/ agosto 2014
Anno 57 - Agosto 2014 / n. 8
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Quale scuola domani?
Ma c’è
I
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La precocità dei bambini non può più essere ignorata
n pochi decenni la società è cambiata e con essa le competenze necessarie per saperci vivere. È cambiata la comunicazione, sostenuta da una tecnologia in continua evoluzione, e sono cambiati gli stili di lavoro. Allungata la speranza di vita e con essa le necessità di assistenza e la medicina. Diversificata la popolazione, e con essa l’importanza di alcune lingue. In trasformazione alcuni capisaldi della società, come la procreazione e i nuclei famigliari. Annebbiato il rispetto delle autorità. Pochi hanno coscienza della sacralità dell’istruzione, oggi svilita da crediti debiti e autonomi. La nostra scuola non dà una formazione adeguata ad affrontare i cambiamenti e a trasmettere importanti conquiste della civiltà, come il rispetto dei diritti umani. Deve trasformarsi. A cominciare dalla formazione degli insegnanti, che oggi partono da un’istruzione insufficiente ed imprecisa. Dall’intero ciclo scolastico, che licenzia giovani adulti troppo spesso incapaci di lavoro e di disciplina. La scuola dell’infanzia e la primaria vanno ristrutturate in modo da costituire una solida formazione di base della mente e delle abilità principali, e via via, dalla secondaria di primo grado fino all’università. Vanno anticipate le possibilità e le capacità dei giovani di lavorare ed essere autonomi. È necessaria una rivoluzione, costruita da esperti sganciati da ogni gioco politico. Federica Mormando
Tutto si è velocizzato. Anche la scuola deve cambiar passo e adeguarsi.
Questo mese ■ Focus
I nuovi schiavi e l’UE sta a guardare. alle pagine 5-6-7
■ est/ovest
Palloni gonfiati e dramma terza età. alle pagine 8 e 9
■ Uomini&storie
Martini e Fornoni in nome di Dio e dell’uomo alle pagine 12 e 13
■ CAmpioni
La stoffa di Dino Zoff a pagina 21
Cibo e salute
I consigli della nutrizionista Roberta Carini. A pagina 14
Alle pagine 15-19
Il massacro degli innocenti
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utto si ripete puntualmente con un orribile copione. Ogni volta che in Italia c’è una tragedia, fino a quando si scopre l’autore, è una caccia spietata dei mass media, che si lanciano all’inseguimento del killer con le loro indagini, più veloci, sbrigative e senza alcun freno di quelle degli organi inquirenti. Un viaggio interminabile, cinico, massacrante nei “perché”. Si va avanti anche per settimane, addirittura mesi, come fu il caso di Cogne, di Garlasco o di Avetrana, in qualche caso anni, come per Yara Gambirasio, esattamente dal 26 novembre 2010. Spesso o quasi sempre, un delitto “tiene” le prime pagine e le aperture dei notiziari fino a quando ne accade un altro che lo soppianta. Allorché si alza il velo sul presunto o sui presunti autori e sui perché, parte la solita valanga che travolge tutto e tutti, senza scampo. I processi, prima che nei tribunali sono fatti alla TV, con scosse sismiche globali immediate, incontrollabili e devastanti, in internet, poi sulla stampa, che non si fa mancare nulla a sua volta, per non perdere colpi e sfigurare in questa titanica lotta alle scorribande più impensabili nelle vite altrui. Ogni e qualsiasi argine è travolto; sono spazzati via diritti e doveri, rispetto, la stessa
umanità. Si ripete sistematica e devastante la corsa al “di più”, all’andare “oltre”, nell’affanno dei retroscena, dei sottofondi, degli intrighi, delle morbosità. Si scava con furia rabbiosa, non tenendo conto di niente, non considerando alcuna circostanza, per esempio la presenza di bambini, fragili e indifesi, già confrontati con drammi più grandi di loro e che li segneranno a vita. Nel caso del muratore arrestato per Yara, la moglie e i tre figli cacciati da casa, perché messa sotto sequestro. Giuseppe Zois ➣ continua a pagina 4 ❏ servizi alle pagine 2-3-4
anche una gioventù esemplare n questo Paese di vecchi che è ormai l’Italia, i giovani si dimostrano assai migliori di come vengono rappresentati. Anche se la grande stampa è sempre pronta a rovesciarci addosso immagini scabrose e sembra quasi scartare a priori ogni notizia che ci presenti i giovani nella loro veste migliore. Drogati, privi di valori, tutti spinelli e sradicamento. In realtà il fatto di essere minoranza li impaurisce riguardo al loro futuro. Temono di essere sopraffatti dagli anziani nella disponibilità di risorse (lavoro, servizi, pensioni), così i più deboli rispondono fuggendo dalla realtà con gli stupefacenti e lo sballo, mentre i più forti (spiritualmente) si impegnano per costruire un mondo di solidarietà. Nelle metropoli come in provincia. Dove vivono, studiano, si impegnano tanti magnifici giovani, in famiglia e fuori, con normalità. Un esempio: l’anno scolastico s’era appena concluso e già si aprivano i Grest, i gruppi estivi, negli spazi delle opere parrocchiali e negli oratori. Migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi riempivano di giochi, di canti, di preghiere le ore dei bambini delle scuole dell’obbligo in libertà. Un’iniziativa che si rinnova a ogni estate da anni. Ulderico Bernardi ➣ continua a pagina 19
Schiavitù d’oggi
Fuggono da un inferno e finiscono spesso in un altro. A pagina 5