Futura 4 febbraio 2022

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#2 Anno 18 4 febbraio 2022 Periodico del Master in giornalismo “Giorgio Bocca” - Università di Torino

L’ANALISI

La Cina si apre al mondo (ma non troppo)

Giuseppe Luca Scaffidi | P4

REPORTAGE

Luci e ombre sull’eredità dei giochi Matteo Suanno | P5

Giochi di potere Edoardo Di Salvo e Lorenzo Garbarino Pagine 2 e 3

SESTRIERE

Via Lattea impianti di eccellenza Ludovica Merletti | P6

LAVORO

Maestri di sci vite da slalom

Raffaella Tallarico | P7

APPUNTAMENTI

Cortometraggi al Glocal film festival Merletti, Scaffidi, Suanno | P8

FOTO DI TODD TRAPANI DA PEXELS


FUTURA MAGAZINE #2 – 4 FEBBRAIO 2022 di Edoardo Di Salvo

I

DA SEGUIRE

l momento giusto. Sei mesi dopo e a 2mila chilometri di distanza dal record di Tokyo 2022, l’Italia vuole tornare a sognare, e si presenta alla vigilia delle Olimpiadi invernali di Pechino con tutte le credenziali per far bene, migliorare il 12° posto nel medagliere di Pyeongchang 2018 ed entrare nelle migliori dieci (non accade da Torino 2006). La sensazione è che, mai come questa volta, la spedizione azzurra potrà regalarsi e regalare grandi soddisfazioni. La maggior parte dei nostri atleti più forti e con più speranze di medaglia, viaggia intorno ai trent’anni, fase che equivale alla piena maturazione, tecnica e mentale. Soprattutto quest’ultima potrebbe rivelarsi decisiva in un’Olimpiade, dove in pochi minuti ci si gioca il lavoro di quattro anni. A Pechino ancor di più, viste le difficoltà della bolla anti Covid e le incognite di piste e impianti mai provati prima. Federica Brignone, Marta Bassino, Dominik Paris e Alex Vinatzer nello sci alpino, Michela Moioli nello Snowboard cross, Dorothea Wierer nel Biathlon, Arianna Fontana nello Short track e Federico Pellegrino nel fondo le punte di diamante, nel mirino c’è il podio. Tra questi Vinatzer è l’unico under 25, e se Moioli e Bassino sono ancora relativamente giovani (26 e 25 anni), tutti gli altri superano i trent’anni, e l’impressione è che per molti di loro questa possa essere tra le ultime opportunità ai massimi livelli. La stessa Sofia Goggia (la sua presenza sarà in dubbio fino all’ultimo a causa di un infortunio) ha compiuto 29 anni il 15 novembre.. A Pyeongchang 2018 l’età media della squadra azzurra fu di 26 anni e mezzo, quella attuale esattamente un anno in più. Se consideriamo soltanto i medagliati, nella scorsa edizione l’età media fu di 26,3 anni, a Pechino sulla carta è destinata a salire ancora. Il lato positivo è trovare i nostri campioni all’apice della

CREDIT: ARCHIVIO CONI

AL VIA LE OLIMPIADI INVERNALI

DA TOKYO A PECHINO L’ITALIA VUOLE LA TOP 10

Le speranze di medaglie azzurre: Paris, Brignone e l’incognita Goggia carriera, quello negativo è la fatica dei nuovi a raggiungere il livello dei compagni con più esperienza. SCI ALPINO

Nella disciplina regina gli azzurri si presentano con ottime credenziali. Daniela Merighetti, ex campionessa e oggi voce tecnica di Eurosport, indica tra le favorite Elena Curtoni, reduce dalla grande vittoria nella discesa di Cortina. «Elena è arrivata all’apice della sua maturazione, tecnica e personale, potrà

far bene sia in discesa che in Super G». I riferimenti della squadra restano Bassino (Gigante) e Brignone (discesa, SuperG), in condizioni di forma opposte: un inizio di stagione non brillantissimo per la 25enne di Borgo San Dalmazzo, denso di soddisfazioni per la fuoriclasse valdostana. «In campo femminile, il SuperG è la specialità che può regalarci più medaglie - prosegue Merighetti - seguita dalla discesa e dal gigante. Tuttavia le incognite sono tante, a cominciare dalle piste e dal-

la neve artificiale, strana da trovare in questo momento della stagione: ci potrebbero essere grandi sorprese, con nomi non quotati a lottare per le posizioni di vertice». Una di queste può essere Nadia Delago, discesista classe ‘97 al primo grande evento. Discorso a parte merita Goggia. «Penso che sarà al cancelletto, recupera dagli infortuni come un supereroe, poi bisognerà vedere in che condizioni», spiega Merighetti. Una Goggia al massimo sarebbe l’atleta da battere in SuperG e

SCI DI FONDO

PATTINAGGIO DI VELOCITÀ

SLITTINO

di E.D.S.

di E.D.S.

di E.D.S.

Il fenomeno Klæbo “cannibale” norvegese rendete uno che a 21 anni si è P portato a casa tre ori olimpici, a 25 vanta già sei titoli iridati irida-

ti, sei Coppe del Mondo nello sci di fondo, due generali e quattro di specialità. Aggiungete anche che da un mese è diventato il più vincente fondista di sempre nella storia del Tour de Ski, il massimo circuito della disciplina. Questo è Johannes Høsflot Klæbo, da Trondheim (Norvegia). Autentico dominatore del fondo, si presenterà a Pechino per migliorare i tre successi di Pyeongchang, cimentandosi anche nello Skiathlon e forse nella tecnica classica. È uno dei volti di questa edizione, qualsiasi risultato diverso dall’oro nello Sprint tecnica libera sarebbe la sorpresa dell’Olimpiade.

Missione Wüst: la prima Di padre in figlia con cinque ori consecutivi La saga degli Zöggeler

a più veloce di sempre alla cacL cia di un record storico. La pattinatrice olandese Ireen Wüst

L’IMBATTIBILE

Johannes Høsflot Klæbo, tra i forti di sempre

discesa, dove è la campionessa in carica. Per quanto riguarda gli uomini, fari puntati su Paris e Vinatzer. “Domme” è uno dei favoriti nella velocità, secondo Merighetti «ha il 75/80% di possibilità di salire sul podio, tra discesa e SuperG». In slalom Vinatzer è il talento della nuova generazione, se trova la giornata giusta e non commette errori è al livello dei migliori: per lui è forse il primo banco di prova della carriera. In corsa per le medaglie anche Luca De Aliprandini in gigante e Giulia-

vola a Pechino con l’obiettivo di diventare la prima atleta della storia delle Olimpiadi - uomini e donne, estate e inverno - a vincere un titolo olimpico individuale in cinque edizione diverse. La saga è iniziata a Torino 2006 ed è proseguita consecutivamente fino a Pyeongchang, alternando medaglie nei 3mila e nei 1.500 metri. In Cina gareggerà in questa distanza, nei 1.000 e nell’inseguimento a squadre, dove l’Olanda è la grande favorita. Dopo essersi messa al collo tredici medaglie olimpiche, a 35 anni Wüst è pronta a scrivere un ulteriore capitolo della sua straordinaria carriera.

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Sochi 2014 Armin Zöggeler, A uno dei più grandi e vincenti slittinisti di sempre, chiudeva una

LA DONNA DEI RECORD Ireen Wüst, la più medagliata di Pechino 2022

carriera unica con fantastico bronzo, la sesta medaglia individuale consecutiva (da Lillehammer 1994). È il solo a esserci riuscito nella storia dei Giochi. Quel giorno la figlia Nina aveva 13 anni. Ne compirà 21 domani, e festeggerà a Pechino insieme a papà Armin, direttore tecnico della squadra azzurra. Nina ha seguito le orme del padre ed è diventata una slittinista di talento. Difficile puntare subito al podio, già entrare nelle prime dieci sarebbe un ottimo risultato, ma chissà che a partire da Milano-Cortina 2026 la bacheca di casa Zöggeler non sia destinata ad arricchirsi di medaglie.

QUESTIONE DI DNA Nina Zöggeler ha ereditato il talento del papà Armin


FUTURA MAGAZINE #2 – 4 FEBBRAIO 2022

SPETTACOLO E TECNOLOGIA

Le discese in 3d per una nuova tv

CREDIT: SIMONE SALVADOR

Simone Salvador, SportinMedia

di Lorenzo Garbarino

C CREDIT: ARCHIVIO CONI

no Razzoli in slalom. GLI ALTRI SPORT

Detto di Fontana, Moioli, Pellegrino e Wierer, tra i 121 azzurri di Pechino potrebbero nascondersi altre carte da podio. Tra queste spicca Valentina Margaglio nello Skeleton. La 28enne di Casale Monferrato è ormai tra le protagoniste in una disciplina dove per l’Italia una medaglia manca dal 1948. Momento di piena maturità anche per Francesca Lollobrigida (Pattinaggio di velocità), che ha nelle corde un posto tra le migliori tre. Discorso simile per i due Fischnaller, l’eterno Roland (41 anni) nello Snowboard gigante parallelo, e lo sfortunato Dominik (Slittino), che a Pyeongchang finì a 2/100esimi dal bronzo. Tra gli under 25 l’unico che può tentare l’impresa sembra essere il classe ‘99 Pietro Sighel nello Short track, ma dovrà succedere qualcosa di particolare. Per i giovani ci sarà tempo, mai come questa volta l’Italia dello sport vive nel presente. Un presente che può farci continuare a sognare.

OBIETTIVO AMBIZIOSO L’Italia punta a entrare nelle migliori dieci del medagliere

«L’on demand una rivoluzione ancora a metà» di L. G.

el 2018 Iliad prometteva la riN voluzione per la telefonia. Era più una operazione di marketing se paragonata all’avvento, lo stesso anno, degli Over-the-top nell’universo sportivo. Abbreviate come Ott, sono aziende come Dazn e Discovery che, tramite internet, offrono contenuti on demand. Un settore agli albori in Italia, come racconta Simone Salvador, autore di “Decoder - Storia della pay tv sportiva in Italia” e fondatore di SportinMedia, il primo sito italiano dedicato al rapporto tra sport e mass media.

GLI ATLETI IN STUDIO CON CUBE

BOB

La Giamaica corre veloce anche se non c’è Bolt di E.D.S.

eorge Fitch e William MaG loney. Due uomini d’affari americani sconosciuti ai più, a cui

dobbiamo una delle storie olimpiche più belle di sempre. A Kingston videro delle gare di carretti per strada e si convinsero che l’esperimento avrebbe funzionato anche sul ghiaccio, non esattamente comune nel Paese caraibico. Grazie a loro è nata la tradizione giamaicana del Bob, il cui debutto risale a Calgary 1988 con il celebre cappottamento che impose la vicenda nell’immaginario dei Giochi. A Pechino la Giamaica sarà presente con tre squadre, mai così tante. Le speranze di medaglia sono quasi nulle, un dettaglio che non impedirà al Bob giamaicano di proseguire la sua leggenda.

SALVADOR, ESPERTO OTT

ambiano le stagioni sportive, ma le Olimpiadi restano salde sotto l’egida di Discovery. I giochi di Tokyo sono ancora impressi nei ricordi dei tifosi, che dopo sei mesi tornano a darsi appuntamento nei propri salotti per non perdere un minuto di Pechino 2022. Un evento che l’azienda statunitense ripropone sull’onda dell’esperienza giapponese. I preparativi sono già ultimati e si attende solo l’inizio, come racconta Luca Stacul, Sport Director di Discovery: «Tramite la nostra piattaforma Ott, Discovery+, offriremo oltre 1.200 ore live nei 19 giorni di competizione. Ci saranno sei canali in contemporanea dedicati a tutte le 15 discipline e ai 109 eventi previsti, dall’inizio alla fine, con la possibilità di scegliere in qualsiasi momento cosa vedere, live e on demand».

PASSIONE GLACIALE In Cina ben tre squadre di Bob giamaicane

Che cosa sono gli Ott?

Una produzione che vedrà il ritorno di Cube, il fiore all’occhiello digitale dell’azienda, inaugurato a PyeongChang 2018. Una tecnologia immersiva che proietta gli atleti in uno stadio virtuale, per dialogare con gli ospiti in studio. «Non la sfrutteremo - prosegue Stacul solo per le interviste. Questo strumento ci permetterà di utilizzare grafiche 3D per analizzare nel dettaglio le performance degli atleti. Perché, alla fine, gli sport invernali sono forse ancor più tecnologici rispetto a quelli estivi». Una scelta editoriale che Discovery ha impresso ormai da quattro anni, soprattutto nella direzione dell’on demand. La scaletta è affidata al gusto del singolo utente, che può decidere cosa vedere senza gli impedimenti della diretta e dei palinsesti. Una decisione apprezzata anche grazie ai limiti imposti dal fuso orario degli ultimi Giochi olimpici. Gli appassionati della neve possono dire addio a notti in bianco per seguire i propri beniamini in Asia e attendere il giorno dopo per recuperare l’evento, a scanso di spoiler di colleghi e amici.

CREDIT: ERIK MCLEAN SU UNSPLASH

DISCOVERY + Dal 2018 la casa delle Olimpiadi Discovery è un azienda statunitense operante in Italia dal 1997. Nel giugno 2015 si è aggiudicata, con un offerta di 1,3 miliardi di euro, i diritti televisivi per trasmettere in tutta Europa quattro edizioni delle Olimpiadi invernali e estive, da PyeongChang 2018 fino a Parigi 2024. La manifestazione sarà disponibile interamente su Discovery+, e per chi decidesse di abbonarsi alla piattaforma Ott entro il 20 febbraio, potrà usufruire di 3 giorni di prova gratuita e, oltre alla sottoscrizione mensile, scegliere di abbonarsi per 12 mesi a € 29,90 complessivi.

siste infatti nella gara: «Appena il primo atleta ha messo piede sulla pista d’atletica, tutte le paure sono svanite e il pubblico si è concentrato sulla competizione. Proprio come per gli atleti, tutto quello che accade intorno viene assorbito dalla performance. Abbiamo capito che dobbiamo focalizzarci sulla performance». Una lezione che Discovery cercherà di sfruttare anche in vista di Parigi 2024: «Il fatto di essere in Europa ci darà la possibilità di fare ancora di più - conclude Stacul - soprattutto a livello di presenza sull’evento. Impareremo a gestire ancora meglio l’appuntamento e sicuramente faremo dei passi avanti nel comparto tecnologico. Di certo non cambieremo scelta editoriale. Non mi aspetto più contenuti concentrati sullo studio e sulla discussione. Vogliamo che gli atleti rimangano al centro dell’attenzione del nostro pubblico. Crediamo molto in questa direzione».

IL RITORNO SUGLI SPALTI DEL PUBBLICO

Ma le novità di questa edizione non si fermano qui. Una lieto ritorno di questa manifestazione è la presenza del pubblico sugli spalti. Il fattore spettatori era stato fonte di dibattito e timori per Discovery. «A Tokyo, - racconta Stacul - la mia grande preoccupazione era che senza pubblico la manifestazione olimpica mancasse di emozione. E invece, per fortuna, non è così». Il segreto del successo sportivo con-

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Sono un metodo di trasmissione diverso. La tv classica ha una produzione ampia, che lavora con mezzi e sedi distaccate. Gli Ott veicolano il prodotto tramite internet. Hanno costi inferiori, e questo si riflette negli abbonamenti. Se la tv è costretta ad avere un palinsesto tutto il giorno, agli Ott basta una biblioteca multimediale da cui l’utente può scegliere l’evento. Quando è stato l’anno di svolta per lo sport?

Il 2018 per due motivi, entrambi accidentali. Il primo a provarci in Italia è stato Eurosport Player, con le olimpiadi invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud. I giochi furono trasmessi in streaming perché Eurosport, che detiene tuttora i diritti, non trovò un accordo con Sky per la trasmissione. Il pubblico di massa è arrivato con Dazn, quando affiancò sempre Sky nella trasmissione della Serie A subentrando a Media Pro. Quali sono i limiti degli Ott?

1200 ORE DI SPORT Sei canali per tutti i 109 eventi in programma

Il problema riguarda la trasmissione. I sistemi in streaming sfruttano una rete che in Italia non è performante. Gli utenti poi scontano ancora una scarsa dimestichezza con la tecnologia. Nei contenuti, cosa differenzia i cataloghi dalle pay tv?

In questo caso sono le scelte degli utenti a influenzare l’offerta. Se non interessano i post partita e chiudono l’app, è scontato che si riduca all’osso l’offerta di Dazn. Un limite che gli Ott vogliono ridurre. Dovrebbero creare contenuti di qualità che invoglino l’abbonato a non fermarsi al singolo evento.


FUTURA MAGAZINE #2 – 4 FEBBRAIO 2022

L’ANALISI

La potenza cinese si apre al mondo (ma non troppo) I dilemmi di Xi, tra geopolitica e privacy di Giuseppe Luca Scaffidi

IN SINTESI

Platee ristrette per assistere agli eventi

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L’app My2022 solleva dubbi sulla privacy

•••

Boicottaggio diplomatico da Usa e altri Paesi

I

prossimi Giochi Olimpici saranno semplici, sicuri ed emozionanti». È con queste parole, pronunciate durante un incontro con il numero uno del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, tenutosi presso la Diaoyutai State Guest House il 24 gennaio, che il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, ha voluto rassicurare la platea internazionale a pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi invernali di Pechino. Una manifestazione che consacrerà la capitale cinese come unica città ad aver ospitato sia le Olimpiadi estive (quelle del 2008) sia le Olimpiadi invernali e che, come da attese, sarà caratterizzata da una profonda incertezza, dovuta in primis all’avanzare della variante Omicron, altamente contagiosa nello stato cinese. Date le premesse non confortanti, le procedure messe a punto per limitare la diffusione del virus sono piuttosto stringenti: soltanto un numero limitato di spettatori potrà assistere alle gare e non saranno ammessi spettatori stranieri, a eccezione dei residenti in Cina che rien-

trano nei requisiti richiesti. Anche la tecnologia, almeno in teoria, dovrebbe giocare un ruolo cruciale sul fronte della prevenzione: il Beijing Financial Holdings Group, una società scelta da Pechino per tenere traccia dell’andamento del Covid nel Paese, ha lanciato My2022, un’app che gli atleti potranno utilizzare per muoversi nei campus e restare in contatto con notizie, eventi o avvisi di emergenza e altre notifiche importanti. L’uso dell’applicazione è stato richiesto dalle autorità, nel contesto del programma di monitoraggio della salute a cui devono sottoporsi tutti i partecipanti stranieri alle Olimpiadi, compresi allenatori, team medici e giornalisti. Tuttavia, My2022 ha già sollevato le prime perplessità: secondo un rapporto presentato da Citizen lab – l’organizzazione dell’università di Toronto che ha svelato la sorveglianza illegale del software di spionaggio Pegasus – l’app governativa presenta diverse falle dal punto di vista della tutela della privacy, rischiando di esporre informazioni sensibili degli atleti a terzi, come i dettagli del passaporto, la cronologia dei viaggi e i dati medici, ol-

CREDIT: PIXABAY

OLIMPIADI La Cina si presenta al mondo come potenza globale

tre che i messaggi eventualmente scambiati nell’apposita chat. Inoltre, l’app include una funzione per segnalare i contenuti etichettabili come “politicamente sensibili” e una lista chiamata “illegalwords.txt”, contenente più di duemila parole chiave connesse alle agenzie governative cinesi, al Tibet e al gruppo etnico degli uiguri, nei confronti del quale la Cina è accusata di compiere gravi violazioni dei diritti umani. Di qui i ripetuti inviti da parte delle istituzioni statunitensi, che sono giunte perfino a suggerire ai propri concittadini di dotarsi di telefoni usa e getta da portare in Cina, lasciando a casa quelli personali. Su questa stessa falsariga si stanno muovendo anche altri Paesi come Olanda, Canada, Belgio e Australia. Inoltre, le Olimpiadi invernali si sono già trasformate in un caso diplomatico: a Pechino non saranno, infatti, presenti i rappresentanti ufficiali di Australia, Gran Bretagna,

Città e montagna un modello per i giochi del futuro di G.L.S.

P

echino rappresenta l’esempio più recente di un’inversione di tendenza che, negli ultimi vent’anni, ha cambiato profondamente il volto dei Giochi invernali: infatti, se in una fase iniziale le Olimpiadi sulla neve venivano organizzate in piccole località turistiche di altissimo prestigio, oggi sono soprattutto le città a ospitare la manifestazione a cinque cerchi. Nel 1924, l’anno di esordio della manifestazione, la città prescelta fu Chamonix, in Francia, una delle stazioni sciistiche più gettonate d’Oltralpe. Nonostante i problemi organizzativi e climatici l’evento fu un vero e proprio successo (anche se nella gara di 50 chilometri di sci di fondo, a causa del grande freddo, si ritirarono in 12 tra i 33 partecipanti). Ai Giochi presero parte 16 nazioni, per un totale di 258 atleti di cui 13 erano donne. La cittadina francese sembrava aver disegnato una traiettoria ben precisa per il futuro: a differenza

della controparte estiva, i Giochi invernali avrebbero dovuto trovare spazio in quelle mete tradizionalmente dedicate agli sport sulla neve, anche perché già dotate delle infrastrutture adatte a garantire un agevole svolgimento delle competizioni. Non a caso, Chamonix fu seguita nel ’28 da Saint Moritz, in Svizzera, e nel ’32 da Lake Placid, negli Stati Uniti. Nel 1944 fu, almeno idealmente, il turno della “nostra” Cortina d’Ampezzo, che ospitò un’edizione memorabile ma per i motivi sbagliati, dato che non venne disputata a causa dell’aggravarsi della guerra. La Regina delle Dolomiti dovette attendere fino al 1956 per realizzare il sogno del conte Alberto Bonacossa e ospitare finalmente la competizione, diventando la prima edizione dei Giochi olimpici svoltasi in Italia. Il successo di quell’appuntamento fu amplificato in maniera enorme dalla possibilità per la Rai di trasmettere l’evento, spianò la strada alla storica edizione di Roma del 1960 ed ebbe il merito di far scoprire a milioni di italiani gli sport invernali, fino a quel momen-

CREDIT: PIXABAY

2026: La formula di Milano-Cortina unirà la città all’arco alpino

to appannaggio di pochissimi eletti. A partire dal 2002, con il giro di boa delle Olimpiadi di Salt Lake City e le polemiche dovute a una candidatura non proprio limpidissima, il quadro ha iniziato a stravolgersi, e le grandi città hanno iniziato a imporsi come location privilegiate dei Giochi. Da questo punto di vista, la manifestazione torinese del 2006 ha rappresentato un punto di svolta,

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dimostrando al mondo come l’organizzazione di un grande evento possa rappresentare l’occasione ideale per incentivare lo sviluppo infrastrutturale e urbanistico cittadino. A confermarlo sono i numeri: per lo svolgimento dei Giochi sono state realizzate oltre sessantacinque opere tra impianti sportivi, infrastrutture viarie e villaggi per atleti e stampa, per una spesa approssimativa totale di oltre 3,5 miliardi di euro.

Giappone e Nuova Zelanda, che aderiranno al boicottaggio proclamato dall’amministrazione Biden a dicembre. Com’è facile intuire, i Giochi rappresenteranno un punto di svolta essenziale per il processo di affermazione della Cina: serviranno a presentarla sul palcoscenico internazionale non più in veste di Paese emergente in cerca di consacrazione, come accaduto in occasione delle Olimpiadi del 2008, ma come una grande potenza ormai matura e affermata, ben lontana dall’antica etichetta di “fabbrica del mondo”; uno status che, nella retorica cinese, si realizza anche tramite l’affermazione della superiorità del proprio modello di gestione della pandemia rispetto a quello statunitense e occidentale in generale. Affermando questa superiorità e ribadendo la validità della strategia zero contagi, Pechino si è condannata a non poter fallire.

La metropolitana è probabilmente l’eredità più tangibile di questa strategia lungimirante: fu inaugurata 6 giorni prima dell’inizio dei Giochi, portando finalmente a compimento una promessa che ha tenuto banco per ben settant’anni e migliorando la qualità di vita di tanti cittadini che hanno potuto, finalmente, riporre l’automobile in garage. L’esempio di Torino ha dettato la direzione degli anni successivi, portando definitivamente lo spirito olimpico nei centri storici delle città mondiali, come accaduto nei casi di Vancouver, Soči, Pyeongchang e, non ultima, Pechino. L’andamento dell’ultimo ventennio suggerisce che, allo stadio attuale, le lussuose mete internazionali del turismo invernale internazionale non sono più in grado di poter contare sulle proprie forze per proporsi come alternative credibili e ospitare la competizione. E, non a caso, l’unione tra Milano e Cortina, nel 2026, è proprio l’esempio di una tendenza ormai ormai radicata: i Giochi sono sempre più eventi itineranti e globali, che in quanto a “gigantismo” e ambizioni non hanno più nulla da invidiare alle Olimpiadi estive. Unendo città e arco alpino, i Giochi rappresenteranno un’occasione di rilancio.


FUTURA MAGAZINE #2 – 4 FEBBRAIO 2022

IL REPORTAGE

Gioielli e carcasse: più luci che ombre sull’eredità dei Giochi Torino regge, ma gli impianti in montagna soffrono di Matteo Suanno

IN NUMERI

15

Gli impianti totali usati per i Giochi del 2006

111

I milioni spesi per le piste di bob e salto con gli sci

300

I milioni stimati di risparmio se si riusassero gli impianti nel 2026

S

cellerate omissioni, inerzia e incuria». Sono alcune delle parole contenute nella sentenza con cui, l’11 gennaio, la Corte dei Conti del Piemonte ha ordinato il sequestro di beni per il valore di diciassette milioni e mezzo di euro per sei membri del consiglio di amministrazione della Fondazione XX Marzo 2006. La struttura fu il braccio operativo di Regione Piemonte e del Coni per gestire gli impianti di Torino 2006. La sentenza contesta «il sottoutilizzo e l’incuria delle strutture olimpiche, che ne hanno provocato il deprezzamento».

CREDIT: FLICKR

COLORI SBIADITI Le palazzine dell’Ex Moi, simbolo urbano del degrado post Olimpiadi

DUE VELOCITÀ

Sulla soglia di Pechino 2022, la notizia riapre quel pesante fascicolo che riguarda l’eredità materiale di Torino 2006. Lo stato di completo abbandono del trampolino per il salto con gli sci di Pragelato e la pista di bob di Cesana in Val Susa, costate complessivamente quasi oltre cento milioni di euro, è diventato il volto di un progetto olimpico a due velocità: «Per valutare l’impatto a lungo termine dei Giochi, consideriamo una sostanziale differenza tra la città e l’area alpina», afferma l’economista Piervincenzo Bondoni dell’osservatorio “Omero” dell’Università di Torino, che da anni monitora i grandi eventi: «Su Torino, per esempio, ci sono più luci che ombre». Il capoluogo piemontese fu il primo centro urbano a ospitare un’Olimpiade invernale, diventando fulcro della vita olimpica e cuore pulsante per gli investimenti: «Quelli del 2006 furono i Giochi di Torino prima di essere un evento nazionale. Basti pensare ai maggiori finanziatori, tra i quali non comparivano società statali, per esempio Alitalia o Poste Italiane», continua Egidio Dansero, altra voce dell’osservatorio. TORINO AL CENTRO

I Giochi permisero di rinnovare il clima culturale della città, mentre gli investimenti sostennero la spinta al completamento di infrastrutture come la metropolitana o il tratto autostradale tra Torino e Pinerolo: «La città divenne il centro di opere di riqualificazione urbana e raddoppiò i numeri del turismo tra il 2002 e 2013», aggiunge Dansero. Attorno ai quartieri olimpici sorgono ancora oggi i grandi impianti del ghiaccio come il Palavela, il PalaAlpitour e l’Oval. Gli ultimi due furono temporaneamente prestati ai Giochi, ma riconvertiti poco dopo la fine: «A

LUCI E OMBRE L’Arco Olimpico e il PalaAlpitour I destini diversi dei simboli del 2006

differenza delle piste e degli impianti della Val Susa, le infrastrutture torinesi erano concepite per il loro utilizzo negli anni, e solo adattate alla funzione che ebbero durante le Olimpiadi», spiega Bondoni.

È sotto le montagne che la gestione dell’eredità olimpica subì l’arresto decisivo. Tolto l’effetto positivo e a volte provvidenziale che gli interventi infrastrutturali ebbero per alcune località sciistiche della Val Susa, i costosissimi impianti per il bob e il salto con gli sci non si imposero mai in campo nazionale nè internazionale, pur restando per anni tra i più sofisitcati al mondo. Dopo pochi anni caddero in uno stato di completo abbandono, così come il Villaggio Olimpico dell’Ex-Moi, vera prova di incuria in città. Dopo l’assegnazione dei Giochi del 2026 a Milano e Cortina, il Piemonte ha

proposto al Coni e al governo un piano di riutilizzo di alcuni impianti torinesi finora non preso in considerazione. Il risparmio per il sistema Italia e ai cittadini sarebbe di circa 300 milioni, e si atterrebbe alla linea responsabile dettata qualche anno fa dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio): «Dal novembre 2014 sono consentiti Giochi tra più città e Paesi, per distribuire costi, competizioni e strutture. Non dimentichiamo che per il 2006 la Francia aveva offerto alcuni impianti a Torino, ma governo e Coni avevano rifiutato. Non ripetiamo oggi quell’errore», conclude Dansero.

IL RICORDO DELLA CAMPIONESSA

Di Centa: «Che gioia premiare mio fratello» di M. S.

IN SINTESI

Di Centa vinse due ori ai Giochi Olimpici del ‘94

••

Premiò il fratello Giorgio, oro a Torino

•••

«Ricordo lo stupore della famiglia Ciampi»

nella frenesia dei preparativi È per raggiungere l’Olimpiade di Pechino che Manuela Di Centa,

cinque medaglie di cui due ori nello sci di fondo a Lillehammer ‘94, si concede un ricordo troppo incalzante per non riaffiorare. Quest’anno, d’altronde, toccherà a Martina rilevare il testimone di una staffetta olimpionica che è ormai affare di famiglia e che scivola, come sul ghiaccio, nel tempo e tra le generazioni. Fu proprio zia Manuela la prima a partecipare ai Giochi nel 1984 a Sarajevo. Quattordici anni più tardi toccò al fratello Giorgio in Giappone, mentre ora sarà la 21enne dei Carabinieri a indossare la pettorina a cinque cerchi per la prima volta: «Poter seguire Martina in Cina è una sensazione indescrivibile, che mi riporta a quel podio della 50

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chilometri di sci di fondo a Torino 2006. Ho i birvidi quando ripenso a quella sera, quando fui io a mettere a Giorgio la medaglia d’oro al collo», ricorda Manuela con l’emozione che le pizzica la voce. Quell’anno la friulana era nel pieno del secondo mandato come membro del Comitato Olimpico Internazionale e era appena stata nominata “sindaco” dei due Villaggi olimpici di Torino e Sestriere dal comitato organizzatore dei XX Giochi invernali: «Quella di Torino fu la prima vera edizione a non riguardare solo la montagna. Il centro nevralgico della vita olimpica e di alcune discipline era urbano. Nel Villaggio si respirava un’aria frizzante che ancora porto dentro». Ogni mattina Manuela attraversava la passerella sospesa lunga 400 metri che collega l’area del Lingotto, all’interno della quale sorgevano gli uffici del comitato, alle palazzine colorate

di Borgo Filadelfia, dove soggiornavano gli atleti. Le stesse che negli anni successivi, complice l’abbandono politico e il degrado dovuto all’utilizzo di materiali scadenti, saranno per molti l’immagine dolente di un’occasione di consumatasi in fretta: «A quei tempi, la metamorfosi degli ex Magazzini generali fu una delle prime esperienze di riqualificazione che reinterpretavano il passato in chiave contemporanea. Ricordo ancora l’espressione di stupore del presidente Ciampi e della moglie Franca in visita», continua Di Centa. Quei giorni di febbraio furono lo specchio senza filtri dell’ambizione prima sportiva, poi economico-speculativa della Torino di Chiamparino, che si sarebbe scontrata con la paralisi degli investimenti generata dalla crisi finanziaria del 2007 e con una gestione politica inefficace nel dare seguito alla centralità portata dai Giochi.


FUTURA MAGAZINE #15 – PAGINA SINGOLA A

Il “sogno” Sestriere passa agli inglesi Il fondo di private equity ICon ha acquisito il 100% della società per 90 milioni di euro di Giuseppe Luca Scaffidi

IN NUMERI

30

milioni, la cifra spesa nel 2006 per l’acquisizione

90

milioni, la cifra del pacchetto azionario

400

chilometri di piste da sci nella Via Lattea

di iCON Infrastructure - abbiamo l’opportunità di acquisire una delle più grandi aziende operanti nel settore delle stazioni sciistiche in Italia. Non vediamo l’ora di lavorare a stretto contatto con il management team e i comuni locali per sviluppare ulteriormente il comprensorio. Intendiamo infatti sostenere un piano di sviluppo a lungo termine a beneficio del business e delle comunità ed istituzioni locali nel loro complesso».

E

ra il fiore all’occhiello del senatore Giovanni Agnelli che, nel 1930, dopo un appassionato viaggio in Norvegia, decise di acquistare tutti i terreni dell’area per forgiare il mito del “comune più alto d’Italia”, incaricando l’ingegner Vittorio Bonadè Bottino, già progettista del Lingotto e di Mirafiori, di disegnare ex novo una stazione turistica invernale. Il suo obiettivo era quello di rendere accessibile alle masse lo sci, quel nuovo sport di cui si era così tanto appassionato, trasformandolo in un passatempo popolare. Furono proprio gli Agnelli a portare delle innovative funivie di fabbricazione tedesca e a costruire le due torri diventate il simbolo di Sestriere, uno dei borghi di montagna maggiormente impressi nell’immaginario collettivo italiano. L’ACCORDO CON ICON

INIZIA UNA NUOVA FASE

CREDIT PIXABAY

CONTINUITÀ ICon conferma i vecchi livelli occupazionali

Oggi l’immagine di Sestriere – sede nel 1967 della Coppa del Mondo di Sci Alpino, nel 1997 dei Mondiali di Sci e nel 2006 delle gare di sci alpino delle Olimpiadi Invernali – è ancora oggi indissolubilmente legata alle due torri pensate da Bonadè Bottino, che progettò anche le prime tre funivie. A cambiare, però, è la proprietà: il 24 gennaio, il fondo iCon Infrastructure Partners ha infatti annunciato di aver raggiunto l’accordo per l’acquisizione del 100% della Sestrieres S.p.A. dai suoi attuali azionisti (ossia Pubbli-Gest S.p.A. e A.B.C. S.r.l). «Con l’ac-

quisizione di Sestrieres, attraverso un’operazione del controvalore di 90 milioni di euro - si legge nella nota ufficiale - iCON Infrastructure ha rilevato una delle più grandi e solide aziende italiane nel settore delle stazioni sciistiche, ponendosi obiettivi a medio-lungo termine per far crescere ulteriormente la società, anche a beneficio delle comunità locali». Già annunciati investimenti pianificati per una cifra vicina ai 30 milioni di euro, che partono dalla sostituzione della seggiovia “Cit Roc” per arrivare a strategie commerciali e processi di digitalizzazione che hanno l’obiettivo di ridare a Sestriere il posto che merita fra le mete turistiche più importanti d’Europa. «Con questa transazione, - dice Iain Macleod, managing Partner

«VOGLIAMO CONFERMARE IL POSTO CHE IL COLLE HA SEMPRE OCCUPATO NEL SETTORE SCIISTICO» GIOVANNI BRASSO CEO SESTRIERES SPA

I gestori italiani: «Lasciamo Via Lattea con gli impianti eccellenza europea» di Ludovica Merletti

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estriere è una meta ambitissima, glielo garantisco. Al di là di quello che si scrive e si dice nei bar. Questo glielo dico perché noi vediamo i numeri. Siamo molto competitivi e ricercati da clienti e tour operator in tutta Europa». A parlare è Gualtiero Brasso, vicepresidente – ancora per qualche giorno almeno – della Sestrieres Spa. La società dal 2006 controlla il comprensorio sciistico della Via Lattea, esteso tra alta Valle Susa e Val Chisone, dopo averlo acquisito dalla famiglia Agnelli. A breve, però, non sarà più così: Icon, un fondo britannico di private equity, ne sarà il nuovo proprietario. «L’accordo è quasi definito, c’è stata la firma di un contratto preliminare che si dovrebbe trasformare in un

closing tra qualche giorno, massimo una settimana. Mancano solo i dettagli burocratici». Qual è l’eredità che avete raccolto nel 2006, e cosa lasciate dopo sedici anni?

Io non entrerei tanto nel merito di eredità, di cosa abbiamo lasciato: noi abbiamo rilevato un comprensorio dopo le Olimpiadi, un bel comprensorio. Abbiamo fatto una ristrutturazione aziendale e lavorato secondo coscienza. Tutto ciò, dopo sedici anni, ci ha portato a trovare un partner importante, di livello internazionale, che ha creduto nel progetto e ha deciso di investire tanti soldini per riportare, anzi mantenere Sestriere tra l’eccellenza delle stazioni sciistiche. A proposito di eccellenze, c’è chi parla di occasioni sprecate

mi permetta di rassicurare chi legge che i nuovi investitori sono persone serie e molto preparate. Sanno benissimo come muoversi e hanno fatto la scelta, secondo me corretta, di mantenere in carica lo stesso management. Questo lavoro non si impara in un giorno. Inoltre, così facendo, garantiscono continuità e serenità per i dipendenti nel territorio.

nella gestione di Via Lattea negli anni.

Io credo che sia sfruttata al meglio delle sue potenzialità. Noi abbiamo dei problemi innati, non solo nel comprensorio, ma nella zona: abbiamo molto turismo di prossimità nei fine settimana, ma negli altri giorni lavoriamo meno perché la capacità alberghiera è un po’ limitata. Chiaro, tutto si può migliorare. Ci sarà qualcuno che avrà idee migliori e potrà sviluppare meglio la Via Lattea.

La cessione avviene a stagione sciistica in corso. I turisti devono aspettarsi un periodo di assestamento?

Il comprensorio è centrale per i comuni della zona. C’è preoccupazione per l’arrivo di un proprietario estraneo alla Valle e alle sue esigenze?

A noi nessun sindaco ha espresso preoccupazione. Chiaro, il cambio di proprietà di una società così importante è sulla bocca di tutti. Però

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Il comprensorio sciistico della Sestriere, insieme con la vicina stazione sciistica francese di Monginevro, rappresenta un’area con oltre 400 km di piste, notoriamente conosciuta come “Via Lattea”, che attira più di 1,1 milioni di visitatori a stagione. Alla guida resterà il Presidente Giovanni Brasso che, in virtù della sua grande esperienza, accompagnerà il nuovo gruppo nella prossima fase di sviluppo, garantendo continuità a un progetto che continua a rimanere centrale per un gran numero di operatori del turismo invernale; allo stesso tempo, il management team esistente rimarrà in carica, così come resteranno invariati gli attuali livelli occupazionali. «Sono molto soddisfatto di aver trovato in iCon Infrastructure un investitore solido e propositivo - ha dichiarato Brasso - che sicuramente porterà all’azienda nuovi stimoli, motivazioni ed investimenti, con la volontà di rispettare e far crescere il territorio e confermare il posto che Sestrieres ha sempre avuto e merita nel settore sciistico». Il sogno degli Angelli passa anch dai cepitali di ICon.

CREDIT GUALTIERO BRASSO

IL VICEPRESIDENTE Brasso si dimette dopo quasi 16 anni

Assolutamente no, non cambierà niente. La stazione continuerà a funzionare come è sempre stato. Siamo soddisfatti, la stagione sta andando bene. Le vacanze di Natale sono andate benissimo, ora c’è una flessione fisiologica, ma stiamo avendo tante prenotazioni e pochissime disdette. È uno degli anni anni migliori. Anche per quanto riguarda il Covid c’è moderato ottimismo, per ora dovremmo aver scongiurato la zona rossa.


FUTURA MAGAZINE #2 – 4 FEBBRAIO 2022

LAVORI INVERNALI

MAESTRI DI SCI VITE DA SLALOM

DOVE SCIARE IN PIEMONTE

La stagione, i guadagni, il Covid-19: la professione di chi insegna a “scivolare sulla neve” è incerta, ma è ancora attrattiva per migliaia di giovani di Raffaella Tallarico

IN SINTESI

Sono 14 mila i maestri di sci in Italia

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In Piemonte 3.605 insegnanti e 78 scuole

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40 milioni di ristori a maestri e scuole

L

o sci, per natura, abitua al rischio. A cominciare da chi insegna questo sport, un lavoro tipicamente stagionale, legato all’andamento dei flussi degli appassionati. I charter dei tour operator delle vacanze invernali, con a bordo i turisti in prevalenza nordeuropei, fanno i conti con una pandemia non ancora conclusa. Il meteo e il clima influenzano la condizione del manto nevoso e, quindi, la praticabilità dell’attività. Anche i guadagni sono variabili. A Bardonecchia un maestro, a seconda dell’esperienza, guadagna tra i 25 e i 30 euro all’ora e in un giorno lavora per un massimo di 8 ore. Si può arrivare ai 220 euro solo nei weekend, o durante le vacanze di Natale. Ma, nonostante tutte le incertezze del mestiere, l’attività continua ad attrarre anche i giovani. Il ricambio è continuo: nel solo Piemonte, ogni anno si abilitano circa 70 insegnanti. IERI D’ÈLITE, OGGI “POP”

Se fino agli anni Settanta era considerato uno sport di élite, con il diffondersi dei club nelle grandi città lo sci è diventato molto popolare. Di conseguenza è cresciuta la domanda di lezioni, ma anche l’offerta di insegnanti. Secondo i dati del Collegio nazionale della categoria, in Italia ci sono circa 14 mila maestri, e le scuole di sci sono 400. Per esercitare l’attività bisogna ottenere una specifica abilitazione. La prima normativa nazionale sulla professione è del 1991, e ogni regione ha la propria disciplina attuativa e un Collegio regionale, che è organo di autogoverno. Per abilitarsi bisogna frequentare un corso di formazione, indetto ogni anno da ciascun Collegio. Superate tre prove - attitudinale, tecnica e di cultura generale - sarà possibile iscriversi all’Albo, tenuto da ciascun Collegio regionale. Gli insegnanti sono suddivisi per specialità sportiva: sci alpino, sci di fondo e snowboard. Come per qualsiasi altra professione il numero è solo indicativo, perché non tutti gli iscritti all’Albo esercitano. La maggior parte, inoltre, ha un altro lavoro e insegna nel tempo libero, impartendo qualche ora di lezione durante il fine settimana, quando c’è una maggior affluenza di turisti. I maestri di sci possono svolgere l’at-

CREDIT:PEXELS

tività da autonomi e, quindi, essere titolari di una partita Iva, ma molti di loro trovano più conveniente associarsi e scelgono di insegnare nelle scuole. In Piemonte, i maestri sono 3.605, mentre le scuole 78. Le più famose si trovano vicino a impianti di grandi dimensioni: per citarne alcuni, i comprensori Via Lattea-Sestriere e Colomion-Melezet-Jafferau, entrambi in Val Susa, e Alagna Valsesia, a sud del massiccio del Monte Rosa.

autunno-inverno 2020, gli impianti sciistici sono rimasti chiusi e, per cercare di appianare le perdite subite, il decreto “Sostegni” del maggio 2021 ha previsto l’erogazione di 40 milioni di euro in favore dei maestri e delle scuole di sci, distribuiti tra le varie regioni. La giunta piemontese, con una delibera di novembre, ha destinato gli 8 milioni di euro spettanti a livello regionale. Per quanto riguarda la stagione 2021, gli esiti sono ancora tutti da vedere: la diffusione della variante Omicron ha aggiunto nuove difficoltà. Secondo Andrea Bosticco, maestro di sci e direttore della scuola di Bardonecchia, «stiamo cercando di capire cosa succederà.

LAVORO E COVID

Anche le località più attrattive per i turisti sono state bloccate dal Covid-19. Durante la “seconda ondata”, che coincide con la stagione

Dopo un anno e mezzo di inattività, quest’anno eravamo ripartiti bene e a Natale c’è stata una buona affluenza di persone. Il problema è che le vacanze sono finite e la gente tende a spostarsi di meno già in condizioni normali, figuriamoci con la risalita dei contagi». I ristori, inoltre, non riescono a coprire il mancato guadagno degli ultimi due anni. Sul punto, Bosticco sottolinea che «come scuola abbiamo ricevuto un rimborso parziale della perdita. Abbiamo dovuto mettere mano al portafoglio per tenere aperta l’attività. Aspettiamo ancora una vera ripartenza, e per il momento è difficile fare qualsiasi tipo di previsione».

LA STORIA DI MARCO ROMANELLO

«Per me la neve è una questione di famiglia» di R.T.

arco Romanello ha 37 anni M ed è maestro di sci alpino della scuola “Liberi tutti” di Bardo-

necchia. Viene da una famiglia di insegnanti: lo sono stati la madre, il padre e gli zii, quindi sin da piccolo ha respirato, oltre che l’aria della montagna, anche il mestiere. Ha ottenuto l’abilitazione da giovanissimo, a 19 anni. L’esperienza di Marco è particolare perché, a differenza di molti suoi colleghi, vive di sci per tutto l’anno. «Oltre a insegnare a scuola faccio anche l’allenatore in uno sci club - dice -, la mia vita si basa su questo sport. Altri fanno i maestri solo sabato e domenica per

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“arrotondare”, ma hanno un altro lavoro». La professione, rispetto al passato, è meno redditizia: «Mio padre mi raccontava - prosegue che una volta in una buona stagione potevi comprarti una macchina. Oggi se i guadagni vanno bene vivi dignitosamente». Marco è appassionato del suo lavoro per molte ragioni: «Mi piace vivere e lavorare in montagna - dice - senza lo stress del traffico, delle code e del pendolarismo. Poi questo sport lo fai per passione, e se hai finito di lavorare è difficile che sei stufo: torni a sciare. Si tratta di un lavoro stagionale, il che ti porta a essere carico e motivato a inizio stagione, a differenza dei lavori classici, sempre uguali e ripetitivi. Qui è il contrario: speri

«A DIFFERENZA DI ALTRI MESTIERI, ASPETTI L’ARRIVO DEL VENERDÌ PER LAVORARE DI PIÙ» MARCO ROMANELLO MAESTRO DI SCI

che arrivi venerdì perché nel weekend lavori di più». La settimana scorsa ha portato suo figlio di 2 anni e mezzo a sciare per la prima volta: «Qui si fa così, ma non voglio forzarlo: questo lavoro o è il tuo o non è il tuo»


FUTURA MAGAZINE #2 – 4 FEBBRAIO 2022 CINEMA

DAL 4 FEBBRAIO AL 17 MARZO

“Too short to wait”: 50 corti dal Piemonte

GLI APPUNTAMENTI a cura di Ludovica Merletti, Giuseppe Luca Scaffidi e Matteo Suanno

di L.M.

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TEATRO

SPETTACOLI

Tutti i volti di Brachetti

L’amicizia fragile di due randagi

Arturo Brachetti torna sulle scene con “Solo”, uno dei suoi spettacoli più famosi, presso il Teatro Colosseo di Torino, con una serie di spettacoli iniziata il 2 febbraio e che durerà fino a domenica 6. Protagonista è il trasformismo, l’arte che ha reso celebre

Federico Buffa torna al Teatro Colosseo con “Amici Fragili”, la storia di un incontro tra Gigi Riva e Fabrizio De André che va oltre le biografie per svelarne i lati più intimi. È il 1969 e, dopo una partita a Genova di un Cagliari proiettato verso lo scudetto, Riva decide

Brachetti in tutto il mondo e che qui la fa da padrone con oltre 60 nuovi personaggi, la maggior parte dei quali ideata appositamente per questo show, che appariranno davanti agli spettatori in un ritmo incalzante e coinvolgente.

2-6 febbraio, Teatro Colosseo

di andare a trovare de André nella sua casa di Genova. Si consuma così l’incontro tra due campioni che hanno scelto di stare dalla parte dei randagi. Lo spettacolo andrà in scena l’11 febbraio al prezzo di 24 euro a biglietto.

11 febbraio, ore 21, Teatro Colosseo

FOTOGRAFIA

FILM

“Photocall”, un viaggio amarcord

“Hydrocosmos”, il cinema di confine

Continua la mostra che vede protagonisti attrici e attori del cinema italiano, organizzata dal Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino. Grazie alle immagini che immortalano storie e momenti vividi provenienti dai set del

Quando l’arte si esprime ai confini della tecnologia. Il regista iraniano Milad Tangshir approda a Torino con “Hydrocosmos”, il film in realtà virtuale prodotto da Compagnia Tecnologia Filosofica, con la collaborazione di Coorpi e il sostegno di Torino Arti Performative

periodo d’oro del cinema italiano, l’esposizone riassume oltre un secolo di cinema italiano. A fare da protagonista, sono i volti delle star che ci hanno reso celebri nel mondo. L’evento, a cura di Domenico de Gaetano e Giulia Carluccio, sarà fruibile fino al 7 marzo 2022.

Fino al 7 marzo, Museo del Cinema

(Tap) e Piemonte dal Vivo. Il film, reduce dalla partecipazione a diversi festival internazionali tra cui il Vancouver festival e il Digital Media fest di Roma, sarà in cartellone dal 16 al 21 febbraio al Museo del Cinema. Biglietto compreso nell’ingresso al museo.

16-21 febbraio, Museo del Cinema

MUSEI REALI

“Inedita”, Vivian Maier arriva in Italia Una delle più famose esponenti della “street photography” lascia la strada ed entra nei palazzi dei Musei Reali, per essere raccontata. Le Sale Chiablese ospitano 250 scatti di Vivian Maier, la fotografa statunitense di origini francesi che ha catturato i cambiamenti sociali della sua epoca documentando le strade dei quartieri popolari in Europa e negli Stati Uniti. Le sue foto sono state scoperte solo nel 2007, pochi anni prima della morte, da un rigattiere americano che l’ha portata

a fama internazionale. Ora, la sua storia viene approfondita in questa mostra: immagini a colori, filmati in Super 8, audio con la voce di Maier stessa, persino alcune delle sue macchine fotografiche e dei suoi iconici cappelli. L’esposizione include, per la prima volta, degli scatti effettuati nel 1959 durante un viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova. Il biglietto costa 15 euro, ma sono previste varie riduzioni. Più informazioni sul sito museireali.beniculturali.it

FOTO DI STAFF DI INFINI.TO AND NASA

Dal 9 febbraio al 26 giugno, Musei Reali di Torino

IL COLOPHON Futura è il periodico del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino Registrazione Tribunale di Torino numero 5825 del 9/12/2004 Testata di proprietà del Corep Direttore Responsabile: Marco Ferrando Segreteria di redazione: Sabrina Roglio Progetto Grafico: Nicolas Lozito Impaginazione: Federica Frola

arà tutto dedicato al cortometraggio il primo appuntamento della ventunesima edizione del Glocal Film Festival, la rassegna interamente dedicata al cinema piemontese, in scena dal 10 al 14 marzo al Cinema Massimo. Cinquanta produzioni – diciotto delle quali in anteprima internazionale – in rappresentanza di tutte e otto le province del Piemonte, in programmazione dal 4 al 6 febbraio al Cineteatro Baretti (via Baretti 4, Torino). Sono quasi settanta i registi e le registe da tutta la regione che hanno candidato le loro opere, che spaziano tra tematiche e generi più disparati, dal drammatico, al comico, all’animazione. Non mancherà la partecipazione di alcuni volti noti del cinema e della comicità. Quindici cortometraggi avranno poi l’accesso alla fase finale del festival, a marzo, l’opportunità di aggiudicarsi il premio Torèt per il miglior cortometraggio e 1.500 euro. La giuria sarà composta da Daniela Scattolin (attrice della serie Netflix “Zero”), Claudio Di Biagio (regista, autore, speaker radiofonico e youtuber) e Matevž Jerman (responsabile programmazione FeKK Ljubljana short film festival). Alcuni dei corti in programma, su cui tenere gli occhi puntati. “Pazienti” di Davide Morello (15’): un pensionato e una bambina sono segregati in casa per il lockdown, in un deserto paese di montagna. Vivono una routine fatta di piccoli gesti, ansie e solitudine. Il contatto con il mondo esterno è garantito solo dalla tecnologia. “Prima che sia buio” di Pupi Oggiano (7’): “Morte della Vergine”, è un capolavoro di Caravaggio. Quale storia nasconde il personaggio ritratto? “Noi” di Gabriele Tornatore (18’): un ragazzo rientra a casa dopo un’uscita. Nel tragitto vive una serie di situazioni pericolose nel quale delle persone sembra vogliano aggredirlo, ma la realtà si rivela essere molto diversa.

Redazione: Alessandro Balbo, Lorenzo Bonuomo, Alberto Cantoni, Giulia D’Aleo, Chiara Dalmasso, Davide Depascale, Edoardo Di Salvo, Silvia Donnini, Lorenzo Garbarino, Alberto Gervasi, Nicolò Guelfi, Ludovica Merletti, Cosimo Giuseppe Pastore, Luca Pons, Elisabetta Rosso, Giuseppe Luca Scaffidi, Matteo Suanno, Federico Tafuni, Raffaella Elisabetta Tallarico, Chiara Vitali. Ufficio centrale: Giulia Avataneo, Sandro Bocchio, Alessandro Cappai, Luca Indemini, Paolo Piacenza, Matteo Spicuglia, Maurizio Tropeano. Segreteria di redazione: giornalismo@corep.it

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