Intervento di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo
Le periferie sono oggi una sfida per le nostre città, e lo saranno ancora per molti anni. Saranno anzi il “centro” della nostra attenzione perché rappresentano il futuro, sia in ragione di alcuni aspetti positivi, come gli insediamenti delle nuove famiglie con la connessa dinamica demografica, sia per aspetti critici quali il possibile concentrarsi di varie forme di marginalità. E' un fatto che il destino delle nostre comunità transiterà, in larga misura, dalla riqualificazione e dalla sicurezza delle “periferie”. Nel pensiero diffuso “la periferia raffigura l’assenza della comunicazione e dello scambio sociale”. “Qui - scrive Andrea Iacomoni dell’Università di Firenze - il cittadino non condivide la vita pubblica ed accresce la tensione ed il divario fra individualismo e collettività. Diversi fattori hanno determinato questi aspetti negativi: l’estensione delle città contemporanee ha causato in primo luogo la perdita della qualità architettonica e urbana che influenza anche la qualità civile”. Questa definizione per così dire “classica” identifica solo parzialmente ciò che oggi è “periferia” delle nostre città. I nostri strumenti di analisi, e quindi di azione, sono fermi, mentre la situazione si è modificata. E' cambiato il modo di lavorare, il modo di abitare, il modo di spostarsi, il modo di comunicare. Sono cambiate le dinamiche familiari, sono mutate le componenti demografiche e di provenienza delle persone. Insomma lo spazio e il tempo non sono quelli che hanno fatto nascere le periferie dagli anni '60 del secolo scorso. E' quindi oggi necessario ripensare le periferie e individuare nuove azioni finalizzate al loro sviluppo.