Dario Fo
Il tempio degli uomini liberi Il Duomo di Modena
Appunti per lezione – spettacolo a cura di Franca Rame
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ai campi da coltivare. Egualmente le paludi venivano bonificate allo stesso scopo. Molti erano i contadini che a piccoli gruppi coltivavano in proprio le nuove terre. I preesistenti pastori invadevano 5 spesso e impunemente con le loro greggi i terreni messi a frutto dai villani ; ne nascevano contrasti sovente cruenti e sanguinosi fra le due entità . I contadini dovevano sopportare inoltre sulle proprie terre ripetute scorrerie di bande armate, soldati piÚ o meno sbandati che saccheggiavano i casolari e le conserve del raccolto, violentavano le donne, uccidevano chi si opponeva, godendo naturalmente di ogni impunità . A questo punto i contadini, pur di sopravvivere, chiedevano la protezione di vassalli e valvassori ai 6 quali erano costretti a cedere in cambio le proprie terre; le stesse terre venivano poi ridate in affitto ai medesimi contadini in una specie di mezzadria chiamata banno, o angheria, termine che da solo illustra l’infame sopruso. Si trattava di un vero pizzo da mafia ante litteram. I coltivatori che si ritrovavano a vivere nelle adiacenze dei monasteri spesso preferivano cedere le proprie terre. Ed ecco che i monaci diventavano a loro volta possessores, una sorta, oggi diremmo, di latifondisti ‌ ma benedetti! Gli abitanti della città di Modena si trovavano letteralmen- 7 te circondati da gruppi organizzati e di potere. Immaginate un
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grande cerchio dove nel centro è situata Modena. A sole dieci miglia dalla città, nel semicerchio a nord, si erge il monastero di 8 Nonantola, complesso che nell’xi secolo possiede un enorme territorio che giunge a sud alle porte di Modena e che a nord oltrepassa addirittura i confini di Lombardia, mentre ad est invade il Veneto. Il semicerchio opposto è in gran parte proprietà dei marchesi di 9 Canossa, i cui possedimenti straripano fin nella Lombardia e nella Toscana. In verità i due domìni non presentano un confine lineare, ma si inseriscono uno nell’altro come caselle degli scacchi. Molte diocesi e abbazie dei monaci con i loro territori sono situate oltre il borgo-fortezza di Canossa. Altrettante pievi e agglomerati dei Canossa punteggiano come in una pelle di giaguaro il possedimento dei monaci. Piccoli spazi restano liberi qua e là, liberi si fa per dire, in quanto sono occupati da vassalli e valvassori regi. In tutto questo immenso cerchio sono ancora evidenti estese macchie di foresta nelle quali si allevano allo stato libero maiali in grande quantità. Il maiale è fin d’allora la maggiore risorsa della regione. Una cronaca dell’epoca ci testimonia che in una delle foreste all’interno dei possedimenti del monastero di Nonantola 10 venivano allevati più di mille maiali allo stato libero. Qualche
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