra dell’Arena, dove col suo inseparabile trombone è rimasto fino al 1993. Veronese di adozione, ma pure di origini: «Mio padre era di Montecchia di Crosara, veniva da una famiglia di agricoltori. A metà degli anni cinquanta si trasferì a Bolzano dove aprì un’officina in una filiale Fiat. Mia madre era invece di Soraga in Val di Fassa». Ferdinando nasce a Bolzano il 29 aprile del 1960, e in gioventù coltiva due passioni, la bicicletta e la musica. Sui pedali è uno che promette bene, vince un campionato regionale
«Tipi veronesi» è una proposta domenicale del Corriere di Verona che intende raccontare, attraverso la storia di personaggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro affidato alla penna del nostro collaboratore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazioni scrivere a corrierediverona@corriereveneto.it o lorenzo.fabiano@me.com
«Quando suono Puccini piango»
Allievi e uno Juniores a squadre, passa tra i dilettanti dove ottiene qualche buon piazzamento, ma quando si trova al bivio di cosa voler far da grande, la scelta ricade sulla musica: «Mio padre insisteva per il conservatorio, lui stesso suonava il trombone. A me piaceva picchiare sulla batteria, sebbene in quel periodo il mio sogno fosse diventare un ciclista professionista. A tredici anni m’iscrissi al conservatorio, lo feci controvoglia solo per non dare un dispiacere a mio padre; la mia vita si divideva tra studi e corse in bicicletta, ma col passare del tempo mi dedicai sempre di più alla musica fino ad appendere la bici al chiodo». Nello stesso anno in cui entra nell’orchestra dell’Arena, si stabilisce a Milano, dove nel 1981 si diploma al conservatorio G.Verdi sotto la guida del maestro Bruno Ferrari per poi entrare come trombonista aggiunto nell’orchestra del Teatro alla Scala: «Vivevo a Milano, ma facevo spola con Verona, dove venivo d’estate per la stagione lirica e d’inverno al Teatro Filarmonico». Milano offre grandi opportunità, lui sconfina dalla classica alle serate col jazz negli ambienti bohemienne di Brera e i Navigli, fino a un excursus nel varietà col grande Walter
Da 30 anni trombonista nell’orchestra dell’Arena, ha lavorato per anni a Milano con Walter Chiari Ma alla metropoli lombarda ha preferito Verona: «Ho capito che era la mia città. E ho trovato l’amore»
Chiari: «Un fenomeno. Era il 1985, una sera scivolò e cadde dal palco, si riprese e finì lo spettacolo; tornò il giorno dopo con il braccio ingessato come se niente fosse. Arrivava sempre in taxi all’ultimo momento, un po’ trafelato; noi lo attendevamo fuori dal teatro e non appena ci vedeva partiva con le barzellette. Personaggio unico, straordinario». Milàn l’è un gran Milàn, ma è a Verona che «Ferdi» trova il respiro vitale: «Capii subito che era la mia città; a Verona ho fatto i primi veri passi della vita, ho scoperto l’amore, nel 1981 ho incontrato mia moglie Lilliana, allora ballerina solista dell’Arena. Qui è nata nostra figlia Clara, musicista pure lei, e studente di Teatro a Bologna».
La carriera intanto decolla, lavora con maestri del calibro di Claudio Abbado, Riccardo Muti, Daniel Oren, Yuri Ahronovich e Gustav Kuhn; suona da aggiunto in teatri come La Scala di Milano, La Fenice di Venezia, il Carlo Felice di Genova; da stabile s’insedia come primo trombone al Teatro Comunale di Treviso: «Nel 1994 presi parte a un concorso per il conservatorio, bando atteso in Italia da quarant’anni: fu durissima, studiai un anno e mezzo, passammo in 26 su 860, ottenni la cattedra a Vicenza, e nel 2011 mi trasferii a Verona, dove tuttora insegno». Qui conosce Alberto Martini, presidente e direttore artistico dei Virtuosi Italiani che lo fa entrare nell’orchestra; lavora a uno spettacolo di Roberto Puliero con stru-
menti rinascimentali sul Palio di Verona, e con Paolo Valerio per l’Histoire du soldat di Stravinskij: «Un filo conduttore della mia vita; lo portammo in scena a Milano con la regia di Ugo Gregoretti e a Bolzano con gli Ensemble Windkraft». In parallelo con la classica si dedica alla musica leggera, entra nel gruppo veneziano dei Batistococo con i quali rimane undici anni («Cantavano in veneziano, un’alternativa ai Pitura Freska»), collabora con Malika Ayane, Luciano Ligabue, Claudio Baglioni, e Arisa. «La musica è la mia espressione di persona – spiega -, ci trovo l’amore, la mia famiglia, i miei sentimenti; mi relaziona con le persone cui tengo, soprattutto i miei allievi. La musica mi ha fatto conoscere chi sono. E poi le confesso una cosa…». Prego: «Ogni volta che arrivo all’ultima pagina della Butterly, non riesco a suonare senza versare una lacrima. Sempre così. Puccini raccoglie in quelle note tutti i momenti più intensi della vita. Lì dentro c’è tutto e non puoi resistervi». Lorenzo Fabiano (89.continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA 26 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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L’allarme globale: il vademecum
Fase 2, vertice con le Regioni Nervi tesi nel Pd: troppi rinvii Il decreto slitta a domani. I governatori del Sud preoccupati. Ecco cosa cambia per gli italiani
differenti. In testa ha anche l’idea di preparare un vademecum per indicare con precisione quale comportamento dovranno tenere i cittadini nella nuova normalità. La ta-
sk force di Colao ha dato uno schema, gli esperti del comitato tecnico-scientifico stanno fornendo i loro suggerimenti di estrema cautela sugli sblocchi. Le Regioni scalpitano, in una girandola confusa di richieste giustificata dai diversi livelli di contagio. La declinazione nazionale del piano di apertura, senza tener conto delle specificità regionali, non convince tutti. Nello Musumeci considera strano che territori con casi di virus minimi siano trattati come la Lombardia, dove invece il coronavirus continua a infettare e a uccidere. La preoccupazione del Sud è
SPOSTAMENTI LAVORO VACANZE Ok cene in casa con amici Turni diluiti in sette giorni Quarantena obbligatoria Parchi verso la riapertura Riunioni solo a distanza per chi andrà all’estero
SPIAGGIA No a beach volley e calcio Sì ai tuffi se vivi al mare
NEGOZI Sanificazione costante e mascherine per tutti
TRASPORTI Viaggi al 50% dei posti Termoscanner in stazione
Il 4 maggio non sarà un “liberi tutti” ma la fine della quarantena com’è stata fino ad oggi sì. Tanto per cominciare si potrà tornare a uscire anche lontano da casa senza portarsi dietro l’autocertificazione, anche se il Comitato scientifico (Cts) è più prudente. Via libera anche alle cene a casa di amici, ma con la raccomandazione di non essere mai in numero tale da non garantire il distanziamento. Ci si potrà muovere anche da un comune all’altro, ma senza varcare il confine della propria regione, salvo che per comprovati e inderogabili motivi di lavoro e di salute. In questo caso però occorrerà portarsi dietro il vecchio modulo di autocertificazione. I conviventi, che tali risultano essere dal documento di riconoscimento, potranno uscire anche tutti insieme. Fermo restando il divieto di creare assembramenti. Con amici e non conviventi si esce mantenendo il distanziamento, che potrebbe essere portato a un metro e mezzo. Bambini e anziani con disabilità potranno sempre essere accompagnati da un adulto. Probabile la riapertura dei parchi dove si potrà fare anche sport, ma sempre senza assembramenti e mantenendo la distanza di sicurezza. Anche a passeggio. —
Mascherine, guanti e misure di protezione, sanificazione degli ambienti di lavoro, privilegiare il più possibile lo smart working, postazioni distanziate negli uffici. Ma soprattutto turni di lavoro brevi e diluiti nell’arco di tutta la settimana per evitare gli assembramenti. Sono le regole auree da rispettare rientrando al lavoro. Anche se sugli orari di lavoro saranno i contratti aziendali a decidere. Sia gli uffici che le fabbriche dovranno essere sanificati periodicamente. Le riunioni, ad eccezione di motivi improrogabili e urgenti, si faranno in modalità remoto. I termoscanner all’ingresso non saranno obbligatori, ma dove previsti accenderanno luce rossa a chi ha una temperatura oltre 37,5. Negli spazi comuni si lavorerà con le mascherine chirurgiche, ma occhiali, guanti e tute si dovranno indossare nelle aziende dove non si può rispettare il metro di distanza. A proposito di protezioni il commissario straordinario Domenico Arcuri ha assicurato: «Siamo pronti a distribuire tutte le mascherine che serviranno per la fase 2, producendone almeno 25 milioni al giorno». E saranno vendute a prezzo fisso, ha promesso: si parla di 90 centesimi per una chirurgica. —
Diciamolo subito, prenotare un viaggio all’estero per visitare una capitale europea o magari immergersi nel mare blu delle isole greche è altamente sconsigliabile. Perché se è vero che (più avanti) cadrà il divieto di andare all’estero per turismo, bisognerà vedere quanti Paesi alla fine riapriranno le frontiere e, soprattutto mettere in conto al ritorno 14 giorni in casa per la quarantena obbligatoria. Che i datori di lavoro non faranno passare come giorni di malattia, ma come ferie. In Italia dal 4 maggio la vacanza si farà dentro i confini della propria regione, dove chi ha la seconda casa si potrà tranquillamente trasferire. Niente da fare invece se la dimora è oltre il confine regionale, anche se di poco. Intanto prende corpo l’idea del bonus vacanze. A proporlo è il ministro per i Beni culturali e il turismo Dario Franceschini, che nel decreto di aprile vorrebbe un voucher di 500 euro a famiglia, oppure di importo inferiore se calcolato a persona, per chi ha figli a carico e un reddito medio basso. Il voucher andrebbe utilizzato in alberghi e stabilimenti balneari italiani. Niet degli scienziati ai campi estivi per bambini e ragazzi. —
Con il via libera alla riapertura di parchi e giardini dovrebbe arrivare anche quello per potersi fare almeno una passeggiata in spiaggia dal 4 maggio. Le regole sarebbero le stesse per l’uscita in città: distanziamento se non si è conviventi e niente assembramenti. E poi bisognerà scordarsi partite a pallone sulla sabbia o di beach volley. Al massimo scambi a racchettoni ma a debita distanza. Nessun problema per un tuffo in acqua dove, nonostante la recente scoperta di virus nei reflui, per gli scienziati non esiste rischio di contagio. D’altronde, sul sito del governo è stato chiarito proprio ieri che già ora chi abita vicino al mare o al lago può concedersi un bagno, purché solo e comunque lontano almeno un metro da chiunque altro. Per quanto riguarda gli stabilimenti, seguiranno il calendario di bar e ristoranti, che riapriranno a giugno. Quando nulla sarà come prima, perché gli ombrelloni dovranno essere distanziati di almeno 6 metri. Molti gestori si stanno organizzando con servizi di prenotazione on line a turni di mezza giornata, per permettere a più persone l’accesso nelle spiagge attrezzate, evitando contatti troppo ravvicinati al bar o in coda nei servizi igienici. —
Anche se gli scienziati vorrebbero ritardarne di almeno una settimana la riapertura, l’11 maggio alzeranno le saracinesche negozi di abbigliamento e di scarpe, di arredamento e i concessionari di auto e moto. Insomma si potrà tornare ad acquistare quel che il 4 maggio riprenderanno a produrre le industrie interessate al primo step della Fase 2. Il 18 sarà la volta degli altri negozi, forse anche i parrucchieri, ma facendo la chioma a un cliente per volta e sempre con guanti e mascherina. Per bar e ristoranti, considerati più a rischio dalle tabelle Inail, se ne riparlerà a giugno e comunque con tavoli distanziati e senza servizio al bancone. In tutti i negozi si entrerà comunque col contagocce. Un cliente per ogni 25 metri quadri, se possibile ingressi e uscite separati. Poi dentro i negozi ci dovrà essere un percorso obbligato per evitare incroci pericolosi con altri clienti. Dispenser con gel disinfettante all’ingresso obbligatori, sanificazione degli ambienti tutti i giorni e mascherina indispensabile per tutti, clienti e commercianti. Per evitare intasamenti nei trasporti nelle ore di punta l’orario dei negozi potrebbe essere prorogato anche alle ore serali e alle giornate festivi. —
Per mantenere la distanza di sicurezza metro, bus, treni e aerei viaggeranno a metà capienza. Le modalità lo decideranno i singoli comuni con le aziende di trasporto locale ma le linee guida sono quelle tracciate dal protocollo sottoscritto da ministero dei trasporti e parti sociali. I mezzi verranno sanificati «almeno una volta al giorno», saranno diversificate le porte di salita e discesa, il posto guida dovrà essere separato dal resto e i viaggiatori dovranno mantenere il fatidico metro di distanza. Come? Ci si potrà sedere solo a posti alternati e i passeggeri in piedi saranno pochi. Si pensa all’uso di mini-telecamere contapersone per limitare l’afflusso, ma più facile che in prima battuta si torni ai vecchi controllori. I biglietti non si potranno più fare a bordo: sarà favorita la vendita dei ticket sui siti delle aziende di trasporto o per mezzo di app. A bordo dovrebbe passare l’obbligo di mascherina per tutti e chi ha febbre o tosse non sarà ammesso. Termoscanner misureranno la temperatura negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie principali bloccando chi ha più di 37.5 gradi. Saranno revisti incentivi per chi sceglierà di usare biciclette e monopattini. —
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SCUOLA Due ipotesi per settembre Ma niente centri estivi
gli. Per questo nel decreto di aprile si pensa di prorogare il “bonus baby sitter” di 600 euro mensili in scadenza alla fine di questo mese. Ma il problema si riproporrà anche a settembre, perché per il Comitato la riapertura di scuole e asili è legata comunque all’indice di contagiosità del virus, che a loro parere riportando piccoli e ragazzi dietro i banchi potrebbe impennarsi fino a favorire una nuova crescita esponenziale delle infezioni. Per questo motivo i tecnici del ministe-
ro della Salute stanno studiano due soluzioni alternative. La prima è quella far seguire alternativamente le lezioni in aula ai ragazzi, lasciandone una metà in remoto. L’altra sa un poco di un ritorno all’antico, con gli alunni divisi in due turni di lezioni tra la mattina e il pomeriggio. Resterebbe comunque insoluto il problema dei piccoli fino a tre anni di età per i quali è impossibile attuare il distanziamento sociale previsto dalle norme. —
CULTURA E FEDE Ingressi limitati nei musei Resta il rebus delle chiese
dei musei. Magari non subito il 4 maggio, ma in ogni caso nel giro di una o due settimane dopo. Gli scienziati questa volta non hanno posto veti, purché si rispettino le regole di distanziamento, già sperimentate per la grande mostra di Raffaello a Roma, un giorno prima del lockdown. Ossia distanziamento nelle file all’ingresso, favorite dalla prenotazione orarie e con custodi pronti a riprendere chi sosta troppo davanti a un’opera o si avvicina ad altri visitatori. Di cinema e
teatro per ora non se ne parla: troppo difficile evitare gli affollamenti. Si discute invece intorno a una eventuale riapertura delle chiese, sulla quale gli stessi scienziati si dividono. A messa nulla sarebbe però più come prima: niente più preghiere recitate dai fedeli dal pulpito e dunque avvicinandosi troppo al sacerdote, ostia lasciata cadere sulle mani dei fedeli per la Comunione e posti nei banchi distanziati con ingresso a numero chiuso. —
Ilario Lombardo / ROMA
Alle nove di ieri sera ancora nessuno nel governo era in grado di dire se oggi il premier Giuseppe Conte illustrerà all’Italia il piano per la Fase 2 come aveva promesso di fare. È molto più probabile che lo faccia domani, ammettono tra i ministri. Anche perché nel primo pomeriggio è fissata la cabina di regia con le Regioni e gli enti locali. Si doveva tenere ieri, governatori e sindaci sono stati lasciati in attesa fino alle cinque del pomeriggio prima di essere sconvocati. Un’incertezza che ha creato parecchi nervo-
Bambini e ragazzi finiranno a casa quest’anno scolastico. Questo è sicuro. E dagli scienziati del Comitato che supporta le scelte del governo è arrivato un no secco anche alla riapertura dei centri estivi, che almeno avrebbero potuto costituire un’alternativa per chi dovrà via, via tornare al lavoro senza sapere dove lasciare i fi-
sismi, anche nelle fila del Pd, dove da giorni lamentano i continui rinvii e l’assenza di chiarezza nella comunicazione del premier sulla fase di riapertura. Dovrebbe essere confermato che già domani potrebbero ripartire alcune imprese. Con l’ovvia premessa del massimo rispetto dei protocolli di sicurezza, dal ministero dello Sviluppo economico spiegano che oltre ai cantieri dell’edilizia pubblica, partiranno le aziende di manutenzione e quelle che servono a garantire, anche nelle forniture, il via libera collettivo del 4 maggio. Quello di doma-
puntata su treni, bus, ma anche auto private. Non basta la conferma che resterà l’autocertificazione per muoversi tra le regioni per placare i timori dei governatori di una nuova calata di fuorisede verso il Mezzogiorno, come avvenne prima del lockdown. Anche al Nord le regioni hanno cominciato a procedere in autonomia. Gli allentamenti in Liguria e Veneto non possono però essere uguali in Lombardia. Attilio Fontana ha ormai tarato il proprio orizzonte sul 4 maggio ma vorrebbe chiarire quante delle raccomandazioni che gli sono state presentate dal governo, nelle bozze, diventeranno vere prescrizioni. Il governatore lombardo è convinto che la regia della nuova fase debba rimanere nazionale soprattutto riguardo alle imprese, in modo da evitare di spezzare filiere industriali interconnesse tra Nord e Sud. —
Prove di Fase 2: controllo dei flussi alla metro San Giovanni a Roma
ni sarà solo un assaggio e dovrebbe coinvolgere anche alcuni stabilimenti della manifattura rivolta all’export. Conte deve fare i conti con una giungla di pareri ed esigenze
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Il ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, vorrebbe dare un segnale per risollevare le sorti del nostro turismo che, è bene ricordarlo, vale da solo l’11 per cento dell’intero prodotto interno lordo nazionale ed è inevitabilmente uno dei settori più colpiti dall’emergenza coronavirus. Per questo ha spinto per la riapertura
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Le schede sono a cura di Ilario Lombardo e Paolo Russo
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DOMENICA 26 APRILE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
L’allarme globale: il fronte sanitario
Più morti e contagi Il virus è in ritirata ma colpisce ancora Record di guarigioni Secondo gli studi sulle autopsie è la trombosi polmonare non la polmonite interstiziale l’agente letale prevalente VENEZIA
Un virus in ritirata ma non in rotta, capace di tuttora di lasciarsi alle spalle una scia tragica di vittime e malati. È l’istantanea che emerge dal report quotidiano diffuso da Azienda Zero, la governance della sanità veneta, che segnala anzitutto la crescita dei positivi al test (sono 17.391, +162) e delle persone in isolamento domiciliare perché affette dalla patologia in forma lieve (8.722, +800). Numeri rilevanti, figli legittimi della quota record di tamponi eseguiti nella nostra regione –oltre 270 mila, altrove i contagiati “a piede libero” non sono stati ricercati con eguale tenacia – e insieme spia di un rischio frenato, ridotto, non svanito però. A testimoniarlo, una volta ancora, l’entità dei decessi, saliti a complessivi 1.288, con un’impennata di vittime (+44) ripartita tra ospedali (+27) e case di riposo. I TAMPONI A QUOTA 270 MILA
A riguardo, ieri, il governatore Luca Zaia ha attribuito questa coda dolorosa all’epilogo di «complicanze iniziate due-tre settimane fa» e non ha avuto dubbi nell’addebitarle al Covid-19: «Alcuni fanno notare che si tratta di persone in età molto avanzata già affette da cronicità o gravi patologie progressive che avrebbero limitato in ogni caso le loro aspettative di vita. È vero, ma è altrettanto evidente che è stata l’infezione ad aggravare le loro
Il direttore della sanità Domenico Mantoan e il governatore Luca Zaia
Maurizio Viecca, artefice di un cocktail di farmaci antinfiammatori e antivirali che include i princìpi antiaggregante dell’aspirina.
nata Coronavirus”: una delle preoccupazioni che avanzano, parallelamente all’avanzare della bella stagione. L’aria condizionata può davvero essere vettore del virus? Questo, cercando “Coronavirus”. Ma, se su “Google” si cerca la parola “Covid”, i risultati cambiano. Al primo posto rimane stabile “Covid testicoli”, ma poi prevale un altro interesse: quello della ricerca di lavoro. Al secondo posto, allora, “Oss per Covid Protezione civile”, seguito da “Oss per Covid Protezione civile It” e, ancora, “Oss per Covid”. A chiudere è un “grande classico” di questi mesi: “Autocertificazione Covid ultima versione” . Infine, un’ultima curiosità: quali sono le città venete in cui si cercano più informazioni
sul Coronavirus? Al primo posto, a sorpresa, c’è il piccolo comune di San Pietro in Gu, nel Padovano. I suoi 4.500 abitanti hanno cliccato su Google la parola “Coronavirus” più di quanto sia stato fatto a Padova, Verona e Venezia. Al secondo posto si posiziona un altro piccolo centro abitato: Castelmassa, nel Rodigino, al confine con le province di Mantova e Ferrara. Seguono Cortina, Padova e Conegliano. Il risultato cambia cercando “Covid” : le uniche città della “top 5” già vista sono Padova, seconda, e Cortina, terza. Al primo posto c’è Legnaro, mentre al quarto e al quinto troviamo Villatora (frazione di Saonara) e Malcesine, sul Garda.
RICOVERI IN COSTANTE CALO
Le note liete, confermate dalla curva in discesa che si protrae da oltre due settimane, riguardano i ricoverati in area non critica (-55, ora sono 1.105), quelli in rianimazione (stabili verso il basso, -1) e i dimessi (+63) per un totale di 2.435 guarigioni dall’inizio dell’epidemia. Cifre che confermano la qualità della medicina nostrana e inducono a maggiore fiducia anche in vista della recrudescenza autunnale, ventilata ormai dalla totalità della comunità scientifica. — FILIPPO TOSATTO © RIPRODUZIONE RISERVATA
LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
CASI SARS-CoV-2 POSITIVI casi al 25/4 ore 8, variazioni rispetto alle 8 del 24/4 CASI VARIAZIONE TOTALE NEGATIVIZZATI NUMERO ATTUALMENTE POSITIVI DECEDUTI CASI VIROLOGICI CASI Padova (escluso domiciliati Vo') Cluster domiciliati Comune di Vò Treviso Venezia Verona Vicenza Belluno Rovigo Domicilio fuori Veneto Assegnazione in corso TOTALE REGIONE VENETO
3715 87 2439 2342 4473 2536 1047 416 291 45 17391
1552 5 1212 955 2982 1503 724 279 176 44 9432
+8 0 +19 +2 +75 +53 +5 +3 +3 -6 +162
227 3 238 187 342 191 61 28 10 1 1288
SOGGETTI IN ISOLAMENTO DOMICILIARE
1936 79 989 1200 1149 842 262 109 105 0 6671
1143 1704 1104 1356 1498 1304 613 8722
CASI RICOVERATI IN OSPEDALI PER ACUTI SARS CoV-2 casi al 25/4 ore 8, NEGATIVIZZATI variazioni rispetto alle 8 del 24/4 PAZIENTI VARIAZIONE PAZIENTI IN VARIAZIONE VIROLOGICI VARIAZIONE IN AREA NUMERO TERAPIA NUMERO ATTUALMENTE DIMESSI DECESSI NUMERO NON CRITICA CASI INTENSIVA CASI RICOVERATI** DAL 21.2 DAL 21.2 DECESSI Azienda Ospedale Università Padova 62 Ospedale Sant'Antonio 0 Azienda Ospedaliera Universitaria 41 Integrata di Verona - Borgo Roma Azienda Ospedaliera Universitaria 16 Integrata di Verona - Borgo Trento ULSS 1 - Ospedale Belluno 43 ULSS 1 - Ospedale Feltre 0 ULSS 2 - Ospedale Treviso 23 ULSS 2 - Ospedale Oderzo 6 ULSS 2 - Ospedale Conegliano 4 ULSS 2 - Ospedale Vittorio Veneto ° 59 ULSS 2 - Ospedale Castelfranco 3 ULSS 2 - Ospedale Montebelluna 13 Ospedale S. Camillo-Treviso ° 18 Ospedale Riabilitativo M.di Livenza - Treviso 8 ULSS 3 - Ospedale Mestre 17 ULSS 3 - Ospedale Venezia 3 ULSS 3 - Ospedale Mirano 1 ULSS 3 - Ospedale Dolo ° 71 ULSS 3 - Ospedale Chioggia 1 Ospedale Villa Salus-Mestre ° 48 ULSS 4 - Ospedale San Donà di Piave 1 ULSS 4 - Ospedale Jesolo ° 28 Casa di Cura Rizzola 4 ULSS 5 - Ospedale Rovigo 1 ULSS 5 - Ospedale Trecenta ° 40 ULSS 5 - Ospedale Adria 2 ULSS 6 - Ospedale Schiavonia ° 93 ULSS 6 - Ospedale Piove di Sacco 0 ULSS 6 - Ospedale Cittadella 0 ULSS 6 - Ospedale Camposampiero 4 ULSS 6 - Ospedale Conselve 1 ULSS 7 - Ospedale Santorso ° 108 ULSS 7 - Ospedale Bassano 0 ULSS 7 - Ospedale Asiago 2 ULSS 8 - Ospedale Vicenza 38 ULSS 8 - Ospedale Noventa Vicentina 20 ULSS 8 - Ospedale Arzignano 0 ULSS 8 - Ospedale Valdagno 11 ULSS 9 - Ospedale Legnago 41 ULSS 9 - Ospedale San Bonifacio 4 ULSS 9 - Ospedale Villafranca ° 96 ULSS 9 - Ospedale Marzana 60 ULSS 9 - Ospedale Bussolengo 21 Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar 43 Ospedale P. Pederzoli-Peschiera 47 Istituto Oncologico Veneto 3 TOTALE REGIONE VENETO 1105
-3 0 -2
11 0 10
0 0 0
33 0 14
274 0 189
56 1 101
0 0 +3
-1
11
0
6
67
26
0
0 0 -12 -1 +1 0 -1 +2 -1 0 0 -5 0 +4 +1 +1 0 0 0 0 -3 0 -2 0 0 -1 0 -2 -1 0 -7 -1 0 -1 -1 -3 -3 0 -2 -10 0 0 -54
7 0 8 3 0 6 0 0 0 0 2 4 0 6 0 0 0 5 0 0 3 0 5 0 0 0 0 9 0 0 16 0 0 0 7 0 9 0 0 6 1 0 129
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 -3 0 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 0 0 0 0 0 -1
1 0 5 3 0 24 0 3 6 8 11 7 1 22 1 15 1 12 1 1 7 2 7 0 0 2 1 41 0 1 11 4 0 2 15 0 15 27 11 14 5 3 343
65 12 203 18 16 157 38 47 40 0 72 25 9 86 1 71 0 69 14 22 12 1 214 1 2 2 0 122 20 7 93 33 0 18 49 21 120 17 24 110 74 0 2435
33 6 96 18 20 27 8 12 4 0 37 13 9 64 3 5 0 24 1 5 22 0 90 0 7 7 0 53 13 10 69 1 1 5 43 22 69 3 3 31 35 0 1053
+1 0 +1 0 0 +1 0 0 0 0 0 +2 0 +2 0 0 0 0 0 0 0 0 +2 0 0 +1 0 0 +1 0 +5 0 0 0 0 +1 +6 0 0 +1 0 0 +27
**quota di soggetti con negativizzazione virologica ma tuttora ricoverati
CASI SARS-CoV-2 presenti in strutture territoriali, trasferiti da ospedali per acuti casi al 25/4 ore 8, variazioni rispetto alle 8 del 24/4 NEGATIVIZZATI VARIAZIONE VIROLOGICI VAR. NUMERO ATTUALMENTE DIMESSI DECESSI NUMERO PAZIENTI CASI RICOVERATI** DAL 21.2 DAL 21.2 DECESSI PRESENTI Ospedale di Comunità Belluno (BL) 16 Ospedale di Comunità Agordo (BL) 31 Ospedale di Comunità di Castelfranco (TV) 1 Struttura COVID - Vedelago (TV) 18 Struttura COVID - Ormelle (TV) 6 Ospedale di Comunità Vittorio Veneto (TV) 4 Ospedale di Comunità Casa di Cura Rizzola (VE) 7 Ospedale di Cinto Caomaggiore (VE) 2 Ospedale di Comunità Villa Maria (PD) 9 Ospedale di Comunità Camposampiero (PD) 12 Ospedale di Comunità Marostica (VI) 20 TOTALE REGIONE VENETO 126
+1 +12 -1 -1 -1 0 -1 0 -2 +1 +1 +9
0 5 0 11 3 2 2 2 4 8 1 38
18 8 3 23 20 28 4 0 23 11 6 144
9 1 0 3 4 2 0 0 1 0 2 22
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
La Regione Veneto pubblica un solo aggiornamento quotidiano dei dati dell'epidemia di Covid-19, che pubblichiamo. Le informazioni della tabella risalgono quindi alle 8 di ieri mattina e vengono raffrontate con la stessa ora del giorno precedente. Per questo motivo è possibile che in altre pagine del giornale ci siano dati e storie non coincidenti, in quanto più recenti dell'ultima rilevazione regionale e non ancora conteggiati nel rapporto ufficiale
CROMASIA
condizioni fino a condurli alla morte». Nel merito, filtrano indiscrezioni dagli studi comparati condotti sui referti autoptici: sarebbe la trombosi polmonare, più che la polmonite interstiziale diagnosticata in un primo tempo, l’agente letale prevalente tra i pazienti. Un’ipotesi già avanzata dal pneumologo e primario di Cardiologia dell’ospedale Sacco di Milano: «Ho osservato che alcuni malati passavano dal casco all’intubazione, nel giro di un’ora e mezzo. Ma il processo infiammatorio generato dal virus, cioè la polmonite interstiziale bilaterale, non si aggrava così in fretta, in realtà i soggetti avevano un aumento dei valori di didimero e una diminuzione di piastrine. Insomma c’era una trombosi in atto», le parole di
I CONTAGIATI OSPEDALE PER OSPEDALE
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Primo Piano
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Prima il fascismo, ora la malattia E il partigiano si salva di nuovo A 92 anni Bruno Muffato esce indenne anche `Nell’ottobre ‘44, a 17 anni, sfuggì alle brigate nere dal Covid senza bisogno di un lungo ricovero La sindaca di Noale ha premiato il suo coraggio `
IL PERSONAGGIO
COVID HOSPITAL Una sala di Terapia Intensiva allestita nell’ospedale di Dolo, diventato presidio per l’Ulss 3 nella lotta al coronavirus. Ora i letti occupati sono in continuo calo, un buon segno per l’emergenza
termine; da qui al 2 maggio il tour delle squadre dell’Ulss 3 verrà completato, e saranno in questo modo sottoposte ai test complessivamente circa 4000 persone. «Lavorando sugli elenchi nominali forniti dai sindaci sottolinea il dottor Luca Sbrogiò, che ccordina lo screening possiamo invitare i convocati con un appuntamento preciso al minuto. Il test richiede pochissimo tempo». Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
rus, Pietro Masenadore, 75 anni, di Maerne, spirato all’alba di venerdì all’ospedale di Dolo, anche se in questo caso il Covid-19 non sarebbe stato determinante, aggiungendosi a un quadro clinico delicato per via di numerose patologie pregresse, specie ai reni e al cuore. L’anziano era stato ricoverato a metà marzo nel reparto di Nefrologia di Dolo in seguito ad una caduta domestica ed è qui che hanno riscontrato la sua positività. E’ stato curato per il virus e sembrava potesse superarlo, ma poi sono subentrare complicanze varie tra cui un’infezione del sangue e alle 4 di venerdì il 75enne si è arreso. Originario di Fossò, Masenadore risiedeva da una ventina d’anni a Maerne in una villetta in via Ca’ Rossa immersa nel verde. Nella sua vita aveva lavorato come gruista, in Italia e anche all’estero, ma per alcuni anni aveva fatto anche il commerciante e aveva gestito a Mirano il Bar Api. Da ormai doversi anni si godeva la sua pensione. «Un gran lavoratore, nel lavoro si faceva in quattro, e una persona di compagnia», lo ricorda il figlio Luca. Masenadore lascia la moglie Udilla, i figli Luca e Natascia e due amati nipoti. (l.m.) (n.der)
NOALE Dalla Battaglia del Parauro alla vittoria contro il Covid-19: due grandi sfide, a distanza di 75 anni, da cui Bruno Muffato, 92enne di Noale, è uscito indenne e vincitore. Un sottile ma solido filo di speranza lega due avvenimenti in qualche modo storici in questo 25 aprile italiano, straordinario, comunque da ricordare. L’11 ottobre 1944, nelle campagne fra Noale, Santa Maria di Sala e Massanzago, in località Parauro-Zeminiana, nella odierna Briana, Muffato si trovò suo malgrado al centro di uno dei più celebri e cruenti fatti della lotta di Liberazione in Veneto, quando un manipolo di partigiani delle compagnie Sparviero e Padova, guidati da Eugenio Bruno Ballan, fu intercettato da 250 uomini, tra tedeschi e soldati delle Brigate nere, con uno scontro feroce che provocò perdite da entrambe le parti. Di più però ne fece tra le fila della Guardia Nazionale Repubblicana e per questo la reazione fascista e nazista non tardò ad arrivare, con rastrellamenti e l’arresto di diversi renitenti alla leva che abitavano in zona, inviati come prigionieri in Germania.
TEATRO DI BATTAGLIA All’epoca Muffato aveva solo 17 anni e si trovò proprio in quel teatro di battaglia. Sfuggì alle sventagliate di mitra nascondendosi dentro un fosso, protetto dalla riva erbosa, ma fu scoperto: a salvargli la vita fu un vicino di casa, che implorò i fascisti di lasciarlo andare, in quanto era solo un ragazzino. Muffato fu così risparmiato. Fino all’anno scorso, il 25 aprile è stato per lui anche un modo per ricordare quei tragici fatti. Oggi, tre quarti di secolo dopo, Bruno ha vinto la seconda grande sfida per la so-
IL CASO MESTRE «Un’applicazione distorta del premio economico di 100 euro previsto dal Governo da parte dell’Ulss Serenissima, con conteggi astrusi che hanno danneggiato chi lavora di notte facendogli perdere decine di euro», denunciano dal sindacato. Ma parecchi lavoratori dell’azienda sanitaria veneziana si sono anche visti quel premio (del tutto simbolico vista l’emergenza affrontata) più che dimezzato, in particolare chi è stato posto in quarantena per aver avuto un contatto con qualche paziente malato. E, di quei 100 euro, ne sono rimasti in busta paga appena 40 o 50, perlopiù lordi. L’amara sorpresa è arrivata con il resoconto degli stipendi di marzo. Chi, per esempio, è stato messo in quarantena a fine febbraio, con l’inizio dell’emergenza in cui non erano ancora chiari (e in alcuni casi perfino disponibili) i dispositivi di protezione da indossare con i pazienti che arrivavano negli ospedali. «Ho avuto un contatto con un paziente arrivato all’Angelo per un altro problema ma che, solo successiva-
75 ANNI DOPO Bruno Muffato ieri, assieme alla sindaca Patrizia Andreotti che gli ha consegnato l’omaggio del Comune
SI TROVO’ AL CENTRO DELLA BATTAGLIA DEL PARAURO, UNO DEI PIU’ FEROCI SCONTRI DI GUERRA. FU SCOPERTO MA POI RISPARMIATO FEBBRE ALTA E TOSSE, POI IL TAMPONE POSITIVO: ISOLATO, STA BENE. «IN PIAZZA MI CHIAMANO “ROCCIA”, FORSE HANNO RAGIONE»
pravvivenza, sconfiggendo il coronavirus a 92 anni suonati. Risultato positivo al Covid-19 un mese fa, è stato da poco dichiarato fuori pericolo e risulta completamente guarito. «A fine marzo - spiega la figlia Orianna - ha accusato febbre alta e tosse: dopo alcuni giorni il medico curante ci ha fatto chiamare il 118, mio papà è stato prelevato a casa dall’ambulanza e accompagnato in ospedale a Mirano: qui lo hanno trovato tutto sommato bene, al punto da decidere poi di dimetterlo, non prima però di avergli effettuato il tampone». L’esito del test è arrivato quando Bruno era di nuovo a casa: positivo con obbligo di quarantena, per lui e i suoi più stretti famigliari. Ad accudirlo è rimasta la badante, che dallo scorso feb-
braio, dopo la scomparsa della moglie, si occupa premurosamente di lui e ha accettato di rimanere in isolamento. Incredibilmente, un mese dopo, due nuovi tamponi hanno restituito a Bruno la vita. «A lui - confida Orianna - abbiamo parlato del virus che l’aveva colpito solo una volta guarito: temevamo che si spaventasse con tutto quello che sente ogni giorno in televisione e legge sui giornali. Ha creduto di avere una forte bronchite, ma non se l’è presa. Anzi alla fine ha detto: “Beh, in piazza mi chiamano la roccia, forse è proprio vero”».
SEGNALE DI SPERANZA Un segnale di speranza straordinario, annunciato pro-
In quarantena per il rischio contagio, premio “decurtato” agli operatori sanitari mente, è risultato affetto dal virus - racconta un operatore sanitario in “prima linea” -. In questo caso non ci avevano detto di mettere le protezioni, quindi io come altri colleghi siamo stati posti in quarantena per due settimane. Stavo bene, ed anche i tamponi erano negativi, tanto che ho perfino scritto al presidente della Regione Luca Zaia chiedendogli di poter rientrare prima al lavoro, per aiutare quanti stavano operando nei giorni peggiori dell’emergenza». Un rientro anticipato che non è stato possibile e così, nella busta paga di marzo, quel “Premio lavoratori dipendenti art. 63 del Dl 18/2020” di 100 euro, è stato decurtato di 3,84 euro per ogni giorno di assenza (obbligata) dal lavoro. «In tutto mi sono arrivati poco più di 40 euro lordi - commenta l’operatore -, quasi una presa in giro». La Funzione pubblica della Cgil è intervenuta ieri sul caso
OSPEDALE Il Pronto soccorso dell’Angelo
TAGLIATI IN BUSTA PAGA I 100 EURO PROMESSI. LA CGIL: «DANNEGGIATI ANCHE I TURNISTI» L’ULSS REPLICA: «SI FARÀ UN CONGUAGLIO»
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dei turnisti. «Le Risorse umane dell’Ulss 3 hanno nei fatti salvaguardato chi non presta la propria attività in turno e che invece sono proprio quelli che lavorano nelle Unità operative ad elevato rischio Covid - attacca il sindacato -. Un turnista che lavora di notte (quindi a cavallo di due giorna-
prio nell’anniversario della Liberazione d’Italia, per volere degli stessi famigliari (tutti risultati negativi ai test) e della sindaca Patrizia Andreotti, che ha consegnato a Muffato una pergamena a nome della città, proprio in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. «Bruno - ha dichiarato la sindaca - è veramente stato bravo. A 92 anni ha dovuto rimanere in isolamento con la sola assistenza della badante, senza vedere la famiglia che era ovviamente a sua volta in isolamento. Questo nostro cittadino ha veramente una tempra d’altri tempi e deve essere d’esempio e speranza per tutti i noalesi anziani». Filippo De Gaspari © RIPRODUZIONE RISERVATA
te, ma con una sola riconosciuta, ndr.), non può per orario di lavoro prestare 26 giornate lavorative e per questo viene penalizzato perdendo dai 20 ai 30 euro a seconda dei casi». La Cgil auspica dunque “un immediato ravvedimento dell’Ulss o saremo costretti ad impugnare gli atti di fronte al giudice del lavoro”. «Quella della Cgil è l’ennesima polemica strumentale - hanno replicato ieri sera dall’Ulss veneziana -. Il calcolo elaborato informaticamente secondo criteri uniformi a livello regionale, è stato fatto con urgenza proprio nell’interesse dei lavoratori e d’intesa con i sindacati. A questa quota già versata farà seguito la rideterminazione dell’importo definitivo con il riconoscimento dell’eventuale conguaglio non appena il sistema gestionale consentirà le puntuali verifiche sui fogli di presenza, riconoscendo quanto dovuto ovviamente nel rispetto delle indicazioni di legge. I criteri erano ben noti alla Cgil in quanto comunicati dalla Direzione alle organizzazioni sindacali nel corso di uno dei consueti incontri sulla gestione dell’emergenza». Fulvio Fenzo © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano Le task force NOME E FIGURA DI RIFERIMENTO
COMPONENTI
Comitato Tecnico Scientifico AGOSTINO MIOZZO
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Task Force per la Fase 2 VITTORIO COLAO
17
Comitato operativo Protezione Civile Angelo BORRELLI
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Struttura di supporto al commissario per il contrasto al Covid19 Domenico ARCURI Task force Innovazione e Data drive Paolo DE ROSA Task force scuole e didattica a distanza Lucia AZZOLINA Anna ASCANI Task force MIUR dopo emergenza Patrizio BIANCHI Task Force Banche Paolo ANGELINI, Giorgio GOBBI, Giovanni SABATINI, Massimiliano CESARE, Bernardo MATTARELLA Task Force contro le fake news Andrea MARTELLA Ferruccio SEPE Task Force Donne Fabiola GIANNOTTI
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Task Force Covid-19 del Ministero Salute
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Roberto SPERANZA
Task force Giustizia Alfonso BONAFEDE Task force Finanza sostenibile Sergio COSTA Unità di crisi AIFA Nicolò MAGRINI Maria Paola TROTTA Cabina di regia Governo, Regioni e EE.LL Giuseppe CONTE, Francesco BOCCIA Roberto SPERANZA
Turismo, arene e ristoranti si punta a riaprire il 18 maggio Le condizioni per il sì: indice R0 dei contagi `Maturità, si studia la possibilità di tenere e la capacità dei reparti di terapia intensiva gli orali in classe con un solo studente in aula `
Task Force Ministero dell’agricoltura Teresa BELLANOVA
Task Force Carceri Alfonso BONAFEDE Paola MONTESANTI Vincenzo ABBONDANTE
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Cabina di regia Governo e parti sociali Francesco BOCCIA
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FONTE: NOMOS Centro Studi Parlamentari
L’Ego-Hub
LO SENARIO ROMA La fase 2 bis del governo è il piano per l’estate a partire dal 18 maggio: turismo, spostamenti infra-regionali, quindi treni, attività ricreative come cinema e arene all’aperto, attività sportive, bar e ristoranti. Ed è su questi scenari legati anche all’avvento della bella stagione che il confronto di queste ore fra Giuseppe Conte e Vittorio Colao, dà le prime indicazioni sulle quali si muoverà la task force nella prossima riunione di dopodomani. In parallelo anche ieri la riunione congiunta del Comitato tecnico-scientifico (Cts) e dell’Iss con il supporto dell’Inail, fondamentale miniera di informazioni e dati per la ripartenza, sta predisponendo il terreno per fornire le risposte tecniche rispetto alle varie proposte del governo chepoi dovràraccordarsi suscala localeconle regioniche anche ieri hanno mostrato di voler accelerare. Il tutto adottando la metodologia concordata tra Colao, Cts e Iss di tenere sotto osservazione l’andamento dell’epidemia attraverso l’indice R0, lo stato del sistema sanitario locale riguardo le terapie intensive adeguate e una scorta di dispositivi Dpi, con le misure di accompagnamento dei trasporti che in queste ore contribuisce a ritardare il varo del Dcpm di Conte, atteso entro domani sera. Ritardo causato anche dalla complessità di ritagliare i perimetri dei comparti manifatture, costruzioni e servizi, che come certificato nella relazione Colao, condivisa da governo e altri interlocutori, partirannotradue lunedì.
AVANZA IL CONFRONTO TRA COMITATO TECNICO SCIENTIFICO, ISS E INAIL PER SCIOGLIERE I NODI SUL RIAVVIO I SERVIZI LEGATI ALLA PERSONA
Il documento
Una pagina del report della task force Colao condiviso dal governo: rappresenta il piano per le riaperture della fase 2
PLEXIGLASS Una delle soluzioni discusse per riaprire i ristoranti
Le imprese già pronte
Cantieri pubblici e Fca cominciano domani Domani riapriranno, sia pure a ranghi ridotti, buona parte degli stabilimenti FCA e Iveco (camion) oltre a molti cantieri che si occupano di edilizia carceraria, sanitaria, popolare e di dissesto idrogeologico. Si tratta di segnali decisivi per la manifattura e per l’edilizia e per decine di migliaia di lavoratori, ma anche di un segnale importante per la collettività. Alcune ordinanze
regionali inoltre, in particolare in Veneto e Campania, segnalano ulteriori allentamenti. In Campania sono autorizzati a riaprire alcuni cantieri privati mentre una parte della ristorazione potrà cominciare a consegnare a domicilio anche dopo le 22. Sarà possibile riaprire alcune attività, come le concerie, per avviarne la sanificazione in vista della riapertura.
Immunità per i guariti, i dubbi dell’Oms ma esperti ottimisti: «Con la Sars è così» LA RICERCA ROMA In assenza di studi sulla reale capacità degli anticorpi specifici al Sars-cov-2 di proteggere da una nuova infezione, l’Organizzazione mondiale della Sanità mette le mani avanti e sceglie la linea della cautela: «A questo punto della pandemia - si legge in un documento pubblicato ieri - non ci sono abbastanza evidenze sull’efficacia dell’immunità data dagli anticorpi per garantire l’accuratezza di un “passaporto di immunità”’ o un “certificato di libertà dal rischio”». E l’indicazione non poteva non suscitare dibattito tra gli scienziati di quei Paesi, tra cui l’Italia, che per una ripartenza si affidano invece alla possibilità di identificare i guariti e autorizzarli a riprendere le normali attività forti proprio della loro immunizzazione. Ma c’è chi come Giorgio Palù, fino all’anno scorso presidente della Società europea di virologia - della quale facevano parte
VIROLOGO Giorgio Palù
IL VIROLOGO PALÙ: «PER SAPERE QUANTO SIA DURATURA E QUANTO VARI TRA GLI INDIVIDUI SONO FONDAMENTALI I TEST»
tre premi nobel - uno dei soci fondatori di quella italiana, componente della task force anti-covid della Regione Veneto, che invece ritiene fondamentale mappare la popolazione, utilizzando quindi i test sierologici, per capire anche come sta andando l’epidemia. «Quello che noi possiamo dire in tutte le infezioni acute - premette Palù - è che la comparsa di anticorpi correla con il crollo dei sintomi ed è un segnale che si sta montando una risposta immunitaria». I cosiddetti anticorpi neutralizzanti, in sostanza, eliminano l’infezione e proteggono. L’Oms però solleva una questione che è tutta da chiarire. «Quello che sicuramente non sappiamo - ammette il virologo - è quanto tempo duri la protezione e quanto vari da individuo a individuo». E non è un interrogativo di poco conto se si vuole certificare di essere immuni da una seconda infezione. Ma gli scienziati procedono intanto per similitudini e si affidano agli studi effettuati in passato su altri coronavirus. «Con i
virus del raffreddore, e con quelli della Sars e della Mers, la storia evidenzia che quelli che guariscono hanno una risposta anticorpale addirittura per quasi 3 anni. E sono anticorpi neutralizzanti. Abbiamo evidenza anche con il Sars-cov 2 che gli anticorpi specifici sono neutralizzanti. Abbiamo poi minore evidenza, ma sappiamo che il plasma dei soggetti convalescenti viene usato con successo per trattare i pazienti affetti da Covid. Anche se lo studio clinico non è in doppio cieco come andrebbe fatto, ma è compassionevole, però si è visto che funziona efficacemente».
IL REBUS Dunque, rimane il rebus della durata dell’immunizzazione. «Lo possiamo dire per analogia con gli altri coronavirus: per Sars e Mers non più di due anni e mezzo. Ci sono studi che dicono che la cinetica di questi anticorpi che sono neutralizzanti dovrebbe garantire una protezione almeno un anno e mezzo. Ma si riferirebbero comunque al virus
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Lo step successivo alla riapertura delle prime fabbriche con la fase 2 bis, dovrebbe coinvolgere un’altra fetta di produzione e attività legate alla bella stagione e ad alcune scadenze. Uno dei quesiti sui quali si stanno interrogando gli scienziati e sanitari è la conclusione delle attività scolastiche. Cts, Iss, Inail stanno valutando, dopo gli scritti della maturità da svolgere da casa, di provare a tenere gli orali in classe, verso fine giugno, ma a livello individuale studente-professore divisi da un tavolo con distanze di sicurezza e mascherine, mentre gli altri alunni aspetteranno fuori. Altri aspetti controversi riguardano i lavoratori della medio-piccola impresa, pari al 70% del mondo della produzione, per un totale di circa 7,5 milioni di unità dove si deve orga-
L’IPOTESI DI RIPARTENZA ANCHE PER I PARRUCCHIERI, PALESTRE E CINEMA ALL’APERTO
che circola oggi, non sappiamo per quello che circolerà domani. Sappiamo però che, come in tutte le malattie infettive, ci sono individui che non sviluppano mai anticorpi. Il 5 per cento di soggetti vaccinati per il morbillo per esempio non sviluppa anticorpi. Ma questo non significa che non ha un certo grado di protezione, magari ha una risposta innata, e quel sistema di misurazione non correla con un dato certo». In sostanza, per sapere «quanto questa immunità sia duratura nel tempo e quanto vari da individuo a individuo certamente dobbiamo fare degli studi, ma intanto sono fondamentali i test sierologici». È la stessa Oms, in realtà, che sottolinea la necessità di stabilire la prevalenza di chi è venuto a contatto con il virus. «E questo dato te lo dà solo la risposta anticorpale dei test, che ci danno appunto una misura dell’immunità. Si sta rincorrendo il tampone come se fosse la panacea, e invece serve solo per dire quanti casi abbiamo, non ci dirà mai quanto è la diffusione». Graziella Melina © RIPRODUZIONE RISERVATA
nizzare per esempio, lo spazio mensa: data la ristrettezza delle dimensioni non è facile dovendo assicurare le distanze di sicurezza. Ma c’è anche la sorveglianza sanitaria. In queste fabbriche non sempre c’è un medico ma è possibile prefigurare una sorveglianza multipla attraverso consorzi di imprese che si avvalgano di un medico del lavoro o poggino sui 190 centri sanitari di cui è dotata Inail.
AUTOCERTIFICAZIONE SUI TRENI Dallaproduzione all’estate,l’Italia del post-lockdown punta a recuperare il tempo perduto, anche riguardo la cura della persona che, secondo il codice Ateco, rientra nelle zone rosse: al numero 96 ci sono “altre attività di servizi per la persona” che hanno classe di aggregazione 2 e classi di rischio medio-alta. I parrucchieri potrebbero far parte delle riaperture del 18 maggio, a condizione lavorino con entrate una per volta e i dipendenti utilizzino il sistema Dpi e i guanti con orari più lunghi. Potrebbero riaprire le palestre, specie quelle all’aperto, mantenendo le distanze, senza utilizzo degli spogliatoi ma per esempio, di salviette igienizzanti. Così i bar e ristorante, specie all’aperto: l’idea è di adottare le accortezze dei tavoli distanti, massimo due persone con mascherine. Cinema all’aperto e arene avanti tutta. Ci si dovrebbe spostare liberamente da una regione all’altra, anche utilizzando l’Alta velocità con sistemi di distanziamenti, protezioni, corsie differenziate: per muoversi potrebbe essere necessaria l’autocertificazionealtrimenti inutile. Rosario Dimito © RIPRODUZIONE RISERVATA
Quasi 200mila aziende hanno chiesto la deroga per lavorare IL CASO ROMA Sono 192.443 le aziende che a ieri hanno presentato ai prefetti la richiesta di poter continuare a lavorare nonostante il lockdown poiché funzionali alla filiera delle attività essenziali. Dai dati forniti dalle prefetture al Viminale emerge che il 55,8% delle richieste è arrivato da tre regioni: Lombardia (23%), Veneto e Emilia Romagna (16,4%), le più colpite. Le verifiche condotte fino al 24 aprile hanno riguardato 116.237 comunicazioni ed hanno portato all’adozione di 2.631 (2,3%) provvedimenti di sospensione. Per permettere la rapida ripresa delle attività economico-produttive, sottolinea il Viminale che ha pubblicato i dati sul sito del ministero, è stata prevista una procedura semplificata «che fa affidamento sul senso di responsabilità dei singoli imprenditori e che consente l’immediato avvio dell’attività con la preventiva comunicazione al prefetto che è chiamato a verificarne i presupposti». Verifiche che «non devono necessariamente concludersi con un provvedimento espresso, che viene adottato soltanto nel caso in cui dagli accertamenti emerga l’insussistenza delle condizioni che legittimano l’esercizio dell’attività». Al Centro le maggiori richieste sono arrivate da Toscana (7,9%) e Lazio (4,5%), mentre nelle regioni meridionali prima è la Puglia (3,7%) seguita dalla Campania (2%).
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L’emergenza Covid-19
SARS-CoV-2 in Veneto Dati aggiornati al 25/4/2020 ore 8:00
IL BOLLETTINO VENEZIA Qual è la Regione più malmessa? Quella che dall’inizio di febbraio continua a veder crescere il numero di casi positivi al coronavirus o quella che ne ha pochi magari anche perché i malati non li va a cercare? Il Veneto ha raggiunto la soglia dei 306.977 tamponi e da febbraio a ieri ha visto la curva dei positivi salire a 17.391 casi, con un aumento di 162. Ma, a parte il fatto che i guariti stanno aumentando (+365) e che le persone attualmente positive sono in calo (-247), il tema dei tamponi non è irrilevante: «Spesso ci si concentra sul numero dei contagiati, che in realtà non è un grande indicatore - ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia - Il vero tema sono i ricoverati, coloro che sono nelle terapie intensive. Lo screening e la ricerca del positivo è direttamente proporzionale al numero dei tamponi che vengono effettuati. Non si può fare la classifica in base ai positivi».
ITALIA A livello nazionale per la prima volta dall’inizio dell’emergenza sono diminuite le persone in quarantena: ce ne sono complessivamente 82.212, 74 in meno rispetto a venerdì. Il bollettino del 25 aprile ha consolidato il contenimento del contagio, che ormai da una decina di giorni segue un trend in discesa, ma ha confermato anche quello che gli scienziati ripetono: ci vuole tempo per uscire dall’emergenza e l’ultimo indicatore a calare sarà proprio quello relativo alle vittime. Dunque, prudenza. «Non abbiamo ancora vinto - ha detto il commissario straordinario Domenico Arcuri - Non siamo ancora al 25
“Quarantenati” in calo in Italia È la prima volta
Fonte: AZIENDA ZERO REGIONE VENETO
Sono stati diagnosticati nel territorio della Regione Veneto 17.391 (+162 rispetto a ieri) casi di infezione da Sars-CoV-2
9.432
Numero di casi diagnosticati per Provincia di residenza
(-247) attualmente positivi
8.072 (-201) in isolamento domiciliare
1047
in ospedale
1.105 (-54) in area non critica 129 (-1) in terapia intensiva
3802 416
in strutture intermedie
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I dati
850 Il calo di persone malate in Italia: ora sono 105.847
129 I ricoverati in Terapia Intensiva in Veneto
5 I decessi in Friuli Venezia Giulia ieri
aprile nella guerra contro questo nemico. Non abbiamo riconquistato tutte le nostre libertà». Se si esclude il dato relativo alle vittime, però, i numeri dicono che la battaglia sta andando nella giusta direzione. Altri 850 malati in meno, con il totale sceso a 105.847; altri 71 pazienti in meno nelle terapie intensive, che portano il numero complessivo a 2.102, un numero che non si registrava dal 17 marzo; 535 malati che non sono più ricoverati negli altri reparti degli ospedali e che fanno scendere il totale a 21.533; i guariti che ormai da una settimana sono costantemente sopra i duemila al giorno (ieri 2.622) e che sono complessivamente 63.120. Non solo: su 20 regioni solo Lombardia, Piemonte, Toscana e Lazio hanno fatto segnare un incremento dei nuovi casi. In miglioramento anche i dati relativi alla Lombardia e Milano, che negli ultimi giorni avevano fatto
1.288 (+44) decessi
dimessi a domicilio
VENETO
18,26%
14,39%
guariti (negativizzati al test)
57%
10,73% 0-14 15-24 25-44
43%
34,46%
45-64 65-74 75-84
85+ anni
Numero di casi positivi per SARS-CoV-2 10.000 8.000
I casi accertati positivi in Friuli sono 2.903 (+21), i totalmente guariti 1.231, i clinicamente guariti (persone senza più sintomi ma non ancora negative al tampone) 325. Sono 5 i decessi che portano a 263 il numero complessivo di morti da Covid-19. Alda Vanzan
6.000
42b88c56-4621-4c61-a3d9-53700ece8072
4,07%
6.671 (+365)
FRIULI VENEZIA GIULIA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
1,83%
16,26%
2.579 (+70)
segnare un incremento preoccupante. In Veneto i pazienti in terapia intensiva sono scesi a 129 (-1). I decessi, tra ospedali e case di riposo, ieri sono stati 44, dato che porta a 1.288 il totale delle morti. I pazienti in area non critica sono 1.105 (54 in meno), i casi di negativizzati virologici 6.671 (+365). Il numero dei soggetti in isolamento è pari a 8.722 (-201). I dimessi sono 2.579.
2342
4473
126 (+9)
In Veneto 306mila tamponi, le guarigioni superano i nuovi “positivi” ma ancora molti morti: 44 in 24 ore
2439
2536
4.000 2. 000 0
/2
24
Deceduti totali
/3
10
Ricoverati in TI
/3
/4
10
26
Ricoverati non in TI
Guariti
/4
25
Non ricoverati in ospedale per acuti
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L’emergenza a Nordest I CHIARIMENTI VENEZIA Il gelato? Sì, ma solo su prenotazione e comunque nell’ambito del proprio Comune. Gli orti? Solo in territorio comunale. Le visite in cimitero? Ovunque, ma non lamentatevi se i fioristi non hanno ancora riaperto e non trovate un mazzolino fresco. Il giorno dopo l’emanazione dell’ordinanza regionale che in Veneto autorizza il take away, l’apertura dei fioristi, i banchetti di piantine ai mercati, le manutenzioni edili, le visite ai defunti, ecco che il presidente della Regione puntualizza: «Siamo in linea con i decreti nazionali, non ci siamo inventati nulla», ha detto Luca Zaia annunciando una circolare esplicativa sul cibo da asporto, visto che l’ordinanza si prestava a differenti interpretazioni. Dopodiché Zaia ha cercato di placare i sindaci, a partire dal primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro, che nel primo pomeriggio di un giorno prefestivo, con i municipi già chiusi, si sono trovati, senza alcun preavviso, un’ordinanza da gestire nell’immediatezza: «Li capisco, ma siamo in un momento in cui non è facile programmare tutto».
PER L’ACQUISTO IL LIMITE DI SPOSTAMENTO È L’INTERO TERRITORIO DEL COMUNE DI RESIDENZA
Veneto, per il cibo d’asporto obbligo di ordinare prima `Il governatore: «Niente fuga in avanti, noi in linea Una circolare chiarisce l’ordinanza Zaia sul ritiro di gelati, pizze o pastine: telefonare o avvertire online con i decreti nazionali, non ci siamo inventati nulla» `
LE SPIEGAZIONI Il consueto punto stampa dall’Unità di crisi della Protezione civile di Marghera è stato aperto da Zaia con un richiamo alla festa della Liberazione e alla Resistenza («Un pezzo importante della storia e della democrazia di questo Paese»), un omaggio alla “staffetta partigiana” Tina Anselmi, cui si deve la creazione del Sistema sanitario nazionale e quindi anche a San Marco («L’unica bandiera che riporta la parola pace»). Quindi Zaia ha difeso la propria ordinanza sostenendo di non aver fatto fughe in avanti («Non si dica che qui c’è qualcuno di irresponsabile che firma ordinanze alla carlona, sono tutte in scia e rispettose dei Dpcm») e ha fornito uno “specchietto” cronologico con i vari provvedimenti, dalla prima ordinanza firmata congiuntamente
con il ministro della Salute Roberto Speranza il 23 febbraio ai vari decreti del premier Conte fino all’ordinanza regionale del 24 aprile che ha allentato le misure. «Ma solo perché lo prevedevano le indicazioni nazionali». Anche l’apertura della fiorerie? «Per quelle c’è una circolare del ministro Bellanova», ha detto Zaia (e fa niente se il giorno prima aveva paragonato lo stesso ministero a una poiana che girava attorno al concetto senza prendere decisioni).
Gli atti
L’ordinanza “La vendita per asporto sarà effettuata, ove possibile, previa ordinazione on-line o telefonica, garantendo” le misure di sicurezza. Proprio quell’”ove possibile” - tra due virgole - ha ingenerato dubbi interpretativi: era riferito alla vendita o all’ordinazione? Da qui la circolare che chiarisce l’ordinanza firmata dal governatore Luca Zaia.
L’INCONGRUENZA
La circolare Nel nuovo atto dirigenziale della Regione Veneto viene esplicitato che “l’asporto deve essere preceduto da prenotazione on line o telefonica”. Obbligo cioè.
PIZZA E KEBAB Tra i più tipici cibi d’asporto: da consumare solo a casa
Può una circolare firmata da un direttore di settore superare un’ordinanza del presidente della Regione? Il tema non è di poco conto perché il rischio è di incappare in salate multe. Ricapitolando: Zaia il 24 aprile nella sua ordinanza ha detto che la vendita dei
L’Ego-Hub
Coronavirus, due mesi di divieti Cronologia e fonti delle limitazioni delle attività personali ed economiche Ordinanza congiunta Ministero Salute e Presidente Regione
chiusura pressoché totale delle attività economiche, produttive e commerciali
Prime limitazioni di carattere personale e non economico: divieto eventi pubblici chiusura scuole e sospensione gite chiusura musei isolamento dei soggetti provenienti da zone infette misure igieniche (es. lavaggio mani, distanziamento da persone con problemi respiratori, ecc.) limitazione accesso dei visitatori alle case di riposo
DPCM
chiusura giardini e parchi spostamento motorio limitato a 200 metri chiusura domenicale supermercati e negozi di alimentari
limitazioni personali (conferma delle precedenti)
FEBBRAIO 23 24 25 26 27 28 29
Ordinanza regionale n. 33
DPCM
Ordinanza regionale n. 42
disciplina organica delle limitazioni, con allegati indicanti le specifiche attività ammesse anche con codice ATECO
cibi per asporto orti boschi coltivabili riapertura fiorerie (conforme a parere ministeriale) apertura cimiteri lavori edilizi minori imbarcazioni
deroghe con comunicazione e silenzio assenso del Prefetto introduzione vendita vestiti per bambini, librerie e cartolerie
APRILE
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DPCM
DPCM
DPCM
DPCM
Prime limitazioni su tre province venete (Padova, Treviso, Venezia) per attività economiche commerciali e limitazioni personali:
Estensione a tutto il territorio nazionale delle limitazioni economiche e personali introdotte dal DPCM 8 marzo
Conferma dal 23 marzo al 3 aprile delle disposizioni del DPCM 11 marzo
Proroga fino al 13 aprile delle limitazioni
chiusura prefestiva e festiva obbligo uso dispositivi bar e ristoranti aperti fino alle ore 18 divieto spostamento personale se non per lavoro, salute e necessità divieto assoluto uscita da casa da parte di positivi divieto eventi collettivi conferma chiusura scuole
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Ordinanza regionale n. 38 chiusura supermercati nei giorni del 25 aprile e 1 maggio
Ordinanza regionale n. 37 chiusura aree verdi spostamento 200 metri chiusura domenicale Introduzione limitazione mercati pubblici ai casi di piano del sindaco
Ordinanza regionale n. 40 chiusura domenicale alimentari uso mascherine, guanti e altre protezioni in pubblico e negli esercizi commerciali applicazione del protocollo sul lavoro assistenza al parto eliminazione 200 metri e spostamento in prossimità come da DPCM limitazione vendita vestiti per bambini, libreria e cartoleria Fonte: Regione Veneto
Il colloquio Vittorio Zappalorto na barca in cui ognuno è libero di remare come gli pare e che gira a vuoto. Il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, descrive così lo stallo provocato al tempo della pandemia dal continuo proliferare di provvedimenti quasi sempre in contrasto fra loro. E si dice amareggiato e stufo. Soprattutto della confusione che la conflittualità tra poteri genera innanzi tutto nel cittadino, ma anche in chi quelle norme le deve applicare e fare rispettare: dai prefetti agli operatori delle forze dell’ordine. Una riflessione lucida e a tratti spietata, che prende spunto dall’ultima ordinanza con cui la Regione Veneto allenta il morso, fra gli altri fronti, sulle limitazioni agli spostamenti permettendo le uscite per acquistare cibo da asporto o gelati e per recarsi al camposanto.
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Il prefetto: «Matassa di norme, ma la Regione è andata oltre i suoi poteri» «Sono disposizioni su materie di competenza regionale ma discordanti rispetto al decreto legge del 25 marzo n. 19 e di conseguenza la Regione ha esorbitato da quelli che sono i suoi poteri. Lo stesso decreto legge stabilisce che la Regione può emanare norme più restrittive altrimenti sono norme illegittime. Io rilevo il problema e mi fermo qui. Non tocca a me impugnare o non osservare queste disposizioni. Nel momento in cui sono in vigore, anche se illegittime, vanno rispettate finché tale illegittimità non verrà di-
chiarata dall’autorità competente».
RISCHIO CAOS E dalla confusione al disordine il passo è breve. «Come fa il poliziotto o il carabiniere o il finanziere a fermare le persone che vanno in giro, che cosa chiede? Sto andando a prendermi una pizza, sto andando al cimitero: vero, falso? Chi lo attesta, come si attesta, dove è scritto. La mia preoccupazione – incalza Zappalorto - è che in questa situazione oggettivamente difficile, fare i con-
trolli, stare in strada, diventa poco dignitoso perché sei esposto allo sberleffo del tutto è consentito e non è consentito. È dignitoso lavorare così?». La risposta è no e allora il prefetto si sfoga: «Meglio ritirarli dalle strade, e impiegarli per il rispetto di altre misure: l’obbligo delle mascherine e dei guanti, della distanza tra le persone: Basta con le autocertificazioni. Controlliamo i luoghi di lavoro, le fermate degli autobus, le stazioni, dove ci possono essere concentrazioni di persone».
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VENEZIA Il prefetto Vittorio Zappalorto (FOTOATTUALITÀ)
PARAGONI Stato, Regioni, Comuni: autorità con facoltà di dettare norme che possono smentirsi a vicenda. Sta tutto qua il vulnus che, secondo Zappalorto, non permette di affrontare in maniera efficace l’emergenza sanitaria che richiederebbe un «governo solidale tra
potere centrale e autonomie. Invece la solidarietà non c’è. Ci eravamo illusi nei primi quindici giorni poi tutto si è spaccato». E porta ad esempio la Germania: «Non è che sono più bravi di noi, semplicemente hanno una catena di comando più corta e ordinata. All’atto in cui il Parlamento
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Primo Piano
Domenica 26 Aprile 2020 www.gazzettino.it
A MESTRE Un mezzo dell’Actv: contro il sovraffollamento scatterà la prenotazione dei posti per rispettare le distanze
95% cibi da asporto “sarà effettuata, ove possibile, previa ordinazione on-line o telefonica”: quell’”ove possibile” a cosa si riferiva? alla prenotazione o ai locali del take away? Ieri una circolare firmata dal dirigente coordinatore dell’unità di crisi Nicola Dell’Acqua ha spiegato che la prenotazione è obbligatoria: “l’asporto deve essere preceduto da prenotazione on line o telefonica”. In ogni caso, pizza o gelato che sia, il cibo non va consumato sul posto né per strada, ma a casa. Confermata invece, come anticipato ieri da Il Gazzettino, la possibilità di far visita ai propri defunti anche se in cimiteri in Comuni diversi da quelli dove si abita.
sarà un fondo ad hoc di 800 milioni che verrà integrato qualora non fosse sufficiente, verranno emessi dei voucher per coloro che non hanno usufruito servizio nei mesi di marzo e aprile, è previsto un contributo per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita.
la quota di traffico passeggeri persa nel mese di marzo
LA FASE 3
ALLO STUDIO Non sono esclusi altri allentamenti delle restrizioni, ad esempio per il servizio di toelettatura dei cani peraltro già ammesso in Emilia Romagna («Ci stiamo lavorando»). Annunciata anche una «idea» per la riapertura dei ristoranti, ma dettagli non ne sono stati dati. Escluse, invece, nuove tasse regionali: Zaia intende semmai andare a «battere cassa a Roma, perché il Veneto è stato con Lombardia ed Emilia Romagna la regione più bastonata dal coronavirus. Noi siamo andati a comprarci le mascherine, ne abbiamo 24 milioni e mezzo, i respiratori, i letti per le terapie intensive. Altre Regioni, invece, hanno atteso che il Governo consegnasse il materiale». Tradotto: il Veneto si aspetta un ristoro da Roma. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Autobus su prenotazione Scuole con classi dimezzate `Perdite di 150-200 milioni nei due mesi L’assessore De Berti: «Una parte dei ragazzi seguirà le lezioni da casa» di blocco per le società di trasporto Venete `
Friuli Venezia Giulia LA RIORGANIZZAZIONE Anche Fedriga pronto ad allentare la morsa dei divieti Sarà già pronta oggi ma non entrerà in vigore prima di domani la nuova ordinanza, l’undicesima, del governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. E per la prima volta sarà allentata la morsa dei limiti. Con prescrizioni simili a quelle del Veneto, stando alle indiscrezioni: cibi e bevande potranno essere prenotati e poi acquistati in bar e ristoranti ma soltanto per essere portati via, senza possibilità di consumazione sul posto; via il limite di 500 metri per le uscite da casa, con libertà di attività sportive nell’ambito comunale e la possibilità di poter svolgere interventi di manutenzione alle barche.
VENEZIA Magari fossero solo mascherine, guanti e distanziamento sociale: quando verificheremo che l’attesa alla fermata dell’autobus sarà una perdita di tempo perché l’autobus, semivuoto ma impossibilitato a caricare altri passeggeri non si fermerà, allora ci arrenderemo: o torneremo a usare l’auto oppure prenoteremo. Il futuro prossimo per il Tpl, il trasporto pubblico locale, sarà così: pronto, mi serve un posto in corriera per andare da Mestre a Venezia. E siccome l’abbonamento che fino a ieri ci garantiva libertà di movimento - corse a tutte le ore, tutti i giorni, anche più volte al giorno - da domani non darà più le stesse prerogative, ci sentiremo tutti legittimati a chiedere di pagare meno. Per le aziende di trasporto, dopo il tracollo di passeggeri (-95% dal mese di marzo), sarà un altro buco in bilancio da fronteggiare. Di questo si è parlato ieri nella teleconferenza convocata dall’assessore ai Trasporti della Regione del Veneto Elisa De Berti pri-
ma con le aziende e poi con i sindacati. All’ordine del giorno le linee guida presentate l’altro giorno dal ministro Paola De Micheli, con tutte le novità ma anche i dubbi di una riorganizzazione dettata dall’emergenza sanitaria del coronavirus. Il primo tema è la sostenibilità economica del comparto: «Il sistema del trasporto pubblico locale rischia di saltare - dice l’assessore De Berti - Ferro acqua e gomma sono finanziati con 406 milioni del fondo nazionale, con 20 milioni (ma si sta andando verso i 30) di fondi regionali, più gli incassi da biglietti e abbonamenti che in media costituiscono il 50% delle entrate. Nei mesi
di marzo e aprile, a fronte di un calo dell’utenza del 95%, c’è stata una riduzione dell’offerta di servizio: -25/30% per i treni, -50% per gli autobus. La stima, se gli utenti torneranno a usare il trasporto pubblico, è di un buco tra i 150 e i 200 milioni per mancata bigliettazione e abbonamenti. È chiaro che nessuna Regione può far fronte a un simile situazione, tanto meno il Veneto dove i ricavi da tariffa sono il 50%, mentre altre Regioni hanno anche l’80% di copertura dal Fondo nazionale». Prospettive? Le Regioni sono riuscite ad avere giovedì scorso un incontro con il ministro De Micheli che, per ora a parole, ha rassicurato: verranno ripristinati i 58 milioni a suo tempo tolti del Fondo nazionale trasporti, ci
«UNA APP GESTIRÀ IL SERVIZIO MA IL COSTO DEGLI ABBONAMENTI DOVRÀ CALARE: I MEZZI NON SI POTRANNO USARE QUANDO SI VUOLE»
«NOI DICIAMO CHE LE MASCHERINE DEVONO ESSERE OBBLIGATORIE A BORDO, ALTRIMENTI SARÀ IL CAOS»
I FONDI
ASSESSORE Elisa De Berti
Resta il problema della riorganizzazione del servizio. «Ma non tanto per la Fase 2, quando con la riapertura del manifatturiero avremo 2,8 milioni di lavoratori in tutta Italia di cui 300mila potenziali utenti del Tpl. Il 4 maggio - dice De Berti - è affrontabile. È la fase 3 che ci preoccupa, quando riapriranno le scuole». È già stato fatto un conto: per assicurare il distanziamento sociale a bordo servirebbe tre bus per fare il servizio che ieri faceva un bus da solo. «Ma non abbiamo il triplo degli autobus, neanche il doppio e non me li posso procurare neanche in tempi brevi», dice l’assessore regionale. «Ne abbiamo parlato con la collega Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, e l’unica possibilità è dividere a metà le classi: metà ragazzi seguiranno la lezione in aula, l’altra metà da casa, ma contemporaneamente. In questo modo verrebbe alleggerito il carico degli autobus. Questa sarà la proposta su cui aziende e sindacati hanno dato un assenso di massima e che presenteremo al ministero, visto che da Roma non dicono nulla». L’altra proposta riguarda il possibile ricorso ai bus granturismo: «Ma serve l’ok del ministero e della motorizzazione civile per il trasporto pubblico». Dopodiché, dice De Berti, anche i dirigenti scolastici dovranno riflettere: se la Regione fissa il calendario scolastico, non è che poi ogni scuola si cambia i ponti di festa, perché questo creerebbe problemi sul fronte dei trasporti.
LA APP Ma cosa succede se, con il contingentamento, l’autobus alla fermata tira dritto oppure si ferma ma non può caricare nessun altro passeggero? L’assessore De Berti è preoccupata: «Si rischiano problemi di ordine pubblico, c’è da capire chi controlla, chi interviene e di sicuro non possono farlo gli autisti così come i macchinisti in treno. L’unica soluzione è la prenotazione, ci è stato detto che al ministero si sta studiando una App, una applicazione specifica. Ma bisognerà anche rivedere il costo degli abbonamenti, non potendo usare i mezzi quando si vuole». E infine c’è la questione delle mascherine: «Pare che il governo non voglia renderle obbligatorie a bordo dei mezzi, cosa che creerà caos e paura di contagi. Noi diciamo che la mascherina va indossata». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il turismo in ginocchio
L’ULTIMA ORDINANZA INTERVIENE SU MATERIE DI COMPETENZA REGIONALE MA IN MODO DISCORDANTE RISPETTO AL DECRETO DEL GOVERNO
COME FA UN POLIZIOTTO O UN CARABINIERE A FERMARE UNA PERSONA CHE VA IN GIRO? COSA GLI CHIEDE?
sancisce che c’è un interesse nazionale, non è data la possibilità a un Land, il quale ha più poteri delle nostre regioni perché la Germania è uno stato federale, di andare contro il governo. A noi manca tale norma. A me sa sarebbe piaciuto che ci fosse stato più rispetto per le decisioni governa-
tive. È come se fino adesso avessimo giocato, il gioco è finito e si ritorna a fare quello che facevamo prima solo che ci mettiamo la mascherina e i guanti, ma non mi pare che funzioni così, non mi pare serio questo atteggiamento. Lo dico come cittadino ancor prima che come prefetto».
Un cittadino e un prefetto che lancia un appello per una modifica della Costituzione: «Proviamo a immaginare cosa sarebbe successo in Italia se anziché avere un governo che fa un Dpcm e venti presidenti delle regioni che fanno le loro ordinanze contro quel Dpcm, o in difformità, avessimo avuto un governo che decideva e basta. Un solo testo di legge, una sola circolare. I cittadini non sarebbero stati disorientati come ancora sono, e l’azione di tutela sarebbe stata più efficace. Invece siamo travolti da richieste di chiarimenti che paralizzano l’attività della Prefettura: a ogni provvedimento nuovo dello Stato o della Regione, siamo subissati di telefonate. E il più delle volte non riusciamo a dipanare la matassa». Monica Andolfatto © RIPRODUZIONE RISERVATA
Michielli ai sindaci veneti: «Tagliate le tasse locali» VENEZIA (m.cr.) Il presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli chiede ai sindaci della regione concreti tagli di tasse locali per salvare un settore in ginocchio. «Le nostre sono le prime aziende che nell’emergenza hanno chiuso e le ultime che rivedranno a pieno regime la loro attività - scrive Michielli (foto) in una lettera aperta -. L’estensione del contagio a tutta Italia e agli altri Paesi europei porterà per l’intera stagione turistica, ormai già posticipata nell’apertura, una cospicua perdita di posti di lavoro, più di 25mila già in questi due mesi». Servono misure concrete «peraltro già
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messe in atto da alcuni vostri volenterosi colleghi in varie parti d’Italia». Si parte con l’eliminazione della parte variabile della Tari per terziario e turismo, differendo poi il pagamento della parte fissa. «Non essendo attive, le aziende non producono rifiuti ricorda Michielli - le imprese pagherebbero solo la parte fissa di pulizia generale». Imu e Tasi: se lo Stato non le sospendesse per il 2020, i Comuni potrebbero almeno azzerare la loro parte. Michielli chiede poi il taglio dell’imposta su insegne e affissioni, e l’azzeramento dell’imposta di soggiorno per
gli anni 2020 e 2021 o, in alternativa, la destinazione dell’intero ammontare della stessa ad azioni di supporto delle imprese turistiche. Proposti anche tagli di almeno del 50% del canone dei plateatici. E la «riduzione od almeno differimento del pagamento dei canoni di locazione per attività turistiche insediate in immobili di proprietà` comunale o di enti partecipati». «Stiamo navigando nella stessa barca e solo remando insieme, magari malconci, ce la faremo», chiude la missiva Michielli, che saluta i sindaci veneti «con immutata, ma condizionata stima». In attesa degli sgravi fiscali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 26 Aprile 2020
IlVenetoelalottaalvirus
Ierialtri 10.681tamponi, manuovi contagisolo al+0,9%
-247
ILCALO IERIDELLE PERSONE ATTUALMENTEPOSITIVEIN VENETO
ILTOTALEÈSCESOA9432. ANCHEVERONAADESSOÈ SCESASOTTOQUOTA3MILA VICENZAÈA1503,VENEZIAÈ SOTTOQUOTAMILLE
+365
L’AUMENTO DEIVENETICHEORA SONO“NEGATIVIZZATI”AL VIRUS
INQUESTACLASSIFICABRILLA ILPADOVANOCON2015 PERSONE.SEGUONOVENEZIA (1200)EVERONA(1149) MENTREVICENZAÈA842
LAREGIONE SEGNAI CONFINIDEI NUOVIPERMESSI. Dopo24 ore di“euforia” ilgovernatore lanciauna circolare:«Nonc’è il “liberitutti”. Enon siconsuma nullain strada»
Takeawaysì, mada soli e suprenotazione Zaiaprecisalanuovaordinanza 1288vittime Pizzaogelato,simangiaacasa Epericimiterilanovità:iparenti Nettocalodi possono“sconfinare”dalComune ricoveri:-55 Piero Erle
Liberi tutti? Niente affatto. È bastato venerdì pomeriggio e poi ieri la prima mattina di festa della Liberazione, con la gente che si è gettata a comprare gelati e altro, a spingere il governatore Luca Zaia a far emettere dal responsabile dell’Unità di crisi, il direttore Nicola Dell’Acqua, una circolare che rende evidenti i paletti della nuova ordinanza. C’è stata una sorta di ondata di euforia «ma il virus resta. Non c’è nessuna liberazione totale», ribadisce Zaia che ieri, affiancato all’avv. Franco Botteon, ha chiarito quattro punti che fanno parte della stessa ordinanza. QUATTRO REGOLE. Primo: si
può andare a ritirare il cibo d’asporto, ma resta in vigore l’ordinanza che obbliga a uscire di casa da soli e non in compagnia (salvo non si tratti di bambini o disabili). Secondo: si può andare a gelaterie, pizzerie, gastronomie solo su prenotazione, e si entra uno alla volta. L’ordinanza, è vero, dice che la prenotazione va fatta “ove possibile”, ma l’avv. Botteon spiega che quelle parole indicano che se si è andati a prendere un cono gelato diventa difficile fare la prenotazione: solo che va mangiato a casa, se no è multa. E per pizze e altro cibo d’asporto già molte attività erano organizzate per gestire le prenotazioni: ora è obbligatorio. E attenzione al rischio multe: «Ai fini dei controlli la prenotazione deve essere adeguatamente documentata dall’esercente o dall’utente», scrive la Regione. Terzo: il cibo acquistato, gelato compreso, può essere consumato solo a casa e non in strada (si rischiano multe). Quarto: comunque, anche per gli orti, non si può uscire dai confini del proprio Comune. I sindaci si sono lamentati del mancato preavviso dell’ordinan-
za: «Hanno ragione, ma non siamo riusciti a fare diversamente», dice Zaia. LA SEQUENZA DI ORDINANZE.
Ripercorrendo punto su punto tutte le ordinanze e decreti statali dal 23 febbraio in poi, Zaia ha mostrato ieri che la Regione non ha mai sconfinato dai suoi poteri rispetto alle direttive del governo, fissando in alcuni casi regole più restrittive di quelle dello Stato. Stavolta con l’ordinanza “aperture” non ha fatto altro che seguire circolari o conferme giunte dai vari Ministeri: «Non abbiamo fatto ordinanze “alla carlona”. E vi ricordo che lo spartiacque è stato il decreto del governo del 10 aprile che ha indicato i codici “Ateco” delle imprese che potevano riaprire e poi ha fissato anche la procedura di apertura di singole aziende con “silenzio assenso” delle prefetture. Da lì in poi - spiega Zaia - abbiamo cercato di gestire la fase di “non più lockdown”, ad esempio per i lavoratori delle aziende che devono anche mangiare, imponendo mascherine e protezioni». CIMITERI:SIPUÒSCONFINARE.
Proprio durante la solita conferenza stampa di metà giornata dalla Protezione civile di Marghera, viceversa, è emersa una novità che l’avv. Botteon ha chiarito dopo un confronto col Ministero. Non solo i cimiteri sono riaperti, ma se il defunto è un parente stretto (fino al cugino-nipote), o perfino se è una persona appena morta a cui si era legati (collega di lavoro o altro), è possibile recarsi al cimitero anche se è fuori dai confini del proprio Comuni. È scoppiato anche il caso delle fiorerie: la Regione ha sancito che sono “aperte” - spiega Zaia - sulla base di una circolare del Ministero dell’agricoltura. Molte ieri sono rimaste chiuse per la festa, ma il blocco per loro è superato. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Ildonodella scuolamaterna “donGaetano Plebs”di FaraVicentino per laRegione
Maaltropicco dimorti:+44 Un altro super-blocco di 10.681 tamponi, ieri per il Veneto. Ma con una lieta sorpresa: i nuovi positivi sono stati solo +162, vale a dire con una crescita soltanto dello 0,9% in un giorno per il numero totale di persone infettate dall’inizio della crisi (ora sono 17.391). E in effetti il numero di positivi attuali è ancora calato di 247 unità, toccando ora quota 9432. Anche i “negativizzati” che hanno superato l’infezione da virus sono saliti verso l’alto, giungendo a 6671 (+365). Il totale delle persone in isolamento è a ieri di 8722. Ma il dato che costantemente dà segnali più positivi di tutti è quello del fronte che più preoccupava fin dall’inizio: i ricoveri in ospedale, che rischiavano nella seconda metà di marzo di mettere in crisi il sistema sanitario veneto. Ieri c’è stato un calo globale di -54 persone ricoverate nelle Malattie infettive (ora sono 1105) e di una persona in terapia intensiva (in tutto ora 129). In sostanza, adesso ci sono malati di Covid-19 ricoverati in terapia intensiva nelle Aziende ospedaliere di Padova (con Schiavonia) e Verona (con Legnago, Villafranca, Negrar e Peschiera); a Belluno; a Treviso, Oderzo e Vittorio Veneto; a Dolo, Mestre, Venezia e Jesolo; a Trecenta; a Vicenza e Santorso. Resta la pagina più tragica: i morti ieri sono saliti di altre 44 unità, toccando la cifra globale di 1288 lutti. Tra le province di residenza delle vittime Verona è a 342, Treviso a 238, Padova a 230, Vicenza a 191 e Venezia a 187. •
Zaiaha ringraziatoi bimbidellascuola maternadon Gaetano Plebsdi FaraVicentino perildonodi uncollage didisegni e40 mascherine
IL 25 APRILE. «Fu lei, una veneta, a creare il Sistema sanitario nazionale»
«Resistenzaesanità» Zaia celebral’Anselmi Esullevittimeconferma: «Dalleautopsieemergono icasiditrombosi».Test sierologici: caccia alla qualità «È la festa della Liberazione e anche per noi quella del nostro patrono San Marco: la sua è l’unica bandiera nel mondo che porta la parola “pace” e segna la storia di un popolo veneto che non è mai stato di guerrafondai». Il governatore Luca Zaia ieri ha voluto iniziare il suo punto-stampa celebrando il 25 aprile: «Un anno fa ero a Vittorio Veneto con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ed è bene ricordare che nella Resistenza sono morti 54 mila partigiani: tra questi oltre 6 mila erano veneti. Il pensiero va a quello che ha significato la Resistenza, un pezzo importante della storia del nostro Paese. Qualcuno avrà visto che in un intervento scritto ho ricordato i passaggi fon-
TinaAnselmi,mancata nel 2016
damentali: la Resistenza è iniziata formalmente il 3 settembre 1943, e da noi l’11 settembre con la fondazione nell’Università di Padova del Comitato nazionale di liberazione con Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti e Silvio Trentin. Non a caso l’Università di Padova ha anche la medaglia d’oro al valore». Ma Zaia è andato oltre. «Un
passaggio fondamentale che vorrei ricordare della Resistenza è una figura centrale nella storia del Veneto: Tina Anselmi. Non l’ho mai conosciuta ma se leggete la sua storia vedete che in codice era la staffetta “Gabriella”. Aveva 17 anni quando il 26 settembre 1944 vide a Bassano l’impiccagione dei partigiani in quello che poi divenne “viale dei Martiri”: vide questa atrocità e decise di entrare nella Resistenza. Lo sottolineo perché poi ha continuato nelle istituzioni con molti incarichi: fu anche la prima donna ministro, ma la ricordo con piacere perché è colei che ha dato via al Sistema sanitario nazionale, era il 1978. Lo diciamo con orgoglio il giorno della Liberazione perché mentre si parla di Covid la storia non è acqua: il primo ministro donna è una nostra veneta che ha dato via al sistema sanitario nazionale. È un fil rouge che ci unisce».
Un filo rosso che purtroppo oggi «ci porta a vedere la doppia tragedia di chi spesso ha vissuto la Resistenza e la Liberazione, e si è trovato ora in una battaglia che non ha vinto. L’età media dei morti in Veneto è di 82 anni, siamo a 1200 vittime, e sono persone che hanno vissuto quel periodo e dato tantissimo alla nostra comunità e fatto grande il Veneto nel mondo». Ma le autopsie iniziano a indicare quanti sono i morti “per” Covid? «Di certo questa mole di morti non sarebbe tale senza il virus - risponde diretto Zaia - è stato uno spartiacque nella vita di molte persone. È vero anche che all’inizio si mirava alle polmoniti interstiziali, mentre ora forse sono le trombosi polmonari quelle su cui puntare, per cui bisogna evitare che ci siano i coaguli. Nelle autopsie si sta verificando questo». Quanto ai test sierologici, i professori Plebani e Lippi «stanno facendo un gran lavoro. Attenzione: non è una ricerca di semplice presenza degli anticorpi, ma punta a stabilire la qualità di quelli presenti del sangue, per capirne l’efficacia. Ecco perché il lavoro è più lungo». • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA
SINDACATO INCAMPO. Refosco (Cisl regionale) mette sul tavolo sei proposte. E la Uil (Chisin) guarda ai servizieducativi
«Scuoleferme,aziendeaperte:oraagire» Daicongedi specialifinoai turni dilavoro:servono nuoveregole In Veneto sono a casa almeno 300 mila alunni tra materne, elementari e medie. In parallelo c’è stata la sospensione del lavoro per centinaia di migliaia di dipendenti e autonomi, e quindi anche di molti genitori. Adesso che si entra sempre più nella “fase 2” occorre «cercare un nuovo equilibrio che permetta l’accudimento dei figli e la ripresa lavorativa», afferma in un documento Gianfranco Refosco segretario regionale Cisl.
Il passaggio in molti casi allo smart working, i provvedimenti del governo come il congedo parentale straordinario (sia per i dipendenti che gli autonomi) e il bonus baby-sitting hanno aiutato. Dai dati Inps, al 10 aprile, in Veneto «si possono stimare in 21 mila le domande di congedo, di cui 20 mila presentate da lavoratori dipendenti. E approssimativamente si possono ipotizzare in 4 mila quelle di bonus baby-sitting».
Ma come detto, l’equilibrio rischia di saltare: le scuole restano chiuse mentre sempre più aziende aprono. Refosco e la Cisl avanzano «sei proposte sugli strumenti di conciliazione». Primo: conferma dei congedi speciali fino alla chiusura ufficiale delle scuole, con un plafond aggiuntivo di giorni e obbligo dell’alternanza dei genitori. Secondo: conferma, con riadeguamento, del bonus baby-sitting. Terzo: incentivi alle aziende che mantengono il lavoro agile per i lavoratori con figli a carico (0-12anni). Quarto: ricerca epidemiologica sulla incidenza del Covid-19 tra i mi-
nori anche in vista dei possibili Centri estivi. Quinto: accordo tra le Parti sociali per «favorire i cambi di turno di lavoro tra genitori con figli da accudire, anche se dipendenti di aziende diverse». Sesto: verificare «la possibilità di utilizzare a sostegno della conciliazione figli-lavoro, se necessario, parte delle risorse del Fse residue (circa 30 milioni per il Veneto), visto che la Commissione europea ha concesso massima flessibilità nell’utilizzo dei fondi». Anche Grazia Chisin, segretaria Uil vicentina, sottolinea il problema di garantire la “fase 2” conciliando vita lavorati-
va e vita familiare senza far ricadere tutto «sulle spalle delle donne lavoratrici, che come mamme devono trovare una soluzione a breve». Pensando alla cura dei bimbi ma anche «alle persone con disabilità, con patologie importanti, e la cura degli anziani non auto sufficienti». Tanto più che si prevede una nuova ondata di virus in autunno. «Io sarei - scrive Chisin per la riapertura dei servizi educativi con una programmazione che deve coinvolgere il settore pubblico e privato del socio-educativo e della scuola». Si parte dal Protocollo nazionale Stato-impre-
Ilritorno allavoro comportadifficoltàanchedi gestione sociale
se-sindacati per il lavoro in sicurezza: Chisin propone «un adattamento degli standard regionali rispetto al numero di bambini che si possono accogliere in aula (15 per educatore sono troppi), in quali fasce di orario, distanziamento, pulizia delle mani, igiene», niente scambio di gio-
chi, merenda e altro. «A mio avviso può essere una strada se il Governo si impegna a un percorso di messa in sicurezza sanitaria di tutte le scuole, aumentando le presenze di insegnati e tutto il personale». Ma sono molte, chiude Chisin, le soluzioni ancora da trovare sui vari fronti. • M.E.B.
4 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 26 Aprile 2020
LasituazionenelVicentino Ilfronte sanitarionelle strutture dellaprovincia
Dopo due mesi distop forzato, il direttore generale Giovani Pavesi ha deciso che almeno uno dei due bar del San Bortolo, quello che si trova subito dopo la bussola, potrà riaprire. Fondamentali le misure per garantire la massima sicurezza: porte differenziate per entrata e uscita, tavolidistanziatieampio utilizzodellaterrazza esterna.
VERSOLA RIPRESA
Servizioin terrazza albardell’ospedale
ILTEMUTORITORNO. Venerdì lapunta piùaltadall’inizio del mesecon18 nuovi accessi, ieri20
Ilcolpodicodadelvirus Dopolatreguaèallerta per l’aumento di ricoveri
Al pronto soccorso dell'ospedale San Bortolo 180
ACCESSI TOTALI PAZIENTI 160
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Il Covid sulle montagne russe. Numeri in pericolosa altalena al pronto soccorso. Non più le vette dei 31 accessi e dei 13 ricoverati tutti in una volta della prima metà di marzo ma, da qualche giorno, un inquietante rebound dopo un costante appiattimento della curva e cifre livellate verso il basso che avevano fatto sperare in un progressivo assopimento. Gli accessi, a partire dal 9 aprile, tranne qualche isolato rilancio, non avevano più superato le dieci presenze, e ora, due giorni fa, hanno toccato la punta più alta dai primi del mese, arrivando a 18, e ieri, a fine mattinata, erano 14, saliti poi a 20. Gli accessi contano, ma relativamente. Il pronto soccorso Covid è la porta di accesso di tutti i casi sospetti, molti dei quali si rivelano un falso allarme. Più preoccupante il dato dei ricoveri. Dall’8 aprile, al di là di un paio di rimbalzi, due settimane e mezza tranquille, quasi sempre due diagnosi di polmoniti, una sola o addirittura zero. Poi, all’improvviso, un nuovo scatto. Due giorni fa 8 malati trasferiti nei reparti-Covid, e ieri, a fine mattinata, 5, come se l’irriducibile virus volesse rialzare la testa. Percentuali in controtendenza, anche se il coronavirus sembra essersi infiacchito, sembra aver perso la potenza distruttiva della prima ora, le polmoniti sono meno devastanti e i malati finiscono meno in rianimazione. Meno tossi allucinanti e non più particelle virali sparate come proiettili letali, ma una strisciante ripresa del contagio. Insomma “le discese ardite e le risalite”. E il primario
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Dobbiamo manteneretutte ledifeseperché una recrudescenza nonèaffatto improbabile
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Èunmale piùgrandedinoi chepossiamo gestirema nondominare FRANCESCOCORÀ PRIMARIOPRONTO SOCCORSO
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RIAPREIL BAR Riapredomaniilbar dell’ospedale.Soloquello dell’ingressocentrale subitodopola bussola. Restachiusoil barpiù piccolonellahall del quintolotto. L’hadecisoil dgGiovanniPavesi. Si cominciaadintravvedere, contuttelecautele,un po’ diluce infondo altunnel dell’emergenzaesi cerca diriprendereil filoconla vitainterrotta oltredue mesifa. L’ordine di abbassarele serrandeera arrivatoaiprimidi marzo quandol’epidemiaaveva iniziatoad infuriare:in città,perleprime restrizioniimposte da Roma,tuttii locali erano chiusie allora ilbar dell’ospedale,l’unico aperto,era diventatometa anchedi persone che entravanoal SanBortolo soloperbereun caffèo farelo spuntinoa pranzo. Assembramentiinevitabili nonostantelelinee di distanziamento sul pavimento.Troppo pericoloso.Eallora l’ordinetassativo, impartitoai gestoridi sospendereilservizio. Ora lafrenatadell’epidemia e ilcontrordine,anche per iniziarearestituire alSan Bortoloun clima di normalità,conlemassime garanziediprotezione. Portedifferenziate per entrareeduscire, tavoli distanziati,accessi contenuti,ampiospazio perleconsumazioninella terrazzaesterna. F.P.
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Zanettin denuncia le procedure delle banche ed in particolare le banche di Credito cooperativo (Bcc). Con una interpellanza al ministro dell’economia e delle finanze, il parlamentare vicentino Pierantonio Zanettin, ha chiesto quali provvedimenti si intendano adottare «per evitare da parte degli istituti di credito atteggiamenti dilatori, se non ostruzionistici, che vanificano gli obiettivi del decreto dell’8 aprile».
Quel provvedimento, si ricorderà, era stato promulgato col preciso intento di immettere liquidità nel sistema economico duramente colpito dallo stop totale seguito all’emergenza coronavirus. Nel corso della seduta di mercoledì scorso della commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario - denuncia Zanettin - molti componenti hanno sottolineato come diversi istituti di credito conti-
una dichiarazione sostitutiva di atto notorio più altra documentazione attestante l’importo dei ricavi conseguiti nel 2019 o del bilancio di esercizio al 31 luglio 2019». «Quest’ultima documentazione - continua Monti - risulta sovrabbondante ed eccessivamente onerosa per i soggetti richiedenti il finanziamento in conseguenza del fatto che la maggioranza delle aziende, in conseguenza dell’emergenza sanitaria, che ha consentito loro di rinviare l’approvazione dei bilanci a 180 giorni, non hanno ancora definito le loro posizioni contabili 2019».
14-apr
ILBILANCIO. Diminuisconoanche lepersonetenute in isolamento
Incaloimalati gravi maancora4 decessi Simoltiplicanoicontrolli 900esamiper ogni Ulss più 5.051 test rapidi nella 7 e7.172sierologicinella 8 Tamponi a raffica. In un giorno l’Ulss 7 ne ha fatti quasi 900 in più e l’Ulss 8 viaggia sugli stessi ritmi. Il totale è stratosferico. Fino a ieri 41.691 tamponi. Con l’aggiunta per la Pedemontana di 5.051 test rapidi e per la Berica di 7.172 test sierologici. E contagi che si mantengono sulla stessa media dei giorni scorsi. A Vicenza due nuovi casi ogni cento tamponi. A Santorso, Bassano e Asiago meno di due. Il dato cumulativo di oltre due mesi di epidemia è di 2.615 persone attaccate dal virus, sintomatiche e asintomatiche, in tutta la provincia. Il dato distinto è di 1.411 positivi (ieri 18 casi) nell’Ulss 7, e di 1.204 (ieri 20 casi) nell’Ulss 8. Rimane, dunque, stazionaria, la linea
Itamponifatti in largascala perindividuare i pazientipositivial virus
dei contagi, tenendo conto – va ribadito – che ora si fanno molti più tamponi di prima, quando, nella fase acuta della pandemia, i test giornalieri in ognuna delle due aziende non erano mai più di 350 e i positivi emergevano a frotte. Note positive dai ricoveri. L’Ulss 8 ne registra addirittura 11 in meno. Sono 82 i pazienti nei letti dei reparti-Covid. Infettivologia e pneumo-
logia ne hanno 7 in meno, rianimazione 3 in meno, Noventa e Valdagno rispettivamente 1 in meno. L’Ulss 7 non segnala variazioni. Restano 97 ricoveri: 77 a Santorso, 20 a Marostica. Diminuiscono pure le persone in isolamento. Nell’Ulss 8 sono 1.067, 44 in meno. Nell’Alto Vicentino 1.626 uomini e donne, 11 in meno, mentre per altri 2.663 si è
Zanettin:«Lebanchefannoostruzione» nuano a nicchiare o a ritardare, spesso pretestuosamente, la concessione dei fidi richiedendo documentazione non necessaria o imponendo la rinegoziazione o la estinzione dei fidi già concessi «vanificando così la ratio legis del provvedimento legislativo». Zanettin richiama, a supporto del proprio documento, una lettera scritta il 24 aprile dalla presidente dell’Ordine dei commercialisti, Margherita Monti, ai vertici degli istituti Bcc del territorio, autori di un comportamento a suo avviso scorretto: oltre ai documenti necessari per decreto «viene richiesta
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L’INTERPELLANZA. Ilparlamentaredenuncia alministrodell’economia alcuni icomportamenti di «dubbialegittimità»
«Molterichiesteperconcedere iprestiti vannocontro ildecreto»
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que, un trend rovesciato. Tanti anziani, dai 70 ai 96 anni, soprattutto di quelle, per fortuna non molte, case di riposo trasformate dal contagio in bombe batteriologiche. Ma non solo. Il pericolo viene anche dai più giovani. «È arrivato da noi un ragazzo di 24 anni con un forte mal di pancia. Il problema era un volvolo, la torsione di un tratto d’intestino. Non aveva febbre né tosse. Il paziente è stato portato in endoscopia digestiva per evitare un’occlusione ma, nell’ipotesi di un ricovero, gli abbiamo fatto il tampone. Bene, i gastroenterologi hanno risolto la patologia, non c’è stata esigenza di ricovero, ma il tampone ha dato esito positivo. È probabile che avesse già infettato genitori e fratelli. La questione è che il tampone non si può fare a tutti e ci sono tantissimi portatori sani. L’epidemia può divampare quando e come vuole. È un male più grande di noi, che possiamo frenare e gestire meglio possibile perché procuri meno danni, ma non dominare. La soluzione sarà solo il vaccino. Fino ad allora potranno esserci nuove ondate epidemiche o piccoli focolai se le cose andranno bene. Una seconda marea potrebbe alzarsi prima dell’estate e colpire violentemente in autunno favorita da un mix di fattori». «Occorre il giusto equilibrio – spiega il dottor Corà – non possiamo continuare a tenere la gente chiusa in casa ma dovremo adottare tutte quelle elementari misure in grado di prevenire una ulteriore diffusione incontrollata del virus: la mascherina, e meglio che portare i guanti, lavarsi e disinfettarsi frequentemente le mani». •
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Ilpericolosonogliasintomaticichepossonocontagiaresenzasaperlo Un giovane che si è presentato per un mal di pancia è risultato positivo Francesco Corà, alla riunione dell’unità di crisi in cui, venerdì, si ragionava sulla fase 2 della riapertura dei reparti e del graduale ritorno alla normalizzazione, lo ha detto con energia trovando sponda nel collega della terapia intensiva Vinicio Danzi. «Sarebbe un errore smobilitare. Dobbiamo mantenere tutte le difese perché una recrudescenza dell’epidemia non è affatto improbabile. Io stesso sono pronto a far tornare in area-Covid il medico che, prima di questa inversione di numeri, avevo riportato nel pronto soccorso generale. Se l’obiettivo è rallentare l’epidemia, la guerra la vinceremo, ma il virus non lo sconfiggeremo. È fra di noi e continuerà a restarci a lungo, perché è sfuggente, inarrestabile. Vediamo sempre più spesso asintomatici o paucisintomatici, persone con sintomi leggeri, quasi inavvertibili, che non sanno di avere il virus e possono trasmetterlo involontariamente». Negli ultimi giorni, dun-
Pazienti
Monti cita poi un caso di un cittadino che ha ottenuto da altro istituto il finanziamento necessario in sole 24 ore e senza tutta quella documentazione aggiuntiva. Zanettin punta il dito, infine, su un’altra prassi degli istituti che «nel modello di richiesta del finanziamento hanno inserito una clausola con cui avvertono che la concessione del fido è subordinata alla conversione in legge del decreto» ed anche questa «appare al giudizio dell’interpellante, una formula dilatoria» e di «dubbia legittimità». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Zanettindenunciaostruzioni al rispettodeldecreto-liquidità
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PRIMO PIANO
DOMENICA 26 APRILE 2020 IL MATTINO
L’allarme globale: il 25 Aprile nel Padovano
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Nella foto 1 il rettore Rosario Rizzuto, il presidente della Provincia Fabio Bui, il prefetto Renato Franceschelli e il sindaco Sergio Giordani durante la cerimonia droplet davanti a palazzo Moroni (nella foto 5 la deposizione della corona). Nella foto 2 il tricolore in una casa in Prato. La giunta sei è divisa nei luoghi simbolo: nella foto 3 Arturo Lorenzoni posa un fiore e lo stesso (nella foto 4) fa l’assessore Cristina Piva
«Lo spirito dei partigiani è da copiare per ripartire» I messaggi di Giordani e Zaia: «Resistenza, pezzo importante della nostra storia» Sul Listòn una cerimonia lampo: la posa delle corone d’alloro ma niente musica «Lo stesso spirito, la stessa voglia di riscatto, la stessa incredibile volontà ed energia. È quello che ci serve per superare questo momento. Impariamo dai valori dei partigiani». È il messaggio che il primo cittadino Sergio Giordani ha rivolto ai padovani in occasione del 25 aprile. Non dal tradizionale
palco sul Listòn ma dalla tribuna dei social network, in un video che ha ricevuto molte condivisioni. CERIMONIA LAMPO SUL LISTON
Ieri mattina tra il Bo e Palazzo Moroni è comunque andata in scena una breve cerimonia. Niente discorsi, niente canzo-
ni: il tempo di posizionare due corone d’alloro sulla porta del municipio e su quella dell’ateneo medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. A distanza, e rigorosamente muniti di mascherina, hanno accompagnato gli omaggi il sindaco Sergio Giordani, il presidente della Provincia Fabio Bui, il
prefetto Renato Franceschelli e il rettore Rosario Ruzzuto. Erano comunque presenti una trentina di persone tra i rappresentanti dell’Anpi, delle associazioni combattentistiche e alcuni “resistenti” pronti a rischiare la multa pur di testimoniare la loro passione civile. Nessuno alla fine è stato
sanzionato. LA RESISTENZA DI QUESTI MESI
«Medici, personale sanitario, forze dell’ordine e molti altri italiani sono impegnati in queste settimane in una diversa, ma non meno importante, resistenza per il futuro del Paese», ha osservato Giordani nel suo video-messaggio. Tracciando un parallelismo con una sorta di “terzo dopoguerra” che ci attende. «All’epoca il Paese uscì dal dramma delle guerra distrutto ma con una grandissima voglia di riscatto. E sviluppò una lunga fase di benessere e crescita – ha proseguito il primo cittadino – Non c’è dubbio che la sfida che ci aspetta nei prossimi mesi è paragonabile a quella che i nostri padri e i nostri nonni hanno affrontato e vinto nel dopoguerra. Ce la possiamo fare anche noi. Dovremo cogliere i valori di re-
sponsabilità, impegno, sacrificio ma anche uguaglianza e solidarietà». Anche il governatore Lica Zaia ha sottolineato in un messaggio che la Resistenza è un «pezzo importante della Storia d’Italia», riprendendo il parallelo con i nostri tempi «che ci vedono tutti protagonisti di un inedito percorso di resilienza e di ritrovato impegno a liberare le energie migliori per la nuova ricostruzione che ci attende». FIORI NEI QUARTIERI
Dall’Arcella a Ponte di Brenta, dal cippo dedicato a Placido Cortese a Chiesanuova, alla lapide con “La canzone della nave” su Palazzo Giusti. Si è realizzato anche un 25 aprile diffuso sul territorio comunale, con tutti gli assessori impegnati a portare una rosa nei luoghi più significativi della città. — CLAUDIO MALFITANO
L’INIZIATIVA
“Bella ciao” dalle terrazze musica e cori collettivi risuonano nei quartieri Il flashmob lanciato dall’Anpi coinvolge intere vie Arcella, Stanga, Palestro e Qui Padova al Crocefisso si mobilitano PADOVA
Anche la città del Santo si è svegliata con le note di “Bella Ciao” e dell’inno di Mameli diffuse dalle radio delle case di centinaia di padovani. Molti hanno trasmesso il brano già dalla mattina di ieri, per accompagnare il risveglio nel 75esimo anniversario del 25 Aprile. Un sottofondo diverso rispetto al silenzio degli ul-
timi due mesi. Alle 15 però è scattata l’iniziativa “#bellaciaoinognicasa” lanciata dall’Anpi per celebrare la festa della Liberazione, ognuno dal proprio balcone, cantando “Bella Ciao” e l’inno nazionale. Non potendo scendere in strada per manifestare, molti padovani hanno aderito all’appello un po’ in tutta la città, tirando fuori casse, radio, chitarre e microfoni, per intonare il canto dei partigiani, o semplicemente trasmettendola dai propri impianti stereo nelle varie versioni. Molto gettonata quella dei Modena City Ramblers incisa
nel 1993, passata ieri dai balconi di mezza Padova. Tra i condomini più vivaci sicuramente c’è stato quello di via Duprè, in fondo all’Arcella, dove tra l’altro abita lo storico militante del Pci, Ennio Girardi: «È il minimo che potessimo fare per onorare una giornata storica» racconta, dopo aver appeso uno striscione dal significato molto chiaro: «Viva la Resistenza» e organizzato in prima persona l’evento nel palazzo dove risiede. Almeno una cinquantina i condomini del palazzo di via Duprè che hanno partecipato, cantando e suonando “Bella Ciao” dalle proprie ter-
Il condominio di via Duprè canta e suona Bella ciao per festeggiare l'anniversario o della Liberazione
razze, sia giovani che anziani, e restituendo orgoglio alla festa della Liberazione in piena emergenza Covid 19. All’Arcella il flashmob è partito anche in altre zone, come a Santissima Trinità. Non solo però, ma molti padovani affacciati al balcone chitarra al-
la mano anche al Portello, alla Stanga, Palestro, Mortise, Sacra Famiglia e alla Guizza. Stessa scena in via del Commissario, quartiere Crocifisso, al complesso abitativo di housing sociale Qui Padova. Una sessantina le persone coinvolte, un amplificatore,
due altoparlanti e il tributo alla festa della Liberazione è diventato contagioso e ha riecheggiato in tutto il quartiere. Il complesso è lo stesso residence che in pieno lockdown aveva organizzato la tombola di condominio. — LUCA PREZIUSI
PRIMO PIANO
DOMENICA 26 APRILE 2020 LA TRIBUNA
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L’allarme globale: le famiglie nella Marca le associazioni
«I più piccoli fino ad ora sono stati dimenticati» TREVISO
Un momento delle attività all’aperto organizzate all’Arcobalena di Roncade, asilo nido e centro estivo, a destra la coordinatrice Loredana Cesaro
Un piano delle maestre per riaprire gli asili nido L’Arcobalena di Roncade ha presentato un protocollo anche per i centri estivi Ingressi scaglionati, piccoli gruppi e attività all’aperto come in Danimarca Marzia Borghesi / RONCADE
Loro sono pronte. Sei educatrici più la cuoca per una quarantina di bambini di età compresa tra zero e tre anni e la prospettiva di organizzare un centro estivo per bimbi più grandi, fino ai 6 anni. Proprio le fasce d’età che secondo il presidente della Regione Luca Zaia – ma ancora non c’è il sì del Governo – dovrebbe trovare accoglienza nelle strutture per l’infanzia fin da lunedì 4 maggio, quando cioè anche i genitori torneranno a lavorare. Ingressi scaglionati, misure igieniche severe, piccoli gruppi, attività all’aperto comprese la pappa e la nanna. Questi i punti cardine del protocollo stilato, d’accordo con l’amministrazione comunale, dalla coordinatrice dell’asilo nido di Roncade Arcobalena. Loredana Cesaro,
dirigente di comunità da 20 anni alla guida del nido di Roncade, ha già pensato a tutto. «Abbiamo stilato un protocollo di 12 pagine che è già all’attenzione della Regione – spiega – riguarda l’attività del nido fino ai 3 anni che potrebbe partire subito, e quella per l’estate fino ai 6 anni». Il nodo per ripartire è la sicurezza, organizzare l’attività in modo da garantire la sicurezza. «Abbiamo pensato ad una giornata con i nostri bambini dalla mattina al momento in cui vanno via – aggiunge – arrivo a orari scaglionati con un solo genitore che accompagna il bambino ed entra in struttura, preferibilmente sempre lo stesso tutti i giorni». Il genitore deve avere guanti e mascherina, misure che ai bambini è impensabile proporre, e ha il compito di fargli indosssare le scarpe per stare all’asi-
lo. «Sono più di 10 anni che pratichiamo l’Outdoor Education (principio nato in Danimarca, OES) – aggiunge – li facciamo stare quasi sempre all’aperto, anche d’inverno. Siamo attrezzate per fare fuori anche i pasti e il riposino. Abbiamo un parco di 3000 metri con tavolini e lettini da esterno. Tanta ombra per l’estate, dei gazebo e un ampio porticato in legno se occorre ripararsi». Poi c’è lo spazio all’interno. Ma come evitare che tanti bambini entrino in contatto tra loro? «Nel protocollo proponiamo di abbassare il rapporto educatrice-bambini ad uno a cinque, massimo sei bambini. Proponiamo di lavorare per piccoli gruppi con una educatrice fissa che avrà una sua zona. Abbiamo già progettato di potenziare i porticati e le casette che diventano come delle aule all’a-
LOREDANA CESARO COORDINATRICE DELL’ASILO NIDO ARCOBALENA DI RONCADE
«La sicurezza dei bambini si deve garantire evitando che i genitori li affidino a personale incompetente»
perto. Saremmo in grado di fare tutto in velocità utilizzando una linea di prodotti in legno e con materiali di recupero». La filosofia a cui si ispira l’asilo di Roncade è ispirata all’utilizzo di materiali naturali («dipingiamo con colori ricavati dai vegetali») ed al recupero delle risorse locali e delle tradizioni. «Il pane – racconta è fatto in casa dalla cuoca con la farina del mulino che abbiamo a Musestre». Aiutano e molto le ampie dimensioni della proprietà immersa nel verde che è anche, al piano di sopra, l’abitazione della coordinatrice». C’è anche chi dice, e sono molti, che riaprire gli asili sarebbe una folllia. «Abbiamo anche chi ci critica – dice – ma io penso che i bambini vadano messi in sicurezza. Il rischio è che vengano lasciati a persone incompetenti e senza controllo dai genitori spinti dalla necessità di trovare una soluzione. Poi questo isolamento così lungo sta facendo malissimo ai bambini che vivono uno stato di aggressività o apatia. Con le nostre mamme abbiamo creato una rete di sostegno tra famiglie, ci aiutano, stanno continuando a pagarci una quota della retta mensile. Poi c’è l’aiuto del Comune perché è fondamentale fare rete nel territorio». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
Porte aperte anche nei musei Natura in Posa fino settembre I musei potranno riaprire al pubblico in maggio. Lo ha detto il ministro Dario Franceschini. La notizia è rimbalzata anche a Treviso suscitando l’immediato entusiasmo dell’assessore alla Cultura del Comune Lavinia Colonna Preti. Finalmente si potrà dare seguito alle molte iniziative in programma, sospese a causa dell’emergenza coronavirus, a partire
dalla ripresa delle visite alla mostra “Natura in Posa” in corso Santa Caterina. «Sono contenta, così potremo riprendere in mano tutte le iniziative in programma – dice l’assessore – adesso si tratta di capire come fare in base a quanto verrà richiesto. Se basta distanziare il pubblico siamo pronti subito, lo avevamo fatto per un breve periodo, se invece serve acquistare degli strumenti, come i divisori per la biglietteria
o i termoscanner, bisognerà attivarsi». Il primo pensiero va alla mostra sulle nature morte che si avvale dei prestiti del Kunsthistorisches Museum di Vienna. «Il termine è per il 31 maggio, ma abbiamo perso tanti mesi purtroppo. Il museo ha dato l’ok per la proroga, mi piacerebbe continuare fino a settembre magari gratuitamente per i trevigiani, stiamo verificando il costo e la possibilità di dare un contributo co-
M.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA
me Comune». I progetti sono tanti. «La mostra sui ritratti dedicati da Walter Davanzo a Mariapia Fanna Roncoroni, Gina Roma e Miela Reina in sala Coletti a Santa Caterina». Con ogni probabilità al Bailo, il programma estivo sull’arte come veicolo di felicità. «Il percorso legato al tema della natura morta con le nostre collezioni permanenti – aggiunge – con opere prese dai depositi, insieme a Elisabetta Gerhardinger e Paola Bonifacio, e a Santa Caterina da novembre la mostra dedicata a Renato Casaro». La settimana prossima per “art delivery” gli studenti del Duca degli Abruzzi racconteranno online la loro “Natura in Posa” spiegata agli adulti. —
arte e cultura
TREVISO
La prospettiva che il 4 maggio la Fase 2 si possa aprire senza tenere conto dei bambini sta preoccupando tutti i genitori con figli piccoli o comunque non abbastanza grandi da potersela cavare da soli. A Treviso il Centro della Famiglia, presieduto da Adriano Bordignon, con il forum delle associazioni familiari ha posto da tempo il tema all’attenzione dei ministri Elena Bonetti (Famiglia) e Lucia Azzolina (Istruzione). Il dialogo è aperto anche con la Regione. Il punto è che la riapertura di uffici e fabbriche a scuola chiuse fino a settembre, non tiene conto delle necessità di accudimento dei minori. «Non si può pensare a una Fase 2 di rientro al lavoro senza alternativa alla scuola e senza che la scuola riparta – dice Bordignon – il problema è molto grave prima di tutto per un fatto di diritti fondamentali dei bambini che sono chiusi in casa da due mesi. Anche per i cani si è pensato alla necessità di farli uscire, ma per i bambini niente. I nonni non possono essere i soggetti a cui affidarli perché si potrebbe metterli a rischio di contagio. La situazione è gravissima, secondo i dati della Fism regionale il 70% delle scuole paritarie dell’infanzia in Veneto è a rischio di chiusura, i nidi privati sono fermi, tante imprenditrici sono disperate». Poi c’è l’antico dramma tutto femminile: il dover scegliere tra il lavoro e l’accudimento a casa dei figli. «Se andiamo avanti così molte donne dovranno scegliere tra il lavoro e la famiglia. Il voucher baby sitter è complicato da gestire, si tratta di far entrare in casa una persona che non si conosce. La fascia 0-6 anni è stata dimenticata». —
M.B.
L’assessore Lavinia Colonna Preti con Denis Curti per Natura in Posa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronaca 13
L'ARENA
Domenica 26 Aprile 2020
Veronaeilcoronavirus
Vain scenaun25 aprile«diverso» inuna città deserta
L’AnaaSchiavonia oggisulcantiere delmaxiospedale
Oggi, alle 11.30, il presidente degli AlpinidiVeronaLucianoBertagnoli, il coordinatore della Protezione civileAna Verona Luca Brandiele e l’assessoreallasicurezzaeallapro-
tezione civile, Daniele Polato, saranno in sopralluogo al cantiere dell’ospedale da campo davanti al covidhospitaldiSchiavonia(Padova), donato dal Qatar e arrivato at-
traversounponteaereoaVillafrancacircadiecigiornifa.Alsuoallestimentolavoranoancheuncentinaio di volontari della Protezione civile dell’AnaVerona.
RICADUTESOCIALI. Doccia freddainvista perl’animazione estiva dimigliaia dibimbi e giovani
LaChiesa:stopaiGrest Cer e campeggi a rischio Bertacco:«Riaprire nidi easili? Difficilemantenerele distanze» Ladiocesi egli scout: opportunità persperimentarenuove attività Enrico Giardini
tidi tutte leguerrein piazza Bra FOTOSERVIZIOMARCHIORI
Ilbilancio deiVigili delFuoco
Pompieri,15interventi nelleresidenzeperanziani
Ivigili delfuocodurante unasanificazionein casadi riposo
Quindiciinterventidisanificazione inunasettimana. Èquestoil bilanciodel lavorodeivigili del fuocodalunedì aieri. Proseguono infattigli interventifinalizzati a limitareil contagiodaCovid 19 nonchèdisupporto edassistenza allapopolazioneedalle strutture territorialidelsistema di ProtezioneCivile. Inquestasettimana per effettuarei 15 interventisono stateimpegnate60unità di personalee34 automezzideivigili delfuoco,per complessive50ore dilavoro. Inparticolaresi segnalanogli interventidisanificazionedelle interearee esternedell’ospedale diBorgoTrentoa Verona, dell’istitutodiassistenzaper anziani"Pia OperaCiccarelli"a SanGiovanni Lupatotoedialtre areenelcomunediMezzane. Neiprossimi giorni gli interventi disanificazioneproseguiranno, soprattuttoper quantoriguardale casediriposo, diventatesempre più,drammaticamente,sacche di Covid-19.Ivigili delfuococon miscelediacquaealcolo altre sostanzeautorizzate disinfettano areecomuni estan ze.
Alla fine, in giugno, saranno rimasti a casa dall’asilo, da scuola all’università, per quasi quattro mesi, per l’emergenza coronavirus. Ma anche l’estate 2020 per bambini, adolescenti e giovani, rischia di non vederli più protagonisti di centri estivi comunali, di accantonamenti e campeggi diocesani e di associazioni e gruppi. A cui partecipano di solito in migliaia. Il motivo? Si creerebbero inevitabili assembramenti, con rischio di contagio. E i decreti futuri, con ogni probabilità, potrebbero dunque vietarli. Intanto però la Diocesi, guidata dal vescovo Giuseppe Zenti, ha anticipato i tempi. Ha già scritto ai parroci che le attività di animazione, come i Grest, i Gruppi estivi per i ragazzi nelle parrocchie, e i campiscuola, sono annullati. «In questo momento l’apertura non è possibile», dice monsignor Alessandro Bonetti, vicario per la pastorale, «e questo tra l’altro ci sta già facendo ragionare in prospettiva, per capire quale diverso tipo di pastorale proporre in futuro, ai ragazzi fino agli adulti e anziani. Come fare Chiesa senza comunità, visto che non ci si incontra?». È chiaro che si dovranno attendere le misure governative per il periodo successivo al 3 maggio. Per la ripartenza sociale ed economica. Questo vale anzitutto per il Comune, nelle sue articolazioni. Tra queste i Cer, i Centri estivi ricreativi, a cui a Verona partecipano ogni anno seimila bambini dai sei ai 12 anni. «Le iscrizioni sono partite, ma la gara per assegnare l’animazione è sospesa, anche se noi saremmo in grado di ria-
prirla in breve tempo e partire, se sarà possibile». Lo dice Stefano Bertacco, assessore all’istruzione. Il quale commenta anche quanto dichiarato dall’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin, favorevole a riaprire subito asili nido e scuole materne. «Riaprire si può», dice Bertacco, «ma il problema è come. Come si fa, cioè, a garantire che i bimbi e gli educatori mantengano il distanziamento sociale?». Anche gli scout - cinquemila tra città e provincia, dagli otto ai 20 anni, e poi i capi adulti - che svolgono campeggi estivi in montagna o campi mobili a piedi o in bicicletta, sono in attesa. «Vedremo cosa diranno i decreti, che noi rispetteremo, e l’associazione a livello nazionale. Anche se è chiaro che i campeggi prevedono promiscuità e mi pare difficile che si riesca, quest’anno, a svolgerli», dice Andrea Magagna, responsabile della zona Verona-Monte Baldo dell’Agesci, gli scout cattolici. «Comunque se non ci saranno i campi proporremo comunque attività estive ai ragazzi, come il servizio a persone in difficoltà». È quanto intende proseguire anche il Cngei, gli scout aconfessionali. «La decisione sarà nazionale e noi educhiamo i ragazzi al rispetto delle regole», dice Francesco Dal Fior, caporeparto (ragazzi dai 12 ai 16 anni) della sezione di Verona del Cngei (105 anni di vita) e già commissario regionale e dirigente nazionale. «Già in questi mesi abbiamo sperimentato attività con i ragazzi in videoconferenza, anche pratiche, per coltivare le loro capacità. E faremo così anche d’estate, con creatività, se non potremo andare ai campi». •
Bambiniaun Grest parrocchiale2019: quest’annol’attività salta
TosieBozza
«Vialatassasuiplateatici pertuttol’anno2020» Neigiorni scorsi avevano chiestoall’Amministrazione comunalediriaprire la Zonaa trafficolimitato, laZtl, cioè la quotadicentro storicointerna all’ansadell’Adige,per aiutare leattività economichedella ristorazioneche, grazie all’ultimaordinanza della Regione,si possono riaprire.E l’Amministrazionecomunale (articolonellapaginaa sinistra) haagito, dipropriainiziativa,in questadirezione.Oraperò il consiglierecomunale Flavio Tosi,con ilcollega dellaLista TosiAlberto Bozza,purenel contestodimisureper favorire ititolari dibar,ristoranti, negozi,chiede ancheche«il sindacoSboarina ela sua Giuntacancellino per il 2020la tassasui plateaticiin vista dellaprossimariapertura in
sicurezzadituttal’attivitàdi ristorazione,cioè anchequella stanzialeinloco.Occorre programmaregiàdaora», dice Tosi,esponentedell’opposizione a PalazzoBarbieri. Bozzamotiva la presadiposizione sua ediTosi.E spiegache«la tassa sui plateatici vacancellatainteramenteper l’interoanno2020enon, come vorrebbelaGiunta Sboarina, soltantosui giorni effettivamente diutilizzodelplateatico». Tuttoquesto, secondoBozzaa Tosi,perché«vadato unsegnale di aiutoagli esercenti»,aggiungono i dueconsiglieri, sottolineandoche «nonègradevolemettersi lì a fare contabilitàdipiccolocabotaggio davantia unacrisi economica epocale.Ecco perchéchiediamo ancheall’Amministrazione comunalediazzerare la tassa sui plateatici». E.G.
SOLIDARIETÀ. Iniziativa dell’istitutodi creditoa sostegnodellacomunitàcon l’avviodi un progettodi crowdfunding
Nuovi poveri, Banco Bpm con la Ronda Raccogliere20milaeuro peracquistare mascherine geligienizzanti ematerie primeperpreparare ipasti Erano 75 le persone, italiane e straniere, anche donne, che la Ronda della Carità “Amici di Bernardo” incontrava e aiutava tra le strade della città prima dell’inizio della pandemia. Ora hanno superato quota 200. Perché il Covid 19, oltre all’emergenza sanitaria, ha provocato anche una emergenza economica, che ha travolto le imprese ma pure tante famiglie. E questi nu-
meri lo dimostrano. Banco Bpm ha deciso, con una nuova iniziativa, di porgere la mano al territorio nel quale affonda le radici, sostenendo la comunità e in particolare quei cittadini che vivono situazioni di maggiore disagio. L’istituto di credito ha quindi avviato un progetto di crowdfunding a favore della Ronda della Carità, con l’obiettivo di unire le forze per combattere l’emergenza: #insiemestraordinari, infatti, è l’hashtag che lancia la campagna di sensibilizzazione sui media e i social network. Le donazioni possono essere effettuate da priva-
ti e imprese, clienti della banca e non, attraverso il sito www.bancobpm.it nella sezione ##insiemestraordinari dona con Banco Bpm riservata al progetto Ronda della carità (iban IT72 Y 05034 11750 000000000298 con causale Donazione Coronavirus #insiemestraordinari). «Per far fronte all’emergenza Covid-19», spiega Leonardo Rigo, responsabile della Direzione territoriale Verona e Nord Est di Banco Bpm, «la nostra banca ha già erogato a livello nazionale donazioni per 3,5 milioni di euro. Inoltre ha deciso di creare
una piattaforma di crowdfunding per realizzare una decina di progetti nelle città, come Verona, in cui la banca è da sempre presente. La Ronda della Carità da molti anni si prende cura di coloro che vivono in situazioni di povertà urbana estrema, portando loro cibo e conforto e svolgendo così un lavoro straordinario a cui va assicurato sostegno per garantirne la continuità». Obiettivo della raccolta fondi è raggiungere la somma di 20mila euro per l’acquisto delle materie prime necessarie per la preparazione dei pasti, delle vaschette con co-
perchi per la loro distribuzione e per l’acquisto di mascherine e materiali igienizzanti per i volontari, che sono oltre 230. «Spesso», aggiunge Alberto Sperotto, vicepresidente della Ronda della Carità, «il motivo che ha portato queste persone a vivere in strada è la perdita del lavoro che, come prima conseguenza, porta alla perdita dell’abitazione. Di notte ci aspettano dove hanno il loro rifugio e a loro portiamo cibo e coperte, cercando di dare la massima assistenza possibile anche in percorsi verso il loro riscatto». • F.L.
LaRonda dellaCarità trovailsostegnodelBancoBpm
Cronaca 21
L'ARENA
Domenica 26 Aprile 2020
IL CASO. Migliaia di ragazzi che frequentano l’Università in altre città hanno un problema. Che ricade anche sulle famiglie
L’affittorestadapagare, studenti fuori sede in crisi Vincolatiaversare ilcanoneanchesenonpossonousufruiredell’alloggio, bloccatidal lockdown. Scatta la campagna «#non ce lo possiamo permettere». Appello alla Regione Laura Perina
Città che vai, affitto per studenti fuori sede che trovi. Tutto dipende dalla vicinanza all'università e dal numero di persone con cui si divide l'alloggio. A Verona un posto letto in stanza tripla costa 200 euro al mese, mentre per una singola si arriva a 400. A Padova il prezzo medio oscilla fra i 250 e i 350 euro a seconda della soluzione. Invece nelle città più care, Milano e Roma, per una singola si sborsano oltre 500 euro. In tutti i casi i canoni mensili, alla fine dell'anno, incidono sul bilancio delle famiglie per migliaia di euro. Nel ventaglio dei problemi connessi all'epidemia di Covid-19 si è fatto strada quello degli alloggi affittati dai privati agli universitari fuori sede. I quali, oltre a non poter seguire le lezioni “in presenza“, restano vincolati al pagamento della pigione pur non usufruendo del posto letto. Per gli studenti che sono tornati a casa prima del lockdown il domicilio universitario è inagibile per legge, da quando il governo ha introdotto li-
miti alla circolazione. In altri casi, costretti in quarantena, i ragazzi hanno dovuto rinunciare ai lavori part-time ritrovandosi a gravare sulle proprie famiglie, magari già segnate dalla crisi. Il risultato? «Non ce lo possiamo permettere». Poche parole, scritte sotto forma di hashtag, immortalate in centinaia di foto diffuse sui social. Da ogni parte d'Italia migliaia di fuori sede stanno partecipando alla foto-petizione lanciata dall'Unione degli universitari (Udu). «In queste settimane abbiamo raccolto le foto di molti studenti che non si possono più permettere di pagare l'affitto in queste condizioni», dichiara Deborah Fruner, coordinatrice di Udu Verona. «In Italia il dieci per cento degli affittuari sono studenti. È fondamentale aiutare subito questa categoria di fatto più svantaggiata, che non sempre gode di un reddito tale da consentire il sostentamento e il pagamento dei canoni d'affitto». Il mancato utilizzo dell'immobile non dipende da nessuna delle parti contrattuali, perciò agli studenti non spet-
ta alcuna riduzione sull'affitto, salvo accordi con il locatore. In questo senso «a Verona abbiamo notizie di alcuni proprietari che hanno ritoccato in via temporanea il canone mensile, in risposta a una richiesta degli affittuari. Si tratta però di piccole riduzioni, nell'ordine del 30%. Adesso serve un'azione dall'alto». Insieme al Sunia Veneto/Trento, il sindacato degli inquilini assegnatari, l'Udu ha denunciato a più riprese la mancanza di misure economiche che tutelino le famiglie e gli studenti, indirizzando lettere al governo centrale e alla Regione. Spiega Marco Dario, rappresentante di Udu Veneto nel consiglio nazionale degli studenti universitari: «Chiediamo un contributo all'affitto per gli studenti con contratti di locazione privati e la sospensione del canone mensile delle residenze universitarie per gli studenti che vi alloggiano. La Giunta regionale si impegni ad attuare misure concrete di aiuto agli studenti». Con un maxiemendamento alla variazione di bilancio, il 14 aprile la Giunta del Veneto ha stanziato un milione e
EDICOLE INPRIMA LINEA
DavideGirimondo nel suochioscodigiornali in lungadige Rubele
Gradualmenteeinsicurezza maèoradiriaprireleattività
Unostudente cheaderisce alla campagnalanciatadall’Udu
mezzo di euro per interventi di sostegno al pagamento dei canoni di locazione, cifra che gli universitari «non sono disposti a prendere in considerazione a fronte», ad esempio, «dei 43 milioni stanziati dal Lazio per l'emergenza affitti». Nella giornata del 23 aprile centinaia di loro hanno inviato una mail alla casella postale del presidente Luca Zaia e dell'assessore all'Istruzione
Elena Donazzan per denunciare «l'immobilismo di fronte alle difficoltà degli studenti». Il Veneto, commenta Fruner, «non ha mai fatto grandi investimenti in diritto allo studio, ma stavolta si tratta di una questione più grande: migliaia di ragazzi potrebbero essere costretti ad abbandonare il corso di studi. Bisogna fare il possibile per consentire loro di avere un futuro». •
Davide Girimondo, 42 anni, da meno di un anno ha preso le redini del chiosco di giornali e souvenir affacciato sull’Adige in lungadige Rubele, in centro, a pochi passi dal ponte Nuovo. Titolare dell’edicola 110L dallo scorso settembre, si è trovato a pochi mesi dall’apertura a far fronte all’emergenza Coronavirus e al conseguente svuotamento della città antica di tutti i suoi turisti. Un grave danno che sta mettendo in ginocchio molte attività che si trovano entro l’ansa dell’Adige. Come è la situazione in centro città?
Purtroppo dallo scorso febbraio, dal turismo che ancora c’era anche dopo San Valentino, è cambiato tutto. In dieci giorni, vie e vicoli si sono svuotati. E l’attività ne ha risentito in modo pesante, con un calo che ha toccato punte dell’80%. Regge la vendita dei quotidiani, la gente vuole essere informata. E i giochi
di enigmistica vanno letteralmente a ruba. Ma le difficoltà rimangono. Il governatore Zaia ha stabilito un primo, deciso, allentamento dellerestrizioni:condivide?
Sì. Dobbiamo riaprire le attività, seppur gradualmente e in sicurezza, e reagire a livello locale altrimenti per molti sarà troppo tardi. Di fatto, è già molto dura. Se entro giugno l’emergenza non rientra, dovrò valutare attentamente la situazione e capire se, a queste condizioni, è possibile proseguire. Noi abbiamo testato in queste settimane in cui ci è stato permesso di rimanere aperti quanto è cambiato il volume di affari. Qualche spiraglio di ottimismo?
Sì, negli ultimi giorni mi sembra di coglierlo. C’è qualche persona in più per strada, genitori con bambini che si fermano e guardano riviste e giochi. Confidiamo davvero nella ripresa. • I.N.
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