Articolo di Francesco Gatti, Left 9 aprile 2016

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Un domani da incubo così simile al presente Da Valerio Evangelisti, che immagina la fine della sinistra distrutta dalle bugie delle guerre umanitarie, agli zombi digitali di Luigi Milani. Viaggio nel futuro immagiato dagli scrittori italiani di fantascienza di Francesco Gatti

l futuro dell’Italia? I nostri scrittori di fantascienza lo conoscono già: saremo coinvolti in guerre, divisi in staterelli, in mano a politici irresponsabili. Così, ossessionati dalla sicurezza, in balia dell’intolleranza, ipercontrollati dalle autorità con la tecnologia, in preda a droghe, perderemo il sonno, per poi magari venire sommersi dalle acque o devastati da un terremoto. Il filone narrativo prevalente da noi è quello della distopia, il contrario dell’utopia, che immagina società future da incubo, come Orwell in 1984 o Ray Bradbury in Fahrenheit 451. Molti dei narratori che amano indagare su cosa accadrà preferiscono spegnere la luce e immergersi in incubi piuttosto che accendere un faro. Nel loro futuro staremo male. Il capofila del genere, Valerio Evangelisti, alle prese con un nuovo romanzo della saga di Eymerich, è tra i più pessimisti. In molti suoi libri l’Europa è coinvolta in guerre interminabili. «Questi “incubi” nacquero in me durante il conflitto nella ex Jugoslavia. Si legittimò la guerra con vari aggettivi: “umanitaria”, ‘democratica’, ‘preventiva’. Lì la Sinistra perse». Ma il campo di battaglia è anche mentale. Il romanzo Nel posto sbagliato di Luca Poldelmengo (E/O, 2014) ipotizza che i cittadini, «in cambio di un’illusoria promessa di sicurezza» vengano 56

usati «alla stregua di tante telecamere tre a un’Italia secessionista del di sorveglianza inconsapevoli». E San- Nord. Anche Alberto Costantini dro Battisti, il più recente Premio Urania vede il Paese a brandelli con un (L’impero restaurato, 2015), descrive un «Veneto agganciato a una Ger«controllo sempre più massivo sui nostri mania molto inquietante». Nel suo gesti, una mappatura che i poteri totali- universo letterario «la Serenissima tari hanno sempre sognato». Colpa della sopravvive oltre la data di scadenza» tecnologia e di Internet, e il Risorgimento non vero cavallo di Troia della Racconta una c’è mai stato. Del resto faccenda. Sorvegliati, mo- capitale che non si non fu proprio lui in Stella nitorati, sempre. «Dove ferma mai il nuovo cadente (2006) a far scofinisce il presente e inizia libro, in uscita, di prire a Dante Alighieri un il futuro?» ci chiede l’au- Francesco Troccoli. Ufo, e ne Le astronavi di tore. Il domani è fosco an- Con cui lo scrittore Cesare (Gilgamesh, 2015) che quando la distopia si romano conclude a far resuscitare nel futumescola all’ucronia, nar- la trilogia intitolata ro il grande condottiero? razione alternativa della Universo insonne Giampietro Stocco, che realtà dopo che un evenin Nero italiano (Frilli, to ne ha modificato il corso. Se Philip K. 2003) fece arrivare il regime fascista fino Dick ne La svastica sul sole fa vincere ai al 1975, si aspetta «distopicamente il nazisti la guerra mondiale, Donato Al- peggio dall’Italia, un paese esasperato e tomare, nel Dono di Svet (Urania, 2008) ignorante» con intolleranza e indifferenfa esplodere la storica crisi dei missili di za montanti. E ucronicamente? «Sarebbe Cuba nel 1962 col bombardamento so- curioso immaginarsi un’Italia in cui non vietico a sorpresa degli Usa e un’invasio- avesse vinto Renzi e Bersani fosse andato ne. Dopo il recente Tempospirale (Fra- avanti col beneplacito del M5S». In quali tini, 2015) l’autore riprenderà la storia città migliorate o piuttosto degradate viper farne una trilogia per i tipi di Psiche vrà la nostra società? Laura Iuorio, autrice e Aurora. Nel suo assetto politico modi- di saghe fantasy (Eldowin) e noir futurificato, nella sua geopolitica distorta, la stiche (Trilogia del Sicario), il cui ultimo penisola è frammentata e rispuntano il lavoro è sul cyber bullismo (Sono ancora Regno di Sicilia e quello di Sardegna, ol- qui, EL, 2015), si augura che Milano «con9 aprile 2016


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tinui a farsi bella anche adesso che l’Expo ha chiuso. Spero che si lancerà sempre di più nel futuro senza rinunciare all’estetica». Nello stesso luogo, ma in un universo più acido, raccolto in Cronache di Mondo9 (Urania, Millemondi, 2015), Dario Tonani descrive una capitale della moda al collasso: sanitario, ambientale, delle coscienze, a causa di una droga per via retinica che infesta la realtà di cartoni animati. Anche alle città senza nome, come quella imprecisata di Francesco Verso in Livido (DelosBooks, 2013), non va meglio: l’immondizia è dovunque e i riciclatori rovistano senza

sosta. A Roma Tommaso Pincio (Cinacittà, Einaudi, 2008) fa vivere solo cinesi, gli unici che sembrano adattarsi ai cambiamenti climatici, mentre Francesco Troccoli, che sta per uscire con il terzo e conclusivo romanzo del ciclo dell’Universo insonne (Mondi senza tempo, Delos Books), racconta una capitale che «non si ferma mai», dove la luce è subito intensa fin dal mattino. «Sei nel pieno della notte e bam! Arriva il giorno». E dove la gente è tanto «presa dalle sue faccende» da aver perso la capacità di dormire e sognare. Alberto Cola, che tornerà in libreria con Asad e il segreto 9 aprile 2016

dell’acqua (Piemme), ugualmente non intuisce niente di positivo sul Tevere. «L’arte verrà distribuita in cambio di un po’ di ossigeno mentre la terra verrà usata come cimitero. E Roma, il baluardo religioso dell’Occidente, si trasformerà in una voragine che sul proprio bordo vedrà crescere culti alternativi». Luigi Milani, che da poco ha pubblicato Un altro futuro (Scudo, 2016), pur avendo scritto di una catastrofe ambientale ne L’altra apocalisse, ambientato a Roma, vuole immaginare per la sua città «una valorizzazione dei parchi, una riduzione dell’immane flusso di auto, sostituite da micro vetture a guida automatica», in un contesto positivamente multietnico. L’unico brivido lo daranno semmai gli «zombi digitali», ossia «quelle persone che si aggirano per le strade di tutti i centri urbani, intenti a digitare compulsivamente su touch screen sempre più grandi». Ma questo sinistro futuro a noi è già noto. L’Italia vista dagli scrittori di fantascienza, tranne poche eccezioni, non sembra un bel posto, «vittima consapevole - scrive Evangelisti - di un’opera di spoliazione, legata alle dinamiche del mondialismo e dell’integrazione neoliberista». In fondo perché non dovrebbe essere così? Il pericolo, come spesso accade, proviene da noi e dalla pancia della nostra società, dai dubbi e dalle paranoie che già oggi abbiamo e che profetizziamo moltiplicati in un duemila o tremila qualcosa. Gli alieni scarseggiano, le invasioni spaziali sembrano rimandate, i robot e i mutanti forse avevano da fare. 57


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