/ marzo 2015
Anno 58 - Marzo 2015 / n. 3
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Mensile di cultura religiosa e popolare
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Bloccati dalla paura Un futuro di incertezze dall’educazione alla vita nella società
V
iviamo un tempo che cancella quanto più in fretta può il ricordo. Tutto il passato va sacrificato all’attimo fuggente, all’esaltazione del presente, del tutto e subito. E se non lo si ottiene, subentra la più nera delle angosce. Dov’è finita l’antica virtù del sacrificio, dell’impegno per il futuro, per una meta orgogliosa? Metter su famiglia (stabile), crescere dei figli (che del futuro sono l’incarnazione), conquistare la propria indipendenza con un mestiere appreso ed esercitato in proprio (come fecero generazioni e generazioni di artigiani)? Eppure quei valori hanno lasciato il loro segno nella nostra storia, anche recente. L’industrializzazione diffusa di neanche mezzo secolo fa è frutto dell’iniziativa e della tenacia di migliaia di ex contadini, di ex operai, di ex emigranti rimpatriati. Tutti portatori di una fede forte e di una dignità fatta di autostima, di coraggio, di spirito di iniziativa. La crisi che stiamo subendo è anche il risultato di questa dimenticanza, di questa mancata trasmissione della conoscenza intorno alla propria storia. Non ne hanno certo colpa i giovani, vittime di disegni che hanno diffuso il precariato, l’instabilità, l’ignoranza della continuità come valore. Generando insicurezza, rinuncia alle sfide e alle scelte durature. Ed ecco le conseguenze della scristianizzazione: suicidi di piccoli imprenditori, temporaneità delle relazioni matrimoniali, allentamento dei rapporti famigliari e parentali, nascite sempre più scarse. Ulderico Bernardi ➢ segue a pagina 24
P. Vittorio Matteucci “patriarca” dei Cappuccini umbri
C
Andiamo veloci con la tecnologia ma procediamo a fatica in tutti i campi, dalla crisi dei modelli educativi e informativi ai comportamenti nella società. Capodicasa, Florio, Martignoni e Zaugg alle pagine 8, 15-16-17
Parlamento come un girone dantesco A ppelli su appelli alla nonviolenza, pugno di ferro per gli ultrà degli stadi di calcio. Ma le risse e le grida scomposte, i tafferugli e quant’altro non sono un’esclusiva degli invasati del calcio, no. Gli illustri rappresentanti del popolo dimostrano spesso di essere loro i primi ultrà. Sempre più di frequente il Parlamento somiglia a uno stadio di calcio. Grida e urla da invasati, salti, insulti, cori stonati nella forma e nella sostanza. Se passi tra i nostri, sei lodato e accolto come un eroe. Ma se salti nel campo avversario, sei svillaneggiato e coperto di contumelie e poco
eleganti insinuazioni. La medesima logica usata negli stadi: se l’arbitro sbaglia a nostro favore, va bene. Se sbaglia a favore degli avversari, beh, allora si trasforma nel classico “cornuto”. Che dire? I politici sono i nostri rappresentanti e… ci rappresentano. Forse è proprio questo lo stile nazionale. Ma come faccio a spiegare a mio figlio che è assurdo e stupido fare a botte per una partita di calcio, quando in Parlamento si vedono risse, urla e tumulti? Senza dimenticare che loro, come i pedatori, godono di compensi e privilegi a dir poco eccessivi. Nazzareno Capodicasa
C’è bisogno di riforme urgenti
Per l’Italia ci vuole...
L’Italia per ripartire con il lavoro ha bisogno di riforme urgenti: le illustra e motiva Mauro Biolcati. Riciputi a pagina 7
Da Gualdo Tadino con vista sull’emigrazione S otto i colpi della crisi, la scelta dell’emigrazione è di nuovo un lacerante sbocco forzato per molti in Italia, specialmente giovani. A Gualdo Tadino, in Umbria, c’è il Museo dell’Emigrazione (foto qui a lato) che è un laboratorio di raccolta di testimonianze del passato con studi e analisi del mondo delle valigie, oggi. Lo dirige Catia Monacelli alla quale abbiamo chiesto come ci si pone di fronte a questo fenomeno che si ripropone sia con gli italiani che partono per l’estero sia con i migranti che arrivano da noi. Per i nostri giovani che partono, Catia Monacelli è convinta che trasferirsi e vivere in un altro Paese, conoscere altre tradizioni e culture di per sé
ompie 95 anni il 6 marzo P. Vittorio Matteucci che è, oggi, il “patriarca” dei Cappuccini dell’Umbria. Questa figura di frate è stata ed è di riferimento per tutta la famiglia dei Cappuccini della terra di San Francesco, la gran parte dei quali si può dire che si è formata sotto la sua forte e autorevole impronta educativa. P. Vittorio, che vive nel convento di Perugia, muovendosi poco ma conservando una lucidità di giudizio e una memoria da invidiare, è stato per 22 anni direttore del Seminario a Gualdo Tadino e a Foligno. In una lunga intervista ripercorriamo e riviviamo la sua lunga esistenza di bene. Giuseppe Zois ❏ alle pagine 20-21-22
è un valore. Significa adeguarsi, spostare i propri confini di riferimento: è la storia dell’umanità. I giovani questo lo sanno, e nonostante il periodo “ingiusto” in cui viviamo, la capacità di elaborare nuove risposte alle sfide che la società ci pone è altissima. Lo vedo tutti i giorni con gli studenti che incontro. Quando, invece, è l’unica possibilità e soluzione, diventa sicuramente più triste. Il Museo dell’Emigrazione Pietro Conti, nato nel 2003, raccoglie e valorizza il patrimonio storico, culturale ed umano legato al grande esodo che ci fu in Italia a partire dalla fine dell’800 con oltre 27 milioni di partenze. ➢ segue a pagina 13 Servizi alle pagine 12 e 13
Questo mese ■ Stragi orribili Fanatici islamisti, terza guerra mondiale?
Castelli e Zois alle pagine 2 e 3
■ Contro la crisi Fondo salva-Stati paracadute per l’UE. Porta a pagina 6
■ Piatti&Salute
Gli alimenti per tenerci il fegato amico. Carini a pagina 19