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Scuola
Per
da amare Come
Mensile di cultura religiosa e popolare
una montagna viva
arginare il Continuo sPoPolamento delle terre alte
di Ulderico Bernardi
S
cuola: una parola che, in ogni caso, andrà scritta con l’iniziale maiuscola. E pronunciata accennando a un breve inchino rispettoso. Da sempre. Perché non c’è stata generazione che abbia potuto fare a meno di ricevere gli insegnamenti indispensabili alla sua educazione e formazione. Sostiene un proverbio vietnamita: quando mangi un frutto, devi chiederti: chi ha piantato l’albero? Una domanda fondamentale, che giustifica la riverenza dovuta a quanti, nel passato, hanno accumulato l’immenso patrimonio della conoscenza umana e la devozione verso coloro che si accollano la responsabilità e l’onorevole fatica di trasmetterlo ai sopravvenuti. Madri e Padri di famiglia, Docenti di ogni ordine e grado, Maestri di vita (tutti con la maiuscola, perché sono quelli che lasciano un’eredità di saggezza in chi li segue). Purtroppo, nel tempo presente, tanto complesso e insidioso, pure se agevolato da straordinari strumenti tecnologici di ricerca e memoria, non è che si mostri adeguata comprensione per il valore della Scuola. I genitori delegano volentieri il loro dovere educativo agli insegnanti; le istituzioni dimostrano una visione più sindacale che pedagogica verso il mondo della Scuola. Per conseguenza, gli studenti, cioè i primi interessati al processo educativo, subiscono la Scuola più che amarla. Ogni occasione diventa buona per bigiare, manifestare, sfuggire all’uggia delle ore scolastiche. Ma il peggio non è questo. Una scombicchierata percezione egualitaria mortifica i migliori (docenti/discenti) che, una volta individuati, andrebbero agevolati in ogni modo nella rispettiva funzione. ➢ continua a pagina 2
italia oggi
il senso della politiCa nella nebbia dei valori Bonvecchio a pagina 4
Anno 55 - Settembre 2012 / n. 9
all’interno l’11 ottobre comincia l’anno della Fede
trovata la particella di dio
C’è il bosone di Higgs
frAM a pagina 5
il teStamento della mitterrand Zois a pagina 8
Quella
mala
pianta del razziSmo Capodicasa a pagina 9
educazione: l come lite Florio a pagina 11
maria rita parSi: tutto comincia dall’amore Di Teodoro a pagina 13
maeStri racconta il Suo cerro torre a pagina 15
In Italia, il 72% del territorio è costituito da terre alte, e troppo spesso, fra Alpi e Appennino sono frequenti gli abbandoni, lo spreco di aree, in altri tempi, ben curate o la riduzione a spazi spettrali, dove vorticano le pale eoliche e il suolo è ricoperto di pannelli solari, con perfetta indifferenza verso il paesaggio oltraggiato nella sua bellezza. Per il futuro della montagna e, perché la montagna possa vivere, occorre vivificare la residenza, e respingere il ruolo stereotipato imposto ai montanari dai visitatori che salgono dalla pianura. In basso, si elaborano progetti per le città metropolitane, si riconosce la necessità di una diversa programmazione e organizzazione amministrativa, che per le terre alte si stenta a comprendere, quando è proprio da qui che si dovrebbe cominciare, guardando all’ambito alpino come ad una vera e propria area agropolitana da estendere. Ma, gli stereotipi correnti si appagano di una visione dei montanari come uomini schietti, portatori di valori sani, “scarpe grosse e cervello fino”, che continua a valere finché si adeguano ai desideri e alle aspettative dell’uomo di pianura, in veste di turista o di consumatore delle risorse economiche offerte dalla natura: acqua per l’elettricità, boschi, aria buona, paesaggi intatti. Che cosa può succedere se non si riuscirà a tamponare l’emorragia del continuo spopolamento? ❏ servizio alle pagine 6 e 7
U
na scoperta giudicata sensazionale nel mondo della ricerca scientifica. Al CERN di Ginevra è stata “vista” la “particella di Dio”, quella componente base già ipotizzata, ma di cui non si era avuta alcuna prova sperimentale nel corso degli ultimi vent’anni. Si tratta della particella che dà peso alla materia. L’evento risale al 4 luglio ed ha avuto risonanza in tutto il mondo. Straordinario anche il fatto che a vivere la scoperta ci sia stato il padre stesso del bosone, il fisico scozzese Peter Higgs, di 83 anni, che era sulle sue tracce fin dal 1964. L’operazione è costata 6 miliardi. Al CERN di Ginevra lavorano ben 600 fisici italiani. ❏ Gambino a pagina 3
il mestiere dell’arCHitetto
Mario Botta racconta se stesso e il suo mondo, a pagina 10