/ giugno 2016
Anno 59 - Giugno 2016 / n. 6
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Mensile di cultura religiosa e popolare
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Nel turbamento violento delle relazioni che sta scuotendo il mondo…
Non soccombere alla paura I
L
l nostro tempo sembra avvolto nell’ombra di nuove paure. Come chiamare allora il nostro tempo che in un attimo sembra aver perso quel po’ di gaiezza che ancora gli rimaneva, ritrovando la paura? Una paura che è di nuovo la tonalità emotiva individuale e collettiva di un tempo dell’incertezza. E questa incertezza attraversa a volte con fragore altre con leggero sibilo non solo il territorio in cui viviamo, la nostra casa, così come il nostro stesso corpo e la nostra stessa mente, ma anche la stessa comunità. Non siamo più esposti solo come individui singoli alla morte, ma è tutta la comunità in pericolo. È come se ci fossimo, rispetto alle generazioni del passato, disabituati a questa idea di un pericolo globale. Graziano Martignoni psichiatra
Noi con il denaro e dentro le famiglie…
Estate, la tentazione delle frizzanti
Avanti a tutto internet
Bibite sì, ma con misura
Temi caldi: acquisti online e rapporti genitori-figli. Alle pag. 9 e 17
Per vincere la sete, occhio a quello che beviamo. Carini a pag. 22
Questo mese ■ Lavoro
che manca
Globalizzazione e scenari in arrivo
Dossico alle pagine 6 e 7
■ Tendenze
I pensionati che fanno le valigie per l’estero Maio a pagina 10
■ Nella
coppia
Riscoprire la letizia sorgente di amore Grampa a pagina 15
e bombe straziano. Squarciano l’anima di quanti le subiscono e di chi se le mette addosso. Fanno a pezzi sé stessi e gli altri. Succede per gli attentatori suicidi e per le vittime innocenti di questi atti infami. In ogni caso colpiti tutti da un medesimo shock. Un turbamento violento delle relazioni che dall’avvio del nuovo millennio sta scuotendo e massacrando il mondo intero. Gli Stati si sono concentrati sull’intelligence, grandi e raffinate analisi sono state compiute in ogni parte del mondo dai sistemi di sicurezza. Qualche volta hanno funzionato. Ma grandissima trascuratezza è stata riservata agli effetti dei confronti troppo bruschi tra le culture. L’etnicità è qualcosa di estremamente delicato. L’uomo è un animale costruttore di cultura. E per radicarsi nella sua appartenenza ha dovuto compiere adattamenti secolari. Lenti. Graduali. Che richiedono consapevolezza di sé prima che degli altri. Perché i confronti divengano opportunità reciproche. È avvenuto tutto troppo in fretta. Nel secolo che ci ha preceduto si sono combattute guerre epiche, e come ricaduta collaterale si sono manifestati effetti per i quali la polvere degli scontri non si è ancora depositata. Ulderico Bernardi ➢ segue a pagina 5 ❏ Occidente, Islam, legalità, convivenza, timori e reciproche diffidenze. Zois, Minardi e Martignoni alle pagine 2, 3, 4 e 5
Disastri ambientali, l’uomo più del clima È stato pubblicato un rapporto Le città italiane alla sfida del clima, e come ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti nel presentarlo, “si tratta di un problema nazionale, con cambiamenti radicali per il nostro modo di vivere, produrre e anche di progettare le città”. Gli agglomerati urbani esistono da quando l’uomo delle caverne, nel corso dei millenni, ha scoperto che vivere in gruppi più numerosi, significava indubbiamente protezione e sicurezza, un modo migliore per difendersi dalle insidie, magari anche di qualche ormai scomparso animale feroce della vicina selva
oscura, ma soprattutto dalla ferocia di altri uomini, di altre tribù o di altre razze. Ma i castelli moderni e le attuali torri di guardia di una grande città, come pure le sue poderose mura architettoniche, poco possono quando le insidie nascono e arrivano dal cielo, e dal cielo possono liberamente scendere a condizionarne la vita. Più che i piccoli borghi, sono proprio le grandi città, a subire gli eccessi periodici dei fenomeni atmosferici, magari per non aver mai progettato sistemi di smaltimento delle piogge adeguati agli eccessi, che periodicamente si presentano. Anche in passato, le piene dei
fiumi si portavano via i ponti, e succederà di nuovo anche in futuro, ma le città moderne hanno aggiunto responsabilità proprie, alle quali dovranno prima o poi mettere pensiero e mano. Si parla della eccessiva asfaltatura, che ad esempio velocizza i flussi di un breve ma intenso temporale pomeridiano, o dei tradizionali scarichi pluviali coperti dal cemento per meglio lottizzare e fare soldi, delle abitazioni e delle attività turistiche costruite in aree golenali, da sempre dedicate allo sfogo delle piene. Roberto Regazzoni, meteorologo ➢ continua a pagina 31