I 70 anni del primo #ConsiglioComunale eletto da libere #elezioni a #Bergamo

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LA RINASCITA MUNICIPALE BERGAMASCA IL PRIMO CONSIGLIO COMUNALE ELETTO CON LE LIBERE ELEZIONI

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APRILE

1946


LA RINASCITA MUNICIPALE BERGAMASCA

Il 24 marzo 1946 si svolgono le prime elezioni amministrative per il Comune di Bergamo dopo la caduta del fascismo. Quel giorno, Bergamo esercita il diritto di voto dopo vent’anni di negazione dei diritti democratici e lo fa con rigore e profondo senso civico. Per la prima volta, nella storia d’Italia, le donne non solo hanno potuto votare, ma anche candidarsi ed essere votate: due donne, Ambiveri Elisabetta e Giavazzi Giannina, sono elette nelle fila della Democrazia Cristiana. Certo, due donne su quaranta consiglieri, sono poca cosa ma rappresentano una svolta, una novità nel panorama politico di quella società, che usciva da anni di maschilismo e di oppressione delle donne. Il fatto che oggi nel Consiglio Comunale ci siano undici donne su trentadue Consiglieri, esprime un certo miglioramento nella rappresentanza femminile nelle nostre Istituzioni, ma dimostra quali difficoltà incontri ancora il mondo femminile ad essere presente nella vita sociale e politica del Paese, e quanto cammino ci sia ancora da fare per rendere effettive le Pari Opportunità. Il 3 aprile 1946 si insedia il nuovo Consiglio Comunale e viene eletto il primo Sindaco di Bergamo liberata. Celebrare oggi l’anniversario del Consiglio Comunale vuole essere anche l’occasione per diffondere una maggiore conoscenza del suo ruolo come espressione dei cittadini nel governo della città. Noi tutti, Consiglieri Comunali, condividiamo lo stesso obiettivo: ci occupiamo dell’interesse della collettività cercando di dare risposte efficaci ai problemi dei nostri concittadini. Bergamo, 4-4-2016

La Presidente del Consiglio Comunale Marzia Marchesi


LA RINASCITA MUNICIPALE BERGAMASCA

STEMMA ESPOSTO IN SALA GALMOZZI, VIA T. TASSO, BERGAMO


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LA RINASCITA MUNICIPALE BERGAMASCA IL PRIMO CONSIGLIO COMUNALE ELETTO CON LE LIBERE ELEZIONI Nella nostra Città, dopo il periodo fascista, le prime elezioni effettuate furono amministrative e si svolsero il 24 marzo 1946: non furono soltanto elezioni “libere”, ma anche le prime che, nella secolare storia nazionale, si effettuarono a ‘suffragio universale’ cioè con la partecipazione di tutti i cittadini, uomini e donne. La Città aveva allora 103.255 abitanti: gli elettori iscritti nelle liste elettorali erano 62.688, i votanti furono 51.149 e le schede valide risultarono 49.464. I risultati definitivi furono i seguenti: DEMOCRAZIA CRISTIANA 26.580 (53,7%) • PARTITO SOCIALISTA 13.475 (27,2%) • PARTITO COMUNISTA 4.090 (8,2%) • PARTITO LIBERALE 1.955 (3,9%) • INDIPENDENTI 1.424 ( 2,9%) • DEMOCRATICI REPUBBLICANI 1.276 (2,8%) • REDUCI 664 (1,3%). Di conseguenza i 40 seggi del Consiglio comunale vennero così assegnati: DEMOCRAZIA CRISTIANA 23 • PARTITO SOCIALISTA 11 • PARTITO COMUNISTA 3 • PARTITO LIBERALE 1 • INDIPENDENTI 1 • DEMOCRATICI REPUBBLICANI 1 . Il giorno successivo fu di attesa per i nomi dei nuovi Consiglieri: lo spoglio delle schede non fu semplice e la Commissione elettorale lavorò dalle 8 del mattino a poco prima della mezzanotte. Solo il mattino successivo i nomi vennero resi noti.


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Risultarono eletti : Nella lista DEMOCRAZIA CRISTIANA: 1- GALMOZZI Ferruccio, 28.293 3- BELOTTI Giuseppe, 27.408 5- AMBIVERI Elisabetta, 27.183 7- ZONCA Giovanni,26.907 9- FUMAGALLI G. Battista, 26.818 11- PANDINI Giovanni, 26.761 13- VAVASSORI Severo, 26.704

2468101214-

15- FORNONI Dante, 26.678 1617- PIZZINI Cristoforo, 26.636 1819- NOSARI Pietro, 26.625 2021- BIANCHI Alessandro, 26.606 2223- BERZI Carlo, 26.578 Nella lista PARTITO SOCIALISTA: 24- ZILOCCHI Carlo, 15.829 25- TIRABOSCHI Alessandro, 13.887 2627- MORETTI Giulio, 13.857 2829- PICCININI Aristide, 13.789 3031- FRIZZONI Ugo, 13.591 3233- CISANI Ottavio, 13.548 34Nella lista PARTITO COMUNISTA: 35- TULLI Ettore, 4.851 36- PETROLINI Roberto ,4.629 37- GRAFF Gianni, 4.449 Nella lista PARTITO LIBERALE: 38- LOCATELLI Milesi Sereno, 2.408 Nella lista INDIPENDENTI: 39- ZAMBETTI Achille, 1.559 Nella lista DEMOCRATICI REPUBBLICANI: 40-ZANETTI Pier Bernardino, 1.366

CAVALLI Antonio, 27.475 CIOCCA Luigi, 27.216 VISMARA Agostino, 26.908 MINELLI Spartaco, 26.866 VIGLIANI Carlo, 26.812 ZAMBETTI Enzo, 26.760 VICENTINi Rodolfo, 26.686 GIAVAZZI Giannina, 26.638 MAJ Gianfranco, 26.625 LOCATELLI Giuseppe, 26.620 MAFFIOLETTI Angelo, 26.579

ZAMPESE Dino Giocondo, 13.887 ANELLI Alberto, 13.837 BONAFOUS Cesare, 13.670 ARNOLDI Luigi, 13.554 MASSERONI Giovanni, 13.546


LA RINASCITA MUNICIPALE BERGAMASCA IL PRIMO CONSIGLIO COMUNALE ELETTO CON LE LIBERE ELEZIONI Concluse queste prime ed impegnative operazioni ed in attesa della convocazione del Consiglio Comunale, le discussioni, nei partiti politici e tra i cittadini, si concentrarono sul nome del possibile nuovo Sindaco. Infatti l’avvocato Cavalli, il “Sindaco della Liberazione”, aveva pubblicamente dichiarato di non voler assumere nuovamente l’incarico. Nell’ambito dei partiti, comunque, si dava quasi per certo il nome del dottor Ferruccio Galmozzi, esponente di spicco della Democrazia Cristiana. Medico e primario nell’ospedale cittadino, Galmozzi era un uomo molto conosciuto ed apprezzato, sia come medico che come politico; inoltre era il candidato che aveva ricevuto il maggior numero di preferenze. Galmozzi, che era stato un esponente del Partito Popolare Italiano nel periodo pre-fascista, fu un amministratore cittadino già prima dell’avvento del regime. In particolare fu un membro di quella maggioranza del Partito Popolare che nel 1923, dopo la nomina di Benito Mussolini a Capo del Governo, subì le pesanti ingerenze dei fascisti nella vita politica locale. Ingerenze che fecero loro capire che ormai “…non c’era più la certezza di poter assolvere il proprio mandato con dignità e con la necessaria libertà di azione…” come dichiarò il Sindaco, l’on. Paolo Bonomi. Per questo motivo tutta la maggioranza diede le dimissioni: questa radicale decisione portò allo scioglimento del Consiglio Comunale ed alla nomina di un Commissario prefettizio, il dottor Alfredo Franceschelli. Le elezioni successive, che avvennero nel dicembre del 1925, si tennero su “lista unica” ma all’inizio del 1926 anche questo Consiglio venne sciolto, dando inizio così al periodo podestarile, che si concluderà solo nell’aprile del 1945. In questo arco di tempo ad amministrare la Città ci sarà un Podestà di nomina Regia coadiuvato da una Consulta Municipale.


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PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

ll 3 aprile, al “suono disteso e festoso del Campanone civico”, che annunciava a tutta la Città la rinascita, il Consiglio Comunale viene convocato nel palazzo di via Torquato Tasso, nell’aula nella quale si svolsero tutte le sedute consiliari dal 1872 sino alla brutale chiusura del 1926. In attesa dell’inizio, i ricordi del “mondo di ieri” erano al centro delle discussioni della folla di cittadini che riempiva la sala, lo scalone ed il cortile sottostante. Molti di loro avevano vissuto quelle lontane e dolorose esperienze e tutti erano coscienti di vivere un momento speciale ed entusiasmante, che completava il processo politico e sociale avviato con il “radioso 25 aprile del ‘45”. Alle ore 17,00 in punto, nell’attuale Sala Galmozzi, un’aula carica di memorie e nella quale il grande stemma che la domina ricorda a tutti che “la libertà di parola e la disponibilità all’ascolto” sono i fondamenti necessari della libertà politica inizia la prima seduta del Consiglio comunale, convocata dall’avvocato Cavalli e presieduta dal dottor Galmozzi, con solo tre punti all’Ordine del giorno: 1- Verifica dei titoli di eleggibilità dei Consiglieri; 2- Nomina del Sindaco; 3- Nomina degli Assessori. Sono presenti tutti i 40 Consiglieri dei quali sei erano già componenti dell’ultimo Consiglio: Dante Fornoni, Spartaco Minelli, Giovanni Pandini, Giuseppe Locatelli, Rodolfo Vicentini e lo stesso Ferruccio Galmozzi. Inoltre, per la prima volta, sono presenti anche due donne: Giannina Giavazzi ed Elisabetta Ambiveri.


ANTONIO CAVALLI SINDACO DI BERGAMO 1945 - 1946

Antonio Cavalli


PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

Dopo la convalida degli eletti, il Sindaco uscente, Cavalli, prende la parola e rivolge al Consiglio ed al numerosissimo pubblico un discorso intriso di commozione per questo momento che la Città sta vivendo e che definisce, orgogliosamente, “rinascita municipale bergamasca”: “E’ con profonda commozione che prendo la parola in questa austera sala che, dopo molti anni di oscurantismo fascista negatore di ogni valore morale ed umano, si riapre alle libere discussioni dei legittimi rappresentanti dell’intera cittadinanza. Il nostro pensiero ricorre reverente ai Liberi amministratori dei tempi ormai lontani, che seppero con probità e competenza curare veramente gli interessi della comunità cittadina. Agli Scomparsi ed ai Superstiti di questa schiera di prodi Reggitori vada la nostra riconoscenza e la nostra devozione. Ed è anche nel loro ricordo che celebriamo oggi il rito della rinascita municipale bergamasca: la vecchia e gloriosa tradizione, dolorosamente fratturata dalla dittatura, si è riallacciata al promettente presente, e sarà sicuramente agganciata all’avvenire, perché il nostro popolo saprà difendere la libertà, non più con il sangue, ma con opere sagge. Non più rovine, non più odio, non più pazzesche visioni di colli fatali, non più sogni utopistici di imperialismo; ma amore, armonia, fratellanza, comprensione, lavoro e pane. A proposito di pane, nel mentre ringrazio vivamente la cittadinanza per il largo contributo dato nei giorni della Solidarietà popolare, mi auguro che la sua Generosità non resti insensibile ai bisogni che tuttora esistono. E’ bene che si sappia che sono molti i nostri fratelli che chiedono di essere ancora aiutati. Domenica scorsa ha cessato di vivere la preziosa esistenza del Consigliere dottor Giuseppe Locatelli: con la Sua scomparsa la cittadinanza perde l’opera preziosa di una adamantina personalità, dalle specchiate virtù familiari e civiche. Ci ha lasciato in un difficile momento, che richiedeva la Sua opera: ci assisterà dal Cielo. Ai familiari del Caro Scomparso rinnovo a nome di tutti le più vive condoglianze, assicurando che il loro lutto è anche il nostro. E purtroppo non è con noi il Prefetto della Libertà, l’ottimo, indimenticabile avvocato professor Ezio Zambianchi che tanto si è impegnato per facilitare la soluzione dei più urgenti problemi cittadini. Il suo spirito è però con noi per assisterci, per spronarci soprattutto a bene operare.


PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

Liberata la città dalla tirannide nazifascista da parte dei nostri valorosi Partigiani, su designazione del Comitato di Liberazione Provinciale, consegnato il Comando Militare di Piazza al Vice Comandante, ingegner Guzzoni, assumevo, unitamente ai due Vice Sindaci, Carlo Paci e dottor Alberto Anelli, la direzione amministrativa della Città. La Giunta, da me indegnamente presieduta, si completava nei giorni successivi con Assessori rappresentanti i diversi partiti e con Elementi tecnici indipendenti. Ci siamo subito messi al lavoro con fede e con fraternità di intenti. Numerosi ed assillanti furono nei primi tempi i problemi che si imposero al nostro esame ed alla nostra soluzione, in un movimento di flusso e riflusso. Tanto vero che molti di detti problemi, già risolti, furono riveduti. Questo non facile lavoro di rielaborazione è stata la notevole conseguenza delle condizioni di armistizio, a cui tuttora è soggetto il popolo italiano che fa sentire le sue dannose conseguenze non soltanto sul piano nazionale, ma anche nel campo amministrativo, settore non secondario della vita pubblica italiana. È da augurarsi che al popolo italiano sia garantita una pace umana, onde possa utilmente riprendere il cammino della sua ricostruzione morale e materiale. Questo popolo, povero sì di oro, ma ricco di volontà, chiede soltanto di cooperare onestamente al consolidamento di un nuovo ordine internazionale, fondato sulla vera fratellanza umana. Credo necessario render noto che uno dei primi atti compiuti dalla Amministrazione della Libertà è stato quello di ordinare le inumazioni in un campo speciale al nostro Cimitero delle salme dei gloriosi caduti. In detto campo dell’Eroismo Partigiano dovrà sorgere anche uno speciale ricordo marmoreo; mentre i nomi di tutti i gloriosi caduti saranno eternati in apposite lapidi da porsi in località da scegliersi: alla memoria di questi caduti va il nostro commosso ricordo.


PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

Signori Consiglieri

Sicuro poi di interpretare il vostro sentimento, rivolgo un saluto, nutrito di sentite riconoscenze ai nostri valorosi Partigiani superstiti che,dopo aver compiuto il loro dovere, sono ritornati tranquilli alle loro case ed alle loro fatiche. Qualche isolato caso di violenza, narrato dalle cronache, non intacca comunque l’eroismo, il disinteresse di detti silenziosi combattenti, i cui nomi sono custoditi nel cuore di tutti i bergamaschi. Unitamente ai nomi dei Reduci, degli Internati, dei Cospiratori e dei Perseguitati politici, che nei campi di concentramento e nelle carceri hanno sofferto i più atroci dolori per tenere alto lo spirito della Resistenza che è stato il lievito della gloriosa insurrezione. Non intendo passare in rassegna il modesto lavoro da noi compiuto: la Giunta ha deliberato di pubblicare una succinta relazione che è stata messa a disposizione dei Signori Consiglieri. Detta pubblicazione (è bene sottolinearlo) ha un solo scopo, quello di portare a conoscenza dei Signori Consiglieri l’opera svolta dando così ad essi la possibilità di aggiornarsi per il futuro e complesso lavorio che li attende. A detto modesto lavoro abbiamo tutti modestamente cooperato: sento il dovere di ringraziare tutti gli Assessori per la collaborazione datami, veramente degna di sincera lode. Sono trascorsi quasi 11 mesi dal giorno in cui siamo stati comandati a Palazzo Frizzoni ed ora rassegnamo il mandato ai Consiglieri liberamente scelti dalla cosciente volontà del popolo bergamasco. Ad essi spetta l’arduo compito, non scevro di gravi difficoltà, di realizzare un vasto programma amministrativo che soddisfi indubbiamente le esigenze delle nostra laboriosa e silenziosa città, alla quale la Divina Provvidenza ha risparmiato le molte rovine delle altre città sorelle. Di vero cuore auguriamo alla nuova Amministrazione che lo possa attuare sollecitamente: nella fiducia da parte nostra di aver risolto parte dei presupposti di detto programma amministrativo. Mentre, a nome anche della Giunta, esprimo la più sincera gratitudine al Comitato Provinciale di Liberazione per le numerose prove dateci di sincera comprensione, ringrazio vivamente le Autorità Religiose, Politiche, Militari e Civili per il contributo fornito per la ripresa delle attività cittadine;


PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

ringraziamenti che estendo di vero cuore a tutti i Partiti e alla stampa locale per la loro efficace collaborazione. Sento da ultimo di segnalare il tranquillo contegno della cittadinanza che con la sua attiva e silenziosa operosità ha contribuito a rendere meno penosa la esistenza, specie nei primi difficili momenti , dando prova di alto spirito di civismo che è il più valido potenziamento della nuova vita democratica e nello stesso tempo rappresenta il presupposto morale della coesione della Autorità Comunale ed il Popolo. Tra gli applausi, conclude illustrando la sua visione del Consiglio Comunale: ...i liberi e coscienti cittadini bergamaschi, nell’ordinato esercizio del diritto di voto, hanno scelto i Quaranta custodi imparziali e serventi fattivi del bene della collettività comunale. Se poi, per esigenze funzionali, si opererà tra di essi una distinzione (non ho detto divisione), vale a dire da una parte la maggioranza, che è azione, e dall’altra la minoranza, che è controllo, non per questo verrà meno la finalità terminale, che è comune ad ambedue e che resterà sempre la custodia e la curea del benessere di tutta la cittadinanza. Per queste due funzioni diverse e non avverse io sono sicuro che noi tutti opereremo con onestà e con virtù, perché consci della grave responsabilità che ci attende e perché desiderosi di prodigarci per il bene della collettività. Con il rispetto di queste norme dello squisito valore morale, si consolideranno le buone sorti del nostro libero Comune che, con l’avvento della auspicata autonomia, assurgerà indubbiamente ad invidiata rinomanza”. Prima di congedarsi definitivamente, l’avvocato Cavalli fa una rapida rassegna dell’operato della Amministrazione da Lui presieduta, ricordando le radiose giornate della Liberazione e le soluzioni provvisorie date ai problemi più assillanti.


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Il Signor Roberto Petrolini, Consigliere e Presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Provinciale, a nome del Partito Comunista fa questa dichiarazione:

“Signor Sindaco, Signori Consiglieri

Il Comitato di Liberazione, per quanto riguarda le amministrazioni comunali, ha assolto il suo compito, mi dà l’incarico di rivolgere al Signor Sindaco, avvocato professor Antonio Cavalli, e ai suoi collaboratori che si assunsero, per incarico ricevuto dal Comitato di Liberazione Nazionale, la responsabilità di reggere il nostro Comune in attesa che il popolo riacquistasse la sua sovranità e potesse eleggere i suoi legittimi rappresentanti, un cordiale e riconoscente saluto per l’opera preziosa e feconda che essi svolsero a beneficio della nostra Città. Cosa che io, in ossequio all’incarico avuto, compio di buon animo. Questo saluto il C.L.N. vuole sia esteso a tutta questa assemblea, nata dalla volontà del popolo. Questo saluto ha il significato di omaggio alla amministrazione di questo Comune, ma anche un significato più alto che credo mio dovere mettere in rilievo. L’insurrezione vittoriosa nell’aprile 1945 si compì per volontà di popolo e l’interprete di questa volontà fu il CLN, il quale preparò l’insurrezione, la accese e la portò a compimento ed infine ne guidò i primi passi e la preparò a comporre i suoi istituti giuridici e sociali definitivi. E pertanto il compito del CLN non poteva protrarsi oltre il momento in cui la volontà popolare avrebbe designato, con regolari elezioni, i suoi legittimi rappresentanti. Il momento da noi tanto desiderato è venuto! Ed oggi, dopo 23 anni, a questo Comune presiede l’autorità del popolo, che Voi, Signori Consiglieri, rappresentate una autorità che, a differenza di quella che ha portato il Paese alla rovina, non scende dall’alto dell’arbitrio, ma si è formata nel cuore e nella mente dei cittadini affrancatisi. Orbene io vi dico che questo cuore, che questa mente, sono il cuore e la mente dell’insurrezione nazionale, che fino ad oggi ebbe interprete il CLN, che oggi ha interprete questo Consiglio Comunale e che domani avrà interprete la Costituzione, la quale creerà le fondamenta della nuova Italia libera e democratica. Rivolgendo quindi il saluto a questo Consiglio Comunale, il CLN sente di passare a questa Amministrazione il patrimonio


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ideale e l’autorità che gli sono venuti dall’insurrezione nazionale, che fu la confessione di dignità, di libertà e di democrazia del popolo italiano dopo 23 anni di schiavitù nel fascismo. Con questo gesto, che ha la austerità di un rito civile di rinascita, continua pertanto per l’Italia, e quindi per la nostra città, la nuova vita che si è iniziata il 25 aprile 1945, e per il popolo italiano - che così afferma la sua sovranità - si inizia una era di storia civile destinata a compiersi nella libertà e nello sviluppo progressivo di ogni forma di reale democrazia. Possano gli spiriti eletti dei nostri Martiri ispirarvi e guidarvi per la realizzazione di quei nobili ideali per i quali essi seppero combattere e morire perché l’Italia fosse libera e felice.Viva l’Italia libera e democratica”. L’avvocato Alessandro Tiraboschi, per i Socialisti, dichiara: “In questa aula, che in parecchi di Voi suscita ricordi ora tristi ora lieti, di vivaci competizioni, che però ci consentirono una libera convivenza, in questa aula vediamo, con gli occhi della mente, rivivere uomini con i quali avevamo comunanza di idee e anche contrasti qualche volta accesi. Mi sia consentito ricordare l’avvocato Domenico Gennati, l’ingegnere Giuseppe Gavazzi, l’amico onorevole Gavazzeni, l’onorevole Paolo Bonomi, Giuseppe Ghezzi, che fu mio collega per tanti anni nella Commissione per la revisione dei conti del Comune, il commendator Pietro Cavalli, padre amatissimo del nostro Sindaco della Liberazione, il generale Marieni e l’avvocato Gio-Batta Preda, tutti leali avversari con i quali battagliammo in difesa ognuno delle proprie idee. E chiedo venia se in questa elencazione ho omesso i nomi che non mi affiorano alla mente. Un ricordo più vivo, perché recentissima la sua scomparsa, viene suscitato in tutti Voi ed in me, in ispecie che lo ebbi collega e presidente nella Congregazione di carità, dell’onorevole dottor Giuseppe Locatelli. Prego il Sindaco, che fra brevi istanti sarà eletto dalla nostra libera volontà, di rendersi interprete del nostro dolore alla famiglia.


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Sarebbe un triste inizio dell’opera nostra se non rivolgessimo il nostro reverente saluto a tutti coloro che combatterono, che soffersero e soccombettero nella fiera lotta contro l’oppressione nazi-fascista. Non elenco di nomi, ma pensieri e propositi di ispirarci alle loro opere perché la libertà democratica non venga più oppressa e soppressa. E sono lieto di veder qui, tra noi, tre che, colpiti da sentenza di morte, miracolosamente sfuggirono a quello che appariva certo tragico destino e che daranno la loro opera ai rinnovati destini della Patria che risorge faticosamente e che va a darci ben presto il nostro libero reggimento per volontà di popolo, e non per benigna largizione. Il piacere di vedere la donna a partecipare ai lavori utili alla collettività, ci dà la sicurezza che essa sarà la migliore combattente della guerra alla guerra. A voi rivolgo, o concittadini, non saluti dell’armi, perché non è il momento di battaglie sia pure cavalleresche, ma di lavoro concorde. A questo proposito, son certo, è nell’animo di tutti voi. Il nostro motto sta scritto qui, in quest’aula. Il nostro lavoro esige, almeno per ora, non la battaglia, ma l’aiuto reciproco di rialzare le sorti della Città e di cooperare per la rinascita del nostro disgraziato paese, ridotto in frantumi dalla nefasta opera compiuta dal fascismo. Ognuno di Voi ha le proprie idee, che ha sempre difeso e sostenuto e per le quali non ha mai cessato di combattere. La convivenza attuale, la lotta sostenuta per la conquista, non dico riconquista, perché il passato non ce l’ha mai data, della libertà democratica, ci renderà più comprensivi gli uni degli altri e quando, uscendo dal baratro ritorneremo alla vita completa e ci ritroveremo di fronte agli altri saranno queste competizioni più serene e più cavalleresche”. L’avvocato Sereno Locatelli Milesi, per i Liberali, dichiara: “Signori Consiglieri, Signor Sindaco, personalmente e nel nome del Partito Liberale, che indegnamente rappresento in quest’aula, mi associo alle belle, commosse e commoventi parole dell’amico Avv. Prof. Antonio Cavalli, per il ricordo di un morto recente, l’On. Dott. Giuseppe Locatelli. Con Giuseppe Locatelli è


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scomparsa una nobile figura di cittadino e di pubblico amministratore, di galantuomo, di gentiluomo, di bergamasco, di italiano. Perciò il ricordo di lui rimarrà, memore e riconoscente, perennemente nel cuore di tutti i bergamaschi, anche perché egli è stato l’uomo che sempre e lealmente in ogni occasione ha manifestato i propri convincimenti ed ha professato la propria fede, anche quando manifestare un convincimento e professare una fede poteva costituire, e costituiva, un grave pericolo. Per questa virtù di coraggio civile e di civile fermezza egli non morrà nel ricordo dei bergamaschi. E un altro che non morrà nel ricordo dei bergamaschi è l’avvocato Ezio Zambianchi, il Prefetto della Liberazione, che ha dato a tutti esempio di rettitudine e che è morto sulla breccia, che superava le fazioni, i desideri e le tendenze politiche, per l’ideale dell’Italia! Egli ha dimostrato di essere un giusto, ed io, come avvocato, depongo idealmente sulla sua tomba la toga,che è vessillo e corazza, e depongo idealmente il tricolore, che è corazza e vessillo.


PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

Si sono ricordati i Partigiani, i Patrioti, coloro che hanno combattuto e sofferto per la libertà. Si sono ricordati i cospiratori ed abbiamo presenti tre condannati a morte, rivissuti per la nostra gioia e per la gioia di Bergamo. Si sono ricordati i Caduti ed io mi associo alle nobili parole già pronunciate e mando ai vivi e ai morti il mio, il nostro saluto memore e riconoscente. Non è ora di discussioni, è ora di fraternità, perché usciamo dal gorgo del fascismo, usciamo dalla tragedia della guerra. Vi è stato il sangue, dal cielo, dal mare, dalla terra, sono stati scagliati ordigni che hanno distrutto le opere di secoli. Dalla terra feconda, che darebbe il pane per tutti; dal cielo, dai mille mondi imperscrutabili, che dovrebbe dare a noi la visione della nostra piccolezza e della nostra miseria; dall’oceano che dovrebbe essere solcato soltanto dalle navi per pacifici traffici, per un più alto tenore di vita dei popoli, si sono scagliati ordigni che hanno distrutto strade, case, palazzi e templi, opere di bene. Ricostruiremo le opere di bene, ma bisogna ricostruire gli spiriti. Bisogna dimenticare, bisogna perdonare: bisogna dimenticare le vessazioni, le umiliazioni, le percosse, le violenze fisiche e morali. Le violenze morali sono spesso più dolorose delle violenze fisiche, perché la violenza fisica lascia sulla carne un marchio che è simbolo di nobiltà, ma la violenza morale lascia nell’anima un amaro che difficilmente si spegne. Ebbene, bisogna dimenticare tutto questo per ricostruire fraternamente. Qui nel nome di Bergamo, e fuori di qui, nel nome d’Italia. E’ questo il monito di un altro grande caduto per la Libertà, Bortolo Belotti, che è morto in terra di esilio. È morto di crepacuore perché il suo pur grande cuore non ha saputo resistere e contenere tutta l’amarezza del baratro in cui era caduta l’Italia. Bortolo Belotti ha lasciato a noi questo monito in scritti inediti che spero verranno presto pubblicati con questo titolo: “Perdono!”. Il Presidente invita il Consiglio a procedere alla nomina del Sindaco e vengono sorteggiati i due scrutatori: Giovanni Maffioletti e Giovanni Aber. Prima di procedere alle votazioni però, alcuni Consiglieri chiedono la parola per la dichiarazione di voto.


PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

Per primo parla il Consigliere Dino Giocondo Zampese: “Il risultato elettorale ha chiaramente indicato che, di fronte ad una maggioranza tuttora democristiana, si va formando anche nella nostra Città una considerevole corrente socialista. Una tale antitesi, caratterizzando anche in quest’aula la nostra precisa posizione, ci assegna quella funzione di controllo e di critica che ci proponiamo di esercitare senza alcun altro limite che non sia quello determinato dalle leggi e, comunque, corrispondente a quella generale e legittima aspettativa che è la naturale reazione a tanti anni di mortificante incontrollabilità. Consci, tuttavia, che la particolare gravità dell’ora non potrebbe giustificare una opposizione sistematica, che pretendesse di sorreggersi su un malinteso e demagogico spirito di parte, noi assicuriamo che non verremo mai a creare all’Amministrazione Comunale impedimenti formali, né ad intralciare le delibere della maggioranza, ove queste non vengano ad urtarsi con le nostre coscienze e con gli ideali e gli interessi di quei larghi ceti di cittadini che noi legittimamente rappresentiamo. Così come noi non dubitiamo che ogni atto della maggioranza vorrà soltanto ispirarsi all’interesse della nostra Bergamo, altrettanto possono essere tutti certi che a nessun altro diverso interesse si ispirerà la nostra opera di minoranza. Possiamo, quindi, essere sicuri che, maggioranza e minoranza, nel rinnovato clima delle nostre ritrovate libertà comunali, potranno dimostrare, sia a quelli che non possono ancora credere, sia a quegli altri che non sanno ancora ricredersi, come l’ordine, il rispetto, la stima, la cordialità, possano regnare là dove, pur nel contrasto delle idee, stia al sommo di ogni pensiero il bene della pubblica cosa. Poiché, nell’attuale situazione, la legge consente alla maggioranza di procedere alla elezione del Sindaco e della Giunta con la disposizione dei soli voti propri, noi consiglieri del gruppo Socialista dichiariamo che voteremo scheda bianca”.


PRIMA SEDUTA - 03 APRILE 1946

Chiede poi la parola il Consigliere EttoreTulli: “ Non è senza emozione e senza un senso di legittimo orgoglio che io ed i miei compagni comunisti ci troviamo questa sera, in quest’aula, in questa assemblea liberamente eletta dal libero popolo, per iniziare il lavoro che col nostro apporto ci dovrà portare al raggiungimento di quella meta che è scopo di tutti: il benessere di Bergamo attraverso i suoi interessi morali, materiali e storici. Credo che il raggiungimento di questa meta potremo ottenerlo attraverso una pacata e serena e cordiale discussione. Però siamo uomini, soggetti al nostro temperamento e alla nostra fede. Può darsi che qualche volta in seno alla discussione si possa eccedere. Anche in questo deprecato caso, dobbiamo sempre tenere di mira la nostra meta, che si riassume in una sola parola: Bergamo. Fra noi non verranno mai meno i cordiali rapporti di amicizia e di comprensione reciproca. Mi permetto quindi, a nome del mio partito, di dare lettura di una breve dichiarazione, prima di iniziare il nostro lavoro. ‘ All’atto in cui anche l’Amministrazione Comunale di Bergamo ritorna alle sue antiche libertà, il Partito Comunista porta, a mezzo nostro, a questo Consiglio il suo caldo e fraterno saluto. Forte del suffragio ottenuto e profondamente cosciente del mandato conferitogli, si presenta animato della volontà che siano affrontati e risolti i supremi bisogni della cittadinanza, e dal vivo desiderio che i lavori della amministrazione della cosa pubblica si svolgano sempre al di sopra delle passioni e delle competizioni di parte. Il Partito Comunista, nelle proprie precisate funzioni di controllo e di critica in questa aula, desidera dare proficuo appoggio ai lavori del Consiglio. Nel perseguimento dei propri programmi, esso non esiterà, però, se necessario, ad appellarsi ad opposizioni che abbiano carattere sostanziale e costruttivo, disdegnando sistemi di sterili impedimenti’.


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Conclude dichiarando che i Consiglieri del suo partito voteranno scheda bianca. Poi prende la parola Pier Bernardino Zanetti per dire che, a nome del Partito Democratico Repubblicano, voterà scheda bianca. Da ultimo interviene il Consigliere Sereno Locatelli Milesi : “Le ragioni esposte dagli amici Socialisti e Comunisti sono pienamente condivise dal Partito Liberale che ho l’onore di rappresentare: non siamo qui a fare dell’opposizione, siamo qui a prestare il nostro modesto aiuto ad una amministrazione nella quale abbiamo piena fiducia, ma non possiamo ipotecare l’avvenire, e per parecchie ragioni anch’io voterò scheda bianca”.


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LE VOTAZIONI

LE VOTAZIONI Si passa quindi alla votazione a scrutinio segreto per l’elezione del Sindaco: - Votanti 40 - Schede bianche 18 Il dottor Galmozzi Ferruccio riceve 22 voti. Il Presidente, in base all’esito della votazione accertata dagli scrutatori, proclama eletto Sindaco il Consigliere dott. Galmozzi Ferruccio. Con due altre distinte votazioni, si effettua la nomina dei 6 assessori effettivi e dei 2 supplenti. Assessori effettivi: - Votanti 40 - Schede bianche 18 Vengono proclamati eletti con 22 voti: Fumagalli avv. Giovanni Battista, Fornoni ing. Dante, Zonca dottor Giovanni, Ciocca rag. Luigi, Minelli dott. prof. Spartaco, Vigliani ing. Carlo Assessori supplenti: - Votanti 40 - Schede bianche 18 Vengono proclamati eletti con 22 voti: Pandini dott. Giovanni, Vavassori dott. Severo.


FERRUCCIO GALMOZZI SINDACO DI BERGAMO eletto il 3 aprile 1946


LE VOTAZIONI

Concluse le elezioni il Sindaco, dottor Galmozzi, prende la parola:

“Signor Consiglieri,

in un pomeriggio dell’aprile 1923 la Giunta e i Consiglieri dell’ultimo Consiglio Comunale, eletto liberamente, rassegnavano le dimissioni ‘per non avere la possibilità di assolvere il loro mandato con dignità e con la necessaria libertà di azione’. Io era tra quei Consiglieri: scendemmo, in quel giorno, la scala del Palazzo Municipale con l’animo pieno di angoscia, presaghi di quanto, in una famosa assemblea consiliare, il compianto avvocato Gennati aveva previsto pronunciando la biblica frase ‘abissus abissum invocat’. Passarono anni e l’abisso invocò veramente l’abisso. L’oppressione interna prima e dello straniero poi, sventure di ogni genere, catastrofi apocalittiche, eccidi mostruosi: questo fu il retaggio che il fascismo e il neo-fascismo lasciarono per il popolo italiano. Anche vale ricordare per l’ennesima volta tante tristi vicende? Ma siete Voi a testimoniare con testimonianza che non perirà! Voi, Betty Ambiveri, Voi,Tulli, Voi, avv. Mai, Voi tutti che non avete esitato a offrire la vostra vita in olocausto per la redenzione della vostra Patria! Voi, Don Vismara, Pezzini, Vicentini, Petrolini, Minelli, che nel carcere la durezza del bastone fascista e tedesco valse a piagare, ma non a piegare. Con simili uomini non era possibile che la Patria perisse e con la Patria il sentimento della libertà, che solo può rendere la vita degna di essere vissuta. E vennero i giorni della liberazione, che non fu liberamente ricevuta come dono grazioso, ma fu guadagnata ora per ora e conquistata, infine, con una travolgente insurrezione di popolo. Voi, avv. Cavalli, Sindaco della liberazione, avete ben saputo con fierezza bergamasca ricordarlo al colonnello Flecher, la mezzanotte del 31 dicembre, quando Egli cedette i poteri al Governo Italiano. Sento quindi ora il dovere di ringraziare, a nome della Cittadinanza, Voi e gli Assessori uscenti, uomini di tutti i partiti, ma tutti animati da un solo sentimento: l’amore per il proprio Comune.


LE VOTAZIONI

Il glorioso Comitato Nazionale di Liberazione vi affidò in quei giorni tempestosi l’amministrazione della Città e Voi la reggeste in questa nostra Città con vigile cura fino al momento in cui i pubblici comizi restituirono al Popolo bergamasco la gioia di poter eleggere liberamente i propri Amministratori. Ed ora che tocca a noi ad accingerci al gravissimo compito di amministrare la Città, sentiamo veramente tremare le vene e i polsi, consci della grave responsabilità che affrontiamo. Avremmo il desiderio di avere al nostro fianco, nel lavoro della Giunta Comunale, anche i rappresentanti del Partito Socialista che dopo il nostro ha dimostrato di avere un più largo seguito nella popolazione bergamasca. Ci rendiamo ragione dei motivi che hanno indotto gli amici del Partito Socialista a non condividere con noi la responsabilità dell’amministrazione comunale. Si sarebbe avuta una amministrazione più tranquilla, basata sulla fiducia di larghissimi strati del nostro popolo, ma il fatto stesso che sarebbe stata più tranquilla, ci avrebbe forse reso meno vigili e meno attenti alla nostra personale fatica. Vogliamo però dare l’assicurazione che noi ci consideriamo da questo momento al servizio di tutti i cittadini, di qualunque idea e di qualunque partito essi siano, e fin da ora ringraziamo i Consiglieri della minoranza -tutti, nessuno escluso- della collaborazione, che ci verrà dalla loro attenzione, e della loro cosciente e ponderata critica al nostro operato. Noi sappiamo che nessuno di essi sarà mosso da altri sentimenti fuori che dall’attaccamento al pubblico bene. Ed ora permettete che, a nome Vostro, presenti il mio saluto alle due Donne gentili, le signorine Ambiveri e Giavazzi, che per la prima volta vengono a portare il tributo del pensiero e del cuore femminile nei liberi dibattiti di questa assemblea comunale. Quanto a me -Sindaco...un po’ mio malgrado- vorrò considerarmi in servizio permanente per questa amata Città, dove ho vissuto la maggior parte della mia vita e dove ho creato e cresciuto la mia famiglia” .


LE VOTAZIONI

Il Consigliere Gianni Graff chiede che il Consiglio rivolga domanda al Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, perché il 25 aprile venga dichiarato Festa Nazionale. Il Consigliere Cristoforo Pezzini gli risponde che “già nel pomeriggio è stata inoltrata una richiesta in questo senso al Prefetto” affinché faccia pervenire a Roma questa proposta “di tutti i rappresentanti dei Partiti politici cittadini” e che il Prefetto si è impegnato a farlo al più presto. Il Consigliere Gian Battista Fumagalli fa però presente che l’argomento ‘non è all’ordine del giorno e non può essere discusso‘. Su proposta del Presidente, però, il Consiglio decide di trasformare in voto questa proposta che verrà trasmessa dal Sindaco alle competenti Autorità. Infine prende la parola la Consigliera Giannina Giavazzi: “La Signorina Ambiveri mi lascia il piacere e l’onore di ringraziarvi del saluto cordiale e della fiducia accordata alle donne ammettendole al voto e all’amministrazione comunale. Ci riserviamo di portare tutta la nostra attività in quei campi della vita sociale che maggiormente interessano la donna e di dare il contributo della nostra sensibilità e della nostra opera materna, che è squisitamente femminile, in quei problemi nei quali l’opera della donna è più efficace e più preziosa”. Conclusi tutti gli interventi, la seduta viene sciolta alle ore 18,30.


LE VOTAZIONI


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SECONDA SEDUTA - 11 MAGGIO 1946

Nel corso della seduta convocata per il giorno 11 maggio 1946, in cui viene approvato il verbale della seduta di insediamento dell’Amministrazione del 3 aprile 1946, prima dell’inizio della discussione, chiede di parlare il Consigliere Achille Zanetti, che non era intervenuto nel corso della seduta precedente, per dire quanto segue: “Prendo la parola per dire ciò che non ho detto nella prima seduta, perché avrebbe potuto apparire anche inopportuno nella solennità dell’adunanza inaugurale, in cui si è fatta una commovente rievocazione dei Cittadini illustri scomparsi e sono stati tributati onori e riconoscenze a coloro che, con il sacrificio della vita e con la lotta eroica, sostenendo sofferenze di ogni specie, ci hanno ridato la libertà. Io rilevo con vivo compiacimento, e mi è grato rilevare dalla concorde dichiarazione di tutti i rappresentanti dei partiti, come il lavoro si svolga e si svolgerà in concordia di spiriti, in concordia di intenti e di azione. E la concordia è tanto più necessaria in questo momento in cui ‘i Grandi‘ stanno decidendo la sorte nostra e si tenta, con affermazioni più o meno sincere, di fare dell’Italia lo strumento di transazioni non onorevoli, anzi, ignobili, l’oggetto di amputazioni non giustificate. E’ in tutti vivissimo il desiderio della pace, di una pace che non ci sia elargita per pietosa concessione, ma una pace che ci sia data dal diritto, per ragioni di giustizia, per ragioni di umanità, pace che non sia accompagnata da oneri insensati, da rinunce, da odiose mutilazioni, pace che renda all’Italia il suo posto nel consesso delle Nazioni, pace che ci dia i mezzi e la possibilità di rinascita economica ed anche la integrale indipendenza politica, della quale è simbolo un nome per il quale ci sono state agitazioni secolari e che pesa profondamente nel nostro cuore: Trieste!


SECONDA SEDUTA - 11 MAGGIO 1946

Voglia il cielo che non sia lontano il giorno in cui tutta l’Europa, abbattute le tirannidi e spente le cupidigie nazionalistiche, possa diventare un blocco solido di energie fattive e costruttive. Speriamo che non ci sia da attendere troppo, che tutto divenga presto realtà. Questa premessa può essere forse sembrata inutile. Io sono stato incluso nella lista degli Indipendenti; ora per me indipendenza non significa neutralismo passivo, indifferenza per i problemi della vita pubblica,né tanto meno mancanza di fede, fede in qualche cosa di alto e nobile. E della fede nessuno, né partiti, né classi, né individui, può arrogarsi il diritto esclusivo. Io alla fede ho sempre informato la mia condotta di vita. Ora, nella prima seduta, mi sono astenuto dal voto, ma la mia astensione non è opposizione per principio alla maggioranza: vuole piuttosto significare il desiderio di mantenere in ogni circostanza piena libertà di azione e di parola. Unico giudice delle mie azioni sarà la mia coscienza. Certo sarebbe stato ideale che anche a Bergamo fosse intervenuto un accordo tra i partiti, i quali hanno dato il maggior numero di eletti. Così la minoranza avrebbe potuto esercitare non soltanto una funzione di controllo, ma dare alla amministrazione una diretta e più efficace collaborazione. Tutto questo ho voluto dire per eliminare il pericolo che il mio silenzio potesse essere interpretato in base ad un significato che non può avere”.


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LA NUOVA GIUNTA

In data 8 aprile si insedierà la Giunta che, prima di iniziare il proprio lavoro, farà pubblicare questo documento: “Cittadini L’Amministrazione della Città, costituita a seguito dei liberi comizi popolari del 24 marzo 1946, si accinge ad iniziare il proprio lavoro. Conscia delle gravi responsabilità che si è assunta, le affronterà con animo sereno e fidente, facendo assegnamento sulla collaborazione fervida e attiva di quanti amano la nostra Bergamo e ne desiderano la migliore prosperità. La nuova Amministrazione si pone al servizio di tutti i cittadini indistintamente, avendo a cuore in modo particolare i bisogni delle classi più umili. Essa cercherà di attuare tutti quei provvedimenti che possano valere ad alleviare i disagi delle attuali contingenze e contribuire all’incremento del pubblico bene. Col pensiero rivolto ai caduti per la causa della liberazione porge a tutti i cittadini il più fraterno e cordiale saluto, invocando sulla propria opera la benedizione di Dio.” Dalla Residenza Municipale, 8 aprile 1946 IL SINDACO: Dr. Ferruccio Galmozzi GLI ASSESSORI: Luigi Ciocca • Dante Fornoni • Giovanni Battista Fumagalli Spartaco Minelli • Giovanni Pandini Severo Vavassori Carlo Vigliani • Giovanni Zonca


LA NUOVA GIUNTA

STEMMA DELLA CITTÀ DI BERGAMO ESPOSTO IN SALA GALMOZZI, VIA T. TASSO, BERGAMO


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APRILE

1946

A CURA DEL PROF. GIOVANNI CARULLO


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