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Mensile di di cultura religiosa religiosa e popolare Mensile Mensile di cultura cultura religiosa ee popolare popolare

Una Regola vissuta da 800 anni

Anno 50 - Gennaio 2007 / n. 1 Anno 51 Luglio2009 2007/ /n.n.610 78 Anno --Agosto Anno 51 - Ottobre 2007 5251 Giugno

Un terremoto delle coscienze di Ulderico Bernardi

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Nella luce di Pasqua si è svolto tra Assisi e Roma il Capitolo delle stuoie, a 800 anni dalla nascita dell’Ordine. 2000 frati provenienti da 65 Paesi, in rappresentanza di tutta la “famiglia” francescana si sono interrogati su quel segno della povertà che ha scosso il mondo. Fu nella primavera di 8 secoli fa che nacquero i “penitenti di Assisi” che si presentarono al Papa Innocenzo III. I quattro Ordini si sono ritrovati insieme nella culla del francescanesimo. Carissoni, Carrara, Todeschini, Zois alle pagine 11, 12 e 13

POVERTÀ, LA RIVOLUZIONE DI

FRANCESCO di Gino Carrara ono capitate a ridosso del terremoto che ha investito L’Aquila e i suoi dintorni le celebrazioni volte a rimarcare l’ottavo centenario della approvazione orale, da parte del Pontefice Innocenzo III della “protoregola” dei Francescani; e il violento sisma nella regione abruzzese ha offerto ulteriori spunti alla sottolineatura della ancor oggi rilevatissima vitalità della figura e degli insegnamenti del “poverello d’Assisi”. Si sono agganciati con particolare vigore ed efficacia a tale opportunità il Papa Benedetto XVI ed il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano che la

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grande “famiglia” dei frati e delle suore postisi nella sequela del “giullare di Dio” e di Santa Chiara sono stati felicissimi di avere compartecipi della loro letizia nel momento della riscoperta della radice dell’impegno sbocciato nel secolo XIII. Una qualificatissima delegazione guidata dal ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, Frate Josè Rodriguez Caballo, dal presidente della Conferenza italiana dei Minori Cappuccini, Aldo Broccato e dal Custode del Sacro Convento di Assisi, Frate Giuseppe Piemontese ha portato al Capo dello Stato italiano nella tenuta di Castelporziano

una copia della “Lettera ai reggitori dei popoli” che il Serafico nell’epoca sua indirizzò “ai podestà, consoli, giudici, governanti di ogni parte del mondo” per stimolarli ad un esercizio del potere attento alle leggi divine e nell’ottica del bene comune. Nel ringraziare del dono recatogli, Giorgio Napolitano non ha perso l’occasione per proporre questa riflessione: “Quando pensiamo e soffriamo per le vittime e per i danni provocati dal terremoto in Abruzzo non possiamo non ritenere che anche qui abbiano contato in modo pesante ed abbiano contribuito alla gravità del danno e del dolore umani comportamenti di disprezzo del-

le regole, disprezzo dell’interesse generale e dell’interesse dei cittadini”. Il Presidente della Repubblica, approfondendo i contenuti della sua denuncia ha aggiunto: “Non sono stati forse questi fenomeni e questi comportamenti ‘legati’ ad un indubbio ed allarmante decadimento di valori spirituali, umani e morali” a costituire “una delle cause della crisi che attualmente affligge le nostre economie e le nostre società?”; “Comportamenti - ha voluto stigmatizzare sempre Giorgio Napolitano - dettati dall’avidità, dalla sete di ricchezza e di potere, dall’ignoranza di valori elementari di giustizia e di solidarietà”. ➣ continua a pagina 11

Cappuccini, dietro indicazione del Vescovo di L’Aquila seguono spiritualmente la tendopoli più popolata della città devastata dal terremoto, quella di “Piazza d’Armi”. L’attività principale è quella di sostegno religioso, ma oltre a questo organizzano molto di quello che può servire per alleviare gli animi: spettacoli circensi, canori, teatrali, tornei di carte (briscola, scopa, tresette soprattutto). Insomma movimentano in modo che non si annidi nell’animo il tarlo della noia o peggio della disperazione. Oltre a questo c’è il Cappuccino Cappellano dell’Ospedale Civile che è impegnato a correre un po’ dietro a tutte le situazioni. Servizi di Laura Di Teodoro, foto di Bruno del Frate alle pagine 4 e 5

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uegli occhi che sfidano gli assassini sotto la cenere morta. Rubo un verso al canto di Aime Césaire, perché mi pare il più immediato nel rendere parlanti le immagini che ci vengono rovesciate addosso, in quantità anche eccessiva, dai media impegnati a seguire le vicende dei terremotati abruzzesi. In un paesaggio desolato dallo strazio delle rovine e dei silenzi coatti, le persone si muovevano in quelle prime ore dopo la disgrazia con timore e forza, senza rassegnazione. Le coscienze scosse, invase da una polvere fitta di interrogativi. Di mille perché. Non era la natura ad essere inquisita. Anche l’ultimo degli ingenui è consapevole che il pianeta ha i suoi disegni, perfettamente indifferenti alle logiche degli umani, ingolositi dalle sue ricchezze. Difficile, ma non sempre, intenderli. Semmai le tante domande chiamavano in causa la cultura degli uomini. La tecnica e la morale. Ciò che si è appreso via via nell’esperienza delle generazioni, e quel patrimonio di valori che nell’essenza rimane immutabile, eterno. O almeno così dovrebbe essere, perché nel trascorrere di giorni si è toccato con mano il tradimento di alcuni, alieni all’idea del bene comune. Costruttori di scarto, controllori fedifraghi. E centinaia di vittime innocenti, a saldo dei loro peccaminosi profitti. Nelle notti fredde, sui piazzali dei campi profughi, gli interrogativi si alzano come faville dai bracieri accesi per rompere il crudo dell’aria. Il fuoco richiama e conforta, col suo calore illumina e scaccia le tenebre. Ma è inutile illudersi: la fiammata splendente di solidarietà che si è alzata immediatamente dopo il cataclisma abruzzese risuona anche di inesorabili scricchiolii. Mentre bruciano i buoni ceppi della partecipazione collettiva, accatastati dall’Italia migliore, quella delle culture locali subito mobilitate in soccorso nell’intera penisola, le ramaglie verdi della litigiosità politica, delle beghe tra gruppi e dei miserabili interessi di settore, spandono fumo acre, facendo lacrimare gli occhi degli onesti cittadini. ➣ continua a pagina 2

Anno dell’astronomia le notti dell’infinito alle pagine 8 e 9


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