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comunicazionedanza sottotesti, pretesti, contesti

Editoriale Roberto Zappalà ****************************************

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sp > Programma Scenario Pubblico **************************************** czd >

Come sportelli di una pala d’altare Nello Calabrò En Attendant Nello Calabrò La czd al Teatro Stabile ****************************************

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formazione > Modem Studio Atelier ****************************************

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italiano * inglese

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A.Semu tutti devoti tutti? Francesca Pedroni Prefazione Carmen Consoli ****************************************

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Articolo Sofia Nativo Division By Zero a cura di Alessandra Ferlito ****************************************

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formazione > Atelier a domicilio / Uva Grapes

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numero Zero | 1° semestre | anno primo | free!

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SCENARIO PUB.BLI.CO |performing arts

compagnia zappalà danza

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Tour Residenze ****************************************

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Progetto grafico Giuseppe Parito, Francesca Patanè Ufficio stampa Maurizio Ciadamidaro Fotografie Antonio Caia Gian Maria Musarra Editore Metaarte Libri


editoriale

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di roberto zappalà

Il 2010, caratterizzato dai festeggiamenti dei 20 anni della compagnia zappalà danza, è stato per tutti noi un periodo tra i più proliferi . Sensazioni, dialoghi, creazioni, progetti, pubblicazioni, installazioni, rappresentazioni, sono stati parte integrante dell’operosità di questa fase e ci è sembrato ovvio e naturale chiudere l’anno aprendo un nuovo capitolo, uno stimolo per il futuro. L’obiettivo rimane quello di divulgare il linguaggio contemporaneo per quanto riguarda la danza, ad un pubblico sempre maggiore, ma in questo caso lo strumento protagonista non sarà un corpo, ma un giornale ad uscita semestrale, un periodico che possa informare della nostra vivacità intellettuale. Concepire questo nuovo capitolo della nostra attività mi sembrava il miglior modo per generare nuova produttività culturale e ringraziare al contempo tutti coloro che collaborano con noi ormai da oltre dieci anni. Il nostro mercato è chiaramente internazionale, le tournée si fanno sempre più sulle lunghe distanze, ciò nonostante un ruolo, tutt’altro che marginale, continua ad avere il territorio, la Sicilia, luogo che ho scelto per la mia residenza e che ci accoglie con enorme entusiasmo, se pur con diverse difficoltà. L’apertura di Scenario Pubblico ha reso ancor più facile il lavoro di divulgazione del nostro linguaggio, siamo riusciti a incidere un profondo graffio nella collettività civile, meno ampio in quella istituzionale, ed è li che cercheremo di lavorare nel futuro, consapevoli delle difficoltà che incontreremo, ma sostenuti moralmente dal fatto, che la danza contemporanea è entrata nella città, Catania, come un virus devastante, un contagio che sta appassionando un pubblico sempre più vasto, contribuendo a colmare un vuoto che fino ad oggi esisteva nel panorama culturale siciliano, il vuoto della negazione del linguaggio contemporaneo del corpo. Un corpo che è anche quello dei 40 giovani che pure quest’anno, provenienti da molte parti d’Europa, trovano in Modem atelier l’opportunità di affinare la loro tecnica, approfondire il mio linguaggio coreografico e il repertorio della nostra compagnia. Ospitalità, residenze, creazioni e formazione del pubblico sono i punti cardini della nostra attività, e di conseguenza, i nostri interessi si muovono in diverse direzioni. Nel 2010 la nostra attività nell’ambito dei linguaggi coreografici contemporanei è stata iperattiva. Quest’anno abbiamo pubblicato 3 testi, realizzato installazioni, ricevuto il premio “danza e danza” come spettacolo italiano dell’anno con “A semu tutti devoti tutti?”. Tra le strutture istituzionali, la più attenta e curiosa del nostro operato è stata la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Catania, che nella persona del Preside prof. Enrico Iachello ha dato l’opportunità alla danza contemporanea di entrare nel programma di studi universitari con un corso, appunto denominato "linguaggi coreografici contemporanei". L’anno trascorso è stato anche quello che ha ribadito la collaborazione con il Teatro Stabile di Catania, che ci vedrà residenti nel loro cartellone fino al 2011-2012. Anche la mia personale vita artistica è stata frenetica; diverse le creazioni richiestemi, e a questo proposito è stata felice l’intuizione di dover creare uno strumento di metodo laboratoriale come "Atelier a domicilio". Ridurre lo spazio tra me ed i giovani danzatori, era negli ultimi anni un importante obbiettivo da raggiungere e credo proprio che stiamo riuscendo nell’intento; continua infatti la collaborazione con Artez Dansacademie in Olanda e nel 2011 lo stesso progetto mi è stato richiesto dalla Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto. Altri sono gli inviti per l’anno nuovo, ma ve ne darò conto nel prossimo numero.

Ormai da tempo ho stabilito una residenza creativa a Catania, il mio luogo di nascita. Imporre il proprio modo di considerare la creazione artistica ha comportato grandi difficoltà, ma questo non mi ha impedito di essere indipendente e riuscire ad aver un pensiero autonomo, riguardo alle scelte artistiche da proporre allo spettatore. Ed è proprio allo spettatore libero e autonomo che desidera essere informato delle nuove dinamiche creative che la danza contemporanea offre, che abbiamo pensato, quando abbiamo deciso di produrre un nuovo progetto editoriale . Una new_Z_letter da distribuire gratuitamente in città e a coloro che in Italia e in Europa si occupano di linguaggi contemporanei. La linea editoriale di questo semestrale è per noi molto chiara e i contenuti saranno curati non solo da tutti coloro che in questi anni hanno collaborato con me e con la compagnia; a loro mi rivolgo affinché queste brevi pagine siano piene di riflessioni e suggestioni, che avranno ospitalità nella nostra new_Z_letter. Cercheremo così di aprire una finestra informativa, acuta, curiosa, autonoma e originale per continuare sulla carta ciò che artigianalmente ho fatto in questi venti anni di lavoro sulla scena. Auguri new_Z_letter!

The year 2010, studded with celebrations for the 20th anniversary of compagnia zappalà danza, has been one of the most prolific periods for all of us. Sensations, dialogues, creations, projects, publications, installations, performances, have been all part of the great activity of this phase and it seemed to us obvious and spontaneous to close the year by opening a new chapter, a stimulus for the future. The aim is always to widespread the contemporary language as regards dance, to a larger audience, but in this case the main instrument won’t be the body, but a six-month newspaper, a magazine informing about our intellectual vivacity. The conception of this new chapter of our activity seems to me the best way to generate a new cultural production and to thank at the same time all the collaborators who have been working with us for about ten years. Our market is undoubtedly international, tournées are always more in the long run, even though the local territory, Sicily, still keeps a predominant role; the place I chose for my residence and which welcomes us with a great enthusiasm, despite the many difficulties we have to face every day. The opening of Scenario Pubblico let easier our spreading our language, we managed to carve a deep scratch on civil community, a less deep in the institutional one, where we intend to insist in the future, aware of the difficulties we will meet but encouraged by the fact that contemporary dance entered Catania like a ravaging virus, an infection which is exciting an always larger audience, filling an empty space in the Sicilian cultural landscape: the denial of the contemporary language of the body. A body which belongs also to 40 young dancers coming from different parts of Europe and who find in Modem atelier a chance to refine their technique and go into depth of my choreographic language as well as in the repertoire of the company. Hospitality, residences, creations and education of the audience are the cornerstones of our activity, as a consequence our interests move in different directions. Our work in the field of contemporary choreographic languages in 2010 has been hyper-active. We published 3 texts, we realized some installations, we were awarded with the Danza &Danza Price for “A semu tutti devoti tutti” as the best Italian performance of the year. Among the institutional structures the most interested and curious has been the Università di Lettere e filosofia di Catania, by its headmaster Enrico Iachello who gave the contemporary dance the chance to enter the study plan with a course on contemporary choreographic languages. Last year also started the collaboration with the Teatro Stabile of Catania where compagnia zappalà danza will be in residence until 2012. Even my personal artistic life has been frenetic; I realized many creations, and to this end the good intuition to create an instrument for a laboratorial method like atelier a domicilio. To reduce the space between me and the young dancers was an important aim to reach and I think we are hitting the target; we still collaborate with ArtEZ Dansacademie in Holland and I will run a similar project in 2011 for Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto. As for the other invitations for the new year I will talk about it in the next number. Since a long time I have established my artistic residence in Catania, my place of birth. To impose my ideal of artistic creation implied many difficulties, but this did not prevent me from being independent and having an autonomous thought concerning the proposal of my artistic choices to the audience. And it is the free and autonomous audience, who wants to be updated about the news in contemporary dance, the target of this new editorial project. One new_Z_letter to hand out freely in the city to the ones who deal with contemporary languages in Italy and in Europe. The editorial line of this six-month magazine is very clear and the contents will be dealt by our old collaborators who have been working with us for ten years. My wish is that these pages will be filled with reflections and suggestions. In this way we will try to open an informative, sharp, curious, autonomous and original window to continue on the paper the work I have been carrying on for 20 years on the stage. Wishing you all the best new_Z_letter!


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SCENARIO PUBBLICO 5

programma

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Al via a novembre la stagione danza 010/11 di Scenario Pubblico. In cartellone compagnie italiane e straniere, due prime italiane e una prima assoluta. Diversi gli spettacoli in programma con musica suonata dal vivo. Una sorta di filo conduttore del cartellone voluto dal direttore artistico della stagione danza di Scenario, Roberto Zappalà. Apre il cartellone la compagnia italo/svizzera, sabato 6 e domenica 7 novembre, Aiep Ariella Vidach, che si contraddistingue per la ricerca nell’ambito delle nuove tecnologie applicate alla danza contemporanea e alle arti performative. In “Mov”, si fondono in un’unica dimensione suono, immagine, corpo, pensiero e movimento. A partire proprio dal titolo della coreografia,.mov nel campo dell’informatica indica infatti l’estensione di un file che assembla contenuti audio e video. A dicembre, sabato 11 e domenica 12, torna in scena la compagnia zappalà danza con “pre-testo 1: naufragio”, spettacolo che ha debuttato con successo in agosto all’uva grapes Catania contemporary network. La coreografia, firmata da Roberto Zappalà, per due danzatori, pianoforte -in presa diretta- e voce, è la prima fase di lavoro del progetto Odisseo, che debutterà in gennaio nel cartellone del Teatro Stabile di Catania. Pianoforte dal vivo anche in “contrast ratio” della compagnia tedesca movingtheatre.de, in scena il 29 e 30 gennaio 2011. Lo spettacolo, per 4 danzatori, sarà proposto a Catania in prima italiana e Scenario Pubblico è tra i suoi coproduttori. Con “Contrast ratio” il coreografo Massimo Gerardi svela attraverso la danza alcuni contrasti e discrepanze della società che portano alcuni a sentirsi diversi o “outsider”. In febbraio, il 19 ed il 20, un piacevole ritorno, la Compagnia Petrillo Danza con “M. carne della mia carne”, creazione di Loris Petrillo per 5 interpreti, supportata dai testi di Massimiliano Burini e ispirata alla tragedia di Euripide e alla poesia di Alda Merini e Vinicio Capossela; un viaggio dentro la mente di Giasone, nei suoi ricordi, e nella mente di Medea, allo scopo sì di comprenderla ma anche di ironizzarla. Quindi, e siamo al 12 e 13 marzo, la compagnia Petranura Danza di Salvatore Romania e Laura Odierna, con il debutto in prima assoluta della creazione “Ma-Shalai”, per 4 danzatori e due musicisti. In “Ma-shalai”, termine siciliano che sta ad indicare un momento di profonda, ma breve se non effimera goduria, vengono messi in evidenza alcuni aspetti della nostra Sicilia, da una parte la dolce e selvaggia passione poetica che la caratterizza, dall’altra la violenza e la complicità dell’assenza istituzionale, che la soffocano. Ad aprile, il 2 e 3, sarà la volta della steptext dance project, compagnia tedesca che da diversi anni collabora con Scenario Pubblico per progetti internazionali. La Steptext Dance Project presenterà “Bog Forest”, nuovo lavoro del coreografo austriaco Helge Letonja per 5 danzatori e un cantante. Lo spettacolo, coprodotto da Scenario Pubblico, tratta dei rapporti tra identità/esclusione e tra migrazione e trasformazione ed è la prima parte della trilogia “DisPLACING Future”. A fine maggio la chiusura del cartellone è affidata allo spettacolo di modem studio atelier, corso di perfezionamento prodotto dalla compagnia zappalà danza e composto da danzatori selezionati in varie città europee e in Israele che per otto mesi lavoreranno negli spazi di Scenario Pubblico. La serata “modem flow” proporrà la prima assoluta di alcune nuove creazioni firmate da coreografi ospiti di modem.

>> The month of November gives start to Scenario Pubblico’s dance season 010/11. The bill includes both Italian and foreign companies, two italian premières and one worldpremière. Many performances are with live music, a kind of leit motiv wanted by the artistic director Roberto Zappalà. The bill is opened Saturday 6th and Sunday 7th November by the Italo-Swiss company Aiep by Ariella Vidach, distinguishing for its research in the field of new technologies applied to contemporary dance and to performing arts. In “Mov” sound, image, body, thought and movement are melt together in a unique dimension. Starting from the title of the choreography, mov in computer science means the extension of a file gathering video and audio contents. In December, Saturday 11th and Suday 12th, compagnia zappalà danza will be back on stage with “pre-testo 1: naufragio”, performance which had its première last August during uva grapes Catania contemporary network. The choreography by Roberto Zappalà, for two dancers, piano- played liveand voice, is the first step of the project “Odisseo”, which will be premièred next January for the Teatro Stabile di Catania. Live piano also in “contrast ratio”by the German company movingtheatre.de, on stage 29th and 30th January 2011. The show, for 4 dancers, is an italian première, and Scenario Pubblico is among its co-producers. With “contrast ratio” the choreographer Massimo Gerardi through the art of dance reveals some contrasts and discrepancies of society which make some people feel different or “outsider”. In February, 19th and 20th, a very pleasant return, Compagnia Petrillo Danza with “M. carne della mia carne”, a Loris Petrillo’s creation for 5 performers, supported by Massimiliano Burini’s texts and inspired by Euripides and he poetry of Alda Merini and Vinicio Capossela; a trip within Jason’s mind, in his memories, and in Medea’s mind too, in order to understand it but also to be ironic about it. 12th and 13th March, compagnia Petranura Danza by Salvatore Romania and Laura Odierna, with the première of “Ma-Shalai”, a sicilian word meaning a moment of deep but short or even ephemeral luxury. This performance focuses on some features of our Sicily, the sweet and wild poetical passion on the one hand, and violence and complicity of the institutional absence on the other hand, both stifling it. In April, 2nd and 3rd on stage steptext dance project, a German company collaborating since several years with Scenario Pubblico for international projects. Steptext dance project will perform “Bog Forest”, new work of the Austrian choreographer Helge Letonja, for 5 dancers and one singer. The show, in co-production with Scenario Pubblico, deals with the relations between identity/exclusion and between migration and tranformation and it is the first part of the trilogy “DisPLACING Future”. At the end of May the program will be closed by the performance by modem studio atelier, specializing training corse produced by compagnia zappalà danza and composed by dancers selected through audition in many European cities and in Israel who will be working for 8 months in the spaces of Scenario Pubblico. The show “modem flow” will present the première of some new choreographies created by guest-choreographers for modem.

danza 2010.2011

6 > 7 novembre Aiep Ariella Vidach (ita/ch) “mov” 11 > 12 dicembre compagnia zappalà danza (ita) “pre-testo1: naufragio con spettatore” 29 > 30 gennaio movingtheatre.de (ger) “contrast ratio” nuova creazione, prima italiana 19 > 20 febbraio Compagnia Loris Petrillo Danza (ita) “M. carne della mia carne” 12 > 13 marzo Petranura danza (ita) “Ma-Shalai” prima assoluta 2 > 3 Aprile Steptext dance project (ger) “Bog forest” nuova creazione, prima italiana 25 > 26 > 27 maggio Modem studio atelier (ita) Corso di perfezionamento compagnia zappalà danza “modem flow” nuove creazioni, prima assoluta


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Come sportelli di una pala d’altare Nello Calabrò

Naufragio e Accoglienza i due pre-testi che hanno anticipato e accompagneranno lo spettacolo “Odisseo: il naufragio dell’ accoglienza” sono come due figli della stessa madre, figli alquanto “strani” in quanto nati prima della stessa madre che li ha generati. (quello che per la biologia è impossibile non lo è per l’arte). “Pretesto 1 Naufragio” ha avuto la prima assoluta per il VII uva grapes Catania contemporary network al Cortile del Convitto Cutelli, mentre “Pretesto 2 Accoglienza” è stato portato in scena al Schouwburg di Arnhem in Olanda dai danzatori di Artez Dansacademie . I due pretesti sono come due predelle di una pala d’altare che li ingloba, e insieme seguono un percorso comune; sono, si potrebbe dire, uno conseguenza dell’altro. I naufragi dai quali si è partiti e dei quali si parla, si danza, sono quelli della cronaca degli ultimi anni, delle odissee di migranti, a incominciare da quello di Porto Palo, il più grande naufragio della storia del mediterraneo dopo la seconda guerra mondiale. Nel vedere la prima al convitto Cutelli mi sembrava che lo spettacolo avesse assunto una sua forza generata in parte anche dalle architetture del cortile di Vaccarini e l’immaginario romantico di un tema come il naufragio, basti pensare a Gericault, al suo “La zattera della medusa”, venisse vinto dalla forza del barocco. Mi sembrava cioè che il luogo, come è in parte ovvio, spingesse all’estremo le contrapposizioni danzate all’interno dello spettacolo, fame/sete, morte/salvezza, assenza di spazio/mare aperto. Ma ad attenuare quest’impressione, non la forza dello spettacolo, era il finale dove una composta e dolente classicità s’impadroniva della scena. E in questo senso era proprio l’immediata riconoscibilità dell’Ave Maria di Gounod cantata dal vivo, a raggiungere lo scopo; un commosso requiem in onore di tutti i naufraghi da parte di uno “spettatore” che perdeva la propria immobilità nel momento stesso che questa conquistava i due danzatori. Accoglienza, la seconda parte del dittico non può che seguire Naufragio. Nella lingua italiana c’è una espressione che potrebbe fare da epigrafe al secondo pretesto: “Ti accolgo nelle mie braccia” una frase bellissima che in maniera al contempo lucida e appassionata lega indissolubilmente l’accoglienza e l’abbraccio. E l’abbraccio, prima che possibile metafora dell’accoglienza è un gesto preciso e inequivocabile, è un atteggiamento del

corpo, è in definitiva, qualcosa che la danza può esprimere al meglio. Quasi sempre l’abbraccio accoglie e fa partecipare più persone ad un sentimento comune; ma la sua causa è varia può essere opposta: dalla gioia, alla passione, alla felicità, al dolore. In ogni caso l’abbraccio come l’accoglienza sono posti sotto il segno della condivisione. È molto interessante una riflessione sulla differenza dell’accoglienza nella civiltà greca antica e oggi, la riporta Ryszard Kapuscinski ne “L’altro”: “alla vista di un mendicante e di un vagabondo ci si chiede subito se per caso non si tratti di un dio. Non si accoglie l’ospite chiedendogli chi sia: prima se ne onora la divinità e solo dopo si passa alle domande umane. In ciò consiste appunto l’ospitalità non per niente annoverata tra le pratiche e le virtù religiose. Tra i greci di Omero non esisteva l’ultimo degli uomini: egli è sempre primo, vale a dire divino.” In un’altra cultura, in Giappone, esiste quasi una grammatica dell’inchino, nella nostra civiltà si potrebbe instaurare, e forse ne abbiamo bisogno, un’etica dell’abbraccio.

>> [LIKE PANELS OF AN ALTARPIECE] Naufragio e Accoglienza (Shipwreck and Welcome)the two pre-texts which anticipate and couple the performance “Odisseo: il naufragio dell’accoglienza” (Odysseus: the welcoming wreck) are as two children of the same mother, very “strange” children because born before the mother begetting them. (the impossible in biology becomes reality in art). “Pretesto 1 Naufragio con spettatore”( pre-text 1 Shipwreck with Spectator) had its première during VII uva grapes Catania contemporary network in Cortile Convitto Cutelli, while “Pretesto 2 Accoglienza” (pre-text 2 Welcome) was on stage at the Schouwburg of Arnhem in Holland performed by the Artez dancers and musicians. The two pre-texts are as two altar steps of a single altar-piece, which follow a common path. They could be described as one as the consequence of the other. The survivors the show deals with, by text and dance, are the same as in the recent news, the people of the migrant odysseys, starting from Porto Palo, the biggest shipwreck of the history of the Mediterranean sea after World War II. By seeing the première at Convitto Cu-

telli I had the feeling that the show had assumed a strength, also originated by the structures of Cortile Vaccarini and the romantic imaginary of a topic like the shipwreck, like in Gericault’s painting “The raft of the Medusa”, was defeated by the strength of Baroque. I felt like the setting was pushing to extreme the contrasts danced within the show, hunger/ thirst, death/salvation, lack of space/ open sea. And to mitigate this impression, but not the strength of the performance, was the final in which a composed and afflicted classicism took possession of the scene. In this sense was the immediate recognisability of the Ave Maria by Gounoud, sang live, to reach the aim, a deeply affected requiem in honour of all shipwreck people from an “audience” who lost her stillness in the moment this immobility won the two dancers. Accoglienza,(Welcome)the second part of the diptych must off course follow Naufragio (Shipwreck). In the Italian language there is an expression which could be the epigraph of the second pretext: “I welcome you in my arms” a wonderful sentence, an indissoluble bond between welcome and embrace which is at the same time lucid and passionate. And the embrace, before being a metaphor of the welcome, is a precise and unequivocal gesture, it is an attitude of the body, definitely something that dance can express the best. Almost always the embrace welcomes and makes more people take part in a common feeling; but its cause is varied and can be opposite: from joy, to passion, to happiness, to sorrow. In any case the embrace as the welcome are located under the sign of sharing. A very interesting reflection on the difference between the welcome in ancient Greek and nowadays comes from Ryszard Kapuscinski who in “The Other” writes: “at the sight of a wayfarer and of a tramp we suddenly feel like asking if he is a god. We do not welcome the guest by asking who he/she is: before we honour his/her divinity and then we can ask him/ her human questions. This is hospitality (welcome) which is counted among religious practices and virtues. For the Greek at the time of Homer the man can never be the last one : he is always the first, that is to say he is a divine creature.” In Japanese culture there is almost a grammar of the bow, in our civilization we could establish an ethics of the embrace, maybe we need it.


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En attendant “Odisseo …” Nello Calabrò “Odisseo: il naufragio dell’accoglienza”, il nuovo spettacolo della compagnia Zappalà Danza, è un lavoro sull’emigrazione e immigrazione e sul rapporto che noi bianchi/occidentali abbiamo nei confronti del popolo migrante. Partire da Omero per arrivare all’emigrazione è la sfida che lo spettacolo vuole affrontare. Il mare, teorico, da percorrere sembrerebbe enorme, ma due fondamentali punti di contatto lo rendono navigabile; uno di tipo geografico l’altro concettuale. Sia il viaggio di Ulisse che molte delle tragiche odissee del tempo presente si dislocano entrambi nella stessa mappa: il mediterraneo. Mediterraneo che ha al suo centro la Sicilia, prima produttrice di “materiale umano da esportazione” tra ‘800 e ‘900. Odisseo (nome greco di Ulisse da cui Odissea), con tutte le ovvie differenze, è stato di sicuro, nel suo interminabile nostos, uno straniero che si doveva confrontare con l’etica dell’accoglienza. Era l’altro. E l’incontro/scontro con l’altro è la vera sfida del XXI secolo, come dice Kapuscinski, e anche perché “tutti noi, abitanti del nostro pianeta, siamo altri rispetto ad altri.” Scrivo queste righe dopo che le prove sono incominciate da qualche giorno e mi rendo conto come il metodo di lavoro di Roberto renda non solo possibile e probabile ma anzi auspicabile un cambiamento di rotta pur restando uguale l’approdo finale. L’Odissea nasce dalla sistemazione scritta di un preesistente e infinito corpo narrativo orale di racconti; lo spettacolo con modestia e ambizione al contempo ne propone altri e ne aggiunge di nuovi. “ODISSEO … ” con i mezzi astratti della danza e della musica e con quelli più concreti ma non per questo più esatti della drammaturgia e della parola cerca di ritrovare e rappresentare il sentimento di un mondo costituito da una miriade di eventi, che secondo Perec scaturiscono dall’incontro/scontro di due essenziali parole: erranza e speranza. Continuando con le metafore nautiche, che a partire dai testi di Hans Blumemberg hanno avuto un ruolo importante nel concepire lo spettacolo, la rotta di navigazione che ha puntato per il mare aperto, non segue una linea retta ma figure più tortuose quali curve, parabole, spirali, il vento è favorevole e il porto d’arrivo si avvicina … Insieme a Godot, Ulisse/Odisseo è il personaggio più “atteso” della letteratura. Il primo non

arriva mai e il secondo ritorna nella sua isola dopo venti anni. Con minore fibrillazione e più tranquillità l’Odisseo della compagnia Zappala Danza si farà aspettare molto di meno. La prima è infatti prevista il 13 gennaio 2011 a Scenario Pubblico. >> [ EN ATTENDANT "ODISSEO..." ] “Odisseo”, the new performance by compagnia zappalà danza, focuses on the theme of migration and the relation between us Westerners and the migrants. Starting from Homer to arrive up to the emigration is the challenge that the show wants to accept. The sea to cross is apparently huge, at least in theory, however the two main points of connection, the geographical and the conceptual one, let it navigable. Similarly to Odysseus’s journeys, many of today’s tragic odysseys are set across the Mediterranean Sea, with Sicily at its very centre. Throughout much of its history since the 1800s, Sicily has experienced major waves of emigration. Differences notwithstanding, Ulysses was undoubtedly a foreigner who, in his long nostos, had to face the ethics of inclusion. The encounter/clash with the Other is the true challenge of the 21st century; as Ryszard Kapuscinski says, “all of us, inhabitants of our planet, are Other for Others”. I am writing these lines now, the rehearsals having just begun a few days ago. I am realizing how Roberto’s work makes a change of course not only possible and likely but also desirable, even though the final docking is the same. The Odyssey originates from the written adaptation of a preexistent and never-ending narrative body of oral tales; with modesty and ambition, the show proposes more tales and add some new ones to the body. “ODISSEO … ”by the abstractness of dance and music and by the not more exact concreteness of dramaturgy and word tries to find again and to represent the feeling of a world made by a multitude of events, which, according to Perec, rises from the meeting/struggle of two essential words: wandering and hope. Going on with the navigation metaphors, which starting from Hans Blumemberg’s texts have had an important role in the conception of the show, the navigation course towards the open sea, does not follow a straight line but winding shapes such as curves, parabolas, spirals, the wind is favourable and the harbor is nearer… Together with Godot, Ulysses/Odysseus is the most “waited” character of literature. The first does never arrive and the second one comes back in his island after 20 years. With less fibrillation and more calm Odisseo of compagnia zappalà danza will be waited for a shorter time. The worldpremière is due to be the 13th January 2011 in Scenario Pubblico.

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La compagnia zappalà danza in residenza al Teatro Stabile di Catania nel triennio 2010>2012 In occasione del ventesimo anno di attività dalla sua fondazione la compagnia zappalà danza, alla luce degli ottimi risultati riscossi negli ultimi anni anche per merito dell’appoggio produttivo delle istituzioni teatrali della Città, firma con il Teatro Stabile di Catania un progetto che mira ad assegnare alla danza contemporanea un ruolo di maggiore incisività sul territorio. Questa nuova collaborazione nasce dall’esigenza di rendere il rapporto più duraturo e progettualmente più riflessivo, e si concretizza così in una residenza triennale della compagnia zappalà danza presso il Teatro Stabile di Catania, per il triennio 2010 – 2012. La compagnia zappalà danza gode già della residenza stabile presso Scenario Pubblico, che garantisce la disponibilità alla stessa degli spazi per prove e spettacoli, mentre la residenza presso il Teatro Stabile si distingue in quanto residenza artistica: il Teatro Stabile, infatti, sosterrà la produzione delle creazioni che la compagnia si appresta a mettere in scena nel triennio 2010 – 2012, tutte opere che si inseriscono nell’ampio progetto di Roberto Zappalà “re-mapping Sicily”, tramite cui il coreografo intende rileggere la Sicilia con il suo linguaggio scenico. L’”invasione” del Teatro Stabile in un ambito differente dalle sue competenze istituzionali, conferma l’evanescenza dei confini disciplinari e l’opportunità di considerare anche la danza all’interno di un più ampio e composito linguaggio teatrale contemporaneo. Da un punto di vista produttivo poi, quest’operazione rappresenta un importante passo, tra i pochi realizzati in Italia, verso una collaborazione virtuosa che si pone l’obiettivo di mettere a frutto le diverse potenzialità di strutture istituzionali e di strutture private. >> [ COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA IN RESIDENCE AT THE TEATRO STABILE OF CATANIA IN THE TRIENNIUM 2010 - 2012 ] In its 20th anniversary of its foundation and in light of the success achieved in the last few years – thanks to the support received by the theatre institutions in Catania –compagnia zappalà danza partners Teatro Stabile of Catania in a project which aims to give contemporary dance a role of greater importance. This new collaboration, born out of the need to consolidate and strengthen the existing relationship between the two partners, will see the company in residence at Teatro Stabile di Catania for a period of three years (2010-2012). While the residency at Scenario Pubblico guarantees compagnia zappalà danza access to studio space for rehearsals and performances, the residency at Teatro Stabile is an artistic residency. Teatro Stabile will support the production of all the creations in the period 2010-2012, which are part of a wider project conceived by Roberto Zappalà entitled ‘re-mapping Sicily’. This project intends to re-map Sicily using Zappalà’s personal artistic craft, with the collaboration of Nello Calabrò as dramaturge The involvement of Teatro Stabile in a realm far from its institutional area of competence confirms the ever increasing cross-contamination among different arts genres; it is also an opportunity for dance to be acknowledged as a contemporary art form by being integrated within a wider and more articulate contemporary theatre programming. This collaboration – a unique example in Italy – represents also a very important step towards a new way of conceiving production, as it allows a private company and a public institution to join forces to produce work.

PRIMA

LUTA

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mod stud ateli Alessandro Sollima (ita)

Alice Parovel (ita)

Amalia Borsellino (ita)

Angie Mas Giménez (es)

Caterina Calaciura (ita)

Chiara Milanesi (ita)

Debora Renzi (ita)

Elise Busoni (be)

> formazione

MODEM STUDIO ATELIER

2002 è l’anno di inizio delle attività, 150 i danzatori che in 8 anni hanno vissuto per 8 mesi l’anno una full immersion nelle lezioni di perfezionamento della tecnica e della creazione coreografica. Due gli anni di durata del corso, 24 gli spettacoli ideati e portati in scena. Sono alcuni dei numeri di Modem studio Atelier, il corso di perfezionamento della compagnia zappalà danza aperto a giovani danzatori tra i 18 e i 26 anni selezionati durante audizioni che la compagnia organizza ogni anno nelle maggiori città europee. Nel 2010 le audizioni per Modem si sono tenute a Madrid, Barcellona, Berlino, Parigi, Milano, Roma, Catania e Tel Aviv. 43 sono i danzatori selezionati per partecipare a Modem 010/011. 50 sono i partecipanti stranieri che sono arrivati a Scenario Pubblico in questi otto anni di Modem. Giovani danzatori provenienti da tutti i paesi europei, da Israele e dal Giappone. Lingue, linguaggi, culture uniti dal comune denominatore della danza contemporanea grazie al lavoro di uno staff formato da una ventina di insegnanti di tecnica classica e contemporanea e di coreografi con la supervisione di Roberto Zappalà che di Modem è l’ideatore. Modem costituisce un importante vivaio per la compagnia zappalà danza, citiamo solo alcuni dei danzatori che hanno collaborato più a lungo o che collaborano tuttora con la compagnia: Paola Valenti, Irene Coletta, Veronica Cornacchini, Roberto Provenzano, Adriano Coletta, Fernando Roldan Ferrer. >> 2002 is the starting year of the activities, 150 the dancers who during 8 years have lived 8 months a year a full immersion of specialising technique and coreographic creation classes. Two years the duration of the course, 24 the shows created and performed. These are just some of the data of Modem studio Atelier, the specialising training course of compagnia zappalà danza, opened to young dancers between 18 and 26 years selected through audition in many European cities. In 2010 the auditions for Modem took place in Madrid, Barcelona, Berlin, Paris, Milan, Rome, Catania and Tel Aviv. 43 are the dancers selected for Modem 010/011. 50 are the foreign participants who came in Scenario Pubblico in these 8 years of Modem activity. Young dancers coming from all European countries, from Israel and Japan. Languages, styles, cultures, all united by the common denominator of contemporary dance, thanks to the work of a staff made by about twenty teachers of Ballet and contemporary technique and choreographers, under the supervision of Roberto Zappalà, creator of Modem. Modem is an important breeding ground for compagnia zappalà danza, we quote only some of the dancers who have been firmly collaborating with the company: Paola Valenti, Irene Coletta, Veronica Cornacchini, Roberto Provenzano, Adriano Coletta, Fernando Roldan Ferrer. www.modemstudioatelier.com

Fabiana Colucciello (ita)

Federica Aloisio (ita)

Federico Valenti (ita)

Floriana Coco (ita)

Francesca Maresca (ita)

Francesco Colaleo (ita)

Gili Noa Shaanan Friedman (isr)

Giulia Di Guardo (ita)

Ilenia Romano (ita)

Indalecio Segura Garcia (es)


dem dio lier Jan Brezina (czech)

Julia Homberg (de)

Laura Cavalcante (ita)

Laura Crema (ita)

Laura Lopiano (ita)

Malou Sophie Utrecht (de)

Mariastella Pitarresi (ita)

Martina Garbelli (ita)

Melissa Gramaglia (ita)

Michela Silvestrin (ita)

Mina Ananiadou (gr)

Nina Terruzzi (ita)

Noemi Crocilla (ita)

Panagiota Bosinakou (gr)

Pau Estrem Tintore (es)

Paula Romero Raga (es)

Selene Scarpolini (ita)

Silvia Pezzarossi (ita)

Sivan Feller (isr)

Stefano Roveda (ita)

Tiziana Passoni (ita)

Valentine Jaumot (fr)

Valeria Zampardi (ita)

Viola Tarozzi (ita)


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semu tutti devoti tutti?

Cronaca di un viaggio tra devozione, folklore e libertĂ


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di Francesca Pedroni Breve estratto dal volume "Agata semu tutti devoti tutti?" edito da L'Epos

>> Short except from the book "Agata semu tutti devoti tutti?" by L'Epos

A. semu tutti devoti tutti?

di Roberto Zappalà. Nella mia memoria di spettatore di professione (voglio qui chiamare così il mestiere di critico) abita uno spazio a parte. Qualcosa che non potrà mai chiudersi nella catalogazione tout court di uno spettacolo, qualcosa che ha a che fare con un’esperienza di incontro con le tradizioni di una città e con lo sguardo libero di un artista sulla propria terra.

Articolo pubblicato sul Manifesto in data 15.02.2009

CATANIA 5 Febbraio 2009. In via Etnea si cammina a fatica, le strade straripano di gente, una luce ovattata e calda illumina la notte. Uomini giovani, con indosso una casacca bianca, corrono portando in spalla gigantesche candelore accese. Altri si accontentano di candele più sottili in vendita sui carretti che si fanno largo tra le bancarelle di croccante e di carne alla brace. C’è cera dappertutto per le vie. Mezzanotte è passata da un pezzo, ma si aspetta, si aspetta. Deve arrivare «lei», la statua di Sant’Agata, sul fercolo trascinato dai devoti, tutti maschi, tutti in bianco. Dovremo attendere le 4 di mattina per vedere il corteo arrivare al Borgo, accolto dai fuochi artificiali, da urla e battimani in un ipnotico, fantasmagorico scenario di devozione e folklore. È la notte di Sant’Agata, una delle più grandi feste religiose italiane, una baraonda con le sue regole di fervore collettivo. Una notte con cui la città si misura ogni anno, nel bene e nel male. In centro, vicino al teatro Bellini, sulla via Teatro Massimo, c’è uno spazio diventato in pochi anni un luogo di riferimento per la danza contemporanea: Scenario Pub.bli.co, diretto dal coreografo Roberto Zappalà. Fondato nel 2002 su una struttura adibita nell’Ottocento a deposito di frutta secca, ha portato a Catania coreografi europei come Wim Vandekeybus e Michèle Anne De Mey, ma anche giovani artisti italiani alle loro prime creazioni, sviluppando progetti di formazione e stimolanti rassegne. È, dalla fondazione, la sede della Compagnia ZappalàDanza, nata nel 1989. Vent’anni di creazioni, legate alla sfida di rimanere in Sicilia, ma con sguardo vigile su ciò che avviene fuori. Con Sant’Agata, con la storia di questa martire dai seni straziati con le tenaglie, ma soprattutto con ciò che ribolle dietro il volto pubblico della festa, Zappalà ha voluto fare i conti, presentando a Scenario Pub.bli.co A. semu tutti devoti tutti?, terza tappa del progetto «re-mapping Sicily», coprodotta con il Teatro Massimo Bellini per la stagione dello Stabile. Sette maschi e una sola donna sono gli interpreti della creazione. Si apre con un danzatore/attore, Massimo Trombetta, che ci interroga, percuotendosi il petto, sul senso delle cose. Ci urla addosso un sarcastico «Dio lo sa!», invocazione che scopriremo alla fine rimandare a certo Pietro Diolosà e alla questione del controllo della festa. Scena fatta di pareti di reggiseni bianchi che ricordano la tragedia della santa, i sette danno corpo all’eccitazione della massa. È una danza d’urto, potente e d’effetto tra autoflagellazioni e processioni, parossismo e brama d’estasi. La donna,è sollevata, rigirata tra le mani, esposta, bramata. La processione è estenuante come l’attesa di «lei» nella piazza del Borgo. Non c’è confine tra rito e parata: la musica accosta l’adorazione per la Santa all’inno del Catania, in un video Carmen Consoli rielabora alla chitarra il famoso canto per la festa delle Monache di Clausura, dal vivo i musicisti rincarano l’effetto con percussioni,marranzani, fisarmonica. «Ogni anno spettu stu ionnu e ogni annu stu ionnu arriva» – grida appeso a testa ingiù un danzatore, «sta iunnata mi fa sentiri forti». Zappalà chiude lo spettacolo citando un articolo di Repubblica di un anno fa: «Secondo la magistratura negli anni 1999-2005 la mafia controllava la dislocazione delle bancarelle, la tempistica dei festeggiamenti, la gestione dei flussi economici…». E la danza si fa mezzo di discussione politica mentre gli applausi per i danzatori e il loro coreografo scrosciano caldi e motivati.

A. semu tutti devoti tutti?

by Roberto Zappalà. Inhabits a distinct place in the memory of a “professional spectator”, as I like to refer to the role of a critic; unable to be confined to the rules of a show tout court, it is more about meeting and sharing the traditions of a city through the free outlook of an artist towards his own native country.

The article published on the“Manifesto” journal in date 15.02.2009

CATANIA, 5th February 2009. Walking is hard in via Etnea; the streets are flooded with people, a soft and warm light fills the night. Young men, wearing white shirts, run with tall, lighted candles on their shoulders; others opt for smaller candles on sale at the vending carts that fight their way through the stalls selling crunchy peanuts and grilled meat. Wax is everywhere on the streets. It is well passed midnight, but people are still waiting. The statue of Saint Agatha’s has yet to pass by, carried on a special silver carriage by the devotees, all men, all in white. One must wait until 4am to see the procession reach the Borgo, welcomed by fireworks, people screaming and clapping, in a hypnotic and phantasmagorical scene of devotion mixed with folklore. It is the night of Saint Agatha, one of the biggest religious ceremonies in Italy; a bedlam with its rules of collective religious zeal. A night that recurs in Catania year after year, for better or for worse. In the city centre, next to Teatro Bellini, on Via Teatro Massimo, there is a venue, which has quickly become a point of reference for contemporary dance. It is Scenario Pub.bli.co, directed by choreographer Roberto Zappalà. Founded in 2002, on what used to be a dried-fruit storehouse in the 19th century, it has welcomed European choreographers of the likes of Wim Vandekeybus and Michèle Anne De Mey, alongside young Italian emerging artists, developing training projects and festivals. Since 2002, it is home to ZappalàDanza company, set up in 1989. Twenty years of creations, marked by the challenges of remaining based in Sicily but with an attentive outlook towards what happens abroad. Using the martyrdom of Saint Agatha – with her breasts cut off – and the symbolism behind the public celebration as pretext, Zappalà has decided to present at Scenario Pub.bli.co A. semu tutti devoti tutti?, third step of the project «re-mapping Sicily», co-produced by Teatro Bellini as part of its season. On stage, seven men and only one woman. The creation opens with performer Massimo Trombetta questioning us on the meaning of things, by repeatedly beating his chest. He shouts at us a sarcastic “God knows!”, an invocation that we will eventually find out referring to a certain Pietro Diolosà and the control over the celebration. The set, a wall of white bras, reminds us of the martyrdom; the seven performers give body to the excitement of the mass. It is a pressing, powerful dance, of flagellations and processions, paroxysm and ecstasy. The woman is carried high, passed from hand to hand, exposed and longed for. The procession is exhausting, similarly to the waiting for “her” – the Saint – to reach the square. There is no boundary between rite and procession: the music score mixes the adoration of the Saint with Catania’s football anthem; in a video, musician Carmen Consoli revisits on guitar the famous chant to celebrate the enclosed order of nuns; live musicians add to the effect with percussions, marranzano and accordion. “Ogni anno spettu stu ionnu e ogni annu stu ionnu arriva” (every year I wait for this day and every year this day arrives) – shouts head-down a dancer – “sta iunnata mi fa sentiri forti” (this day makes me feel strong). Zappalà ends the performance quoting an article from the daily Repubblica from a year before: “According to the judiciary system, between 1999-2005, the mafia had control over the stationing of the stalls, the timeline of the celebrations, the management of the cash flow…” and so dance becomes a means of political discussion, while applauses burst for both the performers and the choreographer.

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di Carmen Consoli PREFAZIONE IN FORMA DI DIALOGO TRA UN DEVOTO E UNA DEVOTA Caro Roberto, mentre mi accingevo a scriverti la prefazione che mi avevi chiesto, mi è venuto in mente che, durante una sessione in sala di incisione, Puccio Castrogiovanni mi chiese dei consigli per elaborare le musiche per un tuo nuovo spettacolo. Il fonico aveva lasciato, inavvertitamente, i microfoni accesi e le nostre parole rimasero incise. “Quale migliore prefazione?” mi sono detta riascoltandole. E così, un po’ per pigrizia, un po’ per sdrammatizzare un argomento tanto serio (se dovessi dirlo in dialetto catanese per “liscija”), ho deciso di donarti questi nostri ragionamenti fra il serio e il faceto. “Carmen, mi hanno chiesto di scrivere le musiche per un balletto” “Mizzica! E chi sei Prokofiev” “Dai, sono serio, l’argomento è la devozione nella nostra città”

“Ah, Sant’Agata, ‘u Catania’, ‘a piscaria’…..” “Esatto……ma da dove comincio???” “Beh, puoi iniziare dai tuoi ricordi” “Io della festa di S.Agata, ad esempio, non ho un vero e proprio ricordo musicale. Si ……le bande musicali appresso alle candelore, l’inno di S.Agata emesso, in un vorticoso loop, dagli altoparlanti (da gelataio ambulante) del Duomo…….a parte questo, io ricordo silenzio. Sai quel silenzio che ti spacca i timpani quando cerchi di prendere sonno, appena tornato a casa da un rumorosissimo concerto rock!?!” “La città ha già una sua colonna sonora fatta di motori, clacson, altoparlanti, sirene, stridii di frenate. Deve essere stata scritta da un unico musicista per tutte le città del mondo, con l’unico accorgimento di tenere il volume molto più alto nelle città più povere. Ma nei tre giorni dedicati alla ‘santa picciridda’ la musica cambia!! Un musicista più bravo e accorto ha scritto la colonna sonora originale

della festa: intanto via le automobili e tutti i rumori meccanici. L’orchestra è composta dal chiacchiericcio costante della gente che ha riconquistato la strada e se ne appropria con una fitta trama di parole e di passi” “Si…..e poi il tintinnio delle candelore impegnate in quelle ridicole acrobazie. Le candelore ‘abballanu’ ma sono pesanti e i devoti ‘prezzolati’ che affittano i loro muscoli alla ‘causa religiosa’, fanno a gara per dimostrare la loro agilità e la loro forza, con involontari effetti comici.” “Gli strumenti solisti sono i ‘devoti’, intendo quelli che vestono il ‘sacco’, il tradizionale camicione bianco. Gridano fino allo sfinimento la loro devozione e con una tensione ritmica sorprendente invitano tutti i ‘cittadini’ a professare ad alta voce la loro fede agatina….. SEMU TUTTI DEVOTI TUTTI? CITTADINI…EVVIVA SANT’AITA!!!!!” “E’ vero! E’ un vero e proprio flusso sonoro, commosso ed emozionante, che scorre per le strade come il sangue percorre il nostro cor-

po, e conquista ogni angolo della città senza mai spegnersi, accompagnando la lentissima marcia di questo ‘festoso’ corteo funebre.” “Ma poi c’è quel momento musicale suggestivo e che in qualche modo chiude la festa. Cioè, quando le suore di via Crociferi, da dietro le grate del loro voto di clausura, cantano quei dolcissimi versi in latino. In quel momento si ferma anche l’aria” “E’ bellissimo! Me la suoni una versione di questo canto eseguita con la chitarra elettrica distortissima che la inserisco in questa colonna sonora” “Si e magari lo faccio allo stadio durante il derby Catania Palermo” “Eh …….. Magari!!!!!” “Castrogiovanni ……tu sei completamente pazzo!” “Beh ……semplicemente, sono devoto alla Follia della nostra città!” “Sai che ti dico: anche io!!!!!!!”


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movimento riflesso

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di Sofia Nativo Tra ottobre 2009 e gennaio 2010 Roberto Zappalà ha tenuto un corso sui linguaggi coreografici contemporanei per la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università di Catania. Agli studenti è stato chiesto di redigere una relazione da presentare in sede di esame, qui pubblichiamo quella scelta tra le oltre 100 relazioni presentate. “Un corpo con la sua mera forza,e col suo agire,è così potente da alterare la natura delle cose più profondamente di quanto possa lo spirito stesso con le sue speculazioni o con i suoi sogni”. La danza, altro non è, che un atto puro della metamorfosi. Una continua trasformazione, un plasmarsi del corpo ad un movimento, ad una postura,ad un gesto che esprime realtà. Una realtà che così come passa attraverso il filtro dello scrittore del pittore, del musicista, attraversa le corde della sensibilità del danzatore il cui compito non sarà semplicemente “dire” ma “esprimere”, “trasmettere” ,“evocare”. Quello del danzatore è un corpo superiore ma che esprime qualcosa di quotidiano,estremamente consapevole al fatto di muoversi in uno spazio e in un tempo ovunque egli si trovi, è in continua trasformazione strettamente relazionato al movimento che lo attende e lo precede. Il corpo umano appare così come deus ex machina di sé stesso, in quanto capace di accostare movimenti utili per la sopravvivenza come camminare e correre a movimenti che non si vestono mai di inutilità poiché in grado di innalzarsi ad un tipo di linguaggio astratto pur rimanendo estremamente concreti. La conquista della danza può essere paragonata in un certo senso alla nascita della parola o della scrittura come reali potenzialità del corpo e della mente dell’uomo esplorate in funzione dell’arte e del pensiero. Attraverso le parole di Nello Calabrò e Roberto Zappalà si può provare a comprendere cosa possa significare la“devozione”al e del corpo, quella stessa devozione che il coreografo e il danzatore possiedono,un consacrare a lui la propria vita. Il corpo quindi come oggetto di devozione che per essere tale deve farsi a sua volta devoto al fruitore che assiste,alla realtà che si fa rappresentazione, a sé stesso e a tutto ciò che prova. Anche nelle più profonde interpretazioni dei lavori di Roberto Zappalà una costante persiste: l’onestà dei corpi in movimento, una netta inversione di marcia rispetto alla danza intesa nel senso comune come espressione di bellezza e leggerezza, di distacco e spinta verso l’alto. Nell’intero concetto di danza contemporanea fin dalle sue origini, con maestri come Isadora Duncan, Martha Graham,Carolyn Carlson e Pina Bausch (“mi interessa ciò che muove le persone più che come si muove”), c’è una riscoperta del movimento come atto quotidiano,una negazione di binari prestabiliti di vincoli legati alle nozioni di tecnica,una sorta di naturalizzazione dei movimenti che diventano espressione e dinamismo. Per questo motivo la Danza di Zappalà non prova a contrastare la forza di gravità ma piuttosto la celebra,la adopera e talvolta la sfida. Il linguaggio è un linguaggio vero svincolato dall’artificio della scena e reso specchio di realtà attuale come attuale è la tematica di “A. semu tutti devoti tutti?” dove la festa di S.Agata è simbolo di tradizione e di fede,ma anche di falsità, fanatismo e mera apparenza. Una ricorrenza abbastanza controversa da definire la patrona di Catania vera e propria “preda” dei suoi devoti che la accompagnano e se la contendono in un viaggio che è un misto tra un volerla cullare ed un volerla possedere. Le musiche dal vivo, che si devono a Puccio Castrogiovanni, spaziano tra gioiose marce ed accompagnamenti luttuosi, ed il delicato corpo di donna nella sua nudità esprime la sua intera purezza, pur indossando le vesti di anima inerme. L’infinita minuzia nei dettagli all’interno dello spettacolo fa trasparire la netta contraddizione di fedeli che si battono il petto in segno di penitenza senza redimersi dei peccati di cui sono macchiati inneggiando a ciò che “sta scritto”,un continuo ed imprevedibile cadere, rotolare e rialzarsi un gettarsi tra le mani di qualcuno; la scena molto dura e reale, permette di svelare il lato oscuro (e a dire il vero poco nascosto) della religiosità popolare e mostra cittadini i cui “money for nothing”(soldi facili) determinano le condizioni della cerimonia e circoscrivono il viaggio della santa lungo le vie della città. Un susseguirsi di lotte e confronti corpo a

corpo che lascia spazio ad una voce a testa in giù, che si fa sul palcoscenico chiaro strumento di denuncia. Buio, è il nulla apparente,ma la scena riprende presto possesso del palco, Agata, la vera protagonista di tutto, rimane in alto, sospesa con il suo pesante corpo morto e ad essere straziati non sono soltanto i suoi seni, ma il ripetersi anno per anno di una fede esasperata e quanto mai contraddittoria. Ma il movimento come riflesso di verità può non riguardare soltanto la concretezza di una realtà tangibile,ma essere tacita manifestazione di una realtà interiore. E’ questo il caso di Instrument 3: cage sculpture in cui il movimento spezzato ansioso ripetitivo si fa trasposizione di un mal d’essere dei nostri giorni:la paranoia. Tutto è completamente alterato agli occhi della mente instabile,come instabile è un’equilibrista che passo dopo passo cammina con gambe tremanti su di un filo immaginario. Il circo come metafora di follia di assenza di ragione eppure la scena, riempita da tre enigmatici personaggi in bianco, appare un luogo dove tutto sembra essere paradossalmente sensato e motivato, persino i movimenti più assillanti tormentati e disarticolati mossi da un profondo e insopportabile dolore, quello dell’esistere. Non a caso il sottotitolo di questo spettacolo è “L’insostenibile pesantezza dell’essere” un essere talmente difficile da sorreggere, da avvertire l’estremo bisogno di indossare una maschera che lo protegga da se stesso e dal mondo che lo circonda. E’ molto più semplice far gravare le nostre colpe sulle spalle degli altri,trovare in essi tutti i mali e le difficoltà che non riusciamo ad affrontare piuttosto che ammettere le nostre imperdonabili fragilità. Così, in attimi di immobilità, emergono sorrisi sterili e sguardi perduti,cercando di afferrare l’aria a due mani, e lo spettatore diventa astuto osservatore della follia dell’uomo e allo stesso tempo ne diventa vittima. Ma così come l’apparenza è fugace,l’illusione ha breve vita, e quella maschera che rende schiavi di sé stessi viene cancellata con disprezzo rivelando la vera natura dell’uomo contemporaneo aggrappato ad esistenze apparenti. L’isteria dell’io che esplode e diventa movimento insensato, il respiro che si fa strumento sonoro diventa ritmo e sostituisce la musica. Il danzatore sorprendentemente si muove al ritmo del proprio fiato impazzito.

>> Between October 2009 and January 2010 Roberto Zappalà held a course on contemporary choreographic languages for the Faculty of Arts and Philosophy of the University of Catania. He asked the students to write a relation to be presented during the exams, here we are publishing the one chosen among the over 100 delivered relations. “A body with its mere strength, and move, is so powerful to be able to alter the nature of things deeper than the spirit itself with its speculations or dreams”. Dance is no more than a pure act of metamorphosis; a continuous transformation, a body shaping into a move, a posture, a gesture expressing reality. Similarly to a writer, painter or musician, a dancer filters reality though his/her sensitivity, not quite simply “telling” but rather “expressing”, “transmitting”, “evoking”. While superior, the body of a dancer expresses something familiar; conscious of moving in a given space and time, it is constantly changing, in strict relation to the movement that precedes or follows. The human body acts like a deus ex machina of itself, being able to combine daily movements like walking or running with more abstract movements. The greatest achievement of dance is comparable - to a certain extent - to the origins of writing or talking, as a true potential of the human body and mind of experiencing art and thinking. Through Nello Calabrò and Roberto Zappalà’s words, one can begin to understand the meaning of the word “devotion” of and towards the body; choreographers and dancers devote their own lives to their body. To be object of devotion, a body shall in turn become devotee towards the audience and the reality that becomes representation, towards itself and its feelings. Even

within the deepest interpretations of Roberto Zappalà’s works, a constant seems to permeate them all: the honesty of the body in movement, a clear break from the conventional idea of dance as an expression of grace and beauty towards something higher. Throughout the history of contemporary dance since its origins – going from Isadora Duncan and Martha Graham to Carolyn Carlson and Pina Bausch (“I am more interested in what moves people, than how they move”) – movement is conceived as an everyday act, a negation of pre-arranged patterns or technique; a sort of naturalisation of movements becoming expression and dynamism. Dance in Zappalà’s works does not try to oppose gravity, rather celebrates it. Gravity is used and at times challenged. His language, devoid of scenic artifice, is a true reflection of the current reality, as current is the theme of A. semu tutti devoti tutti, in which Saint Agatha’s celebration becomes a symbol of tradition and faith, but also of deceit, fanaticism and mere appearance. Controversially, Saint Agatha - patron of Catania - turns into a “prey” of her own devotees, who look after her and fight for her along a journey that is half cradling her and half trying to possess her. Live music by Puccio Castrogiovanni ranges from joyful to funeral marches; in its nudity, the defenceless delicate female body reveals its full purity. The infinite attention to detail in the work highlights the clear contradictions inherent in the believers, who beat their chest in repentance without redeeming themselves and address “what lays written”; they constantly and unexpectedly fall down, roll and get up again; or throw in each others’ arms. The cruel but true scene unveils the obscure side of popular religion and shows how the “easy money” of part of the population accompanying the saint along her journey through the streets of the city is the motor behind the ceremony. The ongoing fights of bodies against bodies leave space to a voice – coming from a performer head-down – which openly denounces the abuse. The stage turns dark. Slowly it is filled again with the presence of Agatha, the true protagonist of the event. Her dead body hangs heavy from high up; torn seem not only her breasts but also the yearly repetition of an extreme self-contradictory faith. As a reflection of truth, movement can engage not solely with the tangible reality, but also express an inner reality. In Instrument 3: cage sculpture, the repetitive, nervous and syncopated movement is synonym of a modern disease: paranoia. Everything appears altered in the eyes of an unstable mind, like unstable is the tightrope walker who walks along a fictitious rope. The circus as a metaphor of madness, absence of rationality; nonetheless, the stage, populated by three enigmatic characters dressed in white, seems like a place where everything paradoxically makes sense, even the most disarticulated and self-tortured movements driven by a deep and excruciating pain, the pain of living. It is not fortuitous that the subtitle to this performance is “the unbearable heaviness of being”, a being so heavy to bear that only a mask can hide and protect from itself and the surrounding world. It is easier to blame it on the others when we are unable to face our fragilities. Within moments of immobility sterile smiles and lost looks soon emerge, trying to grasp the air with both hands. The spectator becomes shrewd observer of the human madness, while becoming in turn its victim. As fleeting as appearance is, the illusion soon vanishes and that mask that turns us into slaves of ourselves is wiped off revealing the true nature of today’s human being, clung to appearances. The hysteria of the ‘self’ explodes into insane movement; the breathing replaces music and becomes rhythm; the dancers startlingly move to the rhythm of their own insane breath.


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> extra 19 dicembre 2009 > 15 gennaio 2010 Fondazione Brodbeck

division by zero mostra personale di Roberto Zappalà a cura di Alessandra Ferlito

La Fondazione Brodbeck apre per la prima volta i propri spazi ad una iniziativa indipendente dal programma di residenze Fortino 1 e presenta Division by zero,il primo progetto espositivo di Roberto Zappalà. Da sempre attento all’intero apparato scenico delle sue creazioni, figlio di una “scuola” che accetta ben volentieri l’osmosi tra i diversi linguaggi del contemporaneo, Roberto Zappalà, in occasione dei primi vent’anni di attività della compagnia che dirige, si sperimenta nel campo delle arti visive. E lo fa presentando tre installazioni che sintetizzano e - in parte - raccontano il suo percorso di ricerca, artistica quanto individuale. Rivisitate e rese indipendenti attraverso un’operazione di ri-contestualizzazione, le opere in mostra nascondono un forte legame con le creazioni precedenti. Al contrario di quanto accade nelle arti performative, però, in questa occasione è proprio l’elemento principe che viene a mancare. Quel corpo “incompiuto” e in continua evoluzione; quel corpo tanto indagato nelle sue sorprendenti potenzialità, nelle sue relazioni con il tempo e con lo spazio, si fa - qui - da parte per lasciare che gli oggetti - muti, immobili, inanimati - diventino, per la prima volta, i protagonisti assoluti della scena. Roberto Zappalà, del resto, ha sempre affidato un ruolo molto importante agli oggetti di scena, accuratamente scelti e utilizzati per creare rimandi concreti alla realtà e alle tematiche, di volta in volta, affrontate. In questa ottica, il processo che ha portato l’autore a formulare questo progetto espositivo sembra essere maturato, nel corso degli anni, in maniera del tutto naturale e sembra ricalcare esattamente la sua idea di architettura scenica come opera totale. Ciononostante, si è incerti nello stabilire se si tratti di un punto di approdo piuttosto che di una nuova apertura. Di certo, Division by zero rappresenta un momento cruciale della ricerca di Zappalà, che accosta all’originario interesse - più volte dichiarato - per la dimensione pop(ular), nuove pratiche di approccio ai mezzi - multimediali - della società e dell’arte contemporanea. L’evento vuole essere, insieme, una conferma (nei confronti di una metodologia d’indagine in continua evoluzione) e una smentita (rispetto ad un sistema di certezze predeterminate, assunte, incontestate). Come è stato negli ultimi venti anni di attività nelle arti performative, anche qui l’obiettivo, primo e ultimo, dell’autore è quello di “mettere in scena una drammaturgia degli stati emozionali” e di innescare una riflessione critica nei confronti di fenomeni ed eventi, passati e contemporanei. Nello specifico, il progetto medita sul concetto di eroismo nelle sue diverse accezioni. Il titolo della mostra, poi, è mutuato dal mondo scientifico. Se, tuttavia, in matematica l’espressione “division by zero” (divisione per zero) indica una operazione dal risultato inesistente, qui essa diventa sinonimo di indeterminatezza ed evanescenza.

Già a partire da queste premesse, la matrice del progetto appare ambigua e intricata; mescola ordine formale (aspetto legato all’esperienza e allo studio del movimento nella danza) e “astrazione” concettuale. La paranoia della numerazione, della moltiplicazione, della ripetizione ossessiva delle cose come dei gesti nella danza - è neutralizzata da un equilibrio sotterraneo, regolato da rapporti matematici tra gli oggetti e gli spazi utilizzati. Questo vale, in particolare, per Eroe #1 e Eroe #2. Nel primo caso un tappeto ordinato di scarpe invade e disegna, in tre moduli uguali, il pavimento; nel secondo, una lunga quinta di reggiseni bianchi divide (trasversalmente) lo spazio in due parti uguali. Geometrie a parte, entrambe le installazioni rivolgono sommessamente lo sguardo verso ciò che non è (più) presente, che non è visibile, eppure è percettibile. L’assenza dei corpi che, un tempo, hanno indossato gli oggetti delle installazioni, eleva gli oggetti stessi a simbolo di un “eroismo evanescente” (come lo definisce Zappalà). Ed è qui che si inserisce la questione dell’impossibilità di definire l’eroismo in maniera univoca e universale. Con Eroe #3, poi, il concetto di evanescenza viene chiarificato in termini fisici. Anche l’oggetto d’uso comune sparisce e cede il posto alla materia pura. In questo caso all’acqua: elemento primo di tutte le forme di vita conosciute ed emblema della trasformazione continua. L’utilizzo dell’acqua, di fatto, è strettamente connesso alla filosofia che sta alla base di questo progetto. L’essere umano, nella maggior parte dei casi, assume dimensione eroica nel momento della sua scomparsa fisica, continuando a vivere come presenza mnemonica. Nell’opera, il ghiaccio si scioglie e diventa acqua che, poi, evapora. E proprio dove il processo sembra - così - concludersi, Roberto Zappalà pone l’inizio di una nuova interrogazione. Ogni singola goccia d’acqua, prima di svanire nell’evaporazione, batte sul suolo producendo un suono che rimbomba come l’eco della memoria, individuale e collettiva. Ciò che è invisibile, impalpabile, immateriale, diventa - prepotentemente - materia concreta e tangibile.

>> For the first time the Fondazione Brodbeck opens it's spaces to an indipendent initiative from the program of residencies Fortino 1 and presents Division by zero, the first personal exhibition by Roberto Zappalà. With an ever attentive eye for the scenic design in his creations and in line with a tradition that welcomes the coming together of different contemporary genres, Roberto Zappalà marks the 20th anniversary of his company with his debut within the realm of visual arts. Three installations synthesising – and partly – retracing both his individual and artistic research life are here presented. Duly revisited and re-contextualised, the exhibits reveal a strong link with his past creations. However, unlike on stage, the ‘unfinished body’ – key element in his dramaturgy – is no more central. The body, so deeply analysed in its potentialities and multiple relations with time and space, leaves space to mute, immobile and inanimate objects, which become for the first time ever the absolute protagonists on stage. Scenic props – carefully chosen and used to reference reality or performance themes - have always played an important role in Roberto Zappalà’s work. In this regard, the process leading to this exhibition seems a natural development in his career, revealing his concept of set as an opera omnia. Nonetheless, it is unclear whether this can be defined as an arrival or rather a new departure. Division by zero is undoubtedly a crucial defining moment in Zappalà’s research, which combines traditional ‘pop(ular)’ elements to contemporary multimedia means. This event aims to both affirm the value of an ongoing research process and deny a system of pre-determined and unchallenged certainties. As in his 20-year-long career in the performing arts, the main objective of the author is to ‘stage a dramatur-

gy of emotional states’, triggering a critical reflection on past and present events. In particular, this project revolves around the concept of heroism in its different meanings. The title of the exhibition winks at the scientific world. However, while in mathematics ‘division by zero’ is an expression that has no meaning, here it becomes synonymous of open-endedness and elusiveness. These being the premises, the matrix of the project remains ambiguous and intricate; it combines formal order (strictly linked to the analysis and experience of dance movement) with conceptual ‘abstraction’. The paranoia of enumeration and obsessive multiplication of objects – as of movements in dance – is counterbalanced by an underlying balance, regulated by mathematical relations between objects and space. This can be seen particularly in Eroe #1 e Eroe #2. In the first instance, an orderly multitude of shoes invades and defines the floor in three equal sections; in the second, a long line of white bras crosses the space in two equal transversal sections. Both installations refer to what is no (more) present, or visible, however still perceptible. The absence of the body, which would have worn these objects, elevates the same objects to an ‘elusive heroism’, as Zappalà defines it. Giving heroism a universal and unambiguous definition becomes impossible. In Eroe #3, the concept of elusiveness is defined in physical terms. A common element vanishes, leaving space to a state of pure matter, i.e. the water – primal element essential to the existence of life and emblem of ongoing transformation. The use of water is strictly connected to philosophical thought, at the basis of this project. In most cases, the human body assumes a heroic connotation when it physically disappears, becoming a bare memory. In the installation, the ice melts to become water, which ultimately evaporates. And it is where the process seems to come to an end that Roberto Zappalà begins with a new departure. Each drop of water, before dissolving, hits the ground, resonating like an echo of memory, being this individual and collective. What is invisible, intangible, immaterial becomes vividly tangible and concrete.


numerozero

ź ltr

> formazione

14 > extra

Atelier a domicilio

uva grapes 2010

laboratori e creazioni su misura per giovani danzatori

Uva Grapes compie sette anni e diventa network, salutando l’avvio della collaborazione tra Scenario Pubblico - che l’ha ideato come Festival e laboratorio internazionale di danza contemporanea - e l’Associazione Musicale Etnea, giunta quest’anno alla sua 36ª stagione concertistica. Ma per un felice contagio questa rete si è subito allargata a diverse altre realtà private e pubbliche - il Teatro Massimo Bellini, la Fondazione Puglisi Cosentino, le edizioni Mesogea, gli Amici della Musica di Trapani - che hanno condiviso con noi il desiderio di creare uno spazio di lavoro e confronto per le culture e i linguaggi del contemporaneo a Catania. Ed è sempre in questa logica di apertura che abbiamo accettato l’invito del Comune di Catania e offerto gratuitamente la nostra presenza nel Cartellone dell’Estate Catanese. Il nostro progetto ha dispiegatp tutto il suo potenziale nel tempo ma intanto si è subito ritrovato attorno ad alcune parole chiave: rete, formazione, produzione, accoglienza, dialogo, Mediterraneo. Rete: perché oggi più che mai il senso dell’arte non può essere scisso dal valore della condivisione, perché solo insieme possiamo mettere a frutto le piccole risorse e le grandi energie. Per continuare a “sognare con i piedi per terra”. Formazione: attraverso workshop qualificati che portano a Catania maestri di rango internazionale e giovani professionisti delle diverse discipline e li mettono in contatto con i loro omologhi locali. Produzione: una vetrina di produzioni locali messe a confronto con alcune prestigiose creazioni internazionali. In questo senso è emblematica quest’anno la celebrazione del ventennale della Compagnia Zappalà Danza, realtà artistica e produttiva unica in Sicilia e riconosciuta in tutta Europa. Accoglienza: come ospitalità di allievi, di artisti e del pubblico in alcuni dei cortili barocchi più belli della nostra città e nelle sale di Scenario Pubblico e come disseminazione di segni e azioni sonore e gestuali nel corpo città: i dance and music attacks e una campagna promozionale d’artista. Dialogo: tra artisti delle diverse discipline, poeti, intellettuali… come tra i diversi linguaggi espressivi, in una vocazione all’innovazione e alla contaminazione tra i generi che è propria, nei suoi momenti migliori, del nostro genius loci. Mediterraneo: perché il nostro pensiero e il nostro lavoro parte e ritorna da qui, tra il vulcano e il mare, re-mapping sicily: isola frontiera, isola ponte, isola plurale.

da un’idea e un’esigenza di roberto zappalà Atelier a domicilio è un progetto avviato da Roberto Zappalà nel 2009, con l’intento di approfondire il suo lavoro con i giovani danzatori, in collaborazione con altre strutture. Oltre compagnia zappalà danza e modem studio atelier, il progetto si avvale in particolare della collaborazione costante e consolidata con ArtEZ Dansacademie di Arnhem in Olanda - tra laboratori, creazioni e una residenza alla compagnia zappalà danza -, e prossimamente con Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto, con un programma di laboratori e work in progress, articolato tra gennaio e aprile 2011. "Ho pensato al progetto <atelier a domicilio> da un lato per soddisfare le numerose richieste che negli anni ci sono pervenute riguardo ad una mia collaborazione a dei momenti di creatività collettiva all’interno di diverse realtà europee rivolte ai giovani, dall’altro per appagare quel sincero e onesto desiderio di creatività che in questo periodo mi interessa affrontare e che è rivolto ad una necessaria, a mio avviso, riscoperta dell’uso del corpo in senso strettamente coreografico. A livello logistico l’impianto progettuale ruota intorno all’idea che sia io a spostarmi verso quelle strutture, luoghi , spazi , città, interessati al mio linguaggio creativo e che si avvalgono di un gruppo di danzatori giovani selezionati attraverso audizioni , laboratori o facenti già parte di un percorso formativo in loco. Da qui la denominazione del progetto "atelier a domicilio", proprio perché ormai da oltre 8 anni residente a Scenario Pubblico (Catania), sento l’esigenza e lo stimolo di confrontarmi con nuove sfide ma soprattutto con nuovi spazi e giovani protagonisti. Il progetto atelier a domicilio non sarà una sintesi ma l’ampliamento di un discorso coreografico iniziato diversi anni addietro e che non sente la necessità di ritrovarsi definito e immobilizzato: tematiche creative saranno di volta in volta approfondite e analizzate nei luoghi di creazione." R. Zappalà Le prossime date di Atelier a domicilio: * Per Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto, a Reggio Emilia: sono previsti due appuntamenti laboratoriali in due diversi weekend e una settimana dedicata ad un lavoro più creativo a cui parteciperanno i danzatori selezionati nei due precedenti laboratori: 5 > 6 febbraio 2011 laboratorio Roberto Zappalà 16 > 17 aprile 2011 laboratorio Roberto Zappalà 25 aprile > 1 maggio 2011 "workinprogress" Roberto Zappalà * Per ArtEZ Dansacademie, Arnhem (NL): 28 febbraio > 11 marzo 2011 laboratorio Roberto Zappalà 4 > 23 aprile 2011 ripresa creazione "corpo cage" con Daniela Bendini

>> [ ATELIER A DOMICILIO ] workshops and creations made to measure for young dancers from an idea by Roberto Zappalà Atelier a domicilio is a project started by Roberto Zappalà in 2009, with the aim to deepen his work with young dancers, in collaboration with other structures. Besides the support of compagnia zappalà danza and modem studio atelier, the project benefits in particular from the continuous and consolidated collaboration with ArtEZ Dansacademie of Arnhem (NL) - with workshops, creations and a residence of compagnia zappalà danza at ArtEZ -, and soon with Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto in Reggio Emilia (I), with a program of workshops and work in progress, articulated between January and april 2011. "I conceived this project on the one hand to meet the numerous proposals of collaboration, received in the last years, to collective creativity moments in the frame of different European realities addressed to the young people, on the other hand to satisfy my true and honest desire of creativity I am currently interested in and which in my opinion is addressed to a necessary rediscovery of the body usage in a strictly choreographic term. Concerning logistics the project structure focuses on the idea that it is me to move towards those structures, places, spaces, cities, which are interested in my creative language and work with young dancers selected through auditions, workshops or belonging to some in loco educational projects. This explains the name "atelier a domicilio" (to-house atelier) project, because since I had my residence here in Scenario Pubblico in Catania for seven years I feel the needing and the goad to face new challenges and work in new spaces with young protagonists. “atelier a domicilio” project is not the synthesis but the amplification of a choreographic work begun years ago and it does not aim to become definitive nor frozen: some creative topics will be studied and analyzed from time to time in their creation places." R. Zappalà Next dates of Atelier a domicilio: * For Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto, in Reggio Emilia: In program two intensive workshops in two different weekends and one week dedicated to a more creative work, which will be attended by the dancers selected during the previous appointments: 5 > 6 February 2011 workshop with Roberto Zappalà 16 > 17 April 2011 workshop with Roberto Zappalà 25 April > 1 May 2011 "workinprogress" (with Roberto Zappalà) * For ArtEZ Dansacademie, Arnhem (NL): 28 February > 11 March 2011 classes and workshops with Roberto Zappalà and one of the dancers of Compagnia zappalà danza 4 > 23 April 2011 reprise of "corpo cage" with Daniela Bendini; Roberto Zappalà’s assistant

"Le distanze dallo spartivento di Punta Faro, sullo stretto di Messina, a Gibilterra, a Suez, a Odessa sono quasi eguali: il triangolo della Sicilia è al centro del mare". Guido Ballo >> The 7th anniversary of Uva Grapes – initially an international festival and workshop for contemporary dance – marks the beginning of a collaborative network between Scenario Pubblico and Associazione Musicale Etnea, this year at its 36th edition. The network has soon expanded to include additional private and public organisations, such as Teatro Massimo Bellini, Fondazione Puglisi Cosentino, Mesogea publishing company, Amici della Musica di Trapani, which have shared with us the wish to create a shared working space for contemporary arts in Catania. It is within this frame of openness that we have accepted the invite of the Municipality of Catania and offered to be part of the programme of Estate Catanese for free. Our project will show its full potential over time; its foundations lie on key words such as network, training, production, welcoming, dialogue and Mediterranean. Network: now more than ever, the value of art cannot be considered separate from the value of sharing; only together can we produce great energies with small resources, continuing to dream while “keeping our feet on the ground”. Training: qualified workshops that bring to Catania internationally renowned teachers and young artists from different disciplines, allowing for an opportunity to meet with local professionals. Production: a showcase of productions from both local and international companies/artists. The 20th anniversary celebration of Compagnia Zappalà Danza – a unique production company in the Sicilian landscape and renowned internationally – is emblematic. Welcoming: intended as welcoming to students, artists, audiences into some of the most beautiful baroque courts in our city and in Scenario Pubblico; but also as dissemination of sound and physical actions in the city: “dance and music attacks” and an artist promotional campaign. Dialogue: among artists from different disciplines, poets, and intellectuals; among different art forms, with a vocation towards innovation and the transgression of genre boundaries. Mediterranean: our thinking and work begins and refers back here, between the volcano and the sea; re-mapping sicily: border island, bridging island, plural island. "The distance from Punta Faro (on the Messina strait) to Gibraltar, Suez, Odessa is all the same: Sicily is at the centre of the Mediterranean sea". Guido Ballo


BOOKZ

Corpo devoto

di Roberto Zappalà Pubblicazione del 2009 edito da Metaarte libri pp. 79 italiano/inglese costo: € 3,00

“Glorificare il culto dell’immagine e dell’estetica è il mio obiettivo, ancor più che il significato”. [Baudelaire] A partire da questo concetto che ha costituito un punto di riferimento importante nell’ambito del suo processo creativo, la riflessione coreografica di Zappalà si spinge adesso verso l’indagine del corpo come strumento di devozione. Terreno privilegiato del suo più recente lavoro laboratoriale sarà, dunque, la curiosità nei confronti del ruolo centrale che il corpo riveste nell’interiorizzazione ed espressione di un habitus devozionale. Sarà questa la via utilizzata per indurre i partecipanti ad avvicinarsi al linguaggio del coreografo. Un itinerario a tratti monastico, orientato a raggiungere quei necessari ascolti del corpo, che, in breve, verranno tradotti in movimento, in dinamica. Durante il workshop saranno approfonditi alcuni punti fondamentali della danza di Zappalà: quelli più concettuali quali percezione e conoscenza, sorpresa, instabilità, imprevedibilità, onestà, e quelli più strettamente fisici quali corsa e respirazione, centro e periferia, drop continuo, voce e disarticolazione, dinamica. ( Daniele Zappalà ) Il corpo è devoto , o forse, siamo noi devoti al corpo ? In entrambi i casi trovo ci sia del vero riguardo al lavoro di danzatore. Il corpo è devoto alla purezza ma anche alla perversione, alla fatica ma anche alla leggiadria, il corpo, il nostro corpo, é devoto al pubblico, si offre al pubblico, ricerca la consacrazione, diventa poesia; di conseguenza tutto ci porta ad essere a nostra volta, devoti al corpo che ci appartiene, per tutti quei sacrifici che quotidianamente affronta, per i dolori che sopporta, ma anche per le straordinarie emozioni che ci fa provare sia in fase di studio che durante le rappresentazioni. (Ma in fondo noi cosa siamo, di cosa siamo fatti ?) Il corpo devoto può, al contempo, essere rivolto verso il peso della terra (inginocchiarsi, prostrarsi, ecc) e verso la leggerezza dell’alto (levitazione). "Un’evidenza del corpo devoto è l’ostentazione della devozione; se si può essere devoti dentro di sé, nel proprio silenzio, nel corpo /

con il corpo questo non è possibile, il corpo devoto deve ostentare sé stesso ". Il corpo come utensile comunicativo di emozioni, immagini di vita, evocazioni, riflessioni, poesie, civiltà, prepotenza, invadenza, dolore, da me viene usato, anche, e non per ultimo, come strumento di comunicazione estetica. Il laboratorio sulla devozione del corpo, è stato e sarà per i prossimi anni lo strumento attraverso il quale avvicinarsi al mio linguaggio. Nel tempo abbiamo programmato in modo estremamente analitico un percorso quasi monastico che possa permettere il raggiungimento di quei necessari ascolti del corpo che poi verranno tradotti in movimento, in dinamica. ( Roberto Zappalà )

intimacy, a devoted body cannot; it needs to manifest itself. The body as a means to communicate emotions, life instants, thoughts, stories, civic sense, pain, intrusion, arrogance is used by me also as a means to communicate my own aesthetics. The workshop on ‘the devoted body’ has been and will continue to be in the near future a means through which to communicate my own vocabulary. We have developed a programme nearly monastic in its extremely analytical approach, which aims to give the body the time to acquire the necessary tools that will later be translated in movement and dynamics. ( Roberto Zappalà )

>> [Corpo devoto Publication of 2009. by Roberto Zappalà published by Metaarte libri pp. 79 italian/english cost: € 3,00]

A. semu tutti devoti tutti?

"To glorify the cult of image and aesthetics is my aim, more than meaning" [Baudelaire] Starting from this concept that has been an important landmark in the sphere of Zappalà's creative process, his choreographic thought is moving, now, towards the research of body as a devotional tool. Curiosity towards the central role that body covers in the interiorization and expression of a devotional habitus is, therefore, the privileged ground of his more recent artistic workshop. It will be this one the way used to bring participants to approach the choreographer's language. Almost a monastic itinerary, oriented to reach those necessary body listenings, that, briefly, will be translated into movement, dynamics. During the workshop some fundamental concepts of Roberto Zappalà’s dance will be deepen: some more conceptual ones like perception and knowledge, surprise, instability, unpredictability, honesty and those more strictly physical ones, as running and breathing, centre and periphery, continuous drop, voice and disarticulation, dynamics. ( Daniele Zappalà ) Is the body devoted or are we devoted to the body? I believe both are true when it comes to being a dancer. The body is devoted to purity as well as perversion, to fatigue as well as levity; the body – our body – is devoted to the audience; it offers itself to an audience, looks for consecration, becomes poetry. In turn, everything makes us devoted to the body we belong to, for all the daily sacrifices and pains it bears as well as the emotions it gives us in rehearsals and on stage (ultimately, what are we if not body?) The devoted body can go to the ground (kneel down, bow down, etc) or vice versa raise to the heights (levitate). Moreover, the devoted body needs to manifest its devotion; if someone can shelter its devotion in its

tion “A.semu tutti devoti tutti?" by Roberto Zappalà, this first volume, dedicated to Saint Agatha in Catania, focuses on how a devotional celebration is lived by an entire community. Foreword by musician Carmen Consoli.

Corpi incompiuti, un viaggio nella danza di Roberto Zappalà a cura di Paolo Randazzo Pubblicazione del 2007. edizioni Metaarte libri pp. 109 italiano/inglese costo: € 10,00 acquisto tramite web o in loco

a cura di Nello Calabrò Pubblicazione del 2010. edizioni L’Epos Prefazione di Carmen Consoli. pp. 90 + XII italiano ISBN 978-88-8302-423-8 costo: € 11,80 acquisto tramite l’editore, L’epos

A partire dal gesto e dalla performance del corpo, mantenendo uno stretto legame con la contemporaneità, traccia un percorso che sul territorio si snoda attraverso eredità culturali iconografiche, contesti folkloristici, tradizioni culturali e abitudini comportamentali. Traendo spunto dalla produzione “A.semu tutti devoti tutti?” di Roberto Zappalà, questo primo volume, dedicato alla festa e alla processione di sant’Agata a Catania, tratta di come una intera comunità vive e fruisce questo grandioso spettacolo. >> [A. semu tutti devoti tutti? Publication of 2010. Edited by Nello Calabrò Published by L'Epos Foreword by Carmen Consoli. pp. 90 + XII italian ISBN 978-88-8302-423-8 cost: € 11,80 buyable through: L'epos edited by Nello Calabrò] Taking the movement and the body as starting points and maintaining a close relationship with contemporaneity, it traces a journey rich in iconographic images, folk contexts, cultural traditions and habits. Drawing on the produc-

“Corpi incompiuti, un viaggio nella danza di Roberto Zappalà” è un viaggio, o un altro viaggio: dal disagio complessivo di”Ob/sol. um” e dalle domande che si possono porre al mondo (a noi stessi, al pubblico) a partire dalla percezione di questo disagio, ad una “Pace dei sensi” che consiste nella riscoperta di una dimensione della danza come forma di espressione e di comunicazione primaria ed autentica; e si tratta di un viaggio di quelli veri, in cui ci scopre e ci si ritrova, un viaggio in profondità, nelle profondità dell’arte e della danza. >> [Corpi incompiuti - un viaggio nella danza di Roberto Zappalà Publication of 2007. Edited by Paolo Randazzo Published by Metaarte libri pp. 109 italian/english cost: € 10,00 obtainable through website or on the spot] "Corpi incompiuti, un viaggio nella danza di Roberto Zappalà"(undone bodies, a journey through Roberto Zappalà's dance) is a journey, or another journey: from the total discomfort of "Ob/sol.um" and from the questions we can ask ourselves and the world starting from the perception of this discomfort, to a "Peace of the senses" that allows for a recovery of the true essence of dance, to be understood as a primary form of expression and communication. It is a real journey, at the end of which you learn and discover, an interior journey through art and dance.

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TOURZ Prossime date:

* 14 novembre Lublino, Polonia Lublin Dance Theatre International Festival "Instrument 1 <scoprire l’invisibile> * 20 novembre Madrid, Spagna Madrid En Danza Teatro Cervantes, Alcalà de Henares "Instrument 1 <scoprire l’invisibile>" * 21 novembre Madrid, Spagna Madrid En Danza Teatro Cervantes, Alcalà de Henares "Instrument 3: cage sculpture" * 27 e 28 novembre Milano, Italia Didistudio/Fabbrica del Vapore, Nao performing festival "pre-testo 1: naufragio" * 3,4,5 dicembre Messina, Italia Teatro Vittorio Emanuele Instrument 1 <scoprire l’invisibile>" * 11,12 dicembre Catania, Italia Scenario Pubblico "pre-testo 1: naufragio" * 13,14,15,16 / 20,21,22,23 gennaio 2011 Catania, Italia, Scenario Pubblico per Teatro Stabile di Catania "Odisseo" prima assoluta * 19 marzo Enna, Italia Teatro Garibaldi "pre-testo 1: naufragio" * Aprile Palermo, Italia Nuovo Montevergini "pre-testo 1: naufragio" * 15,16,17 aprile Catania, Italia Scenario Pubblico "pre-testo 1: naufragio" * 7 maggio Bremen, Germania Schwankhalle "pre-testo 1: naufragio" * 15 giugno Praga, Repubblica Ceca Tanec Praha Festival "Instrument 1 <scoprire l’invisibile>" * 17 giugno Danzica, Polonia Gdansk Dance Festival "Instrument 1 <scoprire l’invisibile>" Altre date in via di definizione

Sostenuta da/supported by

Ministero per i Beni e le Attività Culturali Dipartimento Spettacolo

Regione Siciliana Ass.to al Turismo

in residence at

SCENARIO PUB.BLI.CO | performing arts

Via Teatro Massimo, 16 - 95131 Catania Tel (+39) 095-2503147 Fax (+39) 095-314684 info@scenariopubblico.com www.scenariopubblico.com info@compagniazappala.it www.compagniazappala.it Contatti: Direttore di produzione e management: Maria Inguscio mariainguscio@scenariopubblico.com Agente per la Francia: Pablo Guzman - Agence Artistique pabguzman@aol.com Agente per la Spagna: Carlos Iturrioz - Mediart Producciones carlos@mediart.es

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