La relazione del progetto per la sistemazione di via Lavanderio

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PROGETTO ESECUTIVO RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA E FOTOGRAFICA

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06-04-2021

Prima emissione

01


MARCO CARRARA

INGEGNERE | ARCHITETTO Albo degli Ingegneri di Bergamo n° A4245 Albo degli Architetti di Bergamo n° 3244

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INDICE 1.

PREMESSA................................................................................................................................. 3

2.

STATO DELL’ARTE ..................................................................................................................... 5

2.1.

Inquadramento urbano e descrittivo ....................................................................................... 5

2.2.

Analisi storica............................................................................................................................ 6

3.

ANALISI DEI LUOGHI E DEL DEGRADO .................................................................................... 14

4.

DESCRIZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO ............................................................................. 24

4.1.

Pavimentazione in selciato ..................................................................................................... 24

4.2.

Smaltimento acque meteoriche ............................................................................................. 25

4.3.

Riempimenti pavimentazione per ripristini di quote ............................................................. 25

4.4.

Ricostruzione muretti a secco a valle ..................................................................................... 26

4.5.

Realizzazione grata viva per rinforzo pendio.......................................................................... 26

4.6.

Realizzazione corrimano ......................................................................................................... 28

4.7.

Illuminazione con segna passo ............................................................................................... 31

4.8.

Posa cartellonistica ................................................................................................................. 32

4.9.

Sistemazione ciottolato tra civico 8 e 13 per circa 60 mq ...................................................... 32

5.

CRITERI DI DIMENSIONAMENTO ............................................................................................ 34

6.

VINCOLI E INTERFERENZE ....................................................................................................... 35

6.1.

PARCO DEI COLLI .................................................................................................................... 35

6.2. D.P.R. 13 febbraio 2017 n. 31 - Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall'autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzatoria semplificata ................. 39 7.

MODALITA’ PER L’ESECUZIONE DELLE OPERE ........................................................................ 41

8. APPROFONDIMENTI RELATIVAMENTE AL DIMENSIONAMENTO DEL PARAPETTO E AL RIPRISTINO DEI MURETTI A SECCO ................................................................................................... 42 a.

LA COSTRUZIONE-RICOSTRUZIONE DI UN MURO A SECCO ................................................... 43

b.

DIMENSIONAMENTO E VERIFICA MONTANTE CORRIMANO ................................................. 57

DIMENSIONAMENTO PARAPETTO .................................................................................................... 58 9.1.

RIFERIMENTI NORMATIVI ....................................................................................................... 58

9.2.

I MATERIALI ............................................................................................................................ 59

9.3.

AZIONI E CARICHI SULLA STRUTTURA .................................................................................... 59

9.4.

PROGETTO E VERIFICA IN CONDIZIONE STATICA ................................................................... 63

9.5.

PROGETTO E VERIFICA IN CONDIZIONE SISMICA ................................................................... 65

9.6.

ANALISI DEI CARICHI ............................................................................................................... 67 Pag. 1 di 79


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9.7.

RISULTATI DI CALCOLO ........................................................................................................... 67

9.8.

VERIFICA CARICO ORIZZONTALE SU PALO INFISSO NEL TERRENO ......................................... 77

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1. PREMESSA Nella presente relazione si illustrano i contenuti del progetto esecutivo per gli interventi di “Riqualificazione strade, scalette, piazze e percorsi pedonali in Città Alta - anno 2020” affidato dal Comune di Bergamo - Direzione LL.PP. Infrastrutture, Strade, Coordinamento reti e opere idrauliche allo scrivente. Nel dettaglio dell’incarico è stato individuato come ambito d’intervento il tratto terminale di via del Lavanderio che collega la stessa a via General Giovanni Marieni. Tale porzione di via verrà ripristinata per permettere la fruizione al transito esclusivamente pedonale. La necessità d’intervento in tale zona è dovuta prevalentemente al fatto che la strada - o meglio il sentiero date le caratteristiche prevalentemente naturalistiche che ne connotano la morfologia e geologia - è stato interessato recentemente da piccoli fenomeni di crolli parziali dei muri a secco e contemporaneamente si è sviluppata un’invasione abbondante del sedime del sentiero da parte della vegetazione autoctona. Ciò che ha caratterizzato la fase di progettazione è riassumibile attraverso l’analisi dei seguenti aspetti: 

caratteristiche dell’opera: essendo i luoghi di notevole rilevanza paesaggistica, la tipologia dell’opera dovrà avere il più possibile caratteristiche geometriche e materiche analoghe all’esistente senza comprometterne quindi l’identità e la riconoscibilità;

bisogni da soddisfare: eliminazione del pericolo generato dai crolli che si sono generati nel periodo appena trascorso e ri-funzionalizzazione del sentiero naturalistico senza stravolgere la sua natura;

obiettivi dell’intervento: riapertura al transito pedonale attraverso la messa in sicurezza delle zone che sono state oggetto di crolli e/o dissesti. Contemporaneamente si procederà all’uniformità della pavimentazione (ad oggi in parte costituita da acciottolato ed in parte da calcestre) attraverso la posa di nuovo selciato laddove oggi non è presente e con la contestuale rimozione di elementi superflui e aggiunti negli anni senza coerenza con il contesto. Inoltre si provvederà all’inserimento di sistemi di raccolta delle acque meteoriche (utili all’intercettazione dei fenomeni di “ruscellamento” che caratterizzano la zona alta del sentiero in prossimità di via General Marieni) con il relativo recapito delle Pag. 3 di 79


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stesse nella fognatura esistente. E’ anche prevista la predisposizione della linea di pubblica illuminazione.

Le opere individuate a ripristinare le condizioni di sicurezza e percorribilità di tale tratto sentieristico sono riassunte nel presente documento e verranno appaltate - dopo l’ottenimento dei pareri da parte degli Enti Preposti - con le procedure previste dalle norme e dai regolamenti per i lavori pubblici.

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2. STATO DELL’ARTE Considerati i luoghi d’intervento ad alto valore paesaggistico e vedutistico, il lavoro di manutenzione e ripristino del sentiero è iniziato da un’analisi dello stato di fatto esistente basatosi su di un rilievo fotografico in situ e da un rilievo digitale tramite laser-scanner con relativa restituzione grafica. Questi accorgimenti hanno consentito di avere un quadro complessivo delle problematiche e dei dissesti presenti nelle varie porzioni del sentiero.

2.1. Inquadramento urbano e descrittivo Il percorso terminale di via del Lavanderio risulta essere - a differenza del tratto della stessa via ma precedente al finale - a forte carattere naturalistico. A tal proposito si segnala che la pavimentazione risulta essere in prevalenza in calcestre, ad eccezione del tratto finale verso via General Marieni il quale risulta avere un acciottolato posato a secco su sabbia/terra. Questa differenza di pavimentazione è probabilmente dettata dal fatto che all’epoca di posa della pavimentazione in selciato non si avevano fondi a sufficienza per poter ricoprire l’intero percorso di selciato con la conseguente interruzione di quella tipologia a favore di una più “semplice ed economica” pavimentazione in calcestre. La lunghezza del tratto oggetto d’intervento è pari a circa 270 m mentre la larghezza va da un minimo di 1 metro ad un massimo di 4 metri. Il dislivello tra le due estermità del sentiero oggetto d’intervento risulta essere pari a 12,75 m (via del Lavanderio +350,710 m.s.l.m. e via General Marieni +363,455 m.s.l.m.): il sentiero presenta tuttavia un punto avente quota altimetrica più bassa rispetto ai precedenti punti indicati e più precisamente tale punto risulta avere una quota d’altitudine pari a +341,124 m s.l.m.: da ciò ne consegue che il dislivello - in termini assoluti - riferito al tratto oggetto d’intervento risulta essere in realtà pari a 22,33 m. Buona parte del tratto di sentiero presenta verso valle un muretto a secco la cui sommità appare in gran parte crollata e - ancor peggio - in alcuni punti lo stesso manufatto risulta completamente franato/crollato. Questo fenomeno di degrado è facilmente riconducibile ad una scarsa manutenzione dei luoghi che hanno causato un deterioramento dei manufatti. Tutto il tratto di sentiero è inoltre caratterizzato dalla presenza di un muro verso monte (di proprietà private riconducibili ai singoli appezzamenti di terreno per i quali funge da Pag. 5 di 79


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recinzione) costituito da pietre sbozzate locali e posate con varie metodologie (a secco, con giunti stilati di malta, inglobate in getti di cls) a sostegno del terreno a monte. Tale muro presenta in numerosi punti importanti e pericolosi fenomeni di “spanciamento” verso valle dovuto a vari fenomeni: 

presenza sulla sua sommità (o in zone prossime alla sommità) di piante e arbusti aventi fusti dai diametri importanti e conseguenti radici di età vetusta che causano lo smottamento dei conci del muro stesso;

presenza di importanti quantitativi di terreno in sommità dei muri stessi con conseguente spinta sul paramento murario non adatto a sopportare tali carichi (maggiorati nei periodi di forte piovosità);

presenza di murature non a secco e aventi giunti tra i conci sigillati con male e/o interamente costituiti da elementi in cls con conseguente aumento della spinta dell’acqua nelle giornate piovose e aggravio dei carichi agenti sul paramento.

In alcuni punti del sentiero risultano peraltro già crollate porzioni importanti di paramento murario di cui sopra descritto con il conseguente riversamento di terreno e materiale organico sul sentiero di proprietà pubblica. Si segnala inoltre la presenza alla base del muro a monte la presenza di numerosi (e talvolta importanti) depositi di terreno che comportano la restrizione della sezione utile di passaggio del sentiero stesso. La sistemazione di tali porzioni è già stata richiesta più volte da parte dell’Amministrazione Comunale e dei suoi uffici preposti direttamente ai singoli proprietari delle porzioni stesse di muro che presentano problematiche statiche. Non sarà tuttavia oggetto di questi lavori la sistemazione di tali murature.

2.2. Analisi storica Il nome “Lavanderio” deriva dal lavatoio, posto in una ampia zona di campi coltivati, dove le donne si recavano a lavare i panni. Partendo dal Monastero di Astino si percorre il sentiero acciottolato che sale verso via Sudorno. Arrivati al lavatoio si gira a sinistra e si affronta la ripida stradina, affiancata dalle vecchie cascine di Lavanderio. Proseguendo per la via si sale tra campi ed orti fino ad incrociare la via generale Marieni, prosecuzione di via Torni, che porta al Pascolo dei Tedeschi. Di seguito alcune fotografie che evidenziano i vari scorci tipici della zona (per il rilievo fotografico puntuale dell’intero tratto oggetto d’intervento si Pag. 6 di 79


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faccia riferimento all’elaborato allegato denominato “Relazione fotografica”. VIA LAVANDERIO 16

Figura 1: tratto "finale" pavimentato della via del Lavanderio

VIA LAVANDERIO 17

Figura 2: vista monastero di Astino dalla via del Lavanderio

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VIA LAVANDERIO 18

Figura 3: Scorcio dei palazzi di Milano visibili da via del Lavanderio

VIA LAVANDERIO 19

Figura 4: tratto in cui via del Lavanderio inizia a diventare sentiero sterrato (oggetto del presente intervento)

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VIA LAVANDERIO 20

Figura 5: tratto finale di via del Lavanderio in cui è presente l'acciottolato

VIA LAVANDERIO 21

Figura 6: intersezione tra via del Lavanderio e via General Marieni

VIA LAVANDERIO 22 Pag. 9 di 79


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ANDERIVIA LAVANDERIO 24VIA LAVANDERIO 25

Figura 7: veduta da via del Lavanderio

VIA LAVANDERIO 26 VIA LAVANDERIO 27

Figura 8: veduta da via del Lavanderio

VIA LAVANDERIO 28 LAVANDERIO 2 IA LAVANDERIO 30 MAPPA SCALETTE DI BERGAMO Pag. 10 di 79


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Figura 9: scorcio del Monastero di Astino

VIA LAVANDERIO 1

Figura 10: tratto pavimentato di via del Lavanderio (non oggetto del presente intervento)

VIA LAVANDERIO 2IA LAVANDERIO 3 VIA LAVANDERIO 4 Pag. 11 di 79


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Figura 11: flora e fauna della valle d'Astino

VIA LAVANDERIO 5

Figura 12: fontana del Lavanderio nel tratto iniziale della via

VIA LAVANDERIO 6

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Figura 13: tratto pavimentato di via del Lavanderio (non oggetto del presente intervento)

VIA LAVANDERIO 7

Figura 14: tratto pavimentato di via del Lavanderio (non oggetto del presente intervento)

VIA LAVANDERIO 8 VIA LAVANDERIO 9

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Figura 15: palazzo storico su via del Lavanderio

VIA LAVANDERIO 10 VIA LAVANDERIO 11

Figura 16: tratto pavimentato di via del Lavanderio (non oggetto del presente intervento)

3. ANALISI DEI LUOGHI E DEL DEGRADO Facendo riferimento all’elaborato grafico che descrive in maniera più esaustiva l’analisi Pag. 14 di 79


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dei luoghi, si descrivono qui brevemente i caratteri principali riscontrati (da via del Lavanderio verso via General Marieni). Il tratto iniziale oggetto d’intervento presenta un primo dislivello (in discesa rispetto al senso di percorrenza) con lunghezza pari a circa una decina di metri e pari a circa 2 metri (di dislivello in termini relativi). A seguire il sentiero rimane sostanzialmente con tratto “pianeggiante” per i successivi 130 metri. Tutto questo tratto di sentiero è caratterizzato dalla presenza di un muretto a valle realizzato a secco (visibile nella foto sottostante) la cui parte sommitale risulta fortemente danneggiata ed in un punto addirittura crollata. Tale muretto ha la funzione di realizzare la controspinta utile al sostegno del sentiero che lo sovrasta che ad oggi ha pavimentazione in calcestre. La larghezza del sentiero in questo tratto è variabile da un minimo di 1,20 m ad un massimo di 2,50 m. E’ da sottolineare come in diversi punti di questo tratto di sentiero il muro a monte (di proprietà privata) presenta numerosi problemi di natura statica (in particolare fenomeni importanti e pericolosi di “fuori piombo”). La sistemazione di tali porzioni pericolanti è a carico dei rispettivi proprietari privati.

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Proseguendo lungo il percorso, l’altimetria tende a riabbassarsi per circa 5-6 m di dislivello e contemporaneamente lo sviluppo longitudinale del sentiero presenta un paio di cambi di direzione. In tale tratto la larghezza del sentiero si allarga fino ad arrivare a cica 3,50 m. Il fondo presenta sempre caratteristiche a calcestre ed è sempre presente - verso valle - un muretto a secco con la sommità mancante e/o crollata. Pag. 16 di 79


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Proseguendo il sentiero inizia ad aumentare la pendenza per arrivare su via General Marieni a quota + 363,45 m.s.l.m. con tratti ripidi. In tale zona sono presenti i primi elementi di selciato (visibili posati in maniera molto distante e disordinata l’uno dall’altro) e i primi elementi antropici quali piccoli gradini in cls e tratti di tubazioni ricoperti in cls. Sempre in questo tratto è presente infatti una rete di smaltimento delle acque meteoriche caratterizzata dalla presenza di una caditoia collegata ad un pozzetto il quale scarica l’acqua reflua direttamente nella piccola valletta naturale presente.

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Il tratto finale (in arrivo verso via General Marieni) è poi caratterizzato dalla presenza verso valle di una recinzione costituita da una rete metallica a maglie romboidali installata su montanti a T in acciaio a loro volta inglobati in un cordolo in c.a.: tale manufatto in cls risulta Pag. 19 di 79


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in parte ammalorato e presenta fenomeni locali di “ribaltamento” verso valle. La recinzione appare infatti in qualche punto “ruotata” verso valle per via dei fenomeni di ruscellamento che coinvolgono tale zona del sentiero (accentuati dalla pendenza importante del percorso) e che in mancanza di opportuno drenaggio trova “sfogo” naturale verso valle andando ad influire sulle capacità di stabilità e portanza del cordolo stesso. E’ da segnalare infine come questa parte finale del percorso sia - dal punto di vista della pavimentazione - diviso sostanzialmente in due macro zone: una prima parte con selciato in cattivo stato ed una seconda parte avente selciato in buone caratteristiche (la parte finale del sentiero).

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4. DESCRIZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO Il progetto prevede un intervento di tipo conservativo con l’obiettivo principale di consolidare e stabilizzare i tratti di sentiero ammalorati sia intervenendo sui muretti a secco verso valle sia sul ripristino della pavimentazione. Inoltre si provvederà a dotare il camminamento di opportuno corrimano verso valle e rete d’illuminazione pubblica cercando di rendere l’intervento il meno impattante possibile in termini estetici. In termini di smaltimento delle acque meteoriche, per quanto riguarda il tratto verso via General Marieni (essendo un tratto con dislivello notevole), saranno previste griglie di raccolta dell’acqua piovana da convogliare nella rete di drenaggio esistente; per la restante parte del sentiero, trattandosi di pavimentazione pressoché pianeggiante, non verranno fatte opere di smaltimento acque meteoriche in quanto la geometria e natura degli elementi presenti in loco favoriranno il naturale smaltimento delle acque.

4.1. Pavimentazione in selciato Si procederà alla sistemazione della parte di selciato ammalorata attraverso le seguenti operazioni: 

Rimozione dei singoli elementi deteriorati e o posizionati in maniera scorretta;

Riposizionamento degli stessi dopo essere stati sottoposti ad un’azione di pulitura. Le eventuali mancanze verranno integrate con nuovo materiale di identica tipologia (in via preferenziale si provvederà all’utilizzo degli elementi recuperati dalla porzione di pavimentazione attualmente in cattivo stato per garantire l’originalità dei pezzi);

Ri-intasatura degli elementi con sabbia e cemento su letto di sabbia/terra (come esistente) e calcestruzzo magro;

Sistemazione della parte laterale del sentiero dove è già presente la cunetta per il convogliamento delle acque meteoriche attraverso il riposizionamento degli elementi di acciottolato su letto di materiale misto cementato e contestuale sistemazione del cordolo in cls ammalorato;

Le operazioni di cui in precedenza verranno effettuate anche sulla porzione di Pag. 24 di 79


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pavimentazione in cattivo stato attraverso la conservazione degli elementi esistenti (previa verifica della correttezza di posa allo stato di fatto) e - laddove sia necessaria - l’eventuale integrazione con posa di nuovi elementi aventi caratteristiche identiche a quelli esistenti. Laddove è presente il calcestre verrà posata nuova pavimentazione in selciato. La posa/sistemazione di tale porzioni di selciato dovrà avvenire sotto stretta sorveglianza della Direzione Lavori.

4.2. Smaltimento acque meteoriche Data la presenza di un’importante dislivello con conseguenti problemi di “ruscellamento” nei periodi di pioggia intensa che causano il dilavamento degli intasamenti degli elementi di acciottolato con conseguente trasporto del materiale dilavato verso valle, verranno inseriti nel tratto di acciottolato delle caditoie trasversali rispetto allo sviluppo longitudinale del sentiero. In tal modo si faciliterà l’intercettazione dei fenomeni di “ruscellamento” con il corretto loro convogliamento attraverso tubazioni in PVC nella rete di smaltimento acque meteoriche già esistente. Le operazioni utili alla creazione della nuova rete di smaltimento delle acque meteoriche saranno caratterizzate dalle seguenti operazioni: 

Rimozione puntuale degli elementi di acciottolato per facilitare la posa della caditoia da posare in senso longitudinale allo sviluppo del sentiero;

Scavo a sezione ristretta per posa canaletta;

Posa canaletta in cemento prefabbricato (sezione 23x12) con griglia in ferro zincato antitacco (ispezionabile);

Scavo a sezione ristretta per posa tubazione scarico canaletta;

Posa in opera di tubazione in PVC SN4 per fognature posato su letto di malta e avente diametro esterno 200 mm. Il tubo verrà poi ricoperto con malta e superiormente dovrà essere ripristinata la pavimentazione in acciottolato su letto di sabbia;

Convogliamento delle tubazioni nel pozzetto finale esistente.

4.3. Riempimenti pavimentazione per ripristini di quote Pag. 25 di 79


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Nella zona in cui allo stato di fatto è visibile la tubazione dello scarico delle acque meteoriche (ed analogamente nelle zone in cui sono presenti i 2 dislivelli costituiti da superfetazioni in cls) si provvederà alla messa in opera di materiale compatto (misto sabbiacemento) per eliminare il dislivello esistente e raccordare in maniera naturale le diverse quote ad oggi esistenti.

4.4. Ricostruzione muretti a secco a valle Laddove presenti i muretti a secco, data la loro conformazione attuale che presenta fenomeni di crollo parziale della sommità o - in alcune zone - di crollo dell’intera porzione di muratura, si prescrive il ripristino degli stessi per riconfigurare l’elemento utile al sostegno del sentiero stesso. Il ripristino dei muretti stessi varierà per un’altezza che va da un minimo di 50 cm ad un massimo di 90 cm. Si prescrive che - data la necessità di ripristinare A SECCO i muretti - la manovalanza che dovrà essere utilizzata per tale operazione ricostruttiva dovrà essere ampiamente esperta in materia, al fine di evitare cattive ricostruzioni del paramento murario che ne pregiudicherebbero nell’immediato una corretta funzionalità. Le pietre che dovranno essere utilizzate per i ripristini/ricostruzioni dovranno essere identiche a quelle esistenti e dovranno avere dimensioni adatte alla corretta posa in opera (come prescritto dalle linee guida in materia di muretti a secco). In ogni caso, viene prescritta anche la manutenzione di tutti i muretti (verso valle) esistenti attraverso le operazioni di: 

individuazione di eventuali smottamenti degli elementi lapidei e loro riposizionamento in posizione corretta;

Individuazione di “linee di frattura” tra elementi lapidei contigui e loro riposizionamento corretto.

A tal fine si prescrive l’attuazione di quanto contenuto nella relazione di dettaglio allegata.

4.5. Realizzazione grata viva per rinforzo pendio Relativamente ad una porzione del versante a valle si renderà necessaria la realizzazione di una “grata viva” con talee e/o piantine per il rinforzo del pendio. Più precisamente tale accorgimento si rende necessario laddove è presente la tubazione di scarico Pag. 26 di 79


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delle acque meteoriche nella valletta naturale. Infatti in tale zona è presente un doppio pericolo: 

assenza di muretto verso valle che sorregga il percorso pedonale calcestre;

presenza di acqua superficiale che in caso di abbondanti pioggie rischia di “dilavare” il versante con conseguente aumento del fenomeno di smottamento della porzione di terreno e successivo smottamento del sentiero.

La tecnica della grata viva con talee e/o con piantine è una tipologia d'intervento più complessa rispetto ad altri sistemi d'ingegneria naturalistica, ma molto efficace negli interventi di sistemazione, stabilizzazione e rinverdimento di versanti e di scarpate anche con elevata acclività. Questo sistema garantisce, al tempo stesso, un'efficace azione di sostegno ed una protezione dall'erosione superficiale. Attraverso l’intervento di applicazione di un “rinforzo naturale” del terreno si prevengono tali rischi. In particolare le operazioni che stanno alla base di una perfetta riuscita di tale accorgimento tecnico consistono in: 

esecuzione scavo di una piccola trincea sul terreno stabile in modo da formare la base d’appoggio della grata;

posa di pali ortogonali alla pendenza del versante da armare in modo da creare una base di appoggio;

posa di reticolo a maglie reticolari (passo 100 cm) creato con tondi di legno vivo (diametro Ø15-25 cm) parallelamente alla pendenza del versante. Gli elementi orizzontali sono fissati con chiodi o altro agli elementi verticali;

fissaggio della struttura di cui sopra al substrato da consolidare mediante infissione di picchetti di legno lunghi 1 metro circa;

riempimento dei riquadri con materiale inerte e terreno vegetale e successiva messa a dimora di talee, ramaglia disposta a strati e/o piantine radicate di specie pioniere, con l’eventuale supporto di rete metallica elettrosaldata per il contenimento del terreno fine;

Inerbimento della superficie esterna della struttura per una migliore resistenza all’erosione.

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4.6. Realizzazione corrimano Per tutta la lunghezza del percorso (nel tratto dove non è presente verso valle la rete a maglie romboidali infissa su pali in acciaio o altra protezione esistente) verrà predisposta l’installazione di una barriera costituita da montanti (passo 2 metri) in profilo tubolare tondo cavo 88,9x4 mm, realizzata in Cor-Ten aventi altezza dal piano di calpestio pari a circa 110 cm. Il parapetto sarà costituito inoltre da due tubolari tondi cavi di acciaio Cor-Ten e sezione 88,9x3,2 mm mm distanziati di 50 cm tra loro. Inferiormente verrà predisposto un “ferma-piede” naturale dato dalla conformazione sommitale dei muretti a secco: infatti nella loro ricostruzione in elevazione si procederà a posare l’ultimo corso di elementi lapidei avendo cura di “sovrastare” per circa 10-15 cm la quota naturale del sentiero. Per il dettaglio tecnico di tale particolare si faccia riferimento alla tavola grafica allegata. Pag. 28 di 79


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Relativamente alla normativa vigente in materia di parapetti-corrimani, si è fatto riferimento al Regolamento Edilizio del Comune di Bergamo che all’art. 2 è esplicata la casistica di non applicabilità ad interventi di tipo conservativo su edifici preesistenti. Il dimensionamento e quindi la geometria del corrimano sono stati quindi esclusi dalla verifica con il Regolamento Edilizio. Si riporta per comodità l’estratto di tale articolo: Art. 2 Casi di non applicabilità delle norme del presente regolamento Per gli interventi edilizi di tipo conservativo da effettuare su edifici preesistenti, le norme contenute nel Titolo III del presente regolamento non sono vincolanti quando l’intervento comporti un sostanziale miglioramento della situazione igienica preesistente, sempre che sia dimostrata, con specifica relazione asseverata del progettista, l’impossibilità tecnica di effettuare l’intervento previsto in conformità alla norma. In questi casi, quindi sulla possibilità di non applicare la norma regolamentare, perché comunque risultano in generale verificate le condizioni igienico-sanitarie, può pronunciarsi con proprio parere l’Azienda Territoriale Sanitaria (A.T.S). Sono comunque fatte salve le norme relative alle distanze dai confini, alle distanze tra edifici, all’altezza dell’edificio ed all’individuazione del caposaldo altimetrico, secondo le modalità previste nei rispettivi articoli, nonché le norme sulle distanze dalle canne fumarie previste dal presente Regolamento.

La geometria dell’intero corrimano nel suo insieme permetterà di inserirsi in maniera armoniosa nel contesto naturalistico in cui ci si trova ad operare. Infatti alla base di questa resa architettonica “minimale” vi è l’idea di non stravolgere lo stato dei luoghi (allo stato di fatto non è infatti presente alcun parapetto) ma al contempo di offrire ai potenziali fruitori del percorso naturalistico di un accessorio che segni e delimiti la larghezza del sentiero. Per il dimensionamento e la verifica strutturale degli elementi verticali si faccia riferimento alla relazione di dettaglio allegata. La fase realizzativa del corrimano è riassumibile nelle seguenti operazioni: 

Scavo con carotaggio (Ø12-15 cm) nella parte retrostante del muretto a secco per una profondità di 50 cm;

Inserimento di porzione di tubazione in PVC (Ø120) come “tubo-camicia”;

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Reinterro dello scavo laterale con materiale grossolano al fine di ripristinare la parte drenante del muretto a secco;

Getto di cls C25/30 nel tubo-camicia e contemporaneo inserimento del montante verticale (tubo tondo cavo) con finitura COR-TEN e lunghezza fuori terra pari a 110 cm;

Installazione correnti saldati ai montanti.

Di seguito il foto-inserimento del corrimano con la contestuale ricostruzione del muro a secco posto a valle.

Figura 17: situazione PRE intervento

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Figura 18: simulazione POST intervento

4.7. Illuminazione con segna passo La volontà che ha portato alla progettazione e realizzazione del corrimano è stata anche caratterizzata dall’idea di dotare d’illuminazione artificiale il percorso stesso (fino ad oggi privo di tale dotazione). Anche in questo caso - analogamente alla progettazione del corrimano - si è voluto intervenire in maniera il più semplice possibile e apportando con tale innovazione il minor impatto visivo possibile sullo stato dei luoghi esistenti. Per tale motivo il sistema d’illuminazione previsto è costituito da dei corpi illuminanti che illuminano il sedime del sentiero con luce segna-passo. E’ previsto l’inserimento di un corpo ad incasso ad ogni montante del corrimano e a lavori finiti risulteranno pressoché invisibili agli occhi di un osservatore che si dovesse trovare a guardare la via del Lavanderio dal pendio (zona Astino) verso l’alto della collina. Di fatti ogni montante verrà affiancato da un piccolo manufatto accessorio in cls (delle dimensioni ridotte) che avrà sulla sua faccia verticale esposta verso l’interno del percorso pedonale uno scasso utile all’alloggio del futuro corpo illuminante. I singoli manufatti saranno poi collegati gli uni agli altri attraverso la posa di corrugato interrato per il loro futuro allacciamento e collegamento al quadro elettrico di alimentazione generale. Ogni 5 montanti del corrimano verrà poi realizzato un pozzetto d’ispezione (30x30 cm) con chiusino in cls vibrato e utile Pag. 31 di 79


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all’inserimento di trasformatori per i faretti ad incasso ed eventuali picchetti di messa a terra. Il manufatto in cls appena descritto verrà anche realizzato lungo il tratto di sentiero che presenta verso valle la rete a maglie romboidali. I sistemi d’illuminazione verranno collegati alla pubblica illuminazione esistente.

4.8. Posa cartellonistica Data la tipologia di percorso naturalistico e l’intenzione del progettista di non stravolgere tale funzione, a fronte degli interventi minimalisti di prevenzione dei rischi nei confronti di eventuali utenti pedonali che percorrano tale sentiero si è pensato di posizionare - a fini di ulteriore preventivazione in termini di sicurezza - alle estremità del sentiero la cartellonistica (simile a quella nell’immagine sotto) che avvisi i fruitori del sentiero alla sua percorrenza con cautela.

4.9. Sistemazione ciottolato tra civico 8 e 13 per circa 60 mq E’ previsto il ripristino della pavimentazione tra il civico 8 e 13 di via Lavanderio e più precisamente: 

rimozione ciottoli esistenti con accatastamento in cantiere per loro riutilizzo;

demolizione sottofondo e r.e.s. con carico, trasporto e scarico in discarica;

rifacimento sottofondo con misto cementato e r.e.s. con pendenza verso valle, avendo

cura

di

intasare

gli

avvallamenti/cedimenti

del

sottofondo

precedentemente esistenti; 

posa ciottoli recuperati dalla demolizione con aggiunta di nuovi ciottoli aventi medesima forma è matericità e successivo intasamento tra i ciottoli in cls; Pag. 32 di 79


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recupero di pozzetto in ghisa esistente con nuove quote.

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5. CRITERI DI DIMENSIONAMENTO Per il progetto delle opere strutturali, in particolare per il corrimano di sostegno, si è fatto riferimento specifico alla normativa tecnica in vigore e precisamente: - Norme Tecniche per le Costruzioni 2018 (D.M. 17 Gennaio 2018) e relativa Circolare. Per le verifiche dell’elemento si faccia riferimento all’Allegato di dettaglio.

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6. VINCOLI E INTERFERENZE In riferimento ai vincoli presenti e relativi al sito d’intervento si può fare riferimento agli estratti degli strumenti di pianificazione urbanistica inseriti negli elaborati grafici di progetto. In particolare si fa riferimento ai vincoli di natura naturalistico-paesaggistico contemplati sia nel PGT del Comune di Bergamo che nelle cartografie proprie del Parco dei Colli. L’iter burocratico per l’ottenimento degli idonei permessi verrà ottemperato dal sottoscritto attraverso le richieste inoltrate sia al Parco Dei Colli di Bergamo che alla Sovrintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici con l’istanza per l’Autorizzazione Paesaggistica nella forma semplificata (data la natura dell’intervento come meglio specificato più avanti). Si evidenzia come l’area oggetto d’intervento rientra nella zona di “Vincolo ambientale” ai sensi del D. Lgs 42/2004 in quanto territorio interessato dalla tutela paesaggistica (bellezze d’insieme) con D.M. 04-07-1966 - zona della Valle d’Astino; l’intera area oggetto d’intervento rientra inoltre nell’ambito del “Parco dei Colli di Bergamo”. Pertanto l’intervento è assoggettato a tutela paesaggistica ai sensi dell’art. 136 del D. Lgs 42/04.

6.1. PARCO DEI COLLI L’intervento è localizzato in area “Zona C2 (tavole PTC vigenti): zona ad alto valore paesistico”. Si riporta l’estratto di tale articolo, ai fini di sottolineare la coerenza del progetto a tali dettami. [omissis] 16.1 Norme generali di zona 1. Le aree comprese in questa zona sono destinate alla conservazione ed al ripristino del paesaggio dei colli di Bergamo, nei suoi valori complessivi tradizionali, sono caratterizzate da terreni coltivati o comunque già adibiti ad uso agricolo sui versanti collinari, con particolari caratteristiche paesaggistiche dovute ai terrazzamenti naturali (ciglioni) o artificiali (muri di pietra a secco) da conservare. Tali aree sono inoltre caratterizzate dalla presenza di edifici rurali (cascine) o di particolari edifici ed opere monumentali (mura, castelli, conventi, chiese, fontane, parchi, giardini, torri, cappelle, portali, roccoli, percorsi a scaletta, acciottolati, ecc.) e di centri o nuclei di antica formazione. 2. Gli interventi devono tendere alla tutela, al ripristino, alla valorizzazione delle Pag. 35 di 79


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potenzialità paesistiche complessive presenti, nonché alla prevenzione degli effetti nocivi di origine antropica, in funzione educativa, culturale e ricreativa. 3. Nelle aree in cui è svolta attività agricola, la stessa costituisce destinazione funzionale principale. 4. Gli interventi colturali sui boschi, i tagli e gli abbattimenti di piante in filari e le utilizzazioni forestali sono regolati dalla normativa e dal Piano di Indirizzo Forestale vigenti. 5. Gli interventi consentiti sono quelli relativi a: a. il consolidamento del suolo e la sistemazione dei ciglioni e terrazzamenti; b. la realizzazione degli accessi carrai agli edifici esistenti che ne siano privi; c. la realizzazione di autorimesse interrate funzionali alla residenza; d. le opere connesse all'esercizio dell'attività agricola che non alterino la morfologia e la stabilità del suolo; e. l'ampliamento degli edifici fino al 20% del volume esistente. f. negli edifici esistenti sono consentiti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro conservativo, adeguamento igienico statico e tecnologico, ristrutturazione edilizia di cui all'art 27 lettere a, b, c, d della l.r. 12/05, che non prevedano modificazioni della giacitura (collocazione sul terreno dell’immobile oggetto di ristrutturazione la cui linea perimetrale sul piano orizzontale è definita inviluppo). 6. Gli strumenti urbanistici generali comunali indicheranno la destinazione d'uso compatibile degli edifici e ne disciplineranno gli eventuali mutamenti. 7. Ogni intervento edilizio, quando ammesso, deve essere effettuato nel rispetto dei caratteri architettonici degli edifici oggetto dell'intervento, della preesistente edilizia rurale e dell'ambiente del Parco, sia nella scelta delle soluzioni tipologiche e morfologiche, che nella scelta dei materiali da costruzione. 8. Nelle zone C2 sono vietati i seguenti interventi: a. realizzare opere edilizie e manufatti di qualsiasi genere con le eccezioni di cui al comma 5; b. costruire strade, ad eccezione di quanto previsto al comma 5. lett. b), e realizzare linee di trasporto pubblico non convenzionale; c. impiantare colture industriali di specie arboree a rapido accrescimento; d. sbancare o modificare terrazzamenti, fatti salvi gli interventi di cui al Pag. 36 di 79


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precedente comma 5; e. realizzare discariche di rifiuti, nonché costituire depositi di materiali, salvo quelli preordinati all'esercizio dell'attività agricola, anche a carattere provvisorio, ivi compresi i depositi di autovetture destinate alla demolizione; f. captare, deviare o occultare acque e risorgive, salvo opere necessarie alla conduzione dell’azienda agricola.

9. È fatto obbligo altresì di salvaguardare i principali elementi orografici o paesistici di cui al comma 1 e di provvedere alla loro ricostruzione secondo progetti di interventi esecutivi. 10. Le recinzioni sono ammesse solo per esigenze di sicurezza e di tutela delle attività economiche dei complessi produttivi e tecnologici esistenti, nonché quelle inerenti lo stretto ambito di pertinenza delle costruzioni. E’ comunque vietata la realizzazione di recinzioni cieche e di tutte le tipologie che impediscano la vista, la trasparenza ed il passaggio della piccola fauna. 11. Per garantire la stabilità dei versanti è consentito il risanamento di muri di pietra a secco o la costruzione di nuovi muri di pietra purché siano realizzati secondo le indicazioni fornite dal Parco. [omissis] Art. 22 - Percorsi e itinerari 1. Rete dei tracciati principale e secondario. Il sistema delle percorrenze del territorio del Parco, che ne garantiscono l’effettiva fruibilità, sono stati classificati secondo l’importanza della loro funzione territoriale; questa reinterpretazione, ha permesso di individuare due reti di tracciati, una principale e l’altra secondaria, che si intersecano tra loro svolgendo un ruolo di complementarietà. Il Parco dovrà promuovere la realizzazione della rete principale attraverso il coordinamento dei progetti attuativi e il finanziamento per la costruzione, mentre la rete secondaria è lasciata all’iniziativa dei singoli comuni. 1.1 I tre percorsi ciclopedonali principali sono identificati nella tavola di PTC e si estendono su tutto il territorio del Parco Regionale dei Colli attraversando per tratti le aree interessate dal Parco Naturale. Il loro tracciato è indicativo e utilizza tracciati esistenti, che dovranno essere ristrutturati, e tracciati da realizzare ex novo, per cui in Pag. 37 di 79


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fase di progettazione esecutiva saranno studiate le soluzioni più idonee. Il tracciato della pista ciclopedonale di costa, da Villa d’Almè a Ranica, potrà avere anche la funzione di strada di servizio dei mezzi del Parco per lo svolgimento di tutte le attività di manutenzione, controllo e prevenzione antincendio delle aree boscate del Canto Alto. I tracciati principali che compongono la rete sono: a. percorso ciclopedonale di costa da Bruntino di Villa D’Almè alla Bergamina di Ranica che si sviluppa nella parte alta del sistema collinare del Canto Alto b. percorso ciclopedonale ai piedi del colle di Bergamo che si sviluppa lungo il Morla, Valmarina, il Quisa, Sombrero, Fontana, Astino c. percorso ciclopedonale di collegamento tra il percorso di costa del sistema del Canto Alto e quello ai piedi del colle di Bergamo, passando per la Ramera di Ponteranica. d. percorso pedonale di crinale del sistema collinare del Canto Alto, che percorre tutta la dorsale che delimita a nord il Parco, ha origine dal monte Bastia di Villa D’Almè, intercetta tutte le emergenze presenti sino alla vetta del Canto Alto, per discendere verso il colle della Maresana e il colle di Ranica. e. percorso pedonale di crinale del colle di Bergamo, percorre la seconda dorsale che caratterizza il Parco dei Colli di Bergamo, ha origine al santuario della Madonna di Sombrero, segue i tracciati di origine pre-romana, sino al sistema dei piccoli colli che definisce il luogo urbano di Città Alta. Lungo il crinale si staccano altri percorsi che seguono i crinali laterali che scendono verso Mozzo, la Ramera e S. Matteo della Benaglia. 1.2 La rete dei tracciati secondari è costituita dai percorsi a scala comunale che si diramano dalla rete principale. I tracciati che compongono la rete dei tracciati secondari sono: a. i sentieri pedonali da valorizzare b. percorsi di avvicinamento a Città Alta c. percorsi attrezzati d. percorsi didattici I percorsi indicati dal Piano per la fruibilità interna del Parco potranno, in sede di formazione ed adeguamento di strumenti urbanistici o in sede di progetto esecutivo, essere modificati limitatamente a piccoli tratti, in relazione allo stato delle proprietà o Pag. 38 di 79


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alla morfologia dei luoghi, nonché integrati con altri percorsi utili alla fruizione del Parco. Il Parco procederà periodicamente ad aggiornare il sistema dei percorsi in base alle variazioni proposte dai Comuni o da esso stesso autonomamente decisi, pubblicandoli sul sito del Parco. 2. I percorsi di crinale del Canto Alto e del Colle di Bergamo Sono identificati nella tavola 2, hanno un utilizzo pedonale e riprendono sentieri esistenti, per cui deve essere predisposto un progetto complessivo di valorizzazione del tracciato, che preveda la sistemazione della pavimentazione del sedime, la predisposizione di aree di sosta opportunamente previste nei punti di maggiore pregio naturalistico, attrezzate con servizi, in modo da favorire l’utilizzo di questi percorsi anche in alternativa a quelli maggiormente utilizzati di Città Alta. 3. La rete dei percorsi da valorizzare. È destinata a consentire la massima possibile fruizione pedonale del Parco, compatibilmente con le esigenze di limitazione degli accessi per la conservazione di habitat di particolare sensibilità, senza interferenze col traffico motorizzato, ciclistico od equestre, salvo che nei casi espressamente consentiti dal Parco. 4. I percorsi pedonali di avvicinamento a Città Alta. Tali percorsi, identificati nella tavola di Piano, svolgono un ruolo particolare ai fini di una corretta comprensione della strutturazione storica della Città e dei suoi rapporti col paesaggio; speciale rilevanza assumono pertanto gli interventi di restauro dei manufatti storici su cui insistono (in particolare delle pavimentazioni e degli arredi stradali in pietra, anche con eventuali completamenti per le parti mancanti) e la predisposizione di supporti informativi nei punti strategici di osservazione. Valgono inoltre, in quanto applicabili, le indicazioni di cui ai punti precedenti.

6.2. D.P.R. 13 febbraio 2017 n. 31 - Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall'autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzatoria semplificata Secondo il D.P.R. 31 del 13-07-2017, la tipologia d’intervento relativa alla manutenzione straordinaria delle pavimentazioni (in acciottolato/selciato e calcestre) esistenti con il ripristino dei caratteri tipologici e materici originari rientra tra quelle contemplate all’Allegato A: Pag. 39 di 79


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A.10. opere di manutenzione e adeguamento degli spazi esterni, pubblici o privati, relative a manufatti esistenti, quali marciapiedi, banchine stradali, aiuole, componenti di arredo urbano, purché eseguite nel rispetto delle caratteristiche morfo-tipologiche, dei materiali e delle finiture preesistenti, e dei caratteri tipici del contesto locale; A tal riguardo l’intervento è escluso dalla procedura paesaggistica.

Sempre secondo il D.P.R. 31 del 13-07-2017, la tipologia d’intervento relativa alla sistemazione dei muri a secco (con la realizzazione del corrimano e del sistema d’illuminazione segna-passo) rientra tra quelle contemplate all’Allegato B: B.21. realizzazione di cancelli, recinzioni, muri di cinta o di contenimento del terreno, inserimento di elementi antintrusione sui cancelli, le recinzioni e sui muri di cinta, interventi di manutenzione, sostituzione o adeguamento dei medesimi manufatti, se eseguiti con caratteristiche morfotipologiche, materiali o finiture diversi da quelle preesistenti e, comunque, ove interessino beni vincolati ai sensi del Codice, art. 136, comma 1, lettere a), b) e c) limitatamente, per quest'ultima, agli immobili di interesse storico-architettonico o storicotestimoniale, ivi compresa l'edilizia rurale tradizionale, isolati o ricompresi nei centri o nuclei storici; A tal riguardo tale intervento è sottoposto a procedura paesaggistica semplificata.

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7. MODALITA’ PER L’ESECUZIONE DELLE OPERE Data la natura esigua degli spazi d’intervento si segnala la massima prudenza ed attenzione all’accesso ai luoghi di lavoro. Si demandano gli adempimenti relativi al Coordinamento della Sicurezza (ai sensi del D. Lgs. 81/2008 e s.m.i.) attraverso la relativa documentazione progettuale. Le attività di rimozione di opere e manufatti dovranno essere effettuate con la massima attenzione e cura cercando di salvaguardare le parti e gli elementi edilizi che dovranno rimanere in opera. Lo stesso dicasi per i lavori di scavo che necessariamente nelle parti più anguste e di difficile accesso dovranno essere eseguite in parte a mano. Nei prezzi degli scavi sono comprese tutte le attività necessarie a stabilizzarne le pareti per operare in sicurezza. Trattandosi di interventi sul patrimonio ambientale e storico comunale bisognerà valutare attentamente la possibilità di riutilizzare e recuperare in parte i materiali risultanti dalle demolizioni, in particolare al pietrame dei parapetti e delle murature esistenti.

Si segnala la necessità di esecuzione degli interventi in stretta collaborazione con l’ufficio tecnico comunale (nella persona del RUP) e con la D.L. Il riempimento delle sezioni di scavo, e a tergo dei muri di sostegno sarà effettuato impiegando materiale naturale di cava di nuova fornitura. Per quanto riguarda gli aspetti idraulici, dovranno sempre essere predisposti idonei accorgimenti per la raccolta e il drenaggio delle acque. Per gli interventi di stabilizzazione dei pendii e la messa in sicurezza della porzione di pendio con “grata viva” e talee, visto il contesto ambientale, si sono previste delle metodologie di intervento che fanno riferimento alle tecniche dell’ingegneria naturalistica con impiego quindi di materiali anche recuperati sul posto.

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8. APPROFONDIMENTI RELATIVAMENTE AL DIMENSIONAMENTO DEL PARAPETTO E AL RIPRISTINO DEI MURETTI A SECCO Nella presente relazione di dettaglio si intende raccogliere gli approfondimenti relativamente alle tematiche di - recupero dei muretti a secco; - dimensionamento e verifica degli elementi strutturali (corrimano).

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a. LA COSTRUZIONE-RICOSTRUZIONE DI UN MURO A SECCO Nella tecnica di costruzione di un muro a secco di un terrazzamento, la stabilità dello stesso era affidata alla bravura del costruttore, solitamente lo stesso agricoltore, che tramandava la tecnica verbalmente. Le dimensioni del muro (altezza, larghezza, spessore) venivano valutate in funzione della pendenza e dell’estensione del versante da terrazzare, mentre la tessitura e il colore del muro erano il risultato dell’utilizzo del materiale reperibile sul posto. La costruzione di un muro di sostegno era un’attività molto faticosa poiché attuata in condizioni disagevoli, di notevole pendenza dei versanti e di difficoltà di trasporto delle pietre da costruzione. Secondo la tradizione rilevata oralmente in Val Camonica, erano ritenuti basilari alcuni principi nella scelta della collocazione del muro rispetto al versante e la sua realizzazione: - fondazioni realizzate su "suolo buono", possibilmente su substrato roccioso messo a nudo; era questo un aspetto essenziale perché questi muri sono sensibili all'azione erosiva dall'acqua piovana agente sulle fondazioni. Se lo strato roccioso era posizionato ad eccessiva profondità, si realizzava una base di blocchi di pietra di larghezza superiore a quella del muro stesso; - utilizzo prevalente del materiale presente in loco, proveniente dalla spietratura dello strato di suolo da coltivare. Le pietre portate da un luogo diverso da quello della costruzione costituivano l'eccezione e venivano impiegate per usi specifici, come la realizzazione dei gradini di collegamento fra terrazzi, oppure la realizzazione di basamenti per fondazione o per ricoprire la parte superiore del muro usata come corridoio di transito e pertanto lasciata libera dalle colture. I muri a secco costituiscono oggi un manufatto difficilmente realizzabile a causa del sempre più esiguo numero di persone capace di costruirli a regola d'arte. Purtroppo, molti muri di sostegno vengono rifatti legando le pietre con malta cementizia: questo costituisce un danno non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche ecologico (discontinuità del passaggio di microfauna), statico (rischio di distacco del paramento murario e suo ribaltamento) e di conseguenza idrogeologico (instabilità del versante).

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Le scelte da attuare per terrazzare ex-novo un versante non sono state prese in esame poiché si è privilegiato dare rilievo alle tecniche di recupero dei manufatti esistenti. Le tecniche di seguito descritte riguardano solo i muri di sostegno dei terrazzamenti, escludendo quelli di confine, degli edifici, ecc. Gli aspetti statici della costruzione di un muro sono trattati seppur sommariamente in appendice. Le componenti di un muro a secco Per descrivere la tecnica di recupero di un muro a secco è utile introdurre alcuni termini tecnici o di uso pratico (in corsivo tra parentesi) delle parti in cui è composto un muro e che verranno usati nella spiegazione delle fasi di intervento. Fondazione. Parte del muro di sostegno, posta al di sotto del piano di campagna, che costituisce la base del muro e che è composta generalmente da pietre di maggiori dimensioni rispetto a quelle del resto del muro. Paramento murario o esterno (faccia). Parte del muro di sostegno costituita dagli elementi litici posti in vista; è la parte visibile del muro e che ne determina le principali caratteristiche di aspetto. Coronamento. Parte terminale superiore del muro di terrazzamento che, generalmente, si conclude a filo del piano di coltivazione. Piano di coltivazione (pianello, pianale). Parte pianeggiante o leggermente inclinata (in base alla pendenza del versante) del terrazzamento su cui avviene la coltivazione, sostenuta a valle da un muro a secco. Materiale drenante, drenaggio, riempimento. Parte del muro di sostegno costituita da materiale litico, generalmente di piccola pezzatura, nascosto alla vista, disposto tra il paramento murario e il terreno retrostante; svolge la funzione di drenare le acque interne al terreno e distribuirne la pressione uniformemente lungo il muro. Corsi. Strati orizzontali di pietre disposte il più possibile ordinatamente che, sovrapposti gli uni Pag. 44 di 79


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agli altri, costituiscono il muro di sostegno. Ogni corso comprende sia gli elementi del paramento murario, sia gli elementi del drenaggio. La loro altezza è, generalmente, data dall’altezza delle pietre di maggiori dimensioni che sono impiegate nel paramento esterno. Giunto. Interfaccia di separazione di due elementi litici. Si intendono divisi in orizzontali e verticali in base alla loro giacitura. Scarpa. Inclinazione della facciata del muro rispetto alla verticale.

Il degrado del muro a secco Le forme di alterazione dei muri si distinguono in: - dissesto: alterazione degli equilibri statico-strutturali del modello costruttivo; - degrado: alterazione dovuta ad agenti chimici, fisici e biologici che provoca effetti distruttivi sui materiali. I dissesti danno luogo principalmente alle seguenti manifestazioni: - Spanciamento - Sgretolamento - Crollo Le cause possono essere endogene, dovute alle caratteristiche costruttive dei muri, come difetti di costruzione, o esogene, dovuti a cause esterne di sovraccarico antropico e/o animale, oppure a pressioni generate da componenti naturali (eccesso d’acqua). Si tratta solitamente di una combinazione di diverse forze che sollecitano contemporaneamente il muro fino a provocarne il crollo in uno o più punti. Per quanto riguarda le cause esogene le più frequentemente riscontrate sono di tipo: - Fisico: la formazione di ghiaccio derivante da ristagni di acqua all'interno della muratura comporta un aumento del volume che genera spinte tra le pietre. - Meccanico: eccessiva sollecitazione del piano sovrastante con carichi animali o meccanici. Le capre, pur non essendo pesanti, sono particolarmente dannose, poiché si sporgono sul limite del muro a mangiare, spostando le pietre di coronamento del muro stesso. Le radici degli alberi d’alto fusto, sebbene da giovani contribuiscano a trattenere le pietre, a maturità possono generare spinte tali da compromettere la stabilità del muro e causarne il crollo. Molti alberi crescono infatti vicino ai muretti e, dove non viene effettuata una manutenzione costante, ne provocano il dissesto. Lo sradicamento di un albero di grosse dimensioni, per esempio a causa del vento, provoca il crollo del muro. Dissesti Pag. 45 di 79


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innescati da una difettosa circolazione idrica, si manifestano in occasione di precipitazioni intense o abbondanti. Unitamente ai dissesti, possono inoltre verificarsi fenomeni di degrado delle pietre stesse tali da consumarle e generare delle lacune nel paramento murario: si può ad esempio trattare di fatturazione (soluzioni di continuità del materiale che può implicare lo spostamento delle sue parti), scagliatura (distacco parziale o totale di piccole porzioni di materiale), polverizzazione (decoesione del materiale in forma di polvere o granuli).

Gli stadi del degrado e gli interventi da effettuare Sono stati identificati diversi stadi di deterioramento del muro a secco di sostegno dovuti alla combinazione di dissesti strutturali e degradi materici, cui possono seguire diverse modalità di intervento di recupero da attuare. Le fasi di esecuzione che la tecnica tradizionale prevede in caso di parziale o totale smontaggio del muro sono descritte nel capitolo “Recupero del muro a secco: modalità operative.”

A. Degrado localizzato del coronamento. Si tratta della perdita di stabilità in un preciso punto di alcune pietre superiori, che possono cadere alla base del muro. E’ solitamente accompagnato da un eccesso di vegetazione che cresce tra gli interstizi del muro stesso. In tal caso basta effettuare una pulitura della vegetazione presente sulla parte superiore terminale del muro e riposizionare gli ultimi corsi di pietre limitatamente alla zona interessata dallo smottamento (eventualmente ri-sagomando le canalette di scolo delle acque se presenti o da costruire nel caso murature di oltre 2 metri di altezza).

B. Degrado diffuso della parte superiore del muro. Si tratta della perdita di stabilità della parte superiore del muro, anche continua ed estesa in Pag. 46 di 79


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lunghezza, che può dare origine a piccoli crolli. In questo caso è necessario smontare la parte superiore del muro fino allo strato di pietre smosso e ricostruire il muro, giustapponendo gli strati di pietre e riempiendo posteriormente con materiale drenante. Lo smontaggio del muro interessa solo la parte instabile o crollata e non coinvolge l’intera sezione verticale del muro. Gli interventi da effettuare sono di parziale ricostruzione del manufatto, nel rispetto della sagoma del tracciato e delle dimensioni.

C. Spanciamento del muro. Si tratta del rigonfiamento del paramento murario, che tende a staccarsi dallo strato drenante posteriore. Può interessare solo la metà superiore del muro oppure compromettere tutta la sezione verticale. In presenza di questo dissesto è necessario smontare tutta la porzione di muro caratterizzata dallo spanciamento e ricostruirla secondo la tecnica tradizionale. Lo smontaggio può non arrivare fino alla base del muro, ma è bene intervenire su tutta la porzione che si è mossa. Gli interventi da effettuare sono di smontaggio e ricostruzione del manufatto nel rispetto di sagoma e tracciato, se possibile con miglioramento delle condizioni di drenaggio retrostanti.

D. Crollo di porzione di muro. Il crollo interessa l’intera sezione verticale del muro. In caso di crollo di parte più o meno lunga del muro risulta sempre necessaria la ricostruzione dell’intera porzione crollata secondo la tecnica tradizionale. È necessario prestare attenzione agli attacchi del muro da ricostruire con quello già esistente: è preferibile nello smontaggio del muro mantenere un profilo “a scaletta” per consentire un aggancio più stabile della nuova muratura. Gli interventi da effettuare sono di ricostruzione totale della porzione di manufatto. Pag. 47 di 79


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Il recupero del muretto a secco: modalità operative La tecnica di recupero del muro è stata tracciata a partire da interviste effettuate ad alcuni muratori e agricoltori che, a giudizio dei tecnici del Parco, hanno eseguito in modo corretto il recupero dei muri stessi. Il recupero comprende le seguenti fasi: - smontaggio del muro danneggiato e preparazione delle fondazioni - selezione e posa delle pietre nel muro - completamento del muro

Smontaggio del muro danneggiato/crollato e preparazione delle fondazioni La ricostruzione di un muro inizia dalla asportazione, dall’accumulo e dalla selezione delle pietre che componevano il muro crollato o, comunque pericolante. Prima di cominciare la costruzione del muro, è opportuno selezionare le pietre per ordine di grandezza e/o di spessore o di lunghezza. Conviene che esse formino piccoli mucchi tali da facilitare la scelta delle singole pietre. In tal modo sarà più facile, in seguito, collocare le pietre per realizzare il muro. Si tratta di una fase importante perchè permette di comprendere se e quanto materiale originale è possibile recuperare o se è necessario reperire altre pietre e di quale tipologia. Fondazione: nel caso più frequente di ricostruzione, le fondazioni sono già presenti o sono tutt’al più da riordinare. Nel caso di nuova costruzione conviene tracciare sul terreno ed evidenziare con picchetti e funicelle l’area da scavare. Dallo spazio così delimitato, togliere lo strato superiore di terra vegetale con un badile. Con un piccone (o con una zappa) e una pala, scavare una trincea profonda circa 20/40 cm, leggermente pendente verso monte. La larghezza delle fondazioni è in funzione del muro. Indicativamente la larghezza dovrebbe essere circa 1/3 dell’altezza: così per muri di 1,5 m, la larghezza di fondazione può essere di 50 cm, per muri fino a 3 m la larghezza può essere tra gli 80 e i 100 cm. È utile accumulare sul piano la terra scavata che servirà successivamente per la messa a dimora delle piante. Parte della terra fertile che si trova in sommità viene tolta e spostata a monte del pianello. Il terriccio asportato può essere accumulato a valle mediante il deposito provvisorio su tavole e pannelli di legno. Alla base del muro (se l’intervento prevede la ricostruzione fino a terra) vanno poste le pietre più grandi, resistenti e pesanti, sia per la difficoltà di spostamento, sia per creare una base solida per il muro. Le fondazioni non devono necessariamente formare una superficie piana ma è bene che le pietre Pag. 48 di 79


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impiegate siano ben inserite nella loro sede. Nello scavare o nel ripristinare il sottosuolo per la fondazione, occorre togliere la vegetazione fastidiosa e soprattutto i ceppi delle piante per evitare che rendano instabili le fondazioni stesse. Consolidamento struttura: Per consolidare il terreno retrostante, nei manufatti più alti, è utile conficcare uno o più pali di rinforzo trasversalmente alla muratura, per aumentare la resistenza del muro stesso alla spinta della terra. Durante la posa, pietre corte vengono alternate, anche se non regolarmente, con pietre lunghe che danno consistenza al muro. Le pietre più lunghe devono essere infilate nel terreno retrostante, poste leggermente inclinate verso monte per contrastare le spinte allo spanciamento e ribaltamento. Quante più pietre lunghe saranno disposte perpendicolarmente all’andamento del muro, quanto maggiore sarà l’ammorsamento tra il paramento murario e il terreno retrostante e dunque minore il rischio di crollo e di spanciamento. Riempimento: è importante utilizzare negli spazi vuoti sabbia da frantoio o ghiaietto evitando sabbia o ghiaia di fiume, a spigoli arrotondati: questo materiale infatti non darà luogo a una struttura solida, poiché gli attriti sono minori.

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Nel caso frequente di giunzione con muro esistente, occorre togliere le pietre da quest’ultimo, predisponendo la parte di muro restante a forma di scaletta che servirà ad avere una maggiore superficie di giunzione. Nel caso sia presente un grosso masso bisogna predisporre l'attacco ad esso cercando di sbozzare la pietra in modo da formare il più possibile un appoggio piano da cui far partire il muro. Il muro deve essere smontato non solo nel punto in cui è crollato, ma almeno per 0,5-1 m da entrambi i lati. A volte nel caso di attacco diretto alla roccia madre, può essere utile un ancoraggio del muro a secco tramite “spezzoni” di ferro infissi nella roccia stessa. Lo spazio a monte va progressivamente e accuratamente riempito, man mano che aumenta l’elevazione del manufatto, con scarti di pietrame e terriccio in modo da favorire lo scorrimento delle acque piovane, come pure la crescita di vegetazione e la dimora futura di insetti e animali utili.

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Il riempimento è indispensabile per avere un buon drenaggio attraverso il muro, senza il quale si avrebbe un’eccessiva spinta della terra che comprometterebbe la stabilità del manufatto. È preferibile che anche le piccole pietre per il drenaggio siano collocate di punta per favorire il corretto deflusso delle acque. Posa: per l'allineamento, posare verticalmente due tavole o tondini indicatori ai lati estremi del muro in esecuzione, poi tendere una cordicella tra i due supporti, in modo che questa sfiori lo spigolo esterno del pietrame posato. La scelta e la posa delle pietre del muro Negli interventi di recupero dei manufatti esistenti, la pietra da utilizzare è la pietra del posto, quella che si può recuperare nelle immediate vicinanze. Questo per evitare rappezzi di muro non omogenei con le caratteristiche dell’esistente. Nei nuovi manufatti e in quelli più complessi, i materiali da costruzione preferibili sono le rocce dure quali il granito o altre pietre purché resistenti al gelo. Nel caso il materiale in loco sia difficilmente recuperabile e insufficiente, bisogna procurarsi pietre della stessa roccia presente nella zona. Le pietre adatte per l’edificazione di un muro a secco presentano facce grandi e piatte. Quelle che si trovano sulla faccia visibile devono avere almeno un lato liscio. Per questa ragione è bene preferire le pietre piatte e angolose piuttosto che quelle arrotondate e curvilinee. Le pietre angolose sono più facili da mettere in posa e offrono di conseguenza un appoggio durevole all’insieme della costruzione.

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Le pietre meno idonee servono da materiale di riempimento. È bene avere abbondanza di materiale per consentire una scelta più facile al momento della posa in opera. La scelta e la posa di ogni pietra, spesso anisotropa (cioè che resiste di più su un lato piuttosto che su un altro), deve avvenire evitando che questa sia soggetta a forze di taglio, specialmente se caratterizzata da venature, che ne comprometterebbero la resistenza. Inoltre, nella scelta della faccia della pietra, ovvero il lato che rimane a vista, bisogna scegliere quella più "bella" (più regolare, ben squadrata, piuttosto liscia e che presenta le venature più gradevoli alla vista) e/o più piatta per mantenere omogenea la superficie del muro (che non è verticale). In tal senso è interessante notare che l'esigenza di costruzione, o ricostruzione, del muretto è accompagnata dalla volontà di realizzare un manufatto gradevole alla vista e di cui ci si possa compiacere sia durante la costruzione sia al termine di essa.

La costruzione del paramento murario avviene apponendo strati successivi distribuiti su tutta la larghezza. Le pietre vanno depositate su uno strato di ghiaietto fine e assestate con una martellina o un mazzuolo in gomma nella parte posteriore. Non deve comparire alcun giunto continuo né in senso Pag. 53 di 79


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verticale né orizzontale; è indispensabile sfalsare i giunti verticali in modo tale da distribuire meglio i carichi. È importante che le pietre di paramento non siano semplicemente posate le une sulle altre nella parte anteriore del muro: devono essere disposte nel modo più ordinato possibile e devono presentare fin da subito la massima stabilità, ovvero evitare il minimo spostamento, se caricate.

Può essere necessario rendere più regolare la forma di certe pietre. Spesso si tratta di correggere gli angoli o gli spigoli. Per tagliare correttamente le pietre e adattarle all’impiego previsto, occorrerà uno scalpello e una mazzuola, o meglio, il testù.

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Per evitare incidenti nel maneggiare le pietre sbrecciate, è opportuno indossare guanti da lavoro idonei e calzature con puntale d’acciaio resistenti alla caduta di pietre. Si procede ponendo le pietre per file il più possibile orizzontali (corsi), in modo da pareggiare costantemente il profilo superiore. L’altezza di ogni corso è determinata dalla pietra di maggior dimensione usata nel paramento esterno: ogni volta che si inizia un nuovo corso, si alza il filo-guida all’altezza della pietra–guida e si procede riempiendo la fila. Ogni strato va eseguito con sassi che abbiano altezza simile e pareggiato con scaglie di pietrame, prima di passare alla posa del successivo. Bisogna rispettare un'inclinazione della facciata (scarpa) di circa il 10% verso monte. Lo spessore del muro deve diminuire progressivamente: da una base di 60-70 cm ad una testa di 20-30 cm (per muri alti circa 1 m fuori terra (per muri più alti sono necessari spessori maggiori). Per ottenere questo effetto basta arretrare progressivamente il filo della facciata e inclinare le pietre verso monte. Ciò consente una maggiore resistenza al ribaltamento e allo slittamento delle pietre verso l’esterno in presenza di spinte dal terreno retrostante. Nel caso di un muro che deve seguire una curva, per mantenere correttamente il profilo curvilineo è opportuno aiutarsi predisponendo una serie di guide costituite da assi verticali disposte ad intervalli regolari e fissate a monte e a valle.

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Il completamento del muro È opportuno terminare il muro superiormente con pietre piatte e aggiungere il cotico erboso, separato all’inizio del lavoro. Nel caso di muri di divisione o nella costruzione di un edificio bisogna procedere alla realizzazione di muri a doppia testa o doppia facciata, con riempimento interno con pietre di scarto (piccole pietre o schegge) e giunzione effettuata in vari punti grazie a grosse pietre piatte e lunghe passanti da una facciata all’altra. Tale muro non viene rastremato.

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b. DIMENSIONAMENTO E VERIFICA MONTANTE CORRIMANO Il presente elaborato costituisce la relazione di calcolo strutturale, comprensiva di una descrizione generale dell'opera e dei criteri generali di analisi e verifica, in accordo con le prescrizioni contenute nel paragrafo 10.1 delle "Norme Tecniche" per le Costruzioni. Relativamente al progetto in oggetto il documento descrive in particolare le modalità operative di applicazione della normativa vigente. Le fasi di progetto, analisi, calcolo e verifica sono state svolte a "regola d'arte" dal progettista, secondo i dettami della scienza e tecnica delle costruzioni. Per verificare gli elementi strutturali e le sezioni sollecitate dalle azioni di modello ed al fine di garantire la sicurezza della costruzione è stato utilizzato il metodo agli stati limite, rispettando le prescrizioni previste dalle normative di riferimento elencate nel documento. Si riporta di seguito in proposito l'insieme delle verifiche strutturali, atte a garantire la resistenza ed il comportamento della struttura sia in condizioni di esercizio che sotto l'azione di eventi di carico straordinari. Secondo le indicazioni delle Norme Tecniche per le Costruzioni la relazione di calcolo riporta infine una sezione relativa alle analisi svolte con l'ausilio di codici di calcolo automatico, al fine di facilitare l'interpretazione e la verifica dei calcoli svolti e di consentire elaborazioni indipendenti da parte di soggetti diversi dal redattore del documento.

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DIMENSIONAMENTO PARAPETTO Oggetto di questa analisi è la verifica dei montanti che si intendono realizzare al fine di dotare il percorso pedonale di corrimano che delimiti la larghezza del camminamento. L'elemento montante è costituito da un profilato in acciaio S275J con finitura in Cor-Ten e avente sezione IPE100 e altezza libera 110 cm. Il montante stesso verrà incastrato nel terreno per mezzo di un getto in cls in "tubo-camicia" della profondità di ulteriori 50 cm. I montanti verranno posti a distanza di crica 2 m l'uno dall'altro e verranno collegati gli uni agli altri per mezzo di 3 cavetti metallici (diametro 6 mm) passanti (svincolati quindi ai montanti ad eccezione del loro fissaggio ogni 4 montanti).

9.1. RIFERIMENTI NORMATIVI I calcoli della presente relazione fanno riferimento alla normativa vigente ed in particolare: Normativa nazionale 

Decreto Ministeriale 17 Gennaio 2018 “Norme Tecniche per le Costruzioni 2018”

Circolare 21 Gennaio 2019, n. 7 “Istruzioni per l'applicazione dell’ ‘’Aggiornamento delle 'Nuove norme tecniche per le costruzioni' di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 2018’’. (GU n. 35 del 11-2-2019)”

Decreto Ministeriale 16 Gennaio 1996. “Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche. (G.U. 5-2-1996, N. 29)”

Circolare 10 aprile 1997, n. 65/AA.GG. “Istruzioni per l’applicazione delle "Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche" di cui al decreto ministeriale 16 gennaio 1996”

Decreto Ministeriale 9 Gennaio 1996 “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche. (Da utilizzarsi nel calcolo col metodo degli stati limite) (G.U. 5-2-1996, N. 29)”

Circolare 15 ottobre 1996, n. 252 AA.GG./S.T.C. “Istruzioni per l'applicazione delle "Norme tecniche per il calcolo, l'esecuzione ed il collaudo delle opere in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche" di cui al decreto ministeriale 9 gennaio 1996. (G.U. 26-11-1996, n. 277 - suppl.)”

Decreto Ministeriale 20 novembre 1987 “Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento. (Suppl. Ord. alla G.U. 5-12-1987, n. 285)” Pag. 58 di 79


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Eurocodici 

UNI EN 1993-1-1: 2005 “Eurocodice 3, parte 1-1 - Progettazione delle strutture di acciaio. Regole generali e regole per gli edifici”.

UNI EN 1993-1-2: 2005 “Eurocodice 3, parte 1-2 - Progettazione delle strutture di acciaio. Regole generali. Progettazione della resistenza all'incendio”.

9.2. I MATERIALI I materiali ed i prodotti ad uso strutturale, utilizzati nelle opere oggetto della presente relazione, rispondono ai requisiti indicati dal capitolo 11 delle "Norme Tecniche per le Costruzioni". Questi sono stati identificati univocamente dal produttore, qualificati sotto la sua responsabilità ed accettati dal direttore dei lavori mediante acquisizione e verifica della documentazione di qualificazione, nonché mediante eventuali prove sperimentali di accettazione. Sulla base delle verifiche effettuate in sito ed in conformità alle disposizioni normative vigenti si prevede per la realizzazione del progetto in analisi l’adozione dei materiali di seguito descritti.

Descrizione Nome: S 275

Tipologia del materiale: acciaio per strutture metalliche

Descrizione:

Caratteristiche dell’acciaio Tensione caratteristica di snervamento fyk : 275,00 N/mm²

Tensione caratteristica di rottura ftk : 430,00 N/mm²

Modulo elastico Es : 210.000,00 N/mm²

Modulo di elasticità trasversale G : 80.769,23 N/mm²

Coefficiente di Poisson  : 0,30

Densità  : 77.008,50 N/m³

Coefficiente di dilatazione termica lineare t : 1,2E-05

Tensione ammissibile σs : 186,39 N/mm²

9.3. AZIONI E CARICHI SULLA STRUTTURA Con riferimento al paragrafo 2.5.1.3 delle NTC, le azioni che investono la struttura sono classificate in relazione alla durata della loro presenza nell’arco della vita di progetto come: 

permanenti (G): azioni con sufficiente approssimazione costanti nel tempo, tra le quali: - peso proprio di tutti gli elementi strutturali; peso proprio del terreno, quando pertinente; forze indotte dal terreno (esclusi gli effetti di

carichi variabili applicati al

terreno); - peso proprio di tutti gli elementi non strutturali; - spostamenti e deformazioni imposti, previsti dal progetto e realizzati all’atto Pag. 59 di 79


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della costruzione; 

variabili (Q): azioni sulla struttura o sull’elemento strutturale con valori istantanei che possono risultare sensibilmente diversi fra loro nel tempo: - di lunga durata: agiscono con un’intensità significativa, anche non continuativamente, per un tempo non trascurabile rispetto alla vita nominale della struttura; - di breve durata: azioni che agiscono per un periodo di tempo breve rispetto alla vita nominale della struttura;

eccezionali (A): azioni che si verificano eccezionalmente: - incendi - esplosioni - urti ed impatti

sismiche (E): azioni derivanti dai terremoti.

L’effetto delle azioni viene valutato ai fini delle verifiche con l’approccio semiprobabilistico agli stati limite, secondo diverse combinazioni:

Combinazione fondamentale dei carichi, impiegata per gli stati limite ultimi (nei risultati SLU statica) gG1×G1 + gG2×G2 + gP×P + gQ1×Qk1 + gQ2×y02×Qk2 + gQ3×y03×Qk3 + …

Combinazione caratteristica rara, impiegata per gli stati limite di esercizio irreversibili (nei risultati SLE rara) G1 + G2 + P + Qk1 + y02×Qk2 + y03×Qk3+ …

Combinazione frequente, impiegata per gli stati limite di esercizio reversibili (nei risultati SLE frequente) G1 + G2 +P+ y11×Qk1 + y22×Qk2 + y23×Qk3 + …

Combinazione quasi permanente, impiegata per gli effetti a lungo termine (nei risultati SLE quasi permanente) G1 + G2 + P + y21×Qk1 + y22×Qk2 + y23×Qk3 + … Pag. 60 di 79


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Combinazione eccezionale, impiegata per stati limite ultimi conessi alle azioni eccezionali A G1 + G2 + P + Ad + y21×Qk1 + y22×Qk2 + …

Combinazione sismica, impiegata per gli stati limite ultimi e di esercizio connessi all’azione sismica E (nei risultati SLU sisma) E + G1 + G2 + P + y21×Qk1 + y22×Qk2 + … Dettagli per la combinazione sismica La valutazione dell’azione sismica E è condotta secondo le specifiche del capitolo 3.2 e in accordo con le prescrizioni del capitolo 7.3.3 delle NTC per i tipi di analisi sismica lineare sia dinamica che statica.

I risultati così ottenuti per ciascuna direzione, X e Y (eventualmente anche Z), vengono poi combinati secondo le indicazioni del capitolo 7.3.5 delle NTC, ovvero vengono sommati i contributi secondo il seguente criterio: E1 = 1,00×Ex + 0,30×Ey + 0,30×Ez E2 = 0,30×Ex + 1,00×Ey + 0,30×Ez E3 = 0,30×Ex + 0,30×Ey + 1,00×Ez la rotazione dei coefficienti moltiplicativi permette l’individuazione degli effetti più gravosi, la direzione Z è opzionale in virtù delle prescrizioni al paragrafo 7.2.2 delle NTC.

Nella verifica allo stato limite ultimo si distinguono le combinazioni EQU, STR e GEO (cfr NTC § 2.6.1), rispettivamente definite come: stato limite di equilibrio EQU, che considera la struttura ed il terreno come corpi rigidi; stato limite di resistenza della struttura STR, da riferimento per tutti gli elementi strutturali, e stato limite di resistenza del terreno GEO. Nelle verifiche STR, per la progettazione di elementi strutturali, si adottano I coeffcienti della colonna A1. Nelle verifiche STR e GEO che coinvolgono azioni di tipo geotecnico possono essere adottati in alternativa, due diversi approcci progettuali. Per l’approccio 1 si considerano due diverse combinazioni di gruppi di coefficienti di sicurezza parziali per le azioni, per i materiali e per la resistenza complessiva, nell’approccio 2 si definisce un’unica combinazione per le azioni, per la resistenza dei materiali e per la resistenza globale. Pag. 61 di 79


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Approcio 1, combinazione 1: si utilizzano per le azioni i coeffcienti della colonna A1 Approcio 1, combinazione 2: si utilizzano per le azioni i coeffcienti della colonna A2 Approcio 2: si utilizzano per le azioni i coeffcienti della colonna A1 Coefficienti parziali per le azioni [cfr. NTC 2018 Tabella 2.6.I] Coefficiente f Carichi permanenti Carichi permanenti non strutturali Carichi variabili

Favorevoli

G1

Sfavorevoli Favorevoli

G2

Sfavorevoli Favorevoli

Qi

Sfavorevoli

EQU

A1

A2

0,9

1,0

1,0

1,1

1,3

1,0

0,8

0,8

0,8

1,5

1,5

1,3

0,0

0,0

0,0

1,5

1,5

1,3

Le Norme Tecniche prescrivono i valori dei coefficienti y in dipendenza dalle caratteristiche della funzione di ripartizione di ciascuna azione: si ammette infatti che, assieme alle azioni permanenti, esistano combinazioni di azioni in cui una sola azione è presente al valore caratteristico mentre le altre hanno intensità ridotte y0Qk. Le categorie di azioni variabili ed i rispettivi coefficienti di combinazione utilizzati nell’applicazione dei carichi al modello sono riportati nella tabella seguente: 0

Destinazione d’uso/azione

1

2

Permanenti

1,00

1,00

1,00

Permanenti non strutturali

1,00

1,00

1,00

Categoria A - Residenziale

0,70

0,50

0,30

Categoria B - Uffici

0,70

0,50

0,30

Categoria C - Ambienti affollati

0,70

0,70

0,60

Categoria D - Aree commerciali

0,70

0,70

0,60

Categoria E - Aree di accumulo o aree industriali

1,00

0,90

0,80

Categoria F - Veicoli con peso <= 30kN

0,70

0,70

0,60

Categoria G - Veicoli con peso > 30kN

0,70

0,50

0,30

Categoria H - Coperture non praticabili

0,00

0,00

0,00

Categoria I - Coperture praticabili

0,00

0,00

0,00

Categoria K - Coperture per usi speciali

0,00

0,00

0,00

Vento

0,60

0,20

0,00

Neve (a quota <= 1000 m s.l.m.)

0,50

0,20

0,00

Neve (a quota > 1000 m s.l.m.)

0,70

0,50

0,20

Variazioni termiche

0,60

0,50

0,00

Dettagli per le combinazioni di calcolo. Per il progetto e la verifica degli elementi strutturali vengono distinti i risultati dell’analisi in condizione statica da quelli dell’analisi sismica.

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9.4. PROGETTO E VERIFICA IN CONDIZIONE STATICA La verifica degli elementi è condotta considerando i risultati di ciascuna combinazione delle azioni di calcolo in condizione statica, ovvero vengono considerati ed inviluppati i risultati massimi e minimi delle seguenti combinazioni: 

Combinazione fondamentale SLU

 

Combinazione SLE caratteristica rara

 

Combinazione SLE frequente

 

Combinazione SLE quasi permanente

Per ciascuna combinazione elencata vengono valutate le distinte configurazioni di carico distinguendo i diversi gruppi di carico e considerando tutte le possibili varianti secondo i metodi del calcolo combinatorio ottenendo cosi ‘2n + 1’ combinazioni, dove ‘n’ coincide con il numero di carichi accidentali considerati nell’analisi, qui di seguito un esempio esplicativo. Carico permanente

P

Carico accidentale residenziale

A

Le combinazione dedotte sono: P

solo carico permanente

PA

carico permanente + carico accidentale A

Inoltre per le combinazioni SLU e SLE caratteristica vengono individuate in aggiunta le permutazioni di tali configurazioni aventi di volta in volta un carico accidentale principale differente fra quelli considerati, qui di seguito un esempio esplicativo. Carico permanente

P

Carico accidentale residenziale

A1

Carico accidentale tipo neve

A2

Carico accidentale tipo vento

A3

Le combinazione dedotte sono: P

solo carico permanente

P A1

carico permanente + carico accidentale A1 Pag. 63 di 79


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P A2

carico permanente + carico accidentale A2

P A3

carico permanente + carico accidentale A3

P A1 A2

carico permanente + carico accidentale A1 (principale) + carico accidentale A2

P A2 A1

carico permanente + carico accidentale A1 + carico accidentale A2 (principale)

P A1 A3

carico permanente + carico accidentale A1 (principale) + carico accidentale A3

P A3 A1

carico permanente + carico accidentale A1 + carico accidentale A3 (principale)

P A2 A3

carico permanente + carico accidentale A2 (principale) + carico accidentale A3

P A3 A2

carico permanente + carico accidentale A2 + carico accidentale A3 (principale)

P A1 A2 A3 carico permanente + carico accidentale A1 (principale) + carico accidentale A2 + carico accidentale A3 P A2 A1 A3 carico permanente + carico accidentale A1 + carico accidentale A2 (principale) + carico accidentale A3 P A3 A1 A2 carico permanente + carico accidentale A1 + carico accidentale A2 + carico accidentale A3 (principale) Le effettive combinazioni generate per i diversi stati limite sono riportate nei paragrafi seguenti. Per gli elementi trave e pilastro, e in generale gli elementi ‘asta, vengono inviluppati i risultati di ciascuna combinazione e vengono individuati i valori massimi e minimi dando luogo alle seguenti sollecitazioni: 

massima e minima per l’azione assiale N,

massima e minima per le azioni di flessione attorno agli assi principali di inerzia di ciascun elemento Mz e My,

massima e minima per le azioni taglianti lungo gli assi principali d’inerzia Tz e Ty.

Nella verifica di travi e pilastri, e in generale gli elementi ‘asta, queste 6 sollecitazioni (N+, N-, Mz+, Mz-, My+, My-) vengono considerate in condizione di pressoflessione deviata e vengono ulteriormente combinate tra di loro in modo da garantire la copertura delle condizioni più gravose, dando luogo alle seguenti 8 combinazioni: 

N+, Mz+, My+

N+, Mz+, My-

N+, Mz-, My+

N+, Mz-, My-

N-, Mz+, My+ Pag. 64 di 79


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N-, Mz+, My-

N-, Mz-, My+

N-, Mz-, My-

Per la verifica delle sezioni a taglio vengono individuati i valori massimi in modulo per ciascuna direzione principale scegliendo tra i valori inviluppati di progetto (Tz+, Tz-, Ty+, Ty-). Per gli elementi shell vengono individuati i seguenti valori di verifica: 

massimi e minimi per le tensioni membranali sx e sy,

massimi e minimi per le tensioni membranali txy,

massimi e minimi per le azioni flessionali Mx, My e Mxy,

massimi e minimi per le azioni taglianti Tzx e Tzy.

La verifica degli elementi shell di tipo piastra è condotta valutando i valori massimi e minimi delle azioni inviluppate di flessione Mx, My e Mxy. Gli elementi bidimensionali a comportamento membranale vengono progettati combinando le sollecitazioni inviluppate in un calcolo sezionale indipendente.

9.5. PROGETTO E VERIFICA IN CONDIZIONE SISMICA Le verifiche effettuate in condizione statica vengono integrate con i risultati della combinazione sismica (anche SLU sisma) e secondo le specifiche delle Norme Tecniche per le Costruzioni. I risultati dell’azione sismica E danno luogo a sollecitazioni inviluppate e prive di segno in accordo con la combinazione quadratica completa (CQC, § C7.3.3 della Circolare Ministeriale 617 del 2009) necessarie per considerare le correlazioni tra i massimi contributi modali. La combinazione dei risultati nelle diverse direzioni, attraverso gli opportuni coefficienti di interazione, da luogo alla combinazione sismica più gravosa (E1, E2, E3). Per la verifica di travi e pilastri, e in generale degli elementi ‘asta’, la componente E della combinazione sismica individuata viene considerata positiva e negativa; la combinazione sismica da luogo quindi alle sollecitazioni di progetto le quali vengono considerate in condizione di pressoflessione deviata (NE+, NE-, ME1+, ME1-, ME2+, ME2-)e vengono ulteriormente combinate tra di loro in modo da garantire la copertura delle condizioni più gravose, dando luogo alle seguenti 8 combinazioni: 

NE+, MEz+, MEy+

NE+, MEz+, MEy-

NE+, MEz-, MEy+

NE+, MEz-, MEyPag. 65 di 79


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NE-, MEz+, MEy+

NE-, MEz+, MEy-

NE-, MEz-, MEy+

NE-, MEz-, MEy-

Per la verifica delle sezioni a taglio vengono individuati i valori massimi in modulo per ciascuna direzione principale scegliendo tra i valori inviluppati di progetto (TEz+, TEz-, TEy+, TEy-). Per gli elementi shell vengono individuati i seguenti valori di verifica: 

massimi e minimi per le tensioni membranali sx e sy,

massimi e minimi per le tensioni membranali txy,

massimi e minimi per le azioni flessionali Mx, My e Mxy,

massimi e minimi per le azioni taglianti Tzx e Tzy.

La verifica degli elementi shell di tipo piastra è condotta valutando i valori massimi e minimi delle azioni inviluppate di flessione Mx, My e Mxy. Gli elementi bidimensionali a comportamento membranale vengono progettati combinando le sollecitazioni inviluppate in un calcolo sezionale indipendente. Combinazioni SLU statica Sono presenti 14 diverse combinazioni. Saranno riportate solo le prime 10. 1,3*Permanenti+0,8*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+0,8*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1,3*Permanenti+0,8*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+1,5*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1,3*Permanenti+1,5*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+0,8*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1,3*Permanenti+1,5*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+1,5*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+1,5*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+1,5*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+0,8*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+1,5*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+1,5*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+0,8*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+0,8*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+0,8*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1,3*Permanenti+1,5*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE 1*Permanenti+0,8*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE 1,3*Permanenti+1,5*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE ...

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Combinazioni SLE caratteristica 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+1*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali

Combinazioni SLE frequente 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+1*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali

Combinazioni SLE quasi permanente 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE+1*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|SPINTA ORIZZONTALE 1*Permanenti+1*Permanenti non strutturali|CARICO ASSIALE 1*Permanenti

9.6. ANALISI DEI CARICHI Analisi dei carichi

Data la natura della struttura in esame, non si ritiene necessario applicare i carichi esterni (dovuti a neve, vento o temperatura).

9.7. RISULTATI DI CALCOLO Nel calcolo, si è proceduto ad eseguire un’analisi statica, la quale è risultata più gravosa rispetto ad un’analisi sismica.

COORDINATE NODALI

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x

y

m

z

m

m

1

0,00

0,00

0,00

2

0,00

0,00

1,20

3

2,00

0,00

0,00

4

2,00

0,00

1,20

5

0,00

0,00

0,40

6

0,00

0,00

0,80

7

2,00

0,00

0,40

8

2,00

0,00

0,80

INCIDENZA E PROPRIETÀ DELLE ASTE Elemento strutturale

Asta

Nodo iniziale

Descrizione

1

Asta

2

Pilastro

3

Pilastro

4

Nodo finale

Lunghezza

Rotazione

m

°

Sezione

Materiale

Kw y

Kw z

N/cm³

N/cm³

2

4

2,00

0,0

C 0,3.TTSez

S 275

0,00

0,00

Montante 2|0|10

1

5

0,40

0,0

IPE 100

S 275

0,00

0,00

Montante 2|0|10

5

6

0,40

0,0

IPE 100

S 275

0,00

0,00

Pilastro

Montante 2|0|10

6

2

0,40

0,0

IPE 100

S 275

0,00

0,00

5

Pilastro

Montante 1|1|2

3

7

0,40

0,0

IPE 100

S 275

0,00

0,00

6

Pilastro

Montante 1|1|2

7

8

0,40

0,0

IPE 100

S 275

0,00

0,00

7

Pilastro

Montante 1|1|2

8

4

0,40

0,0

IPE 100

S 275

0,00

0,00

8

Asta

6

8

2,00

0,0

C 0,3.TTSez

S 275

0,00

0,00

9

Asta

5

7

2,00

0,0

C 0,3.TTSez

S 275

0,00

0,00

VINCOLI ESTERNI (RIFERIMENTO GLOBALE) Nodo

x

y

z

rx

ry

rz

Tipo di vincolo

1













incastro

3













incastro

SVINCOLI INTERNI ASTE (RIFERIMENTO LOCALE) Asta

Nodo

N

Ty

Tz

Mx

My

% My

Mz

% Mz

1

2



0



0

1

4



0



0

8

6



0



0

8

8



0



0

9

5



0



0

9

7



0



0

COEFFICIENTI PER GLI INVILUPPI: -Z Gamma G1: 1,000 Gamma G2: 1,300 Gamma Q1: 1,500 Gamma Q2: 0,000 Gruppo

Psi 0j

Psi 1j

Psi 2j

Permanenti

1,000

1,000

1,000

Permanenti non strutturali

1,000

1,000

1,000

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0,700

0,500

0,300

Categoria B - Uffici

0,700

0,500

0,300

Categoria C - Ambienti affollati

0,700

0,700

0,600

Categoria D - Aree commerciali

0,700

0,700

0,600

Categoria E - Aree di accumulo o aree industriali

1,000

0,900

0,800

Categoria F - Veicoli con peso <= 30kN

0,700

0,700

0,600

Categoria G - Veicoli con peso > 30kN

0,700

0,500

0,300

Categoria H - Coperture non praticabili

0,000

0,000

0,000

Categoria I - Coperture praticabili

0,000

0,000

0,000

Categoria K - Coperture per usi speciali

0,000

0,000

0,000

Vento

0,600

0,200

0,000

Neve (a quota <= 1000 m s.l.m.)

0,500

0,200

0,000

Neve (a quota > 1000 m s.l.m.)

0,700

0,500

0,200

Variazioni termiche

0,600

0,500

0,000

CARICHI DISTRIBUITI SULLE ASTE. PESO PROPRIO IN DIREZIONE -Z Asta

Peso proprio

Descrizione

N [2 - 4]

4,31

[1 - 5]

31,80

[5 - 6]

31,80

[6 - 2]

31,80

[3 - 7]

31,80

[7 - 8]

31,80

[8 - 4]

31,80

[6 - 8]

4,31

[5 - 7]

4,31

Ascissa

Lunghezza

p1

p2

m

m

N/m

N/m

Tipo

Direzione

Gruppo

Massa sismica

CARICHI SUI NODI Nodo

Descrizione

Valore

Tipo

Direzione

Gruppo

Massa sismica

N 2

spinta orizzontale

4.000,00

Accidentale

y

Permanenti non strutturali

No

4

carico assiale

4.000,00

Accidentale

y

Permanenti non strutturali

No

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MARCO CARRARA

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Figura 19: azione assiale agente

Figura 20: azione di taglio agente

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Figura 21: azione di momento sollecitante

Figura 22: deformata

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Figura 23: spostamenti nodali

REAZIONI VINCOLARI (RIFERIMENTO GLOBALE) COMBINAZIONE: SLU (STATICA) INVILUPPO No Rx max Rx min Ry max Ry min do N N N N

Rz max

Rz min

Mx max

Mx min

N

N

Nm

Nm

My max Nm

My min

Mz max

Mz min

Nm

Nm

Nm

1

0,00

0,00

6.000,00

3.200,00

132,43

101,87

-3.840,00 -7.200,00

0,00

0,00

0,00

0,00

3

0,00

0,00

6.000,00

3.200,00

132,43

101,87

-3.840,00 -7.200,00

0,00

0,00

0,00

0,00

SPOSTAMENTI NODALI (RIFERIMENTO GLOBALE) COMBINAZIONE: SLU (STATICA) INVILUPPO Dx Dx Nodo Dy max Dy min Dz max max min cm cm cm cm cm

Dz min

Rx max

Rx min

Ry max

Ry min

Rz max

Rz min

cm

rad 0,00000 0E00 1,20270 7E-02 0,00000 0E00 1,20270 7E-02 6,68170 4E-03 1,06907 3E-02 6,68170 4E-03 1,06907 3E-02

rad 0,000000 E00 6,414436 E-03 0,000000 E00 6,414436 E-03 3,563576 E-03 5,701721 E-03 3,563576 E-03 5,701721 E-03

rad 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00

rad 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00 0,0000 00E00

rad 0,000000 E00 0,000000 E00 0,000000 E00 0,000000 E00 0,000000 E00 0,000000 E00 0,000000 E00 0,000000 E00

rad 0,000000E0 0 0,000000E0 0 0,000000E0 0 0,000000E0 0 0,000000E0 0 0,000000E0 0 0,000000E0 0 0,000000E0 0

1

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2

0,00

0,00

-0,51

-0,96

0,00

0,00

3

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

4

0,00

0,00

-0,51

-0,96

0,00

0,00

5

0,00

0,00

-0,08

-0,14

0,00

0,00

6

0,00

0,00

-0,27

-0,50

0,00

0,00

7

0,00

0,00

-0,08

-0,14

0,00

0,00

8

0,00

0,00

-0,27

-0,50

0,00

0,00

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MARCO CARRARA

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Via T. Tasso, 89 - 24121 BERGAMO info@studio-carrara.eu | www.studio-carrara.eu | +39 035 0383259 | +39 346 9695521

REAZIONI AGLI ESTREMI DELLE ASTE (RIFERIMENTO LOCALE) COMBINAZIONE: Rx Asta max N [2 - 4] 0,00 nodo 2 [2 - 4] 0,00 nodo 4 [1 - 5] nodo 1 101,87 [1 - 5] -70,07 nodo 5 [5 - 6] -67,91 nodo 5 [5 - 6] -36,11 nodo 6 [6 - 2] -33,96 nodo 6 [6 - 2] -2,15 nodo 2 [3 - 7] nodo 3 101,87 [3 - 7] -70,07 nodo 7 [7 - 8] -67,91 nodo 7 [7 - 8] -36,11 nodo 8 [8 - 4] -33,96 nodo 8 [8 - 4] -2,15 nodo 4 [6 - 8] 0,00 nodo 6 [6 - 8] 0,00 nodo 8 [5 - 7] 0,00 nodo 5 [5 - 7] 0,00 nodo 7

SLU (STATICA) INVILUPPO Mx max Nm

Mx min Nm

Rx min

Ry max

Ry min

Rz max

Rz min

My max

My min

Mz max

Mz min

N

N

N

N

N

Nm

Nm

Nm

Nm

0,00

-2,15

-2,80

0,00

0,00

0,04

-0,04

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2,80

2,15

0,00

0,00

0,04

-0,04

0,00

0,00

0,00

0,00

132,43 3.200,00 -91,09 3.200,00 -88,29 3.200,00 -46,94 3.200,00 -44,14 3.200,00 -2,80 3.200,00 132,43 3.200,00 -91,09 3.200,00 -88,29 3.200,00 -46,94 3.200,00 -44,14 3.200,00 -2,80 3.200,00

6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-3.840,00

-7.200,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-2.560,00

-4.800,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-2.560,00

-4.800,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-1.280,00

-2.400,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-1.280,00

-2.400,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,04

-0,04

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-3.840,00

-7.200,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-2.560,00

-4.800,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-2.560,00

-4.800,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-1.280,00

-2.400,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-1.280,00

-2.400,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,04

-0,04

0,00

-2,15

-2,80

0,00

0,00

0,04

-0,04

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2,80

2,15

0,00

0,00

0,04

-0,04

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

-2,15

-2,80

0,00

0,00

0,02

-0,02

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2,80

2,15

0,00

0,00

0,02

-0,02

0,00

0,00

0,00

0,00

RIASSUNTO MASSIMI E MINIMI ASTE: FORZE COMBINAZIONE: SLU (STATICA) INVILUPPO Asta

N max

x

N min

x

Ty max

x

N

m

N

m

N

m

1

0,00

0,00

0,00

0,00

2,80

2,00

2

0,00

0,40

-132,43

0,00

0,00

0,00

3

0,00

0,40

-88,29

0,00

0,00

0,00

4

0,00

0,40

-44,14

0,00

0,00

0,00

5

0,00

0,40

-132,43

0,00

0,00

0,00

6

0,00

0,40

-88,29

0,00

0,00

0,00

7

0,00

0,40

-44,14

0,00

0,00

0,00

8

0,00

0,00

0,00

0,00

2,80

9

0,00

0,00

0,00

0,00

2,80

Ty min

x

Tz max

x

Tz min

x

N

N

m

m

N

m

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2,00

-2,80 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 -2,80

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2,00

-2,80

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

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MARCO CARRARA

INGEGNERE | ARCHITETTO Albo degli Ingegneri di Bergamo n° A4245 Albo degli Architetti di Bergamo n° 3244

Via T. Tasso, 89 - 24121 BERGAMO info@studio-carrara.eu | www.studio-carrara.eu | +39 035 0383259 | +39 346 9695521 RIASSUNTO MASSIMI E MINIMI ASTE: MOMENTI COMBINAZIONE: SLU (STATICA) INVILUPPO Mx My Asta Mx max x x min max Nm m Nm m Nm

x

My min

x

Mz max

x

m

Nm

m

Nm

m

1

0,04

0,00

-0,04

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

1,40

1,00

0,00

0,00

2

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,40

-7.200,00

0,00

3

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,40

-4.800,00

0,00

4

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,04

0,40

-2.400,00

0,00

5

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,40

-7.200,00

0,00

6

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,40

-4.800,00

0,00

7

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,04

0,40

-2.400,00

0,00

8

0,04

0,00

-0,04

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

1,40

1,00

0,00

0,00

9

0,02

0,00

-0,02

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

1,40

1,00

0,00

0,00

Mz min

x

Nm

m

RIASSUNTO MASSIMI E MINIMI ASTE: DEFORMATE COMBINAZIONE: SLU (STATICA) INVILUPPO Asta

Dy max

x

cm

m

Dy min

x

cm

m

Dz max

x

cm

m

Dz min

x

cm

m

1

0,00

0,00

-4,44

1,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2

0,03

0,20

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

3

0,02

0,20

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

4

0,01

0,17

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

5

0,03

0,20

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

6

0,02

0,20

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

7

0,01

0,17

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

8

0,00

0,00

-4,44

1,00

0,00

0,00

0,00

0,00

9

0,00

0,00

-4,44

1,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Figura 24: sfruttamento resistenza nel profilo

Pag. 74 di 79


MARCO CARRARA

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VERIFICA DI RESISTENZA ACCIAIO COMBINAZIONE: SLU Asta 1

Sfrutta mento

Criterio

Asta 8

Verifica non richiesta Verifica a pressoflessione retta y-y e taglio Verifica a pressoflessione retta y-y e taglio Verifica a pressoflessione retta y-y e taglio Verifica a pressoflessione retta y-y e taglio Verifica a pressoflessione retta y-y e taglio Verifica a pressoflessione retta y-y e taglio Verifica non richiesta

Asta 9

Verifica non richiesta

Asta 2 Asta 3 Asta 4 Asta 5 Asta 6 Asta 7

Asciss a m

N

M3

T2

M2

T3

N

Nm

N

Nm

N

Verifica

--

--

--

--

--

--

--

--

0,70

0,000

-132,43

-7.200,00

6.000,00

--

--

OK

0,47

0,000

-88,29

-4.800,00

6.000,00

--

--

OK

0,23

0,000

-44,14

-2.400,00

6.000,00

--

--

OK

0,70

0,000

-132,43

-7.200,00

6.000,00

--

--

OK

0,47

0,000

-88,29

-4.800,00

6.000,00

--

--

OK

0,23

0,000

-44,14

-2.400,00

6.000,00

--

--

OK

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

Figura 25: sfruttamento stabilità del profilo

VERIFICA DI STABILITÀ ACCIAIO COMBI NAZIO NE: SLU

Criterio

Sfrutta mento

Ascissa m

Asta 1 Asta 2

Verifica non richiesta Verifica stabilità a flessotorsione

N

M3 N

M2

Nm

Nm

Ncr

La mb da y

La mb da z

Chi y

C h i z

N

Mcr

Chi LT

Kc

kyy

k y z

k z y

kz Verifica z

Nm

--

--

--

--

--

--

--

--

--

0,70

0,000

0,000

7.200,0 0

--

--

--

--

--

Pag. 75 di 79

--

--

--

--

--

--

--

--

- 52.904, 77

0,90

1,00

--

--

--

--

OK


MARCO CARRARA

INGEGNERE | ARCHITETTO Albo degli Ingegneri di Bergamo n° A4245 Albo degli Architetti di Bergamo n° 3244

Via T. Tasso, 89 - 24121 BERGAMO info@studio-carrara.eu | www.studio-carrara.eu | +39 035 0383259 | +39 346 9695521 Asta 3 Asta 4 Asta 5 Asta 6 Asta 7 Asta 8 Asta 9

Verifica stabilità a flessotorsione Verifica stabilità a flessotorsione Verifica stabilità a flessotorsione Verifica stabilità a flessotorsione Verifica stabilità a flessotorsione Verifica non richiesta Verifica non richiesta

0,47

0,000

0,000

4.800,0 0

--

--

--

--

--

- 52.904, 77

0,86

1,00

--

--

--

--

OK

0,23

0,000

0,000

2.400,0 0

--

--

--

--

--

- 52.904, 77

0,75

1,00

--

--

--

--

OK

0,70

0,000

0,000

7.200,0 0

--

--

--

--

--

- 52.904, 77

0,90

1,00

--

--

--

--

OK

0,47

0,000

0,000

4.800,0 0

--

--

--

--

--

- 52.904, 77

0,86

1,00

--

--

--

--

OK

0,23

0,000

0,000

2.400,0 0

--

--

--

--

--

- 52.904, 77

0,75

1,00

--

--

--

--

OK

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

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--

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--

Figura 26: sfruttamento deformabilità del profilo

VERIFICA DI DEFORMABILITÀ ACCIAIO COMBINAZIONE: SLE CARATTERISTICA Asta 1 Asta 2 Asta 3 Asta 4 Asta 5 Asta 6

Criterio Verifica non richiesta Macroelemento nodo 3 nodo 2 Macroelemento nodo 3 nodo 2 Macroelemento nodo 3 nodo 2 Macroelemento nodo 3 nodo 2 Macroelemento nodo 3 nodo 2

Sfruttamento

Lunghezza [m]

Spostamento [cm]

--

--

--

--

--

0,10

2,332

0,10

0,93

OK

0,36

2,332

0,33

0,93

OK

0,69

2,332

0,64

0,93

OK

0,10

2,332

0,10

0,93

OK

0,36

2,332

0,33

0,93

OK

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Spostamento limite [cm]

Verifica


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Asta 8

Macroelemento nodo 3 nodo 2 Verifica non richiesta

Asta 9

Verifica non richiesta

Asta 7

0,69

2,332

0,64

0,93

OK

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

9.8. VERIFICA CARICO ORIZZONTALE SU PALO INFISSO NEL TERRENO Di seguito si è proceduto alla verifica del nodo d’incastro alla base del montante caratterizzato dall’infissione dello stesso nel terreno per una quota pari a 50 cm. A tal fine si è utilizzata la teoria di Broms. Peso specifico terreno γ Lunghezza palo L Diametro Φ Momento plasticizzazione palo My Terreno laterale Coesione non drenata cu Rapporto L/Φ nh Caso costante ks Palo corto Mmax = Rterreno, palo corto = Rterreno, palo intermedio = Rterreno, palo lungo = Cerniera plastiche (palo lungo) zc Coefficiente sicurezza R3 Portata laterale

14,00 400 110 3,00

kN/m3 mm mm kNm

0,040 MPa 3,64 300,00 kN/m3 0,030 kg/cm3 0,024 N/mm3 2,436 kg/cm3 2,63 9,31 10,22 16,22 0,37 1,30 7,16

kNm kN kN kN m kN

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Rigidezza orizzontale n° strati 20 delta z 0,02 m zsup Strato 1 2 3 4 5 6 7

m 0,00 0,02 0,04 0,06 0,08 0,10 0,12

Rigidezza verticale

ks,z = nh * z / Φ kN/m 0,00 54,55 109,09 163,64 218,18 272,73 327,27 3

N/mm 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 3

Kmolla equiv. kg/cm 0,000 0,005 0,011 0,016 0,022 0,027 0,033 3

kN/m 0,00 0,12 0,24 0,36 0,48 0,60 0,72

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ν E G ζ kv,lat kv,punta

0,10 20,00 9,09 2,80 8174 2222

MPa MPa kN/m kN/m


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8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

0,14 0,16 0,18 0,20 0,22 0,24 0,26 0,28 0,30 0,32 0,34 0,36 0,38 0,40

381,82 436,36 490,91 545,45 600,00 654,55 709,09 763,64 818,18 872,73 927,27 981,82 1036,36 1090,91

0,000 0,000 0,000 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001 0,001

0,038 0,044 0,049 0,055 0,060 0,065 0,071 0,076 0,082 0,087 0,093 0,098 0,104 0,109

0,84 0,96 1,08 1,20 1,32 1,44 1,56 1,68 1,80 1,92 2,04 2,16 2,28 2,40

Bergamo, 06-04-2021 MARCO CARRARA INGEGNERE | ARCHITETTO

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