LEONARD BUNDU FOTOGRAFIE DI DAVID ANDRE WEISS
Opening 20 settembre ore 19
BUNDU VI, particolare | detail
digital print from digital negative, 2010
Sportraits: Leonard Bundu fotografie di David Andre Weiss - Lucia Giardino “‘Arsomiglio’ è un vecchio termine fiorentino poco conosciuto per indicare la fotografia. Significa ‘è come’,‘somiglia a’. Mi piace particolarmente questo termine perché rimuove le connotazioni tecniche e meccaniche inerenti alla fotografia, lasciando un’immagine come dovrebbe essere: aperta alle interpretazioni e alle scoperte, pronta ad essere decostruita o ricostruita sia dal creatore che dallo spettatore” Queste le parole di David Andre Weiss per presentarsi sul suo sito web; le stesse adottate quando ho invitato Giuliana Riunno, compagna del campione fiorentino del pugilato, Leonard Bundu e madre dei suoi due figli, a contribuire all’introduzione di S-portaits: Leonard Bundu, per svelare di lui, tramite le fotografie in mostra, il lato umano, un lato che spesso nello sport rimane nascosto, perché lontano dai riflettori. Mi sembra, infatti, che le densissime immagini scattate dal fotografo americano in un giorno soltanto – febbraio 2011 – più che confermare quello che noi tutti potremmo aspettarci da un numero uno dei pesi welter europei, facciano scoprire l’inatteso, rivelando un lato tenero, sentimentale e toccante dell’uomo e del suo incredibile sport. Confermano cioè l’idea di Weiss che gli oggetti fotografici possano leggersi alla luce di diverse esperienze e linee di pensiero. La visione mitica di alcuni sarà quindi addolcita da coloro che colgano gli indugi sentimentali nella cornice di uno sport dai picchi romantici. L’interpretazione più strettamente sportiva riconoscerà nelle
immagini i momenti topici del combattimento del Cobra, come a qualcuno piace chiamare Leonard Bundu. Questa è la visione, ad esempio, di Michela Lanza, giornalista e autrice di In Tensione, la biografia del campione in questione, scritta nel 2009. Michela Lanza ci ha regalato un’introduzione preziosa alla mostra e ha esplicitato la ragione dell’appellativo Cobra: Bundu ha lunghe attese nella posizione di guardia e poi, alla fine, scatta per inferire il colpo, o una serie di colpi, duri e velenosi. L’interpretazione “sportiva” degli scatti in mostra, fa da contro altare a quella di chi, come chi scrive, decodifica i segni dell’immagine legandoli alla storia dell’arte. Per me, queste foto di sport, accantonano la dimensione temporale e rappresentativa e si tramutano in profondi ritratti. Tramite i colori caldissimi ed i neri di pece, Weiss esalta lo sforzo e l’integrità della lotta, che, infatti, non è contro un pugile avversario, ma è di fronte la Vita. Le forme del protagonista, per quanto mosse negli agili scatti, rimangono integre e salde, non corrotte dal marcio, anzi, nobilitate dalla loro pienezza. Le fotografie acquistano una rilevanza da full HD e convogliano non solo il sudore dell’allenamento, ma anche i suoi suoni – l’ansimare spezzato e poi ripreso, più lungo; lo stridore delle gomme sul linoleum bagnato; il colpo sordo sul sacco e il dimenarsi della catena. Mi piace pensare che i colori, le forme ed i suoni nelle fotografie scattate da Weiss del campione siano anche quelli che compongano il suo mondo privato. Per questo per me questi scatti in azione sono dei veri e propri ritratti di Leonard Bundu. Le introduzioni alla mostra di questo catalogo sono state scritte
da persone con tre gradi di conoscenza diversa, dal generale al particolare, di Leonard. Non sono risolutive per leggere le fotografie di Andre David Weiss, sono solo tre compagne per un viaggio che il visitatore intraprenderà comunque da solo. ENGLISH “Arsomiglio is an outdated, little-known Florentine term that was used to indicate photography. It means it’s like or it resembles. I particularly like this word because it removes the technical and mechanical connotations inherent to photography, leaving an image as it should be: open to interpretation and discovery, ready to be deconstructed or reconstructed by both the creator and spectator.” David Andre Weiss writes these words in the introduction to his website. I borrowed the same words when I invited Giuliana Riunno, companion of the Florentine boxing champion Leonard Bundu and mother of their two children, to introduce S-portraits: Leonard Bundu. She will reveal, along with the exhibited photographs, the human side of Bundu that often remains hidden in the sport, far away from the reflectors in the ring. The extremely dense images captured by the American photographer were completed in a single day back in February 2011. Rather than what we’d normally expect from a top European welterweight fighter, the exhibition unveils the unexpected, tender, sentimental, and touching discovery of a man and his incredible sport. This perspective confirms Weiss’ idea of photographic subjects who can be read according to the light of differing experiences and thought. The mythical vision of some spectators will be softened by the sweet delays of sentiment in a sport that reaches romantic peaks, and the purely athletic will recognize the combative moments captured in the images of the Cobra, as many like to call Bundu.
Michela Lanza for example, perfectly describes the Cobra’s movements in the ring. The journalist and author of Bundu’s biography In Tensione (2009), who also contributes a precious introduction to the exhibition, writes of how he lies in wait for long lengths of time and suddenly strikes with a one or several hard and poisonous blows. The “athletic” interpretation of the shots is the antithesis for those, such as writers, who de-codify and connect the image’s signs to the history of art. For me, these sport photos shelve temporal and representative dimensions and are transformed into profound portraits. Through intensely warm colors and pitch-black, Weiss exalts the force and integrity of the fight, which is in fact not against an adversary but takes place in front of Life. The protagonist’s dynamic and moving forms remain firm and integral, uncorrupted by decay, noble in their fullness. The photographs acquire a full HD relevance and transport not only the perspiration of training but also its sounds – heavy breathing that is broken and restarted, the squeal of rubber on wet linoleum, the silent blows on the punching bag, thrashing chains. I like to think that the colors, forms, and sounds photographed by Weiss are also those that accompany the boxing champion in his private world. For this reason I find the action shots to be the true portraits of Leonard Bundu. The exhibition introductions in this catalogue were written by three individuals with three varying relationships to Leonard. The writings are not fully revelatory of David Andre Weiss’ photographs but should be read as three companions for a journey that the visitor should commence in any case on his/her own.
Leonard Bundu e la boxe - Michela Lanza Quando ho visto Leonard Bundu combattere per la prima volta, ho provato un’autentica emozione. Mi ha caricato, mi ha fatto salire l’adrenalina, mi ha fatto scoprire una passione nascosta: la boxe. Era il 13 marzo del 2008 e lui, al Mandela Forum di Firenze, aveva davanti a sé un francese forte e allo stesso tempo spocchioso, Frank Haroche Horta. I due combattevano per il titolo dell’Unione Europea dei pesi welter e ricordo di come mi sentissi coinvolgere dal match, round dopo round, colpo dopo colpo. Leonard era come un ciclone, un uragano. Quando partiva con la sua forza scattante, le urla del pubblico e dei suoi sostenitori salivano come trasportate dal suo ritmo. Bundu è un pugile vero, uno di quegli uomini che potrebbero riportare in alto il nome della boxe, troppo snobbata dai media rispetto ad altri sport, rispetto soprattutto ad altri tempi. Tv, giornali, media, ma soprattutto sponsor non si interessano di boxe, almeno che non si tratti di titoli mondiali. Eppure la boxe è da sempre considerata una nobile arte, una disciplina con delle regole precise che andrebbe insegnata, spiegata e presentata a chi la scambia per violenza. E Leonard Bundu potrebbe essere un testimonial ideale per promuovere questo meraviglioso sport, perché è un grande pugile ed ha questa disciplina nel sangue. La boxe, lui, la sente sua e non riesce a staccarsene. “La boxe… per quanto abbia tentato di fuggirla, in qualche modo mi ha sempre ricondotto a sé!”, scrive Leonard nella sua biografia. Avete mai provato a vederlo combattere? Prendete Bundu, guardatelo. Ha il volto buono, un sorriso impresso sempre sul suo viso e una simpatia sconvolgente. La sua più grande dote è l’umiltà, ma quando sale sul ring si accende. Il suo fisico muscoloso
e tirato entra in tensione, una tensione che lui scarica sul quadrato con una rapidità di esecuzione e forza fisica. Pur non diventando mai cattivo, riesce a trasformarsi. “Leonard ha una forza fisica esplosiva spaventosa che pochi pugili vantano di avere. È una vera macchina da pugni, un picchiatore, sul ring sa entusiasmare”. Parole di Patrizio Oliva, suo allenatore in Nazionale, che emergono dalla prefazione della biografia di Leonard. Ma quali sono i suoi pregi? Li ha elencati il suo maestro storico, Alessandro Boncinelli: “Ha forza fisica e grande classe, è un picchiatore stilista. È agile, fa spostamenti continui, tira colpi sotto e sopra, ragiona e non si butta mai allo sbaraglio. È intelligente”. In sintesi, un pugile completo. Vederlo combattere è un piacere. È stimolante e appagante. Dovrebbe essere un orgoglio, per Firenze, avere uno sportivo come lui e andrebbe sostenuto senza riserva. Bisognerebbe tornare a dare lustro a chi decide, nel terzo millennio, di praticare questo affascinante sport. Bisognerebbe dare maggiore visibilità a Leonard Bundu, un campione vero sul ring, ma anche nella vita, che riesce a raccontarsi senza mai peccare di presunzione. Non è facile per un numero 1, ma lui ci riesce con regolarità. Forse perché i suoi obiettivi se li è sempre sudati, guadagnati, conquistati. O forse perché lui non si è mai sentito una star, ma semplicemente Leo. ENGLISH When I saw Leonard Bundu fight for the first time, I felt an authentic emotion. He charged me, made my adrenaline rise, he made me discover a hidden passion for boxing. It was March 13, 2008, at the Mandela Forum in Florence, he was face to face with Franke Haroche Hort, a strong yet stand-offish French boxer. The two were battling for the European welterweight title and I remember feeling involved in the match, round after round, blow after blow. Leonard was a cyclone, a
hurricane. When he took off with his quick force, the cheers and cries of his supporting audience arose in sync with his rhythm. Bundu is a true boxer, the kind who could bring back the glory of boxing’s former importance, a sport that is currently snubbed by the media compared to others. Television, newspapers, the media, but above all potential sponsors are not interested in boxing except for world titles. And yet boxing has always been considered a noble art, a discipline with precise rules that should be taught, explained, and presented to those who confuse boxing with violence. Leonard Bundu is an ideal testimonial to promote this marvelous sport because he is a great fighter and the discipline is in his blood. He is inseparable from boxing, “Boxing… despite how much I’ve attempted to avoid it, in some way has always called me back” he writes in his biography. Have you ever seen him in action? Watch him. He has the face of a good guy, a smile eternally stamped on his face, he is disarmingly nice. His best quality is humility, but goes immediately into his “on” mode when he climbs into the ring. His muscular physique enters in tension, which he unleashes on his target with rapid execution and physical force. He never becomes bad, he transforms. His national trainer Patrizio Oliva writes in the preface of Leonard’s biography “Leonard has an explosive force that only a few boxers can claim. He is a machine of punches, he knows how to enthuse the crowd.” What are his qualities? Alessandro Boncinelli, his long-time instructor, lists the following – “He has physical force and great class, a stylish fighter. He is agile, continuously on the move, throws punches above and below, reasons and never throws himself last-minute into the fray. His intelligence.” In short, a complete boxer. Seeing him fight is a pleasure that is stimulating, gratifying. For the city of Florence, it should be an honor to have an athlete like Bundu and to sustain him without reservation. A greater visibility should be given to Leonard Bundu, who is a true champion in the ring and in life, a champion who recounts his story without presumption. Not easy for a Nu. 1 figure, but he constantly pulls it off, perhaps for the fact that he has always sweated and worked hard to earn and conquer his objectives. Or perhaps he has never felt like a star but simply Leo.
Leonard - Giuliana Riunno Leonard Bundu è mio marito. In realtà non siamo sposati ma da quando ci conosciamo le cose si sono susseguite molto rapidamente. Dopo una settimana vivevamo insieme, dopo un mese ci chiamavamo marito e moglie, dopo sei mesi abbiamo deciso di fare un figlio, dopo sette ero incinta. Perchè lui è così, quando trova la cosa giusta, ci si butta come se fosse la cosa più naturale del mondo, senza grandi promesse o progetti, probabilmente senza neanche pensarci al futuro, solo intensamente giorno dopo giorno. E così secondo me è stato con la boxe, ha iniziato per gioco, ed è subito diventato il suo lavoro, perchè era quello giusto, il suo sport, un pò come se fosse scritto nel suo dna, un modo di affrontare la vita faccia a faccia, le proprie forze contro quelle altrui, con lealtà e determinazione, con sacrificio e voglia di farcela, perchè quando ti trovi sul ring, solo tu e il tuo avversario, dopo mesi di preparazione con migliaia di occhi concentrati proprio su di te, non c’è futuro e passato ma solo quei quaranta minuti, il momento della verità in cui ci sei te, quello che sei e quello che puoi: il tuo istinto.E tutti gli schemi e le tattiche che pure hai studiato e messo a punto nei mesi precedenti, per funzionare devono diventare quello: istinto. L’altro giorno Leonard è stato invitato a partecipare ad una partita di calcio a scopo benefico e a vederlo lì in campo senza sapere che fare, dove andare, che posizione occupare, mi ha fatto una gran tenerezza e ho pensato che non avrebbe potuto intraprendere una vita fatta di tattiche, organizzazione con schemi predefiniti e la codificazione di quale sia la mossa giusta da fare a ogni passo, perchè lui nella vita non lo sa qual’è la mossa giusta finchè non l’ha compiuta e così in quei
pochi minuti sul ring, viene da sè! “Nella boxe si costeggia costantemente l’estremo” e penso che anche in questo caso sia il destino ad aver scelto la boxe per Leonard che camminando sul filo dei propri limiti scopre giorno dopo giorno, passo dopo passo, quali siano superabili e quali invece costituiscono, o dovrebbero costituire dei paletti. A questo mi hanno fatto pensare le fotografie di Weiss in cui i contorni non sono mai netti, nelle quali sembra che il tempo, passato e futuro, fatica e speranze si condensi in quell’attimo dello scatto (dell’atleta ma anche del fotografo), nelle quali i colori sono forti e decisi come le emozioni che suscita questo sport, ma la forma mai netta e definitiva, un pò come mio marito.
ENGLISH Leonard Bundu is my husband. In reality we aren’t married, but things have happened in rapid succession since we’ve met. After a week we were living together, after a month we began calling each other husband and wife, after six months we decided to have a child together and by the seventh month I was pregnant. That’s how he is, you see, when he finds something right, he leaps into it as if it were the most natural thing in the world. Without grandiose promises or projects, probably without even thinking about the future, but with intensity day after day after day. And I believe that his boxing started in this way, as a game in the beginning, and the sport immediately became his career because it was the right one – it is his sport, it’s written in his DNA, a way to approach life face to face, his strengths against others, loyalty and determination, sacrifice and the desire to succeed because when you’re in the ring alone with the adversary there’s no past or future but only those forty minutes in the present moment, the moment of truth that reveals who you are, what you are and what you can do: your instinct. All the schemes and tactics that you studied and perfected over months, in order to function they must become just
that: instinct. The other day Leonard was invited to participate at a benefit soccer game. My heart went out to him, with great tenderness, as I watched him in the middle of the field without knowing what to do, where to go, which position to occupy. And in the midst of the game I thought how he wouldn’t have been able to follow a life made up of tactics, organization with pre-defined schemes, and the codification of the right moves that go with each step because he doesn’t know what the right move is until it is completed as it usually happens in those few minutes in the ring. It comes by itself! “In boxing, we constantly coast along the extreme” and I believe that it was destiny to choose boxing for Leonard, who walks on the tightrope of his limits and discovers day after day, step by step, which limits are conquerable and those that signal or should signal a block. This and all that was mentioned above is what comes to mind when considering Weiss’ photos, whose outlines are never fully sharp, photos in which time – including past, present, future, fatigue and hopes – seems to condense in the very moment of capturing the shot. The colors are strong and decisive as the emotions unleashed by this sport, but never too sharp or definitive, a bit like my husband.
BUNDU V
127cm x 94,5cm
digital print from digital negative, 2011
BUNDU II
127cm x 94,5cm digital print from digital negative, 2011
BUNDU III
127cm x 94,5cm digital print from digital negative, 2011
BUNDU IV
127cm x 94,5cm digital print from digital negative, 2011
BUNDU V
127cm x 94,5cm digital print from digital negative, 2011
BUNDU VI
127cm x 94,5cm digital print from digital negative, 2011
New York Boxer I
50cm x 50cm digital print from digital negative, 2010
New York Boxer II
50cm x 50cm digital print from digital negative, 2010
New York Boxer III
50cm x 50cm digital print from digital negative, 2010
New York Boxer IV
50cm x 50cm digital print from digital negative, 2010
New York Boxer V
50cm x 50cm digital print from digital negative, 2010
“FIRE!� McLeod - Wells, Golden Gloves & World Champion 50cm x 50cm digital print from digital negative, 2010
Ringraziamenti e crediti Acknowledgements and Credits Sostenitori e promotori | Sponsors and Promoters:
Un grazie particolare a | Special thanks to
Gabriella Ganugi – Palazzi President FUA – Florence University of the Arts F_AIR – Florence Artist in Residence and Fua School of Fine Arts DIVA – Digital Imaging and Visual Arts
Tutto lo staff di Palazzi, e coloro che hanno reso possible questa mostra | Palazzi staff and all those who made the exhibition possible
Curatore | Curator Lucia Giardino
Testi | Texts Lucia Giardino, Michela Lanza, Giuliana Riunno
Traduzioni | Translations Grace Joh
Grafica | Graphics Chiara dei Palazzi
Supporto tecnico | Technical support Eleonora Accorsi, Federico Bacci, Enzo Fascetto Sivillo
Assistenti organizzativi | Organization Assistants Alexandra and Rebecca Chipkin, Rachel Farley, Karolina Peysakhov, Alexandra Ribar Ufficio Stampa Palazzi | Palazzi Press Office
e a| and to Giuliana Riunno, Michela Lanza Antonella Bundu, Giuseppe Bartolini, Andrea Casali Neri Torrigiani
Ulteriori partner e supporter | Further partners and supporters Pietro Gaglianò, curatore indipendente e critico d’arte Sebastien Sanchez de Santamaria, Residency Unlimited, New York Throng Nguyen, artista, curatore, co-fondatore di Art Slant Alessandra Scappini, curatore Museo Nazionale Alinari della Fotografia, Firenze British Institute, Firenze
Fonti e web www.davidandreweiss.com www.michelalanza.it Michela Lanza, In Tensione. La storia di Leonard Bundu, Romano Editore, Firenze, 2009
u fa
FLORENCE UNIVERSITY OF THE ARTS
F_AIR Florence Artist in Residence Via Sangallo 45/r, Firenze, fair@fua.it, tel. 055-0332950 www.fair.palazziflorence.com