LABORATORIO DI CONFRONTO DELLE RETI SOCIALI DI QUARTIERE DELLA CITTA' DI BERGAMO Sabato 12 Novembre 2016 1
GRUPPI DI LAVORO TEMATICI: 1 - Il rapporto con l'Ente Pubblico 2 - Genesi di una rete sociale: avvio e sviluppi 3 - Gli oggetti di lavoro e le aree tematiche 4 - Autovalutazione e autoefficacia delle reti 5 - Il rapporto con il quartiere: la rappresentanza e la rappresentatività 6 - La comunicazione 7 - Come facciamo coesione sociale 8 - Le risorse e la sostenibilità dei progetti di rete
Premessa Il 12 novembre 2016, al Centro Diurno Disabili di Via Presolana n.7 a Bergamo, si è tenuto il Laboratorio di confronto delle Reti sociali di quartiere della città di Bergamo che ha visto la partecipazione attiva di numerosi rappresentanti di Gruppi formali ed informali, associazioni e comitati di varia natura, a fianco di Operatori di servizi e progetti comunali che aderiscono alle Reti Sociali di quartiere. Le Reti Sociali di quartiere, pur con caratteristiche e storie diverse, sono presenti in gran parte dei quartieri della città e costituiscono oggi una risorsa essenziale e un’antenna privilegiata per registrare lo stato di salute del quartiere nel quale interagiscono. Le Reti Sociali di quartiere si sono diffuse nella città di Bergamo a partire dalla fine degli anni ’90, si sono attivate sulla base di alcuni progetti o in modo spontaneo, aggregando rappresentanti di gruppi, associazioni, comitati formali e informali, residenti, operatori dei servizi e delle realtà sociali presenti sul loro territorio con specifico riferimento alla comunità di quartiere. Le Reti Sociali di quartiere condividono ed hanno a cuore il bene comune e l’attenzione alla coesione sociale del quartiere, con una spiccata propensione verso una democrazia partecipata e la creazione di corresponsabilità diffuse. Si tratta di gruppi costituiti da più realtà che si attivano con una certa continuità e stabilità all’interno dei territori cittadini, a livello di quartiere e talvolta tra più quartieri, attorno a questioni che interrogano la vita sociale delle micro-realtà locali. Hanno lo scopo di aprire, tra i diversi interlocutori coinvolti, spazi di confronto, informazione, lettura del contesto e sostegno diretto o indiretto ad iniziative e progettualità di diversa natura che hanno a che fare con la qualità della vita del quartiere all’interno della cornice della coesione sociale. Possono prendere parte alle Reti Sociali soggetti differenti: rappresentanti di agenzie educative, famiglie, scuole, comitati, associazioni culturali, sociali, sportive, gruppi di volontariato, referenti delle Parrocchie, Commissioni dei Csc, operatori dei Servizi Comunali (Biblioteche, Servizi Sociali, Spazi Giovanili comunali, Comando dei Vigili, ecc..), cittadini con competenza e disponibilità ma anche attori del territorio che partecipano a titolo personale. Al centro del lavoro di questi gruppi sono la sensibilità e l’interesse per il bene comune e diverse sono le forme di adesione e partecipazione a tale modello di lavoro. La partecipazione e l’adesione sono basate non solo sulla rappresentanza e rappresentatività, ma soprattutto sull’interesse per i problemi del territorio e sulle competenze e risorse messe in gioco dai singoli e dalle realtà ed enti che vi prendono parte. Le storie, la composizione, gli stili di lavoro delle Reti Sociali di quartiere della città di Bergamo sono molto diversi, ognuna con una propria e irriducibile originalità. Tuttavia è interessante individuare alcuni elementi trasversali comuni che ci consentono di individuare le Reti come risorse preziose della convivenza civile e del tessuto sociale cittadino e delle comunità. Gli elementi trasversali sono: - l’oggetto di cui si occupano è la vita sociale del quartiere, che trova tematizzazioni su problemi specifici che riguardano le diverse categorie di cittadini (bambini, ragazzi, minori, adolescenti e giovani, disabili, migranti, famiglie, rapporti inter-generazionali, ecc…) e sui diversi temi che interessano i vari settori della vita delle persone (promozione della salute, famiglia, infanzia, adolescenza e giovinezza, educazione adulti, integrazione sociale, spazio urbano, spazi comuni, attività culturali e di animazione); - l’ancoraggio al territorio richiama le forti connessioni con le realtà, istituzionali e non, e con il
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sistema di relazioni sociali il territorio, le figure “cerniera”, gli attori locali, i gruppi più o meno organizzati; - la volontà e la capacità di trattare questioni comuni a più persone e attivare risorse in relazione ai temi affrontati, ricondotti ad iniziative e progetti condivisibili e sostenibili. Nelle intenzioni dell’attuale amministrazione cittadina si intende pertanto investire sulle Reti Sociali di quartiere ripartendo dai legami. Non potendo riferire la convivenza sociale ad un mero dato istituzionale, si rende necessario ripartire dalle vive relazioni sociali, ferma restando l’esigenza di accompagnare questi legami a riconoscersi entro una sfera pubblica, partecipata e responsabile. L’intervento nei quartieri con le Reti Sociali s'inscrive dunque nel principio di sussidiarietà, riconoscendo la tensione verso un’alleanza fondamentale tra sfera pubblica e formazioni sociali. Si tratta dunque di muovendosi in una logica integrativa (et-et), di cooperazione e di reciprocità. Le Reti Sociali di quartiere storicamente intese e presenti nei quartieri della città, sono compagini centrate su oggetti di natura sociale ed educativa. Nella loro nuova accezione si vuole costruire e alimentare una struttura di dialogo, che sia espressione del quartiere nella sua ricchezza e complessità, e sia capace di orizzontalità. Non dunque singoli rapporti bilaterali, ma un luogo dinamico di confronto e di elaborazione, aperto alla dimensione partecipativa. Non gruppi occasionali di “cittadini attivi”, ma presenze rappresentative che animano e tengono insieme un territorio. La struttura delle Reti Sociali deve essere progettata e mantenuta “aperta” perché disponibile ad assumere una corresponsabilità tendere a una “istituzionalizzazione” leggera e aperta alle differenze che sono frutto delle storie dei quartieri, valorizzandone le peculiarità. In questo senso le “Reti Sociali di quartiere” si intendono come sedi di una prima lettura dei bisogni e di un lavoro del quartiere stesso, in termini di capacità di risposta e, appunto, di autogoverno della convivenza. Il laboratorio del 12 novembre è stato una del tappe di un percorso più ampio ed articolato... Nel corso dell'anno 2016 è anche stato elaborato uno specifico strumento (un “questionario”) grazie al quale le singole realtà che aderiscono alle Reti Sociali di quartiere sono state chiamate alla riflessione sul proprio funzionamento e sono state coinvolte attivamente nella costruzione del seminario. Le evidenze, le suggestioni, e in generale gli elementi emersi dalla compilazione congiunta del “questionario”, sono state condivise tra il Servizio Reti Sociali con gli Operatori di quartiere ed una rappresentanza di ogni Rete Sociale di quartiere nell'ambito di una serata di confronto (27 ottobre 2016 allo Spazio Polaresco) ed utilizzate nella costruzione del seminario stesso. Nota metodologica. I gruppi di approfondimento tematico realizzati all'interno della giornata seminariale hanno visto la presenza di soggetti rappresentativi di realtà che aderiscono alle Reti Sociali di quartiere chiamati a presentare al gruppo la propria esperienza con l'obiettivo di attivare la discussione. I gruppi erano composti da soggetti rappresentantivi di realtà delle Reti Sociali, Operatori di progetti e servizi comunali a fianco di un Facilitatore ed un verbalizzante. La riflessione, a partire dalla condivisione di esperienze specifiche proposte da realtà che partecipano alle Reti Sociali di quartiere, si è articolata lungo un percorso che, a partire dall'avvio di una rete sociale (genesi di una rete sociale: avvio e sviluppi), ha favorito l'analisi delle modalità con cui all'interno delle Reti vengono individuati gli oggetti di lavoro (gli oggetti di lavoro e le aree tematiche).
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Le Reti Sociali oscillano tra dimensioni formali e informali, ossia sono attraversate sia da logiche di rappresentatività che da logiche di interesse e competenza; si danno assetti e regole specifici centrati sulla possibilità di mettere in connessione le diverse sensibilità, rappresentazioni e ipotesi di intervento. Nel seminario sono state analizzate le modalità con cui si costruisce il rapporto con il quartiere (il rapporto con il quartiere: la rappresentanza e la rappresentatività) mantenendo come riferimento l'obiettivo di lavoro ovvero il bene comune (come facciamo coesione sociale). All'interno della riflessione hanno trovato spazio tematiche ed oggetti significativi, e talvolta critici, come il tema delle risorse (le risorse e la sostenibilità dei progetti di rete) siano essere di tipo economico, di risorse umane, che di competenze; le modalità con cui si costruisce e si realizza l'interlocuzione con l'Amministrazione (il rapporto con l'Ente Pubblico); quali strategie vengono messe in campo rispetto al tema della comunicazione interna alla Rete ed esterna rispetto al territorio ed alla città (la comunicazione); come si concretizza la dimensione dell'analisi e della autoriflessività interna rispetto al proprio funzionamento (autovalutazione e autoefficacia delle reti). Il seminario, costruito secondo una logica di condivisione e di co-costruzione, si è rivelato dunque come fertile occasione di lettura e ri-lettura, di confronto e scambio delle molteplici esperienze. Gli otto gruppi di lavoro tematici hanno anche messo in luce elementi di criticità, domande, nuovi spunti di riflessione meritevoli di attenzione ed approfondimento. Di seguito sono riportati in forma sintetica gli elementi salienti emersi in ogni singolo gruppo di approfondimento tematico che potranno diventare occasione di stimolo alla riflessione ed all'approfondimento generativo anche all'interno delle Reti Sociali di quartiere. (Il materiale non è stato modificato con l'obiettivo di valorizzare le diversità di stili e di linguaggi). Un ringraziamento alle cittadine ed ai cittadini che hanno contribuito. Assessorato alla coesione sociale Servizio Reti Sociali
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GENESI DI UNA RETE SOCIALE: AVVIO E SVILUPPI I percorsi di avvio di una rete sociale si possono riepilogare nelle seguenti tipologie: • approccio trasformativo: esperienze che partono da un “problema” (sociale, urbanistico, educativo, scolastico, …) e dalla necessità di affrontarlo in una dimensione allargata non riconducibile solamente a chi ha individuato il problema. Queste esperienze partono da un nucleo tematico caratterizzato da una criticità e si rivolgono alle realtà sociali del quartiere per sondarle e coinvolgerle nel tentativo di dare risposta al problema e di individuare le possibili soluzioni; • approccio conoscitivo: esperienze che partono con l’idea di condividere uno sguardo comune sul quartiere, di avere una visione d'insieme più ampia che chiama in causa diverse realtà sociali con un approccio trasversale (le realtà sono intergenerazionali e disomogenee per composizione e appartenenze tra loro), con la finalità di costruire una conoscenza condivisa fatta di scambi informativi e riflessività. In alcuni casi si è rilevato che una rete sociale, pur mantenendo uno dei due approcci sopra descritti, può nascere anche per “imitazione” di un modello sperimentato altrove. Due delle reti presenti nel laboratorio hanno esplicitato che l’avvio è stato caratterizzato dall’ispirazione di una rete di un quartiere limitrofo (Santa Lucia, Valtesse Sant'Antonio). Queste esperienze testimoniano l’importanza di far circolare le esperienze, i modelli e le prassi di funzionamento. In altri casi lo stimolo di investimento sulle reti sociali portato dall’Amministrazione Comunale (gli incontri nei quartieri realizzati dall’Ass.Marchesi a fine 2014/inizio 2015) ha inciso sulla capacità di aggregazione di alcune realtà sociali del quartiere che, in base a tale input, hanno trovato una forma e un assetto ulteriori di funzionamento nella “rete sociale” (Carnovali, Borgo Palazzo). Le “reti sociali” sin dall’inizio sono rappresentative di una pluralità di soggetti (scuole, associazioni, oratori/parrocchie, Centri Terza Età, Comitati Genitori, società Sportive, servizi comunali, gruppi informali, singoli cittadini), sono aperte alla partecipazione di tutti e come momento generativo condividono il movimento dal basso. Durante il loro percorso evolutivo possono avere un approccio riflessivo e/o operativo e assolvono a funzioni di: • scambio informativo finalizzato a conoscersi reciprocamente, aggiornarsi sulle rispettive iniziative; • coordinamento/promozione di iniziative promosse dalle singole realtà sociali dei quartieri; • co-progettazione di interventi come esito di un lavoro comune della rete.
GLI OGGETTI DI LAVORO E LE AREE TEMATICHE Da dove si parte nell’individuare gli oggetti di lavoro? Dalla pancia del quartiere “Le reti sono la pancia del quartiere”. Sono micro reti che leggono il quartiere. Alcune reti sociali di quartiere sono nate proprio a partire da bisogni e tematiche specifici e a partire dalla volontà di alcune realtà significative del quartiere. Alcune reti rivendicano la centralità e l’urgenza dei temi individuati, come pure il fatto che la rete sia il contesto privilegiato per identificare, rappresentare e lavorare su bisogni del quartiere.
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Da oggetti e interventi specifici scelti sulla base di una mission (della rete) data a priori ne sono poi generalmente scaturiti altri, in coerenza con tale mission (minori pe), ampliando anche gli obiettivi. Da dove si parte nell’individuare gli oggetti di lavoro? Da una ricognizione nella rete/da una fase conoscitiva? In alcune reti di stanno individuando gli oggetti di lavoro in base al confronto nella rete stessa. Sottolineando l’importanza cruciale d’individuare delle priorità anche sulla base della raggiungibilità degli obiettivi stessi, consapevolmente non affrontando problematiche non alla portata delle competenze e delle presenze in rete. Come individuare le priorità? Diverse reti, sia alla ricerca di una propria mission ma anche quelle con una mission già definita (pe sociale, sui minori), avviano indagini conoscitive sull’intero quartiere (in genere affidandosi allo strumento del questionario tra residenti, ma non solo) per capire le criticità del vivere nel quartiere e per approfondirne e migliorare l’individuazione dei bisogni. Queste indagini intendono approfondire e qualificare meglio le informazioni che emergono dal quartiere, rispetto agli strumenti conoscitivi dell'Ente Locale, generalmente collocati, questi ultimi, su un livello più ampio e cittadino, proprio perché partono dai cittadini che vivono e conoscono il quartiere, che ne hanno un’esperienza diretta. I cittadini che si attivano nella rete sociale vogliono leggere con più consapevolezza la propria realtà e questa è forse una suggestione importante per la struttura istituzionale. Questa esigenza di realizzare indagini conoscitive indica la necessità di cercare in altri soggetti del quartiere supporto per l’individuazione di potenziali bisogni e dunque di oggetti di lavoro. Spesso il processo cui va incontro la rete è quello dell’ampliamento delle realtà e degli enti coinvolti, con la conseguenza di allargare il campo (e modificarlo) dei possibili oggetti di lavoro. Talora gli oggetti di lavoro si presentano in modo endemico, imponendosi alla rete, al di fuori degli obiettivi iniziali, disorientando la rete stessa imponendo temi e oggetti che vengono assunti emotivamente, empaticamente, prima ancora di capire a cosa si va incontro, che soluzione mettere in campo. Non si sa a priori se tale processo può anche generare risorse ed è successo che proprio queste spinte abbiano favorito processi innovativi e di crescita delle reti. Gli oggetti di lavoro tra quello che vorremmo essere e quello che siamo Si invita a riflettere tra cosa dovrebbe essere la rete a livello ideale e quello che in realtà la rete è. L'analisi iniziale dei bisogni, anche se ben fatta e approfondita, non basta se non si traduce nella capacità di trovare soluzioni e rischia di generare frustrazione. I “temi” sono individuati e scelti perché affrontabili dalla Rete con progetti operativi, con risposte che mettono in gioco le risorse e le competenze presenti in rete. L’oggetto di lavoro è la rete stessa? Per alcuni è stato importante, attraverso la rete sociale, scoprire l’importanza del parlarsi come valore aggiunto. La rete sociale di quartiere non va confusa con altre singole reti, agenzie, gruppi presenti nel quartiere perché deve essere valore aggiunto proprio per uscire dalla parzialità e specificità delle diverse esperienze. La rete sociale deve definire la propria specifica identità, deve essere in grado di distinguersi dalle singole realtà presenti nel quartiere.
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La Rete sociale di quartiere permette l’incontro tra le varie associazioni presenti nel quartiere e cittadini residenti ed è tra i primi obiettivi della Rete sociale quello di farsi conoscere, creare ponti, comunicare tra i vari membri per costruire dei percorsi coordinati. Il lavoro della rete consente per alcuni di creare l’ambiente adatto per sviluppare insieme alcune questioni sollevate da singole componenti del quartiere. Ed è oggetto di lavoro anche imparare ad interloquire con l’amministrazione, imparare a chiedere a nome della rete, ad avere un dialogo, attivando modalità di relazione tra le diverse componenti, puntando a progetti ed iniziative elaborate insieme, in rete; non semplicemente “comunicate” in rete, ma condivise in rete e trasformate in un prodotto sociale della rete. Alcune iniziative nate da parte di un singolo soggetto associativo su dati oggetti di lavoro ora sono diventate patrimonio comune ed è talvolta difficile stabilire ora la paternità originaria. I quartieri e la città Gli oggetti di lavoro che la rete affronta devono tener conto delle relazioni che s’instaurano con altre realtà cittadine, con altri quartieri, sia per favorire la condivisione di risorse sia per consolidare i propri obiettivi, che altrimenti rischiano di essere indeboliti. Le problematiche all’interno di un quartiere sono da vedersi come integrate ad altri quartieri. Peraltro si riconosce in generale il valore della capillarità delle reti, la vicinanza ai problemi dei singoli quartieri. Vocazione sociale delle reti Il confronto nel corso del laboratorio ha rafforzato la consapevolezza della diversità delle reti e della storia di ognuna e di come un discorso generale deve poi calarsi nello specifico. Per chi sottolinea la natura sociale degli oggetti di lavoro della rete è importante distinguere la rete sociale di quartiere dal “club” delle presenze fisiche. Anche il commerciante o l’attività economica sono presenti in rete per il valore sociale che apportano. La rete è l’insieme di coloro che condividono qualcosa che abbia ricadute sociali sul quartiere; la rete dovrebbe comprendere tutti coloro che hanno un'attenzione e uno sguardo sociale, a partire dalle fasce deboli, tratto comune e qualificante di questo tipo di lavoro. Una funzione diversa dalla rivendicazione di bisogni e da richieste puntuali e particolari, che riguardano interessi specifici (materia da associazioni di categoria e da gruppi d’interesse). Diverse reti sociali individuano peraltro oggetti di lavoro a partire da, per esempio, questioni urbanistiche, sottolineando le evidenti ricadute sulla vita sociale dei residenti che queste questioni hanno. Puntare alla riqualificazione del quartiere come attenzione ai temi dell’abitare e della qualità della vita incide sulle opportunità di una maggiore coesione sociale e vivibilità dei quartieri. È stata sottolineata, nel corso del laboratorio, questa necessità di ampliamento di sguardo, che allarga lo spettro potenziale degli oggetti d’interesse del lavoro delle reti sociali. Gli oggetti di lavoro della rete e la composizione della rete Incide nell’individuazione degli oggetti di lavoro la composizione della rete, talvolta sbilanciata criticamente verso gli operatori professionali, anche se si riconosce come talvolta questa componente professionale introduca possibilità di sviluppo che arricchiscono, consolidando, il senso di alcuni obiettivi. Funzionamenti
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La rete è essenzialmente un esercizio di relazioni tra persone, relazioni che sono costosissime in termini di tempo e di coinvolgimento e più si riesce ad economizzare meglio è. In questo senso gli oggetti di lavoro richiedono spesso adeguati modelli di funzionamento che consentano di lavorare per gruppi e sottogruppi.
IL RAPPORTO CON IL QUARTIERE: LA RAPPRESENTANZA E LA RAPPRESENTATIVITA' Premesse al lavoro del gruppo sono: • la rappresentanza è il potere attribuito a una persona di rappresentarne un’altra; nel diritto civile è un rapporto di delega e di volontà, di conferimento di poteri che parte dal basso; • la rappresentatività è la capacità di rappresentare qualcuno, di essere portavoce, di farsi interprete, nei fatti, degli interessi collettivi dei cittadini. 8 La partecipazione alla vita politico-amministrativa dei cittadini può avvenire in due forme: • la democrazia rappresentativa: attraverso delle elezioni, si delega qualcuno come proprio rappresentante; • la democrazia partecipativa: tutti i cittadini possono partecipare. Esito del confronto sono i seguenti punti. 1) La Rete è espressione dell’identità del territorio? Rappresenta sé stessa, cioè chi ne fa parte. Ogni cittadino è invitato a partecipare e a portare il proprio contributo. Si pone anche a questione della reale simmetria tra i diversi partecipanti. Ci si domanda se la voce delle realtà territoriali “pesa” quanto quella dei rappresentanti degli Enti. La Rete introduce un cambiamento radicale di prospettiva per il protagonismo che riconosce ai cittadini. Certamente, si tratta di processi lenti. 2) Ognuno porta in sé identità molteplici? Sovente, chi partecipa a una Rete appartiene a diverse realtà – oratorio, comitato genitori, associazione; se la Rete identifica un soggetto come espressione di una realtà territoriale la responsabilità che si genera in termini di rappresentatività va riconosciuta e assunta. Oltre a ciò è importante, capendo e impostando il “come”, contaminare la propria organizzazione con ciò che la rete genera. 3) I due concetti rappresentanza e rappresentatività in quale relazione stanno con il potere, innanzitutto politico? Nell’affidare ad altri il compito di rappresentare- sé o la propria realtà - ad una Rete territoriale, si compie un atto di fiducia. La fiducia verso chi rappresenta e della sua capacità di essere rappresentativo è necessaria. La partecipazione di più realtà, di più organizzazioni - ciascuna caratterizzata da una propria storia e identità - ad un organismo collettivo come la Rete sociale richiede la capacità di cedere un po’ della propria sovranità per giungere a decisioni condivise, di perdere qualcosa per co-costruire insieme ad altri. Relativamente al tema del potere si rileva la possibile percezione di continuità tra ex Circoscrizione e Rete, quando invece radicalmente diversi sono proprio i criteri di rappresentanza e rappresentatività che sottendono a queste due esperienze. 4) Come è possibile raggiungere anche i cittadini passivi?
È opportuno interrogarsi sul significato attribuito alla passività dei cittadini, che spesso semplicemente fanno i conti con gli impegni lavorativi e la mancanza di tempo. E spesso individuano aree in cui esprimere la loro partecipazione. E’ opportuno ridare dignità ad aspetti molto concreti e circoscritti di impegno. 5) Più una forma di democrazia prevede la consultazione più è alto il rischio di frustrazione? La frustrazione del non vedere accolte le proprie istanze può portare a delusione e a conseguente diminuzione della partecipazione. 6) Tra il particolare - gli interessi di una parte (sia essa una realtà territoriale, un gruppo o un’associazione che si occupa di un tema specifico) e il tutto (la comunità) quale relazione c’è o dovrebbe esserci? Ogni parte è parte del tutto: anche il particolare concorre al bene comune (sia nel significato di obiettivi comuni, a partire dalla propria identità, sia nel significato di comunità) entrando in relazione ed integrandosi con altre parzialità. Per arrivare a questo si individuano come possibili strade: • lavorare su obiettivi più alti, che tengano dentro il più possibile, riflettendo anche sui processi; • interloquire costantemente e proficuamente con il piano politico; • adottare stabilmente il paradigma del lavoro in rete per moltiplicare le risorse; • incrociare e intrecciare le competenze e le conoscenze presenti nella Rete. 7) Le Reti possono essere realmente rappresentative? Il confronto lascia aperte alcune domande quali: è una meta realistica la piena rappresentatività del quartiere oppure è una meta verso la quale tendere? Come ci si rapporta con chi liberamente sceglie di non partecipare alle Reti? Sono soggetti esclusi dalle relazioni con l’amministrazione? La rete è l’unica forma possibile di democrazia partecipativa?
COME FACCIAMO COESIONE SOCIALE Nel corso della ricognizione effettuata durante il laboratorio sono emerse azioni riferite alla coesione sociale che possono essere ricondotte ad alcune tipologie: - spazi polivalenti e luoghi informali di aggregazione per la collettività; - riqualificazioni urbane; - iniziative di tipo culturale-artistico; - scambio e integrazione intergenerazionale; - attività a favore di particolari categorie deboli. Le esperienze riferite rimandano ad azioni che hanno la finalità di promuovere e favorire trasformazioni sulla relazione tra le persone e sulla relazione tra gli abitanti e i contesti di vita. L’ipotesi condivisa è che lavorare sulla promozione del benessere tra le persone e delle persone nei propri luoghi di vita sia la strada maestra verso una maggiore coesione sociale. La coesione sociale insiste su due ipotesi di fondo: 1 - aumentare il numero e il tipo di relazioni tra gli abitanti del quartiere; 2 - le relazioni tra gli abitanti possono essere consolidate da un maggior senso di appartenenza al proprio luogo di vita. È attraverso il coinvolgimento degli abitanti nel trovare risposte ai bisogni della comunità e tramite una pratica di maggiore utilizzo, trasformazione e cura dei luoghi e degli spazi di vita collettivi che si stimolano le relazioni e si costruisce senso di appartenenza.
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Nelle testimonianze raccolte la promozione della coesione sociale passa attraverso una pluralità di azioni con alternanza di eventi sporadici (feste, spettacoli) da una parte, orientati a raccogliere massiccia partecipazione, e attività continuative dall'altra, che puntano ad intercettare meno destinatari con una attenzione maggiore alla qualità della relazione instaurata. Il lavoro delle reti punta a raccogliere al loro interno diverse attività e azioni già presenti nei quartieri, facendole rientrare in un quadro comune di intervento sul territorio. Un elenco di fattori che paiono utili al raggiungimento dell’obiettivo della coesione sociale potrebbe includere: - la presenza di soggetti residenti attivi e dunque non solo o prevalentemente servizi; - la disponibilità e accessibilità di spazi e luoghi pubblici e privati; - la disponibilità all'attivazione di esperienze che rafforzino l'autogestione da parte dei beneficiari. Attenzioni ulteriori nella produzione di processi di coesione sociali: - non perdere di vista l'obiettivo comune della coesione, sia rispetto alle singole azioni che ai risultati via via generati (che trasformazioni nelle relazioni interpersonali ha generato un'azione o un intervento? cosa vuol dire per la comunità locale promuovere interventi all'interno di un oratorio, un caseggiato, una piazza?). Creare e mantenere spazi e tempi (il seminario ha avuto questa funzione) dedicati alla riflessione e al confronto tra soggetti delle reti sull'idea di coesione sociale anche nel corso di attuazione delle azioni, così da adeguare progressivamente le strategie messe in campo, per evitare alcuni rischi che si possono palesare quali ad esempio: ripiegamento sull'operatività; replicarsi di dinamiche di frammentazione tra i diversi interventi; riduzione dell'interesse alla coerenza con obiettivi di coesione sociale. Aprire spazi di contaminazione e gestire le azioni in modo integrato, superando la titolarità delle azioni dei singoli partner, costruendo modalità di lavoro comuni sullo stesso intervento attraverso un reciproco trasferimento di competenze tra partner. Rendere evidente ai residenti le risorse presenti (anche quelle nascoste, potenziali, non riconosciute) nel quartiere creando connessioni e relazioni che le mettano in circolo e facendole partecipi dell’attività delle reti. Dalla partecipazione può generarsi maggior attivazione e maggior protagonismo, questione critica nodale per il futuro. La fiducia, tra i soggetti della rete e tra questi e l’amministrazione, può favorire il superamento della sporadicità delle iniziative in favore di una continuità.
LE RISORSE E LA SOSTENIBILITA' DEI PROGETTI DI RETE La riflessione di articola in relazione alle risorse umane, progettuali ed economiche, che concorrono tutte alla sostenibilità dei progetti di rete. Per le reti sociali di quartiere si tratta di interrogarsi sul rapporto tra progettualità e risorse: si parte infatti dalle risorse o dalle progettualità? Le risorse vengono quantificate in base alla progettualità o viceversa? Sono domande che rimangono aperte anche se il confronto ha messo in evidenza come il lavoro delle reti si muova tra queste polarità, pur con una prevalente attivazione sulla base di idee e proposte progettuali, che vanno poi confrontate con la loro sostenibilità.
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Si realizzano iniziative che apportano sinergia positive generando scambi di competenze personali, attrezzature e strumenti. È importante che non ci sia gelosia delle proprie conoscenze e risorse. In questi casi elemento fondamentale è sempre la conoscenza reciproca che si costruisce mantenendo relazioni con realtà e persone residenti anche al di là della partecipazione alla rete, inclusi realtà commerciali e produttive. Tali opportunità possono risentire dell’assenza nel quartiere di un’associazione commercianti, altrove viceversa risorsa preziosa. Importante nella valutazione del reperimento risorse è lo scambio di risorse umane e in questo caso diventa fondamentale la conoscenza e la cura dei rapporti interpersonali e tra realtà della rete e del quartiere. La conoscenza reciproca è la prima risorsa insieme alla prassi di mantenere buone relazioni. Tra le risorse da ricercare e valorizzare vengono citate quelle giovanili. È anche importante saper “uscire” dal campo ristretto delle proprie attività e del proprio quartiere. Esiste però il rischio di affaticare e sovraesporre le risorse umane: le persone/cittadini attivi sono sempre le stesse ed alcune associazioni sono affaticate. Si rileva anche come importanti risorse economiche siano individuabili nelle risorse interne delle reti. La gestione risorse, soprattutto economiche, richiede anche attenzioni specifiche. In taluni casi significa affidare questa gestione a specifici sottogruppi. E anche in questo caso i rapporti di fiducia sono essenziali. La mancanza di risorse non è solamente negativa; rende infatti necessaria e fondamentale l’analisi dei bisogni andando ad aumentare la capacità della rete di dare priorità ai diversi bisogni e di generare risposte creative e condivise. Si ritiene importante pensare a strumenti che facilitino l’informazione relativamente a dispositivi e bandi cui possano accedere le reti (per esempio un vademecum sui bandi accessibili e per fornire indicazioni sulla progettazione), la possibilità di condividere competenze e professionalità per fare fund raising e partecipare a bandi, e che rendano evidenti le opportunità (gratuite o a pagamento) offerte dall’ente locale e funzionali ai progetti di rete. Tra le risorse importanti si collocano anche quelle comunicative che consentano anche di mettere in relazione le reti stesse (anche attraverso un sito internet che può diventare guida e luogo di confronto tra le reti). Anche la capacità di fare memoria delle proprie esperienze e attività (memoria storica) è risorsa preziosa.
IL RAPPORTO CON L'ENTE PUBBLICO La Pubblica Amministrazione è una entità complessa. È necessario acquisire la consapevolezza che l’amministrazione comunale è caratterizzata da una specifica organizzazione interna e da molteplici interlocutori (assessori, dirigenti, tecnici, amministrativi) ciascuno con specificità e diversità.
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Allo stesso modo le Reti Sociali di quartiere. Sono caratterizzate nella relazione con l’ente pubblico da funzionamenti compiuti ed altri ancora da compiere. Il passaggio da équipe territoriali a Reti Sociali ha portato con sé criticità ancora aperte e grosse potenzialità: il processo è ancora in corso. Le Reti Sociali nei quartieri riuniscono soggetti diversi sulla base delle specificità di contesto: in alcuni quartieri prevalgono gli Operatori di progetti comunali a discapito dell'associazionismo, in altre realtà siedono alla Rete anche figure con ruolo politico. Utile e necessario porsi verso l'amministrazione con modalità che non siano solo rivendicative e/o di richiesta. I tempi. Emergono tre livelli: 1) tempi naturali delle questioni; 2) tempi dei cittadini; 3) tempi dell'amministrazione. Le Reti Sociali di quartiere possono essere i luoghi di sincronizzazione di questi tempi? Le istanze. È necessario raccogliere istanze del territorio e sottoporle all'amministrazione (tecnico e politico). Sarebbe auspicata la partecipazione alla definizione degli interventi che si realizzano nel quartiere ed i cittadini sentono la necessità di avere risposte/riscontri senza lasciare le cose in sospeso. Le decisioni dell'amministrazione modificano e impattano sulle comunità locali. Alcuni grandi cambiamenti (ad esempio lo spostamento dell'Ospedale) hanno generato impatti sociali che avrebbero meritato più condivisione tra amministrazione e cittadini. Le tematiche oggetto di attenzione nelle Reti Sociali sono cambiate nel tempo e si sono ampliate. Si rileva la mancanza di tecnici comunali al tavolo delle Reti, soprattutto di settori diversi dai Servizi alla persona, anche per costruire effettivamente la "partecipazione" da parte dei cittadini sugli interventi di altra natura (urbanistica, viabilità, verde pubblico). La figura dell'Operatore di quartiere. Non assolve a tutte le questioni in capo alle ex Circoscrizioni ma può migliorare il contesto curando adeguatamente le relazioni tra le diverse componenti del quartiere attraverso l’ascolto. Necessita di tempo e di collaborazioni. Non può risolvere tutte le questioni ma può farsi mediatore con i tecnici comunali. Interloquire con Amministrazione è la sfida aperta per le Reti: è la parte su cui lavorare maggiormente. Per facilitare l'interlocuzione con l'amministrazione è utile darsi un metodo di lavoro: - muoversi non come singole realtà ma in forma associata; - partecipare attivamente a tutto il percorso; - darsi progettualità che abbiano un orizzonte di senso ampio, che creino valore aggiunto e con il fine dell'inclusione sociale; - coinvolgere tecnici e assessori comunali anche di diversi assessorati. Relazioni possibili con l'Ente pubblico possono essere molteplici. Molti sono gli interrogativi ancora aperti che meritano di essere affrontati: - chi devo essere e come devo pormi per essere soggetto civico? - la Rete è assemblea pubblica oppure no? - quali differenze tra cittadino e soggetto della Rete? - se partecipo alla Rete "ho un incarico"? - a che titolo mi siedo al tavolo della Rete?
LA COMUNICAZIONE
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Relativamente alla comunicazione interna alla rete sono stati elencati i seguenti strumenti: • ordine del giorno: viene in genere costruito tra un incontro di rete e il successivo su sollecitazione dei membri, dell’operatore di quartiere, di singole realtà che vogliono presentarsi alla rete; • convocazione via mail: ogni rete ha un ha un coordinatore, segretario o referente che presiede all’invio della convocazione stessa. In alcune reti è l’operatore di quartiere a farlo; • verbale: ogni rete redige un verbale per ogni incontro che viene scritto dagli stessi componenti a turno. In altre reti lo stesso verbale è scritto dall’Operatore di quartiere o dal Coordinatore/segretario stesso. Il verbale permette di tenere traccia degli argomenti man mano affrontati e delle tematiche emerse. Inoltre il verbale arriva anche a quelle associazioni e realtà che non frequentano più regolarmente la rete e che sono rimaste in relazione; • comunicazioni varie via mail: le reti utilizzano la mailing list per alcune comunicazioni aggiuntive a scopo informativo e di promozione di attività e iniziative. Tali comunicazioni hanno per destinatari tutti i soggetti della rete o del sottogruppo interessato specificamente al contenuto della comunicazione. In alcuni casi il segretario/coordinatore/referente, se esistenti e incaricati, operano la selezione dei destinatari di queste comunicazioni mail. Tutti i partecipanti al sottogruppo sono stati concordi nell’indicare come elemento qualitativo della comunicazione le relazioni personali e interpersonali tra i soggetti della Rete. Questo canale è comunque fonte principale per la miglior conoscenza delle realtà note del quartiere. Alcune Reti stanno sperimentando altri metodi di comunicazione interpersonale attraverso i social network (pe Monterosso e Valtesse con la pagina Facebook "Vamos"). Altre esperienze sono state la costituzione di gruppi chiusi tipo blog (sempre online) o di gruppi whatsapp. Esperienze che richiedono gestione e regolamentazione. Le iniziative promosse e organizzate delle Reti Sociali di quartiere utilizzano hanno altri supporti tradizionali come volantini e manifesti. Si rileva una certa difficoltà da parte delle Reti sociali di quartiere a rendersi visibili sul territorio e a far percepire la loro esistenza e il loro ruolo. Vengono segnalati alcuni strumenti finalizzati al coinvolgere di nuovi cittadini (per esempio organizzare una rete aperta a tutti; comunicazioni delle date d'incontro in luoghi significativi del quartiere, ...). Si sottolinea la volontà di poter accedere on line ai documenti delle reti e si rileva la necessità di una comunicazione trasversale tra le diverse reti sociali cittadine.
AUTOVALUTAZIONE ED EFFICACIA DELLE RETI SOCIALI Una riflessione sui processi attraverso i quali una Rete sociale di quartiere può valutare la propria efficacia deve premettere un'idea di massima sulla funzione stessa della rete sociale. La Rete, in primo luogo, non è un supermercato di risposte ai bisogni da cui attingere, uno scaffale di prodotti/risposte già a disposizione. Il lavoro di rete nei quartieri ha come premessa avere un’idea di comunità, producendo stimoli orientati al coinvolgimento di soggetti attivi, aprendo collaborazioni e relazioni a partire da un pensiero. La Rete, in questo senso, ha per obiettivo
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l'ottimizzazione delle risorse e favorisce un coordinamento di attività, progetti e servizi al fine di non disperdere energie, valutando le risorse stesse e orientandole. Da questo punto di vista la sostenibilità delle iniziative e dei progetti promossi dalle Reti sociali di quartiere è un primo indicatore dell'efficacia delle stesse. Per poter avviare un efficace processo di valutazione e autovalutazione deve esserci a monte una consapevolezza dell'identità della rete stessa e una chiarezza degli obiettivi perseguiti. Fondamentale per la valutazione degli oggetti di lavoro e dell'efficacia delle attività è una disponibilità alla mediazione tra punti di vista e obiettivi da parte delle diverse realtà presenti in rete. L'incontro con realtà esterne alla rete può produrre un effetto specchio che aiuta i gruppi e le realtà a ricalibrarsi o a confermarsi, affiancandosi così a strumenti standard di valutazione (tipo questionari che registrino la conoscenza ed efficacia nel quartiere di date attività). 14 Sulla valutazione ed efficacia del lavoro della rete sociale: Il soggetto: chi compie la valutazione? Gli esiti del lavoro di una rete devono poter essere misurati dalla Rete sociale stessa ma anche da alcuni indicatori di misurazione esterni, dati dal quartiere di riferimento. Ci riferiamo per esempio alla risposta o alla partecipazione della comunità locale al progetto/evento: se la partecipazione è bassa, occorrerà interrogarsi sui contenuti del progetto oppure sulle modalità di comunicazione all’esterno (punti di forza e criticità). Come: quali strumenti? L’efficacia può essere misurata attraverso diversi indicatori. Se ne segnalano alcuni qualitativi: - la qualità del progettare insieme; - l'intenzionalità condivisa dei progetti; - le ricadute sulle comunità; - la visibilità e la comunicazione; - la qualità delle appartenenze dei membri della rete rispetto al quartiere e alla rete stessa; - lo sviluppo delle identità di rete; - la reciprocità; - la corrispondenza tra obiettivi e azioni; - la capacità di individuazione e mobilitazione risorse; - il livello di adattabilità e flessibilità ai cambiamenti. In riferimento alla vita della Rete, e alle singole iniziative, si possono anche individuare altri potenziali indicatori qualitativi e quantitativi. La Rete Indicatori qualitativi: - come ciascuno sta in rete; - livello di dichiarazione/esplicitazione dei rispettivi obiettivi nella partecipazione alla rete sociale. Indicatori quantitativi: - il numero di partecipanti alle riunioni di rete e il peso della presenza (livello di partecipazione e di presa di parola); - il numero di incontri della rete e dei suoi sottogruppi.
Le iniziative Indicatori qualitativi: - quanto l’iniziativa di un singolo ente sia considerata dagli altri componenti all’interno di un respiro più ampio, e come questa viene consegnata alla comunità/quartiere. Indicatori quantitativi: - il numero di adesioni alle singole iniziative.
Di seguito l'elenco delle realtà, e delle relative Reti Sociali di appartenenza, che hanno partecipato attivamente ai laboratori di approfondimento tematico: Boccaleone - I.C. De Amicis, residenti, Conferenza San Vincenzo, ATS. Borgo Santa Caterina - Gruppo scuola insieme, Excelsior ASD, residente. Borgo Palazzo - G.P.R., Comune Area Minori e Famiglie, Parrocchia S.Anna, Associazione Donne 3.0, Comune Servizio minori e famiglie, Centro in ascolto, Comune Servizio territoriale Disabili. Carnovali - Associazione API, residente, Comitato di quartiere. Celadina - Associazione Turbomamme, Centro Diurno Disabili, I.C. De Amicis, Centro Socio Culturale, residenti. Città Alta - Rete socio educativa Città Alta, Spazio compiti Cooperativa Città alta, Scuola Ghisleri, Associazione Colli e Città Alta, Comune Servizio minori e famiglie, Comune Servizio territoriale Disabili, Cooperativa città Alta. Colognola - Oratorio, I.C. Muzio, residente, Cooperativa Il pugno aperto. Grumello al Piano - residenti, Comune Spazio Giovanile Spazio aperto, referente Genitori I.C. Mazzi, ARCI, Teatro del nodo, referente Scuola don Milani. Longuelo - Spazio compiti parrocchia, VivereLonguelo. Loreto - Associazione Esserci, Comitato Genitori I.C. Santa Lucia, Comitato di quartiere Loreto, Pandemonium teatro. Malpensata/Campagnola - Associazione Il bosco, Comitato di quartiere, Comune Area disabilità. Monterosso - Comitato genitori I.C. Camozzi, Propolis, Comune Centro Giovanile Mafalda, Oratorio. Redona - Polo civico, Comune Spazio giovanile Edonè, Costruire integrazione. San Paolo - Associazione Genitori I.C. I Mille. Santa Lucia - Comitato genitori I.C. Santa Lucia, residenti, Caritas parrocchiale, Comitato di quartiere, Club delle birbe, Orchestra ex allievi. San Tomaso - Associazione genitori I.C. Mazzi, Cooperativa Famille, Comune Spazio Giovanile Be Around, Polisportiva. Valtesse, San Colombano, Conca Fiorita “Il mosaico sociale” - Banca del tempo, Gruppi di cammino. Valtesse Sant Antonio I colori della Morla - Circolo dei narratori, Basket Valtesse, residenti, Centro Terza Età, AGESCI, I.C. Camozzi. Villaggio degli sposi - Associazione per il villaggio, Comitato Genitori I.C. Mazzi. Hanno partecipato attivamente ai laboratori di approfondimento tematico: Antonella Airoldi, Valentina Albertini, Manuela Armati, Alessandra Baroni Gabriella Baiguini, Alberto Bellini, Marco Belotti, Mario Beltrame, Francesca Beni, Sara Betelli, Cecilia Bergamasco, Aaron Berrino, Elena Bianchi, Francesca Bianchi, Chiara Blonda, Claudia Bonassi, Franco
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Bongiovanni, Massimo Bottaro, Mario Bravi, Francesca Breda, Roberta Brivio, Maria Carla Bugada, Pietro Cabrini, Maria Capitanio, Marta Cassina, Giuseppe Cattaneo, Annalisa Cesani, Chiara Colasante, Dario Colelli, Carla Coletti, Nicoletta Colombo, Maria Teresa Cortelli, Ivan Cortinovis, Paolo Crippa, Carla Esposito, Alessandro Fassi, Monica Ferrante, Adele Ferrari, Emilio Ferrari, Mario Ferrari, Federica Fornoni, Fabio Fracassi, Nadia Frigeni, Tommaso Fumagalli, Elena Gatti, Ferdi Giavarini, Eliana Gregori, Antoine Guerini, Rossella Gustinetti, Claudio Invernici, Mary Legrenzi, Fabrizio Longhi, Pierfranca Longoni, Bruna Mastrangelo, Luciano Materazzini, Andrea Mazzoleni, Barbara Mazzoleni, Stefano Memoli, Filippo Oggionni, Fabrizio Pellegrini, Giulia Petrucci, Giuliana Piazzi, Gianfranco Ranaldi, Candelaria Romero, Ottavio Rota, Giovanni Rossi, Daniela Scandella, Elena Scaramelli, Cinzia Scola, Stefano Togni, Maria Torri Bonalumi, Eleonora Zaccarelli, Daniela Zanardi. Hanno supportato la realizzazione dei lavori di gruppo in qualitĂ di facilitatori, verbalizzatori ed osservatori privilegiati: Sonia Berardi, Elettra Berlendis, Ferruccio Castelli, Adriana Danelli, Marco Dierico, Angelica Ghezzi, Angelo Gotti, Agnese Graticola, Olivia Osio, Claudia Ponti, Andrea Preda, Renato Magni, Davide Marchesi, Nicoletta Rossi, Marco Sala, Laura Visciglio, Mauro Zerbini.
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