neal iwan www.nealiwan.com neal@nealiwan.com EDITORIALE
sommario
By Sergio Curtacci
EVENTI Miart Gli impressionisti i simbolisti e le avanguardie Il settimo splendore Chagall delle meraviglie Piero della Francesca e le corti italiane Sargent and Venice Kandinski e l’strattismo in Italia DÜrer e l’Italia Padova aprile fotografia 2007 – Passaggi/Paesaggi Hiroshi Sugimoto Street art Sweet art
MOSTRE Mario Donizetti Architettonica – Petrus Richard Estes Donatella Schilirò Apocalittici e integrati utopia nell’arte italiana oggi Allarmi 3 Ecce Homo
GALLERIE EMERGENTI Wannabee Gallery
ARTICOLI Hundertwasser Fabbrica Borroni Nosadella Due Il disegno “Scorretto” La tradizione del nuovo
ART DEADLINES LIST RECENSIONI LIBRARIE REDAZIONE
ARTISTA IN PRIMO PIANO
Andy ARTISTI alessandro rinaldi antonietta campilongo barbara karwowska
damiano ferrara daniel meyer daniele alessi davide bischeri donato arcella enzo correnti
gabriele pellegrini gec gianluca grazzi giovanni manzo giuseppe petrilli giuseppe summa kim molinero linda aquaro lorenzo corbo luisa valenzano maleonn ma
mario sughi stefania ormas
SOMMARIO iwan neal
QUARTA DI COPERTINA tom nagy
editoriale sergio curtacci
Frattura Scomposta continua nella sua costante crescita, 267 (!!) pagine costituiscono il presente numero, crescono gli articoli, aumentano gli artisti emergenti proposti ed anche i rapporti di collaborazione. Saluto con particolare entusiasmo la nascente collaborazione con la magnifica struttura "Fabbrica Borroni" dedicata all'arte emergente italiana ma con un respiro internazionale e ringrazio per la loro squisita disponibilità e professionalità, il promotore di questa meritoria iniziativa: il dott. Eugenio Borroni, e la curatrice dello spazio e delle sue iniziative: Elisa Gusella. Fabbrica Borroni è destinata, nel breve, a divenire un solido punto di riferimento per tutti gli artisti emergenti italiani. Altra interessante realtà, costituitasi recentemente, è rappresentata dalla "Wannabee Gallery", galleria sorta nel cuore dell'arte milanese Brera, nata con lo scopo di mettere in luce giovani artisti emergenti di assoluta qualità, con la quale Frattura Scomposta realizzerà tutta una serie di iniziative artisticoculturali, con l'intento di valorizzare gli artisti in residenza presso la galleria e promuovere diversi artisti, scelti tra i più promettenti, fra quelli pubblicati sui vari numeri di Frattura Scomposta. Anche in questo caso sono doverosi i miei ringraziamenti alle due responsabili: Silvia Pettinicchio e Valentina Pesati. Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare le grandi qualità sia umane che professionali di Giorgio Lodetti, responsabile della storica e famosa Libreria Bocca, vero punto di riferimento per tutti gli artisti non solo milanesi, anche con lui si sta valutando la possibilità di realizzare eventi artistici atti a promuovere artisti emergenti. Cosa dire dell'artista di primo piano? Devo ammettere, con assoluta franchezza, che conoscevo Andy solo come valente musicista del famoso gruppo "Bluevertigo", una figura storica insieme a Morgan, invece, dietro segnalazioni da parte del nostro prezioso collaboratore e redattore Marco Minotti, ho verificato ed ho fatto una vera e propria scoperta, Andy non solo è un grande musicista, ma è un altrettanto valido artista, a confema di ciò, anche la sua bella mostra personale in corso di svolgimento in questi giorni a Milano, naturalmente non posso far altro che ringraziare Andy per la sua preziosa disponibilità e scusarmi con lui per non averlo scoperto prima.
Com'è possibile evincere, Frattura Scomposta si muove costantemente sul territorio nazionale, alla scoperta di realtà artistiche che possano essere aderenti alla sua ormai storica filosofia: mettere in luce l'arte emergente e che l'età nell'arte non esiste, esiste solo il lavoro serio, professionale ed appassionato.
foto di vania elettra tam
eventi
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
MiArt 2007, la dodicesima edizione della Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Milano, offre un panorama artistico completo attraverso distinti settori che spaziano dal moderno alle più innovative proposte artistiche del contemporaneo. Sezioni diverse che, attraverso gallerie e progetti curatoriali, rappresentano l’arte italiana ed internazionale, dalle avanguardie storiche alla sperimentazione più recente, per coinvolgere un collezionismo con interessi ed esperienze differenti. Particolare attenzione è stata rivolta ad Anteprima, in questa edizione più che mai sperimentale: Paola Capata, Alessandro De March e Federico Luger, i tre membri del Comitato Consultivo a cui è stata affidata la definizione della filosofia del settore, hanno infatti deciso di riservarlo a gallerie di recente, e anche recentissima costituzione, preposte alla promozione di soli giovani artisti impegnati con media diversi. La selezione dei galleristi ha privilegiato quelli fra loro tesi ad instaurare un rapporto quasi esclusivo con gli artisti, un percorso di crescita e di lavoro comuni. Si tratta di gallerie di ricerca, quasi inedite; fra loro alcune si presentano per la prima volta in una fiera d’arte e per questa loro prima hanno scelto Milano, e quindi MiArt, consapevoli del potenziale della città e del suo collezionismo curioso e raffinato. Per volontà dei curatori, le stesse vivranno un continuo confronto con le iniziative curatoriali promosse da MiArt 2007 e, in diversa misura, dialogheranno con le stesse. Fra gli eventi speciali collocati in Anteprima, Arcipelago Olanda che, attraverso un’attenta selezione di gallerie e artisti, intende offrire uno spaccato della scena artistica olandese, con opere e installazioni inedite create ad hoc per la manifestazione. Il progetto The Video e Film Lounge a cura di Maria Rosa Sossai, in collaborazione con Ian White e Christian Merhliot, realizzato in partnership con la Provincia di Milano, propone una serie di proiezioni video, analizzando uno dei fattori di rinnovamento della pratica creativa contemporanea, ovvero l'uso diffuso della pellicola, insieme alla volontà di riscrivere le regole dell’industria cinematografica. In attesa di giudizio, la mostra ideata da Milovan Farronato, Francesca Pasini e Michele Robecchi, presenterà la produzione di nove artisti italiani emergenti. Il progetto, reso possibile dalla partnership fra l’Università IULM e gli Assessorati alla Cultura della Regione e del Comune di Milano, [segue]
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
intende ribadire la volontà di promuovere le espressioni artistiche più sperimentali dell’arte contemporanea, offrendo ai selezionati la possibilità di presentarsi al mercato e al pubblico di collezionisti. Il Premio Artegiovane: Milano e Torino incontrano… l’Arte è, invece, uno spazio promosso dalla camera di Commercio di Milano e pensato come un’installazione, un’autentica serra di frutti antichi ispirata all’opera Verdercuratoda di Ettore Favini vincitore, con Massimo Grimaldi, della seconda edizione del Premio. Al suo interno, un autentico Caffè dell’Arte, costituirà un punto di ristoro animato da incontri curati da giornalisti e dall’ Associazione Artegiovane. Chiude la serie di progetti curatoriali allocati nel settore Anteprima Indicativo presente, una mostra ideata da Luca Beatrice, Alessandro Riva e Maurizio Sciaccaluga che, ancora attraverso nove giovani artisti, intende offrire uno panorama artistico alternativo. Come la precedente, anche questa è frutto della partnership fra l’Università IULM e gli Assessorati alla Cultura della Regione e del Comune di Milano. I curatori hanno selezionato promettenti talenti, che prediligono le tecniche pittoriche e il disegno; un gruppo di artisti provenienti da esperienze diversificate e con grandi capacità tecniche, con una forte consapevolezza dei linguaggi utilizzati. Nel settore riservato alle gallerie con opere storiche, prestigiosa la presenza della Fondazione Beyeler di Basilea, presente per la prima volta ad una manifestazione fieristica oltre i confini nazionali. La Fondazione, che nel 2007 festeggia i suoi primi dieci anni di attività e che, per l’anniversario, si accinge ad inaugurare la più grande retrospettiva di Edvuard Munch mai organizzata all’esterno della Norvegia, presenta a MiArt due importanti opere della sua collezione: una tecnica mista su cartone di Christo, realizzata nel 1998 in occasione della mostra a lui dedicata, e Océanie, la mer, un grande docoupage su tela di Henri Matisse. Ancora nel Settore Moderno, Omaggio a Mercedes Garberi, una grande mostra curata da Luigi Sansone, un tributo al personaggio che per oltre un ventennio ha diretto l’insieme dei musei che costituiscono le Civiche Raccolte d’Arte di Milano, contribuendo tramite acquisti anche di opere di artisti emergenti, ad arricchirne il patrimonio. La selezione di opere in mostra, rappresentative dei molteplici movimenti artistici della seconda metà del Novecento, sono tutte di proprietà delle Civiche Raccolte.
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
a noi è piaciuto:
servizio fotografico di vania elettra tam
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
stefano mosena indicativo presente - cura di beatrice, riva, sciaccaluga
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
kent henricksen galleria glance - torino
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
robert gligorov bnd tommaso renoldi bracco contemporary art vision - milano
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
yerbossyn meldibekov galleria nina lumer - milano
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
maurizio savini l'immagine & angel art gallery - milano
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
mighel coronado galleria jorge alcolea – madrid
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
giovanni frangi galleria dello scudo - verona
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
paolo scirpa valmore studio d'arte - vicenza
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
paola pezzi 2000 & novecento - reggio emilia
30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
domenica 1 Aprile h. 15.30 Sala Convegni
l’arte come motore di sviluppo: progetto per una nuova identità di Milano a cura di Mimmo Di Marzio 1 - da sinistra: Oliviero Toscani, Daniela Benelli, Vittorio Sgarbi, Mimmo Di Marzio, Massimo Di Carlo, Philippe Daverio, Andre Ruth Shamman 2 – fra gli spettatori l’Homo Tecnologicus (così si definisce) 3 – la Benelli parla, Sgarbi si distrae e parte del pubblico si addormenta.
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30 marzo - 2 aprile fieramilanocity
4 – circa un’oretta dopo l’inizio del convegno, i volti degli attori cominciano a lasciar trapelare qualche cedimento... 5 – fra il pubblico si scorge qualche volto perplesso (nel ritratto Maria Grazia Torri, curatrice) 6 – per fortuna le calze di Daverio risollevano un po’ il morale.
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120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado Esposta per la prima volta in Italia la collezione di arte moderna costituitasi tra la metà dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento dal principe serbo Paul Karadordevic. Oltre 120 opere di autori quali Renoir, Degas, Pissarro, Gauguin, Monet, Sisley, Cézanne, Toulouse-Lautrec, Mondrian, Kandinsky raccolti in un’unica esposizione che permette di avvicinare la pluralità dei linguaggi artistici del secondo Ottocento francese e del primo Novecento, questa è la nuova proposta espositiva di Como. Le sale della settecentesca Villa Olmo ospitano, infatti, dal 24 marzo al 15 luglio 2007 la mostra GLI IMPRESSIONISTI, I SIMBOLISTI E LE AVANGUARDIE. 120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado, un’occasione per ammirare per la prima volta in Italia questi capolavori, conservati nel Museo Nazionale di Belgrado, una tra le istituzioni culturali più vivaci dell’Est europeo. Ideata e curata da Sergio Gaddi (assessore alla Cultura del Comune di Como), con Tatjana Bosnjak (conservato..\del Museo di Belgrado), Giovanni Gentili (storico dell’arte) e Dragana Kovacic (conservatore del Museo di Belgrado), e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, col contributo di Vodafone, Bayer, del quotidiano La Provincia, l’esposizione raccoglie 77 oli su tela e 47 disegni realizzati dai maggiori esponenti dei movimenti, da Renoir a Degas, da Monet a Gauguin, da Sisley a Pissarro, da Cézanne a ToulouseLautrec, da Redon a Moreau, fino a giungere ai primi del Novecento con Picasso, Chagall, Kandinsky, Mondrian. «I 270 mila visitatori nell’arco di tre anni, con le rassegne dedicate a Mirò, Picasso e Magritte – sottolinea il Sindaco di Como, Stefano Bruni – documentano in modo inequivocabile il successo del progetto sviluppato dal Comune di Como che, mentre valorizza la vocazione turistica del territorio, offre a tutte le comunità locali, in particolare alle famiglie e alle scuole, una privilegiata occasione di incontro con i giganti della pittura internazionale». «La collezione che presentiamo a Como in anteprima per l’Italia possiede una particolare coerenza tematica, frutto della sensibilità del principe Paul Karadordevic – evidenzia Sergio Gaddi, Assessore alla Cultura del Comune di Como e curatore della rassegna – caratteristica questa che insieme con la sua collocazione originale, il Museo Nazionale di Belgrado, al di fuori dei consolidati circuiti culturali, la rendono di difficile fruizione e fanno, quindi, dell’appuntamento di Villa Olmo, un’occasione unica ». [segue]
La collezione da cui provengono si è formata grazie alla volontà del principe serbo Paul Karadordevic tra la metà dell’Ottocento e gli anni Venti del secolo scorso e, per le sue particolarità, è unica in Europa. Per radunare tali capolavori, lavorò con un noto storico dell’arte, Milan Kasanin, negli anni Venti e Trenta del XX secolo. A differenza delle altre raccolte coeve, infatti, in essa sono concentrati i lavori di quegli autori che sono stati i protagonisti dello sviluppo dei nuovi orientamenti artistici e che hanno condiviso le moderne idee estetiche. È una collezione mirata alla scelta della modernità che condurrà il visitatore dalle opere dei primi impressionisti fino alla nascita delle Avanguardie. Il percorso espositivo prende avvio con due paesaggi di Camille Corot e una ‘Natura morta con ciliegie’ di Eugène Boudin, due artisti che hanno spianato la strada alla ‘rivoluzione’ impressionista. La grande stagione dell’Impressionismo è ben rappresentata dai maggiori esponenti del movimento, quali Claude Monet, qui con una delle sue famose cattedrali di Rouen (‘La Cattedrale rosa’, 1892), Pierre Auguste Renoir, con 9 oli su tela, tra cui ‘La bagnante che dorme’ del 1861, e ‘La bagnante’ del 1915, Edgar Degas, con tre oli su tela, Alfred Sisley, Camille Pissarro, con ‘Pomeriggio a Berneval’ del 1900. Le evoluzioni stilistiche dell’Impressionismo sono delineate nei suoi tratti essenziali da Paul Gauguin - di cui il Museo di Belgrado conserva importanti dipinti, come ‘Le gioie di Bretagna’ del 1889 appartenente al suo periodo bretone, e tre lavori realizzati a Tahiti, dove l’artista si recò nel 1891 - da Toulouse Lautrec e Paul Signac. Il punto di svolta tra la poetica impressionista e i suoi successivi sviluppi verso l’affermazione delle Avanguardie è dato dall’analisi del movimento simbolista, con opere dei maggiori artisti, come Gustave Moreau, Odilon Redon e Eugène Carrière. L’esposizione comasca dà poi conto degli sviluppi artistici del primo Novecento con il movimento fauvista; è qui che si incontrano le opere di Henri Matisse, di André Derain, di Maurice de Vlaminck, di Georges Rouault. Il cubismo è rappresentato dal capolavoro di Picasso, “Testa di donna”; per il movimento Nabis si incontreranno i lavori di Pierre Bonnard e di Edouard Vuillard, mentre lavori di Marc Chagall e Kees Van Dongen testimonieranno la ricerca stilistica della cosiddetta ‘scuola di Parigi’. La mostra si conclude idealmente con due artisti che, con modalità diverse, hanno spinto la pittura a nuove ricerche espressive, come Piet Mondrian e Vassily Kandinsky. [segue]
DOVE E QUANDO Como, Villa Olmo, via Cantoni 1. 24 marzo - 15 luglio 2007 orari: martedì, mercoledì e giovedì 9.00 – 20.00; venerdì, sabato e domenica 9.00 – 22.00; lunedì chiuso (La biglietteria chiude un’ora prima) BIGLIETTI biglietto intero: Euro 9,00 biglietto ridotto: Euro 7,00, i giovani fino ai 18 anni, gli over 65, gli studenti fino a 26 anni, categorie convenzionate, gruppi di almeno 20 persone (con gratuità per l’accompagnatore) biglietto ridotto: Euro 5,00, per le scuole (classi organizzate, con gratuità per 2 accompagnatori) ingresso gratuito: bambini sino a 6 anni, portatori di handicap con accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino o autorizzate, militari in divisa. SERVIZI visite guidate su prenotazione per gruppi fino a 20 persone: Euro 100,00 visite guidate per scuole: Euro 50,00 audioguide: Euro 3,00 guardaroba gratuito obbligatorio, bookshop, ristorante e bar nel parco di Villa Olmo, accesso e servizi per disabili.
INFORMAZIONI linea telefonica d’informazione 24 ore su 24, tel. 02.54914 ufficio gruppi nazionale, tel. 02.5427927 ufficio gruppi Como e provincia, tel. 031.571979 servizio informazioni via sms, 340.4399019 sito internet: www.impressionisticomo.it mail: impressionisti@comune.como.it
COME ARRIVARE in treno Le Ferrovie Nord offrono biglietti cumulativi con riduzioni sul viaggio e sull’ingresso alla mostra nei fine settimana e nei festivi; da Milano Cadorna a Como + biglietto della mostra, 12,60 euro in 2^ cl., 15,30 euro in 1^ cl. in auto parcheggi a Tavernola (via Conciliazione) e a Como (Autosilo Valmulini in via Valmulini, Autosilo in via Auguadri, Autosilo Centro Lago in via Recchi); area ‘Pulesin’ davanti alle serre di Villa Olmo e parcheggio in via Cantoni: 1 euro per ogni ora e mezzo per chi ha il biglietto della mostra, 3 euro senza in battello navetta il sabato, la domenica e i festivi da piazza Cavour (pontile principale) a Villa Olmo; partenze 9.30/10.30/12/13.45/14.45; ritorno 15.50/17.30/18.28. Ogni corsa 1 euro in autobus bus urbani di Spt, linee 1, 6, 11. a piedi dal centro di Como, lungo la passeggiata a lago, si arriva all’ingresso di Villa Olmo in via Cantoni, in circa 12 minuti CATALOGO Silvana Editoriale, 280 pagine, 25 euro in mostra, 30 euro in libreria
Palazzo della Ragione Piazza dei Signori, Verona 25 marzo - 29 luglio 2007 IL SETTIMO SPLENDORE la modernità della malinconia Una mostra ideata da Giorgio Cortenova A cura di Giorgio Cortenova, con l’assistenza di Patrizia Nuzzo e Milena Cordioli Duecento capolavori, suddivisi in 6 sezioni, saranno esposti a Verona a partire dal 25 marzo 2007. Le opere sono di Botticelli e di Giorgione, di Rosso Fiorentino e del Moretto, del Lotto e di Tiziano, di Tintoretto e di Carracci , di Caravaggio e del Guercino, di El Greco e del Fetti, di Canova e di Piranesi, di Böcklin e di de Chirico, di Modigliani e Carrà, e di molti altri ancora, Michelangelo compreso, presente in mostra con uno studio di testa per la Cappella Sistina in Vaticano, che contrassegna la malinconia profonda di un artista che nell’oscurità della materia trova il segreto miracolo della forma. Lo sviluppo della mostra prosegue con gli artisti contemporanei. Titolo: Il Settimo Splendore. Sottotitolo: la modernità della malinconia. Sede: il restaurato Palazzo della Ragione, riportato all’antica bellezza grazie all’intervento di recupero realizzato da Tobia Scarpa, un architetto di fama e un cognome di casa a Verona, attraverso l’opera di suo padre Carlo che a suo tempo ripristinò la vibrante bellezza di Castelvecchio. La mostra si segnala come l'evento più importante ed impegnativo dell’anno non solo per il fatto di presentare al pubblico 200 straordinari capolavori che rimarranno esposti per 4 mesi, sino al 29 luglio, ma anche perché si tratta del risultato di un lungo lavoro scientifico di 4 anni condotto dal direttore di Palazzo Forti, Giorgio Cortenova, che dell’esposizione è l’ideatore e il curatore, attraverso lunghe ed accurate ricerche attorno ai temi che contrassegnano la modernità: primo fra tutti, appunto, quell’intreccio di amore ideale, di malinconia e di meditativa riflessione che caratterizza il cielo dantesco, il settimo cielo o, meglio ancora, “il settimo splendore” del paradiso dell’Alighieri. [segue]
Palazzo della Ragione Piazza dei Signori, Verona 25 marzo - 29 luglio 2007 L’articolato impianto storico e teorico costituisce il piatto forte a livello dialettico della straordinaria rassegna veronese, cui hanno aderito i maggiori musei italiani ed europei, da Budapest a Dresda, da Roma a Milano, da Parigi a Zurigo, da Firenze a Londra, con prestiti perfino stupefacenti in questi tempi così avari di collaborazione culturale. La mostra ravvisa nei temi della riflessione malinconica i principi stessi della sensibilità moderna; e per certi versi polemicamente ne rivendica le origini italiane e mediterranee, sviluppatesi a partire dall’entourage fiorentino promosso da Lorenzo de’ Medici, dal “pellegrinaggio” di un Lorenzo Lotto, dall’appartata sensibilità psicologica di un Savoldo, dalla consapevolezza della “vanitas” che alimenta alcune delle più alte espressioni dell’arte seicentesca. Fino ai giorni nostri: attraverso una continuità che si propone nelle diverse sfaccettature della storia e della cultura, che riannoda i fili di un percorso ora incline alla bellezza come ideale di una suprema e sacra armonia, ora rivolto ai brividi e agli allarmi della psiche contemporanea. orari dal lunedì al venerdì 9.30-19.30 sabato e domenica 9.30-21.30
prenotazione attività didattiche guidate per scolaresche
biglietti
Aster: tel. +39 045/8000466 – fax. +39 045/8000804 (lunedì-venerdì 9.00-13.00 e 14.00-16.00) asterarc@asterarchelogia.191.it www.didamusei.it
intero 10 € ridotto 8 € (gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 anni e maggiori di 65 anni, possessori di appositi coupons e titolari apposite convenzioni, possessori di Verona Card) ridotto speciale 4 € (studenti delle scuole elementari, medie e superiori) gratuito (minori di 6 anni, diversamente abili, un accompagnatore per ogni diversamente abile, due insegnanti accompagnatori per ogni classe)
e
visite
prenotazione singoli e gruppi di adulti Ingegneria per la Cultura-Gruppo Civita 199.199.111 dall’estero 0039 0243353522 servizi@civita.it
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Palazzo della Ragione Piazza dei Signori, Verona 25 marzo - 29 luglio 2007 I conflitti della forma: Sandro Botticelli, Albrecht Dürer, Michelangelo Buonarroti, Rosso Fiorentino, Brescianino, Jacopo Tintoretto, Amedeo Modigliani, Arturo Martini, Carlo Carrà, Antonietta Raphael, Fausto Melotti, Lorenzo Bonechi, Roberto Barni
Visioni e visionarietà: Domenico Beccafumi, El Greco, Henri Füssli, William Blake, George Frederic Watts, Gustave Doré, Gustave Moreau, Kes Xavier Roussel, Levy-Dhurmer Lucien, Henri Le Sidaner, Gaetano Previati, Tranquillo Cremona, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Walter Sickert, Pierre Bonnard, Giacomo Balla, Paul Delvaux,Osvaldo Licini, Francesco Somaini, Alik Cavaliere, Sergio Vacchi, Omar Galliani, Anthony Gormley, Carlo Guarienti, Leonardo Cremonini, Piero Pizzi Cannella, Irving Petlin
Gli enigmi dell’anima: Giorgione, Lorenzo Lotto, Tiziano, Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Girolamo Savoldo, Arnold Böcklin, Pierre Puvis de Chavannes, Franz Von Stück, Giorgio de Chirico, Felice Casorati, Achille Funi, Ubaldo Oppi, Virgilio Guidi, Gino De Dominicis, Claudio Parmiggiani, Patrizia Guerresi Maimouna, Medhat Shafik, Flavia Da Rin
Il teatro della vita e della storia: Luca Cambiaso, Caravaggio, Domenico Fetti, Guercino, Abraham Janssens, Pier Francesco Mola, Gian Lorenzo Bernini, Maestro della Candela, Esteban Murillo, Jusepe de Ribera, Pedro Orrente, Pietro Rotari, Giovanni Paolo Pannini, Giovan Battista Piranesi, Hubert Robert, Mauro Braccioli, Federico Cortese, Max Ernst, Alberto Savinio, Mario Mafai, Fausto Pirandello, Lorenzo Tornabuoni, Filippo de Pisis, Concetto Pozzati, Claudio Costa, Michelangelo Pistoletto, Pierpaolo Calzolari, Mimmo Paladino, Salvo, Tony Cragg, Paolo Icaro, Bill Viola, Lawrence Carroll, Luca Pignatelli, Vik Muniz, Stefano Bombardieri, Quentin Garel
Lo spazio tra contempalazione e spaesamento: Annibale Carracci, Nicolas Poussin, Roelof Jansz Van De Vries, Thomas Wyck, Salvator Rosa, Sebastiano Ricci, Donato Creti, Caspar David Friedrich, Carl Gustave Carus, John Ruskin, Antonio Fontanesi, Herman Richir, Giovanni Fattori, Vittore Grubicy De Dragon, Eliseo Mattiacci, Silvano Girardello, Ubaldo Bartolini, Botto & Bruno
Il brivido dell’ideale: Antonio Canova, John Flaxman, Jean Dominique Ingres, Francesco Hayez, Vincenzo Abbati, Luigi Serra, Aristide Maillol, Carlo Maria Mariani, Donald Judd, Franco Sarnari, Giuseppe Uncini, Giulio Paolini, Giorgio Olivieri, Igino Legnaghi, Gianni Piacentino, Antonio Trotta, Herbert Hamak
Chagall delle meraviglie a cura di Meret Meyer e Claudia Beltramo Ceppi Zevi. Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 1 luglio 2007 Dopo otto anni Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985) torna negli spazi del Vittoriano. Stavolta in una retrospettiva che abbraccia un ampio arco temporale e mira a restituire la componente engagé del lavoro dell’artista, spesso sottovalutata a favore di una lettura più romantica e folkloristica. Troppo riduttiva per uno dei grandi protagonisti del XX secolo, che ha vissuto tanto e che tanto ha viaggiato, conosciuto, sofferto. In un percorso espositivo che procede per sbalzi temporali, privilegiando la continuità tematica, emerge la forza di un linguaggio individuale, carico di suggestioni culturali filtrate attraverso l’esperienza privata, che guarda alle Avanguardie europee senza aderire ideologicamente a nessuna di queste e che attinge tanto alla tradizione ebraica quanto alle radici russe. Nel suo mondo alla rovescia, dominato da un horror vacui ereditato dalle icone bizantine, i numerosi elementi del mondo reale si caricano di significati simbolici, ripetendosi con continuità anche in opere molto distanti nel tempo. Il pendolo, gli amanti volanti, il candelabro a cinque punte, il campionario animale. E ancora, il violinista, figura legata alle festività ebraiche, e la tavolozza, vera firma dell’artista. È difficile identificare un soggetto unico o anche un genere unico, laddove ritratti, paesaggi e nature morte convivono in scene animate da colori vividi. Non mancano i riferimenti fauve, soprattutto nei nudi femminili, così come nelle opere del 1914-16 è evidente la plasticità cubista. Lo stesso Chagall non rinnega il suo legame con Parigi (dove soggiornò la prima volta dal 1910 al 1914) quando afferma “Ho portato dalla Russia i miei oggetti. Parigi vi ha versato sopra la luce”. [segue]
Eppure quegli “oggetti” continuano ad essere il tratto distintivo di una ricerca che non dimentica l’iconografia popolare, così come l’etnografia russa diviene fonte di ispirazione per i grandi compositori, primi tra tuttiMussorgskij e Stravinskij. Il linguaggio figurativo di Chagall attinge ai lubok, piccole vignette colorate in modo rozzo e scoordinato, popolari nella forma quanto nella diffusione. Se però permane la volontà di una rappresentazione “realistica”, in contrasto con l’astrattismo rivoluzionario propugnato dal contemporaneo Malevic, allo stesso tempo Chagall rifiuta il Realismo socialista, sostenendo fermamente che “l’arte è uno stato d’animo”. Dalla Rivoluzione d’Ottobre all’Olocausto: le opere esposte al piano superiore mettono in scena un sincretismo religioso che, a partire dalla illustrazioni della Bibbia degli anni Trenta, si carica di messaggi universali, combinando iconografie diverse allo scopo di comunicare uno stato di sofferenza condiviso. Così si moltiplicano le immagini della crocifissione, sullo sfondo della quale il popolo ebraico fugge tra le fiamme della sinagoga. E l’Ebreo Errante, soggetto di un’opera omonima, da persecutore si trasforma in perseguitato. Chiari segni di un’arte che non dimentica la tragedia storica, causa del trasferimento dello stesso Chagall negli Stati Uniti nel 1941. L’elemento onirico nelle sue opere non fa più capo ad un inconscio privato, quale poteva essere quello surrealista, ma ad un inconscio culturale, puro kunstwollen che si materializza in forme fantastiche dai colori straordinari. Senza tarpare le ali dell’immaginazione, Chagall racconta la Storia. Con un’intensità unica ed appassionata.
biglietti: €
10,00 intero € 7,50 ridotto Catalogo Skira
orari:
dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30 venerdì e sabato 9.30 – 23.30 domenica 9.30 – 20.30 per informazioni: tel. 06/6780664
PIERO della FRANCESCA
e le corti italiane Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, Arezzo 31 marzo - 22 luglio 2007 Piero della Francesca: un caposaldo indiscusso dell’arte rinascimentale, su cui resta ancora molto da dire e da svelare, in una mostra affascinante e ambiziosa. Ad Arezzo dal 31 marzo al 22 luglio 2007 Piero della Francesca è il protagonista di uno straordinario appuntamento espositivo — Piero della Francesca e le corti italiane — promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico della Provincia di Arezzo, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Arezzo, dai Comuni di Arezzo, Sansepolcro e Monterchi, dalla Comunità Montana Valtiberina Toscana, dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Arezzo, da Banca Etruria, da Toscana Promozione e dall’Agenzia per il Turismo di Arezzo, con il contributo di Enel e l’organizzazione di Villaggio Globale International (catalogo Skira) — che riunirà da tutto il mondo, presso il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo, oltre un centinaio di preziose opere, tra capolavori del maestro, ricondotti per l’occasione nella sua terra, e lavori di artisti che lo influenzarono o che attinsero alla sua lezione, tra i quali: Domenico Veneziano, Fra Carnevale, Pisanello, Leon Battista Alberti, Bono da Ferrara, Jacopo Bellini, Luca Signorelli, Rogier Van der Weyden, Pietro Perugino, Melozzo da Forlì, Lorenzo da Viterbo, Antoniazzo Romano, Pedro Berruguete.
“Con Piero la forma diviene insieme la cristallizzazione e il nocciolo del poema spaziale che si sviluppa nell’affresco con indicibile grandezza. La prospettiva, da meccanica quale era, si fa lirica.” E. Faure — L’art renaissant, 1939
PIERO della FRANCESCA
e le corti italiane Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, Arezzo 31 marzo - 22 luglio 2007 Piero della Francesca: un artista capace di cogliere gli stimoli e le sollecitazioni della cultura del tempo, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte; “scienziato per essere miglior pittore”, creatore di una pittura che va al di là del tempo, perfetta e impercettibile, misteriosa e potente; pittore, con una particolarissima capacità astrattiva che ricrea l’universo nei suoi rapporti matematici e nella sua purezza compositiva, dove l’ amore per l’ uomo diventa sobrietà, monumentalità, in un riserbo che sa essere ora impervio, ora popolarmente comunicativo. Uomo coltissimo, la cui levatura intellettuale e la cui personalità acquisiscono contorni più precisi e definiti grazie a recenti studi e alle tesi proposte dalla mostra, Piero — molte delle cui opere sono andate perdute e sulla cui vita e attività poche erano finora le notizie certe — rivivrà attraverso questa importante esposizione, che propone una serie di novità nella conoscenza dell’artista, a partire dalla sua data di nascita (1412), e che è curata dal soprintendente Giangiacomo Martines, da Carlo Bertelli e Antonio Paolucci — entrambi autori di monografie su Piero della Francesca — con un comitato scientifico internazionale del quale fa parte anche Marisa Dalai Emiliani, presidente della commissione per la pubblicazione nazionale delle opere di Piero della Francesca.
dal 31 marzo al 22 luglio 2007 Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna Via S. Lorentino 8, Arezzo
PIERO della FRANCESCA
e le corti italiane Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, Arezzo 31 marzo - 22 luglio 2007 La capacità di Piero di incidere nella cultura del tempo, il suo decisivo contributo alla formazione dell’arte ferrarese, umbra e delle Marche (un tempo sottovalutata), così come il ruolo di ambasciatore del nuovo stile e delle nuove idee nelle principali corti d’Italia — mantenendo, tuttavia, un’assoluta autonomia di vita e di pensiero e rifuggendo dal ruolo di pittore di corte — sono elementi che verranno messi in risalto nel percorso della mostra.
Informazioni Biglietteria Call center: (dall’estero
e prenotazioni: Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna 0575 1840000 +39 0575 1840000)
Orario call center: da lunedì a venerdì 9.00 - 17.00; sabato 9.00 - 13.00 Domenica e festivi: chiuso Orario di apertura mostra tutti i giorni: ore 9.00 - 19.00 Chiusura biglietteria: ore 18.00
www.mostrapierodellafrancesca.it terredipiero@provincia.arezzo.it
SARGENT AND VENICE Venezia, Museo Correr 24 marzo 22 luglio 2007
Dopo “Turner and Venice” un altro grande artista si confronta con il fascino della laguna. Venezia fu senza dubbio la città più amata da John Singer Sargent (1856-1925), principale esponente dell’impressionismo americano, nato a Firenze e a lungo vissuto in Europa. Organizzata grazie alla collaborazione tra i Musei Civici Veneziani e le Adelson Galleries di New York, questa mostra - la prima dedicata all’artista a Venezia - è curata da Warren Adelson e Elizabeth Oustinoff e presenta, nelle sale neoclassiche al primo piano del Museo Correr, cinquantaquattro opere tra dipinti e acquerelli, realizzate tra il 1880 e il 1913, provenienti da importanti gallerie e istituzioni museali, tra cui il Brooklyn Museum, il Philadelphia Museum of Art, la National Gallery of Art di Washington, la Royal Academy of Arts di Londra e il Thyssen-Bornemisza di Madrid, nonché da diverse collezioni private che consentono, talora per la prima volta, l’esposizione al pubblico di capolavori altrimenti inaccessibili. Alla mostra è abbinato il volume dal medesimo titolo, pubblicato in edizione italiana da Electa (in inglese Yale University Press) con saggi dello stesso Adelson, Richard Ormond, William H. Gerdts, Elaine Kilmurray, Elizabeth Oustinoff e Rosella Mamoli Zorzi. Come già J. W. Turner e altri grandi artisti dell’Ottocento, anche Sargent rimane profondamente affascinato da Venezia. Cresciuto in un ambiente colto e cosmopolita, tra Italia, Francia, Spagna, Svizzera e Germania, allievo a Parigi di Carolus Duran e iscritto all’Ecole des Beaux arts, inizia la sua carriera come ritrattista.
[segue]
SARGENT AND VENICE Venezia, Museo Correr 24 marzo 22 luglio 2007
Amico di Monet, intraprende nella seconda metà degli anni ’70 un serie di viaggi di studio e di sperimentazioni sempre più importanti della pittura en plein air. Il primo viaggio a Venezia è del 1870 . Vi tornerà per più di dieci volte nell’arco di quarant’anni, e la rappresenterà con un gran numero di dipinti, come nessun’altra. Questo particolare amore si riflette nella copiosa produzione di olii e acquerelli a tema veneziano- circa centocinquanta – dipinti tra gli anni ottanta del XIX secolo e il 1913. Di essi, ben cinquantaquattro sono esposti alla mostra del Museo Correr, la prima a lui interamente dedicata a Venezia e concepita come un suggestivo viaggio lungo il Canal Grande, colto da una gondola, sulla quale Sargent amava dipingere, adottando un punto di vista ribassato, che restituisce inquadrature inedite e inconfondibili. Vi sono rappresentati palazzi, chiese, campi e canali, animati dai riflessi della luce sull'acqua e sulle architetture, ma , accanto alle vedute dei luoghi e dei monumenti più noti (Ponte di Rialto, Palazzo Ducale, Salute) , trovano spazio alcune insolite visioni di vita quotidiana che rimandano alla vita tradizionale della Venezia dell’epoca, con interni di botteghe, o strade brulicanti di cittadini o donne al lavoro, o caffè e osterie e molto altro ancora. In tutte queste scene, siano esse di interni o di esterni, dominano la ricerca sulla luce, la libertà e l’incisività del tratto oltre a una perfetta padronanza formale. Il percorso espositivo è completato da un’inedita e sorprendente sezione dedicata a certa pittura veneziana coeva (Milesi, Tito, Selvatico, Nono) che Sargent, protagonista di diverse Biennali, senza dubbio influenza “pericolosamente”, ma della quale a sua volta subisce influssi e contaminazioni.
SARGENT AND VENICE Venezia, Museo Correr 24 marzo 22 luglio 2007 Sede: Museo Correr, Venezia, Piazza San Marco 24 marzo/22 luglio 2007 Orari: tutti i giorni, 10/19 Biglietti: Intero euro 9,00 Ridotto euro 7,00 ragazzi 6/ 14 anni; studenti 15/ 29 anni*; cittadini U.E. over 65; titolari carte Rolling Venice, Venice Card, soci Touring Club; residenti Comune di Venezia; gruppi di almeno 15 persone previa prenotazione Ridotto speciale: euro 5,00 Acquirenti dei biglietti per I Musei di Piazza San Marco, Museum Pass Musei Civici Veneziani; classi di studenti accompagnati dall’insegnante, previa prenotazione Gratuito: bambini 0/5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate* ; interpreti turistici che accompagnino gruppi*; insegnanti (uno per classe) che accompagnino i loro studenti *è richiesto un documento
Prenotazioni: - on line www.museiciviciveneziani.it (pagamento con carta di credito fino a 24 ore prima dell’appuntamento) - call center ++39 041 5209070 (pagamento con carta di credito fino a 24 ore prima dell’appuntamento; pagamento con bonifico bancario fino a 5 giorni lavorativi prima dell’appuntamento) -biglietteria del Museo Correr Visite esclusive fuori orario Solo su prenotazione, € 30 a persona ( è necessario l'acquisto di almeno 15 biglietti) Visite guidate: In italiano, inglese, francese (fino a un massimo di 25 partecipanti): € 85,00 adulti € 65,00 scuole Prenotazione tramite il call center 041 5209070 (pagamento anticipato con carta di credito, bonifico bancario, vaglia postale, 10 giorni prima)
Palazzo Reale presenta, dal 10 marzo al 24 giugno 2007, la mostra Kandinsky e l’astrattismo in Italia. 1930 – 1950, curata da Luciano Caramel. L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, è prodotta da Palazzo Reale in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta. Hanno contribuito all’evento anche alcune importanti realtà private come Vodafone Italia e The Westin Palace.
Kandinsky e l’astrattismo in Italia
1930 – 1950 a cura di Luciano Caramel
Milano
Palazzo Reale
10 marzo 24 giugno 2007
L’11 gennaio del 1947 si apriva sempre a Palazzo Reale di Milano la grande rassegna Arte italiana e concreta: la prima grande mostra in Europa di arte astratta dopo la fine della guerra, dove Kandinsky era uno dei maestri europei presenti, accanto agli italiani Bassi, Bonini, Licini, Mazzon, Munari, Rho, Ettore Sottsass e Veronesi. L’esposizione stimolò il dibattito sull’astrattismo, che si opponeva ai realismi allora largamente fortunati in Italia. Dopo esattamente 60 anni il Comune di Milano vuole rendere omaggio con questa mostra al grande artista russo e nello stesso tempo analizzare e dimostrare i suoi forti legami con l’arte astratta in Italia tra il 1930 e il 1950. Wassily Kandinsky (Mosca 1866 - Neuilly-sur-Seine/Parigi 1944) è stato infatti un punto di riferimento fondamentale per l’arte astratta italiana degli anni Trenta (in particolare tra il 1934 e il 1935) e Quaranta (soprattutto tra il 1947 e il 1950), fino all’inizio degli anni Cinquanta, nonostante i suoi rapporti con l’Italia e l’arte italiana siano stati sporadici, così come i suoi viaggi. Per la prima volta una mostra ricostruisce questo legame attraverso uno straordinario nucleo di 42 opere di Kandinsky (oli su tela, acquarelli e pastelli) realizzate negli anni del suo insegnamento al Bauhaus, fino alla sua chiusura nel 1933, e successivamente durante il periodo parigino, fino alla sua morte nel 1944. Apre il percorso espositivo l’opera Composizione VII del 1913 proveniente dalla Galleria Tretjakov di Mosca. Capolavoro degli anni monacensi, il dipinto è la summa del pensiero e dell’arte di Kandinsky, frutto com’è di anni di speculazioni e di ricerca, ed è al contempo la matrice di tutto ciò che verrà. Questo dipinto monumentale, enigmatico, complesso, apparentemente caotico ma in realtà retto da un ferreo equilibrio interno di forme e colori, è un vero cardine nella sua opera, da cui non si può prescindere per ripercorre, come si propone di fare questa mostra, il cammino di Kandinsky nella seconda metà della sua vita d’artista.
Il curatore Luciano Caramel ha voluto incentrare il percorso espositivo puntando su due mostre che hanno segnato la storia della conoscenza dell’opera di Kandinsky in Italia negli anni trenta e quaranta: quella alla Galleria del Milione del 1934 a Milano (dove Kandinsky presenta, per la prima volta in Italia, 45 acquarelli e 30 disegni realizzati dal 1924 al 1933) e la retrospettiva alla Biennale del 1950, basata essenzialmente sulla collezione di Nina Kandinsky. Il richiamo a queste due esposizioni permette da una parte di chiarire le basi del "fenomeno Kandinsky" in Italia, dall'altra consente l'approccio a due momenti del percorso kandinskiano basilari, come il decennio Bauhaus e il successivo periodo parigino. Il linguaggio formale sviluppato da Kandinsky all'inizio degli anni Venti attraverso l'uso delle forme geometriche che sostituiscono gli elementi ricorrenti durante il periodo del Blaue Reiter (cavalli e cavalieri, barche, troike, montagne e Kreml), è infatti il perno della ricezione dell'artista in Italia, non meno della sua lezione appassionata sul colore, sviluppata nello Spirituale nell'arte.
Kandinsky e l’astrattismo in Italia
A cura di Luciano Caramel Milano, Palazzo Reale Piazza Duomo 12 20121 Milano tel. 02 804062 - 02 875672 - fax 02 875728
1930 – 1950
Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta
a cura di Luciano Caramel
Milano
Palazzo Reale
10 marzo 24 giugno 2007
10 marzo – 24 giugno 2007
Orari: martedì-domenica 9.30 - 19.30 giovedì 9.30 - 22.30 lunedì 14.30 - 19.30 La biglietteria chiude un’ora prima Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Con il patrocinio di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero degli Affari Esteri, Regione Lombardia, Provincia di Milano
Dürer e l'Italia Dal 10 marzo al 9 giugno
Roma Scuderie del Quirinale
Oltre duecento opere tra acqueforti, dipinti, incisioni e sculture. I capolavori più celebri e più noti di Dürer. Due piani pregni di arte, suddivisi ciascuno in cinque sale. Le prime due sale del primo piano sono dedicate alla rappresentazione della figura umana, attraverso primi piani e figure a mezzo busto. La terza sala, sposta l’attenzione verso la natura ed il paesaggio. La quarta sala esprime il Dürer politico e la quinta sala è riservata all’attenzione rivolta dal pittore a Massimiliano I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero. Le prime due sale del secondo piano sono dedicate ad artisti del 1500 le cui opere subirono una forte influenza düreriana e le successive tre sale ospitano opere di artisti del 1600 sui quali Dürer esercitò un forte ascendente. Una mostra ricca e completa E’ la prima volta che in Italia l’arte fiamminga viene esaltata a tal punto da inserire all’interno di una mostra gli schizzi che rappresentano le conoscenze geometriche dell’artista e la sua grande precisione nel rappresentare la proporzione umana. Ed è anche la prima volta che viene sottolineata l’immersione di un autore straniero nella vita italiana, nel caso specifico il periodo trascorso a Venezia. Il tema dell'imitazione Il fenomeno di ispirazione dell’arte di Dürer coinvolge tanto il 1500 che il1600 ed artisti soprattutto italiani e spagnoli: la fama di Dürer come maestro in quanto tale e come fonte di ispirazione dura a lungo. Nonostante ciò –il maestronon visse talmente tanto da godersi la posizione di più illustre artista del Rinascimento tedesco e uno dei più grandi artisti in assoluto. A 50 anni cominciò ad avere seri problemi di salute e a 57 (6 aprile 1528) morì. Era la Pasqua dell'anno 1494, e Albrecht Dürer, ventitreenne figlio dell'orafo Albrecht il Vecchio, portava a compimento un viaggio quadriennale intrapreso allo scopo di affinare la formazione iniziata nella bottega di Michael Wolgemüt, tra i più celebrati pittori di Franconia. Nessuno dei grandi centri artistici renani era sfuggito alla sua avidità di conoscenza - Basilea, Strasburgo, Colonia -, forse neppure le Fiandre. Era il 1494, e di lì a poco avrebbe fatto una scoperta essenziale: le incisioni di Mantegna, grondanti di classica intensità ed eroica fierezza. Si avvide subito di aver sbagliato a cercare la perfezione a nord delle Alpi, nelle terre del tardo gotico: la nuova pittura era, infatti, a sud, oltre le Alpi, in Italia. Fu allora che, al pari di pigri ma talentuosi allievi che tracciano disegni sui vetri delle finestre, prese a ricalcare i contorni d'alcune incisioni del Mantegna e a copiarne con successo i cosiddetti "tarocchi", sebbene non ne conoscesse l'origine.
Dürer e l'Italia Dal 10 marzo al 9 giugno
Roma Scuderie del Quirinale
E vennero il culto umanistico dell'arte classica, l'amore per le proporzioni, la rigorosa applicazione del sistema prospettico, l'attenzione per il dato naturalistico, la reinvenzione di temi religiosi cari alla tradizione, frammisti ad una spiccata sensibilità per l'analisi empirica del reale: mirabile fusione di due grandi culture figurative - quella del Nord e del Sud dell'Europa - pronte ad incontrarsi e fecondarsi reciprocamente ben prima della caduta delle barriere doganali. Venne un grande amore, ampiamente corrisposto, per l'Italia ed i suoi artisti, che si tradusse in una lezione destinata ad essere recepita, fra gli altri, da Raffaello e Caravaggio. Curato da Kristina Herrmann Fiore, il percorso espositivo si articola in due grandi sezioni - la prima dedicata al confronto fra l'opera di Dürer e quella dei più illustri maestri italiani dell'epoca, la seconda mirante ad evidenziare l'influenza da lui esercitata sugli artisti italiani coevi e successivi tramite l'accostamento d'alcune sue incisioni e xilografie con opere di Tiziano, Lotto, Raffaello, Bronzino, Caravaggio e molti altri - , annoverando ben venti dipinti originali del grande caposcuola tedesco, dieci acquerelli, oltre trenta disegni ed una sessantina di stampe: una straordinaria concentrazione di capolavori (provenienti in larga parte dalla Galleria degli Uffizi, che ha prestato al museo romano tutte le opere di Dürer in proprio possesso, ma anche dai principali musei tedeschi, da Vienna, da Washington, da Madrid e da Londra, oltre che dalle principali collezioni italiane), in grado di raccontare la peculiare parabola creativa di un artista capace di operare una sintesi "sovranazionale" fra sistemi culturali profondamente diversi, talvolta addirittura antitetici.
"Dürer e l'Italia". Dal 10 marzo al 9 giugno. Roma. Scuderie del Quirinale. A cura di Kristina Herrmann Fiore in collaborazione con le soprintendenze per i Poli museali fiorentino, diretto da Cristina Acidini, e romano, diretto da Claudio Strinati. Catalogo Electa. Organizzazione azienda speciale Palaexpo. Commissione scientifica delle Scuderie presieduta da Antonio Paolucci. Sostegno della Compagnia di San Paolo e di Acea. Biglietto: intero 10 euro; ridotto 7,50. Orari: aperta tutti i giorni. Da domenica a giovedì 10-20; venerdì e sabato 10-22,30. Ingresso fino a un'ora prima della chiusura. Informazioni e prenotazioni: singoli, gruppi e laboratori d'arte 06-39967500; scuole 06-39967200.
Padova Aprile Fotografia 2007
Passaggi/Paesaggi
Dopo il successo delle passate edizioni, Padova Aprile Fotografia torna dal 7 aprile al 15 luglio 2007 per raccontare con immagini e suggestioni in sequenza, l’attualità e la complessità della fotografia contemporanea. Il tema che i curatori, Alessandra De Lucia e Enrico Gusella, hanno individuato per questa terza edizione è Passaggi/Paesaggi. Sette le mostre proposte nella rassegna organizzata dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia del Comune di Padova, e ospitata in sedi storiche come il Museo Civico di Piazza del Santo, le Scuderie di Palazzo Moroni, il Museo Diocesano, l’Ex Fornace Carotta, il Sottopasso della Stua e il Lice Classico “Tito Livio”. Alla città e ai diversi modi di percepire il paesaggio è dedicata la mostra di uno dei più importanti fotografi italiani, Giovanni Chiaramonte, dal titolo “Nascosto in prospettiva. Scene nel paesaggio italiano”, ospitata nel Museo Civico di Piazza del Santo. Nucleo centrale dell’esposizione del fotografo è l’ambiente, di cui offre uno sguardo del tutto singolare e originale. Nel suo percorso ritroviamo immagini che si illuminano al loro interno e prendono luce e colore, proprio a partire dalla linea dell’infinito che l’obiettivo di Giovanni Chiaramonte costantemente mette a fuoco. Ed è proprio dall’esperienza dell’infinito quale dimensione quotidiana della vita che si manifesta la condizione umana. Non solo, la forza espressiva dell’artista sta proprio nel saper cogliere il lato più "umano" e "vivo" del paesaggio urbano che lo circonda rendendo suggestivo anche il panorama desolante di alcune periferie italiane. Nelle Scuderie di Palazzo Moroni è allestita la mostra “Mario Schifano. Gioie istantanee”, che presenta una singolare selezione di immagini del grande artista italiano Mario Schifano, pioniere ed esponente di punta della pop-art europea, nelle quali il mezzo fotografico diventa il pretesto per un’ulteriore azione pittorica di appropriazione e comprensione del mondo. L’esposizione mette in luce un aspetto meno noto dell’arte di Schifano (1934–1998), aggiungendo un elemento prezioso di ulteriore lettura dell’immagine fotografica. La mostra, composta da una serie di foto dipinte, approfondisce uno degli aspetti più interessanti e sorprendenti del suo lavoro: l’ossessiva ripresa fotografica e la manipolazione pittorica di immagini colte dallo schermo televisivo. Schifano cattura, scatto dopo scatto, con imperfetta meraviglia, immagini non del mondo, ma di ciò che il mondo vede di se stesso, nella presunzione insensata di raccontarsi ancora, di intessere le trame del senso; protagonista nella sua arte non è la realtà in sé, ma la sua rappresentazione.
Padova Aprile Fotografia 2007
Passaggi/Paesaggi
Nel Museo Diocesano è invece la mostra “Roman Signer. Fotografie di viaggio”, artista svizzero che ha preso parte alla Biennale di Venezia nel 1976 e nel 1999 e che recentemente è stato ospitato alla Shiseido Gallery di Tokyo e alla Galician Centre of Contemporary Art di Santiago de Compostela. Fin dai primi anni Settanta Roman Signer ha incentrato la sua ricerca artistica su un nuovo concetto di scultura improntato alla processualità, alla trasformazione e al movimento. Materiali tradizionali sono stati sostituiti da sabbia, acqua, vento e vere e proprie esplosioni. Oggetti quotidiani diventano protagonisti delle azioni che l’artista chiama “eventi” o “sculture temporali”. Le fotografie in mostra sono state realizzate durante un ventennio di viaggi in paesi come Polonia, Islanda, Stati Uniti e Giappone. Situazioni a-temporali, assemblaggi casuali e curiosi spesso intrisi di humor, costituiscono le caratteristiche principali attorno alle quali l’artista esprime la sua poetica. Nella Galleria Sottopasso della Stua è ospitata la mostra “Pino Ninfa. Un racconto chiamato jazz” costituita da una serie di fotografie che raccontano un viaggio di oltre 3.000 chilometri da New Orleans a New York lungo le strade della musica.
Padova Aprile Fotografia 2007
Passaggi/Paesaggi 7 aprile - 15 luglio 2007 Mostre e sedi Giovanni Chiaramonte Nascosto in prospettiva. Scene nel paesaggio italiano Inaugurazione ad invito 6 aprile ore 19.00 7 aprile – 3 giugno Museo Civico di Piazza del Santo da martedì a domenica 10.00-13.00; 15.30-18.30 Mario Schifano Gioie istantanee Inaugurazione ad invito 6 aprile ore 18.00 7 aprile – 27 maggio Scuderie di Palazzo Moroni, Via del Municipio 1 Da martedì a domenica 10.00-13.00, 15.30-19.00 Ingresso libero Pino Ninfa Un racconto chiamato jazz Inaugurazione ad invito 6 aprile ore 17.00 7 aprile – 2 giugno Galleria Sottopasso della Stua, Largo Europa Da lunedì a sabato 10.00-13.00; 15.30-19.00 Ingresso libero Guido Cecere Cityscapes Inaugurazione ad invito 4 aprile ore 11.00 11 aprile – 19 maggio Liceo Classico Tito Livio, Riviera Tito Livio 9 Da lunedì a venerdì 9.00-17.00, sabato 9.00-13.00 Ingresso libero
Roman Signer Fotografie di viaggio Inaugurazione ad invito 20 aprile ore 19.00 21 aprile – 15 luglio Museo Diocesano, Piazza Duomo 12 Da martedì a domenica 10.00-18.00 Ingresso libero Claudio Sabatino Padova Est Inaugurazione ad invito 5 aprile ore 18.30 7 – 29 aprile Ex Fornace Carotta, Piazza Napoli 74 Da martedì a venerdì 15.30-19.00; sabato e domenica 10.00-13.00; 15.30-19-00 Ingresso libero Valeria Magli Bal blanc Inaugurazione ad invito 20 aprile ore 18.00 21 aprile – 27 maggio Ridotto Teatro Verdi, Via dei Livello 32 Da martedì a venerdì 15.30-19.00 sabato e domenica 10.00-13.00; 15.30-19.00 Ingresso libero Mostre a cura di Enrico Gusella Direzione delle mostre: Alessandra De Lucia Centro Nazionale di Fotografia Tel. 049 8204518/4525 cnf@comune.padova.it cnf3@comune.padova.it
HIROSHI SUGIMOTO
villa manin codroipo (UD) Apre al pubblico il 1° aprile 2007, presso il Centro d’Arte Contemporanea di Villa Manin, la prima mostra in Italia dedicata a Hiroshi Sugimoto, uno tra i fotografi più importanti del panorama contemporaneo internazionale. L’esposizione, a cura di Francesco Bonami, raccoglie cinquanta opere fotografiche di grande formato e due sculture dell’artista giapponese. L’ampia varietà di opere presenti tocca tutte le tematiche del suo lavoro, dai primi Dioramas del 1975 alle serie Theaters, Seascapes, Portraits, Conceptual Forms, fino agli inediti Lightning Field e Talbot. Fortemente ispirati dalla tradizione concettuale e minimalista, i lavori di Hiroshi Sugimoto affrontano l’idea di fotografia e ne negano limiti e definizioni. Come dice Francesco Bonami: "Il lavoro di Sugimoto e' una ricerca dentro le origini della Storia, sia questa la storia zoologica della terra che quella delle azioni umane, vista, simbolicamente, attraverso lo scorrere del tempo dentro la lente della macchina fotografica e utilizzando la pellicola come superficie della memoria“. L’intero allestimento è stato concepito dallo stesso artista che, rimasto colpito fin dalla sua prima visita a Villa Manin dall’edificio seicentesco dove ha luogo la mostra, ha creato tra le sue opere e gli spazi espositivi una serie di rimandi e allusioni, a volte palesi e più spesso sottili, quasi a coinvolgere il visitatore in un gioco mentale che si dipana lungo le varie sale. Esemplare in questo senso è la camera da letto al pianterreno -
HIROSHI SUGIMOTO
villa manin codroipo (UD) quella dove usava dormire Napoleone quando scelse Villa Manin come suo quartier generale per l’avvio di un nuovo ordinamento dell’Europa intera - che ospita appunto Napoleon Bonapart, opera appartenente alla serie Portraits, attraverso la quale l’artista ritrae figure storiche e personalità contemporanee. Tutte le fotografie di questo gruppo tematico sono state scattate isolando e illuminando su fondale nero le statue di cera presenti in vari musei, enfatizzando così il rimando ai modelli da cui traggono ispirazione, come i dipinti di JacquesLouis David e di Hans Holbein. Hiroshi Sugimoto è intervenuto sullo spazio espositivo con estremo rispetto, scoprendo le pareti e gli affreschi della residenza dogale: appoggiate a cavalletti semplici, progettati dall’artista stesso, poche fotografie per ogni sala, tranne quella che raccoglie, quasi in una riunione di famiglia, Enrico VIII e i ritratti delle sue sfortunate mogli. Durante il percorso di questa retrospettiva s’incontrano le diverse serie, come quella sui diorami – Dioramas - con scene di vita primitiva fotografate nei musei di storia naturale, che disorientano lo spettatore, abituato ad associare un certo tipo di fotografia documentaria alla riproduzione della realtà; o quella intitolata Theaters, scattata in cinema-teatri degli anni ’20-’30 come il Radio City Music Hall di New York e il Metropolitan Theatre di Los Angeles, dove Sugimoto ha tentato di condensare il corso del tempo e la percezione dello spazio in un singolo momento, uniformando il tempo di esposizione a quello della durata della proiezione di un film.
Il rettangolo bianco e luminoso che ne deriva illumina la sala altrimenti buia e contiene le tracce di un’unità di tempo più lunga. Il tempo è ancora protagonista nella serie sugli orizzonti marini, Seascapes, dove acqua e aria si incontrano nella metà esatta dell’immagine, nel tentativo di ricreare la prima, assoluta visione del mare da parte di antichi esploratori.
HIROSHI SUGIMOTO
villa manin codroipo (UD)
HIROSHI SUGIMOTO a cura di Francesco Bonami VILLA MANIN CENTRO D'ARTE CONTEMPORANEA Piazza Manin 10, Passariano 33033 Codroipo (UD) tel +39 0432 906509 fax +39 0432 908387 info@villamanincontemporanea.it dall'1° aprile al 30 settembre 2007 ORARI 01.04 - 03.06 dal martedì al venerdì 9–18 sabato e domenica 10–20 05.06 - 30.09 martedì - domenica 10–20 chiuso il lunedì
gec al pac Si è conclusa il 25 aprile:
Street Art, Sweet Art dalla cultura hip hop alla genereazione "pop up" Un’arte che ha le sue radici nel writing storico e nell’estetica della bomboletta spray, ma che si nutre anche di idee nuove e di nuove forme di comunicazione diffusa, delle tecniche di “guerrilla marketing” come dei linguaggi e delle tecniche più nuove, dagli stickers agli stencil alle tante forme di “disordinazione urbana” presenti ormai ovunque nelle città di oggi. Una generazione di artisti , sospesa tra cultura hip-hop e iper-pop abituata ad applicare la propria creatività nelle pubblicità, sulle copertine di dischi, sui manifesti, nelle strade e nell’abbigliamento. Molti delgi artisti che erano presenti in mostra appartengono alla primissima generazione di writers italiani, come Atomo, Airone, KayOne, Rendo, Mambo, Led, Basik, ciascuno dei quali ha elaborato, col tempo, un linguaggio fortemente originale: chi con un’evoluzione in senso plastico, come Joys e la coppia Dado e Stefy; chi con un’attitudine strettamente figurativa, come Marco Teatro, Eron, Wany; e chi ha finito per raggiungere inedite forme di astrazione, come Pho, Rae Martini, Cano. Altri artisti, invece, come Microbo, Bo 130, Blu, Ericailcane, Ozmo, Abbominevole, sono da considerarsi i protagonisti di punta della nuova ondata di street artists (molti dei quali sono già entrati a pieno titolo nel sistema dell’arte “ufficiale”, pur continuando a lavorare attivamente anche in strada), con l’utilizzo dei media più diversi e con un’attività che non si limita al solo territorio italiano, ma tocca molte manifestazioni e festival internazionali. Molti di questi sono facilmente riconoscibili per il pubblico delle nostre città: da Pao (l’artista dei “panettoni-pinguino”), a Pus (l’artista degli scarafaggi), a Bros (salito di recente alle cronache per l’autointitolazione della “via Bros - artista contemporaneo”), a Ivan il “poeta di strada” (“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”), a Tv Boy (l’artista del bambino con la testa-televisore), per continuare con Sonda, Aris, Sea, Dem, Nais, Gatto. A fine esposizione, alcune opere sono state battute all’asta dalla Porro & C., importante casa d’aste milanese che per la prima volta pone la propria esperienza a sostegno di questa “particolare” arte contemporanea. [segue]
gec al pac
Inoltre, è stato allestito un omaggio all’artista Professor Bad Trip, di recente scomparso, considerato uno dei protagonisti più ironici, irriverenti e dissacranti della cultura underground italiana. Una sezione a parte della mostra era dedicata a un giocoso Bazaar Pop Up, a cura di Novamusa e Lem Art Group, e riuniva oggetti, gadget, accessori, capi d’abbigliamento “griffati” e creati dagli artisti un po’ in tutto il mondo, a testimoniare l’incessante ricerca di nuove forme di comunicazione diffusa dell’arte contemporanea, fuori dagli schemi tradizionali del circuito ristretto gallerie-musei-riviste d’arte. Come “introduzione” al Bazaar, una sala dedicata a The Don Collection, la più ampia collezione italiana di Toys (oltre 400) riuniti da The Don, a sua volta street artist, legato alla scena underground internazionale; qui vieniva presentata anche una selezione di tavole originali del volume IZASTIKUP, realizzata dallo stesso Don con BO130 e Microbo. Completava la mostra un'area video a cura del gruppo Manufatti Audiovisivi, con il supporto tecnico di Fnac, in cui vieniva presentato in anteprima il documentario Street Art, Sweet Art - diretto da Silvia Orazi e Davide Pernicano - che approfondisce la poetica di molti degli artisti presentati e rappresenta la memoria visiva dell’evento
commento di gec (street artist): Incredibile come di colpo tutto si sia rovesciato, una mostra in un luogo istituzionale, decine di articoli su tutti i giornali, interviste da parte di critici, blog sui siti d’arte... Nel giro di pochi giorni siamo passati dall’essere considerati vandali, ad essere rivalutati come artisti e senza capire cosa sia cambiato. Noi street artists abbiamo sempre lavorato bene, ma solo ora siamo considerati capaci, interessanti ed addirittura contemporanei. Un ribaltone a cui sarà meglio abituarsi, visto che i primi effetti si stanno gia manifestando ovunque, perché la street art è come una locomotiva che sfreccia e travolge. Vedremo quanti di questi nuovi artisti saliranno sul quel “treno” e quanti invece, più coerenti, in silenzio, preferiranno continuare a dipingerlo.
gec al pac
servizio fotografico di gec
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servizio fotografico di gec
mostre
MARIO DONIZETTI opere scelte dipinti – disegni – sculture fino al 5 maggio 1
Gabriele Cappelletti arte moderna e contemporanea Via Brera, 4 – 20121 Milano
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Mario Donizetti, 29 maggio 2007, galleria Gabriele Cappelletti serata inaugurale
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OPERE SCELTE. Dipinti, disegni, sculture. Queste opere di Donizetti sono rappresentative di periodi diversi e tecniche varie: dalla “Filatrice” (a veleture di tempera su carta) datata 1975, al piccolo “Cappello rosso con mela e foglie” (tempera a tuorlo d’uovo con finiture a gomma lacca) ancora fresco di vernice. Dalla “Ragazza con palloncini” (tempera a tuorlo d’uovo verniciata e velata), dal “Ritratto di Valentina Cortese” (tempera mista su carta) al “Paesaggio” (pastello encaustizzato), allo “Studio per Eva crocifissa” che è un assemblaggio di disegni a matita e stralci di fotocopie ritoccate. Ritrattista fra i maggiori del nostro tempo ha eseguito per TIME magazine ritratti celebri come quello di Papa Giovanni Paolo II, ora alla National Portrait Gallery di Washington. Dipinge a tempera a tuorlo d’uovo verniciata e velata (tecnica che ha personalmente reinventata) e ha rivoluzionato la tecnica del pastello con modifiche nel metodo e nei materiali. Ha eseguito migliaia di disegni realizzando anche un corpus imponente di studi anatomici. Il rigore scientifico applicato all’osservazione delle opere antiche lo ha reso un esperto in diagnostica del restauro. Nel 1983-84 ha avuto l’onore di una mostra Mostra Antologica nelle Sale della Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Una “Crocifissione” è stata acquisita dal Museo Tesoro della Basilica di S.Pietro in Vaticano, dove è esposta in permanenza. [segue]
MARIO DONIZETTI opere scelte dipinti – disegni – sculture fino al 5 maggio 1
Gabriele Cappelletti arte moderna e contemporanea Via Brera, 4 – 20121 Milano
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Mario Donizetti,29 maggio 2007, galleria Gabriele Cappelletti serata inaugurale. Fra gli ospiti Ermanno Olmi4
La CNN International di New York gli ha dedicato un documentario diffuso, e ripetuto più volte, in tutto il mondo in tutte le lingue. Da sempre impegnato anche nella ricerca teorica, Donizetti è autore di numerose pubblicazioni di filosofia dell’arte. “Perché Figurativo” (prima edizione 1992, Corponove Editrice, presentata al Circolo della Stampa di Milano da Emanuele Severino), “Razionalità della Fede e della Bellezza” (1995), “Lettera a Parmenide” (1996), “Lettera a Platone” (1997, “Argomenti di Estetica” (1998), “Lettera a Hegel” (2000) e, successivamente, una riedizione riveduta e corretta di “Perché Figurativo” (ART’E’, Bologna). In questi scritti contesta il fondamento della “Critica del Giudizio” di Immanuel Kant e utilizza le recenti scoperte scientifiche sul cervello per dimostrare l’infondatezza dell’informalismo artistico. Nel 2003 ha aperto on line una scuola (www.donizetti-museoscuola.it) con lezioni di tecnica filmate in lingua parlata italiana e inglese. Le schede illustrative delle opere esposte nella sede dell’accademia sono fruibili, oltre che in italiano e in inglese, in francese, spagnolo e tedesco. Gli “Argomenti di Estetica” anche in croato e sloveno. La sede di questa nuova Accademia è nella storica città di Aquileia, in Friuli-Venezia Giulia. www.donizettimario.it www.mariodonizetti.it www.arsmedia.net/donizetti - www.donizetti-museoscuola.it servizio fotografico di vania elettra tam
ARCHITETTONICA PETRUS a cura di Elena Pontiggia ex Chiesa di San Francesco largo Spallino 1, Como 2 – 29 aprile 2007 Dopo diverse partecipazioni a esposizioni internazionali sia con progetti personali, a New York, sia in rassegne collettive a Shanghai e Taipei, Italian Factory ha presentato un nuovo progetto di Marco Petrus, a cura di Elena Pontiggia. Circa venti opere di grande e medio formato su tela, una selezione di opere su carta e un nuovo catalogo edito da Electa, a Como fino al 29 aprile 2007. Il grande interesse di Marco Petrus, artista riconosciuto e affermato grazie alle sue visioni di Milano e di città dipinte con affascinante precisione, si amplia, per questo nuovo progetto verso nuove architetture urbane. Una sorta di diario di viaggio, una serie di città visitate dal pittore negli ultimi anni, città “ricordate” e rilette attraverso la pittura e il colore: da Lubiana a Praga, da Shanghai a Mosca a New York e per l’Italia: da Napoli a Trieste, da Torino a Como. Le architetture di Marco Petrus sono esperienze che investono immediatamente il dato emozionale. Partendo da un’idea iniziale della memoria l’artista dimostra il potere evocativo delle immagini a cui ricorre, ne svela la natura arcaica, l’impronta genetica, spiega come funzionano e come si contagiano reciprocamente. Sergio Gaddi Assessore alla cultura del Comune di Como [segue]
ARCHITETTONICA PETRUS a cura di Elena Pontiggia ex Chiesa di San Francesco largo Spallino 1, Como 2 – 29 aprile 2007 Le opere, olii su tela di grande e medio formato, raccontano gli spazi, le linee, i perimetri e le altezze degli edifici tramite ritmi serrati di pieni e vuoti; in mostra oltre alle opere su tela, circa trenta acquerelli e una selezione di lavori su carta dedicati specificatamente alla città di New York. Una delle sezioni dell’esposizione sarà dedicata al confronto tra l’Architettura Razionalista e il Costruttivismo russo; nell’Ex-Chiesa di San Francesco a Como, una delle città “trasformate” dall’architetto Giuseppe Terragni, le opere dipinte di Petrus racconteranno le due tradizioni architettoniche attraverso un percorso espositivo e tematico che prenderà forma dalla Casa del Fascio al Circolo Operaio di Mosca, da Giuseppe Terragni agli architetti russi Konstantin Mel’Nikov e Golosov. L’esposizione comasca da inoltre la possibilità di un confronto diretto tra i dipinti e le opere dell’architetto Terragni presenti in città: dalla Casa del Fascio, sopracitata e protagonista di un grande trittico in mostra, all’edificio Novocomum. Le opere di Marco Petrus sono rappresentazioni di una realtà e di una materia che esiste e non è affatto un’illusione, al di là delle impressioni, dei soggettivismi, della psicologia. Diceva Gombrowicz: “La realtà è ciò che resiste, e per questo crea dolore”. Anche in Petrus la realtà resiste: quelle sue architetture di tanti piani, quelle aggregazioni di mattoni e quelle colate di cemento, quelle strutture a vista non sono fatte per trasformarsi a nostro piacere. Tutt’altro. Non sono idee, sono res, realtà oggettive. Provate a urtare contro uno dei quei muri e vedrete. Elena Pontiggia
RICHARD ESTES
1 aprile 27 maggio 2007 Palazzo Magnani
Reggio Emilia
L'esposizione, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e da Palazzo Magnani, con il contributo di Fondazione Pietro Manodori e CCPL di Reggio Emilia, e il supporto di Montana (Gruppo Cremonini), presenta 35 dipinti, molti di grandi dimensioni, che ripercorrono l'intera attività di Estes, dai suoi esordi negli anni Sessanta, quando, dopo avere intensamente operato nel campo dell'illustrazione, si dedicò alla pittura, fino ad oggi. Le opere, oltre che dalla collezione privata dell'artista, provengono da alcuni dei maggiori musei americani, dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e da collezioni private negli Stati Uniti e in Europa. I dipinti di Estes - assai celebri sono i "paesaggi urbani" di New York, e di alcune delle più note città europee, da Parigi a Londra, da Venezia e Firenze a Barcellona; tuttavia, soprattutto nell'ultimo decennio, l'artista si è spinto anche a indagare visioni "naturali", quali quelle dei ghiacciai dell'Alaska e dell'incombente forma del Machu Picchu, o le vibrazioni luminose del mare visto da un traghetto, o ancora le montagne nevose del Maine, dove, su un'isola nell'Atlantico, risiede e lavora per parte dell'anno - rivelano il suo rapporto con la tradizione delle "vedute" di Canaletto, Guardi e Bellotto, l'influenza di maestri americani quali Edward Hopper e Charles Sheeler, e la sua attenzione alla fotografia di Eugene Atget, Walker Evans e Berenice Abbott. Dice Sandro Parmiggiani, curatore della mostra assieme a Guillermo Solana, chief-curator del Museo ThyssenBornemisza: "Nella sua opera Estes innesta, su uno dei filoni della tradizione pittorica - quello realista che si snoda da Caravaggio fino al Novecento -, lo sguardo peculiare che la fotografia, e il cinema, con le loro inquadrature, ci hanno reso familiare, esaltando i riflessi che il vetro utilizzato nelle moderne costruzioni imprigiona e restituisce, e proponendo visioni urbane in cui il confine tra esterni e interni - siano essi edifici o mezzi di trasporto - è sempre più labile e facilmente valicabile, quasi che l'intimità e la riservatezza più non possano essere garantite nella vita urbana contemporanea. Inoltre, i dipinti delle metropoli di Estes costituiscono anche, visti in sequenza dal Sessanta ad oggi, un compendio di storia del paesaggio urbano, della sua evoluzione, espressione di una civiltà e di una identità che cambiano.“ Orari: 9.30 - 13.00 / 15.00 - 19.00. Lunedì chiuso Biglietti: Euro 6 intero; Euro 4 ridotto; Euro 2 studenti Il prezzo del biglietto consente la visita alle mostre di Bischof ed Estes. informazioni e prenotazioni: tel 0522454437 fax 0522444436 info@palazzomagnani.it www.palazzomagnani.it
Donatella Schilirò
LINEA a cura di Vladimiro Zocca L’ARIETE artecontemporanea Via Marsili 7 Bologna info@galleriaariete.it INFO 348 3129087 14 aprile / 10 maggio 2007 orario > feriali 15,30/19,30 L’ARIETE artecontemporanea presenta gli ultimi lavori d’immagini, di segni e di luce di Donatella Schilirò. L'artista, formatasi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha avviato in questi anni una ricerca sulle forme della natura, percorrendo il filo narrativo della mitologia arcaica delle origini. Il momento di avvio dell’azione creativa è costituito nelle opere in mostra dal concetto di LINEA simbolica traccia primaria generatrice del cosmo di segni, scritture, forme dell’esistente. Facendo tesoro della tecnica acquisita nell’azienda paterna, con l’utilizzo creativo dei movimenti di luce e di colore offerti dal neon e dall’argon, Donatella Schilirò disegna luminose energie che scorrono tra mito e segno. La strumentazione luminosa utilizzata acquista così valenza pittorica, animando rispecchianti supporti metallici di immagini rilevate dalla natura con raffinata tecnica fotografica e infondendovi il senso di trasmutazioni alchemiche.
APOCALITTICI E INTEGRATI UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo via Guido Reni 2f, Roma 30 marzo – 1 luglio 2007 h 11.00-19.00 chiuso il lunedì
ingresso libero Francesco Rutelli, Ministro per i beni e le attività culturali e Pio Baldi, Direttore generale della DARC, presentano, a Roma negli spazi del MAXXI, la mostra “APOCALIITICI E INTEGRATI”: UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI, a cura di Paolo Colombo. Attraverso circa ottanta opere (disegni, tele, video, fotografie, sculture e installazioni), la collettiva presenta 24 artisti attivi in Italia o italiani attivi all’estero, emersi intorno agli anni Novanta: Simone Berti, Botto & Bruno, Pierpaolo Campanini, Monica Carocci, Alice Cattaneo, Paolo Chiasera, Sarah Ciracì, Francesco De Grandi, Elisabetta Di Maggio, Giuseppe Gabellone, Giovanni Kronenberg, Andrea Mastrovito, Sabrina Mezzaqui, Adrian Paci, Diego Perrone, Luisa Rabbia, Pietro Roccasalva, Pietro Ruffo, Andrea Salvino, Elisa Sighicelli, Patrick Tuttofuoco, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli e Carlo Zanni. La mostra si inaugura a circa cinque anni dall’inizio dell’attività espositiva del MAXXI ed è frutto di un lungo e approfondito lavoro di ricerca, analisi, catalogazione di testi, immagini, documenti sugli artisti contemporanei in Italia, riuniti infine in una mostra che ne suggerisca le ipotetiche future direzioni così come le origini, le radici, i modelli. Molti artisti non hanno mai esposto al MAXXI né sono presenti nella collezione del Museo, per una precisa esigenza di direzionarsi all’esterno, verso situazioni sempre nuove e in movimento. [segue]
APOCALITTICI E INTEGRATI UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo via Guido Reni 2f, Roma 30 marzo – 1 luglio 2007 h 11.00-19.00 chiuso il lunedì
ingresso libero Il titolo della mostra fa chiaramente riferimento a un testo cult di Umberto Eco pubblicato nel 1964, Apocalittici e integrati, che individuava due categorie di atteggiamento nei confronti della cultura di massa. Il riferimento è duplice: come indice generazionale (tutti gli artisti sono nati nel decennio successivo la pubblicazione del libro) e come chiave di lettura. Spiega tuttavia Paolo Colombo: “Questo titolo non ha la leggerezza di un gioco, e invito il pubblico a non attribuire in modo assoluto l’una o l’altra qualifica ai vari partecipanti. Piuttosto, è un’esortazione a individuare caratteristiche, che a volte si sovrappongono o convivono, all’interno di una stessa opera e che possono oscillare dalla più marcata visione apocalittica alla più blanda consapevolezza di una profonda turba psicologica insita nella realtà sociale fino a un desiderio dai tratti solari e positivi di appropriarsi delle nuove opportunità che il caos del presente offre all’individuo”. Il catalogo, edito da Electa nella collana “Opera DARC” diretta da Pio Baldi, sezione Arte contemporanea a cura di Anna Mattirolo, contiene testi di Pio Baldi, Anna Mattirolo, Paolo Colombo, Stefano Chiodi, Laura Cherubini, Carlo Antonelli, Alessandro Dal Lago. Contemporaneamente ad “APOCALITTICI E INTEGRATI”: UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI, nella piccola suite Aldo Rossi del MAXXI, sarà inaugurata il 17 maggio la mostra HOLLAND-ITALY: 10 Works of Architecture, a cura del Servizio di architettura contemporanea della DARC e della Reale Ambasciata d’Olanda a Roma.
www.allarmicomo.com Tutto pronto a Como per la terza edizione di ALLARMI, la mostra d'arte contemporanea che sarà allestita anche quest'anno nella caserma "De Cristoforis", una struttura militare tuttora operativa, ottenuta grazie alla sensibilità e all'attenzione verso i progetti culturali del Colonnello Giuseppe d'Errico, comandante del distretto militare di Como. ALLARMI 3. Nuovo Contingente - questo il titolo del terzo episodio - si terrà dal 4 maggio al 4 giugno 2007 conservando tutte quelle caratteristiche che lo hanno fatto diventare in soli due anni, uno degli appuntamenti culturali più attesi nel panorama dell'arte giovane. A cominciare dalla sede, un palazzo ottocentesco di forte suggestione, che caratterizza profondamente l'allestimento: le opere, infatti, occuperanno un'intera palazzina di due piani, con 51 sale che accoglieranno altrettante piccole mostre personali degli artisti scelti. Il percorso espositivo, di oltre 1.000 metri quadrati, è curato da 4 giovani critici d'arte - Cecilia Antolini, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco e Alberto Zanchetta - che hanno selezionato i 52 artisti, che rappresentano uno spaccato del vasto e variegato panorama dell'arte italiana e internazionale. 52 diversi modi d'intendere il contemporaneo, tra pittura, fotografia, video, installazione e performance, per gettare uno sguardo sullo scenario delle ricerche d'inizio millennio. L'iniziativa, promossa dall'Esercito Italiano, ha ricevuto il patrocinio e i contributi dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Como e della Provincia di Como, dell'Assessorato Cultura, Identità e Autonomie della Regione Lombardia ed è supportata anche dall'Ordine degli Architetti e dall'Associazione dei Costruttori di Como. [segue]
www.allarmicomo.com ingresso libero orario: lunedì - venerdì 10 -12; 15-18; sabato e domenica 10-19. catalogo Vanilla Edizioni Inaugurazione: venerdì 4 maggio, ore 18.30 curatori: Cecilia Antolini - Ivan Quaroni Alessandro Trabucco - Alberto Zanchetta artisti: Romano Baratta - Mirko Baricchi - Maurizio Battaglia - Wladimiro Bendandi - Carlo Bernardini - Andrea Buglisi - Daniela Cavallo - Elisa Cella - Marco Cerutti - Umberto Chiodi - Hyemi Cho - Diego Cinquegrana - Damiano Colacito - Andrea Cometta - Gehard Demetz - Mirko Fabbri - Matteo Fato Marco Fantini - Emanuela Fiorelli - Daniele Giunta - Sharon Green - Giuliano Guatta - Vittorio Gui - Junko Imada - Jun Iseyama - Koroo - Anthony Lister Michele Lombardelli - Dacia Manto -Marotta&Russo - Marco Mazzoni - Marco Memeo - Fulvia Mendini - Gianni Moretti - Christophe Mourey - Anders Christian Pedersen - Adriano Persiani - Luca Piovaccari - Daniela Politelli - Claudia Pozzoli - Luigi Presicce - Margot Quan Knight - Paolo Radi - Ugo Simeone - Eleonora Rossi - Andrea Salvatori - Nicola Samorì - Siva - Maria Francesca Tassi - Luca Vannulli - Enrico Vezzi - Julia Von Troschke progetto scuole: dal 9 maggio al 1 giugno visite guidate x alunni scuole medie e superiori inviare scheda di adesione entro 21 aprile all'indirizzo mail: associazione allarmi@gmail.com info: mariailaria.bianco@gmail.com - molteni.elisabetta@gmail.com
ECCE HOMO WWW.PIEROILGIORNALE.IT a cura di Margarit Muça
"Ecce Homo" sono le due parole pronunciate da Pilato nel Vangelo di Giovanni, quando presenta Gesù alla folla. Ecco l'Uomo. Alla folla Pilato presenta un Uomo. Non l'ideale dell'Uomo, non un uomo immaginario ma un Uomo in Carne ed Ossa nella sua manifestazione più drammatica. Una Rassegna d'Arte Sacra dedicata al tema della Passione di Cristo, che vuole riflettere soprattutto su quelle due parole, "Ecco l'Uomo". L'intento è di indagare maggiormente sulla natura Umana di Cristo, troppo spesso dimenticata, sottovalutata o ignorata. "Trovare l'Uomo dentro la Divinità".
gallerie emergenti
Orari di apertura: Lun.-Ven: 11:00 – 20:00 Sab. 11:00 -19:00 Contacts: Silvia Pettinicchio, Valentina Pesati, be@wannabee.it Press contact: Helga Tripi, mob. 339 27 14 721, tripissa@libero.it
Nel cuore pulsante di Brera, in via Goito, è stata inaugurata Wannabee Gallery, la prima galleria a libero servizio di Milano: uno spazio innovativo in cui artisti ancora poco conosciuti e giovanissimi talenti (alcuni hanno poco più di vent'anni) hanno l’occasione di esporre le proprie opere. Silvia Pettinicchio, esperta del settore e ideatrice del progetto, e Valentina Pesati, professionista nel campo del marketing e della comunicazione, lanciano questa inconsueta proposta: non tanto una galleria tradizionale, ma un atelier di tendenza, il punto di incontro tra i giovani artisti e i milanesi, siano essi conoscitori d'arte o semplici curiosi. Orgoglio delle galleriste è quello di ascoltare e valutare i lavori di tutti gli artisti che si presentano offrendo creatività, freschezza, coraggio e forza di scegliere l'arte come propria compagna di vita. Da un lato, lo spazio vuole diventare un riferimento per chi desidera arredare e decorare la propria casa, per chi cerca un oggetto unico da regalare o semplicemente è interessato alle ultime novità nel panorama artistico contemporaneo. Dall'altro rappresenta una splendida opportunità per le nuove promesse dell’arte, che difficilmente hanno accesso ai circuiti di vendita tradizionali. Nella particolarissima e colorata location chiunque può trovare l’oggetto d’arte desiderato (principalmente quadri, ma anche fotografie, mobili e accessori) ed in linea con il proprio budget. I prezzi, infatti, partono da un accessibilissimo 62€ per i quadri più piccoli, fino ad arrivare a poco più di un migliaio per le opere più grandi. Alla vendita in galleria sono affiancati incontri culturali, vernissage, performance live degli artisti, concorsi e comunicazione on line attraverso il sito www.wannabee.it e la newsletter. Wannabee Gallery è una nuova concezione della vendita d’arte che porta Milano al passo con altre città europee come Parigi, Barcellona, Berlino e Londra dove il mercato dell’arte contemporanea è vibrante e in continua evoluzione.
Orari di apertura: Lun.-Ven: 11:00 – 20:00 Sab. 11:00 -19:00 Contacts: Silvia Pettinicchio, Valentina Pesati, be@wannabee.it Press contact: Helga Tripi, mob. 339 27 14 721, tripissa@libero.it
davide puma
giulio zanet
mary cinque
art deadlines list
art deadlines list April 30, 2007 Himme Productions, a Memphis based greeting cards and calendar company, presents its 2007 Spring Juried Art/Photo Competition. The theme of this show is "Scenes of Spring: Flora and Fauna" and the media can be color drawings, paintings, or photography that focuses on the scenic beauty of nature as found in the spring. Deadline for submission is April 30, 2007. Artwork should exclude any human figures. Awards are $1,000.00 in total cash prizes: 1st place $600, 2nd place $250, 3rd place $150, and 4 Honorable Mentions (no cash award). A non-refundable entry fee is required. Competition is open to all U.S. residents, 18 years of age or older. All images must be submitted on a PC compatible CD, in high resolution dpi and in JPG format. Entries will be judged by Donna Bowers, owner of Painted Planet Artspace gallery, Memphis, TN and will be on display from May 29th - June 8th. Winners' artwork will be featured on greeting cards by Himme Productions. For more details and/or a prospectus/entry form, go to: www.himmeproductions.com, or send a SASE to: Himme Productions, Attn: 2007 Art Competition, 4016 Kingsland Cove, Memphis TN 38125 OR send a request by e-mail to: himmepro@himmeproductions.com. April 30, 2007 CALL FOR PAINTINGS Seeking submissions for the First Annual Open Painting Exhibition at the Brian Marki Gallery. This is an international open call for painters. Up to 9 artists will be selected for the Open Painting Exhibition in Portland, Oregon, at the Brian Marki Gallery in June of 2007. Select artists will be considered for extended gallery representation. The Brian Marki Gallery will provide all PR and marketing services. Submission requirements include a completed ENTRY FORM (available online or through SASE), IMAGES on CD or slides, FEE of $25 for the first ten pieces ($5 additional for each extra piece), and ARTIST RESUME/STATEMENT. To be considered, please follow the complete guidelines for submission outlined in the prospectus available at: http://www.bossworks.org or by sending SASE to: Boss Works, Box 14519, Portland OR 97293. Please do not contact the gallery directly. Please direct all inquiries to Boss Works.
art deadlines list May 1, 2007 The 13th Annual Mosaics Missouri Festival for the Arts will be held on September 14, 15 & 16, 2007 located on North Main in Historic Saint Charles, Missouri bringing three days of excitement and a unique, multi-disciplined art experience to the larger Saint Charles area and the entire metropolitan region. In an effort to pursue high quality, all artwork displayed must be original work executed by the artists. Submit for jury 4 slides, or 4 images on CD or send 4jpegs- email to: showentry@foundryartcentre.org.Jury Fee $15 Nonrefundable. For a 10 x 10 Booth the Fee is $210 ( Booth fee will be returned to artist not selected to exhibit). Call for Entry is located on: www.stcharlesmosaics.org OR call to have application mailed: 636-255-0270 May 1, 2007 Enter your artwork in the 23rd Annual Art Competition sponsored by The Artist's Magazine. More than $25,000 in cash prizes will be awarded, and Top Award Winners will be featured in the December 2006 issue of The Artist's Magazine! Plus, 13 finalists will be featured in The Artist's Magazine's 2007Calendar! Don't wait... Enter Today! There are 5 categories for you to compete and win in: Portrait & Figure, Still Life, Landscape, Experimental and Animal Art. Plus, there's a Special Student/Beginner Division for new artists. For details and an entry form visit: Terri Boes, 513-531-2690 x1328 OR http://www.artistsnetwork.com/specialoffers.asp?ADL06 OR artcompetition@fwpubs.com May 1, 2007 Projekt30 is taking submissions for its monthly publicly juried exhibition, scheduled to open June 1st, 2007. We are an artist-run arts organization dedicated to promoting emerging artists. The exhibition will include thirty artists; invitations will be distributed to over 50,000 galleries, collectors, and fellow artists. All artwork submitted will be presented online prior to the exhibition so visitors of Projekt30 may help select which artists will be included in the exhibition. Visitors have the option of contacting any participating artist with feedback or opportunities. Unlike other juried exhibitions, all participants receive exposure. Opens: June 1, 2007. Fee: $35 for up to 10 images. Go to: http://www.projekt30.com for more details.
art deadlines list May 5, 2006 "ALPAN INTERNATIONAL 2007" -- Alpan Gallery, Inc. in Huntington, Long Island, New York announces a call to artists for "Alpan International 2007", Sept. 1 - 27, 2007. Open to artists over 18 years of age working in two and three dimensions in any media (including photography, digital art, and installation). Maximum size of 6 ft. in height or width for 2D works, and 6 ft. in any dimension for 3D works. Awards: Group Show, US $1,000 Cash award to the best in the show, and No Commission from the sales. Juror: Heng - Gil Han, Curator & Director of Visual Arts at Jamaica Center for Arts & Learning in Queens, New York. $30 for three images, $5 for each additional image. Artists can download prospectus at: http://www.alpangallery.org/events OR send a SASE to: Alpan Gallery, 2 West Carver St, Huntington NY 11743. Questions? Contact: Nese Karakaplan OR Joyce Kubat at info@alpangallery.org OR call: 631-4234433. May 7, 2007 University Baptist Church, located in Charles Village, is inviting artists from the Baltimore area to participate in its first annual benefit art show at the end of June, 2007. Open to artists who live in the Baltimore area. All types of work will be considered, including, painting, drawing, sculpture, printmaking, photography, textiles, digital art, performance, installation (installation gallery space is available), film and video, and craft arts. Size of two and three dimensional work must be limited to 6 ft. in height, width and/or span, with the exception of submissions of outdoor sculpture. All subject matter will be considered, including art styles that push the conventional edge. Work will be displayed in a formal gallery setting. The show will be up from June 22 evening of June 22. The show will be locally advertised to the Baltimore community and nationally recognized through the Cooperative Baptist Fellowship denomination. 20% of any sales will go to benefit the fight against AIDS in Africa. The artist keeps the other 80%. We are also looking for designs to put on T-Shirts that will be sold in conjunction with the gallery to benefit the cause against AIDS. These designs do not need to be related to AIDS or Africa. Please submit 36 images of work, in slide or digital format, along with artist statement and biography and any necessary proposal materials to: August Bellanca, Art Gallery Submissions, University Baptist Church, 3501 N Charles St, Baltimore MD 21218 OR bellancaaugust@hotmail.com
art deadlines list May 31, 2007 Strange Figurations A thematic exhibition open to all interpretations of the concept, Strange Figurations. Open to all figurative styles from the realist to the surreal and visionary. Open to all media. 72" maximum dimension. The exhibition will be held at the Limner Gallery, September 6 - 29, 2007. National magazine publication awards. On-line entry form at: http://www.slowart.com/prospectus/figure.htm, or email: slowart@aol.com, or send SASE to: SlowArt Productions, 123 Warren St, Hudson NY 12534 June 1, 2007 Call For Art-All Media Landscape-Exhibition Dates July 27 - September 7, 2007. This exhibition gives you the opportunity to artistically conceptualize your definition of "Landscapes." Cultural landscapes, architectural, historic, and natural landscapes can become a focus of your work. Images may be representational, abstract, or nonobjective. Juror: Joseph Orr. Awards one-$1,000 cash, and four awards $250 each. A maximum of three entries per artist for jury may be submitted with a non-refundable fee of $35. One slide/jpeg per entry or submit a CD. Use jpeg on PC format only. (Do not use photo shop or other software to submit.) Applications are available at: www.foundryartcentre.org. Email jpegs to: showentry@foundryartcentre.org. Complete entry form and mail with fee to: Foundry Art Centre, 520 North Main Center, St Charles MO 63301 OR call: 636-255-0270. June 15, 2007 Calling all artists, Brightwaters First Annual Juried Competition. The outdoor art show takes place on Sunday, July 29, 2007 in the beautiful village of Brightwaters, NY "the Crown Jewel on the Great South Bay". The outdoor art show is part of the picturesque villages centennial year celebration. The show is open to original fine art and crafts by the exhibiting artist, working in any mediums. The space is limited. Cash Awards, Prizes and Exhibition Awards will be given by judging panel. No entry fee, 12' x 12' booth fee $45. This show is in conjunction with 10th Annual Antique Show that attracted 3700 patrons last year. Visit: www.brightwaters.org for more information. Or contact the Michael McDyer - Centennial Chairperson at: michael@brightwaters.org OR call the Brightwaters Village Hall: 631 665-1280.
recensioni librarie
recensioni librarie
Marina Abramovic. 7 easy pieces
| 1ÂŞ ed.
Erika Fischer-Lichte, Nancy Spector
Brossura | 0 | Charta
| 2007 | EAN: 9788881586264
Contenuto: Sette notti consecutive di performances alla rotonda Frank Lloyd Wright del Guggenheim Museum di New York, organizzate da Nancy Spector. Le opere comprendono un nuovo pezzo della Abramovic, creato specificamente per questo progetto, e inoltre le sue interpretazioni delle performance piÚ importanti di Vito Acconci, Joseph Beuys, Valie Export, Bruce Nauman, Gina Pane. Sin dall'inizio della sua carriera a Belgrado nei primi anni '70, Marina Abramovic ha introdotto l'utilizzo della performance come forma d'arte visiva. Il corpo è sempre stato sia il soggetto che il mezzo e i parametri delle sue prime performance erano determinati dalla sua resistenza. Esplorando i limiti fisici e mentali del suo essere, ha sopportato dolore, spossatezza e pericolo alla ricerca della trasformazione.
recensioni librarie
Brandi e Guttuso. Storia di un'amicizia Brossura | 191 | Electa Mondadori
| 1ª ed.
| 2006 | EAN: 9788837050023
Contenuto: Cesare Brandi e Renato Guttuso, due grandi protagonisti del panorama culturale del Novecento, coltivarono una profonda amicizia che trovava nella reciproca diversità, nell'essere così "nettamente differenziati", la chiave del loro affetto. Il loro prezioso carteggio, iniziato negli anni trenta e mai interrotto, pubblicato per la prima volta in questo volume, offre l'esempio di una comunicazione che non è limitata alla pittura ma spazia dal teatro alla musica, dalla filosofia alla poesia, dalla difesa del patrimonio culturale al movimento studentesco. Per offrire la possibilità di penetrare a fondo questo rapporto sono stati raccolti, nell'appendice al volume, tutti gli scritti dedicati da Brandi a Guttuso, tra i quali un testo inedito del 1940. "Gli estri creativi di Guttuso" scrive Brandi dell'amico pittore "esalano tra le foglie di una fantasia che si accende su un nonnulla, che di una cartaccia, di un ramo secco, di una gabbia vuota, si fa improvvisamente un simbolo, un oggetto fatato, quasi un carisma". I testi e le lettere, introdotti da un ampio saggio di Fabio Carapezza Guttuso, offrono la possibilità di rivisitare, attraverso il confronto, talvolta aspro ma sempre fecondo, tra i due amici, storie e tendenze delle principali correnti artistiche italiane.
recensioni librarie
Chagall-Miro. Magia, grafia, colore Brossura | 240 | Mazzotta
| 1ÂŞ ed.
| 2006 | EAN: 9788820218140
Contenuto: Il volume accompagna la mostra (Milano, 13 ottobre 2006 - 14 gennaio 2007) in cui, per la prima volta, vengono accostati dal curatore Dominique Paini, direttore della Fondation Maeght, Marc Chagall e Joan Miro, mettendone in evidenza analogie e differenze, attraverso una raffinatissima selezione di grafiche praticamente inedite per l'Italia. I due maestri furono abili sperimentatori dell'arte incisoria in tutte le sue complessitĂ e varianti; le opere appartengono alla Fondation Maeght di Saint-Paul-de-Vence cui entrambi gli artisti furono legati.
recensioni librarie
Damien Hirst, David Salle, Jenny Saville. The Bilotti Chapel. Catalogo della mostra (Roma, 11 maggio - 1 ottobre 2006) | 1ª ed. Brossura | 119 | Electa Mondadori
| 2006 | EAN: 9788837045203
Contenuto: Il volume è il catalogo della mostra di Roma (Museo Carlo Bilotti all'Aranciera di Villa Borghese, 11 maggio - 1 ottobre 2006) dedicata a Hirst, Salle, Saville. L'esposizione, curata da Gianni Mercurio, presenta opere di grande formato espressamente commissionate da Carlo Bilotti ai tre noti artisti contemporanei. L'intento è creare uno spazio espositivo, più mentale che fisico: un ambiente meditativo in senso ampio, un ambiente che, come Bilotti stesso dice, "può metterti di buono o cattivo umore". I tre artisti, di fronte a questo progetto, hanno risposto in modo diverso, mantenendo la propria singolarità e autonomia.
recensioni librarie
Grande atlante dell'Impressionismo Gabriele Crepaldi
| 1ª ed.
Brossura | 425 | Electa Mondadori
| 2006 | EAN: 9788837041007
Contenuto: Questa storia illustrata narra le vicende del movimento che pose le basi del radicale rinnovamento dell'arte, avviando di fatto l'arte moderna. Pagine che introducono, attraverso brevi testi di sintesi e illustrazioni sempre commentate in didascalia, gli artisti, i mercanti e i collezionisti, i teorici, i detrattori e la travagliata vicenda critica, le tematiche e i luoghi, le peculiarità tecniche e stilistiche, il contesto culturale e politico. Ampio spazio è dedicato agli sviluppi dell'Impressionismo e del Postimpressionismo in altri paesi, come l'Inghilterra, la Germania, il Belgio e l'Olanda, i paesi scandinavi, l'Italia e gli Stati Uniti. Letture d'opera focalizzano inoltre l'attenzione del lettore sull'analisi puntuale di altrettanti capolavori. Il volume riunisce oltre seicento illustrazioni tra fotografie d'epoca e opere provenienti dai principali musei del mondo. Include inoltre dettagli ingranditi a doppia pagina dal forte impatto visivo, attraverso i quali il lettore potrà osservare da vicino le caratteristiche della pittura impressionista: le pennellate sulla tela che rivelano l'immediatezza e la rapidità di esecuzione, le caratteristiche cromie, gli effetti di trasparenza e di luminosità.
articoli
www.hundertwasserhaus.at Grande quanto Klimt e Schiele, in Austria era considerato un artista di strada, lui stesso amava definirsi "pittore metropolitano vegetativo" e contemporaneamente teneva vibranti lezioni all'Accademia (in un paio di occasioni lo fece completamente nudo). Artista eclettico si dedicò non solo alla pittura e all’architettura ma anche alla progettazione di orologi, francobolli, bandiere... un artista poliedrico. Hundertwasser nasce a Vienna nel 1928, pittore, architetto ed ecologista, si batte con ferma convinzione per una vita in armonia con la natura. Nel 1949 ha cambiato il suo nome Friedrich Stowasser in Friedensreich Hundertwasser, che significa "Cento-Acqua di Pace-Regno." Già negli anni 50 con i suoi manifesti attaccava il razionalismo dell' architettura e lottava per una architettura vicina alla natura ed a misura d' uomo. Dagli anni 80 alcuni progetti realizzati da Hundertwasser (molti a Vienna) hanno riscosso un grande interesse a livello internazionale ed hanno aperto una nuova discussione sull' architettura. Hundertwasser può essere definito un vero e proprio creatore di realtà idilliache, oniriche, paradisiache, nessun altro artista si è adoperato quanto lui per la tutela dell’ambiente e per una vita in armonia con la natura. Il suo impegno ecologico ebbe origine ancora prima della nascita del movimento ambientalista. Per Hundertwasser la lotta contro il cemento ed il costruito era importante quanto quella contro l’unità di misura: "Al giorno d'oggi viviamo in un caos di linee rette, in una giungla di immorali linee rette. [segue]
www.hundertwasserhaus.at La livella ed il metro dovrebbero essere vietati, sono il simbolo dell'ignoranza e il sintomo della disintegrazione della nostra civilizzazione". E´ infatti evidente (oltre all’influenza esercitata dall’arte di Gaudì) nelle sue opere la sua ribellione a tutto ciò che fino a quel momento l’architettura aveva mostrato, alle linee rette preferiva curve armoniche, ai pavimenti piani delle vere e proprie cunette irregolari, al grigiore del cemento il colore, tantissimo colore ovunque (camminando per le strade di Vienna viene subito all’occhio l’opera di Hundertwasser, è impossibile non vedere in mezzo a così tanto bianco, i suoi blu, rossi ed arancio che si accavallano l’un l’altro a piante che escono dalle finestre e colonne completamente decorate che sorreggono pareti storte!) Infine per Hundertwasser, ultimo nella scala del costruire ma primo per importanza, l’abitante, colui che entrava per vivere la casa, il consumatore edilizio, aveva un ruolo determinante egli infatti diceva: “ancor più dell´architetto egli dovrebbe essere direttamente responsabile della progettazione e dell'esecuzione di sviluppo della sua casa purtroppo però il processo della costruzione cessa al momento stesso in cui l'uomo prende la residenza nel suo domicilio; idealmente, il processo della costruzione dovrebbe cominciare soltanto quando l'uomo si muove dentro, tutti dovrebbero fare la loro propria architettura, dovrebbero poter costruire ciò che gradiscono, con le piume, l'erba o la carta, anche se la costruzione sprofonda." [servizio curato da Marco Minotti – foto di Susi Fröschl]
fabbrica borroni art+location www.borronibrothers.com Profilo storico Fabbrica Borroni viene edificata intorno al 1890 come opificio tessile. Per circa venticinque anni, fino all'inizio della prima guerra mondiale, prosegue questa attività con impiego di numerose maestranze, in maggior parte bollatesi e in grande maggioranza donne. Verso il 1910 si presume che all'attività principale sia stata affiancata quella di mattonificio. Ciò si evince dalla particolarità di alcuni ambienti interni, caratterizzati dalla presenza di grandi finestre di aerazione, dovute presumibilmente all'essicazione dei manufatti. Durante la prima guerra mondiale le attività si riducono al minimo, se non cessano completamente, e la proprietà passa ai Fratelli Contiche che costituiscono la Immobiliare Beretta. Eugenio Borroni senior acquista a sua volta l'opificio nel 1928. Tutto l'edificio viene restaurato e il giardino viene completamente rifatto con prati a semina e inserimento di alberi secolari. Contemporaneamente prosegue l'attività della Ditta Conti C. che fabbrica giocattoli, i famosi trenini elettrici e bambole, impiegando fino a settanta persone. Nel 1965 la Ditta Borroni trasferisce nell'opificio le sue produzioni di collanti e adesivi e i proprietari mantengono la residenza e il giardino, abitandovi spesso e in maniera continua. Parallelamente all’attività industriale, Eugenio Borroni senior riesce dopo molte difficoltà a far costruire il primo grande Ospedale a Bollate (1963), e diventa presidente dell'Asilo, seguito nella stessa carica dal figlio Renzo. Eugenio Borroni junior continua per 35 anni l'attività di famiglia e contemporaneamente sviluppa la passione di collezionista d'arte. Con il passare degli anni forma una delle più grandi collezioni di giovane arte italiana,costituita da quasi 500 opere,ben conosciuta da artisti e galleristi e continuamente visitata. La Ditta Borroni cessa la sua attività nel febbraio 2001. Eugenio Borroni riapre nel 2004 la Fabbrica Borroni trasformata in grande spazio polifunzionale, perfettamente adatto per eventi di ogni genere .
fabbrica borroni art+location www.borronibrothers.com La collezione Eugenio Borroni inizia alla fine degli anni Settanta la collezione di opere di giovani artisti italiani che comprende oggi più di 500 pezzi. La raccolta è ospitata negli spazi interni dell’opificio restaurato ed è incentrata sulla pittura sebbene figurino anche diverse sculture. Il collezionista Le caratteristiche della costruzione originaria sono state mantenute e valorizzate, creando spazi espositivi per quasi 2.500 mq. La collezione è in continua crescita grazie alla costante passione che alimenta l’interesse verso i giovani protagonisti della scena artistica del paese. Un primo nucleo, ormai storico, comprende un centinaio fra le opere più belle e importanti della Scuola romana di Via degli Ausoni. La pittura della Scuola Mediale è ampiamente rappresentata, così come la Nuova Figurazione Italiana e una rosa di esponenti della Scuola di Palermo. Figurano artisti ormai consolidati del Nuovo Futurismo, così come della Pittura Digitale e del versante astratto ed informale, mentre gli ultimi sviluppi comprendono la Post Figurazione e la giovane fotografia. La collezione Borroni è visitabile sempre, previo appuntamento, al contrario della quasi totalità di altre importanti raccolte private. Moltissimi visitatori, fra i quali associazioni, scuole, oltre naturalmente ad artisti e galleristi, possono testimoniare il fascino del luogo e la bellezza delle opere esposte. La collezione Borroni costituisce ormai un importante e forse unico patrimonio della giovane arte italiana assurgendo ad una sorta di museo, eclettico e appassionato più che filologico e storicizzato, che si prefigge il non facile compito di avvalorare l’arte del presente in divenire, affinché venga colto come bene fondamentale non solo dallo sguardo dei posteri, ma sopratutto da quello dei contemporanei, che così poco confidano nelle proprie giovani risorse.
fabbrica borroni art+location www.borronibrothers.com ArchiviArti: centro di documentazione sull’arte contemporanea L’associazione Fabbrica Borroni inaugura all’interno della propria sede ARCHIVIARTI, centro di documentazione sull’arte contemporanea italiana ed internazionale, in tutti i suoi ambiti d’espressione, da quelli figurativi classici a quelli multimediali, performativi e sperimentali, con particolare attenzione verso i giovani artisti italiani. In linea con le proprie finalità, la Fabbrica Borroni si propone come partner della giovane ricerca artistica italiana, strutturandosi come ente promotore delle ricerche nazionali più innovative e pregnanti, in un continuo confronto con le realtà straniere. Il centro di documentazione mira a costituirsi come punto d’incontro fra l'operato dei giovani artisti italiani e le opportunità applicative, espositive e divulgative presenti sul territorio nazionale ed estero. Il ruolo del centro sarà pertanto quello di raccogliere e archiviare il materiale fornito da giovani artisti, gallerie, critici, curatori ed operatori del settore, garantendone una vasta accessibilità via web, attraverso il proprio sito internet. Mentre sul sito sarà possibile visionare la scheda biografica di ogni artista, in sede sarà possibile consultare tutto il materiale archiviato, sia in forma cartacea che digitale. In prospettiva, grazie all’integrazione con la rete bibliotecaria del fondo unico librario (Iccu) si garantisce in più la possibilità di prestiti interbibliotecari, rendendo fruibile il materiale di documentazione attraverso una distribuzione su rete nazionale. Nelle sale di consultazione è prevista inoltre una emeroteca con riviste specializzate. ARCHIVIARTI presenta una duplice funzione: da una parte consente la promozione dell’arte contemporanea, con particolare interesse per i giovani artisti italiani, diffondendone la conoscenza; dall’altra parte diventa lo strumento della stessa Fabbrica Borroni per monitorare il panorama artistico in divenire, al fine di ideare e promuovere eventi artistici, rassegne d'arte, collettive, incontri, workshop, collaborazioni e progetti professionali rivolti ai nuovi emergenti di cui giunge notizia. Tali iniziative avranno luogo sia negli spazi interni della Fabbrica Borroni che in sedi distaccate, istituzionali e non, presenti sul territorio.
Fabbrica Borroni Via Matteotti, 19 20021 Bollate (mi) tel.02 3650 7381 - 02 3650 7258 fax02 3650 7046 custode tel.02 38302802 Info info@fabbricaborroni.it Eugenio Borroni eugenio.borroni@tin.it Elisa Gusella elisa@fabbricaborroni.it Press & news press@fabbricaborroni.it location location@fabbricaborroni.it Archiviarti archiviarti@fabbricaborroni.it VISITE COLLEZIONE tutti i giorni feriali orario 11 -16 prenotazione da effettuare almeno 48 ore prima - cell. 335 209 269 - info@fabbricaborroni.it
NOSADELLA.DUE NASCE A BOLOGNA LA RESIDENZA PER ARTISTI E CRITICI
www.nosadelladue.com da un'idea di Elisa Del Prete e Lelio Aielloa Via Nosadella 2– 40123 Bologna - 333.9975595 - € ingresso libero
Inaugurerà a Bologna il prossimo 27 gennaio la residenza per artisti e critici Nosadella.due, ideata da Elisa Del Prete e Lelio Aiello e pensata come punto di convergenza delle produzioni maggiormente aderenti alla cultura contemporanea. La residenza per artisti e critici Nosadella.due, situata in pieno centro storico a Bologna, si prefigura come una realtà assolutamente nuova per la città, un punto di convergenza in cui possono trovare spazio le produzioni maggiormente aderenti alla cultura contemporanea. L’intento è quello di offrire, alla generazione emergente di artisti da tutto il mondo, oltre ad un momento sinergico e di riflessione con una realtà nuova, l’inserimento in un circuito artistico reale che rappresenti un’esperienza esclusiva di alto livello professionale. A partire da questi presupposti Nosadella.due si propone dunque come valore aggiunto sul territorio e intende fornire al bacino culturale locale un’opportunità di scambio con il sistema internazionale dell’arte. Contenitore e contenuto del progetto è la dimensione intima e domestica di una casa, un’abitazione, un luogo che conserva le tracce del proprio vissuto ma che al tempo stesso è punto di passaggio, costantemente in trasformazione. I 250 mq della residenza sono strutturati per ospitare tre studi con rispettivo ambiente per il pernottamento. In questi spazi si alternano e convivono artisti e [segue]
NOSADELLA.DUE NASCE A BOLOGNA LA RESIDENZA PER ARTISTI E CRITICI
www.nosadelladue.com da un'idea di Elisa Del Prete e Lelio Aielloa Via Nosadella 2– 40123 Bologna - 333.9975595 - € ingresso libero
critici della generazione emergente per realizzare progetti proposti ad hoc per l’esperienza di permanenza. L’intento è quello di creare un vero laboratorio in cui confluiscano e si sviluppino le ricerche più attuali in ambito visivo, artistico e critico, coinvolgendo costantemente addetti ai lavori e pubblico ad interagire con gli ospiti. L’attività della residenza, concepita come un laboratorio di cultura contemporanea, si espleta attraverso la realizzazione e l’esposizione di progetti d’artista prodotti b in residenza e presentati in sedi espositive e spazi “altri” esterni ad essa sul territorio; momenti di presentazione del lavoro degli artisti ospiti; il confronto con critici stranieri ospiti e la creazione di un circuito di cooperazione e aggiornamento sui differenti contesti artistici; l’accoglienza e la collaborazione a progetti curatoriali esterni; l’organizzazione di incontri e workshop con artisti e critici. Per preservare la propria attività Nosadella.due prevede la raccolta di documentazioni e pubblicazioni rappresentative delle varie esperienze ospitate e di un archivio video consultabile dal pubblico. Nosadella.due, che nasce col patrocinio della Regione Emilia-Romagna, della Provincia e del Comune di Bologna, dell’Accademia di Belle Arti e della Galleria d’Arte Moderna, si prefigura come un progetto a lungo termine che intende sviluppare una reciprocità tra realtà locale, nazionale ed internazionale.
Il disegno "scorretto“ e l'abbandono di ogni canone di riferimento A cura di arch. Vilma Torselli "....non esiste l'Arte con l'A maiuscola che è oggi diventata una specie di spauracchio o di feticcio....". (Ernst H. Gombrich) Ernst H. Gombrich apre un suo celebre volume, "La storia dell'arte", con una frase che lascia sgomenti i suoi lettori:"Non esiste in realtà una cosa chiamata arte." In effetti quello di arte è un concetto assai elastico e relativo, che può avere significati molto diversi a seconda del tempo, del luogo e anche della persona che osserva, oggi più che mai, essendo venuti meno alcuni parametri, quali il concetto di bellezza classica, di aderenza alla realtà, di espressività ecc....che per lungo tempo hanno in qualche modo permesso di inquadrare con una certa omogeneità tutto ciò che è stato definito arte. Quando si parla di arte moderna, il discorso si fa più complesso perché, per la prima volta, veniamo posti di fronte al disegno "scorretto", ad una realtà deformata e travisata, modificata dall'artista in un modo del quale non capiamo immediatamente le ragioni, perché non è facile affrancarsi da idee preconcette, abitudini e pregiudizi che ci fanno vedere il mondo secondo canoni collaudati e scontati. Gli artisti hanno spesso del mondo una visione particolare, come se stessero compiendo un viaggio di scoperta attraverso cose nuove percepite per la prima volta, seguirli in questo viaggio può voler dire affacciarsi su un mondo inimmaginato ed affascinante, basta sapersi abbandonare, non preoccuparsi di catalogare o etichettare ciò che vediamo, guardare con occhi vergini ed accettare con curiosità ciò che, da questo viaggio, porteremo a casa. Essi hanno ciò che si può definire il "vedere artistico", da loro il mondo non viene espresso tramite i simboli del linguaggio, ma tramite l'espressione visiva, è l'arte che permette di passare dalla percezione all'espressione visiva, esprimendo una concezione dello spazio e della realtà mediata dalla vista.
Il disegno "scorretto“ e l'abbandono di ogni canone di riferimento A cura di arch. Vilma Torselli
Poiché non esiste solo una lettura dell'opera d'arte basata sul significato delle forme, ma anche sulla psicologia della forma e della percezione, ecco che l'arte si pone come materia che coinvolge il cervello, la mente, la psiche, la cultura dell'individuo, la sua vita, la sua storia. Non tutto ciò che l'arte moderna ci propone entrerà, ovviamente, nella Storia dell'Arte, perché gli avvenimenti diventano "storia" quando si riesce a valutarne la portata, gli effetti ed i riflessi su quanto viene dopo di loro, sussistendo la necessità di vedere le cose da una prospettiva che è tanto più ristretta quanto più è vicina al nostro tempo, mentre la visione cambia e si amplia mano a mano che il presente diventa passato. Osserva acutamente Carlo Giulio Argan:"Lo storico dell'arte, il critico d'arte deve essere un profeta o un archeologo", a sottolineare anche la distanza necessaria per valutare i fenomeni artistici nel loro oggettivo significato.
"La tradizione del nuovo“ e la posizione anticonformista dell'artista moderno A cura di arch. Vilma Torselli
L'incertezza di giudizio sull'arte moderna è anche prodotta dai continui cambiamenti di rotta a cui ci ha abituato negli ultimi decenni, perchè, citando ancora Gombrich "ogni generazione è in qualche misura ribelle ai principi dei suoi predecessori; ogni opera d'arte esercita il suo fascino sui contemporanei non soltanto per ciò che realizza ma anche per ciò che lascia incompiuto".
Forse, semplicemente, possiamo dire che ci troviamo davanti all'arte quando un'opera è eseguita in modo tanto piacevole che godiamo nel guardarla senza preoccuparci del suo significato, apprezzando, per esempio, una disposizione dei colori fine a se stessa, che non si prefigge scopo alcuno (basti pensare ad un'opera di Pollock o di Rothko), o l'utilizzo di "mezzi" di particolari caratteristiche (levigatezza, ruvidezza, trasparenza...) che in qualche modo fanno da tramite alla comprensione della realtà ( come avviene con i sacchi o le combustioni di Burri), o l'inserimento di effetti ottici o di effetti di interazione con l'osservatore che ci collocano dentro l'opera stessa (le sculture mobili di Alexander Calder) o altre cose ancora. A partire dall'800 si può affermare che si sia definitivamente concretizzato il concetto che l'arte, come la letteratura, le scienze e tutte le forme dell'attività intelletuale dell'uomo, si sviluppa storicamente, esprimendo in modo ineluttabile il proprio tempo, ed è quindi inevitabile confrontarsi con l'arte della propria epoca, che è, in un certo qual modo, quella sola che sappiamo produrre e quella che ci meritiamo. Non ha senso in arte parlare di progresso, non si può certo dire che ci sia una evoluzione delle forme, in quanto esse rappresentano dei significati e come tali consone al loro tempo, ma è indubbio che ci sia stata evoluzione nell'atteggiamento nei confronti dell'arte e che la libertà di espressione, la diffusione della cultura artistica, sia attraverso l'insegnamento che la divulgazione con l'utilizzo dei mezzi di comunicazione, un'apertura mentale tipicamente moderna verso ciò che Harold Rosemberg, grande critico d'arte americano, definisce "la tradizione del nuovo", abbiano creato ai nostri giorni, come mai in passato, condizioni particolarmente favorevoli per gli artisti e per la loro libertà espressiva.
artista in primo piano
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info@fluon.it Andy nasce a monza nel 1971. Dopo le scuole dell' obbligo si diploma all' istituto d' arte di monza. Si specializza nel ramo della grafica pubblicitaria e dell' illustrazione presso l'accademia delle arti applicate a Milano. Contemporaneamente sviluppa la sua attenzione nei confronti della musica, studia il saxofono, i sintetizzatori (tastiere) collaborando a un progetto musicale chiamato bluvertigo, una band capitanata da Morgan (voce, basso e piano), supportata da Sergio Carnevale (batteria) e Livio Magnini (chitarra), che propone al mercato italiano un suono anglofilo basato sulla commistione tra elettronico e suonato, applicato a diversi "generi musicali".Dopo anni di tournee, apparizioni televisive e implicazioni discografiche Andy si propone oggi in diversi ruoli, cercando di unire diverse forme di espressione, dipinge grandi quadri fluorescenti su tela, compone colonne sonore per la danza contemporanea e il teatro, mixa la musica new wave degli anni 80 nei club o nelle piazze come dj. S'inventa copresentatore di due programmi di mtv.Il tutto sotto lo stesso punto di vista “il reset (spegnersi e riaccendersi)“ ovvero il suo concetto ideale, grado zero della creativitĂ posto ad esplorare contesti diversi da contaminare. Oltre alle mostre personali, collettive e nei club, Oggi la sua pittura viene applicata e commissionata in ambiti aziendali, come il settore della moda o quello pubblicitario.
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FLUORESSENZA fino al 20 maggio galleria Stragapede / Perini viale Filippetti 42, Milano
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patchwork in salsa acida Quella di Andy è una pittura a Lsd su tela. È il viaggio visionario e senza paracadute in una realtà parallela che somiglia, ma non riproduce, quella conosciuta. Il giovane artista “brianteo” parte da elementi del paesaggio quotidiano – da oggetti dell’arredo urbano, da angoli frequentati di continuo e perfettamente conosciuti, da volti di amici e personaggi fin troppo noti, laccati e a volte indigesti, che arrivano in presa diretta dal mondo dello star system e da quello gommoso dei cartoons – per approdare ben presto in un universo acido, deformato, psichedelico dove panorami e presenze hanno carattere allucinatorio, dove la vibrazione e la vertigine hanno preso il posto della tranquillità, dell’azione reiterante e della sicurezza. Come in un mondo ricreato e visto attraverso speciali occhiali 3D (in cui è un colore esploso e roboante a dare cubisticamente volume all’immagine) le tonalità dell’orizzonte risultano variate e aggressive, i contorni di visi e oggetti appaiono nervosi e sincopati, le prospettive dell’inquadratura si presentano incerte, sfuggenti e si attorcigliano, i colori esagerano. Surreale e onirico, il mondo di Andy sembra visto attraverso gli occhi di Cesare, il sonnambulo spiritato de Il gabinetto del dottor Caligari (vero manifesto cinematografico dell’espressionismo tedesco). Solo che, mentre nella storica pellicola di Robert Wiene l’esasperazione dei paesaggi, dei caratteri e delle atmosfere era affidata a un livido e contrastatissimo bianco e nero, nelle opere di Andy la follia visionaria e l’immaginazione onirica risultano costruite tramite l’esasperazione dei timbri cromatici. Dal rosso al verde dal fucsia all’arancio dal giallo al blu elettrico, ogni tonalità esplode tra le sue mani, diventa prepotente ed eccessiva, aggredisce lo spettatore cercando di primeggiare sulle altre. E così le composizioni finiscono per sembrare collage impazziti, mosaici mobili e frementi in cui, invece di fondersi e sposarsi, le parti e le campiture entrano in brulicante contrasto, cercando di primeggiare le une sulle altre. Niente è come sembra, le logiche appaiono sovvertite, la gravità è scomparsa e ogni cosa è portata alle estreme conseguenze. Un luogo parallelo che ricorda il mondo reale, che si presenta evidentemente imparentato con esso, ma che è possibile incontrare solo dopo aver varcato con buona dose di coraggio e pazzia la linea dello specchio. O solo dopo aver liberato la fantasia e dato libero sfogo ai sogni. [segue]
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info@fluon.it Come lo spazzacamino Dick Van Dyke in Mary Poppins, che si tuffa nei disegni del madonnaro tracciati sul marciapiede e lì si mette a cantare il tormentone Supercalifragilistichespiralidoso, o come il detective privato Eddie Valiant in Chi ha incastrato Roger Rabbit?, che sul suo taxi logorroico entra dritto sparato nella piazza di Cartoonia dove può permettersi di cadere dal novantesimo piano d’un grattacielo senza rimediare un solo graffio. Così Andy, anima percorre e vive luoghi, personaggi, panorami in cui tutto è concesso e ogni avvenimento appare plausibile: Pollon e Lamù dividono la tela con una super top model; una Porche è insieme a un pappagallo; un cartello stradale alla Venere di Milo. Andy ci conduce per mano nel bel mezzo di un orizzonte immaginario dove l’irrealtà si presenta come reale, dove le prospettive abituali seguono cammini opposti e diversi. Sulle tele paesaggi e figure si arrotolano su se stessi, diventano elastici, morbidi, gommosi. Sulle orme della televisione più attenta, alla Blob e alla Fuori orario, l’artista ruba alla leggenda e alla storia, sottrae ai ricordi e all’immaginario, prende dall’illustrazione e dalla realtà, e poi shakera il tutto in una visione psichedelica e fantasmagorica, spiazzante e inquieta. Comincia con una ricerca certosina sulle forme e le iconografie d’un soggetto, sui significati e gli atteggiamenti di un personaggio, sui caratteri e comportamenti d’una figura storica, mistica, leggendaria. Poi inizia a comporre, come fosse una musica. Come il campionamento in un suono è una frazione di realtà manipolata e messa in sequenza, così nei dipinti, Andy fotografa un istante, un flashback e lo ridispone in un’ottica surreale. Emozioni, esperienze e colori vivono in una dimensione al tempo stesso lucida e caotica. Dove personaggi apparentemente scollegati fra loro diventano simboli di concetti da esporre. Un collage neopop (con un occhio a Warhol e l’altro a Haring), un enorme patchwork in salsa acida, una poetica fatta di frammenti, di storie cominciate e mai finite, di flash che arrivano in presa diretta dagli anni Ottanta e dal vissuto dell’artista trentacinquenne. Come una carta assorbente, la pittura di Andy cattura e pesca direttamente dal cassetto dei ricordi: un purissimo distillato di arte, musica e spettacolo. Ci sono tutti i cantanti della new wave e dell’avant pop, dai Joy Division ai Kraftwerk da Robert [segue]
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info@fluon.it Smith ai Devo, e poi Nico, Sid Vicious, Jimi Hendrix, Annie Lennox, Madonna, i Kiss, Jim Morrison, e ancora i Pet Shop Boys, immortalati nel video del loro più grande successo, Go West, e quel geniaccio di David Bowie, che l’artista dipinge in tutte le versioni, da quella glam di Aladdin Sane a quella berlinese di Low. I miti del rock e dello spettacolo (Marilyn Monroe e Ava Gardner), ma anche quelli dei cartoni animati, Andy riscopre i personaggi che hanno segnato la sua infanzia: quelli made in Japan, come Capitain Harlock, Goldrake, Lamù, Pollon, Lupin, Pac man e quelli francesi come Asterix e i Barbapapà. E li inserisce sulla tela a fianco di donne bellissime e un po’ retro, o a top model come Kate Moss e Linda Evangelista. E poi, tra un tributo alla femminilità giapponese (con le sue sensualissime geishe) e uno ai Vip, come Lady D e Condolezza Rice, Andy ci butta dentro il suo misticismo, fatto di Gesù psichedelici e Madonne pop. Come una sorta di diario in cui annotare appunti, l’artista riesce a collassare molteplici situazioni e personaggi. I colori sono sempre quelli acidi, fluorescenti, da pugno in un occhio, le campiture sono attente e precise, con un segno netto, marcato, gelido, riflessivo, che non lascia margine alla sbavatura. Eppure, c’è qualcosa di più. Forse i colori sono quelli del luna park, forse l’aspetto è simile a certi giochi e a certe decorazioni, ma il senso profondo della ricerca scava con estrema serietà nella confusione dei miti e dei valori di oggi, nella difficoltà di leggere e soppesare il passato, nelle incongruenze e contraddizioni del sapere contemporaneo. Coloratissima, citazionista e paradossale, la ricerca di Andy è solo falsamente infantile, falsamente glamour, falsamente divertita. È un enorme rebus, una costruzione difficilissima da decifrare. È come una bellissima donna che indossa un vestito appariscente e che, sotto il vestito, nasconde molto, molto di più. Spiazzante e originale, la sua arte è un gioco sottilissimo di rimandi, sovrapposizioni, tradimenti tra ciò che appare in tutta evidenza e ciò che rimane dietro alle quinte. Andy fa respirare la pittura, le dona una boccata di ossigeno perché la libera dalla schiavitù della logica, dell’obbiettivo a tutti i costi. Vissuta come immersione nell’assurdo, come apnea nelle proprie passioni e nei ricordi, l’arte non interpreta più la realtà, non si limita a darne una spiegazione: piuttosto la rivive, la trasforma, la mastica.
Chiara Argenteri
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artisti
alessandro rinaldi www.artekaos.com info@artekaos.com Nasce a Bologna nel 1974, Liceo Artistico Statale di Bologna e nel 1991 conosce l’aerografia. Autodidatta cresce in questa Arte grazie alle numerosissime manifestazioni di Aerografia e non a cui partecipa. "...Ma una cosa che distingue il lavoro di Rinaldi quando dipinge sulle auto da corsa e sulle motociclette, poichè non replica i modelli del gusto Underground e delle sue contaminazioni Rock e Metal, ma li interpreta. Il fine del suo lavoro è realizzare un'integrazione della pittura con la superficie"... ..."per creare un'opera d'Arte, che potrà viaggiare, portare per le strade un'immagine di bellezza e di carattere. E' un modo per nulla scontato di far uscire l'arte dagli schemi dell'opera bidimensionale e farla entrare direttamente nelle strade della vita, accompagnando chi la possiede nei suoi spostamenti."... ... "Nella serie di lavori su carta, si ritrova la stessa contaminazione tra una pittura di segno astratto, che pone attenzione alla rapidità del gesto, alla gamma cromatica, ai contrasti della superficie e parti realizzate ad aerografo con caratteristiche di tridimensionalità. Con questo mix di segni dinamici accesi da colori metallizzati e dettagli iconografici, si realizza il viaggio più intimo dell'artista nelle sue tematiche, un mondo che spazia dalla bellezza delle riviste patinate, alle icone del cinema e al fumetto ed alcune sue creature immaginarie tra il sexy e il fantasy." Daniela Bellotti “Le apparenze ingannano” Il mondo che agita l’immaginario artistico di Alessandro Rinaldi assomiglia all’antica macchina di proiezione filmica dei fratelli Lumière. Ogni giro di manovella i fotogrammi si assemblano e danno corpo al ritmo ed al movimento delle immagini. E questo susseguirsi di realtà alterate, deviate, allucinate, scomposte, danno il via ad una nuova avventura che diverrà la più potente fabbrica dei sogni mai inventata dall’uomo. La tecnica dell’aerografia, una scelta maturata dall’artista Rinaldi dal 1991, ci trasporta su campi di sperimentazione e di creatività empiriche, che sembra , riproporci la stessa meraviglia di un “principio” base per nuove scoperte e nuove indagazioni . L’artista si esprime su oggetti o supporti diversi: caschi, automobili, moto, dischi in vinile, piastrelle, carta, muri intonacati.. Questa varietà di materiali da utilizzare è la bottega-macchina di montaggio che, con magistrale [segue]
alessandro rinaldi www.artekaos.com info@artekaos.com perizia, ri-costruisce i simboli e le verosimiglianze di un’epoca che ha smesso di sognare e vive di trasparenze trasognate o di apparenze che non ingannano. L’arte di Alessandro Rinaldi ci richiama al movimento minimalista ed a una letteratura degli anni settanta/ottanta, ad una generazione definita eretica come gli esponenti di maggior rilievo Pier Tondelli e Enrico Palandri. Sono autori di storie vissute e narrate, sono gli autori della ricerca di concretezze e di ricerca di spazi immaginari, di nuovi sogni, di nuove ombre , di scenari utopici per una generazione priva di ambizioni personali. Anche Alessandro Rinaldi è scrittore di storie vissute, ma usa il senso del frame, la velocità dell’istantanea, la tecnica del montare e smontare il video-clip. E’ nel video-clip che, in effetti, si nasconde il segreto di un giovane artista che nell’immagine della quotidianità vede la rinuncia, l’assenza, la mancanza di vitalità. I soggetti sono dunque quelli offerti e prodotti dal mercato di consumo e dall’effimero sentimento di appartenenza ad una modernità agonizzante. La consapevolezza che, ormai, l’uomo non è più pensiero, ma urlo, lacerazione del sé e turbamenti dovuti da un diffuso disordine dei linguaggi verbali ed espressivi, fa girare la “manovella” del nuovo immaginario, dove non vivono sogni di speranza o di natura felliniana, ma vivono, a volte, in modo perverso o trasgressivo, le apparenze o i non-sogni. Le apparenze prevalgono e sono le allucinazioni, i miraggi di una generazione che destina la propria essenza nella contraddittorietà dei “valori” dell’essere non più riconoscibili, anzi mascherati e dissacrati nei nuovi percorsi artistici. Alessandro Rinaldi mentre mostra la vacuità del tempo corrente senza nome e distinzione, tende ad idealizzare l’elemento corporeo delle cose, dei volti, delle figure femminili. Una corporeità che assume connotazioni diverse: dal gioco della corporeità come volume e peso specifico in una visione deturpante, alle linee in rilievo cromatico dei volti e del corpi femminili. Se l’arte è una forma speciale di espressione e di comunicazione, nell’opera di Alessandro Rinaldi, l’arte diviene soprattutto testimonianza di un epoca, esprime tutto il disagio della fragilità con cui si vuole, ancora, dare un senso alla continuità della vita come un divenire di un destino non desiderato. Siamo di fronte ad immagini che non ci consentono indagini psicologiche o animistiche trattazioni, ma fruiamo di immagini “réportage” che pervadono la nostra sensibilità ed il nostro quotidiano immaginario: sono le sequenze delle “apparenze” , distintivi ingannevoli della nostra biografia. Franchino Falsetti
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antonietta campilongo www.campilongo.it anto.camp@fastwebnet.it Un attimo, una vita. La luce, a volte, ha un taglio netto, culminante. Accade quando un attimo diventa significativo, quando gli elementi della scena si compongono attorno ad un nucleo, ad un centro focale, e pare che nulla sia più lì per caso o per concomitanza di eventi, ma tutto quanto sembra disposto ad arte per creare uno sfondo di narrazione. A volte, il ricordo si condensa in una sorta di rappresentazione limpida e tersa di sensazioni, come un lampo di suggestione su cui rimangono stagliati i profili della vita. A volte, siamo noi che guardiamo più con gli occhi della mente e rivestiamo momenti quotidiani di uno splendore di straordinarietà. Antonietta Campilongo sa di predare. Usa, cosciente e disinvolta, di questa distorsione che il senso opera sulla realtà, ne intride le superfici pittoriche, la rimanda indietro cristallizzata, fissa e duratura nella sua propria subitanea ed effimera esistenza. La pittrice si appropria della imagerie quotidiana, cattura scenari di odierno contesto urbano, disegna deflagrazioni di istanti, e fa librare minute sospensioni del tempo, fuggevoli impressioni disperse sullo scorrere prevaricante della vita. C’è un fondo di affilata ironia, quando questo stillare dall’ordinario, dal dejà vu, accoglie ambientazioni, atmosfere, visi e personaggi carpiti dalle scene di film. È la rappresentazione di una dialettica irrisolta, quasi che la vita, ogni vita, subisse nelle sue pieghe uno spasmo drammatico e teatrale che perennemente gioca di rincalzo al dispiegarsi inavvertibile degli eventi; è come se ogni momento celasse una potenzialità d’innesco, si caricasse per scattare nel parossismo dell’evento romanzesco, eccezionale. È la nostra comune illusione, il nostro compiacimento, pensare a quel colore di straordinarietà che crediamo, o che desideriamo, abbia la nostra esistenza; ma è anche la nostra esperienza, avvertire l’assieparsi di fatti ed emozioni dentro una frazione infinitesima di tempo, la sensazione di un orlo che si va colmando, consapevolezza della tensione superficiale un attimo prima che il liquido di una vicenda trabocchi. [segue]
antonietta campilongo www.campilongo.it anto.camp@fastwebnet.it L’artista racconta e fa raccontare. Nei suoi quadri c’è sempre un vuoto, uno spazio assente, un fuori campo su cui stanno convergendo tutti gli antefatti e tutti gli sviluppi possibili. L’inquadratura conserva una sua parzialità, da cui viene pressoché esclusa la pienezza, ma quindi anche l’oggettiva rappresentazione, dell’azione. Tutto può sempre accadere, perché in effetti cosa stia accadendo resta inespresso. Ed allora non solo il soggetto ritratto, non solo l’autore, ma anche l’osservatore diventa narratore e narrato, tutti si ritrovano e si reinterpretano secondo i ruoli, e si scoprono a parlare di sé e della propria vita. Campilongo riserva un luogo per l’immaginario. Anche perché la sua tecnica espressiva - che si dispiega agilmente tra modi dell’iperrealismo, della pop art, del realismo fotografico, dell’espressionismo fumettistico e grafico - solo apparentemente indulge ad una rappresentazione di meccanico ricalco della realtà, ad un’effettività veristica e senza scampo. Invece, su questa base esteriormente impersonale, l’artista armonizza vivide accensioni di colore, effetti di solarizzazione, di sgranatura, di opacizzazione e rifrazione. Fino ad asciugare le tinte nelle gradazioni di grigio, fino all’astrazione ed allo straniamento di contrapposizioni d’ombra. Talune volte tutto si riveste di nitida coloritura, divampa di luce e toni; altre, il pastello di una penombra sfuma i contorni ed i riflessi; altre ancora, il colore viene assorbito al bianconero di un’esplosione di luce, come la sovraesposizione ad un flash troppo ravvicinato, o come una distillazione che lascia solo la purezza di un’immagine, di una sostanza, di un’emozione. E dunque Antonietta Campilongo gioca di contrappasso. Tanto il momento rimane fisso, come in apnea, delimitato e sospeso anche nei suoi canoni formali, nella sua aderenza alla realtà, tanto esso sembra essere immobilizzato nel fermo-immagine di storie accertate; tanto di contro si espande, nasconde implicazioni e prospettive, scava nella profondità di intime proiezioni, si innerva su trame d’esistenze, vive avventure carnali e fascinazioni personali. Cosicché la vastità e complessità dei mondi interiori e privati si rivela e compone solo in limpidi frammenti di tempo ed evento, sequenza di esigue scene, intreccio di sfaccettature e di atmosfere. Ed un attimo racchiude così un tempo prolungato, infinito. Il tempo giusto per il racconto della vita.
Francesco Giulio Farachi
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barbara karwowska www.neartis.com/karwowska karwowska70@alice.it
Nasce a Danzica nel 1970. Consegue il diploma di "Tecnico d'arte" presso il Liceum Sztuk Plastycznych in Orlowo(Polonia). Vive a Napoli dal 1992 dove trae innumerevoli spunti. La pittura di Barbara Karwowska si nutre di vita e di sogno. Ad un ricco universo onirico si mescola l'esperienza personale, esplodendo insieme sulla superficie pittorica grazie a corpose pennellate. Domina il gesto. Lo si legge nelle rapide incisioni praticate sulla pittura ancora fresca, negli spessori dell'impasto cromatico e nell'istintuale disposizione di alcuni simboli. La stretta relazione esistente tra la sua vita ed il percorso artistico rende la sua pittura carica di forza espressiva. Karwowska matura un linguaggio delle sensazioni, delle emozioni e ad esso attribuisce un'attenzione cromatica quasi psicologica. La figurazione delle sue opere è la ritrattistica. Nel caso specifico dei lavori realizzati durante il primo periodo napoletano emerge oltre all'attenzione fisionomica, l'evidente capacità di cogliere l'universo invisibile che circonda le persone, l'aura di queste. G. Ciancio
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damiano ferrara www.damianoferrara.it info@damianoferrara.it artista autodidatta, nasce ad Alcamo nel 1960, dove vive e lavora. Qui frequenta il liceo scientifico sperimentando acquarelli e tempere. Nel 1979 si scrive alla facoltà di Architettura di Palermo dove si avvicina per caso alla pittura su vetro, incantato dai giochi di luce ed effetti cromatici ottenuti dalla stesura delle vernici sul vetro. All’inizio le sue opere, usate soprattutto per impreziosire porte, finestre e separé, vengono influenzate dall’Art Nouveau, Optical Art, mantenendo però sempre quell’indipendenza stilistica che contraddistinguono le sue opere. Tra il 1990 il 1994, dopo alcuni viaggi in Europa, il suo modo di creare cambia; i suoi disegni diventano sempre più astratti, mettendo su carta, e poi su vetro, le sue sensazioni per tutto ciò che lo circonda dando loro una interpretazione molto originale. Nel 1997, il viaggio in India, lo fa avvicinare alla meditazione, all’Arte Orientale e scopre che molti suoi disegni e schizzi somigliano ai Mandala, arte particolarmente sviluppata ancora oggi nella cultura Induista e Buddista. Nel 2001 conosce Francesca, la sua attuale compagna di vita e di lavoro, pantesca di nascita e romana di adozione, che gli fa conoscere ed apprezzare Pantelleria, la più araba tra le isole del mediterraneo. Qui passa buona parte dell’anno trovando nuova linfa per la creazione di nuove opere. La sua tecnica è quella della pittura per vetro trasparente posata sulla superficie con una tecnica molto personale che richiede molta pazienza e precisione. I suoi disegni sono l’interpretazione delle sue sensazioni per tutto ciò che lo interessa e lo circonda. Le sue opere hanno una forte personalità e spesso chi li guarda non rimane indifferente e come nella “lanterna magica” è attratto dai colori e dalle sensazioni che questi emanano. Ha partecipato a molte collettive e personali: Alcamo, Balestrate, Palermo, Roma, Ferrara, Montecarlo, Nizza, Parigi, Meaux, Milano, Acquasparta, Lecco, Sondrio, Pantelleria. Alcuni suoi disegni sono stati utilizzati per le etichette dei propri vini dall'Azienda Vinicola Minardi Le sue opere, quadri e vetrate, sono in mostra in case di privati e in gallerie d'arte.
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daniel meyer www.meyerdaniel.fr photo@meyerdaniel.fr
Nato a Casablanca in Marocco, vive attualmente a Parigi. Autodidacte de formation, il travaille aujourd'hui avec differentes banques d'images (shutterstock, dreamstime, getty..) et ainsi qu'à plusieurs expositions et prix de renommée dans toute l'Europe. Entre Paris et Casablanca, MEYER DANIEL vous offre un presence sur deux continents. N'hesitez pas à le contacter pour un travail de reportage ou pour un envoi de tirages d'images de Fine Art. Photographies du Maroc, voyage à travers un paysage urbain encore en developpement. Images d'un Maroc plein d'energies contradictoires, un Maroc toujours en noir et blanc. Photographies accompagnées de textes, proses poetiques, appreciations libres qui parfois nous revèlent l'envers d'un decor interieur. “I guess that we lose time to say only hello. It is in way to express the idea that we exist : "hello, i exist, pay some interest to me. Goodbye" Nevermind, Hello! I say it for me. Maybe we are all looking here for someone who has got a mean to promote our work, but i dont think there's someone to bet on us. I dont want to sound naughty or disenchanted; in fact i love the warmness of italian people, this easy way to accept each other. But i prefer to squeeze the thought.”
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daniele alessi www.equilibriarte.org/danielealessi mitikavane@libero.it Nato a Como nel ’71, si sente slegato dal suo luogo di origine, infatti la sua vita quotidiana si divide in quattro comuni di residenza sparsi per la brianza. E’ un appassionato di fotografia da diversi anni, ma per vivere lavora come carpentiere operaio. Ha sviluppato la sua formazione frequentando corsi tenuti dai fotografi Luigi Corbetta, Giancarlo Manetta ed Enrico Rusconi, dai quali ha acquisito una particolare sensibilità che lo porta alla costante ricerca dei dettagli e allo studio di tutto ciò che lo circonda. Osservando le fotografie di Daniele Alessi si ha la sensazione di attraversare l'immagine, di oltrepassare la percezione visiva. Questi effetti “onirici” non li ottiene in camera oscura o avvalendosi dell’aiuto della manipolazione digitale, ma li realizza direttamente attraverso il solo uso della macchina fotografica, durante lo scatto, spesso utilizzando tecniche e materiali escogitati al momento. “Penso costantemente ad una vita piena di colori e di piccole sfumature. Per questo motivo vivo la fotografia romanticamente con la macchina analogica, in quanto, solo attraverso l' utilizzo della pellicola, riesco a provare e a sentire una forte emozione che la macchina digitale non riesce a trasmettermi.” La poetica di Alessi può essere spiegata attraverso questo suo pensiero: “Oltre l’infinito è il cammino che l'uomo compie per entrare dentro di se. Inizialmente è perso nell'oblio nero e buio. A poco a poco tutto acquista più nitidezza ed anche il mondo esteriore diventa colorato. I toni da cupi diventano rosso, blu e verde.”
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davide bischeri www.equilibriarte.org/db.photo d.bische@libero.it Mi chiamo Davide Bischeri e sono nato il 18 settembre del 1974. Non ho un curriculum vitae di esposizioni collettive o personali da proporvi, perché non ne ho mai fatte: non ho mai puntato la mia vita sulla fotografia, la quale non posso neanche considerarla come una vera e propria passione, visto che la mia conoscenza del mezzo è alquanto scarsa, ma essa è stata ed è lo strumento che serve a tirare fuori in me quel briciolo di creatività che credo ognuno di noi possegga. Dunque, non posso far altro che introdurvi a quello che per me significa fotografare. Pur conducendo alcune personali ricerche, il mio stimolo verso la “cattura dell’immagine” resta sempre istintivo e non razionale. Forme, linee e colori, oltre alla matericità della “cosa”, sono gli elementi essenziali che attraggono la mia attenzione nel primario bisogno di far “clic”, prima ancora di qual si voglia contenuto; per questo motivo, spesso, le mie immagini sono senza titolo. Soltanto nelle mie sporadiche ricerche mi applico alla presenza prima di tutto del contenuto di ciò che mi accingo a fotografare, ma narrare una storia, spesso, mi annoia. È per tale motivo che ho eseguito praticamente soltanto una serie di fotografie “narrative”, le quali, con pochi scatti, dovrebbero suscitare nel fruitore una sorta di nostalgica atmosfera per un mio lontano trascorso calcistico. No. Ho avvertito subito la necessità di evadere dal reticolo della narrazione, rimanendo però sempre affascinato da alcuni soggetti che rimandavano inevitabilmente ad un contenuto, come quello sacro; ma non v’è stato più in me il tentativo di “narrazione” di un qualcosa con un inizio, uno svolgimento e una fine. È importante specificare tutto questo, perché vorrei veramente che le mie fotografie si appezzassero in particolar modo per l’impatto visivo di forme, linee e colori che attraggono lo sguardo: Se questo accadesse potrei dirmi soddisfatto, avrei già reso una sorta di “piacere creativo” verso chi osserva la mia immagine, avendolo soddisfatto in una delle due caratteristiche che contraddistinguono un’opera: il godere di una estetica; il fruitore, successivamente, può trovarci il contenuto che vuole. Lo so, forse è l’incapacità di poter dare un messaggio, di afferrare, possedere e trasmettere un contenuto, che sicuramente è il giusto fine dell’opera d’arte, l’altra metà dopo la forma; ma purtroppo, le mie immagini, per mia iniziativa stentano a possederla questa fondamentale metà. Quindi sì, tra la forma e il contenuto, spesso, è quest’ultimo a venirmi meno. La fotografia per me si avvicina molto ad un certo tipo di pittura formalista a cavallo del XIX e XX secolo, quella dei Nabis: essa deve rappresentare qualcosa di indipendente dalla realtà, pur traendo da essa immagini e, ovviamente, ispirazione, senza per questo dover cadere nell’astratto. Una bicicletta appoggiata ad una parete giallo intenso, con un ciclista in movimento che gli si contrappone frontalmente creando una scia di movimento capace soltanto l’obiettivo di coglierlo, ecco, [segue]
davide bischeri www.equilibriarte.org/db.photo d.bische@libero.it tutto questo, ancor prima di essere ciò che ho appena descritto, sono forme, linee e colori che possono piacere indipendentemente dal loro contenuto. Così come un bambino che con la sua bicicletta gioca solitario in una piazza durante un torrido pomeriggio estivo, se visto da un'altra ottica, può apparire come un piano inclinato di color argento sul quale si stagliano come lineari solchi perfette diagonali dirette verso un punto di fuga, una perfezione interrotta soltanto da due macchie nere, le ombre della bicicletta e del bambino. Queste immagini che ho appena tentato di descrivere sono due mie fotografe forse tra le più riuscite, credo in esse di aver raggiunto l’obiettivo di rapire alla realtà i colori le linee e le forme e porle davanti agli occhi del fruitore in veste nuova, indipendente da ciò che erano in natura. Nelle fotografie dei riflessi di vetrine, invece, ho sempre cercato di far confluire un tentativo: l’unione della mia “estetica” con l’effetto di una percezione ottica diciamo distorta o quantomeno “modificata”. In sostanza, mettere in “disordine” il “normale” senso percettivo di fronte alla realtà. In esse v’è una sovrapposizione di immagini su due piani, uno quello dell’interno del negozio e l’altro tutto ciò che viene catturato dal riflesso della vetrina. Questo semplice espediente, spesso utilizzato dal fotografo per immagini suggestive di sovrapposizione, però comprensibili (la bella torre pendente di Pisa ritratta sul riflesso di una vetrina di un negozio di souvenir nei pressi del Campo Santo), a me è servito, all’opposto, a scomporre il senso formale che rende riconoscibile ad una prima occhiata che in quella foto v’è ritratto di riflesso un cavallo o campanile . Io cerco ancora una volta di mettere in discussione il legame tra la fotografia e la realtà, mescolando il più possibile le immagini dei due piani. Tra il riflesso di una facciata di una chiesa e quello di una macchina parcheggiata, possono dunque spuntar fuori due labbra carnose color rosso acceso, e da uno splendido volto di ragazza, con due occhi azzurri come il cielo, possono dipanarsi una serie di persone in movimento che si intrecciano a loro volta con altre grafie pubblicitarie all’interno della vetrina. Io credo che in questo gioco di immagini sovrapposte, il fruitore debba “adattare” la sua normale percezione visiva al fine distinguere i vari elementi che compongono la fotografia; o se vogliamo, dovrà far sì che il suo sguardo si “riprenda” da una sorta di “choc visivo”. Fatto questo, egli seguirà due vie, una di queste sarà quella di “giocare” con la messa a fuoco dei due piani, vale a dire concentrare l’attenzione visiva o sull’interno della vetrina, oppure virando all’opposto la messa fuoco, apprezzare cioè quello che in quel momento è stato colto sul riflesso della vetrina. L’altra via che potrebbe aprirsi allo sguardo dello spettatore è invece quella di lasciarsi alle spalle il ricordo della realtà che è stata ritratta sui due piani, fondendoli così in un'unica visione e godere solamente delle linee, delle forme e dei colori belli di per sé.
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donato arcella www.equilibriarte.org/dondonatocasoria rubbers@hotmail.it
Nasce a Napoli nel ‘76. Fin da giovanissimo coltiva la passione per l'arte e per tutto quello che vive sotto una metropoli. Amante di realtà quali : centri sociali occupati metropolitane, zone industriali, locali d'industria abbandonati e arte indipendente inizia ad osservare una realtà" altr" che gli farà maturare la consapevolezza del luogo come rifiuto e scarto di qualsiasi azione quotidiana. Si diploma in Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli con tesi in Storia e Tecnica della Regia per la cattedra del Prof. Giulio Baffi e stesso in Accademia entra a far parte del collettivo " Mario Pesce a Fore " di Domenico Di Caterino, gruppo attualmente riconosciuto come una dei movimenti icona dell'arte indipendente partenopea e con cui parteciperà a diverse mostre ed eventi artistici internazionali (tra cui P@rete RAITRE, Biennale di Sarajev). Nell'anno 2000 fonda, insieme ai filosofi Francesco Manfredi e Santo Esposito, "EuCa. Produzioni Indipendenti "un gruppo che si occupa di cinema e video sperimentali osservando la cultura cinematografica giapponese (con Eu.Ca. parteciperà a festival quali " Archeo Doc Festival ",Flaming Creatures, CortoCircuito ). Donato Arcella si forma come fotografo presso la cattedra del Prof. Giuseppe Gaeta passando per maestri quali : Mauro Migliore, Silvano Moretti e Giuseppe Incarnato FotoAminta). Attualmente vive e lavora tra Pesaro e Napoli. [segue]
donato arcella www.equilibriarte.org/dondonatocasoria rubbers@hotmail.it Donato Arcella, chi è questo artista sommerso e scartato di produzione di cui oggi nessuno ancora ha sentito parlare? Un fotografo delle passioni dell'animo e delle anime, un analista delle pulsioni interiori nascoste degli individui anomali e periferici che mirabilmente ricrea e ricampiona in maniera artefatta. Le sue fotografie sembrano messaggi promozionali pubblicitari di una pubblicità regresso che conservano però (nonostante la costruzione a tavolino) una grande naturalità, prive di quei fantomatici aromi naturali dell'arte di cui tanto abusano certi artistuncoli contemporanei da riviste specializzate patinate. Le sue icone sono lontanissime dagli scatti che il pensiero visivo sistemico dell'arte unico ci impone da anni. Sono delle fotografie che sembrano prese da un fotoromanzo privo di didascalia, confuse nella sequenza spazio temporale eppure rintracciabili nella loro scansione dinamico temporale. Fotografie che sembrano provini di scarto di un film forse mai girato (che lo siano?), asettiche e prive di un qualsiasi commento implicito da parte di chi lo scatto lo ha immaginato, costruito e prodotto. Fotografie che nella loro asetticità sembrano scattate da un "paparazzo" al soldo di una agenzia investigativa privata, raccontando così la drammatizzazione passionale e la tragedia /commedia caustica della tradizione partenopea Mario Meroliana.La sensazione di fondo è quella di essere davanti ad una ricerca artistica sull'essenza dell'istinto umano e della sua moltitudine di sviluppi, traiettorie e percorsi possibili. Un paparazzo dell'immagine artistica con una solida formazione Accademica e dal vissuto periferico in grado di trovare Paulo Uccello e Piero Della Francesca con uno scatto studiato e costruito che conserva però la naturalezza del caso. La sua è una immagine spiata, un mistero svelato, un intrigo pulsionale ed erotico emotivo e quant'altro ancora? La fotografia di Donato Arcella è la pubblicità, l'informazione e la rivelazione che nessun media specialistico e specializzato vi farà maiosservare, perché priva di qualsiasi commento ed aperta alla moltitudine dei commenti e delle interpretazioni possibili.
Mimmo Di Caterino
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donato arcella www.equilibriarte.org/dondonatocasoria rubbers@hotmail.it
enzo correnti www.enzocorrenti.splinder.com enzo.correnti@libero.it Nato a Misilmeri (Pa) vive e lavora a Prato. Utilizza nelle sue opere materiali di recupero, crea composizioni, assemblaggi; inserisce oggetti, forme geometriche diventando così frammenti d’identità dell’individuo riflessi in uno specchio,l’anima prigioniera dalle mille verità, rappresenta lo spessore umano dell’individuo sempre alla ricerca di se stesso. Cinzia Fontanelli Per capire il metodo seguito nel realizzare gli elaborati di Enzo Correnti e comprenderne il risultato conseguito, sembrerebbe necessario rifarsi alla tecnica del "Collage", sperimentata di frequente nella pittura contemporanea. La cospicua letteratura esistente ci dice che ne fu iniziato l'impiego - al sorgere del secolo attuale - da Braque e da Picasso come tecnica connessa alla poetica del "Cubismo"; inoltre ha interessato altre numerose espressioni pittoriche fino ai giorni nostri. Ma il metodo seguito da Enzo Correnti non ha niente in comune con la molteplicità degli usi che del collage se ne sono fatti. E il riferimento a tali tecniche ci porterebbe fuori strada. Con un procedimento atipico, originale e di sapore ecologico, Enzi Correnti inizia dalla utilizzazione della carta di recupero, e la rende omogenea con una esperta manipolazione per ottenere un funicolo uniforme; prosegue con l'incollaggio del cordolo o del funicolo, nell'apposito spazio come fosse una grossa matita con un segno grafico corposo, che segue docilmente e asseconda il suo estro espressivo; infine impagina l'elaborato con un listello che assolve alla duplice funzione di leggero supporto e di incorniciatura essenziale. Il procedimento Ha l'impronta della manualità artigianale unita a una acuta sensibilità e sorretta dall'estro creativo dell'artista che per la sua peculiarità, risulta arduo farne una classificazione. Da una attenta analisi degli elaborati di Enzo Correntisi arriva a un risultato che non consente una precisa collocazione, e cercare di farla comunque equivarebbe a un giudizio riduttivo e immeritato. Eppure, dalla non comune metologia impiegata da Enzo Correnti e dagli ottimi risultati conseguiti, si rileva con facilità che: a) manipola la carta di recupero con mano sicura, bagnandola con l'acqua come fosse argilla, e ottiene una massa plastica, docile e duttile che lavora, plasma e affina per modellare i funicoli nella forma e dello spessore voluti. (In ciò Enzo Correnti opera da scultore); b) con i funicoli o cordoni che dir si voglia, realizza gli elaborati in superfici piane dove evidenzia segni di significati memorie ataviche che sembrano emergere da mari di letargo come lacerti di un prezioso codice antico. [segue]
enzo correnti www.enzocorrenti.splinder.com enzo.correnti@libero.it E con questi segni incisivi e netti da esperto grafico, sembra "manifestare il suo primondiale bisogno di vivere, di esistere, di comunicare col mondo" (Ina Ripari); c) con la perizia e la sensibilità del vero pittore usa i funicoli come fossero teneri pastelli di una parsimoniosa tavolozza, ottenuti dalla carta di recupero e soprattutto da vecchi giornali, anche a colori; con i cordoli materici,incollati uno accanto all'altro, realizza superfici tonali talvolta striate da misurate tracce di colori a significare doloranti ferite inferte dal tempo che viviamo. Nella loro essenziale sobrietà le superfici risultano grumose ma sobrie di valori cromatici in giusto equilibrio, e dense di un mesto grigiore esistenziale; sembrano superfici di dimensione metafisica scaturite dalla "Action-painting" con una esplosione spontanea della materia ridotta a minutissimi cromatismi, a un pulviscolo di segni lanciati in un vortice frenetico che ricorda la tecnica "Pollockiana" emersa nella corrente del "dripping". Enzo Correnti opera addizionando la grafica e la pittura alla scultura, e l'originale e interessante risultato ottenuto si concretizza in un felice connubio di tre elementi in uno, un connubio che può aprire inesplorati orizzonti a ulteriori sviluppi a questa singolare espressività. E' perciò conseguente e logico pensare che i suoi suggestivi elaborati siano da classificare, a pieno titolo, come rari pezzi d'arte scultorea e pittografici. Nello Sguanci Spesso si dice degli artisti che sono capaci di vedere quello che gli altri non vedono questa asserzione è quanto mai valida se si prendono in esame i lavori di Enzo Correnti. Nelle sue opere quello che gli altri scartano risorge a nuova dignità. Carta , cartone , tela , juta , e ad esempio , questa sera vecchi dischi e circuiti stampati. Materiali estremamente poveri per sottolineare la capacità dell’artista e il suo messaggio CI0’ DI CUI VOLEVATE DISFARVI E’ DIVENTATO UN’OPERA D’ARTE. Potete provare a seguire con lo sguardo le innumerevoli evoluzioni delle strisce di carta , potete provare a immaginare le forme disperse nei quadri di Enzo Correnti come isole , come finestre aperte su mondi inverosimili , come pianeti sospesi in universi paralleli e sconosciuti . Provate per un momento ad abbandonarvi totalmente alla musica e contemporaneamente immedesinarvi nelle onde dei mari creati da Enzo Correnti . E quando sentirete che state per annegare vi accorgerete che può bastare anche un piccolo pezzo di cartone per trarvi in salvo. Luca Roggi
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gabriele pellegrini www.equilibriarte.org/gabriga gab.pellegrini@gmail.com Nato nel 59 a Ruvo in provincia di Bari, vive e lavora a Firenze dal 79 dove ha frequentato l'Istituto Superiore per l'industrial design (I.S.I.A.). All’immobilità "logica" della produzione industriale ha preferito il rischio e la libertà creativa della progettazione per la scenografia teatrale. Dai primi anni novanta ha progettato scenografie e costumi per il teatro e la danza, collaborando con Compagnie ed Enti di rilievo nazionale ed internazionale. Contemporaneamente, nel campo dell’arte visiva, continua la sua personale ricerca sulle fenomenologie della percezione, orientando l’utilizzo del linguaggio fotografico verso integrazioni particolarmente congeniali alla sua "espressività multimediale". La sua prima mostra di fotografie, infatti, è già una installazione , si tratta di: EPILOGo -FOTOFONIE l' installazione, sul tema dell’inquinamento ambientale, proponeva le immagini e i suoni dei detriti del nostro consumo quotidiano: "sopravvivenze di oggetti dispersi sui bordi della terraferma, quasi escrescenze biologiche, prossimi all’armonia nell’angusto ritaglio dello spazio". ARITMIE-FOTOFONIE (seconda installazione prende) le mosse dal panorama delle merci di largo consumo e dal conseguente inquinamento visivo nel nostro vissuto quotidiano. Questi prodotti confezionati, presenze ingombranti nelle nostre abitazioni, contengono e allo stesso tempo ci contengono. In sostanza gli stessi, sono veicolo di comunicazione e di cultura: ma quale cultura? L'avvento del prodotto usa e getta e l'atteggiamento da parte del sistema produttivo, in preda a complicate metamorfosi per la conquista dei mercati mondiali, hanno fatto sì che il referente finale, il "consumatore", fosse completamente ignorato. Le opere nascono quindi, da studi su comuni involucri per confezioni (packaging). La materia artificiale degli imballaggi si contrappone a ricerche su elementi naturali diventati, oggi a loro volta, "prodotti di largo consumo". Nella “ricerca” lo sguardo è manipolazione "mentale" e tramite lo strumento fotografico, la materia è ricondotta a superficie di segni astratti. Infine, la ricostruzione speculare dei segni trasforma "l'insignificante codificato" in "significante non codificato". Sostanzialmente, i lavori, per capacità segniche e cromatiche, stimolano quei processi percettivi tendenzialmente favorevoli al recupero dell’immaginario personale e delle soggettive capacità di discernimento. [segue]
gabriele pellegrini www.equilibriarte.org/gabriga gab.pellegrini@gmail.com CORPI SEMBIANZE DEL TEMPO INSTALLAZIONE INTERATTIVA. I lavori della serie "Corpi. Sembianze del Tempo"
estremizzano l'ormai comune certezza dell'invasione silenziosa dell'artificiale nel profondo del nostro corpo. Corpi, ma anche identità in sospensione. Corpi, indagati, nel tentativo di trovare un varco che permetta di andare oltre il luogo comune della rappresentazione. Il limite della superficie corporea è oscenamente superato. I lavori aprono, quindi, ad incroci visionari che ne fanno campo di iscrizioni di memorie e di prefigurazioni. L’installazione dal titolo “Corpi. Sembianze del Tempo” conclude una trilogia di interventi multimediali ai quali Gabriele Pellegrini, artdesigner, ha cominciato a lavorare dal 1993. Muovendosi sul crinale di più linguaggi - fotografico, sonoro, installativo - l’artista preleva tracce dai nuovi scenari del vissuto quotidiano per ricostruire una diversa mappa del visibile. La pittura digitale, la trasformazione dei suoni in tempo reale, l’uso dello spazio come percorso ed involucro interattivo sono tutte modalità operative che mirano a sottrarre le installazioni di Pellegrini al rischio di una asettica neutralità-oggettività, sollecitando, al contrario, attraverso l’addensamento di segnali statici e dinamici, un coinvolgimento dello spettatore. L’obiettivo è quello di situare l’esperienza percettiva della visione in una condizione di turbolenza del contorno che cerca la complicità dello spettatore in un possibile slittamento introspettivo. ISTALLAZIONE “ DI ME MORIE “, è il titolo della nuova installazione presentata
da Gabriele Pellegrini. Si tratta di un ambiente costruito all’interno di una sala, che può ospitare due persone alla volta e contiene una dozzina di lavori (light box) e un grande puff per i visitatori. L’installazione può essere guardata anche dall’esterno visto che le pareti sono rivestite di materiale plastico trasparente. Ogni light -box contiene due stampe lambda che scorrono lentamente e orizzontalmente sovrapponendosi in maniera sempre diversa. I light -box (formato immagine 20x33cm) saranno supportati da una fonte sonora, creata in collaborazione con Massimo Liverani (informatico – sonorizzatore). Il tema “ di me morie “ sfrutta materiale video: produzione filmica per il mercato hard. L’artista estrapola immagini dai video attraverso la tecnica "frame". Il lavoro si concentra sull'espressività del volto in momenti di "picco" e indaga sulla dinamica della stessa. Sulla pellicola più esterna che si sovrappone a quella dei volti ancora una riflessione: tracce, premonizioni, proiezioni di immagini visionarie. Il supporto sonoro proporrà un elaborazione delle tracce originali degli stessi video.
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gec www.gec-art.3000.it gec-art@libero.it
Street artist nato a Cuneo nel 1982, si diploma al liceo artistico per poi conseguire la laurea in architettura. Contaminazione... Minestrone di immagini schizzate fuori dal turbinio continuo del televisore, sprazzi di musica assordante e pubblicità che martella ininterrottamente le nostre teste. Prendete tutto questo e provate a spremerlo fino alla buccia ed otterrete un distillato purissimo e acerbo fatto di tinte forti e contrasti decisi. Questo distillato viene spalmato e confezionato , chiuso ermeticamente in una cornice, per rimanere un fotogramma fermo e lucido che tenta in qualche modo di bloccare il caos. Quello che vi sta girando attorno quotidianamente. Continuamente… Queste immagini strisciano di soppiatto nel mondo semplificato e coloratissimo dei fumetti, ma descrivono in maniera frenetica qualcosa che va ben oltre. Il fumetto non è il fine,bensì il mezzo necessario per arrivare ad un pubblico il più vasto possibile ed evitare che il messaggio venga percepito da pochi . Sono immagini grottesche ed eccessive, all’apparenza innocue, ma che vi daranno l’impressione di non essere più così certi che quello che state guardando sia poi così divertente e spensierato. Italo (River Colla Production)
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gianluca grazzi www.equilibriarte.org/gianluca72 gianluca_gl@yahoo.it
Nasce a Milano nel ’72. Ama l’arte in tutte le sue forme. Gianluca Garazzi è fotografo per passione ed usa la fotografia per immortalare i momenti, le sensazioni e gli stati d’animo del mondo che lo circondano. Durante i suoi viaggi e le sue “spedizioni”, in giro per le strade, va alla ricerca di angoli e situazioni da catturare per poi mostrarne le molteplici sfaccettature.
gianluca grazzi www.equilibriarte.org/gianluca72 gianluca_gl@yahoo.it
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giovanni manzo www.giovannimanzo.com muscuito@hotmail.com Napoli 1966, vive e lavora a Napoli. Giovanni Manzo è un pittore riconosciuto in Italia ed all’estero per la sua pittura innovativa che fonde armoniosamente tre tecniche dell’arte: fotografia, grafica e pittura. I suoi oli su tela in bianco, nero e varie tonalità di grigio sono un omaggio alla fotografia d’autore; la grafica conferisce all’immagine la contemporaneità e la modernità, mentre la pittura la rende umana in una visione romantica che appartiene alla storia della cultura napoletana. Napoli è la città che predilige dipingere rivisitandola in chiave moderna come mai nessun artista aveva intuito prima. La tecnica adottata segna un punto di rottura con la figurazione tradizionale napoletana e rende moderne e suggestive le strade più caratteristiche e storiche della città, proiettandola, così, nel mondo in una visione del tutto nuova. Il profondo senso di appartenenza del pittore a Napoli rende necessario, infatti, un nuovo modo di descriverla per rilanciarla culturalmente nel mondo, attraverso la documentazione storica di scene reali che accadono quotidianamente in città, cogliendone appieno la verità e la antichissima storia delle architetture. In ogni tela il movimento è espresso dalla naturalezza dei personaggi e delle cose; la città è colta di sorpresa dallo scatto fotografico esprimendo ciò che, erroneamente, potrebbe sembrare “caos“, ma che è in realtà il cuore e la storia di una delle più antiche città del mondo. “Nel caos delle città più rumorose, nei vicoli di Napoli, dove l’occhio vorrebbe soffermarsi e scoprire i misteri di una grande città, che racconta a gran voce ancora tutta la sua fervida storia, troppo è il frastuono, il tumulto senza poesia, dove i colori, troppi, si sovrappongono accecanti e chiassosi anch’essi, e tra le voci, gli strilli e le bestemmie frammiste a preghiera, l‘occhio capace dell’artista coglie il segreto, lo fa suo e, in un attimo, spegne le luci accecanti dei colori, che ancora striderebbero troppo e, in chiave romantica ripropone a par suo, il pittorico gesto del passante tra la folla, e , nel silenzio del suo bianco e nero restituisce tutto il suo fascino al caos. “ Cimmino Giuseppe
giovanni manzo www.giovannimanzo.com muscuito@hotmail.com
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giuseppe petrilli www.petrilliartworx.it info@petrilliartworx.it
Nato a
Lucera (FG) nel 1970.
Dipinge e suona il blues. In quanto autodidatta, è istintivo e versatile, lontano da schemi predefiniti, cio' fa sì che la sua sia un'arte in continua evoluzione, quindi non ancora definitiva. Vive la sua creatività come un tramite attraverso il quale interagire col mondo, una comunicazione tacita che corre sul filo delle emozioni. “Dipingo il Blues, come Kerouac scriveva il bebop, intendendo con questo termine uno stato d’animo, un insieme di sensazioni: ciò che mi muove, sia nella musica, che nella pittura è la passione, nient’altro. Nel dipingere mi devo divertire, così mi rifaccio a ciò che mi piace e più mi emoziona: la sensualità e la seduzione femminile, il cinema, la musica.” Giuseppe Petrilli è anche il direttore artistico di un jazz club.
giuseppe petrilli www.petrilliartworx.it info@petrilliartworx.it
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giuseppe summa www.giuseppesumma.com info@giuseppesumma.com nasce a Latiano (BR) nel 1977. Attualmente vive e lavora a Roma. Dopo la maturità artistica al Liceo Edgardo Simone di Brindisi, si trasferisce a Roma per proseguire gli studi artistici all'Accademia Di Belle Arti dipartimento di scenografia. Nel 2001 si laurea con lode. Inizia la sua attività artistica come scenografo-arredatore per produzioni teatrali e cine/televisive, realizza interni per locali e case private. Nel 2003, anno della sua prima personale In Smalto alla Mondrian Suite di Roma, la sua attività artistica è rivolta principalmente all'arte contemporanea partecipando a mostre personali e collettive. Nel 2006 è selezionato, dalla giuria presieduta da Paolo Balmas, come uno dei finalisti del concorso "L'altra metà del lavoro" indetto da AMNIL, INAIL, e con l'alto patronato del presidente della Repubblica partecipando alla mostra tenutasi al palazzo Della Cancelleria di Roma. E' uno dei 5 finalisti per la Puglia al concorso "Pagine Bianche d'autore 2007" con l'opera "Natura Morta". Le sue opere nascono attraverso l'uso concettuale della materia e dell'oggetto. Compone i suoi meta/rebus utilizzando le associazioni psicoanalitiche. Lo spazio, la forma, diventano immagine interiore dell'io, la materia supporto contenitore sul quale stendere il contenuto pensiero.
giuseppe summa www.giuseppesumma.com info@giuseppesumma.com
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kim molinero www.kimmolinero.com kimmolinero@hotmail.com He was born in (Alcantara) Lisbon-Portugal in 1954. Your Professional activity was always in the areas Financial and Real Estate, as Economist. Autodidact of plastic arts is one. He was Journalist. He writes poetry and he makes photograph. In 1970 it started to paint aquarelle that sold in the strolls of the NazarÊ, Lagos and Albufeira for where went of driver's seat and whose landscapes were the base of your painting, stopping in 74 for effect of the life active politics. In 1993 he sporadic recommences to paint in oil and acrylic pictures that he was offering, being that the lack of time for the professional activity had been always postponing will of a dynamic and interventionist creative expression. In 2005 after some creations in water-colour, crayon, acrylic and oil and for pressure and orders of yours friends he recommenced with the force of a maturity of ideas and will to state what he goes to and in the mind and the soul, so that the memory never if erases and the tribute lasts‌ for the art! In 2006 it makes the first exposition, but one still meets in a phase of learning and consolidation of ways and techniques, beyond the incessant search of a way or a style, with some time and maturity. Today, he looks reunion with the essences of the life, the colour, the emotions and the affection of that they stimulate and mirroring in the trace and palette his message and his to know as sublime expression of allotment and emotion. He is represented in collections in Portugal, Spain, France, Canada, United States, Brazil e Argelie. In Art it does not have haste‌ only the creativity and its form to see the things and the world mirroring a poem in words not said in screen.
kim molinero www.kimmolinero.com kimmolinero@hotmail.com
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linda aquaro http://linda.aquaro.carbonmade.com linda.aquaro@gmail.com E’ nata a Cisternino (BR) nel 1982. Frequenta il corso di Decorazione pittorica presso l’Istituto Statale d’Arte di Grottaglie (TA), dove si diploma, con valutazione finale pari a 100/100 nell’anno 2001. Attualmente è iscritta alla Facoltà di Architettura “Vallegiulia” della Sapienza di Roma, ed è in procinto di laurearsi, con tesi Progettuale in Museografia e Allestimento. Mani capaci e sapienti, corde fanno vibrare d'uno strumento antico come il mondo, d'armoniche tonalità ammalianti e possenti, che travolgono in un'ebbrezza stordente la mente ed i sensi. Tutto abbattendo, ogni timore, ogni dubbio,ogni remora morale, trascinando in sé in un vorticoso amplesso corpi nudi e contorti nello spasmo di voluttà che dai sessi trae suprema, vitale e superba una melodia tribale fatta d'ossessivi ritmi cadenzati ed incalzanti di nudi indigeni danzanti di traverso ai falò d'una notte selvaggia. Ripropone, ancora i simboli e simbolismi di un liberty rivisitato con barocca ossessione, ricercando mai logiche rielaborazioni di emozioni, sensazioni immaginate, più spesso, vissute con piena partecipazione. A testimoniare questa ricerca espressiva, sta lo sperimentare sempre più nuove ed antiche tecniche artistiche ed artigianali come l'uso del "collage", della "cartapesta", del cartone, della tridimensionalità dell'immagine pittorica. Nuova e violenta appare l'arte di questa giovane autrice che promette, con il maturare ed il progredire della propria ricerca, di raggiungere mete espressive che a grandi cose l'animo accendano.
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lorenzo corbo www.equilibriarte.org/lorenzo lorenzo.corbo@mac.com
Dopo un diploma da ragioniere, raggiunto arrancando, decido di mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti: studio ancora un po' e divento art director. Inizio a frequentare le agenzie di pubblicità , ma continuo a ricordarmi parole come partita doppia, e diritto commerciale. Prima o poi le cercherò su google. Da qualche hanno mi avvicino ancora di piÚ all'arte, e un giorno prendo il pennello dalla parte giusta. Inizio a dipingere. Miracolo! So dipingere! Ma se qualcuno mi chiede cosa voglio fare da grande, glisso chiedendogli se ha bisogno di qualcuno che gli faccia il 730. Adoro il figurativo, adoro il corpo come linguaggio di espressione, adoro Alessando Papetti, Federico Guida, adoro Jenny Saville e non voglio consumare la tastiera per fare un elenco infinito di artisti che ammiro. Cerco nel corpo elementi distintivi, senza badare alla forma, o all’estetica fine a se stessa. Cerco sentimenti, emozioni paure, in pose che fisso sulla tela. Cerco simpatia, rabbia o gioia dal fisico umano... anche se un corpo rimane pur sempre un corpo.
lorenzo corbo www.equilibriarte.org/lorenzo lorenzo.corbo@mac.com
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luisa valenzano www.equilibriarte.org/luisavalenzano
luisaegiacomo@yahoo.it Nasce ad Acquaviva delle Fonti (Ba) nel ‘77. Si diploma al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle di Bari. Vive ed opera a Casamassima (Ba) Nelle sue opere la luce è ovunque, dappertutto, colpisce i corpi e ne definisce le forme, valorizzando i tratti ed esaltando i colori. Sinonimo di vita, libera la figura dalla corporeità mescolandosi ed uscendo da essa. I protagonisti di questi quadri non sanno di esserlo, sono colti in atteggiamenti naturali, vivono nella loro quotidianità ed in questa maniera sono autentici. E’ così che la pittrice li osserva in maniera soggettiva, “con lo specchio del proprio volere”. Cerca di entrare nella dimora – prigione dell’anima. L’artista studia i propri soggetti e s’identifica con essi, cerca di scoprire la loro anima e nel far ciò di capire la propria in maniera catartica. Il quadro crea una continuità tra chi l’artista ed il fruitore, parla della prima, racconta e nasconde messaggi che lo rendono misterioso. La pittrice diventa “seduttrice”, indaga sui segreti dei suoi modelli e li svela tramite l’opera per poterli capire e controllare, ciò nonostante essi continuano ad avere dei lati oscuri e incomprensibili agli occhi dell’osservatore. Ognuno interpreta queste figure liberamente fino ad identificarsi con esse. “[…] Maria Luisa Valenzano evoca una sorta di “epopea del quotidiano”, in cui gli atti consueti, i momenti di raccoglimento, le mimiche corporee, abbandonano il contesto ordinario o convenzionale, per sprigionare i bagliori dell’universo nascosto oltre il Body Language.” Enzo Varricchio “[…] Narra la vita ogni giorno la Valenzano, la sua vita di ogni giorno, quella del suo uomo, dei suoi cari. Non esistono protagonisti, lo spazio e i personaggi hanno importanza identica nella resa finale; tutti sono importanti, ogni elemento è cardinale per chiudere le sue giornate, per rendere importanza ai suoi ricordi, alla sua vita, alla sua passione: l’arte.” Anna Soricaro
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luisaegiacomo@yahoo.it
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maleonn ma www.maleonn.com maleonn@vip.163.com
Born: China 33 years ago. Place of residence and work: Shanghai, China. Education: Fine Art College of Shanghai University, major in Graphic Design. "I have three constant assistant, one is my agent, the other two are the assistant of my art works. I have some friends as well who help me finish my work. For example, this time i come over to Mongolia taking my new series, two friends volunteer for assisting my work, one is an excellent director in Beijing, the other is a movie costume designer. They both love my works. They're willing to travel with me, and discussing the works as well."
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mario sughi www.nerosunero.org nerosunero@nerosunero.org
Nasce a Cesena nel 1961 Crea i primi disegni nello studio di Alberto Sughi, suo padre. A Roma, sul finire degli anni 70 partecipa come umorista all’ultimo numero del MALE e poi a tutti i numeri della Rivista Satirica ZUT. Dieci anni più tardi si trasferisce a Dublino, dove tutt’ora vive e lavora come illustratore grafico per MGL, compagnia di Archeologi, e nel 1996 consegue un PhD in Storia Medievale al Trinity College. I suoi lavori sono tendenzialmente, immagini e disegni, minimalisti. I colori delicati e piatti ricordano lo stile dei cartoons e sottolineano l’influenza della pop Art come ,ad esempio, quella di David Hokney. Il tema ricorrente è quello di persone, spesso giovani coppie, colte e lasciate sole tra gli attimi della vita di tutti i giorni; ed è mosso dalla curiosità di constatare quale sia la differenza tra ciò che percepiamo come solo ordinario e ciò che invece riteniamo straodinario. I suoi lavori sono stati pubblicati su molti magazines e presentati su diversi websites. Mario è un Associate Member della Guild of the Illustrators of Irleand, lavora con DonQuichotte Magazine, magazine di cartoons e satira, e i suoi lavori sono presentati sulla website nerosunero.org
mario sughi www.nerosunero.org nerosunero@nerosunero.org
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stefania ormas www.ormasgallery.it ormasgallery@alice.it Nata a Canosa di Puglia nel 1973, vive fino al 2002 a Barletta. Si trasferisce poi nella città Umbra di Spoleto dove ha inaugurato nel Maggio del 2005 la propria galleria d'arte, la Ormas Gallery. Autodidatta per molto tempo, attualmente, accanto ad un'intensa produzione personale, ha frequentato l'Accademia di belle arti di Terni dove ha conseguito il diploma di laurea in pittura. A febbraio del 2007 ritorna nella sua città Barletta e di conseguenza, la sua casa diventa la nuova sede della Ormas Gallery, casa-studio-galleria che e' possibile visitare su appuntamento. Terrena, materna, donna, creatrice. Attenta esecutrice del proprio volere. Attiva partecipe del suo fare pittorico, combattente caparbia. Libera nella scelta di temi contemporanei. Ornata e precisa nei dettagli che cura fino all'estremo con dedizione e osservazione. Tutta la sua produzione è caratterizzata dai toni caldi della sua terra d'origine, amore e passione. Igor Borozan Impeti o vaghi accenni si disperdono quando siamo davanti a della buona arte. Come nel caso di Stefania Ormas. I suoi lavori possono parlare di temi lontani o prossimi, ma l’oggettiva resa è data da una netta distinguibilità. Questo aspetto determina un alto valore. Significa che l'artista ha saputo trovare una sua linea, una vena espressivo-pittorica che determina un’innegabile riconoscibilità. Da osservare poi lo squisito taglio prospettico, quasi visi angolosi che guardano il fruitore e che pare che da un momento all’altro possano persino cambiare la loro posa. Oltre che apprezzare le capacità tecniche e la modulazione cromatica si riscontra tacitamente l'abilità di costruire una patina che avvolge queste opere figurative quasi in un alone di sospensione atemporale, si veda ad esempio il dipinto "Federico". Un'opera che più di altre potrebbe rappresentare una sorta di manifesto è "Stefania“, in essa si ritrova quanto finora detto dell'arte figurativa di Stefania Ormas. L'augurio è che l'artista si soffermerà sempre a carpire i volti umani, visto poi l'immenso numero dei soggetti a sua disposizione, facendosi così nuovamente emozionare davanti a tale bravura artistica. Valeria S.Lombardi
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