CITTA’ DI BERGAMO UFFICIO LL. PP. SERVIZIO VALORIZZAZIONE OPERE DEL VERDE VIA QUARENGHI, 33
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Censimento informatizzato viali alberati città di Bergamo
____________________________________________ Dott. Marco Pandini Dott. Agr. Pietro Marchetti
____________________________________________ 12 Luglio 2016
Studio Pandini Uffici di Milano - Via Mazzini 10 - 20090 Vimodrone (MI) T +39-2-89072070 F +39-2-87152545 info@studiopandini.it www.studiopandini.it
Studio Pandini
Indice
Premessa
2; 3
Il nostro incarico
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Descrizione del software GIS ultilizzato: Ginve
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Descrizione del patrimonio arboreo censito
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La stabilitĂ degli alberi negli spazi pubblici e il metodo VTA
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Schede botaniche
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Censimento informatizzato viali alberati cittĂ di Bergamo
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Studio Pandini
Premessa
Il presente Studio Pandini ha ricevuto l’incarico, a mezzo contratto controfirmato il 22 febbraio 2016, dalla ditta AVR Spa, aggiudicataria, ai sensi dell’art. 65 del D.Lgs n. 163/2006, degli appalti di procedura aperta per i lavori di manutenzione straordinaria del verde pubblico (ex circoscrizioni n. 1-2-3) della Città di Bergamo per il censimento informatizzato quanti-qualitativo (rif. dbase Ginve), di tutte le alberature (aggiornando quelle censite in passato, 1.502 alberature, e censendo quelle mancanti, 5.500 alberature) poste sui viali della Città di Bergamo. Oltre ciò, a compendio dell’incarico di censimento suddetto, è stato svolto anche il monitoraggio bio-meccanico delle stesse alberature. Ad inizio lavori, la quantità degli esemplari arborei mancanti da censire fu desunta dagli elenchi delle vie cittadine alberate trasmesseci dall’A.C.. Durante l’esecuzione dei lavori, gli stessi elenchi sono stati implementati con un cospicuo numero di vie alberate di recente impianto, costantemente e puntualmente segnalate all’A.C. e alla committenza. A lavori ultimati, il quantitativo delle alberature censite è pari 8.688 (di cui 1.502 censite in precedenza e 7.186 censite quest’anno). La finalità dell’incarico è anche questa, partire da una stima iniziale indicativa, per arrivare a definire le esatte quantità esistenti finali. Questo vale sia per le alberature da aggiornare (morte, eliminate, nuove piantumazioni, etc), che per le alberature da censire ex novo. Per quanto riguarda l’obiettivo dell’aggiornamento, esso, è stato quello di uniformare il “nuovo” con il “vecchio” così da mettere a disposizione dei tecnici comunali un inventario completo e aggiornato di tutti gli alberi posti su viale relativamente a distribuzione, consistenza e stato qualitativo, il tutto supportato da uno specifico programma applicativo (GINVE©) in grado di correlare e gestire diversi tipi di informazioni (dati anagrafici, parametri qualitativi, necessità manutentive, informazioni cartografiche, etc). Censimento informatizzato viali alberati città di Bergamo
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Tale inventario è strutturato in modo da costituire una solida base previsionale ed attuativa, costantemente aggiornabile, che agevoli la programmazione di un piano di gestione funzionale, coordinato negli interventi ed aggiornato secondo i più moderni criteri tecnico-scientifici. Il censimento non ha risposto solo ad un quesito di tipo quantitativo, ma ha tenuto conto anche di fattori individuativi, qualitativi, gestionali e storici così da costituire un importante strumento per una più corretta cura degli esemplari arborei cittadini. Tutto ciò con lo specifico intento di non limitarsi alla gestione solo in termini di interventi urgenti e/o improrogabili ma anche in chiave positiva e propositiva.
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Il nostro incarico
Lo svolgimento dell’incarico si è articolato nelle seguenti fasi. 1. Attività conoscitive preliminari Durante questa fase, propedeutica al censimento, sono stati raccolti e visionati tutti i documenti e le informazioni utili in possesso degli uffici comunali (planimetrie in formato *.dwg ed *.shp, elenchi dei viali alberati con numerazione progressiva di riferimento alla cartografia dwg, elenchi viali alberati con codice di riferimento regionale, ecc.).
2. Inquadramento aree In accordo con il Responsabile tecnico dell’ufficio LL.PP. servizio valorizzazione opere del verde e grazie all’elenco di vie alberate trasmessoci dallo stesso, il presente studio, tramite puntuali sopralluoghi conoscitivi, ha proceduto alla suddivisione dell’articolata rete viaria del territorio comunale in tre macro gruppi relativi alle tre circoscrizioni in cui era frazionata, in termini amministrativi, la città di Bergamo ed organizzato le fasi di avanzamento del censimento degli esemplari arborei (cronoprogramma) in maniera tale da ottenere, quasi sempre, una congrua corrispondenza tra la progressione numerica degli identificativi associati agli alberi ed il loro posizionamento sul territorio comunale.
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3. Aggiornamento del precedente censimento alberature viale Circa 1.500 esemplari arborei precedentemente censiti (dal 2008 al 2013), contenuti nel database Ginve in uso al Comune di Bergamo, sono stati oggetto di aggiornamento in merito a: nuove piantagioni-sostituzioni-reimpianti a precedenti fallanze (comprensivo di posa di tondino di alluminio conservato in passato), nuove piantagioni-integrazioni (comprensivo di posa di tondino di alluminio con numerazione crescente a partire dal 2.747), abbattimenti, fallanze, ceppaie, stato biomeccanico. Ogni variazione è stata puntualmente aggiornata sia cartograficamente sia alfanumericamente sia fotograficamente
nel
database
Ginve
*.shp
esistente. L’aggiornamento ha previsto, inoltre, l’analisi visiva e la relativa attribuzione della classe di propensione al cedimento (classe di rischio) VTA nel database Ginve. Non sono state, invece, oggetto di aggiornamento le modifiche in merito agli interventi di potature eseguiti in passato e la fornitura e posa di eventuali tondini di alluminio mancanti.
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4. Completamento del censimento informatizzato mancante E’ stato eseguito il censimento quanti-qualitativo di tutte le alberature su viale che non erano ancora state rilevate dal 2008 al 2013, le quali, come già detto in premessa, ammontano a 7.186 unità, di cui 6.756 alberi, 162 ceppaie e 268 fallanze. Il lavoro, nel suo complesso, è stato svolto mediante sia un rilievo topografico di ogni singolo esemplare (stazione GPS su Stonex S7), sia un rilievo botanico/agronomico (mediante GinvePalm sempre su Stonex S7). Tale suite ha permesso l’esecuzione di un rilievo georeferenziato in standard Gauss-Boaga, la compilazione dei parametri di rilievo meglio specificati a seguito e, il “rilascio” Day by Day, sia della cartografia che del dato, il tutto in formato compatibile con il sistema del SIT dell’A.C. (*.shp). Lo scopo del lavoro finale, infatti, è stata la creazione di una banca-dati di tutto il patrimonio arboreo posto su viale, supportata da un GIS già in uso all'A.C. (Ginve) in grado di rendere immediatamente gestibili i dati stessi e soprattutto di poter mettere in relazione informazioni di carattere gestionale, con informazioni di tipo geografico che descrivano in modo dettagliato il territorio sul quale sono disposti gli oggetti presenti. Ogni elemento individuato con l’attività di rilievo suddetta, è stato esaminato nei suoi aspetti dimensionali, qualitativi, gestionali e storici (censimento botanico/agronomico vero e proprio). Per una facile identificazione, tutti gli alberi, sono stati numerati per mezzo di etichette di alluminio tonde serigrafate numerate progressivamente per l’identificazione della pianta.
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La classificazione degli elementi è stata organizzata sulla base delle esigenze amministrative e orientativamente ha evidenziato quanto previsto dal software in uso presso l’Amministrazione Comunale: tipologia botanica; caratteristiche morfologiche; caratteristiche dimensionali; parametri dendrometrici; stato fitosanitario e strutturale (VTA); necessità manutentive; tempi e costi di gestione; memoria storica.
5. Archivio fotografico Per ogni viale alberato è stata realizzata una o più fotografie allo scopo di illustrarne l’esemplare censito ed il contesto di piantagione (dimensioni, dimora, interferenze, densità arborea, etc).
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6. Monitoraggio fitosanitario e biomeccanico Tutte le alberature poste sulle vie cittadine (seguendo come indicazione il file dei viali alberati trasmessoci dall’A.C.) sono state sottoposte, mediante periodici sopralluoghi, ad un controllo fitosanitario e biomeccanico sia durante la fase iniziale del nostro lavoro sia durante le campagne di rilievo dati (aggiornamento e censimento vero e proprio). Particolare attenzione è stata posta alla presenza, riconoscimento e segnalazione di patologie specifiche, quali: cancro colorato, tarlo asiatico, processionaria, colpo di fuoco batterico, carie fungine in generale, eventuali carpofori al colletto e sulle parti epigee degli alberi, parti legnose morte, marcescenti o comunque pericolanti, nonché al rilevamento di ogni difetto morfologico di crescita e ad eventuali danni antropici, il tutto secondo i principi del VTA. Tutte le anomalie riscontrate, durante le fasi di monitoraggio (e nelle successive fasi di rilievo), a carico degli esemplari arborei, sono state periodicamente comunicate al Comune, tramite elenchi excel riportanti gruppi di alberature suddivisi per tipologia di intervento da effettuare (rimozioni di branche pericolanti, branche secche, piante morte, abbattimenti per difetti meccanici o stato fitosanitario compromesso, ecc.) e, nei casi più urgenti, si è proceduto alla comunicazione immediata e diretta al Responsabile comunale in modo da suggerire le strategie di intervento e le tempistiche di azione.
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Nello specifico 6.1 Analisi visiva VTA Tutti gli alberi posti su viale, sia quelli oggetto di aggiornamento che di nuovo censimento, sono stati sottoposti alla verifica visiva della stabilità tramite la metodologia VTA ed all’attribuzione della classe di propensione al cedimento (classe di rischio) nel software Ginve. Tale analisi è avvenuta mediante la diagnosi delle parassitologie e/o dei difetti di crescita nelle diverse parti anatomiche della pianta (colletto, fusto
e chioma) che, per la loro pericolosità,
rappresentano gravi problematiche strutturali con conseguente rischio e pericolo a cose o persone.
6.2 Analisi strumentali VTA Con resistograph Su indicazione della committenza e del Responsabile tecnico comunale, sono state individuate alcune alberature da sottoporre all’indagine di stabilità mediante l’approfondimento strumentale (24 piante, di cui 20 in area verde e 4 nei viali cittadini). In particolare, tramite l’utilizzo del resistograph PD400, sono state eseguite delle misurazioni al colletto (ed anche in quota) delle piante per verificare l’estensione della degradazione strutturale interna. I grafici ottenuti sono stati associati ai rispettivi esemplari arborei nel database Ginve. Il tecnico incaricato ha, successivamente, attribuito la classe di propensione al cedimento (CPC) e le necessarie prescrizioni per la riduzione del pericolo, anch’essi nel database Ginve. .
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Con tomografo L’incarico, inoltre, prevede l’esecuzione di 3 tomografie su altrettante alberature (non ancora eseguite) a scelta del committente per mezzo di tomografo sonico o elettrico e la compilazione dei grafici in formato pdf, i quali, verranno linkati ai rispettivi esemplari arborei nel database Ginve.
7. Schede botaniche Inoltre, per ogni specie botanica risultante da Ginve in almeno 100 esemplari, è stata realizzata una specifica scheda botanica, contestualmente alla relazione finale, finalizzata alla pubblicazione di un volume sul verde pubblico cittadino contenente curiosità ed esigenze delle piante arboree presenti sul territorio comunale. Tale pubblicazione potrà essere donata alla cittadinanza o addirittura essere utilizzata nelle scuole con fini didattici.
8. Relazione finale Tale documento conclusivo riassume i dati raccolti durante il censimento ed, oltre a dettagliare i risultati quanti-qualitativi, affronta gli aspetti applicativi della pianificazione degli interventi di recupero, conservazione e miglioramento ordinari e straordinari nel breve e medio periodo e indica tempi, metodi, materiali e tipologie di intervento da adottare per la corretta gestione del patrimonio “verde” comunale.
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Descrizione del software GIS utilizzato: GINVE Tutti i dati rilevati nel corso delle precedenti fasi sono stati inseriti nel software di gestione informatizzata GINVE®, in uso a codesta A.C., strutturato come segue. Parte alfanumerica I dati alfanumerici relativi a ciascun esemplare censito, sono contenuti in un database in formato *.mdb che viene richiamato, con specifiche maschere personalizzate, all’apertura della mappa digitalizzata con il software Ginve. I dati raccolti, fungono da vera e propria carta di identità “dinamica”, nella quale sono contenute tutte le informazioni relative all’oggetto (per l’albero, ad esempio: specie, dimensioni, stato fitosanitario e strutturale, esigenze manutentive ed interventi effettuati, ecc.) acquisite nel corso degli anni. Attraverso il database si può accedere a tutte le informazioni registrate: genere, specie, dimensione, stato fitosanitario, cronologia degli interventi colturali, note varie, indagini densitometriche, foto digitalizzate, ecc. Il lavoro di rilevamento, permette di rielaborare i dati per la stesura del computo metrico estimativo riguardante la manutenzione ordinaria e straordinaria. E’ chiaro che grazie all’uso di un censimento informatizzato è, quindi, possibile gestire facilmente e velocemente dati economici, quantità parziali e totali, elenchi, variazioni e aggiornamenti sia del data-base che della cartografia, ricerche, elaborare piani alternativi, scegliendo quelli che rispettano maggiormente le esigenze e il carattere d’urgenza dei lavori. Tali dati che, come già citato, sono stati rilevati in base alle esigenze amministrative, vengono raggruppati per tipologie, illustrate nelle pagine seguenti.
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PARAMETRI INDIVIDUATIVI Data del rilievo Numero
Essenza Luogo
Rif
Ubicazione Riferimento fotografico
indica il numero di registrazione dell'esemplare, della fallanza, della ceppaia o dell’esemplare secco (ogni via, parco o scuola presenta una progressiva numerazione autonoma) Indica l'essenza botanica Indica la tipologia di localizzazione (via, parco, scuola, parcheggio, area sportiva, etc….) indica il numero progressivo ed autonomo di riferimento cartografico della via o dell’area. Indica il toponimo della via o dell’area. Illustra una parte o più parti significative della via o dell’area o dell’esemplare
Codice 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
Significato INTERFERENZE cartellonistica lampione linea tram pista ciclabile sede stradale ingombro cono vis marciapiede cavi inglobati cavi aerei scavi utenze sotterranee manufatto vicinanza edifici semaforo racchiuso in manufatto altro DANNI ALLA STRUTTURA
(1)
Colletto 1 carie PARAMETRI DIMENSIONALI 2 carpofori 3 cavità Altezza Indica la classe di altezza della pianta. 4 ferite Primo palco Indica l’altezza effettiva del palco principale 5 tagli radicali dell’esemplare espressa in mt. 6 radici strozzanti 7 insetti lignivori Circonferenza Indica la classe di circonferenza del fusto 8 marciume radicale rilevata a 150 cm. 9 anastomosi Interfilare Indica la distanza tra le piante lungo l'asse 10 altro di sviluppo del filare. Fusto 1 cancro 2 tumori PARAMETRI QUALITATIVI 3 carie Interferenze Indica la presenza di ostacoli aerei o 4 carpofori 5 cavità interferenze sotterranee quando rilevabili 6 ferite (servitù varie) 7 inclinazione ingiustificata Sollevamento apparato Indica il sollevamento del manto bituminoso 8 riscoppi di corteccia 9 necrosi corticale radicale o di un pericoloso affioramento 10 insetti lignivori dell’apparato radicale 11 altro Suolo Indica le caratteristiche del suolo al piede Corona della pianta (ricoperto, costipato, idoneo) 1 carie 2 cavità Struttura Indica la presenza di degradazioni strutturali 1 3 corteccia inclusa del legno 4 altro Vegetazione Indica lo stato vegetativo della pianta Chioma 1 branche codominanti Giudizio bio-meccanico È una valutazione dello stato bio-meccanico 2 branche secche dell’esemplare nel suo complesso in base 3 branche con cancri all’anamnesi dei difetti riscontrati 4 branche con tumori 5 branche con carie 6 branche con cavità 7 branche con carpofori 8 branche con ferite 9 insetti lignivori 10 branche corteccia inclusa 11 altro TRATTAMENTO FITOSANITARIO 1 cocciniglia (DIAZINONE) 2 afide (PIRIMICARB) 1 Si desidera sottolineare che, per la molteplicità dei parametri contemplati da questa sezione, i dati rilevati nel 3 acaro (AMITRAZ) corso del censimento hanno valore indicativo di indagine V.T.A, esclusivamente visiva, e costituiscono un 4 tingide (DIAZINONE) primo fondamentale screening degli eventuali problemi fitostatici dell’alberata. 5 fillossera (PIRIMICARB) 6 minatrice (DIMILIN) 7 gallerucella (ACEFATE) 8 ifantria (BACILLUS THURIGIENSIS) Censimento informatizzato viali alberati città di Bergamo 13 9 oidio (FENARIMOL) 10 antracnosi (BENOMYL) 11 gommosi (ZIRAM) 12 altro (ALTRO)
(2)
(1)
(2)
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PARAMETRI GESTIONALI Sfalcio Irrigazione Concimazione Abbattimento Estirpazione Sostituzione Trattamento fitosanitaro
(3) Potatura di formazione Potatura di pulizia del fusto Potatura di innalzamento
Potatura di rimonda
9 necrosi corticale 10 insetti lignivori 11 altro Corona 1 carie 2 cavità 3 corteccia inclusa 4 altro Chioma 1 branche codominanti 2 branche secche 3 branche con cancri Necessità/quantità di sfalci al piede dell’esemplare 4 branche con tumori Necessità/quantità di irrigazioni 5 branche con carie Necessità/quantità di concimare 6 branche con cavità Necessità di eliminare l’esemplare a7 seguito di carpofori problemi sanitari branche con strutturali (con indicazione dell’eventuale di ferite urgenza) 8 carattere branche con 9 di insetti lignivori Necessità di estirpare la ceppaia residua un abbattimento precedente 10 branche corteccia inclusa Necessità di sostituire l'esemplare abbattuto o reintegrare la fallanza 11 altro Necessità di proteggere con TRATTAMENTO FITOSANITARIO trattamenti fitoiatrici l’esemplare 1 cocciniglia (DIAZINONE) arboreo 2 afide (PIRIMICARB) (3) Necessità di intervenire mediante 3 acaro (AMITRAZ) 4 tingide (DIAZINONE) potatura di formazione 5 fillossera (PIRIMICARB) Necessità di intervenire mediante 6 minatrice (DIMILIN) potatura di pulizia del fusto 7 gallerucella (ACEFATE) Necessità di intervenire mediante 8 ifantria (BACILLUS THURIGIENSIS) potatura di innalzamento del 9 oidio (FENARIMOL) 10 antracnosi (BENOMYL) palco 11 gommosi (ZIRAM) Necessità di intervenire mediante 12 altro (ALTRO)
Spollonatura Potatura di contenimento Indagine strutturale
potatura di rimonda del secco Necessità/quantità di spollonature al piede degli esemplari Necessità di intervenire mediante potatura di contenimento Necessità o meno di effettuare un indagine strutturale
PARAMETRI STORICI Data ultima potatura Data prossima potatura Data ultimo trattamento Data prossimo trattamento Data piantagione Data abbattimento Data indagine VTA
Data dell’ultima potatura di contenimento Data presunta della prossima potatura di contenimento Data di quando è stato effettuato l’ultimo trattamento fitoiatrico Data presunta del prossimo trattamento Anno in cui è stata eseguita la messa a dimora dell'esemplare Anno in cui è stato effettuato l’abbattimento Data di quando è stato eseguita l’indagine VTA
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o
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Parte grafica I posizionamenti di ciascuna unità censita, con il relativo codice identificativo univoco, come già detto, sono stati rilevati mediante stazione GPS Stonex S7 e successivamente importati e sincronizzati, attraverso specifico software, nella parte grafica costituita da files in formato *.shp che, nell’insieme, compongono la mappa generale del territorio.
Navigando all’interno di tale mappa si ha accesso, attraverso un percorso a zoom, alle singole aree censite. Da qui, cliccando sul simbolo delle singole piante, si apre il collegamento con i dati alfanumerici: appare infatti una schermata contenente tutte le informazioni rilevate (parametri individuativi, dimensionali, danni strutturali, interventi gestionali, etc).
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Nel software sono inoltre presenti sezioni specifiche per la elaborazione dei dati e per la predisposizione degli interventi gestionali. La sezione relativa al computo metrico estimativo contiene, infatti, un file di costi unitari che consente di elaborare la parte economica degli interventi (tramite creazione guidata del computo).
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Descrizione del patrimonio arboreo censito Il presente studio professionale ha eseguito il censimento informatizzato di 8.688 esemplari arborei posti sulle vie cittadine (di cui 1.502 censiti dal 2008 al 2013 e 7.186 durante l’attuale incarico). L’insieme delle piante è stato suddiviso, in base alla differente tipologia di ubicazione, in dieci differenti gruppi così ordinati in ordine progressivo:
Tipologia Ubicazione
N° unità
Via Viale Circonvallazione Piazza Spalto Baluardo Largo Parcheggio Piattaforma Rotatoria Totale
5.984 1.354 719 229 151 78 75 57 26 15 8.688
Il patrimonio arboreo rilevato ha permesso di constatare una cospicua presenza di esemplari di giovane età (messi a dimora negli ultimi 5-8 anni), in sostituzione di alberi abbattuti, perché senescenti o ammalorati, o costituenti di viali alberati ex novo. Tale componente si attesta al 30,6% (pari a 2.513 alberi) del totale se si considerano i soli alberi di recentissimo impianto aventi classi dimensionali minime (altezza inferiore ai 10 m e diametro del fusto inferiore ai 20 cm) e raggiunge il 52% (pari a 4.269 piante) del totale se vengono incluse le piante con diametro leggermente superiore (compreso tra 20 e 50 cm).
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4269 (52%)
2513 (30,6%)
5705 (69,4%)
3949 (48%)
I grafici mostrano in termini percentuali la consistenza dei giovani esemplari arborei (colore azzurro) rispetto agli alberi maturi (colore viola): nello specifico, a sinistra sono considerati i 2.513 alberi aventi caratteristiche dimensionali minime (H<10 m e diametro fusto < 20 cm); a destra, l’incidenza sul totale aumenta fino a superare il 50% perché sono inclusi anche gli alberi con diametro del fusto leggermente superiore (compreso tra 20 e 50 cm).
La componente di alberature adulte è, quindi, paragonabile in termini di consistenza al gruppo suddetto, ma la loro distribuzione appare meno omogenea sul territorio comunale essendo localizzata principalmente in poche zone cittadine (viali di città alta: viale delle Mura e relativi spalti e baluardi, via della Fara, via S. Vigilio; viale G. Cesare, via Marzabotto, via Mozart, via XXIV Maggio, piazzale della Malpensata, via Legnano, via Tremana, via Frizioni, piazza Matteotti, viale Pirovano, via dello Statuto, ecc.) e rappresentata da 7-8 specie botaniche principali (Platanus x acerifolia, Aesculus hippocastanum, Tilia x europea, Pinus pinea, Celtis australis, Ulmus sp. e Cupressus sempervirens).
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Un aspetto importante da sottolineare è quello relativo al rilievo delle fallanze e delle ceppaie all’interno dei viali cittadini: il censimento di queste categorie tipologiche trasmette, oltre che una informazione immediata sulla consistenza e distribuzione territoriale delle stesse,
anche una
indicazione gestionale per la futura integrazione dei viali e la ricostituzione del disegno progettuale originario. Detto ciò, sono state rilevate 175 ceppaie e 295 fallanze, pari rispettivamente al 2% ed al 3,4% del totale. Di conseguenza, il numero effettivo di piante arboree censite sui viali cittadini ammonta a 8.218 unità (pari al 94,6% del totale).
Ceppaie 175
Fallanze 295
Alberi 8.218
Il grafico evidenzia il quantitativo totale di elementi censiti (8688) e la distribuzione nelle tre categorie tipologiche di appartenenza (alberi, ceppaie e fallanze).
Il patrimonio arboreo può essere suddiviso in base alla tipologia botanica di appartenenza in alberi a foglia caduca e sempreverdi: al primo gruppo appartiene la parte più consistente con 7.283 esemplari (88,6%), mentre le specie sempreverdi sono appena 935 (11,4%).
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sempreverdi 11,4%
caducifoglie 88,6% A questo punto, appare opportuno procedere alla suddivisione del patrimonio arboreo per genere botanico di appartenenza, precisando che già la Convenzione sulla Diversità Biologica, firmata a Rio de Janeiro nel 1992 e basata sulla presa di coscienza del “valore intrinseco della biodiversità e delle sue componenti ecologiche, genetiche, sociali, economiche, scientifiche, educative, culturali, ricreative ed estetiche”, ha fissato importanti obiettivi tra i quali il raggiungimento da parte dei Governi di tutto il mondo, della riduzione significativa del tasso di perdita di biodiversità. L’attenzione verso i principi e i temi della biodiversità urbana, concetto con cui si fa riferimento alla varietà biologica (genetica, di specie, di habitat) così come alle interazioni tra le diverse specie ed il loro ambiente di vita rilevabili all’interno di insediamenti urbani e metropolitani, appare in questa prospettiva quanto mai centrale. Constatata la persistente minaccia globale di scomparsa di habitat, di specie e di risorse, la biodiversità degli spazi aperti urbani e periurbani, costituisce una fondamentale risorsa per favorire a tutti i livelli la tutela e il rafforzamento della biodiversità, fondamentale risorsa per garantire il benessere ambientale, sociale ed economico delle popolazioni presenti e future.
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A tal proposito, l’elenco delle alberature censite sui viali comunali suddivise per genere botanico è il seguente: Genere N° unità PLATANUS 1.187 ACER 1.061 AESCULUS 768 TILIA 732 CELTIS 705 FRAXINUS 451 CUPRESSUS 448 QUERCUS 389 CARPINUS 365 PRUNUS 310 GLEDITSIA 278 PINUS 253 HIBISCUS 219 PYRUS 156 LAGERSTROEMIA 91 ULMUS 84 CERCIS 75 LIQUIDAMBAR 71 CORYLUS 64 LIGUSTRUM 42 FAGUS 40 SOPHORA 36 MALUS 35 SORBUS 31
Genere N° unità AILANTHUS 30 MAGNOLIA 30 ROBINIA 28 JUGLANS 28 LIRIODENDRON 25 CEDRUS 25 METASEQUOIA 23 KOELREUTERIA 19 POPULUS 18 MORUS 16 PARROTIA 14 BETULA 9 PITTOSPORUM 9 PHOTINIA 8 NERIUM 6 CRATAEGUS 6 GINKGO 5 ALBIZIA 3 ALNUS 3 LAURUS 3 OLEA 3 ABIES 2 CRYPTOMERIA 2 DIOSPYROS 2
Genere N° unità PICEA 2 CAMELLIA 1 CATALPA 1 ILEX 1 PAULOWNIA 1 PSEUDOTSUGA 1 SEQUOIADENDRON 1 TAXUS 1 THUJA 1 TOTALE 8.218
Dal quale si evince che il patrimonio arboreo caratterizzante gli assi viari cittadini appare abbondantemente diversificato in riferimento al genere botanico di appartenenza (57 generi differenti) e costituisce una fondamentale rete di interconnessione, caratterizzata da livelli di diversità biologica più o meno elevati a seconda della posizione occupata nel tessuto urbano, tra le aree verdi più grandi della città (giardini, parchi urbani, aree verdi pertinenziali edifici pubblici e scolastici, ecc.).
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Il patrimonio verde appare ancora più diversificato se si considerano le specie botaniche rappresentate (104) all’interno dei precedenti generi: Genere ABIES
ACER
AESCULUS AILANTHUS ALBIZIA ALNUS BETULA CAMELLIA CARPINUS CATALPA CEDRUS CELTIS CERCIS CORYLUS CRATAEGUS CRYPTOMERIA CUPRESSUS DIOSPYROS FAGUS
FRAXINUS
Essenza ABIES NORDMANNIANA ACER CAMPESTRE ACER JAPONICUM ACER NEGUNDO ACER NEGUNDO 'AUREOVARIEGATUM' ACER PALMATUM 'DISSECTUM ATROPURPUREUM' ACER PLATANOIDES ACER PLATANOIDES 'CRIMSON KING' ACER PSEUDOPLATANUS ACER PSEUDOPLATANUS 'ATROPURPUREUM' ACER RUBRUM ACER SACCHARINUM ACER SP. AESCULUS HIPPOCASTANUM AESCULUS X CARNEA 'BRIOTII' AILANTHUS ALTISSIMA ALBIZIA JULIBRISSIN ALNUS CORDATA ALNUS GLUTINOSA BETULA ALBA CAMELLIA SASANQUA CARPINUS BETULUS CARPINUS BETULUS 'FRANS FONTAINE' CARPINUS BETULUS 'PYRAMIDALIS' CATALPA BIGNONIOIDES CEDRUS ATLANTICA 'GLAUCA' CEDRUS DEODARA CEDRUS LIBANI CELTIS AUSTRALIS CERCIS SILIQUASTRUM CORYLUS COLURNA CRATAEGUS OXYACANTHA CRYPTOMERIA JAPONICA CUPRESSUS SEMPERVIRENS DIOSPYROS KAKI FAGUS SYLVATICA FAGUS SYLVATICA 'ASPLENIFOLIA' FAGUS SYLVATICA 'ATROPURPUREA' FAGUS SYLVATICA 'PENDULA' FRAXINUS EXCELSIOR FRAXINUS ORNUS
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N° unità 2 122 1 82 4 1 425 47 245 30 31 37 36 758 10 30 3 1 2 9 1 54 230 81 1 16 8 1 705 75 64 6 2 448 2 19 3 17 1 391 60 23
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Genere GINKGO GLEDITSIA HIBISCUS ILEX JUGLANS KOELREUTERIA LAGERSTROEMIA LAURUS LIGUSTRUM LIQUIDAMBAR LIRIODENDRON MAGNOLIA MALUS METASEQUOIA MORUS NERIUM OLEA PARROTIA PAULOWNIA PHOTINIA PICEA
PINUS PITTOSPORUM PLATANUS POPULUS
PRUNUS
PSEUDOTSUGA
Essenza GINKGO BILOBA GLEDITSIA TRIACANTHOS GLEDITSIA TRIACANTHOS 'INERMIS' GLEDITSIA TRIACANTHOS 'SUNBURST' HIBISCUS SYRIACUS ILEX AQUIFOLIUM JUGLANS NIGRA JUGLANS REGIA KOELREUTERIA PANICULATA LAGERSTROEMIA INDICA LAURUS NOBILIS LIGUSTRUM LUCIDUM LIGUSTRUM LUCIDUM 'EXCELSUM SUPERBUM' LIQUIDAMBAR STYRACIFLUA LIRIODENDRON TULIPIFERA MAGNOLIA GRANDIFLORA MAGNOLIA SP. MAGNOLIA X SOULANGEANA MALUS SP. METASEQUOIA GLYPTOSTROBOIDES MORUS NIGRA NERIUM OLEANDER OLEA EUROPAEA PARROTIA PERSICA PAULOWNIA TOMENTOSA PHOTINIA X FRASERI PICEA ABIES PICEA PUNGENS 'GLAUCA' PINUS NIGRA PINUS PINEA PINUS STROBUS PINUS WALLICHIANA PITTOSPORUM TOBIRA PLATANUS ORIENTALIS PLATANUS X ACERIFOLIA POPULUS ALBA POPULUS NIGRA POPULUS NIGRA 'ITALICA' PRUNUS CERASIFERA 'PISSARDII' PRUNUS LAUROCERASUS PRUNUS LUSITANICA PRUNUS PERSICA PRUNUS SERRULATA PRUNUS SERRULATA 'KANZAN' PSEUDOTSUGA MENZIESII
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N° unità 5 222 51 5 219 1 27 1 19 91 3 19 23 71 25 26 2 2 35 23 16 6 3 14 1 8 1 1 3 247 1 2 9 6 1181 5 10 3 189 1 1 1 2 116 1
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Genere PYRUS
Essenza PYRUS CALLERIANA 'CHANTICLEER' QUERCUS CERRIS QUERCUS ILEX QUERCUS PUBESCENS QUERCUS QUERCUS ROBUR QUERCUS ROBUR 'FASTIGIATA' QUERCUS RUBRA ROBINIA PSEUDOACACIA ROBINIA ROBINIA PSEUDOACACIA 'UMBRACULIFERA' SEQUOIADENDRON SEQUOIADENDRON GIGANTEUM SOPHORA SOPHORA JAPONICA SORBUS SORBUS ARIA TAXUS TAXUS BACCATA THUJA THUJA OCCIDENTALIS TILIA CORDATA TILIA TILIA TOMENTOSA TILIA X EUROPAEA ULMUS ULMUS SP.
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N° unità 156 13 100 3 28 13 232 14 14 1 36 31 1 1 174 11 547 84
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La stabilità degli alberi nelle aree pubbliche e il metodo VTA Generalmente, è un dato oggettivo affermare che il verde urbano è un bene “artificiale”; spesso ha una durata di vita limitata; rappresenta un costo; può creare danni. Ricordiamoci sempre, in primo luogo, che le piante in città si ritrovano in un ambiente fisico insolito molto diverso e molto più stressante di quello naturale. Da una statistica della Regione Lombardia di qualche anno fa è emerso che meno del 10% dei Comuni lombardi tiene sotto monitoraggio le alberature della propria città. I controlli sulla salute degli alberi sono a tutela del cittadino ma anche degli amministratori e funzionari pubblici. La legge, infatti, attribuisce al custode del bene, le responsabilità civili e penali in caso di schianto. La valutazione della stabilità di un esemplare arboreo prevede diverse fasi di approccio mutuate dal protocollo internazionale VTA (Visual Tree Assessment). Il primo passo è di tipo esclusivamente visivo e non comporta, quindi, l’uso di strumentazioni o analisi di laboratorio. L’agronomo osserva la zona radicale, il colletto, il fusto, la corona, la chioma. Man mano che procede l’analisi visiva, si ricercano eventuali segnali (sintomi) indicatori di difetti. Solo per i soggetti dubbi/sospetti si avvia la seconda fase, cioè l’indagine strumentale. Gli strumenti a disposizione del tecnico sono molti (il più diffuso è il resistograph strumento che permette di generare un grafico rappresentativo della struttura dell’albero). L’analisi strumentale permette una misurazione oggettiva del grado di decadimento del legno. Una gestione moderna del verde urbano, quindi,
non può prescindere dal monitoraggio del
patrimonio arboreo per individuare tempestivamente le piante a rischio statico. La finalità del censimento è proprio quella di fornire dei dati oggettivi per poter monitorare il popolamento arboreo (condizioni stazionali, dimensioni, specie, danni, interventi di manutenzione ordinaria, etc). Raccogliere e valutare tutti i dati disponibili è il primo passo necessario per elaborare una strategia di gestione in grado di tutelare il verde pubblico e la sicurezza della comunità o dei singoli che ne beneficiano.
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Vale sempre la pena ricordare che: Le piante sono pericolose quando la caduta di una o più parti può provocare danni a proprietà e/o persone. Tutti gli alberi possono potenzialmente cadere ma solo pochi effettivamente lo fanno. Tramite il metodo VTA è possibile valutare le piante e accertarne il potenziale di pericolosità nonchè formulare i necessari interventi da effettuare. L'accertamento della pericolosità di una pianta coinvolge tre componenti: o
una pianta soggetta a schianto
o
un ambiente che può contribuire allo schianto
o
una persona o un oggetto che può essere danneggiato (l'obiettivo)
Inoltre, come spesso accade nelle grandi città, l'utilizzo di un elevato numero di tipi di essenze richiede una profonda conoscenza e una attenta analisi delle singole piante.
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Il VTA
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Il metodo VTA è stato adottato ufficialmente da vari paesi internazionali ed utilizzato in caso di controversie giudiziarie. Costituisce strumento di gestione del patrimonio arboreo, per la sua salvaguardia e per la pianificazione di interventi mirati quali: abbattimenti, potature, consolidamenti e trattamenti fitosanitari.
Quando si utilizza il metodo VTA? Il metodo trova applicazione in tutti i settori in cui si rende necessaria una valutazione della stabilità di un albero.
Alcuni vantaggi dell’applicazione del metodo VTA nella gestione del verde migliore capacità decisionale del proprietario/custode del bene; ottimizzazione delle risorse economiche ed umane necessarie alla sua gestione; miglioramento dei rapporti con i fruitori del bene.
Tale metodologia consente di identificare, quindi, all’interno di una popolazione, i soggetti con una più o meno elevata propensione al cedimento, mentre, sul singolo albero, i punti critici da prendere in considerazione per eventuali sondaggi strumentali che confermino e quantifichino l’entità dei difetti riscontrati visivamente.
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Il VTA (Visual Tree Assessment = valutazione visiva dell’albero su basi biomeccanicheMattheck & Breloer, 1994) è una metodologia di indagine, riconosciuta a livello internazionale, che viene eseguita per la valutazione delle condizioni strutturali dell’albero. Il VTA, basa il sistema di controllo visuale tradizionale su fondati principi biomeccanici e definisce i criteri di valutazione del rischio di crollo o rottura. Esso si basa sulla identificazione degli eventuali sintomi esterni che l’albero evidenzia in presenza di anomalie a carico del legno interno; anche laddove non esistano cavità o evidenze macroscopiche del decadimento in corso (ad esempio, funghi che si sviluppano sui tessuti legnosi, è possibile, attraverso il riconoscimento di tali sintomi, cogliere il segnale della presenza di difetti meccanici e fisici all’interno dell’albero. Se vengono individuati dei sintomi di difetto, questi devono essere approfonditi da analisi strumentali e devono poi essere dimensionati.
METODO VTA: IL METODO VTA, NELLO SPECIFICO, SI SVOLGE IN TRE FASI:
1. Controllo visivo dei difetti e della vitalità. Se non si riscontrano segnali preoccupanti, l’esame è terminato. L’indagine visiva viene effettuata considerando l’albero nella sua interezza e prendendo in considerazione la sua morfologia, il suo aspetto fisiologico e le sue caratteristiche biomeccaniche. 2. Identificazione del difetto. Se vengono riscontrati sintomi di difetti, essi vengono esaminati per mezzo di un’indagine strumentale più approfondita (Resistograph) per stimare la localizzazione del punto debole e la sua espansione assiale). Il metodo VTA prevede quindi un’analisi più approfondita solo per i soggetti che manifestano uno o più difetti tra quelli sopra elencati. 3. Dimensionamento dello spessore della parete residua. Se il difetto rilevato è preoccupante deve essere dimensionato per valutare lo spessore residuo della sezione trasversale della parete. Come fattore di sicurezza per alberi con piena vegetazione viene assunto il valore t/R maggiore od uguale a 0,3 (dove t è lo spessore di parete residua sana e R è il raggio del tronco nel punto della misurazione). Se dimensionando il difetto si ha la prova di un alto rischio di rottura e l'albero è scarsamente vitale, allora è da sostituire. Se deve essere assolutamente risparmiato, perché è un esemplare raro, carico di storia, allora è possibile ridurre i rischi di danneggiamento con opportuni interventi di tipo manutentivo.
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La tecnica del V.T.A. (Visual Tree Assessment) consente, quindi, di valutare la stabilità di un albero sulla base dell’osservazione visiva delle sue singole parti (apparato radicale affiorante, colletto, fusto, corona e chioma) ed, eventualmente, di un indagine strumentale. È infatti possibile stabilire (in virtù degli assiomi della tensione costante, dello stress minimo e della crescita adattativa), una relazione diretta tra sintomatologie esterne, riscontrabili visivamente, ed anomalie interne (difetti biomeccanici) della struttura del legno. Allo scopo di fornire una necessaria panoramica su tale metodo di indagine, si ritiene opportuno richiamare, nella pagina seguente, alcuni stralci tratti dal “Protocollo SIA sulla Valutazione della Stabilità degli Alberi”.
Una valutazione di stabilità deve descrivere la situazione biomeccanica di un albero nei suoi vari apparati, in termini qualitativi e quantitativi soprattutto per quanto concerne il pericolo di schianti o cedimenti. Tale verifica, che fonda le sue basi su nozioni di patologia vegetale, botanica, meccanica, tecnologia del legno etc. … avrà anche il fine di consentire l’individuazione di procedure operative atte a ripristinare per gli alberi oggetto di analisi una situazione di equilibrio statico (note operative arboricolturali).
Le analisi visive prendono in considerazione l’albero nei suoi diversi apparati … Nell’indagine visiva sul singolo esemplare si ricercano, si descrivono e si valutano sintomi, danni, anomalie per individuare quei “punti critici”che abbiano ripercussioni dirette o indirette sulla stabilità dell’albero o di una sua parte. Tale procedura … concorre all’individuazione dei punti su cui effettuare i sondaggi.
Sugli alberi su cui sono stati individuati “punti critici” si effettuano approfondimenti strumentali con lo scopo di descrivere a livello quantitativo i danni o le lesioni presenti. Le analisi si effettuano a discrezione del rilevatore in numero necessario e sufficiente ad ottenere una diagnosi esauriente e documentata relativamente a quanto concerne la stabilità dell’albero. Il criterio dovrà seguire quello del minimo danno per l’albero. Gli strumenti dovranno fornire dati ripetibili e direttamente o indirettamente correlabili alle caratteristiche fisico-meccaniche delle porzioni anatomiche prese in considerazione.
E’ necessario che ogni albero venga attribuito a classi di propensione al cedimento predefinite in modo da poter individuare in modo rapido ed inequivocabile gli alberi stabili, instabili, e da ricontrollare. Questa suddivisione ha anche lo scopo di avere dei dati che tengano conto di una “situazione dinamica” e di una “presunta evoluzione” dei danni eventualmente riscontrati sugli alberi.
Ogni metodologia di ispezione è da considerarsi limitata e dinamica, cioè aggiornabile e rinnovabile sulla base delle conoscenze scientifiche, tecniche e tecnologiche in continua evoluzione. Non è possibile predire se un albero (o sua porzione) esaminato potrà schiantarsi oppure no, ma se ha o non ha le caratteristiche bio-meccaniche e strutturali idonee a garantirne la stabilità sulla base delle conoscenze attuali.
I piccoli rami o le ramificazioni di modesta importanza non sono oggetto di indagine. Il cosiddetto secco fisiologico può dare origine a distacchi e cedimenti che in qualche modo potrebbero anche essere pericolosi ma sono oggetto della manutenzione ordinaria delle alberate. Non fanno parte dei giudizi esprimibili nell’ambito delle indagini di stabilità, quelli basati su criteri estetici, paesaggistici, ecologico ambientali o relativi a valutazioni estimative legate ad esempio al valore ornamentale o al valore di lavoro (legato all’età) di alberate urbane. E’ possibile consigliare l’abbattimento di soggetti non pericolosi ma insignificanti o di scarso pregio purché tale parere venga espresso a parte e con le motivazioni che le sono proprie.
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Le Classi di Propensione al Cedimento degli alberi (CPC). Il pericolo corrisponde alla propensione al cedimento dell'albero o di sue parti oppure, in termini statistici, alla probabilità che si verifichi un cedimento e questo è ciò che valutiamo con l'analisi visuale o strumentale della stabilità. Il rischio, invece, è formato dal prodotto tra la pericolosità insita nella pianta (la propensione al cedimento appunto) e la vulnerabilità del luogo di potenziale caduta e, quindi, dalla relazione che lega la probabilità del verificarsi di un evento pericoloso ai danni che questo può provocare alle persone e ai manufatti. Per semplificare, l'albero può essere più o meno pericoloso mentre l'uomo (od i suoi beni) sono i soggetti a rischio in quanto, al realizzarsi del pericolo, possono subire dei danni (per cui non si deve parlare di "rischio di caduta piante" o di "rischio di crollo" ma di "pericolo di caduta" e di "pericolo di crollo").
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CPC
A
B
C
trascurabile
DEFINIZIONE Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, non manifestano segni, sintomi o difetti significativi, riscontrabili con il controllo visivo, tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero si sia ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a cinque anni.
bassa
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, manifestano segni, sintomi o difetti lievi, riscontrabili con il controllo visivo ed a giudizio del tecnico con indagini strumentali, tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero non si sia sensibilmente ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a tre anni. L'eventuale approfondimento diagnostico di tipo strumentale e la sua periodicità sono a discrezione del tecnico.
moderata
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, manifestano segni, sintomi o difetti significativi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali *. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero si sia sensibilmente ridotto. Per questi soggetti è opportuno un controllo visivo periodico, con cadenza stabilita dal tecnico incaricato, comunque non superiore a due anni. L'eventuale approfondimento diagnostico di tipo strumentale e la sua periodicità sono a discrezione del tecnico. Questa avrà comunque una cadenza temporale non superiore a due anni. Per questi soggetti il tecnico incaricato può progettare un insieme di interventi colturali finalizzati alla riduzione del livello di pericolosità e, qualora realizzati, potrà modificare la classe di pericolosità dell'albero. * É ammessa una valutazione analitica documentata.
CD
elevata
D
estrema
Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell'indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali *. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell'albero si sia drasticamente ridotto. Per questi soggetti il tecnico incaricato deve assolutamente indicare dettagliatamente un insieme di interventi colturali. Tali interventi devono essere finalizzati alla riduzione del livello di pericolosità e devono essere compatibili con le buone pratiche arboricolturali. Qualora realizzati, il tecnico valuterà la possibilità di modificare la classe di pericolosità dell'albero. Nell'impossibilità di effettuare i suddetti interventi l'albero è da collocare tra i soggetti di classe D. * È ammessa una valutazione analitica documentata. Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti gravi, riscontrabili con il controllo visivo e di norma con indagini strumentali *. Le anomalie riscontrate sono tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero si sia ormai, quindi, esaurito. Per questi soggetti, le cui prospettive future sono gravemente compromesse, ogni intervento di riduzione del livello di pericolosità risulterebbe insufficiente o realizzabile solo con tecniche contrarie alla buona pratica dell’arboricoltura. Le piante appartenenti a questa classe devono, quindi, essere abbattute. * È ammessa la valutazione analitica documentata.
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Per quanto riguarda il metodo VTA, occorre però sottolineare che:
A) l’eventuale esistenza di patologie fungine radicali (es: marciume radicale, patologia che deriva dall’azione cariogena del genere Armillaria sp) non può essere esclusa con certezza da nessun metodo diagnostico finora conosciuto. I sintomi macroscopici dell’infezione sono infatti meno manifesti di quelli causati dalle carie del tronco: l’assenza di carpofori (o di ife superficiali) non costituisce infatti un indizio sufficiente, in quanto un eventuale micelio attivo presente a livello radicale può anche non presentare fruttificazioni per alcune stagioni. Diversi anni possono infatti intercorrere tra l’attacco fungino e la comparsa dei primi sintomi: a questo stadio la degradazione è generalmente molto estesa, anche se i tempi variano comunque in base alle condizioni iniziali della pianta ospite. Si tratta del danno più grave e pericoloso causato da un fungo ad una pianta in quanto ne riduce gravemente la stabilità rendendola particolarmente vulnerabile agli agenti atmosferici e a rischio di schianti improvvisi.
B) nel caso la committenza non ottemperi alle prescrizioni operative previste nella seguente relazione, è di fondamentale importanza sottolineare che gli esemplari in questione saranno da attribuire, automaticamente, alla CPC successiva. es: classe di propensione al cedimento C da potare. Nel caso non venga potato sarà da considerare in classe CD, con i conseguenti rischi civili e penali.
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Riassumendo:
CLASSE A
PIANTE SANE. RICONTROLLARE DOPO 5 ANNI
CLASSE B
PIANTE CON DIFETTI LIEVI. RICONTROLLARE DOPO 3/4 ANNI
CLASSE C
PIANTE CON DIFETTI MODERATI. RICONTROLLARE DOPO 2 ANNI
CLASSE CD
PIANTE CON DIFETI GRAVI . ESEGUIRE IMMEDIATAMENTE LE PRESCRIZIONI MANUTENTIVE. RICONTROLLARE DOPO 1 ANNO
CLASSE D
PIANTE CON DIFETTI ESTREMI. DA ABBATTERE URGENTEMENTE
Va ricordato, come già fatto precedentemente, che i difetti riscontrati durante le indagini (es: carie, cavità, etc) non significano necessariamente “albero da abbattere”. In questo senso sono fondamentali le conoscenze specialistiche di fitopatologia, fisiologia vegetale, biomeccanica. Nel settore dell’arboricoltura urbana, purtroppo, molto spesso, si hanno lacune o sovrapposizioni di competenze molto pericolose. Lo schianto di un albero, in città, è un evento poco frequente ma a volte luttuoso. Le ultime cronache, purtroppo, riportano eventi luttuosi: gli ultimi pochi mesi fa a Padova, Mantova e Napoli. Quando si verifica un evento del genere, nasce spontaneo domandarsi se esiste la possibilità di prevederlo. In merito all’oggettività agronomica delle valutazioni conseguenti ai rilievi, vale la pena rammentare che, anche se apparentemente, alcune conclusioni tecniche del lavoro potranno sembrare “distruttive” all’occhio del non esperto, così non è nella realtà agronomica e pertanto gli esemplari irrecuperabili, pericolosi o pericolanti, dovranno essere eliminati. Sotto l’aspetto soggettivo, invece, va precisato che il fondamento del lavoro risulta finalizzato alla valorizzazione del Vostro patrimonio verde “possibile e sostenibile” e per raggiungere questo, uno dei prezzi da pagare diventa, a volte, l’eliminazione di alcuni soggetti inidonei e/o irrazionali. Il lavoro si traduce nel supporto migliore per la riqualificazione, il risanamento, la valorizzazione del patrimonio verde con lo scopo di predisporre, nel migliore dei modi, lo sviluppo dei prossimi decenni.
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Il grafico sotto mostra, in termini sia percentuali che quantitativi, gli alberi e le relativi classi CPC.
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
A
B
C
2 4.285 (52,14%)
3 1.281 (15,6%)
CD
D
ATTESA INDAGINE STRUMENTALE
0 1 2.533 (30,8%)
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4 22
(0,3%)
53
(0,03%)
6 94 (1,13%)
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Infine, in questa pagina si riporta un riassunto della mole di interventi prescritti (i più importanti per tipologia di intervento), desunti dal censimento:
TIPOLOGIA INTERVENTO
QUANTITA'
Abbattimento pianta
122
Eliminazione branca compromessa
19
Eliminazione branca secca
204
Potatura di contenimento
619
Potatura di pulizia fusto
471
Potatura di rimonda del secco
231
Spollonature
358
Consolidamento branche
16
Indagini VTA strumentali pianificate
91
Relativamente agli interventi di abbattimento 41 alberi sono privi di attività vegetativa (esemplari morti) 56 alberi presentano uno stato vegetativo e meccanico estremamente compromesso (es: marciume radicale) 25 alberi presentano gravi anomalie morfo-strutturali es: (inclinazione ingiustificata).
Nel suo complesso, si può tranquillamente affermare che il patrimonio arboreo dei viali alberati della città di Bergamo, risulta, nel giudizio biomeccanico, oltre la media nazionale.
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Schede botaniche
PLATANUS × ACERIFOLIA SPECIE: Platanus × acerifolia (Aiton) Willd. = Platanus hybrida Brot. NOME COMUNE: Platano comune, Platano ibrido FAMIGLIA: Platanaceae AREA D’ORIGINE: Europa (ibridazione) CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: radici principali con tipica disposizione a forma di cuore che si approfondiscono nel terreno con molte ramificazioni; radici secondarie e più sottili espanse orizzontalmente e più superficialmente. Fusto e ramificazioni: diritto, con accrescimento monopodiale, rastremato nella parte apicale; ramificazioni principali possenti, più o meno contorte, con angolo d’inserzione al fusto di 45°. Corteccia di colore grigio, negli esemplari giovani, che tende a sfaldarsi in grandi placche irregolari mostrando la sottostante corteccia verde; negli esemplari adulti, la corteccia assume la definitiva colorazione grigio chiara, irregolarmente maculata, per il distaccamento di porzioni della stessa. Apparato fogliare: caduco. Foglie semplici, palmate e con lamina profondamente lobata con forma ampia, larga più o meno 15 cm. Esse sono sagomate in cinque lobi dentati e la superficie è inizialmente quasi vellutata per poi diventare liscia su entrambe le pagine. Sono disposte in modo alterno, unite ai rami tramite un lungo picciolo terminante in una guaina basale. Fiore: I fiori formano infiorescenze a capolino tondeggianti e pendule, del diametro di 2-3 cm, situate spesso sullo stesso ramo, anteriormente le infiorescenze femminili di color rossastro e posteriormente quelle maschili di color verde-giallastro. Frutto: sono acheni conici, ciascuno con un solo seme e un ciuffo di peli che ne facilita la dispersione anemofila. Sono riuniti a centinaia in infruttescenze globose, di 2,5-4 cm di diametro, sfaldabili. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere i 40 m di altezza. Forma della chioma: globosa-ovale, espansa. Velocità di crescita: media. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni freschi, profondi e ben drenati; possiede ampia adattabilità a svariati tipi di suolo anche quelli fortemente alcalini. pH ottimale: 6,0 – 7,0 (8,5) Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: media Resistenza ristagno idrico: medio-alta Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: alta CARATTERISTICHE PARTICOLARI Il platano comune è una pianta ibrida, cioè un incrocio tra due tipi diversi di platani: Platanus orientalis e Platanus occidentalis (nord americano). Le caratteristiche morfologiche sono intermedie tra le due specie parentali; le foglie sono più marcatamente lobate di P. occidentalis ma meno rispetto a P. orientalis. Anche il numero di infruttescenze è intermedio, 2 per stelo, a quello delle specie suddette (1 in P. occidentalis, 3-6 in P.orientalis). L’ibrido è fertile.
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ACER PLATANOIDES SPECIE: Acer platanoides L. NOME COMUNE: Acero riccio FAMIGLIA: Aceraceae AREA D’ORIGINE: Europa settentrionale CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: ampio e robusto con radici che penetrano verticalmente in profondità. Fusto e ramificazioni: slanciato e dritto con poche ramificazioni eretto patenti. Corteccia inizialmente liscia, bruno-grigiastra, diviene con l'età, fessurata longitudinalmente, ma non si distacca in placche. Apparato fogliare: deciduo. Foglie grandi, 10-15 cm, semplici palmato-lobate con 5-7 lobi; terminanti con una punta acuta, allungata e leggermente ricurva, per questo "Acero riccio". La lamina è di colore verde lucido su entrambe le facce, più scura quella superiore è a base da quasi rettilinea a cordata acuta, simile a quella dal Platano, da cui l'epiteto specifico "platanoides". Il picciolo è rossastro, lungo quanto la lamina ed emette lattice bianco quando è staccato. Fiore: bisessuali e unisessuali portati in corimbi eretti sulla stessa infiorescenza. Sono pentameri, glabri di colore giallo verdastri. Fioritura non ornamentale in aprile-maggio. Frutto: disamara lungamente peduncolata, con ali lunghe 4-5 cm e sottili a base non ristretta, divergenti fino a quasi opposte. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: di media o grande dimensione, può raggiungere i 25-30 m piuttosto longevo con portamento simile all'A. di monte. Forma della chioma: inizialmente piramidale diviene con l'età ovale e poi espansa. Velocità di crescita: media-lenta. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni freschi e umidi, ricchi di humus pH ottimale: 6.0 – 8 (indicatore di basicità) Esposizione: soleggiata e parzialmente ombreggiata Resistenza alla siccità: medio-alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: alta Resistenza inquinamento atmosferico: medio-alta CULTIVAR ‘Columnaris’: con caratteristico portamento molto compatto, colonnare stretto. ‘Globosum’: cultivar dalla caratteristica forma globosa della chioma, molto compatta, che non esige potature. ‘Crimson King’: cultivar dalle pregevoli caratteristiche ornamentali dovute al colore rosso scuro delle foglie.
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AESCULUS HIPPOCASTANUM SPECIE: Aesculus hippocastanum L. NOME COMUNE: Ippocastano FAMIGLIA: Hippocastanaceae AREA D’ORIGINE: Europa orientale, Asia minore CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: profondo e ampio; radici principali cuoriformi con numerose radici secondarie. Fusto e ramificazioni: robusto, eretto e molto ramificato, con rami arcuati verso l’alto. Corteccia liscia e grigiobruna da giovane, a maturità diventa scura, ruvida e scagliosa con caratteristiche placche rettangolari. Apparato fogliare: caduco. Grandi foglie palmato-composte, lungamente spicciolate, formate da 5-7 foglioline sessili obovato-lanceolate; lunghe oltre 20 cm, mucronate e con margine irregolarmente seghettato. Fiore: ermafroditi o maschili, costituiti da un piccolo calice a 5 lobi ed una corolla con 5 petali bianchi, spesso macchiati di rosa o giallo al centro, sono riuniti in un’infiorescenza a pannocchia portata all’estremità dei rami degli esemplari di almeno 12-15 anni; fioritura ornamentale nei mesi di aprile-maggio. Frutto: capsule rotonde e verdastre del diametro di 3-5 cm, munite di corti aculei, che si aprono in tre valve e contengono un grosso seme o anche più semi di colore bruno lucido che prendono il nome di “castagna matta”. Parti tossiche della pianta: semi (castagne). Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere un’altezza pari a 30 m. Forma della chioma: ampia, densa e rotondeggiante, con tendenza ad essere colonnare. Velocità di crescita: media. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni ben drenati, tollera suoli argillosi e calcarei pH ottimale: 5.0 -7.0 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: medio-bassa Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: media CARATTERISTICHE PARTICOLARI Non tollera drastici interventi di potatura. Sensibile alla antracnosi fogliare (Guignardia aesculi), alla Cameraria ohridella ed al “bruciore” non parassitario (fisiopatia). IBRIDO E CULTIVAR Aesculus x carnea: ibrido ornamentale tra A. hippocastanum e A. pavia a fiori rosa - rossi, particolarmente resistente all'inquinamento. Ha portamento più raccolto dell'ippocastano comune e le gemme non sono appiccicose. Aesculus x carnea ‘Briotii’: fioritura ornamentale di colore rosso. Mostra maggiore resistenza rispetto alla specie ai più comuni parassiti fogliari.
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TILIA PLATYPHYLLOS SPECIE: Tilia platyphyllos Scop. NOME COMUNE: Tiglio nostrano FAMIGLIA: Malvaceae AREA D’ORIGINE: Europa CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: ampio e profondo, molto espanso e ramificato. Produce raramente polloni radicali. Fusto e ramificazioni: slanciato e colonnare; corteccia dapprima liscia e grigiastra con l'età tende a formare un ritidoma fessurato longitudinalmente con formazione di strette e lunghe placche di colore grigio o grigio-scuro; I rametti dell'anno sono robusti, a zig-zag, durante la crescita sono verdi e/o rossastri, tomentosi; quelli invernali sono normalmente rossastri opachi e portano gemme alterne rosso-brunastre con 3 perule visibili opache a volte leggermente tomentose all'apice. Apparato fogliare: caduco. Foglie, lunghe 6-12 cm, ovate, con evidenti nervature terziarie parallele, cordato asimmetriche alla base, regolarmente serrate con denti acuti e bruscamente acuminate all'apice, inizialmente pubescenti su entrambe le facce, in seguito la pagina superiore normalmente perde la pubescenza, che rimane sulla pagina inferiore o solo con peli biancastri all'ascella delle nervature, anche il picciolo è pubescente e lungo 3-6 cm. Le foglie dei polloni sono molto più grandi. Fiore: ermafroditi, molto profumati, riuniti in un'infiorescenza pendula e pauciflora (2-5 fiori); sepali lunghi 3-4 mm e petali 6-8 mm bianco-giallognoli con ovario peloso e stami in numero di 30-40, vengono portati da una lunga brattea giallastra lunga 8 cm e larga 1,5 cm. E’ il primo tiglio a fiorire in giugno. Frutto: piriformi, sub-globosi, grigio-tomentosi, duri e lignificati con 5 coste rilevate, di 8-15 mm, maturano in ottobre; semi profondamente dormienti (ortodossi) e in natura hanno bisogno di rimanere nel terreno almeno due anni per germinare. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere i 35 m di altezza. Forma della chioma: piramidale, con numerosi rami robusti e ascendenti, da giovane; ovale ed espansa negli esemplari adulti. Velocità di crescita: rapida. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni freschi, profondi, umidi e ben drenati, a reazione neutra o sub-alcalina, tuttavia ha un alto grado di adattamento. pH ottimale: 6,0 – 8,0 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: alta (media negli esemplari giovani) Resistenza ristagno idrico: medio-bassa Resistenza salinità: alta Resistenza inquinamento atmosferico: medio-alta ALTRE SPECIE Tilia cordata Miller (tiglio selvatico): si distingue da T. platyphyllos per avere delle infiorescenze con maggior numero di fiori e poco profumati, foglie più piccole, lucide, verdi scuro nella pagina superiore, con nervature terziarie non evidenti e da chiare a glauche nella pagina inferiore, con pelosità color ruggine all'ascella delle nervature secondarie a base nettamente cordata; rametti più esili, lucidi, d'inverno lucidi e bruno-rossastri con gemme a 2 perule anch'esse lucide brunastre; frutto più piccolo globoso mai legnoso, si può schiacciare tra le dita, con costolature appena accennate o nulle; corteccia da giovane liscia ma bruno-grigiastra e poi divisa in placchette evidenti. Censimento informatizzato viali alberati città di Bergamo
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T. x vulgaris Hayne (tiglio ibrido): ibrido tra il tiglio nostrano ed il selvatico, viene usato anche in alberature stradali per il suo veloce accrescimento, è anche il tiglio che raggiunge le massime dimensioni (45 m di altezza). Ha caratteristiche intermedie ai genitori, fiori in numero intermedio ma sempre piÚ numerosi che in platyphyllos, foglie verde scuro sulla pagina superiore e verde chiaro in quella inferiore, di dimensioni e forma intermedie, rametti glabri e pagina inferiore delle foglie con pubescenza chiara, biancastra all'incrocio delle nervature principali, frutti tondi tomentosi con costolatura evidente ma pericarpo poco resistente e legnoso.
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CELTIS AUSTRALIS SPECIE: Celtis australis L. NOME COMUNE: Bagolaro, Spaccasassi FAMIGLIA: Ulmaceae AREA D’ORIGINE: Europa, Africa settentrionale, Asia orientale CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: espanso, ramificato e fibroso; sviluppato sia in profondità che in superficie. Fusto e ramificazioni: fusto diritto, solido, slanciato, con caratteristiche scanalature da irrobustimenti nella parte basale; presto molto ramificato, con rami primari di grandi dimensioni. Rami giovani pubescenti con grandi lenticelle biancastre. Corteccia grigio cenere, liscia, compatta, fessurata solo in esemplari vecchi. Apparato fogliare: deciduo. Foglie semplici, alterne, da ovate a lanceolate, lunghe 5-15 cm, con base più o meno asimmetrica, cuneata o arrotondata, finemente seghettate, lungamente acuminate; pagina superiore verde scuro, ruvida, pagina inferiore più chiara e pubescente. Fiore: ermafroditi o poligami, giallo verdastri, spuntano quasi contemporaneamente alle foglie, in infiorescenze pauciflore a corimbi di fiori maschili, o solitari, i fiori poligami o femminili nelle porzioni apicali dei ramuli. Frutto: drupa ovale (Ø 8-12 mm) , peduncolate glabre, prima bianco-giallastre, a maturazione in settembre ottobre dello stesso anno brune o nerastre. Hanno polpa scarsa edule ma appetita soprattutto dall'avifauna, seme reticolato-rugoso, con endosperma oleoso. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere i 25 m di altezza. Forma della chioma: globosa, densa; a maturità ovale espansa. Velocità di crescita: media. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni porosi e sciolti; si adatta anche a suoli poveri risultando intollerante alla compattazione del terreno e alla carenza di ossigeno. pH ottimale: 6,5 – 7,5 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: alta ALTRE SPECIE Celtis occidentalis L. (Bagolaro occidentale): specie esotica naturalizzata in Italia settentrionale, originaria del nord America. Simile a Celtis australis, si distingue per la corteccia profondamente fessurata e più scura, foglie più strette, di colore verde chiaro, lucide nella pagina superiore e non completamente seghettate, per i frutti più piccoli e di colore giallastro a maturità.
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FRAXINUS EXCELSIOR SPECIE: Fraxinus excelsior L. NOME COMUNE: Frassino maggiore FAMIGLIA: Oleaceae AREA D’ORIGINE: Europa, Asia occidentale CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: fittonante con diversi piani radicali provvisti di numerose radici. Fusto e ramificazioni: fusto diritto, cilindrico; corteccia inizialmente liscia, di colore grigio verdastra, con l’età assume toni grigio-brunastri e fessurazioni longitudinali; i rami sono opposti, lisci e di colore verdastro chiaro; le gemme, evidenti e tomentose, sono opposte, di colore nerastro, con quella posta all’apice dei rami di dimensioni maggiori. Apparato fogliare: caduco. Le foglie possono superare anche 25 cm di lunghezza; opposte, imparipennate, composte di 7-15 foglioline di dimensioni fino a cm 12 x 2-4, lanceolate, con apice acuto, sub-sessili ma con la terminale picciolata; margine finemente seghettato; colore verde lucido nella pagina superiore, più chiaro e glabro in quella inferiore. Fiore: compaiono prima delle foglie sui rami dell’anno precedente e si presentano come piccole pannocchie laterali, ascellari; fiori privi di corolla e calice (aclamidati), ermafroditi ma anche unisessuali: in questo caso quelli maschiili sono composti di due soli stami, con antere porpora mentre quelli femminili sono muniti ovario bicarpellare ed assumono una colorazione più verdastra. Fioritura in marzo-aprile. Frutto: Sono samare lanceolato-lineari, ottuse, lunghe fino a 60 mm, peduncolate e riunite in grappoli; inizialmente di colore verde chiaro, poi giallastre, e rossicce alla maturazione, rimangono attaccate ai rami per tutto l’inverno e possono germinare al secondo anno dalla maturazione (in genere 18 mesi). Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere e superare i 30 m di altezza. Forma della chioma: globosa tendente a cilindrica. Velocità di crescita: media CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni freschi, aerati e ricchi; si adatta ai suoli acidi e alcalini. pH ottimale: 6,5 – 7,5 Esposizione: predilige esposizioni soleggiate Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: alta Resistenza inquinamento atmosferico: medio-alta CARATTERISTICHE PARTICOLARI Il frassino maggiore mostra una buona resistenza agli attacchi di parassiti animali e crittogame
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CUPRESSUS SEMPERVIRENS SPECIE: Cupressus sempervirens L. NOME COMUNE: Cipresso comune FAMIGLIA: Cupressaceae AREA D’ORIGINE: Regioni mediterranee d’Europa e dell’Asia minore CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: ampio, ramificato e solitamente superficiale, può approfondirsi con lo sviluppo di notevoli fittoni. Fusto e ramificazioni: diritto e robusto con ramificazioni che partono fin dalla sua base; corteccia grigio-bruna fibrosa di poco spessore e fessurata in senso longitudinale. Apparato fogliare: sempreverde. Le foglie sono piccole, ridotte a squame subtriangolari (1 mm o meno), verde grigiastro scuro, munite di ghiandole resinifere non essudanti sul dorso e disposte in 4 file fittamente embriciate, appressate ai rametti ricoprendoli completamente. Fiore: unisessuali, presenti sulla medesima pianta. I maschili (microsporofilli) molto piccoli (4-8 mm), giallognoli, disposti all'apice dei ramuli e precocemente caduchi sono composti da verticilli di squame portanti gruppi di stami sulla pagina superiore. I femminili (macrosporofilli) più grandi, portati su corti rametti con un breve peduncolo sono formati da poche squame (8-14) con gli ovuli sulla pagina superiore. Frutto: strobili o galbuli subsferici, verdi quando immaturi. Maturano dopo due anni e diventano grigio-giallastri con squame legnose peltate, irregolarmente poliedriche a forma di scudo con mucrone ottuso. Ogni squama contiene da 5 fino a 20 semi angolosi strettamente alati. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere e superare i 30 m di altezza. Forma della chioma: molto variabile (in base alla varietà), prevalentemente piramidale. Velocità di crescita: lenta. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni ben areati, poco o moderatamente fertili. pH ottimale: 6,5 – 8,5 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: bassa Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: media VARIETA’ ‘Pyramidalis’ e ‘Stricta’: con chioma conico-piramidale allungata terminante in una punta con rami appressati eretti, spesso ramificato fin dalla base. ‘Horizontalis’: (forma naturale della specie) con chioma espansa con rami patenti o quasi orizzontali; il tronco è per buona parte libero dai rami.
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QUERCUS RUBRA SPECIE: Quercus rubra L. NOME COMUNE: Quercia rossa FAMIGLIA: Fagaceae AREA D’ORIGINE: Regioni nord orientali dell'America settentrionale CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: profondo e molto ramificato, espanso orizzontalmente. Fusto e ramificazioni: fusto diritto quasi colonnare; ramificazioni principali rade e regolari. Corteccia sottile, grigia e liscia, con l'età diviene solcata e reticolata. Apparato fogliare: Caduco. Foglie semplici, alterne, lobate, lunghe circa 10-30 centimetri e larghe 10-20 centimetri, con lobi (5-7) profondi al massimo fino a metà del lembo con margine dentato-mucronato. Sono glabre, lucide, di colore verde intenso prima, mentre in autunno assumono un colore rosso intenso nelle piante giovani fino a divenire giallo-bruno in quelle adulte. Fiore: Infiorescenze unisessuali (pianta monoica), i maschili sono raccolti in lunghi amenti penduli, poco vistosi e verdognoli. I fiori femminili, anch'essi poco evidenti, singoli o riuniti in gruppo, sono situati all'ascella delle foglie. Fioritura all'inizio di maggio. Frutto: Ghiande ovali (acheni) lunghe 2-3 centimetri, portate da corti peduncoli; cupola poco avvolgente formata da squame appiattite, maturano in due anni. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere altezze superiori ai 30 m. Forma della chioma: globosa, espansa. Velocità di crescita: Rapida CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni fertili, freschi e profondi. Sensibile ai i terreni eccessivamente calcarei e compatti. pH ottimale: 5,5 – 6,5 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: media Resistenza ristagno idrico: medio-alta Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: alta
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CARPINUS BETULUS SPECIE: Carpinus betulus L. NOME COMUNE: Carpino bianco FAMIGLIA: Betulaceae AREA D’ORIGINE: Europa centrale CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: ampio e profondo con numerose ramificazioni. Fusto e ramificazioni: fusto eretto, scanalato-costoluto, talvolta contorto; spiccatamente pollonifera; rami giovani rossastri e pubescenti. Apparato fogliare: deciduo. Foglie alterne, a lamina ellittica, apice acuto, base tronco-cordata e asimmetrica, lunghe fino a 10 cm con una larghezza massima di 4 cm; pagina superiore di colore verde scuro, giallastra in autunno, pagina inferiore più chiara con evidente nervatura costale (fino a 15 paia di costole); margine con doppia dentatura; picciolo lungo fino a 15 mm. Fiore: fiori unisessuali, ma su rami diversi, riuniti in amenti; amenti maschili giallastri, penduli, lunghi fino a 6 cm; quelli femminili lunghi anche 3 cm: inizialmente eretti, di colore crema, assumono successivamente una posizione pendula e toni più giallastri. Fioritura contemporanea all’emissione delle foglie in aprile-maggio. Frutto: Il frutto, detto nucula, è un achenio duro e solcato, di forma ovoidale, posto su una brattea trilobata con il lobo centrale lungo mediamente il doppio dei laterali; queste brattee sono riunite in infruttescenze pendule. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale può raggiungere l’altezza di 25-30 m. Forma della chioma: ovale-allungata. Velocità di crescita: media. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni sciolti e profondi; da acidi fino ad alcalini pH ottimale: 6.0 – 8.0 Esposizione: soleggiata e parzialmente ombreggiata Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: bassa Resistenza inquinamento atmosferico: alta VARIETA’ ‘Pyramidalis’: caratterizzata da un portamento conico piramidale e da un cospicuo numero di ramificazioni assurgenti. Velocità di crescita più elevata. ‘Frans Fontaine’: caratterizzata da un habitus di crescita più compatto rispetto alla precedente varietà. Il fusto, solitamente, si presenta privo di ramificazioni alla base.
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PRUNUS CERASIFERA SPECIE: Prunus cerasifera Ehrh. NOME COMUNE: Mirabolano, ciliegio-susino FAMIGLIA: Rosaceae AREA D’ORIGINE: Asia minore CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: radici principali profonde e poco espanse nel terreno. Fusto e ramificazioni: eretto, sinuoso e nodoso, ramificato con corteccia bruno scuro, opaca, molto rugosa, ma non visibilmente solcata, fessurata e squamata negli esemplari adulti. I rami in particolar modo nelle forme inselvatichite, spesso sono indurito-spinescenti all'apice. Apparato fogliare: caduco. Foglie semplici, alterne, penninervie, hanno lamina ovata o ellittica, con base cuneata o arrotondata e apice acuto, il margine è seghettato, la pagina superiore di colore verde scuro, lucida, quella inferiore più chiara con peli lungo le nervature. Fiore: ermafroditi, generalmente isolati o a piccoli grappoli, sono inseriti singolarmente su peduncoli glabri di 1 cm, hanno diametro di circa 2-2,5 cm e 5 petali obovati di 9-11 mm di colore bianco o rosato, compaiono prima o contemporaneamente alle foglie. Fioritura in marzo-aprile. Frutto: drupe sferiche dal diametro di 2-3 cm, di colore giallo o rosso scuro, con mesocarpo dolce e succoso, simili alle prugne. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: albero di modeste dimensioni (8-10 m) o pianta arbustiva (1,5-6 m). Forma della chioma: espansa, globosa, di colore verde chiaro. Velocità di crescita: lenta. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: specie indifferente al substrato, purchè sia ben drenato. pH ottimale: 6,0 – 7,5 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: medio-alta Resistenza inquinamento atmosferico: alta CARATTERISTICHE PARTICOLARI E’ tra le prime specie a fiorire in primavera ed è usata soprattutto come portainnesto per altri tipi di Prunus coltivati. CULTIVAR ‘Pissardii’ (Susino di Pissard): alquanto rustica, non ha esigenze riguardo al tipo di substrato e resiste bene sia al freddo invernale sia al caldo-arido, grazie alle radici piuttosto profonde. Alto sino a 5-7 m, con chioma irregolare, globosa-espansa di color rossastro, presto ramificato; fusto spesso inclinato con corteccia bruno-rossiccia, fessurata negli esemplari adulti. Foglie semplici, alterne, ovato-ellittiche, con apice affusolato, margine finemente dentato, pagina superiore verde intenso sfumata notevolmente di porpora e quella inferiore più chiara, con peluria lungo le nervature; gli abbozzi fogliari compaiono dopo la fioritura e hanno colorazione porpora. Fiori ermafroditi, isolati o a piccoli gruppi, composti da una corolla a 5 petali color rosa pallido; compaiono prima delle foglie. I frutti sono drupe carnose, dette susine o amoli, eduli, dalla forma ovato-tondeggiante, piuttosto piccole, di colore inizialmente giallo-rosso poi rosso intenso, lisce e lucide. Prodotti in quantità inferiore rispetto al mirabolano.
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GLEDITSIA TRIACANTHOS SPECIE: Gleditsia triacanthos L. NOME COMUNE: Spino di Giuda FAMIGLIA: Leguminosae AREA D’ORIGINE: Europa, America settentrionale. CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: ampio, profondo e poco ramificato. Fusto e ramificazioni: fusto principale ben distinto, si apre con numerose ramificazioni primarie; la corteccia è bruno-grigiastra, costituita da caratteristiche fessurazioni longitudinali e da placche che, a maturità, si sfaldano e conferiscono un pregevole e distintivo aspetto ornamentale, oltre alla presenza di robuste spine ramificate (solitamente con aculeo centrale più sviluppato e due laterali); i rami giovani sono provvisti anch’essi di spine semplici e presentano il tipico accrescimento a zigzag. Apparato fogliare: caduco. Fogli composte paripennate (bipennate nei rami sterili), alterne, caduche, con 1220 foglioline lunghe 2-3 cm e larghe 1 cm, sessili, ellittiche, a bordo minutamente dentato (talora intero), glabre superiormente, leggermente pubescenti di sotto lungo i nervi, ad apice assottigliato. Fiore: poligami, giallo-verdastri di diametro pari a 6-7 mm, riuniti in racemi ascellari di 4-5 cm, poco vistosi, odorosi; calice e corolla (rudimentale a 3-5 petali) tomentosi; 6-10 stami. Frutto: legumi grandi, spesso contorti, falcati e compressi, rosso-bruni e coriacei, lunghi 20-40 cm e larghi circa 2,5 cm, contenenti numerosi semi, ovali e appiattiti, avvolti in un mesocarpo polposo; cadono interi in inverno. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale raggiunge altezze di 20-25 m. Forma della chioma: ovoidale nelle piante giovani, poi assume una forma via via espansa ed allungata in senso verticale grazie alle poderose ramificazioni assurgenti primarie. Velocità di crescita: rapida. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni profondi, freschi e fertili. Si adatta bene anche a terreni asciutti e calcarei. pH ottimale: 6,0 – 8,0 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: alta Resistenza inquinamento atmosferico: elevata. VARIETA’ ‘Inermis’: adatta alla formazione di viali alberati per le dimensioni ridotte rispetto alla specie e per l’aspetto morbido ed elegante donato dalla chioma verde lucente. Altra importante caratteristica, che la differenzia dalla specie, è l’assenza di spine e di baccelli (se presenti sono piccoli con semi abortiti).
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PINUS PINEA SPECIE: Pinus pinea L. NOME COMUNE: Pino domestico FAMIGLIA: Pinaceae AREA D’ORIGINE: Regioni mediterranee CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: dapprima fittonante diviene, negli esemplari adulti, espanso in senso orizzontale con numerose radici di piccole e medie dimensioni distribuite soprattutto in superficie. Fusto e ramificazioni: diritto, colonnare, nei vecchi esemplari spesso è biforcato ad un certa altezza, formando in questo caso due ombrelli distinti; la corteccia è grigiastra e liscia nelle piante giovani, poi screpolata e fessurata in grandi placche verticali, romboidali, grigio-rossastre; i rametti giovani sono glabri, prima verdi poi giallo-verdastri. Apparato fogliare: sempreverde. Aghi flessibili in coppie di 2, lunghe generalmente 10-12 cm, di colore verde glauco sono lievemente contorti e hanno margine minutamente dentato ed apice giallastro, acuto, ma non pungente, sono racchiusi in una guaina sugherosa rossastra e persistono sulla chioma generalmente 2-3 anni. Fiore: pianta monoica. I fiori maschili (microsporofilli), consistono in un breve peduncolo e in una parte distale squamiforme, sulla cui pagina inferiore sono presenti le sacche polliniche, oblunghi di colore giallo-arancio, più evidenti di quelli femminili, sono normalmente portati nella parte bassa della chioma e si formano nella parte basale dei getti dell'anno. I fiori femminili (macrosporofilli), consistono in 2 tipi di squame: squama copritrice sterile e squama ovulifera fertile e ispessita, che porta 2 ovuli nella pagina superiore; le squame sono appaiate e ogni squama sterile porta una squama fertile; i macrosporofilli sono ovoidi di colore verdastro con striature violacee, si formano nella parte alta della chioma e crescono all'estremità dei nuovi germogli. Fioritura in aprilemaggio. Frutto: strobili, sessili o brevemente peduncolati, solitari o abbinati, sono molto pesanti, ovato-globosi, resinosi; hanno squame spesse, bruno-rossicce, lucide, terminanti in un largo scudo piramidale con umbone centrale grigiastro cosparso di resina. Ogni squama porta 2 grossi semi eduli detti pinoli, sono protetti da guscio legnoso, ornato da un'ala rudimentale e ricoperti da una polverina nero-purpurea. Maturano in 3 anni. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: in ambiente ottimale raggiunge altezze di 20-25 m. Forma della chioma: globosa-ovoidale nelle piante giovani fino a 25-30 anni, nelle piante adulte assume la caratteristica forma ombrelliforme. Velocità di crescita: media. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni asciutti e calcarei. pH ottimale: 7,0 – 8,5 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: bassa Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: medio-alta
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HIBISCUS SYRIACUS SPECIE: Hibiscus syriacus L. VARIETA’: numerose (differiscono principalmente per il colore del fiore) NOME COMUNE: Ibisco cinese FAMIGLIA: Malvaceae AREA D’ORIGINE: Asia orientale, Cina CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: ampio e profondo, tende, a maturità, ad evolvere in una massa di numerose radici sottili sviluppate più superficialmente. Fusto e ramificazioni: pianta a fusto sia unico che a cespuglio, caratterizzata da poche e corte ramificazioni principali. La corteccia, nelle diverse fasi di sviluppo, presenta caratteristiche di scarso valore ornamentale. Apparato fogliare: caduco. Foglie palmato-trilobate, ovate o rombo-ovate, alterne, lungamente picciolate, di colore verde opaco e consistenza morbida, con margine leggermente dentato. Fiore: ermafroditi, bianchi, rosso-porpora, violetto, variegato, semplici o doppi, con corolla espansa e stami corti non emergenti dalla corolla. Compaiono dopo la fogliazione nel tardo periodo estivo (luglio) e rimangono fino a metà ottobre. Frutto: poco appariscente, non ornamentale. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: raggiunge altezze massime di 5 m. Forma della chioma: ovato-eretta, quasi a vaso. Velocità di crescita: medio-lenta. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni freschi e ben drenati, si adatta, comunque, alle più svariate condizioni pedologiche. pH ottimale: 5,0 – 7,5 Esposizione: soleggiata Resistenza alla siccità: alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: alta CARATTERISTICHE PARTICOLARI E’ il fiore nazionale della Corea del Sud, dove viene coltivato da tempo immemore, sia come pianta ornamentale che per farne tisane. Dal 1963 compare nel loro stemma nazionale. Importata dall'Asia nel XVI secolo, si diffuse in Europa, dove venne ritenuta, in un primo momento, pianta da serra, e solo successivamente, verso la fine del 1600, pianta da piena terra. Dall'Inghilterra si diffuse verso le colonie americane, dove viene spesso chiamata "Rosa di Sharon".
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PYRUS CALLERYANA ‘CHANTICLEER’ SPECIE: Pyrus calleryana Decne. VARIETA’: ‘Chanticleer’ NOME COMUNE: Pero da fiore FAMIGLIA: Rosaceae AREA D’ORIGINE: Cina CARATTERISTICHE BOTANICHE Apparato radicale: fittonante in età giovanile, tende a formare numerose radici sottili sviluppate superficialmente negli esemplari adulti. Fusto e ramificazioni: fusto diritto con tipo di accrescimento monopodiale; rami eretti, rigidi e tozzi che non vanno mai fuori forma e non si allargano oltre i 5-6 m; corteccia non ornamentale di colore grigio-bruno, fessurata longitudinalmente a maturità. Apparato fogliare: caduco. Foglie ovate, alterne, lungamente spicciolate, di colore verde lucente e consistenza coriacea, con margine leggermente ondulato. Fiore: ermafroditi, bianchi, riuniti in corimbi di 7-10 fiori, compaiono prima della fogliazione; pentameri, provvisti di un calice con 5 sepali glabri, verdi lucenti e di corolla con 5 petali a margine ondulato; Fioritura in marzoaprile. Frutto: pomo tondeggiante di piccole dimensioni (1-1,5 cm), lungamente peduncolato, con epidermide di colore bruno-verdastro. Parti tossiche della pianta: assenti. Dimensioni pianta: raggiunge altezze massime di 6-7 m. Forma della chioma: conico-piramidale compatta. Velocità di crescita: media. CARATTERISTICHE AGRONOMICO-AMBIENTALI Esigenze pedologiche: predilige terreni freschi e profondi, si adatta anche ai più poveri e sassosi. pH ottimale: 6,0 – 7,5 Esposizione: da soleggiata a parzialmente ombreggiata Resistenza alla siccità: medio-alta Resistenza ristagno idrico: media Resistenza salinità: media Resistenza inquinamento atmosferico: medio-alta CARATTERISTICHE PARTICOLARI Fra tutti i peri ornamentali, questo è forse il più resistente alle malattie ed è raro vedere piante ammalate anche in assenza di qualunque trattamento. Tra l’altro, negli Stati Uniti, viene segnalata come resistente al colpo di fuoco batterico.
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