CARLO RAMOUS Un percorso di vita
CARLO RAMOUS
Un percorso di vita
Milano
02/06/1926
Carlo Ramous nasce a Milano nel 1926. Scultore e Pittore, studia all’Accademia di Brera con Marino Marini. Nel 1946 espone le sue prime opere. Nel 1951 vince il premio Diomira, il premio Mattioli, il premio Oggioni dell’Accademia di Brera; nel 1954 partecipa alla Triennale di Milano; nel 1955 partecipa alla Quadriennale di Roma e vince il Premio Brusadelli. Nel 1956 lo vede impegnato nell’esecuzione della facciata della Chiesa Santa Marcellina a Milano. Da allora il suo nome è presente circa 300 volte in tutto il mondo con mostre personali e nelle grandi rassegne internazionali: alla Biennale di Venezia nel 1958, 1962, 1972; alla Biennale di S.Paolo del Brasile nel 1961; alla Quadriennale di Roma nel 1955, 1959,1973; e da Parigi a Tokio, da Roma a Londra, da Oslo a Milano, da New York da Anversa, da Alessandria d’Egitto a Teheran, da Città del Messico a Budapest, all’Aquila, a Zurigo, a Colonia , a Norimberga, da Berlino a Sidney, all’Aia, a Copenhagen, a Lisbona, a Dusseldorf a Los Angeles, a Lagos, ecc. É dai primi anni sessanta che la maggiore critica italiana e internazionale riconosce in Ramous uno tra gli scultori più originali e coerenti della prima generazione affermatasi dopo il 1945.
16/09/2003 La volontà e la capacità dello scultore di mettere a raffronto forma e spazio rendono ogni scultura, pure se forma immobile, pulsante di vita nella dimensione fantastica. Dopo i primi anni Sessanta le sculture di Ramous cambiano, pur rimanendo sempre “massicce”, acquisiscono tagli nuovi, spigoli vivi, protese in verticalità sanno trasmettere tensioni ed emozioni. Del suo lavoro si è occupata la critica più attenta, Trier, Dorfles, Russoli, Gassiot-Talabat, Valsecchi, Elgar, Caramel, Ashbery, Ballo, Leveque, Carandente, Alvard, De Micheli, Welcher, Crispolti, Coulan, Natali, Guardoni, Bettolini, sono solo alcuni. Oltre alle innumerevoli esposizioni collettive e di gruppo, ha eseguito numerosi grandi lavori per l’architettura, tra questi: la chiesa di Santa Marcellina a Milano; la chiesa di Don bosco a Milano; l’Imprimerie Cino del duca a Blois (Francia); la grande scultura in P.za Conciliazione a Milano; la scultura posta di fronte alla scuola di Viale Marche a Milano; il monumento ai patrioti dell’Isola a Milano; e numerose sculture per le scuole in Italia e negli ospedali di Pordenone e Como; il monumento ai caduti per la Libertà a Milano, in piazza Miani; la grande scultura e Chuo Park Chiba City, Japan. Carlo Ramous muore a Milano il 16 novembre del 2003
“Sapevo di non poter raggiungere la verita’, tanto che ho trasferito nel linguaggio dei simboli questo anelito. Lasciandolo libero di suggestionarmi e di sorprendermi. Questo linguaggio, il mio, credo che abbia qualche volta il sapore caldo e struggente della poesia.� Carlo Ramous - 1990
La critica ha da sempre individuato nelle grandi opere di
agli esordi dei Sessanta in opere come Mattino di vento,
Carlo Ramous, che abitano con naturale autorevolezza
Essere o Frantumazione – ma che immediatamente dopo
numerosi spazi pubblici di città italiane e straniere, l’esito
vengono declinati in maniera del tutto diversa, amplifi-
migliore della lunga, incessante e appassionata ricerca
candone il valore sociale, collettivo, politico. Lo stesso
dell’artista. Chi rammenti anche soltanto una delle scultu-
Ramous scrisse nel 1976 a proposito delle sue sculture
re installate in permanenza in un determinato tessuto
di notevoli dimensioni come di “grandi gesti che volevo
urbano, avrà subito presente le molteplici possibilità di
fossero rappresentativi di una forte presenza dell’uomo”;
dialogo con il contesto architettonico, urbanistico e persi-
e ancora di “un atto di ribellione per ristabilire che il gesto
no monumentale che l’intervento di Ramous introduce.
della mano può ancora risolvere la coercizione, l’abuso,
Articolate, costruite e sviluppate in un ambiente che qua-
l’ipocrisia del nostro tempo”I.
si sembra averle generate – e mai soltanto ‘ospitate’ – le
L’esaltazione del gesto della mano, il sentimento di rivolta
strutture di Ramous esplicitamente intrattengono e ricer-
intrinsecamente connaturato alla sua azione, se trovano
cano una relazione che attraversa tanto lo spazio quanto
un contesto fertile nei fermenti politici e negli aneliti ideali
il tempo, marcando la propria presenza con l’intensità di
degli anni Settanta, non possono esservi però circoscritti
un segno, l’energia di un gesto.
II
Segno e gesto che transitano senza alcun dubbio nella
la rivalsa di una forza primigenia in grado di rimuovere
poetica di Ramous attraverso l’Informale – assimilato
o superare i limiti, gli impedimenti, i vincoli. “La presa di
profondamente negli anni della formazione e lambito
possesso del mondo esige una sorta di fiuto tattile. La
. Il gesto della mano è prima di tutto un gesto estetico,
“Il vuoto nello spazio, il pieno delle cose”
vista scivola sulla superficie dell’universo. La mano sa
qualità e il rigore delle grandi sculture realizzate e messe
che l’oggetto implica un peso, che può essere liscio o
in opera, dal momento che i rapporti sono perfettamente
rugoso, che non è inscindibile dallo sfondo di cielo o di
individuati fin dall’inizio e le proporzioni non necessitano
terra con il quale sembra far corpo. L’azione della mano
di essere amplificate in scala per mostrarsi nella loro
definisce il vuoto dello spazio e il pieno delle cose che lo
ineffabile ‘giustezza’.
occupano”
Giustezza che non esonera l’artista dall’azzardo, dal
III
. Parole, queste di Henri Focillon, che sem-
brano attagliarsi perfettamente alla genesi di opere come
mettere se stesso e la propria arte sempre in discussio-
Arco, Continuità, Gesto per la libertà, tutte quante espo-
ne, dall’accettare consapevolmente che “il rischio è nelle
ste nel 1974 nella personale milanese di Piazzetta Reale.
cose”, ma che “non vi sono probabilità di capire senza far
Ciascuna offre, a seconda dei punti di vista assunti dallo
conto di questo rischio”IV .
spettatore, una prospettiva differente, un modo diverso di
Marco Pierini
articolarsi nello spazio. Nessun prospetto riveste un ruolo egemone, ogni scorcio gode della medesima legittimità e riserva sorprese, emozioni, equilibri insospettabili, scarti imprevisti. E traviserebbe gravemente il lavoro di Ramous chi volesse desumerne la monumentalità dalle grandi dimensioni. I bozzetti, perfettamente compiuti pur nelle loro ridotte misure, posseggono infatti tutta la forza, la
I
Da uno statement di Carlo Ramous pubblicato in “Scultura”, 3, febbraio-marzo 1977, p. 21.
Si veda, su questo argomento, l’intervista rilasciata da Carlo Ramous a Franco Cajani nel 1976 (Franco Cajani, I ferri di Ramous, in “Alla bottega”, XIV, 2, marzo-aprile 1976, pp. 25-27). II
III
Henri Focillon, Vie des Formes suivi de Éloge de la main (1943), trad. it. Vita delle Forme seguito da Elogio della mano, Einaudi, Torino 19903, p. 110.
IV
Mario Ramous, presentazione in Carlo Ramous, opuscolo della mostra, Galleria Inquadrature 33, Firenze 1970.
Era il 1962 quando lo scultore milanese Carlo Ramous fu
a Enrico Crispolti, da Luciano Caramel a De Micheli e
invitato a Cortina d’Ampezzo ad esporre cinque opere in
Valsecchi; sue sono le sculture presenti in molte piazze di
bronzo all’interno della Rassegna del Bronzetto organiz-
Milano e del mondo.
zata nella conca ampezzana. Vi ritornò anche nel 1967,
Nel catalogo della XXXI Biennale di Venezia del 1962
sempre all’interno della stessa manifestazione.
Gillo Dorfles scriveva che in Ramous vi è una “intima
Oggi a distanza di quasi cinquant’anni, le opere di
simbiosi tra la materia formata e l’idea che vigorosa-
Ramous sono nuovamente esposte a Cortina al Museo
mente la forma”. Nelle opere scultoree, infatti, la materia
d’Arte Moderna Mario Rimoldi, in una mostra monogra-
serve all’artista per veicolare un messaggio, non è mai
fica in cui sono presentate molte sculture in bronzo, in
fine a se stessa. I suoi lavori non sono sfoggio di virtuosi-
legno e una serie di dipinti. Perché Ramous non è stato
smo tecnico, ma comunicano sempre un animo profondo
solo uno scultore, è stato un artista a tutto tondo, capace
e sensibile. E’ l’artista che si dona:“Io mi apro e vi offro
di esprimere il suo universo interiore attraverso molteplici
tutto quello che ho” diceva.
mezzi, incluso quello della pittura. Il suo lungo percorso
Più che un omaggio al Maestro, la mostra cortinese si
artistico lo ha visto passare con padronanza e disinvol-
propone, dunque, di raccontare il variegato universo
tura dall’uso del bronzo a quello del legno, dal pennello
poetico di un artista il cui lavoro in questi ultimi anni è
intinto nei colori più allegri alle tinte più scure. Le forme
stato giustamente riscoperto. Al visitatore viene offerta la
e l’architettura delle sue opere non hanno quasi mai
possibilità di vivere l’intero percorso creativo, dall’idea-
riferimenti alla realtà, ma pur nella loro astrazione sono
zione della forma attraverso i bozzetti e i prototipi, fino ad
cariche di una volontà narrativa resa evidente anche dai
arrivare alle grandi sculture monumentali in ferro o inox
titoli, dal forte potere evocativo.
che adornano piazze importanti da Milano al Giappone,
Di lui hanno scritto i più importanti critici da Gillo Dorfles
per le quali Ramous è giustamente celebre; alcune di
“La materia liberata nella sua dimensione di energia risulta così evidente tracciato di tensioni dinamiche.”
Vittorio Fagone - 1993
queste grandi sculture potranno essere ammirate nel
d’Ampezzo da Rosa Braun, moglie del collezionista Mario
percorso esterno al museo Rimoldi, lungo Corso Italia.
Rimoldi, attorno al quale nel 1974 nacque il museo, si
La mostra permette di scoprire inoltre le interessanti
sono infatti aggiunti nel tempo altri lasciti, come i trecen-
decorazioni parietali realizzate per edifici industriali e di
to lavori di Alis Levi donati da Lia Cohen, o più di recente
culto, in cui l’uso imponente del volume e del bassorilie-
il comodato di circa cento opere della collezione del prof.
vo sembra legare idealmente Ramuos ai massivi mosaici
Allaria e il lascito di un’importante dipinto del maestro
di Mario Sironi in un’affascinante simbiosi tra arte e
Capogrossi da parte della scrittrice Milena Milani, en-
architettura. Questo aspetto rappresenta sicuramente un
trambi avvenuti nel 2012.
ulteriore elemento di affinità tra la l’opera di Ramuos e la
Le quattro nuove sculture di Ramuos contribuiscono
collezione del Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi che
dunque a rendere viva la collezione di un museo che da
nel 2012 si è arricchita di quattro sculture del Maestro
alcuni anni svolge un’intensa attività di valorizzazione di
databili cronologicamente sul finire degli anni sessan-
una delle più importanti collezioni d’arte moderna italiana:
ta, proprio il periodo in cui si conclude l’intensa attività
da un lato le mostre a tema e i vari riallestimenti delle sale
collezionistica di Mario Rimoldi. Le opere sono state
offrono occasioni sempre nuove per ritornare al museo;
concesse in comodato dall’ing. Walter Patscheider che
dall’altro i prestiti che il Museo Rimoldi concede ogni
con amore e dedizione sta portando avanti un lavoro di
anno a importanti mostre e istituzioni in Italia consentono
rilancio dell’opera del Maestro milanese.
di far conoscere e diffondere il proprio patrimonio d’arte
I lasciti e le donazioni ricevute in questi ultimi anni testi-
ad un pubblico sempre più vasto, divenendo così un pun-
moniano l’importanza crescente che il museo Rimoldi sta
to di riferimento per collezionisti e amanti del Bello.
assumendo presso il pubblico e i collezionisti: all’originario nucleo di circa quattrocento opere donate alle Regole
Alessandra de Bigontina
“un linguaggio comune tanto da creare opere nelle quali l’architettura e la scultura, pur rimanendo assolutamente se stesse, siano tanto intimamente fuse da far sì che l’una senza l’altra e viceversa perdano ogni significato”
M. Tedeschi - 1956