marzo

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Soli nel deserto e senza bussola di Ulderico Bernardi

Mensile di cultura religiosa e popolare

Anno 55 - Marzo 2012 / n. 3

Francesco e Chiara due Santi per oggi Intervista con Chiara Frugoni sull’attualità di un messaggio

da riscoprire a ogni livello Claudio Bonvecchio a pagina 6

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Carrara e Gambino a pagina 3

colpa della crisi Todeschini a pagina 4

Buone

notizie:

costruttori di positività a pagina 10

Pamela Villoresi fa rivivere il mito di

Coppi

Zois a pagina 15

Paradossi del calcio: premi Otto secoli ci dividono da san Francesco e santa Chiara, ma la loro testimonianza di santità e il loro messaggio mantengono tutta la carica esplosiva di spiritualità evangelica. Il grande passo di Chiara maturò nella domenica delle Palme del 1211 o 1212. Sulla storia dei due Santi di Assisi abbiamo intervistato la medievista Chiara Frugoni. Zois alle pagine 8 e 9

alla normalità Consoli a pagina 16

Troppa TV fa male all’efficacia politica

Grande cura per il corpo, poca per la mente

Un

bel tacer non fu mai scritto

S

Osservatorio

Civiltà politica

Londra guarda alle Olimpiadi e il Brasile ai Mondiali Molti poveri in America per

C’

era una volta il padre di famiglia. Anzi, per meglio dire: il buon padre di famiglia. Figura che ricorre ancora in qualche testo giuridico. Riferimento certo a un’autorità esemplare, che in quanto tale si faceva carico della piccola comunità nata dal matrimonio. Condividendo la responsabilità con la madre dei suoi figli: nella trasmissione dei valori essenziali all’umanità, nell’educazione al rispetto per l’altro, nell’accompagnare i piccoli verso l’approdo alla maturità. In qualche modo, anche i reggitori di Stati si dovevano ispirare a lui nel governo delle proprie nazioni. Ciascuno avendo in cuore il Pater, Colui da cui veniva e a cui bisognava rispondere del giudizioso esercizio del potere, per tenere insieme la piccola come la grande comunità. La catastrofe della prima guerra mondiale, l’inutile strage nell’accorata ammonizione di Papa Benedetto XV, trascinò nella rovina imperi, regni, costumi tradizionali e valori della fede. Da allora e per tutto il Novecento, l’Occidente ha conosciuto una progressiva decadenza morale. L’autorità è stata confusa con l’autoritarismo e i regimi totalitari si sono imposti con la violenza delle dittature, in Germania, in Italia, in Russia. Diverse le ideologie, ma comune il fine: cancellare la tradizione e imporre l’uomo nuovo, nazista, sovietico o fascista, ma comunque dimentico dei valori antichi, dettati dal Decalogo e dal Discorso della Montagna. Si inventarono per questo pseudo religioni, con riti di massa, miti eroici e quanto era necessario per far precipitare il mondo in un’altra guerra. ➢ continua a pagina 2

All’interno

Apparire o essere? Strano tempo il nostro, imbevuto di troppi condizionamenti mediatici, con poca cura per la mente ed eccesso di attenzione per il benessere fisico. Zaugg a pagina 12

iamo sempre più dipendenti dalla comunicazione. Non possiamo più prescindere da questa macchina babilonese, ma i media non sono la realtà. Questa sirena, più pericolosa di quella omerica con Ulisse, inquieta tutta la società, specialmente la navigazione della politica, avviluppandola fino a depotenziarla. Del resto vediamo bene qual è il livello di credibilità e di autorevolezza dei politici nel tempo dei massimi splendori del tam-tam tecnologico. I trabocchetti della dilatazione a oltranza di un messaggio li conosciamo fin troppo bene per cui sarebbe auspicabile - in generale e per ciascuno - una forte terapia di disintossicazione. Non a caso, e con largo anticipo, il cardinale Carlo Maria Martini aveva esortato ad un salutare digiuno televisivo. La saggezza popolare insegna che “un bel tacer non fu mai scritto” e forse si dovrebbe assumere questa prudenza

come efficace linea di protezione dalle trappole dei troppi caroselli. Giusto far sapere di progetti avviati e di lavori, meglio se finiti che in corso d’opera, ma non è possibile assistere alle ormai scontate ritualità dell’intervista in cui si dice di un’intenzione che subito accende la miccia delle interpretazioni, se non delle polemiche, sempre controproducenti e sgradevoli. Giuseppe Zois ➢ continua a pagina 10

Dopo il “Concordia”

Abbiamo bisogno di galantuomini più che di eroi Gino Carrara a pagina 5

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