Marlen Und Marlen (Simona Boglietti), Torino 1981, vive e lavora a Biella. Dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti si laurea in scenografia ad indirizzo multimediale. Utilizza come principali mezzi espressivi il video e la fotografia ponendo particolare attenzione ai new media e alle possibili interrelazioni tra di essi. Nel 2010 partecipa alla rassegna “Futuri-amo”-spazio giovani, Fondazione d'Ars, Milano a cura di Grazia Chiesa e nel 2011 a “Tra cielo e terra, l'arte contemporanea si mette all'asta per beneficenza”, Bologna, Torino, Firenze.
Metawaves (Christian Nicolao), Biella 1974, vive e lavora a Biella. Incomincia ad approcciarsi alla musica in tenera età per poi avvicinarsi alla chitarra, strumento studiato per anni, di cui è tuttora innamorato per le infinite possibilità che offre, in tutti i contesti eclettico-sperimentali. La sua ricerca musicale è anche una ricerca introspettiva con cui esternare emozioni, psicosi, elucubrazioni.
Endegehen è un collettivo composto dall’artista visuale Marlen Und Marlen (Simona Boglietti) che si esprime attraverso fotografia e video e il musicista Metawaves (Christian Nicolao) che crea architetture sonore.
Serena Trinchero, Biella 1985, vive e lavora a Firenze. Si laurea presso l'Università di Firenze in storia dell'arte contemporanea concentrando le sue ricerche sulle relazioni tra America ed Europa negli anni Venti attraverso lo studio delle little magazines. Ha curato in collaborazione con Chiara Galbusera le mostre “Human(and)Nature”, Madonna di Campiglio, 2008, parallel event di Manifesta7 e “La fuga non è la risposta” in occasione di PrivateFlat 7, Firenze, 2011.
Second view Un'altra prospettiva
Dal 4 luglio Ganzo, Associazione culturale ed enogastronomica Acli, ospita la mostra di Endegehen - Marlen Und Marlen (Simona Boglietti) e Metawaves ( Christian Nicolao). La mostra curata da Serena Trinchero, si protrarrà sino al 26 settembre. America!America!America! Il grido di una scoperta che ancora oggi non smette di avere riflessi sulla nostra vita e che nella mostra Second view/un'altra prospettiva prende i contorni dell'esperienza personale, declinata secondo le pressioni derivanti dal nostro tempo, in cui, talvolta, gettare lo sguardo oltreoceano aiuta ad avere una prospettiva diversa sul quotidiano. Il panorama complessivo preso in considerazione parla di cose, immagini, ma soprattutto persone: affastellate, veloci, solitarie e ipercomunicanti, passano attraverso le strade delle città come fantasmi assenti, come li ha definiti Marc Augè in un recente intervento a Firenze, e proprio per questo mai rappresentati; un “homo comunicante” sempre connesso, ma senza una relazione con il proprio paesaggio. Pensare all'America diviene un modo per riflettere sulle sue icone, passate e presenti, ed alla loro validità odierna. Un necessario ripensamento del ruolo degli Stati Uniti in questo momento sociale e politico che ci vede protagonisti, forse più spettatori, di un'allargamento del mercato globale, e della nascita di nuove potenze emergenti che reclamano il loro spazio sulla ribalta internazionale. Le opere in mostra sembrano in particolare segnare la fine del mito del sogno Americano, che nelle opere To create a little flower is the labour of ages e The illusion of (Pop)pins on Nyc, rispettivamente del collettivo Endegehen (Marlen Und Marlen; Metawaves) e di Marlen Und Marlen (Simona Boglietti), sembra piuttosto prendere i connotati di un miraggio, sotto i colpi di una realtà incombente. Pensare all'America e scoprire così una molla per rivedere il proprio punto di vista, per affrontare il cambiamento forte dell'attitudine con cui affacciarsi al mondo. Sembra essere questa la relazione di Marlen Und Marlen con gli Usa in seguito all'esperienza newyorkese, ma anche al riflesso dell'influenza del panorama culturale e visivo americano. Ecco dunque che in Second view/un'altra prospettiva si vengono ad incontrare visioni urbane, più illustrative e descrittive della città di New York, frutto di un primo incontro esaltante con “la terra dove e tutto è possibile”, rappresentanti una produzione precedente dell'artista. Per l'occasione queste immagini vengono rivisitate e rilette, anche grazie alla collaborazione con Metawaves, che vi associa una striscia audio che aiuta a dissolvere la prima positiva impressione, in favore di una riflessione critica a posteriori, in cui siamo tutti chiamati sotto accusa. Il grande pannello “OF(F) Pop”, creato in occasione della mostra, associa immagini “pop” codificate a suoni al fine di creare un messaggio chiaro e incisivo: un grido di denuncia, nel tentativo di sovvertire uno stato di calma apparente. Come viene sottolineato dal duo “ OF(F) POP è un lavoro che parla di pop come si evince dal titolo (of pop), ma allo stesso tempo anela ad un annientamento totale della visione pop della realtà intesa come populista e massificata (off pop). Le icone pop sono inserite all’interno del lavoro in chiave antipop essendo private totalmente della forte valenza cromatica tipica della corrente pop. Sono immagini nere che si mostrano allo spettatore con intento fortemente critico. Solo l’ultimo frame è colorato in quanto è l’unica raffigurazione “reale”: rappresenta lo spettatore reso schiavo dal sistema dominante”. Pensare all'America diventa un modo per parlare di noi, mentre guardiamo oltre. Questa metodologia crea un secondo sguardo, o come lo definisce lo studioso Hans Belting “Der zweite Blick”: un'altra prospettiva che rende palese come la manifestazione dell'immagine sia doppia, come Giano, il dio romano del passaggio, con una faccia rivolta verso a ciò che rappresenta; l'altra verso ciò che nasconde. Le immagini di Marlen Und Marlen e i suoni di Metawaves infatti, mettono al centro l'America, richiamando tuttavia il coinvolgimento di tutta la nostra realtà. Allora, forse, non ci resta che affidarci a Giano, nella speranza che il nostro tempo sia un buon passaggio.
Endegehen, Wall void street, mixed media, 2012 Marlen Und Marlen (immagini fotografiche) - Metawaves (musiche).
Marlen Und Marlen (Simona Boglietti), The illusion of (Pop)pins on Nyc, fotografia, 2012
Endegehen, To create a little flower is the labour of ages, mixed media, 2012 Marlen Und Marlen (immagini fotografiche) - Metawaves (musiche).
Endegehen, Of(f) pop, mixed media, 2012 Marlen Und Marlen (immagini fotografiche) - Metawaves (musiche).
Cosa vi ha spinto a lavorare insieme? Come si compenetrano i vostri media? Abbiamo deciso di unire le nostre espressioni artistiche data la visione comune condivisa sulla vita e sull'arte. I media si sono mescolati naturalmente, proprio per questo motivo, e perchè ci pare interessante esprimere uno stesso concetto con immagini e con la musica per potenziare il messaggio. L'affiliazione del suono alle arti visuali è un'idea a cui siamo giunti con Endegehen dopo numerosi esperimenti, l'opera visuale viene contemplata dal fruitore dell'opera fungendo da porta, da varco, attraverso cui si passa dalla realtà empirica, a una sublimazione eterea evocata dall'invisibilità del suono; è un immersione totale all'interno dell'opera, in cui lo spettatore può calarsi uscendone trasformato. Sono due linguaggi che si fortificano a vicenda creando contrasti, similitudini, contrappunti e distorsioni. Per te, Marlen Und Marlen, che cosa ha significato riprendere in mano opere precedenti? Ho ripreso i miei lavori, che avevo già elaborato ai tempi in chiave critica: lo scuro della ripresa di Wall Street, il surrealismo illusionistico di Mary Poppins, la natura soffocata dall'urbano in To create a little flower is the labour of ages. In questo senso è stato interessante potenziare i significati già abbozzati ai tempi con la musica e con la creazione del nuovo lavoro centrale Of(f) pop che rappresenta l'oggi anche artistico ed è allo stesso tempo irrimediabilmente legato allo storico sia personaleartistico che universale. Da quali considerazioni nasce un'opera come Of(f) pop? Of(f) pop è l'inquietudine che deriva dalla consapevolezza di essere vittime di un sistema disumanizzante che inghiotte ogni forma di vita. Siamo avvinti da un profondo senso di perdita e di disagio, una malinconia culturale che può essere paragonata alla condizione di chi ha perso una persona cui era molto legata. La moria non riguarda solo il mondo animale e vegetale; la pochezza mortale di cui è fatto l'attuale consumismo imbellettato, si manifesta come mancanza di energie, di concentrazione, senso di apatia, asocialità e inutilità imperante: gli stessi sintomi enumerati nella letteratura psicologica alla voce “lutto”. Intervista a cura di
Serena Trinchero.
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