ORIENTALISMO in viaggio dall’egitto a costantinopoli
ORIENTALISMO in viaggio dall’egitto a costantinopoli
a cura di Enzo Savoia Francesco Luigi Maspes
ORIENTALISMO in viaggio dall’egitto a costantinopoli
con il patrocinio di
GAM MANZONI. Centro Studi per l’Arte Moderna e Contemporanea via A. Manzoni 45, 20121 Milano
Catalogo e selezione delle opere Enzo Savoia Francesco Luigi Maspes
Segreteria organizzativa e visite guidate Monica Castellarin
Saggi Andrea Baboni Manuel Carrera
Restauri Laboratorio Enrica Boschetti, Milano Arianna Splendore Francesca Lo Russo, Milano
Regesto Melissa Raspa Chiara Zanga
24 marzo - 25 giugno 2017
Progetto grafico Cinzia Mozer Referenze fotografiche Bruno Bani, Milano Ph. Stefano Martelli - Studio Blow Up, Crevalcore (Bologna) Andrea Parisi, Reggio Emilia Studio Perotti, Milano in collaborazione con
Restauro cornici Matilde Conti, Bologna
I curatori ringraziano sentitamente Giulia Amato, Manuela Andreano, Martina Bastianelli, Gianluca Berardi, Barbara Beretta, Diego Brambilla, Cristina Cappellini, Alberto e Carlo Cesaro, Massimo e Gabriele Ciaccio, Stefania Cresta, Filippo Del Corno, Alice Dotti, Antonio Esposito, Giuliana Godio, Erol Makzume, Roberto Maroni, Luisa Martorelli, Luca Melloni, Paul Nicholls, Elena Orsenigo, Simone Percacciolo, Giordano Pettazzoni, Domenico Piraina, Giuseppe Sala, Franco Savoia, Fabrizio Spada, Elisabetta Staudacher, Luisa Vitiello, Giorgio Zamboni.
Nel rispetto del loro desiderio di anonimato, i Curatori ringraziano i collezionisti che hanno messo a disposizione della mostra le opere di loro proprietà.
Assicurazioni Ciaccio Broker, Milano Ufficio stampa Anna Defrancesco, CLP Relazioni Pubbliche, Milano Servizi di sorveglianza Sicuritalia, Milano Sistemi di sicurezza e videosorveglianza Ultragest 24, Varese
L’Editore è a disposizione degli eventuali detentori di diritti che non sia stato possibile rintracciare. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo elettronico, meccanico o altro, senza l’autorizzazione scritta dell’editore e dei proprietari delle opere.
ISBN 978-88-90922-76-3 © 2017 Gam Manzoni tutti i diritti riservati
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Ideare questa mostra ci ha permesso di entrare in un mondo passato a tratti nuovo e ine-
preziosi decori. E se alcuni artisti hanno idealizzato l’Oriente attraverso le immagini di
splorato.
harem e hamam dalle atmosfere magiche e sensuali, Alberto Pasini fu realista nel rappre-
Un mondo di coraggiosi e intraprendenti artisti che, tra la fine del XIX e l’inizio del XX
sentare i grandi spazi e i silenzi degli altopiani persiani, con scene di caccia e carovane
secolo, hanno affrontato dei viaggi, spesso impervi e pieni di pericoli, al fine di raccontare
di cavalieri in viaggio. Inoltre lo stesso Pasini, con Fausto Zonaro, fu acuto reporter della
le consuetudini e la quotidianità di paesi lontani dall’Europa per cultura e tradizioni.
vita quotidiana di Costantinopoli e dei suoi incantevoli panorami sul Bosforo.
Alcuni sono stati illustratori delle missioni diplomatiche, inerenti alla politica coloniale
Con altri artisti, documentati in mostra, rivivremo invece il carattere dei tanti e affollati
dei loro paesi in Oriente; altri hanno viaggaiato per puro piacere, da soli o in compagnia
mercati del Cairo e nel contempo la qualità del lavoro delle acquaiole, lungo le sponde del
di amici e colleghi, riportando le impressioni dei loro viaggi; altri ancora hanno abitato in
Nilo, dei pastori berberi nel deserto e delle infaticabili tessitrici di stoffe e tappeti colorati.
quei paesi e sono diventati persino pittori ufficiali della corte del Sultano, a Costantinopoli
I dipinti esposti indicano così un incredibile incrocio di culture, dal nord Africa all’Arabia,
l’odierna Istanbul, come il veneto Fausto Zonaro.
alla Turchia, ma anche di religioni diverse che allora convivevano, come palesa il raro
L’incontro con queste diverse culture li ha portati a descrivere, nei loro dipinti, i costumi
soggetto veterotestamentario di Domenico Morelli, nella sezione dedicata all’Oriente mi-
dai mille colori e soprattutto gli abiti femminili delle odalische, dall’aspetto succinto e dai
stico, nel pieno rispetto e in buona armonia.
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SOMMARIO
TEMI DELL’ORIENTE TRA REALTÀ E FANTASIA, ALLE ESPOSIZIONI ITALIANE DELL’OTTOCENTO.
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ALBERTO PASINI SUGGESTIONI D’ORIENTE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Manuel Carrera
Andrea Baboni OPERE IN MOSTRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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APPARATI.
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REGESTO DELLE OPERE IN MOSTRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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a cura di Melissa Raspa
bassa
TEMI DELL’ORIENTE, TRA REALTA E FANTASIA, ALLE ESPOSIZIONI ITALIANE DELL’OTTOCENTO Manuel Carrera
La vague orientalista che attraversò l’arte italiana durante tutto l’Ottocento, raggiungendo l’apice nel periodo immediatamente successivo all’Unità, abbracciò i generi più disparati: dal paesaggio al ritratto, dalla pittura di storia a quella religiosa, fino a
1. Francesco Hayez, Ruth, 1835. Bologna, Collezioni Comunali d’Arte
quella pittura “di genere” che sarebbe stata fortemente condannata dalla critica novecentesca. La letteratura artistica recente – in un’intelligente operazione di rilettura del fenomeno finalizzata ad una comprensione priva di pregiudizi – ha spesso sottolineato l’estrema varietà di interpretazioni che gli artisti italiani diedero in pittura e scultura delle suggestioni giunte da poeti, scrittori, antropologi, filosofi e musicisti, i quali nell’intento di allargare gli orizzonti del Grand Tour settecentesco volgevano lo sguardo sempre più a Est. Gli influssi orientali, è noto, hanno caratterizzato diverse epoche della storia dell’arte: connessioni con l’Oriente si sono registrate senza soluzione di continuità nel corso dei secoli, dalla tarda antichità al Rinascimento. Eppure, con tutte le caratteristiche di una moda, i soggetti orientali tornarono alla ribalta in pittura e scultura in tutta 10
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Europa a partire dal primo Ottocento, con particolare concentrazione durante l’ottavo decennio del secolo, momento in cui incontrarono una fortuna senza precedenti. Fondamentale fu in questo senso l’apporto dei Salon parigini, in cui trionfava la pittura di Jean-Léon Gérôme (il cui primo viaggio a Istanbul risaliva al 1853).
3. Mariano Fortuny y Marsal, La batalla de Tetuán, 1862-64. Barcellona, Museo Nacional de Arte de Catalun˜a
Sebbene in generale appaia decisamente complicato, se non pretenzioso, tentare di individuare un motivo scatenante per l’esplosione della moda orientalista nell’arte dell’Ottocento italiano, non è azzardato attribuire alla pittura di Francesco Hayez le origini della fortuna italiana del genere1. Agli anni Venti dell’Ottocento risalgono infatti le sue prime sensuali odalische, concepite talvolta come ritratti propriamente detti di donne orientali, talaltra come personaggi di un Antico Testamento da rileggere in chiave romantica (fig. 1). Il successo riscosso dall’artista veneto con questo tipo di iconografia spinse, evidentemente, molti pittori del suo tempo ad imitarlo: fu così che il fenomeno si espanse rapidamente a macchia d’olio, in un primo momento soprattutto a Nord. Agli occhi di molti artisti dell’Ottocento, la cultura orientale si poneva in continuità con il recupero – più o meno filologico, ma sempre colto – del classico. Troviamo quindi temi orientalisti non solo nella pittura da cavalletto, destinata alla committenza borghese, ma anche nei grandi quadri da esposizione, soprattutto per ciò che concerne i soggetti biblici. E ancora, l’Oriente si riaffaccia nella pittura di storia contemporanea, nei dipinti volti a documentare le imprese coloniali dell’Europa in veloce espansione. A rendere ancor più variegato il fenomeno è la concezione stessa che 2. Natale Schiavoni, Odalisca, 1845. Trieste, Civico Museo Revoltella
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gli artisti avevano dell’Oriente, spesso sovrapposto ad una visione riassuntiva di tutto ciò che è “altro”, esotico, a prescindere dai confini geografici. Per “Oriente” si poteva
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4. Jean-Léon Gérôme, Le charmeur de serpents, 1879 ca.
All’Esposizione Nazionale di Firenze nel 1861 –
Williamstown, Sterling and Francine Clark Art Institute
per gli sviluppi dell’arte del XIX secolo – scenari
la prima dell’Italia unita, assolutamente cruciale orientali si ritrovano perlopiù nei soggetti biblici, in particolare nelle scene veterotestamentarie, tanto in pittura quanto in scultura (si veda, ad esempio, La desolata Ehma figlia di Sion di Salvino Salvini, oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze). A proporre una vera e propria istantanea dall’Oriente vi era invece Alberto Pasini, presente con un dipinto di guerra4 degno «di ammirazione e d’elogio»5, secondo lo scrittore Yorick figlio di Yorick (pseudonimo di Pietro Coccoluto Ferrigni). Tra gli orientalisti italiani, Pasini riveste un ruolo di primissimo piano e la sua esperienza resta isolata, sia per la sua formazione internazionale6, sia per la sua condizione privilegiata di “pittore
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intendere tanto la Turchia quanto l’Egitto; o ancora il Marocco, così come la Siria o
viaggiatore” su commissione dello stato francese.
la Cina.
«Il pittore dell’Oriente, della luce argentina del
Persino nell’ambito di un acceso dibattito sul raggiungimento di uno stile unitario
Bosforo, del cielo sorridente del Corno d’oro; del-
– dibattito che si intensificò, naturalmente, dopo il 1861 – gli artisti producevano
le imponenti foreste del Libano; del verde tenero
numerose opere di sapore orientalista, e le presentavano regolarmente alle grandi
delle pianure della Siria e delle distese infuocate
esposizioni ufficiali nazionali accanto a temi storici, biblici e rivisitazioni della Roma
della Persia, ove si caccia col falco; delle ombre
imperiale.
misteriose colorite, calde e trasparenti nella stes-
Ad ogni modo, il fenomeno prende piede già alle esposizioni dei primi decenni
sa loro oscurità nell’interno delle Moschee e dei
dell’Ottocento. In linea con le atmosfere romantiche della pittura internazionale, di
palazzi orientali; del fascino, del colore vibrante, ammaliante e voluttuoso della na-
cui Hayez si era fatto maggiore interprete in Italia, gli artisti sembravano prediligere
tura orientale; del colore brillante della Spagna meridionale; dei sorrisi risplendenti
il tema dell’odalisca, soggetto particolarmente indicato per unire il favore del mercato
di Venezia!»7: così il critico Giulio Carotti definiva Pasini in un articolo pubblicato
all’esigenza di esibire l’abilità nel ritratto e nell’invenzione. Si pensi, ad esempio, alle
nel 1899 su “Emporium” all’indomani della sua scomparsa, riassumendo in poche
promotrici torinesi, dove tra gli anni quaranta e cinquanta dell’Ottocento esponeva-
righe i tratti salienti della sua ricca produzione. Pasini esponeva annualmente – e con
no provocanti odalische artisti come Paolo Emilio Morgari2 e Domenico Scattola3, o
costante successo – alle esposizioni italiane sia prima che dopo l’Unità, in particolare
ancora Natale Schiavoni, la cui celebre Odalisca (fig. 2) esposta alla promotrice di To-
alle promotrici torinesi e fiorentine: tuttavia, piuttosto che quello italiano, il panora-
rino del 1845 si poneva come colta rilettura in chiave orientalista dei ritratti muliebri
ma con cui si confrontava più direttamente era quello francese.
della grande tradizione veneta.
Per una svolta realmente incisiva nell’orientalismo italiano bisognerà attendere l’arri-
5. Domenico Morelli, Cosarella in abiti orientali, 1878 ca. Pescara, Collezione Venceslao Di Persio
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8. Domenico Morelli, Una tentazione di S. Antonio, 1878. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna
ti più diversi, che l’artista impiegava come studi per grandi composizioni bibliche. Già nel momento in cui aveva cominciato a riflettere sul corso dell’arte italiana alla vigilia dell’Unità, nell’ambito del dibattito avviato nella Firenze dei Macchiaioli, Morelli era giunto alla teorizzazione di una pittura fatta di «figure e cose, non viste, ma immaginate e vere ad un tempo»11. La produzione postunitaria del maestro napoletano si concentrerà infatti sulla realizzazione di grandi dipinti di storia e soggetti biblici – questi ultimi ambientati in un oriente immaginato – acclamati dalla critica per la loro sorprendente verosimiglianza. Molto si è scritto a proposito delle fonti12 e del 6. Emanuele Caroni, Schiava alla vendita, 1861 ca.
vo nel Bel Paese del pittore catalano Mariano Fortuny y Marsal – reduce dal soggior-
contesto entro cui Morelli maturò l’interesse verso la cultura orientale, a cui attinse
no in Marocco del 1860 commissionato dalle autorità barcellonesi per documentare
per ricreare filologicamente ambientazioni relative a luoghi da lui mai visitati: dalle
Collezione privata
la campagna militare (fig. 3) – e l’intensificarsi del suo rapporto di scambio artisti-
colte letture di filosofia islamica all’amicizia con Giuseppe Verdi, nella cui collezione
co con il napoletano Domenico Morelli. Proprio l’impatto della pittura di Fortuny,
figuravano diversi dipinti orientalisti del pittore napoletano. Ciò che invece appare
secondo la critica, sarebbe all’origine dell’approdo di Morelli ai soggetti orientali.
ancora oggi poco chiaro è l’atteggiamento diametralmente opposto assunto dalla sua
Questa nuova, prolifica fase ha inizio verso il 1870 : è evidente, infatti, fin dai primi
scuola e, in particolare, da alcuni dei suoi migliori allievi. Si pensi, ad esempio, ad
dipinti orientalisti, la sua vicinanza alle ricerche dell’amico Fortuny, che conosceva e
Antonio Mancini, Vincenzo Gemito e Francesco Paolo Michetti, artisti indissolubil-
frequentava dal 1863 . Nello stesso periodo, si denota in Morelli una rinnovata con-
mente legati al dato reale, persino nella rappresentazione di soggetti mitologici. Se
cezione del disegno, che, nella resa vibrante e d’effetto del chiaroscuro, risente forte-
in un anno chiave quale il 1874 – quando Mariano Fortuny soggiorna a Portici, per
mente della lezione del maestro catalano . Abbondano, nella produzione morelliana
poi morire a Roma tragicamente pochi mesi dopo – Morelli ricorre alla letteratura per
dei primi anni Settanta, ritratti di odalische e arabi, immaginati negli atteggiamen-
ricostruire uno scenario palestinese in La figlia di Jairo (cat. 33), Antonio Mancini
7. Giacomo Ginotti, L’emancipazione della schiava, 1877. Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea
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preleva un orfanello dai vicoli napoletani, decora la sua testa con una corona d’alloro
quella lascivia orientale vagheggiata dalla lettera-
e lo ritrae dal vero per realizzare il Bacco fanciullo (1874, Milano, Museo Nazionale
tura internazionale, Baudelaire in primis, faceva-
della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci). Va notato che anche Morelli,
no bella mostra di sé alcune “schiave”, soggetto
accanto alle composizioni realizzate sulla scorta di spunti letterari, mascherava amici
particolarmente in voga soprattutto in scultura.
e modelle per realizzare dipinti di genere come Cosarella in abiti orientali (fig. 5),
Mentre nella società contemporanea la donna,
in cui Anna Cutolo, moglie di Gemito, si cala nei panni di una meditativa odalisca.
con molta fatica, lentamente si emancipava, alle
Proprio il singolare caso di Vincenzo Gemito, ad ogni modo, si rivela particolarmente
esposizioni italiane andava fiorendo un’imma-
indicativo del rifiuto che la scuola di Morelli manifestava nei confronti dei soggetti di
gine femminile voluttuosa e sottomessa: quella
invenzione. L’eccessivo attaccamento al vero, infatti, renderà allo scultore talmente
dell’odalisca pronta a soddisfare i più reconditi
problematica la commissione ricevuta nel 1886 per il Ritratto di Carlo V, destinato
desideri del ricco sultano (in cui, evidentemente,
alla facciata del Palazzo Reale di Napoli, da causargli una profonda crisi che lo con-
il collezionista poteva identificarsi). Già all’espo-
dusse inesorabilmente alla follia.
sizione fiorentina del 1861 lo scultore lombardo
Ad ogni modo, i soggetti orientalisti incontrarono anche a Napoli un più che favore-
Emanuele Caroni aveva presentato un’elegante
vole riscontro, tanto tra gli artisti quanto nel mercato. All’Esposizione Nazionale del
Schiava alla vendita (fig. 6), oggi in collezione
1877, non a caso, diverse opere rimandavano a scenari arabi o nordafricani. A rap-
privata, in cui il soggetto perdeva ogni valenza
presentare la pittura orientalista napoletana alla grande esposizione – in cui la critica
sociale a favore di una lettura puramente este-
lamentò l’assenza di Morelli – era il resinese Marco De Gregorio, morto l’anno pre-
tica e sensuale. A Napoli, nel 1877, è invece il
cedente, a cui gli amici avevano inteso organizzare una piccola mostra retrospettiva
piemontese Giacomo Ginotti con L’emancipazio-
con otto dipinti. Tra questi, figuravano Arabi nella moschea, Preghiera nella moschea
ne della schiava (fig. 7) ad offrire un’interpreta-
e Una moschea, memorie di un soggiorno triennale in Egitto, dove l’artista si recò nel
zione fortemente erotica del soggetto, come ebbe a notare il pittore Costantino Ab-
1868. De Gregorio, profondamente inserito nel dibattito sulla pittura italiana negli
batecola: «essa è bella, ma quella bellezza che ti attrae, che ti chiama a desiderare che
anni cruciali precedenti all’Unità, seguiva con attenzione gli sviluppi delle tenden-
quel marmo fosse una donna vera; e non la ammiri solo come semplice statua, ma ti
ze artistiche che prendevano vita al di là dei confini nazionali: oltre al fortunysmo
pare che avesse vita, e che da un momento all’altro sentissi la sua voce, il suo respiro,
diffuso da Goupil, di cui egli stesso era protagonista, De Gregorio era pienamente
l’espressione dell’anima sua»15. L’opera fu acquistata dal Re Vittorio Emanuele II in
consapevole del successo dell’oriente elegante di Gérôme, punto di riferimento im-
persona, decretando così il successo di Ginotti, il quale continuò a scolpire nel mar-
prescindibile per qualunque orientalista del secondo Ottocento. Strettamente a con-
mo corpi di schiave frementi di desiderio. Alla schiava dello scultore piemontese si
tatto con l’ambiente napoletano per via della sua amicizia con Morelli e, tra gli altri, i
contrapponeva nella stessa esposizione la più composta Syra di Alessandro Rondoni,
suoi allievi Gemito e Mancini (da quest’ultimo prese forse in prestito il modello Luigi
«una di quelle schiave che erano ferite dalle loro padrone con gli stiletti, quando
Gianchetti per la figura dell’adolescente nudo di spalle nell’Incantatore di serpenti,
non contentavano il loro capriccio»16, già esposta nella versione in bronzo e marmo
fig. 4), il pittore francese presentava all’Esposizione il celebre San Gerolamo oggi allo
all’Esposizione Universale di Vienna del 1873. Anche in questo caso, il successo del
Städel Museum di Francoforte, realizzato nel 1874.
soggetto – e dell’artista – veniva decretato da un’istituzione: la scultura, infatti, fu
Accanto a scene veterotestamentarie ambientate in un oriente romantico13 e persino
acquistata all’Esposizione napoletana dal Ministero della Pubblica Istruzione (oggi
mobili in stile moresco , l’Esposizione napoletana ospitava una serie di dipinti e
è conservata a Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). La fortuna iconografica
sculture incentrati sul tema della donna orientale, perlopiù connotata da una forte
della donna orientale seducente e remissiva fu tale da spingere i saggisti a studiarne
carica erotica. A solleticare le fantasie di una committenza segretamente attratta da
le origini17 e gli artisti a ripetersi alle esposizioni del decennio successivo, talvolta
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9. Girolamo Masini, Cleopatra, 1882. Roma, Galleria d’Arte Moderna
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presentando una “schiava” già esposta in precedenza, come fecero appunto Rondoni e Ginotti all’Esposizione Nazionale di Torino del 1880. Ancor più di Alberto Pasini, paragonato in quell’occasione a Gérôme per la raffinatezza delle sue scene orientali18, e Stefano Ussi, con quattro dipinti marocchini, fu Domenico Morelli a trionfare all’esposizione torinese con il suo colto oriente biblico. Tra i quattro dipinti presentati, figuravano Gli Ossessi e il capolavoro Una tentazione di S. Antonio (fig. 8), oggi nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. A tentare il santo, rappresentato come un realistico beduino, sono voluttuose odalische dall’atteggiamento lascivo affine alle schiave delle sculture di Ginotti. «La tentazione di S. Antonio del Morelli è un quadro religioso? Nemmeno per sogno. È un quadro storico? Nemmeno, perché si tratta di una fiaba. È un quadro di genere? Le grandi proporzioni rispondono di no. Questa pittura speciale, tutta moderna, ha bisogno di un nome, e chissà che qualcuno non glielo trovi»19: così il critico Filippo Filippi esprimeva la difficoltà di catalogare con un’etichetta convenzionale il grande dipinto, che divise la critica tra entusiasti e detrattori (tra cui un polemico Adriano Cecioni, che lo definì «infelicissimo parto della pittura»20). La pittura di soggetto biblico ambientata in un oriente immaginato era rappresentata, nella stessa mostra, anche dal modenese Giovanni Muzzioli con la sua Maria Maddalena (Trieste, Museo Revoltella), che Filippi paragonava all’Amneris dell’Aida, parlando addirittura di “Egizianismo”21; e ancora, dal siciliano Paolo Vetri, allievo di Morelli, alla cui Giovinetta cristiana nell’Alhambra si contestava il fatto di non avere molto di cristiano e di sembrare, piuttosto, solo una bella odalisca nell’harem22. Del resto, comparivano in mostra anche ritratti tout court di tipi orientali, come il Costume arabo di Fabio Cipolla, l’Odalisca di Angiolino Romagnoli o l’Arabo di Ernesto Giroux, opere prive di intenti didattici, ma comunque
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ritenute assolutamente degne di nota dalla critica coeva.
bizioni si collegasse il clima di rinnovato entusiasmo per l’antico, ritenuto il vero trait
Odalische23, schiave24, arabi25 e ricordi d’oriente26 si ritrovavano alla più importante
d’union da stabilire tra le varie scuole per il raggiungimento di uno stile nazionale.
tra le esposizioni italiane successive: l’Esposizione di Belle Arti di Roma del 1883. Si
E l’antico, in queste esposizioni, si sovrapponeva spesso e volentieri alle suggestioni
tratta della prima grande mostra italiana di ampio respiro internazionale, realizzata
orientaliste. Si veda, ad esempio, il caso della Cleopatra (fig. 9) di Girolamo Masini,
con l’intento di unire gli artisti di diversa provenienza, attraverso l’abbattimento dei
una delle opere di maggiore successo dell’intera esposizione : il mito dell’eroina sui-
regionalismi che avevano caratterizzato le esposizioni nazionali precedenti. «Adesso
cida dal fascino fatale e misterioso, in quel momento molto in voga29 e già lanciato da
l’artista italiano non è fuorviato dal suo studio per l’amore della patria in pericolo»,
altri artisti in esposizioni precedenti30, si allineava alla cultura estetizzante internazio-
affermava il critico Luigi Bellinzoni; «ora non ha l’obbligo di accostare il fucile carico
nale, oltre che alla florida produzione orientalista, che, come si è visto, privilegiava la
alla tavolozza. La patria esiste: l’Italia è fatta e tutte le sue aspirazioni, i suoi sentimen-
restituzione di atmosfere sensuali e intimiste rispetto agli intenti didattici dei soggetti
ti, le sue forze, ha campo di donarle all’arte»27. Un obiettivo senza dubbio utopico,
eroici. Negli stessi anni, la continuità tra le suggestioni orientaliste e i temi dell’an-
che, di fatto, non si raggiunse mai. Tuttavia, è interessante notare come a queste am-
tico si registrava inoltre in innumerevoli dipinti di genere; persino in ritratti mulie-
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10. Stefano Ussi, Donna araba al pozzo, 1880. Vercelli, Museo Francesco Borgogna
11. Anselm Feuerbach, Ifigenia, 1871. Stoccarda, Staatsgalerie
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bri in costume, come la celebre Donna araba al pozzo di Stefano Ussi (fig. 10), in cui il pittore fiorentino cita l’Ifigenia di Anselm Feuerbach (fig. 11), restituendo così alla bella odalisca l’aspetto monumentale di una protagonista della mitologia greca. Tali tendenze, tuttavia, erano lentamente destinate a svanire alle grandi esposizioni successive. Le biennali veneziane dal 1895, anticipate dall’Esposizione Nazionale Artistica del 1887, mettevano finalmente l’Italia al cospetto della produzione artistica internazionale, in maniera più puntuale rispetto ai precedenti tentativi regionali e nazionali. I soggetti orientali in pittura e scultura, con il repentino cambiamento del gusto che caratterizzò l’approdo al XX secolo, si fecero sempre più rari e, in ogni caso, assunsero connotati del tutto differenti rispetto alla produzione ottocentesca. Scrisse Ugo Ojetti all’alba del Ventennio, quando l’Oriente elegante di Gérôme era ormai un lontano ricordo: «è passato, in pittura, il tempo dell’orientalismo; e un pittore maturo, ad andare oggi a lavorare in Libia o in Cirenaica, si stimerebbe disonorato se gli mettessero nome Ussi o Biseo»31.
NOTE 1 Si veda F. Mazzocca, Suggestioni, temi e motivi orientalisti nella pittura di Francesco Hayez, in E. Angiuli, A. Villari (a cura di), Incanti e scoperte: l’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2011, pp. 91-93. 2 L’artista espose Un’Odalisca alla prima Promotrice di Torino, nel 1842. 3 L’artista espose un’Odalisca con fanciulla alla quarta Promotrice di Torino, nel 1845. 4 Gli arabi dell’Horan metton fuoco alla città di Deir-el Kamaz e fanno strage degli abitanti (Episodi dei massacri di Siria con paesaggio), catalogo della mostra, p. 322. 5 Yorick figlio di Yorick [P. Coccoluto Ferrigni], Viaggio attraverso L’Esposizione Italiana del 1861, Stamperia Sarpiana, Firenze 1861, p. 228. 6 Per un approfondimento si veda G. Godi, C. Mingardi (a cura di), Alberto Pasini: da Parma a Costantinopoli via Parigi, Parma 1996; A. Villari, Alberto Pasini, viaggiatore, disegnatore e pittore in
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Oriente, in E. Angiuli, A. Villari, cit., pp. 105; e, infine, il saggio di Andrea Baboni pubblicato nel presente volume. G. Carotti, Artisti contemporanei: Alberto Pasini. In memoriam, in “Emporium”, 1899, vol. X, n. 60, p. 485. 8 Cfr. A. Villari, Verso l’oriente e l’Islam, in L. Martorelli (a cura di), Domenico Morelli e il suo tempo: 1823-1901 dal romanticismo al simbolismo, Electa Napoli, Napoli 2005, pp. 142-147. 9 Cfr. E. Querci, Gemito, Morelli, Mancini e il soggiorno a Napoli di Mariano Fortuny Marsal, in “Storia dell’arte”, 2012, n. 133, pp. 121-151. 10 Per un approfondimento, si veda R. Vives i Piqué, M. L. Cuenca García (a cura di), Mariano Fortuny Marsal, Mariano Fortuny Madrazo: grabados y dibujos, Madrid 1994. 11 D. Morelli, Filippo Palizzi e la scuola napoletana di pittura dopo il 1840. Ricordi, in “Napoli nobilissima”, 1901, vol. X, fasc. VI, p. 82. 7
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A. Villari (a cura di), Domenico Morelli: lettere a Pasquale Villari, Bibliopolis, Napoli 2004. 13 Come Abramo e Sara nella reggia dei Faraoni di Giovanni Muzzioli. 14 L’ebanista Marcello Andrea Baccetti esponeva un “Mobile di stile moresco intagliato in legno noce per uso di portapipe e sigari”. 15 C. Abbatecola, Guida e critica della grande esposizione nazionale di belle arti di Napoli del 1877, L. Gargiulo, Napoli 1877, p. 105. 16 Ivi, p. 180. 17 Si veda A. Zanelli, Le schiave orientali a Firenze nei secoli XIV e XV, E. Loescher, Firenze 1885.
colore e con un prestigio falso ma affascinante di pennello. Maria Maddalena […] sembra l’Amneris dell’Aida». 22 Ivi, pp. 144-145. 23 Particolarmente degne di nota quelle di Pio Joris, Odalisca e La serva di casa – odalisca. 24 Alberto Fabbi, ad esempio, esponeva una Schiava bianca, così come Andrea Malfatti, il quale presentava La schiava insieme ad altri due dipinti di soggetto muliebre. 25 Erulo Eruli presentava Un suonatore arabo. 26 Tra gli altri, si vedano Uberto Dell’Orto, Sallustio Fornara e Pompeo Mariani,.
F. D. Filippi, Le Belle Arti a Torino: lettere sulla IV Esposizione Nazionale, Ottino, Milano 1880, p. 74: «Pasini è un pittore saporito e caratteristico. Nei soggetti orientali lo preferisco al Gérome, di cui non ha l’aridità, la legnosità». 19 Ivi, pp. 30-31. 20 A. Cecioni, Scritti e ricordi, Firenze 1905, Tipografia Domenicana, p. 202. 21 F. Filippi, cit., p. 109: «Il Muzzioli è di quelli che, seguendo le traccie dei pittori amanti dell’esattezza storica, mettono i soggetti biblici in uno splendido ambiente orientale, vestendo Gesù Cristo magari da Beduino. L’ambiente in cui il signor Muzzioli mise la sua Maddalena è egiziano, e coll’architettura delle piramidi, degli obelischi e dei geroglifici. Non so quanto ci abbia da fare l’Egizianismo colla celebre peccatrice convertita, ma è certo che nel quadro del Muzzioli havvi un grande effetto, ottenuto con una vivezza straordinaria di
L. Bellinzoni, Guida critica della Esposizione Artistica Internazionale di Roma, F.lli Treves, Roma 1883, p. 25. 28 Per un approfondimento, si veda M. Carrera, L’antico e l’Esposizione Internazionale del 1883: il “Frigidarium” di Alessandro Pigna e la “Cleopatra” di Girolamo Masini, in C. Virno (a cura di), Artisti dell’Ottocento alla Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale: temi e riscoperte, De Luca Editori d’Arte, Roma 2014, pp. 174-177. 29 Cfr. C. Virno (a cura di), GCAMC: Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea, Roma: catalogo generale delle collezioni, Palombi Editori, Roma 2004, vol. II, n. 768, p. 388. 30 Si segnala, in particolare, la sensuale Cleopatra di Enrico Braga, presentata alle esposizioni nazionali di Torino (1880) e Milano (1881). 31 U. Ojetti, L’odierna arte del bianco e nero: Romano Dazzi, Bestetti e Tumminelli, Milano 1924, pp. 16.18.
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ALBERTO PASINI SUGGESTIONI D’ORIENTE Andrea Baboni
Le tematiche orientaliste si svilupparono, a quanto si sa, soprattutto in Francia, sulla metà del XIX secolo, con fermenti già nel secolo precedente, espressione di un genere artistico che ha avuto interpreti di rilievo soprattutto oltralpe. Esauritesi le formule ne-
1. Alberto Pasini Sosta all’abbeveratoio, 1880 Olio su tela, 35,5 x 27,5 cm Collezione privata
oclassiche e nell’ambito delle caratterizzazioni romantiche, queste nuove tematiche si affermarono in stretta connessione con le diffuse tendenze colonialistiche delle diverse nazioni e ancor prima stimolate dalle campagne napoleoniche in oriente al cui seguito si aggregarono studiosi di varie discipline, fino al grande progetto del Canale di Suez inaugurato nel 1869. In Italia i nuovi fermenti iniziano a filtrare in modo sistematico intorno alla metà del XIX secolo e numerosi sono gli artisti affascinati dalle tematiche orientaliste, sviluppate inizialmente in una sorta di esotismo pittoresco, ad iniziare dall’area veneziana in cui va evidenziato Ippolito Caffi morto nel 1866 durante la battaglia di Lissa ed anche Carlo Bossoli, luganese trapiantato ad Odessa. Il genere ebbe poi larga fortuna con complessità di sfaccettature sia nell’interpretazione
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storico-romantica di Hayez, che descrive questi mondi lontani con estrema libertà fantasti-
tà di campo, vastità di orizzonti, con quella luce ancora sconosciuta all’occhio europeo, ed
ca, nell’ambito del suo purismo accademico, indifferente alla precisione filologica dei rife-
anche quella vegetazione dal colore così intenso che fece dire a Pasini «[…] rara, ma d’un
rimenti, sia nelle occasionali incursioni su tematiche esotiche di Faruffini e di Domenico
verde d’uno splendore quale in Europa non possiamo avere idea […]».
Morelli abitualmente non operanti all’interno di tali soggetti più che altro d’invenzione; un
D’ora in poi l’esperienza figurativa di Alberto Pasini, si dispiegherà compiutamente nelle
Oriente senza tempo nel quale si proiettano fantasie europee.
tematiche orientaliste, filtrata tramite un processo espressivo improntato dal sistematico e
Più convinti nelle interpretazioni di questi mondi lontani e pittoreschi, si mostrano Cesare
costante rapportarsi al vero.
Biseo, Stefano Ussi, Fabio Fabbi aggregati al seguito di missioni in Oriente e, per un perio-
Quei mondi remoti che tanto affascinavano la cultura borghese dell’epoca nell’Europa
do limitato, Pompeo Mariani, Hermann Corrodi e Nunes Vais, artisti attratti dall’apparente
delle guerre coloniali, talvolta resi dall’Artista sul motivo, durante i lunghi viaggi in
pittoresco.
Oriente, talaltra replicati o composti sulla traccia di appunti e ricordi, ci vengono resti-
Un diverso rilievo riveste l’esperienza di Fausto Zonaro che muovendosi inizialmente da
tuiti privi di retorica a documentare luoghi precisi, ambienti e scene di vita, in un me-
Verona tra Roma, Napoli e Venezia, affronta poi con efficace piglio figure, soggetti e pano-
ticoloso scrupolo di veridicità ottenuto nella sfida con la memoria. I modi di Pasini non
rami orientali visitati durante la sua permanenza a Costantinopoli quale pittore di corte del
subiscono sbalzi stilistici; non si notano cedimenti tra i soggetti colti sul vero e quelli
Sultano Abdhullamid II.
interpretati nel ricordo, comune denominatore di una rappresentazione realistica e de-
Altri pittori minori si cimentarono in questo genere quali illustratori, per un mercato
scrittiva degli ambienti. I suoi sentieri e viottoli, muri ed architetture, animali e persone,
fiorente di amatori e collezionisti, attratti dal sogno romantico delle atmosfere di mondi
mostrano i segni del tempo e della vita, della polvere e della fatica quotidiana in una
remoti.
sorta di reportage che prescinde tanto da facili effetti quanto da sottili sollecitazioni let-
In tale quadro culturale Pasini si delinea quale il nostro maggior orientalista le cui radi-
terarie. L’Oriente di Pasini non è l’Oriente di Délacroix, Fromentin, Gerôme, ove schiavi
ci naturali vanno trovate soprattutto nella cultura francese. Fu allievo di Eugène Cicéri,
ed odalische, guerrieri e sultani assurgono a protagonisti di un immaginario modellato
paesista, decoratore e litografo, quindi operò nell’ambito stilistico e poetico della Scuola
dalla fantasia e da suggestioni letterarie; la figura in Pasini, fatte salve rare eccezioni è
di Barbizon, interprete di un naturalismo venato da romantica sensibilità, guardando alle
colta quale elemento vivo di un insieme, complementare all’ambiente, tutt’uno con esso
innovazioni dei Macchiaioli e della Scuola di Rivara, nella linea complessa di quell’intenso
ma parte di esso, di cui sigla la dimensione narrativa, pittorica, non psicologica, nè tan-
naturalismo, ancora da approfondire criticamente, che caratterizza l’arte emiliana dei Fon-
tomeno legata ad un genere pittoresco di maniera.
tanesi, Lega, Bruzzi, Luigi Bertelli ed anche di Giulio e Guido Carmignani (su quest’ultimo
È da dire che quella profonda vocazione per la rappresentazione del reale, in particolare
Pasini ebbe una decisa influenza).
del paesaggio inteso con precisione toponomastica nella resa dell’ora e della luce, impron-
Dal 1854 egli entra nello studio di Théodore Chassérieau, uno dei massimi orientalisti
ta tutto l’ampio arco di produzione dell’Artista, facendosi addirittura motivo dominante,
parigini; ma l’evento decisivo ad improntare la vita e le opere di Pasini, fu il primo viaggio
piena sostanza figurativa, in passaggi fondamentali di un complesso percorso stilistico che
in Oriente al seguito del ministro Prosper Bourée, alla cui missione diplomatica in Persia
avrà coerente sviluppo in senso naturalistico.
fu aggregato in sostituzione e per interessamento di Chassérieau. Rimarrà circa dieci mesi
«L’Oriente di Pasini non è luogo di curiosità e di attrazioni: è un luogo conosciuto ma
a Teheran, ricavandone numerosi appunti e disegni.
remoto, perché psicologicamente imprendibile: e insieme un luogo di profonda imme-
Dal 1855 hanno quindi inizio i viaggi di Pasini in Oriente, dapprima in Egitto, Persia,
desimazione sentimentale […] Pasini è un verista, se vogliamo inserirlo in una categoria
Palestina, Siria, in seguito, sulla fine degli anni Sessanta a Costantinopoli e in Turchia. La
dell’arte italiana: ma nel momento in cui rappresentava il vero, lo trasforma in sogno.»1
sua tavolozza, lasciate le umide e brune atmosfere della Senna, si immerge nella luce e nel
Lungo lo scorcio degli anni Cinquanta, la sua pennellata si fa forte e plastica nei primi piani,
colore. Le segrete bellezze delle architetture, il brulicare vivo della gente, i portali maestosi
indurita nella scansione di violenti passaggi luministici sulla traccia di un disegno ancora
delle moschee, i bazar cangianti di colori, gli interni misteriosi, le carovane nel deserto, ci
rigido nelle figure, più affinata nella resa atmosferica dei profondi orizzonti. L’Artista ora,
vengono restituiti in palpitanti impressioni attraverso opere costruite su limpide profondi-
senza trascurare il paesaggio che sin dagli inizi ha occupato pienamente la sua ispirazione,
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rivolge l’attenzione anche alla figura ed agli animali quali presenze vive in scene d’ambiente
2. Pasini nello studio dell’ultima residenza parigina in Rue Chaptal 30, anni ottanta. Alle pareti gli studi.
che di frequente si svolgono tra le architetture delle città. Nel breve volgere degli anni, quella sua maestria nel disegno, affinata nel lungo impegno sulla litografia, lo porta, anche nella figura, ad una fattura franca, spigliata, dal tocco sciolto. I suoi bozzetti sono sempre colti sul vero, con rapidità straordinaria nel rubare l’attimo fuggente al palpitare della luce e dei riflessi: «i bozzetti [...] mi basta averli sott’occhio, mi conservano l’impressione del colore, ma nel far i quadri mi valgo di più della mia impressione interna – ciò che mi serve invece proprio materialmente è il disegno di paesaggio, di figure, ecc.»2, ebbe a riferire Pasini. Ed ecco dagli anni Sessanta, delinearsi quel suo severo controllo della forma nelle tipiche, suggestive inquadrature di bazar e moschee, cortili e fontane, dalla salda impaginazione nella pennellata sempre più spigliata e guizzante, preziose nei particolari quanto equilibrate nell’insieme; ed ancora, quei superbi paesaggi, chiusi dall’azzurro terso del cielo, spazi immensi di grigi, ocra e bruni su cui talvolta incombono complessi sistemi di nubi, attraversati da carovane dove invece tutto è colore, in un brillare di rossi, gialli e verdi. «La prima impressione che suscita un dipinto di Pasini è quella di un “oggetto” tecnicamente perfetto. Tutto vi è ben predisposto, ordinato secondo un lucido pensiero; nulla è lasciato all’imprevisto, ad un completamento fantastico dell’osservatore; né approssimazioni né allusioni, e tanto meno incompiutezze, eccitano a immaginare qualcosa di diverso da quanto si vede […] Il disegno è formalisticamente impeccabile, interamente scoperto,
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di un nitore che svela ogni particolare della rappresentazione. […] ma la soddisfazione
brante, articolato movimento dei cavalieri e alla sgargiante sagoma della portantina rossa
visiva s’accresce per la nobile calma delle vaste zone cromatiche – i cieli tersi, tesi come un
composta quale centro della scena, contornata dalle figure della scorta caratterizzate dal
raso, lo specchio trasparente delle acque, lo smalto policromo di certe architetture – e la
fine disegno che modella le sagome dei cavalieri, con sempre nuovi accenti nel colore.
precisione dei rapporti tonali. È di solito un colore chiaro, sonoro, sempre intriso di luce,
Acque dolci d’Europa (cat. ??), datata 1869, è complessa composizione dove svariati per-
mai sordo, opaco o neutro, modulato su timbri squillanti, privo di ombre profonde e scure
sonaggi dai leggiadri costumi nei ricchi abiti dalle colorazioni vibranti fra gialli, azzurri
(anche le ombre sono luminose, colorate […]».3
e rosati, si compongono per gruppi variopinti e gioiosi nei pressi delle tipiche luminose
Le opere di alta qualità qui selezionate esprimono con compiutezza le varie tematiche
architetture proiettate sullo sfondo di una vegetazione rigogliosa dal verde squillante, nella
sviluppate dall’Artista. Il tema delle carovane, uno dei motivi più trattati, è sviluppato con
luce meridiana, con equilibrio impaginativo. Tale tema delle passeggiate pubbliche del
ricchezza di sfaccettature nel variare dell’ambientazione ed è pretesto tramite cui Pasini
venerdì durante l’inverno alle acque dolci d’Europa o l’estate alle acque dolci dell’Asia, era
coglie la natura sconfinata ed i costumi di questi paesi lontani che lo affascinano. Berberi in
sicuramente molto caro a Pasini se lui stesso ebbe a comunicare all’amico e critico C.F.
marcia (cat. ??), olio su tela, datato 1866, rappresenta una vasta e profonda gola in fondo
Biscarra «Questa scena rappresentante il convegno alle acque dolci dell’Asia sarebbe il
alla quale serpeggia la lunga linea del convoglio sotto un cielo azzurro e terso, con ricchez-
soggetto che mi propongo fare […] e sarebbe per me un vero piacere, t’assicuro, di dare un
za di annotazioni dove i singoli cavalieri sono delineati nei caratteristici costumi e nelle
pronto sfogo al bisogno imperioso che provo di fissare sopra tela e svolgere come lo sento
vibranti colorazioni degli abiti; inizia qui ad affiorare quella tipica sensibilità coloristica
questo magnifico tema.»4
che caratterizzerà l’opera di Pasini.
Simile impostazione, con alcune varianti, si nota in Scena araba (cat. ??), dipinto datato
In La scorta del Sultano (cat. ??), opera datata 1867, nubi maestose fanno da sfondo al vi-
1873, dove il più composto gruppo di figure in costume , cavalieri appiedati, e donne in
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abiti vivaci, scandisce un primo piano in una tipica, scorciata architettura orientale che
[…] Colà tutto si passa in pieno sole ed a cielo aperto e gli uomini di tutti i punti dell’im-
rende profonda la scena finemente disegnata tra bianchi abbaglianti e delicati azzurri.
pero co’ loro costumi locali s’ urtano e si confondono coi cavalli, asini, bufali, pecore e
Tra il 1870 ed il 1880, i modi di Pasini si affinano ulteriormente in trasparenze, freschezza di
cammelli, aggiungendo alla bellezza già grandissima dell’insieme il pittoresco vestiario e la
appoggi e nuove suggestioni coloristiche; la resa della figura si fa più complessa ed articolata,
vaghezza la più straordinaria del colorito, il tutto legato, tenuto, armonizzato dalla polvere
nella ricerca del dettaglio, le architetture più esatte e calibrate, delimitate a matita da un con-
sollevata da tanto movimento, e dai fumi prodotti dal cuocer arrosti serviti sulla via pub-
torno grafico netto ed esatto che sostiene saldi spessori di colore steso a spatola, quasi in bas-
blica, degli innumerevoli mercanti colà attratti dall’idea del guadagno.»5
sorilievo, dagli smalti sontuosi. Ora il suo stile è assolutamente personale ed inconfondibile.
Il successo di Pasini nel corso della sua vita, prima raminga poi appartata, fu largo e brillan-
Sosta all’abbeveratoio (fig. 1), tela datata 1880, è scena costruita con punto di vista ravvicinato.
te. A ciò contribuì un proficuo e costante rapporto sia di apprezzamento per la produzione
Le architetture incombenti sono realizzate con esatto reticolo disegnativo su cui si compongo-
dell’Artista, sia commerciale con il famoso mercante Goupil che aveva intuito la potenzia-
no con ricchezza di smalti, tinte preziose e scintillanti dove la luce modella le forme; la figura
lità dei soggetti raffigurati in funzione del gusto del mercato. Anche i critici una volta ostili
umana è presenza marginale pur se vivificata da inconfondibili tocchi di rosso e violetto. Illeg-
al suo genere esotico, arrivarono ad apprezzarlo per la sua straordinaria capacità di rendere
giadrisce la scena il verde rigoglio del geranio rampicante punteggiato dal rosso dei fiori.
atmosfere, luci e colori.
Davanti alla moschea, (cat. ??), è opera riferibile agli anni Ottanta, dove alla base della
E benché il gusto si modificasse rapidamente ad apertura del nuovo secolo, Pasini lasciò
chiara, luminosa architettura costruita con il solito rigoroso disegno, tra ombre e luci ab-
una forte impronta.
baglianti, si colgono spunti di vita quotidiana. Tipica dell’Artista è la suddivisione in due
Fu presente anche alle Esposizioni Internazionali; nel 1878 partecipò all’Esposizione Univer-
partiture della composizione: in primo piano i cavalieri appiedati, sullo sfondo un’archi-
sale di Parigi, dove raggiunse il massimo dell’affermazione pubblica per la Sezione Italiana.
tettura modellata con l’abituale rigore impaginativo, immersa in quella luce che vivifica il
Mirabile interprete delle luci e dei colori d’Oriente, Pasini si pone dunque quale innovatore
colore tra bianchi calcinati, azzurrini e ocra.
della visione figurativa tradizionale, nella coerenza di uno sviluppo in senso naturalisti-
Più ariosa composizione è Falconieri, (cat. ??), datata 1880, spaziata nella profondità di un
co che coniuga in unità di stile le più diverse esperienze. Il suo colloquio con la realtà,
paesaggio di acque e colline, sovrastato da un cielo luminosissimo carico di nubi maestose.
improntato dall’amore di narrazione, dalla cura al “soggetto”, è sostanziato da emozioni
In tale scenario si muovono i quattro falconieri nei loro tipici, sgargianti costumi.
intense e liriche che segnano tutto l’arco di una produzione le cui origini hanno radici a
Intorno agli anni Novanta si pone In attesa del Sultano (cat. ??), opera tutta giocata sugli
Parma, sviluppo nel contatto con la pittura francese, per poi assestarsi su declinazioni di
azzurri ora luminosi e intensi, ora svarianti sulle trasparenze di color celeste nella maestosa
influenza piemontese, esprimendo le istanze di una cultura figurativa di respiro interna-
architettura. I cavalieri, nel silenzio dell’attesa, si stagliano con disposizione calibrata in
zionale ed europeo, profondamente innervata in quelle nuove ricerche sul vero sotto il cui
sinfonia di colori che dialogano con gli smalti delle architetture.
segno si stava unificando l’Italia pittorica.
In Un Kan (Davanti al bazar), datato 1991, Pasini lascia gli abituali toni smaltati per una rappresentazione più sobria, giocata sugli avori, gialli e bruni, in una composizione risolta con ancor più accurata finezza. La scena è affollata, costruita sul primo piano da figure maschili variamente impegnate nelle loro attività, sovrastate da una architettura maestosa, perfettamente disegnata col preciso reticolo grafico che contiene le sobrie stesure pittoriche. Tale tema di affollata vita quotidiana, caro a Pasini, viene descritto in una lettera dell’Artista allo stesso Biscarra nel 1869: «Voglio parlare di quei punti di convegno del commercio locale, quei mercati, sia di stoffe, sia di legumi, vivande e minuti oggetti necessari agli usi della vita, i quali si tengono lungo le strade, come nelle piazze e nelle cinte delle moschee
30
NOTE 1 1996, R. Bossaglia, Alberto Pasini e l’Orientalismo Italiano, in Alberto Pasini da Parma a Costantinopoli via Parigi, catalogo della mostra a cura di G. Godi e C. Mingardi, (Parma, Palazzo Bossi-Bocchi), Parma, Fondazione Cassa di risparmio di Parma e Monte di credito su pegno di Busseto, pp. 19-21. 2 G. Carotti, Artisti contemporanei: Alberto Pasini , in «Emporium» , vol. 10, n. 60, dicembre
1899, pp. 496-497. 1949, M. Bernardi, Alberto Pasini. G.B. Quadrone, Torino, Società Editrice Torinese, pp. XXVI-XXVII. 4 C.F. Biscarra, Impressioni. Note di viaggi, peregrinazioni artistiche ecc., in «L’arte in Italia», n. 1, Unione Tipografiche Torinese, Torino, pp. 16-17. 5 C.F. Biscarra, ibidem, pp. 14-15. 3
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OPERE IN MOSTRA
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Odalische. La donna in abiti orientali
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1. Gerolamo Induno Favorita, 1881 Acquerello su carta, 280 x 200 mm
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2. Domenico MorelliUna via di Costantinopoli Olio su tavola, 26,4 x 38 cm
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3. Pasquale Celommi L’Odalisca, 1880 circa Olio su tela, 80 x 100 cm
4. Cesare Tiratelli Veglione in maschera, 1888 Acquerello su carta, 75 x 52,5 cm alle pagine successive
5. Alberto Fabbi Harem, 1883 Olio su tela, 102 x 68 cm 6. Fabio Fabbi L’odalisca Olio su tela, 100 x 55 cm
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7. Fabio Fabbi Harem, 1912 Olio su tela, 60 x 80 cm
8. Gaetano Orsolini La schiava Bronzo, 152 cm 9. Ernesto Bazzaro In carovana Bronzo, 61 cm
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Alberto Pasini, pittore viaggiatore
10. Alberto Pasini In attesa del sultano, 1890-1895 Olio su tela, 70 x 51 cm
alle pagine precedenti
11. Alberto Pasini Berberi in marcia, 1866 Olio su tela, 25,5 x 51 cm 12. Alberto Pasini La scorta del sultano, 1867
alle pagine precedenti
13. Alberto Pasini Acque dolci d’Europa (Costantinopoli), 1869 Olio su tela, 38,5 x 65,5 cm 14. Alberto Pasini Falconieri, 1880 Olio su tela, 33,7 x 41,9 cm
alle pagine precedenti
15. Alberto Pasini Scena araba, 1873 Olio su tela, 25 x 40 cm 16. Alberto Pasini Un Kan Olio su tela, 27 x 30 cm
60
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17. Alberto Pasini Davanti alla moschea, 1875-1880 Olio su tela, 33 x 41,5 cm
Cartoline dall’Egitto a Costantinopoli
18. Federico Faruffini Costume turco, 1859 circa Olio su tela, 38 x 28 cm
19. Cesare Biseo La cittadella del Cairo, 1883 Olio su tela, 53,3 x 73 cm
67
20. Uberto Dell’Orto Mercato Olio su tela, 43 x 69 cm
21. Hermann Corrodi Mercato al Cairo Olio su tela, 145,5 x 76 cm 22. Hermann Corrodi Paesaggio con figure sul Nilo Olio su tela, 100 x 70 cm
70
71
23. Pompeo Mariani Il Nilo a Ghesirah, 1881 Olio su tavola, 46 x 76 cm
24. Ernesto Giroux La vendita del cavallo Olio su tela, 53,5 x 42 cm alle pagine successive
25. Ettore Cercone Scena orientale Olio su tela, 33 x 26 cm 26. Italo Nunes Vais Nell’Hammam, Tunisia, 1890 circa Olio su tela, 56 x 46,5 cm
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27. Giuseppe Gheduzzi Mercato a Gerusalemme Olio su tavola, 37 x 50 cm
28. Fausto Zonaro Sulle alture di UskĂźdar, 1890 circa Olio su tela, 44,5 x 60,5 cm
29. Attilio Prendoni Cavaliere arabo che sguaina la spada in corsa, 1895-1900 Bronzo, 56 cm alle pagine successive
30. Eugenio Cecconi Scena orientale, 1875 circa Olio su tela, 50 x 100 cm
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31. Leonardo Bazzaro Morettine fabbricanti di tappeti, 1890-1895 olio su tavola, 16 x 28 cm
L’Oriente mistico
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32. Roberto Guastalla Porta di una moschea, 1903 Olio su tela, 65 x 40,5 cm
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alle pagine precedenti
33. Domenico Morelli La figlia di Jairo o Thalita cumi, 1874 olio su tela, 93 x 163 cm 34. Pompeo Mariani La preghiera dell’arabo, 1881 circa olio su tavola, 34 x 25 cm
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35. Fausto Zonaro Bayram olio su tela, 52 x 78 cm
REGESTO DELLE OPERE IN MOSTRA a cura di Melissa Raspa
1. GEROLAMO INDUNO (Milano, 1825-1890)
Favorita, 1881 Acquerello su carta, 280 x 200 mm Firmato in basso a destra: “G. Induno” Coll. privata
BIBLIOGRAFIA | Incanti di terre lontane. Hayez
- Fontanesi e la pittura italiana tra Otto e Novecento, catalogo della mostra, a cura di E. Angiuli, A. Villari, (Reggio Emilia, Palazzo Magnani), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2012, p. 138 ill.
PROVENIENZA | Novara, coll. privata. ESPOSIZIONI | 1881, Milano, Palazzo del Sen-
ato, Esposizione Nazionale di Belle Arti, Sala XV, n. 18; 2012, Genova, Palazzo Nicolosio Lomellino, Essenze di donna. Da Boldini a De Nittis, fascino e seduzione nella Belle Époque, n. 13
Olio su tela, 80 x 100 cm Roma, coll. Andrea Iezzi
BIBLIOGRAFIA | Catalogo Ufficiale Illustrato
Inedito
della Esposizione Nazionale di Belle Arti in Milano nel 1881, catalogo della mostra, (Milano, Palazzo del Senato), Edoardo Sonzogno Editore, Milano 1881, p. 102; Essenze di donna. Da Boldini a De Nittis, fascino e seduzione nella Belle Époque, catalogo della mostra, a cura di S Bosi, E. Savoia, (Genova, Palazzo Nicolosio Lomellino), Essegraph, Genova 2012, pp. 22 ill., 45.
MENICO MORELLI (Napoli, 1823-1901)
Una via di Costantinopoli Olio su tavola, 26,4 x 38 cm Firmato in basso a destra: “Morelli” Coll. privata ESPOSIZIONI | 2012, Reggio Emilia, Palazzo
Magnani, Incanti di terre lontane. Hayez - Fontanesi e la pittura italiana tra Otto e Novecento, n. 35
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3. PASQUALE CELOMMI (Montepagano, 1851 - Roseto degli Abruzzi, 1928)
5. ALBERTO FABBI (Bologna, 1858-1906)
Harem, 1883 Olio su tela, 102 x 68 cm Firmato e datato in basso a sinistra: “A. Fabbi Firenze 1883” Coll. privata Courtesy Phidias Antiques, Reggio Emilia. Inedito
L’Odalisca, 1880 circa 6. FABIO FABBI (Bologna, 1861 - Casalecchio di Reno, 1946)
L’odalisca 4. CESARE TIRATELLI (Roma, 1864-1933)
Olio su tela, 100 x 55 cm Firmato in basso a destra: “F. Fabbi” Coll. privata Courtesy Galleria Zamboni, Reggio Emilia
Veglione in maschera, 1888 Au bal masqué; At the Masked Ball Acquerello su carta, 75 x 52,5 cm Firmato e datato in basso a sinistra: “Tiratelli C. Roma 1888” Coll. privata
Inedito
PROVENIENZA | Monte Carlo, Sotheby’s, asta del 21 aprile 1990, lotto n. 115; Londra, Sotheby’s, asta del 19 giugno 1991, lotto n. 362
Harem, 1912 Odalische nell’harem Olio su tela, 60 x 80 cm Firmato in basso a sinistra: “F. Fabbi” Coll. privata
BIBLIOGRAFIA | Tableaux Italiens du XIX siecle,
catalogo della vendita all’asta, (Monte Carlo, Sotheby’s), 21 aprile 1990, p. 99 ill. (con il titolo Au bal masqué); catalogo della vendita all’asta, (Londra, Sotheby’s), 19 giugno 1991, p. 240 ill. (con il titolo At the Masked Ball)
7. FABIO FABBI (Bologna, 1861 - Casalecchio di Reno, 1946)
PROVENIENZA | Bologna, Galleria Bottegan-
tica. ESPOSIZIONI | 1981, Bologna, Galleria d’Arte Il 2 di quadri, Retrospettiva di Fabio Fabbi;
97
1998-1999, Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi, Gli orientalisti italiani. Cento anni di esotismo 1830-1940, n. 139; 2000, Bologna, Galleria Maggiore, Fabio Fabbi 1861-1946, s.n.
fiche Carlo Ferrari, Venezia 1926, p. 18, tav. 103; Catalogo. “La Quadriennale”. Esposizione Nazionale di Belle Arti, catalogo della mostra, (Torino, Società Promotrice delle Belle Arti), Editrice “Le Arti Belle”, Torino 1927, p. 55, tav. f.t.
Bibliografia | Retrospettiva di Fabio Fabbi, cat-
alogo della mostra, a cura di P. Stivani, A. Borgogelli, (Bologna, Galleria d’Arte Il 2 di quadri), 1981, ill. (copertina), tav. XIV; A. Borgogelli, Fabio Fabbi, Galleria d’Arte Il 2 di quadri, Bologna 1983, p. 10 ill.; Maestri dell’Ottocento italiano, Bottegantica, Bologna 1992, p. 31 ill.; Il valore dei dipinti italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. L’analisi critica, storica ed economica X edizione (1992/1993), a cura di G.L. Marini, Umberto Allemandi & C., Torino 1992, pp. 168-169 ill. (con il titolo Odalische nell’harem e con le misure 60 x 79 cm); P. Lodola (scheda), in Gli orientalisti italiani. Cento anni di esotismo 1830-1940, catalogo della mostra, a cura di R. Bossaglia, (Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi), Marsilio, Venezia 1998, pp. 222 ill., 248; P. Stivani, Illusione-illusionismo nel sacro e profano di Fabbi, in Fabio Fabbi 1861-1946, catalogo della mostra, (Bologna, Galleria Maggiore), Re Enzo Editrice, Bologna 2000, p. 18; Fabio Fabbi 1861-1946, catalogo della mostra, (Bologna, Galleria Maggiore), Re Enzo Editrice, Bologna 2000, p. 41 ill.
8. GAETANO ORSOLINI (Montegiorgio, 1884 - Torino, 1954)
La schiava Bronzo, 152 cm Coll. privata PROVENIENZA | Milano, coll. Dino Cardarelli;
Saronno, coll. Luigi Romano Maspes. ESPOSIZIONI | 1926, Venezia, Palazzo dell’Esposizione, XV Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, Sala 2, n. 2; 1927, Torino, Società Promotrice delle Belle Arti, “La Quadriennale”. Esposizione Nazionale di Belle Arti, Sala XII, n. 503 BIBLIOGRAFIA | Catalogo. XV Esposizione Inter-
nazionale d’Arte della Città di Venezia, catalogo della mostra (terza edizione), (Venezia, Palazzo dell’Esposizione), Premiate Officine Gra-
98
9. ERNESTO BAZZARO (Milano, 1859-1937)
In carovana Bronzo, 61 cm Coll. privata Courtesy Galleria Arte Cesaro, Padova Inedito
10. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
In attesa del sultano, 1890-1895 Olio su tela, 70 x 51 cm Firmato in basso a destra: “A. Pasini” Coll. privata Courtesy Galleria Berman, Torino ESPOSIZIONI | 1965, Torino, Galleria d’Arte Fogliato; 2014, Torino, Fondazione Accorsi Ometto, Museo di Arti Decorative, L’Oriente di Alberto Pasini, s.n. BIBLIOGRAFIA | Catalogo n. 21, catalogo della
mostra, (Torino, Galleria d’Arte Fogliato), 1965, n. 1, tav. XL; V. Botteri Cardoso, Pasini, Sagep Editrice, Genova 1991, n. 869, p. 372 ill. (con le misure 71 x 51 cm); L’Oriente di Alberto Pasini, catalogo della mostra, a cura di G.L. Marini, (Torino, Fondazione Accorsi - Ometto, Museo di Arti Decorative), AdArte, Torino 2014, tav. f.t. 11. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
Berberi in marcia, 1866 Olio su tela, 25,5 x 51 cm Firmato e datato in basso a destra: “A. Pasini 1866” Coll. privata Courtesy Galleria Berman, Torino
PROVENIENZA | 1978, Londra, Sotheby’s, asta
13. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
del 18 ottobre 1978, lotto n. 286.
La scorta del sultano, 1867
Acque dolci d’Europa (Costantinopoli), 1869 Le acque dolci d’Europa; Mercato a Costantinopoli; Al mercato; Le acque della sorgente Olio su tela, 38,5 x 65,5 cm Firmato e datato in basso a sinistra: “A. Pasini 1869” Sul verso reca l’etichetta Collections A. Donatis. Coll. privata Courtesy Galleria Berman, Torino
Olio su tela, 35,5 x 45,5 cm Firmato e datato in basso a destra: “A. Pasini 1867” Coll. privata Courtesy Galleria Il Portico, Pinerolo
ESPOSIZIONI | 1966, Torino, Galleria Narciso, n. 44; 2014, Torino, Fondazione Accorsi Ometto, Museo di Arti Decorative, L’Oriente di Alberto Pasini, s.n.
PROVENIENZA | Torino, Galleria Aversa.
BIBLIOGRAFIA | catalogo della mostra, (To-
BIBLIOGRAFIA | Catalogo Bolaffi della pittu-
ra italiana dell’Ottocento n. 8, a cura di G.L. Marini, Giulio Bolaffi Editore, Torino 1979, p. 161; V. Botteri Cardoso, Pasini, Sagep Editrice, Genova 1991, n. 318, p. 270 ill.
12. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
ESPOSIZIONI | 1990, Torino, Galleria Aversa, Maestri dell’800 italiano. Proposte ’90; 1996, Parma, Palazzo Bossi - Bocchi, Alberto Pasini da Parma a Costantinopoli via Parigi, n. 30; 2014, Torino, Fondazione Accorsi - Ometto, Museo di Arti Decorative, L’Oriente di Alberto Pasini, s.n. BIBLIOGRAFIA | Maestri dell’800 italiano. Pro-
poste ’90, catalogo della mostra, (Torino, Galleria Aversa), 1990, tav. XX; Ottocento numero 20. Cronache dell’arte italiana dell’Ottocento, Giorgio Mondadori & Associati, Milano 1991, p. 195 ill. (con le misure 45,5 x 33,5 cm); Alberto Pasini da Parma a Costantinopoli via Parigi, catalogo della mostra, a cura di G. Godi, C. Mingardi, (Parma, Palazzo Bossi Bocchi), Fondazione Cassa di Risparmio di Parma, Parma 1996, p. 104 ill.; R. Cobianchi (scheda), in Alberto Pasini da Parma a Costantinopoli via Parigi, catalogo della mostra, a cura di G. Godi, C. Mingardi, (Parma, Palazzo Bossi - Bocchi), Fondazione Cassa di Risparmio di Parma, Parma 1996, p. 217 ill. (con le misure 45,5 x 33,5 cm); L’Oriente di Alberto Pasini, catalogo della mostra, a cura di G.L. Marini, (Torino, Fondazione Accorsi - Ometto, Museo di Arti Decorative), AdArte, Torino 2014, tav. f.t.
rino, Galleria Narciso), Torino 1966, tav. 44; Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell’800 n. 2, a cura di S. Furlotti Reberschak, Giulio Bolaffi Editore, Torino 1969, p. 352 ill. (con il titolo Le acque dolci d’Europa); E. Bénézit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, déssinateurs et graveurs de tous le temps, Librairie Gründ, Parigi 1976; L. Thornton, Les orientalistes. Peintres voyageurs 18281908, ACR Edition - Les Editions de l’Amateur, Parigi 1983, figg. 124-125; Il valore dei dipinti dell’Ottocento italiano. L’analisi critica, storica ed economica. II edizione (1984/1985), a cura di P. Dini, E. Piceni, Umberto Allemandi & C., Torino 1984, p. 401 ill. (con il titolo Mercato a Costantinopoli); M. Agnellini, Cercando i piemontesi, in Ottocento - Numero 16. Cronache dell’arte italiana dell’Ottocento, Giorgio Mondadori & Associati, Milano 1987, p. 103 ill. (con il titolo Al mercato e con le misure 63 x 41,5 cm); V. Botteri Cardoso, Pasini, Sagep Editrice, Genova 1991, n. 463, p. 293 ill.; L’Oriente di Alberto Pasini, catalogo della mostra, a cura di G.L. Marini, (Torino, Fondazione Accorsi - Ometto, Museo di Arti Decorative), AdArte, Torino 2014, tav. f.t. (con i titoli Acque dolci d’Europa Costantinopoli o Le acque della sorgente).
Un Kan 14. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
Falconieri, 1880 I falconieri Olio su tela, 33,7 x 41,9 cm Firmato e datato in basso a destra: “A. Pasini 1880” Coll. privata
Davanti a un bazar Olio su tela, 27 x 30 cm Firmato in basso a destra: “A. Pasini” Sul verso della tela reca i timbri dell’Ufficio Esportazione Artistica di Napoli; sul verso del telaio reca la scritta: “PICTURE GALLERIES” e i resti illeggibili di un’etichetta. Coll. privata
PROVENIENZA | New York, coll. privata.
ESPOSIZIONI | 1953, Torino, Galleria d’Arte Fogliato, n. 95
BIBLIOGRAFIA | Ottocento. Catalogo dell’arte
BIBLIOGRAFIA | Catalogo n. 8, catalogo della
italiana dell’Ottocento - n. 34, Edizioni dell’Ottocento - Libri Scheiwiller, Milano 2005, p. 613 (con il titolo I falconieri); G.L. Marini, Il valore dei dipinti italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. L’analisi critica, storica ed economica - XXIV edizione (2006/2007), Umberto Allemandi & C., Torino 2006, pp. 534 ill., 670 (con il titolo I falconieri); Ottocento. Catalogo dell’arte italiana dell’Ottocento - n. 35, Edizioni dell’Ottocento - Libri Scheiwiller, Milano 2006, tav. f.t.; Ottocento e Novecento italiano, Bottegantica, Bologna 2006, p. 7 ill.
mostra, (Torino, Galleria d’Arte Fogliato), 1953, n. 95, tav. XXX; V. Botteri Cardoso, Pasini, Sogep Editrice, Genova 1991, n. 870, p. 372 ill. (con i titoli Un Kan o Davanti a un bazar).
17. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
Davanti alla moschea, 1875-1880 Olio su tela, 33 x 41,5 cm Firmato in basso a destra: “A. Pasini” PROVENIENZA | Bologna, coll. privata.
15. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
Scena araba, 1873 Olio su tela, 25 x 40 cm Firmato e datato in basso a destra: “A. Pasini. 1873” Coll. privata Courtesy Galleria Berman, Torino ESPOSIZIONI | 2014, Torino, Fondazione Accorsi - Ometto, Museo di Arti Decorative, L’oriente di Alberto Pasini, s.n. BIBLIOGRAFIA | L’Oriente di Alberto Pasini, cat-
alogo della mostra, a cura di G.L. Marini, (Torino, Fondazione Accorsi - Ometto, Museo di Arti Decorative), AdArte, Torino 2014, tav. f.t. 16. ALBERTO PASINI (Busseto, 1826 - Cavoretto, 1899)
BIBLIOGRAFIA | Maestri dell’Ottocento italiano,
Bottegantica, Bologna 1996; Ottocento numero 26. Catalogo dell’arte italiana dell’Ottocento, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 1997, p. 198 ill.
18. FEDERICO FARUFFINI (Sesto San Giovanni, 1833 - Perugia, 1869)
Costume turco, 1859 circa Costume orientale; Donna orientale Olio su tela, 38 x 28 cm Siglato in basso a destra con la doppia “F.” Sul verso del telaio reca un’etichetta della mostra di Pavia (1938) e un cartellino con il numero: “176”; sul verso della cornice reca un’etichetta della mostra di Pavia (1999). PROVENIENZA | Milano, coll. A.M. Turri Gallina; Milano, coll. Comm. Gioacchino Cosma; Roma, Finarte Casa d’Aste, asta n. 962 del 13
99
dicembre 1995, lotto n. 176. ESPOSIZIONI | 1938, Pavia, Castello Viscon-
teo, Tranquillo Cremona e gli artisti lombardi del suo tempo, Sala I, n. 29; 1999, Pavia, Castello Visconteo, Federico Faruffini pittore 1833-1869, n. 40; 2016, Pavia, Scuderie del Castello Visconteo, Tranquillo Cremona e la Scapigliatura, n. 3; 2016, Milano, Gallerie Maspes, Faruffini. Storia di una collezione, s.n. BIBLIOGRAFIA | P.M. Bardi, Federico Faruffini,
Istituto Nazionale L.U.C.E., Roma, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo 1934, tav. 18; T. Cremona e gli artisti lombardi del suo tempo. Elenco delle opere esposte nel Castello Visconteo di Pavia, catalogo della mostra, (Pavia, Castello Visconteo), Tumminelli & C. Editori, Milano - Roma 1938, p. 3 (con il titolo Costume orientale); T. Cremona e gli artisti lombardi del suo tempo. Catalogo delle opere esposte nel Castello Visconteo di Pavia, catalogo della mostra, (Pavia, Castello Visconteo), Tumminelli & C. Editori, Milano - Roma 1938, p. 49, tav. LXXXI (con il titolo Costume orientale); E. Piceni, M. Cinotti, La pittura a Milano dal 1815 al 1915, in “Storia di Milano”, vol. XV, parte IV, Fondazione Treccani degli Alfieri per la storia di Milano, Milano 1962, p. 519; A. Geminiani, G. Laccarini, R. Macchi, Federico Faruffini. La vita, le opere, il suo tempo, Vangelista, Milano 1984, pp. 168 ill., 257 (con il titolo Donna orientale); A. Finocchi, Federico Faruffini un pittore tra Romanticismo e Realismo, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo 1989, n. 85, p. 54 ill.; Dipinti e disegni del XIX secolo, catalogo della vendita all’asta, (Roma, Finarte Casa d’Aste), 13 dicembre 1995, p. 63 ill.; Federico Faruffini pittore 1833-1869, catalogo della mostra, (Pavia, Castello Visconteo), Skira, Milano 1999, p. 50 ill.; S. Zatti (scheda), in Federico Faruffini pittore 1833-1869, catalogo della mostra, (Pavia, Castello Visconteo), Skira, Milano 1999, p. 122; Tranquillo Cremona e la Scapigliatura, catalogo della mostra, a cura di S. Bartolena, S. Zatti, (Pavia, Scuderie del Castello Visconteo), Skira, Milano 2016, p. 56 ill. (con il titolo Costume orientale); Faruffini. Storia di una collezione, catalogo della mostra, a cura di A. Finocchi, (Milano, Gallerie Maspes), Gallerie Maspes, Milano 2016, pp. 33 ill. - 34; E. Orsenigo, M.
100
Raspa, Regesto delle opere, in Faruffini. Storia di una collezione, catalogo della mostra, a cura di A. Finocchi, (Milano, Gallerie Maspes), Gallerie Maspes, Milano 2016, n. 17, p. 94 ill.
19. CESARE BISEO (Roma, 1843-1909)
La cittadella del Cairo, 1883 Il Cairo; Presso Il Cairo; Cittadella del Cairo Olio su tela, 53,3 x 73 cm Firmato e datato in basso a destra: “C. Biseo Roma 1883” Coll. Fissore Reboli ESPOSIZIONI | 2011, Barletta, Pinacoteca
“Giuseppe De Nittis” - Palazzo della Marra, Incanti e scoperte. L’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano, n. 46; 2012, Reggio Emilia, Palazzo Magnani, Incanti di terre lontane. Hayez - Fontanesi e la pittura italiana tra Otto e Novecento, n. 20 BIBLIOGRAFIA | C. Juler, Les orientalistes de
l’école italienne, ACR Editions, Parigi 1994, p. 34; Ottocento. Catalogo dell’arte italiana dell’Ottocento - n. 33, Edizioni dell’Ottocento - Libri Scheiwiller, Milano 2004, p. 534 (con il titolo errato Como); G.L. Marini, Il valore dei dipinti italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. L’analisi critica, storica ed economica XXIII edizione (2005/2006), Umberto Allemandi & C., Torino 2005, pp. 122 (con il titolo Il Cairo), 125 ill. (con il titolo Presso Il Cairo); Ottocento. Catalogo dell’arte italiana dell’Ottocento - n. 34, Edizioni dell’Ottocento - Libri Scheiwiller, Milano 2005, tav. f.t. (con il titolo Cittadella del Cairo); Ottocento e Novecento italiano, Bottegantica, Bologna 2005, p. 4; G.L. Marini, Il valore dei dipinti italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. L’analisi critica, storica ed economica XXVIII edizione (2010/2011), Umberto Allemandi & C., Torino 2010, p. 127 ill. (con il titolo Presso il Cairo e con le misure 52 x 71 cm); A. Imbellone (scheda), in Incanti e scoperte. L’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano, catalogo della mostra, a cura di E. Angiuli, A. Villari, (Barletta, Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” - Palazzo della Marra), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2011, pp. 169 ill. (attri-
buito erroneamente ad Alberto Pasini), 216; D. Matteoni, L’Ottocento di Mariano Fortuny, oltre i macchiaioli, in L’Ottocento elegante. Arte in Italia nel segno di Fortuny 1860-1890, catalogo della mostra, a cura di F. Cagianelli, D. Matteoni, (Rovigo, Palazzo Roverella), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2011, p. 19 ill. (con il titolo Presso il Cairo); Incanti di terre lontane. Hayez - Fontanesi e la pittura italiana tra Otto e Novecento, catalogo della mostra, a cura di E. Angiuli, A. Villari, (Reggio Emilia, Palazzo Magnani), Silvana Editoriale, Milano 2012, p. 120 ill. (con le misure 18,5 x 26 cm e con la tavola come supporto)
20. UBERTO DELL’ORTO (Milano, 1848-1895)
Mercato Olio su tela, 43 x 69 cm Coll. privata PROVENIENZA | eredi dell’artista.
Inedito
21. HERMANN CORRODI (Frascati, 1844 - Roma, 1905)
Mercato al Cairo Olio su tela, 145,5 x 76 cm Firmato in basso a sinistra: “H. Corrodi” Coll. privata Inedito
22. HERMANN CORRODI (Frascati, 1844 - Roma, 1905)
Paesaggio con figure sul Nilo Olio su tela, 100 x 70 cm Firmato in basso a sinistra: “H. Corrodi Kairo” Coll. privata PROVENIENZA | Milano, Finarte Casa d’Aste, asta n. 1158 del 27 novembre 2001, lotto n. 226. BIBLIOGRAFIA | Dipinti del XIX secolo, cata-
logo della vendita all’asta, (Milano, Finarte Casa d’Aste), 27 novembre 2001, p. 72 ill. (con le misure 102 x 64 cm); G.L. Marini, Il valore dei dipinti italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. L’analisi critica, storica ed economica XX edizione (2002/2003), Umberto Allemandi & C., Torino 2002, pp. 240-241 ill. (con le misure 102 x 64 cm); Ottocento. Catalogo dell’arte italiana dell’Ottocento - n. 31, Edizioni dell’Ottocento - Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 2002, p. 476 (con le misure 102 x 64 cm).
24. ERNESTO GIROUX (Napoli, 1851-1888)
La vendita del cavallo Olio su tela, 53,5 x 42 cm Firmato in basso a destra: “E. Giroux” In basso a destra reca un cartellino della mostra di Napoli (1882) con il numero: “247”. Coll. privata
Il Nilo a Ghesirah, 1881 Donne al Nilo per acqua (Cairo) Olio su tavola, 46 x 76 cm Firmato in basso a sinistra: “PMariani Cairo” Sul verso reca un’etichetta con la scritta: “Il Nilo a Ghesirah/autore: Pompeo Mariani (Cairo 1881)/proprietà: Avv. Ettore Dell’Orto” e un’etichetta parzialmente strappata con la scritta: “Il Nilo a Ghesirah/autore Pompeo Mariani (Cairo 1881)”. Coll. privata PROVENIENZA | coll. Avv. Ettore Dell’Orto.
Olio su tavola, 37 x 50 cm Firmato in basso a sinistra: “G. Gheduzzi” Coll. privata Inedito
28. FAUSTO ZONARO (Masi, 1854 - Sanremo, 1929)
BIBLIOGRAFIA | Catalogo delle opere d’arte
ammesse alla 18a Esposizione, catalogo della mostra, (Napoli, Società Promotrice di Belle Arti Salvator Rosa), 1882, p. 16.
Sulle alture di Usküdar, 1890 circa Olio su tela, 44,5 x 60,5 cm Firmato in basso a destra: “F. Zonaro” Coll. privata
25. ETTORE CERCONE (Messina, 1850 - Sorrento, 1896)
L’opera verrà inserita nel catalogo ragionato di Fausto Zonaro a cura di Erol Makzume (in corso di preparazione).
Scena orientale Olio su tela, 33 x 26 cm Firmato in basso a destra: “E. Cercone” Coll. privata Inedito
ESPOSIZIONI | 1992, Sondrio, Nuovo Palazzo
della Provincia, Uberto Dell’Orto e il Realismo lombardo del secondo Ottocento, n. 28
26. ITALO NUNES VAIS (Tunisi, 1860 - Firenze, 1932)
BIBLIOGRAFIA | G. Nicodemi, Pompeo Mari-
Nell’Hammam, Tunisia, 1890 circa Vestibolo del bagno Arabo (Tunisi) Olio su tela, 56 x 46,5 cm Firmato in basso a destra: “I. Nunes Vais” Coll. privata Courtesy Studio Paul Nicholls, Milano
ani, Esperia, Milano 1966, p. 20 ill. (con il titolo Donne al Nilo per acqua Cairo); Uberto Dell’Orto e il Realismo lombardo del secondo Ottocento, catalogo della mostra, a cura di F. Monteforte, (Sondrio, Nuovo Palazzo della Provincia), Leonardo - De Luca Editori, Roma 1992, tav. f.t.; F. Monteforte (scheda), in Uberto Dell’Orto e il Realismo lombardo del secondo Ottocento, catalogo della mostra, a cura di F. Monteforte, (Sondrio, Nuovo Palazzo della Provincia), Leonardo - De Luca Editori, Roma 1992, p. 169; A. Ranzi (scheda), in M. Di Giovanni Madruzza, Pompeo Mariani. Catalogo ragionato, Federico Motta Editore, Milano 1997, n. 27, p. 117 ill.
Mercato a Gerusalemme
ESPOSIZIONI | 1882, Napoli, Società Promo-
trice di Belle Arti Salvator Rosa, 18a Esposizione, n. 247 23. POMPEO MARIANI (Monza, 1857 - Bordighera, 1927)
27. GIUSEPPE GHEDUZZI (Crespellano, 1889 - Torino, 1957)
PROVENIENZA | Milano, Galleria Carini. ESPOSIZIONI | 1892, Livorno (?), Seconda Esposizione di Belle Arti, Sezione E, n. 379 BIBLIOGRAFIA | Anno 1892. Seconda Espo-
sizione di Belle Arti in Livorno. Catalogo delle opere esposte, catalogo della mostra, (Livorno), 1892, p. 30 (con il titolo Vestibolo del bagno Arabo Tunisi)
Inedito
29. ATTILIO PRENDONI (Milano, 1874-1942)
Cavaliere arabo che sguaina la spada in corsa, 1895-1900 Bronzo, 56 cm Coll. privata BIBLIOGRAFIA | Cfr. A. Panzetta, Dizionario
degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Atlante illustrato delle opere, Umberto Allemandi & C., Torino 1994, n. 650, p. 154 ill. 30. EUGENIO CECCONI (Livorno, 1842 - Firenze, 1903)
Scena orientale, 1875 circa Olio su tela, 50 x 100 cm Firmato in basso a destra: “E. Cecconi” Sul verso reca l’etichetta della mostra di Montecatini Terme (2009-2010). Coll. privata ESPOSIZIONI
|
2009-2010,
Montecatini
101
Terme, Terme Tamerici, Il nuovo dopo la Macchia. Origini e affermazione del Naturalismo toscano BIBLIOGRAFIA | Il nuovo dopo la Macchia.
Origini e affermazione del Naturalismo toscano, catalogo della mostra, a cura di T. Panconi, (Montecatini Terme, Terme Tamerici), Pacini Editore, Pisa 2009, p. 102.
31. LEONARDO BAZZARO (Milano, 1853-1937)
Morettine fabbricanti di tappeti, 18901895 Olio su tavola, 16 x 28 cm Firmato in basso a sinistra: “L. Bazzaro” Sul verso reca le etichette della mostra di Milano (1939). Milano, coll. privata PROVENIENZA | Milano, coll. Achille Rusconi, probabilmente acquistato direttamente dall’artista; Milano, coll. eredi Achille Rusconi. Pervenuto agli attuali proprietari per discendenza ereditaria. ESPOSIZIONI | 1939, Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, Leonardo Bazzaro pittore. Mostra postuma, Sala III, n. 38 BIBLIOGRAFIA | Leonardo Bazzaro pittore.
Mostra postuma, catalogo della mostra, (Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente), Arti Grafiche E. Gualdoni, Milano 1939, p. 13; Leonardo Bazzaro. Catalogo ragionato delle opere, a cura di F.L. Maspes, E. Savoia, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello 2011, n. 196, pp. 98 ill., 230, 232 ill.
32. ROBERTO GUASTALLA (Parma, 1855 - Viarolo, 1912)
Porta di una moschea, 1903 Olio su tela, 65 x 40,5 cm Firmato e datato in basso a destra: “R. Guastalla, 1903” Sul verso del telaio reca la scritta: “R. Guastalla porta di una moschea - Cairo”
102
Coll. privata ESPOSIZIONI | 1996, Parma, Palazzo Bossi
Bocchi, Roberto Guastalla “pellegrino del sole”; 1998-1999, Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi, Gli orientalisti italiani. Cento anni di esotismo 1830-1940, n. 55
2013-2014, Rovigo - Bordeaux, Palazzo Roverella - Galerie des Beaux-Arts, La Maison Goupil. Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo, n. 66; 2016, Roma, Musei di San Salvatore in Lauro, Dialogo sulla Misericordia dal Seicento all’Ottocento, s.n. BIBLIOGRAFIA | G.Z., Thalita Cumi [Dipinto
BIBLIOGRAFIA | Roberto Guastalla “pellegri-
no del sole”, catalogo della mostra, (Parma, Palazzo Bossi Bocchi), Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Credito su Pegno, Parma 1996, ill. (copertina), p. 102, tav. 46; P. Lodola (scheda), in Gli orientalisti italiani. Cento anni di esotismo 1830-1940, catalogo della mostra, a cura di R. Bossaglia, (Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi), Marsilio, Venezia 1998, pp. 130 ill. - 131, 197
33. DOMENICO MORELLI (Napoli, 1823-1901)
La figlia di Jairo o Thalita cumi, 1874 Christ in the House of Jairus; La fille de Jairo; La fille de Jaïre; La figlia di Jaïro «thalita cumi»; La figlia di Iairo; La resurrezione della figlia di Giajro; Figlia di Jorio; Figlia di Iairo; Figlia di Giairo; La figlia di Jairo (Talità Kum) Olio su tela, 93 x 163 cm Coll. privata PROVENIENZA | Portici, coll. Cav. Nicola Mollo; Berlino, coll. Ernest Seeger; Milano, coll. Gran Uff. Rag. Mario Rossello. ESPOSIZIONI | 1874, Napoli, Promotrice, XI Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti in Napoli (opera fuori catalogo); 1901, Venezia, Palazzo dell’Esposizione, Quarta Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, Sala Z Italia - (Napoletano) Collezione Morelli, n. 27; 1928, Venezia, Palazzo dell’Esposizione, XVI Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, Sale 7-14, Mostra della Pittura italiana dell’800, n. 181; 1934, Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, Mostra commemorativa del Cinquantenario, Sala IV, n. 124; 1935, Parigi, Musée des Écoles étrangères contemporaines - Jeu de Paume des Tuileries, L’Art Italien du XIXe et XXe siècles, Peinture, n. 162;
di Morelli esposto nel suo studio raffigurante Fanciulla alzati ed eseguito su commissione del sig. Nicola Mollo], in “Il Piccolo”, n. 106, 17 aprile 1874; G. Fortunato, in “Giornale di Napoli”, 1874; G. Fortunato, in “Giornale di Napoli”, 1874; A.R. Willard, A sketch of the life and work of the painter Domenico Morelli, Houghton, Mifflin and Company, Boston - New York 1895, p. 62, tav. f.t. (con il titolo Christ in the House of Jairus); Catalogo illustrato. Quarta Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, catalogo della mostra (terza edizione), (Venezia, Palazzo dell’Esposizione), Premiato Stabilimento di Carlo Ferrari, Venezia 1901, pp. 188-189, tav. 19; S. Di Giacomo, Domenico Morelli pittore, Casa Editrice Nazionale Roux & Viarengo, Roma - Torino 1905, pp. 80-81 ill. - 83, 85; P. Levi L’Italico, Domenico Morelli nella vita e nell’arte. Mezzo secolo di pittura italiana, Casa Editrice Nazionale Roux e Viarengo, Roma - Torino 1906, pp. 167 (con il titolo La fille de Jaïre), 169-171, 189, 191 (con il titolo La fille de Jaïre) - 192, tav. f.t.; E. Vitelli, L’arte di Domenico Morelli, Istituto Veneto di Arti Grafiche, Venezia 1909, pp. 18-19; F. Sapori, Morelli pittore, Ed. d’Arte Celanza, Torino 1918, tav. f.t.; A. Conti, Domenico Morelli, Edizioni d’Arte Renzo Ruggiero, Napoli 1927, tav. XLVIII; Catalogo. XVI Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, catalogo della mostra (prima edizione), (Venezia, Palazzo dell’Esposizione), Premiate Officine Grafiche Carlo Ferrari, Venezia 1928, p. 46; R. Calzini, La XVI Biennale di Venezia, in “Emporium”, vol. LXVII, n. 401, maggio 1928, Istituto Italiano d’Arti Grafiche Editore, Bergamo, p. 269 ill.; E. Somaré, Storia dei pittori italiani dell’Ottocento, vol. II, «L’Esame» Edizioni d’Arte Moderna, Milano 1928, pp. 449, 517, tav. XII (con il titolo La figlia di Jaïro «thalita cumi»); G. Moroncini, Il genio di Domenico Morelli, Alberto Morano Editore, Napoli 1933, pp. 48-49 ill. - 50; Mostra com-
memorativa del Cinquantenario, catalogo della mostra, (Milano, Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente), Enrico Gualdoni, Milano 1934, p. 28; Catalogue. L’Art italien des XIXe et XXe Siècles, catalogo della mostra, (Parigi, Musée des Écoles étrangères contemporaines - Jeu de Paume des Tuileries), 1935, p. 63 (con il titolo La fille de Jairo); A. De Rinaldis, Verdi e Morelli, in “Le Vie d’Italia”, marzo 1938, pp. 303, 306 ill. (con il titolo La figlia di Iairo); M. Biancale, Verdi e Domenico Morelli. Storia di un’amicizia, in “Il Messaggero”, 2 febbraio 1941; I grandi maestri della pittura italiana dell’Ottocento con gli artisti più rappresentativi di tutte le correnti pittoriche del secolo, a cura di P. Lecaldano, vol. I, Rizzoli Editore, Milano 1958, tav. 105; I. Lapi Ballerini, Comme si c’eût été Jerusalem…, in “Antichità Viva”, a. XVIII, Firenze 1979, II, pp. 63-64; Fusco, “Un passo in avanti dalla leggenda alla storia”. Tra fonti storiche e suggestioni letterarie, in Domenico Morelli tra oblio e rinnovato interesse, in “OttoNovecento. Rivista di storia dell’arte”, n. 3/1996, numero monografico dedicato al pittore, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1996, pp. 23, 30; V. Terraroli, «Pioggia d’opale e di perle»: itinerario iconografico fra temi e invenzioni degli orientalisti italiani, in Gli orientalisti italiani. Cento anni di esotismo 1830-1940, catalogo della mostra, a cura di R. Bossaglia, (Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi), Marsilio, Venezia 1998, p. 44 ill. (con il titolo La resurrezione della figlia di Giajro); B. Secci (scheda), in Domenico Morelli il pensiero disegnato. Opere su carta dal fondo dell’artista presso la Gam di Torino, catalogo della mostra, a cura di C. Poppi, (Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea), Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino 2001, p. 233 ill.; M.E. Maimone, Regesto della vita e delle opere, in Domenico Morelli e il suo tempo 1823-1901 dal romanticismo al simbolismo, catalogo della mostra, a cura di L. Martorelli, (Napoli, Castel Sant’Elmo), Electa, Napoli 2005, p. 277; P. Serafini, La Maison Goupil e gli artisti italiani. Dall’identificazione dei dipinti contenuti nei registri acquisti e vendite alla storia del gusto e del collezionismo: uno dei percorsi possibili, in La Maison Goupil. Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo, catalogo della mostra, a cura di P. Serafini, (Rovigo - Bor-
deaux, Palazzo Roverella - Galerie des BeauxArts), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2013, pp. 18, 36 (con il titolo La fille de Jaire); La Maison Goupil. Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo, catalogo della mostra, a cura di P. Serafini, (Rovigo - Bordeaux, Palazzo Roverella - Galerie des BeauxArts), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2013, pp. 184-185 ill. (con il titolo La fille de Jaire); P. Serafini (scheda), in La Maison Goupil. Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo, catalogo della mostra, a cura di P. Serafini, (Rovigo - Bordeaux, Palazzo Roverella - Galerie des Beaux-Arts), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2013, p. 225 (con il titolo La fille de Jaire); P. Serafini, La pittura italiana dell’Ottocento e gli antichi maestri: un dialogo aperto, in Dialogo sulla Misericordia dal Seicento all’Ottocento, catalogo della mostra, a cura di S.O. Androsov, P. Serafini, (Roma, Musei di San Salvatore in Lauro), Il Cigno GG Edizioni, Roma 2016, pp. 19-21; P. Serafini (scheda), in Dialogo sulla Misericordia dal Seicento all’Ottocento, catalogo della mostra, a cura di S.O. Androsov, P. Serafini, (Roma, Musei di San Salvatore in Lauro), Il Cigno GG Edizioni, Roma 2016, pp. 88-89 ill. (con il titolo La figlia di Jairo Talità Kum); E. Staudacher, La collezione Rossello. Storia di una raccolta d’arte leggendaria, in La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Milano 2016, pp. 76-80; L. Martorelli (scheda), in La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Milano 2016, pp. 186-187 ill. - 189; La collezione segreta. Raccolta Mario Rossello, a cura di F.L. Maspes, E. Staudacher, Gallerie Maspes, Milano 2016, n. 103, pp. 326-327 ill. - 328; V. Spinazzola, Domenico Morelli, S.E.A.I., Milano - Roma s.d., pp. 21 (con il titolo Figlia di Jorio), 27 (con il titolo Figlia di Iairo), 48 (con il titolo Figlia di Giairo), 55, 58 (con il titolo Figlia di Iairo), tav. 21 (con il titolo La figlia di Jairo - “Thalita cumi”).
Firmato in basso a sinistra: “P. Mariani” Coll. privata PROVENIENZA | Saronno, coll. Luigi Romano Maspes; Bologna, Galleria Bottegantica. BIBLIOGRAFIA | B. Cervelli, Piccoli profili
d’artisti: Pompeo Mariani, in “Natura ed Arte”, 15 febbraio 1906, Casa Editrice Dottor Francesco Vallardi, Milano, pp. 368, 377; A. Ranzi (scheda), in M. Di Giovanni Madruzza, Pompeo Mariani. Catalogo ragionato, Federico Motta Editore, Milano 1997, n. 54, p. 127; E. Staudacher, Gli esordi espositivi di Pompeo Mariani e i rapporti con la Società per le Belle Arti di Milano, in Pompeo Mariani impressionista italiano, catalogo della mostra, a cura di E. Savoia, S. Bosi, (Milano, Galleria Bottegantica), Bottegantica, Milano 2014, pp. 170 ill. - 171.
35. FAUSTO ZONARO (Masi, 1854 - Sanremo, 1929)
Bayram Olio su tela, 52 x 78 cm Firmato in basso a destra: “F. Zonaro” Coll. privata L’opera verrà inserita nel catalogo ragionato di Fausto Zonaro a cura di Erol Makzume (in corso di preparazione). Inedito
34. POMPEO MARIANI (Monza, 1857 - Bordighera, 1927)
La preghiera dell’arabo, 1881 circa Olio su tavola, 34 x 25 cm
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Finito di stampare da Grafiche Antiga spa Crocetta del Montello (TV) ottobre 2016