ottobre

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GIULIO TERZI

Poste Italiane SpA – Sped. In abb. Post. – DL 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, com. 2, DCB PG. Tassa pagata.

Mensile di di cultura religiosa religiosa e popolare Mensile Mensile di cultura cultura religiosa ee popolare popolare

L’italiano e il dialetto

Dagli USA con vista sul mondo

M

3 OSSERVATORIO

Povertà e solidarietà sconfinate

FOCUS

Se il potere fosse più donna Mario Collarini

Portare il dialetto a scuola. È stato uno dei tanti temi che hanno animato l’estate della politica fra gabbie salariali, rimedi alla crisi, ronde, esami di idoneità all’insegnamento per i docenti che arrivano dal sud, inno nazionale. Sul dialetto si è fatta una semplificazione politica. Il tema era già stato affrontato negli anni Venti e poi rimosso da Mussolini. Servizi di Ulderico Bernardi e Magda Bonetti a pagina 4 (foto Jo Locatelli)

POLITICA AL VERDE

Sul CARROCCIO di Rosella del Castello ualcuno comincia a dubitarne. Ma i più restano fedeli. Quasi fedelissimi. Alla Lega, i leghisti perdonano tutto. Ci sono i paesini della Lombardia che non possono spendere un euro per le strade per smettere di vivere in coda, mentre il Governo ripiana il deficit milionario della sudista Catania. Qualcuno brontola, ma poi gli spiegano, e capisce: è l’ultimo strappo per consentire ai ministri lumbard di lavorare alacremente per il federalismo che riporterà i “solcc” nelle casse dei municipi del Nord. Spuntano parlamentari del Carroccio che fanno i pianisti in Transatlantico, accodandosi agli imbroglioni di Roma considerata da sempre ladrona. Lassù in Padania c’è chi minaccia di andarsene, subito, però intuisce che è là, nella capitale, che bisogna votare le leggi tanto amate, per esempio quelle anti-stranieri. Il come è un dettaglio, l’importante è il risultato. Sono fiduciosi i sostenitori della Padania, fiduciosi e pazienti. Alle prese

Q 11 MONTAGNA

Dolomiti patrimonio universale Bruno Del Frate

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Malacca, una vita da pirati di LORETTA DALPOZZO

Giuseppe Zois

7, 8 e 9

Anno 50 - Gennaio 2007 / n. 1 Anno 51 Luglio 2007 78 Anno --Agosto Anno -Ottobre Ottobre 2007 / /n.n. Anno 5251-51 2009 / n. 1010

con una crisi mai vista dal dopoguerra, con lo stipendio ridotto per via della cassa integrazione, oppure addirittura in mobilità laddove (e succede spesso nelle piccole aziende, l’emblema del Nord Italia) gli ammortizzatori sociali non si possono utilizzare, si concentrano sul Va’ pensiero che forse sostituirà quell’odioso Inno di Mameli. Oppure dissertano con gli amici al bar del dialetto nelle scuole: basta con i prof terroni, i nostri figli imparino la lingua dei nostri nonni. Hanno avuto di che chiacchierare questa estate i simpatizzanti del Verde nordista: ogni giorno un’idea nuova, dal Bossi, dal Calderoli, dal Maroni e anche da quell’originale di un Salvini, l’europarlamentare ripreso mentre cantava ad una festa di partito: “Senti che puzza… arrivano i napoletani”. Complice la carenza di “fattacci” e “notizione”, tipiche del Ferragosto, i giornali e i telegiornali han dedicato pagine e ampi servizi alle dichiarazioni di Ponte di Legno e dintorni: tra un articolo sul Su-

perenalotto ultramilionario e uno sull’afa, ecco spuntare nuove idee sul versante delle tradizioni locali: dal “prendiamoci quel che è nostro” fino a “alla larga chi è diverso”. Ma non solo idee: nel bel mezzo delle vacanze ecco spuntare nuovi nemici. Tra i più recenti il Vaticano. O meglio alcuni esponenti del Vaticano che hanno osato stigmatizzare l’assalto ai clandestini, il nuovo reato anti-immigrazione, il via libera alle ronde. Sono cattolici i leghisti, da sempre: si scagliano con veemenza contro chi propone di togliere il crocifisso dalle scuole, difendono la famiglia da tentazioni troppo moderne… ma non tollerano che il mondo cattolico critichi le loro scelte, o meglio le scelte del senatur e degli altri ministri. Insomma, nemici da cui difendersi e difendere le proprie città (gli stranieri e il Vaticano), proclami a tutela dei propri usi e costumi (il dialetto e i docenti local), puntigli localistici e altro ancora: l’autunno sarà caldo in Padania e non basteranno slogan.

uhammad Yatim ci aspetta nel piccolo porto locale di Batam, quello che porta i residenti e i turisti sull’isola di Belakang Padang, in Indonesia, un covo di pirati fino al 2000. Ha 43 anni, ma, seppur minuto e atletico, ne dimostra di più. È chiaro che sul suo volto ci sono i segni di un passato avventuroso e non sempre facile. Sa che siamo interessati a sapere chi sono e chi erano i pirati dello Stretto di Malacca, quelli temuti per anni, tanto che un’assicurazione britannica, nel 2005, ha definito il corridoio marittimo che separa l’Indonesia dalla Malaysia, zona di guerra per l’alto numero di attacchi alle navi in transito. Yatim sa che dopo gli attacchi in Somalia, i pirati sono tornati d’attualità e si vuole capire chi sono veramente, da dove vengono. Non è timido, non ha più nulla da nascondere, e quindi ci racconta subito che è stato un pirata per venti anni, fino al 2000. Ci dice che, negli anni ottanta, non c’era lavoro nella zona e, influenzato dagli amici, si è dato alla pirateria: “Erano soldi facili — ci spiega — all’inizio non avevo famiglia e allora usavo i soldi per andare a Giacarta, per vivere e divertirmi”. Ha cambiato vita per la moglie e i cinque figli che non approvavano il suo stile di vita, sebbene fosse comune nel villaggio. Ora accompagna i turisti in barca, ha la fortuna di avere la sua barca di legno che accomoda una decina di persone; un lavoro a tempo pieno che in passato serviva da copertura, per depistare la polizia: “Dieci, vent’anni fa, non c’erano molti turisti, ora, come taxista di una barca, posso sfamare la famiglia. Ma mi pento di ciò che ho fatto, rubare i soldi ad altri è un peccato, lo dice anche la mia religione”. Yatim è stato arrestato quattro volte ed in prigione un anno. Qualcosa che non si perdonerebbe più se dovesse accadere ancora, perché vorrebbe dire far soffrire la propria famiglia: “Lo dico sempre a chi ancora fa questa attività. Cerco di convincerli a trovare un lavoro, a pensare alla famiglia e alla sicurezza”.

➣ continua a pagina 10

Intervista con David Grossman Zois alle pagine 16-17


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