#6 Anno 18 1° aprile 2022 Periodico del Master in giornalismo “Giorgio Bocca” - Università di Torino
LA RILEVAZIONE DI FUTURA
Spesa ed energia costi alle stelle
Edoardo Di Salvo, Silvia Donnini| P4-5
EUROVISION
La faticosa rinascita dei murazzi Lorenzo Bonuomo | P5
IL DESTINO DEI PROFUGHI LA MACCHINA DELL’ACCOGLIENZA
Tempi indeterminati
SPORT
Il Torino Women porta il granata nel calcio Federico Tafuni | P7
APPUNTAMENTI
Zen Circus alle Ogr
Alberto Cantoni | P8
Alessandro Balbo, Giuseppe Pastore, Federico Tafuni e Chiara Vitali Pagine 2 e 3
IMMAGINE DI IRENE SCANAVACCA - IED TORINO
FUTURA MAGAZINE #6 – 1 APRILE 2022 di Giuseppe Pastore
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LE STORIE
ueste persone vogliono tornare a casa». Chi ospita i profughi ucraini raccoglie anche le loro storie. Sono testimonianze di famiglie separate dalla guerra. Le donne e i bambini fuggono, mentre i mariti e i compagni restano al fronte. «Sperano che la guerra non porti via tutta la loro vita», raccontano dalla fondazione Paideia di Torino che nelle sue strutture sta accogliendo quattro famiglie con persone disabili. Questa per gli ucraini è una permanenza a tempo. Nessuno è in grado di fare previsioni e per adesso l’emergenza impone di dare priorità alla prima accoglienza delle persone in fuga. «Oggi ragioniamo su un’accoglienza di qualche mese anche perché molte persone, dopo essere arrivate qui, si spostano da amici e parenti in altre Regioni», spiega Vittorio Ferrero, presidente di Croce Rossa Piemonte. Nelle strutture dell’organizzazione umanitaria presenti sul territorio sono poco più di 100 i posti riservati agli ucraini. «Ora ne stiamo ospitando 56 di cui 38 sono minori, alcuni non accompagnati», racconta dal centro di Bussoleno Michele Belmondo. Le strutture della Croce Rossa sono hub per la prima accoglienza. Sino ad oggi, in 50 sono transitati dal centro Fenoglio di Settimo Torinese: «Ci siamo occupati di informative legali, screening sanitario e lezioni di italiano», spiega la referente Marsha Cuccuvè. In centri come questo viene anche proposto di sottoporsi al vaccino anti-Covid che resta facoltativo. Ne sono stati eseguiti 814 a fronte di 5.414 ucraini arrivati in Piemonte, ma non è possibile sapere se tutti gli altri siano già protetti dal virus. Terminata la fase di prima accoglienza, la Prefettura trasferisce i profughi nei centri Cas e Sai e in quelli gestiti dalla Protezione civile, come i Covid hotel. In queste strutture si ragiona su una permanenza di circa un anno, pari alla durata della protezione tem-
CREDIT: ALESSANDRO BALBO
L’ACCOGLIENZA DELLE FAMIGLIE UCRAINE
PROFUGHI: È IL TEMPO DELL’INCERTEZZA
Il sistema fronteggia l’emergenza umanitaria, ma è già sotto stress poranea concessa agli ucraini in fuga. Il futuro, oltre questo termine, è un’incognita. Tra i vari centri di accoglienza i posti disponibili sono poco più di mille di cui oltre 700 quelli già occupati. Ma in Piemonte meno di un ucraino su cinque si trova in queste strutture. I restanti 4.508, infatti, sono ospitati in famiglie: 1.201 sono in provincia di Novara, dove c’è la comunità ucraina più grande del Piemonte. Anche questo tipo di accoglienza fa i conti con la variabile tempo. In media i
privati stanno mettendo a disposizione stanze e appartamenti per non più di tre mesi. Dopo quel termine, i profughi dovranno trovare altre sistemazioni, con il rischio di congestionare le strutture di accoglienza che dovranno continuare a far fronte anche ad altre migrazioni. Per aumentare il numero di posti disponibili nei Cas e nei Sai, la Regione pubblicherà una nuova manifestazione di interesse rivolta al terzo settore. A Torino è stata attivata Cascina Torta, una struttura con oltre
120 posti letto destinati a mamme con bambini e a minori non accompagnati. «Non credo sarà un’emergenza a breve termine. Al momento ci stiamo dando una visione di almeno un anno», spiega Stefano Guslandi della fondazione Pro Infantia Derelicta che, insieme alla cooperativa l’Angolo, si occuperà dell’accoglienza dei più piccoli. «Credo che il sistema sarà messo molto sotto stress – avverte Vittorio Ferrero –. Questa accoglienza di emergenza dovrà essere ripensata perché la mi-
gliore accoglienza possibile è quella in cui non servono strutture come i Cas, ma è quella che porta allo sviluppo in autonomia dell’individuo». È un percorso per il quale verranno assegnati, per massimo tre mesi, contributi economici di 300 euro mensili per ogni ucraino arrivato in Italia a cui si sommano altri 150 euro per i minori. Tra i bambini già arrivati, qualcuno sta proseguendo le lezioni a distanza con l’Ucraina, come una bimba ospitata da Paideia. Qualcun altro,
DAL DONBASS
DA KIEV
DA CHERNIHIV
di Chiara Vitali
di C.V.
di Federico Tafuni
«È la seconda volta che scappo dalla guerra» n Italia non abbiamo progetti, riIsoltanto usciamo a pensare le nostre vite di venti minuti in venti
minuti. Voglio tornare in Ucraina il prima possibile, la mia casa è lì». Marharyta ha 26 anni, è arrivata in Italia da un mese insieme alla mamma, alla zia e a due nipoti. «È la seconda volta che lascio tutto e parto – racconta –. Fino al 2014 ho vissuto a Donetsk, nel Donbass, ma otto anni fa è arrivata la guerra. Abbiamo abbandonato la nostra casa e ci siamo trasferiti a Kharkiv». Profuga una prima volta, quindi, e ora una seconda. A questo giro, racconta ancora Marharyta, la guerra «è scoppiata il giorno del mio compleanno. Non lo dimenticherò mai».
«Adesso cerchiamo una casa e un lavoro»
tudio legge e nel futuro vorrei S occuparmi di crimini contro l’umanità. Ora però devo dedicar-
MARHARYTA Il conflitto è scoppiato il giorno del suo compleanno
mi a mia mamma, è un momento molto duro per lei». M. O. ha 22 anni, viene da una località a pochi chilometri da Kiev e quando è scoppiata la guerra era in vacanza con la mamma a Cipro: «Non siamo potute rientrare a casa perché lì sono arrivati subito i russi – racconta – ci siamo spostate direttamente a Torino, non abbiamo più visto i nostri parenti». La scelta della città non è casuale: l’anno scorso, qui, M. ha vissuto il suo progetto Erasmus. Nelle prossime settimane, l’obiettivo è «trovare una piccola casa e un lavoro. Io e mamma abbiamo bisogno di una nuova stabilità».
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«Spero che mia madre mi raggiunga a Milano» aleria ha 20 anni e viveva a V Chernihiv, nel nord dell’Ucraina. Dall’inizio dell’invasione, la città
M.O Era stata a Torino per un Erasmus di 6 mesi
è diventata uno dei punti più caldi del conflitto, vittima di forti bomardamenti. Una circostanza che ha costretto lei e la sua famiglia a vivere nell’ufficio del padre, uno scantinato trasformato in un rifugio antiaereo. Una vita sconvolta che Valeria racconta attraverso TikTok con ironia e consapevolezza. Ora è fuggita dalla sua casa, lasciandosi indietro la sua famiglia, e vive a Milano. «Spero di trovare un lavoro e mettere da parte dei soldi per potermi permettere un appartamento - racconta Valeria - Vorrei tanto che mia mamma possa raggiungermi».
VALERIA Su TikTok ha raccontato l’invasione
FUTURA MAGAZINE #6 – 1 APRILE 2022
LA VOCE DEGLI ESPERTI
«Accompagnare senza accanirsi»
CREDIT: ANDREA SACCO
Andrea Sacco, cooperativa Nanà
di Alessandro Balbo
L CREDIT: CROCE ROSSA PIEMONTE
invece, ha iniziato la scuola: «Hanno la possibilità di passare del tempo con i loro coetanei», spiega Sergio Pero, presidente dell’associazione Arca solidale che in Piemonte ha coordinato l’accoglienza dei profughi in diverse famiglie. «Sono circa 30 i bambini arrivati tramite la nostra rete – aggiunge –. Per loro la lingua è l’ultimo dei problemi». In realtà questo è uno dei nodi da affrontare per l’inserimento scolastico dei più piccoli. Per loro, il Ministero dell’Istruzione ha predisposto linee guida che prevedono un primo inserimento sociale in classe. Da settembre, quando sarà più chiaro quante persone resteranno in Italia, le scuole dovranno elaborare un vero percorso didattico con l’ausilio di mediatori culturali e linguistici che la Regione Piemonte sta cercando di reperire tra l’Università e gli iscritti ucraini ai centri per l’impiego. «Non sapendo quanto durerà questa emergenza – osserva Cuccuvè – bisognerà iniziare a pensare ad un progetto di integrazione di queste persone nella nostra società».
ANZIANI E DISABILI Le 20 persone evacuate da Leopoli e portate in Piemonte dalla Croce Rossa
DA ČERNIVCI
Dopo la fuga dall’Ucraina l’intervento in ospedale di A. B.
uri (nome di fantasia) è arrivaY to in Italia il 7 marzo insieme alla mamma, grazie all’associazione
torinese Rainbow For Africa. Ha sei mesi, e viene da Černivci, città ucraina a 40 chilometri dal confine con la Romania. Ha una malformazione anorettale congenita, e in Ucraina non poteva essere operato. Se ne occuperà il Policlinico di Milano, dov’è arrivato tre settimane fa accompagnato dai volontari della Ong. Ora lui e la mamma sono ospiti di una famiglia italiana conosciuta grazie alla nonna materna, ma non si sa per quanto tempo, sperando che Yuri possa ritornare presto a casa dalla sorella più grande, dalla nonna e dal papà, rimasto in Ucraina per combattere.
YURI È fuggito dall’Ucraina a soli sei mesi con sua madre
EMERGENZA
e persone arrivano con un disorientamento molto grande, che è quello di individui sradicati dal territorio. Hanno bisogno di tempo, devono capire dove sono, affrontare la lingua, la nuova routine, la preoccupazione su chi è rimasto in patria», spiega Fabrizio Zucca, coordinatore dell’equipe della Fondazione Paideia di Torino. Lasciare la propria casa, la propria vita. Certezze, prospettive, ambizioni e relazioni messe in pausa. Forse temporaneamente, forse definitivamente. La guerra in Ucraina, molto più di altri conflitti che l’Europa ha imparato a conoscere attraverso i loro effetti, ha messo in luce come il passo più difficile del fuggire non sia l’attraversamento di frontiere fisiche o sociali, ma sia l’inizio. L’abbandono della propria vita, l’incertezza sul tempo di permanenza in un luogo estraneo, tutti elementi che richiedono un supporto, anche psicologico. I profughi di questa prima fase manifestano esplicitamente l’intenzione di tornare a casa il prima possibile, ma regna l’incertezza. «Non sono troppo lontani da un luogo dove potrebbero tornare, e possono non capire bene come comportarsi – continua Zucca – Anche dal punto di vista culturale potrebbero nascere fraintendimenti. Una risposta un po’ rigida da parte loro potrebbe sembrare pretenziosa, ma spesso è soltanto complicato interagire per via dei diversi approcci comunicativi». La Fondazione, che poche settimane fa ha portato 22 persone nel nostro Paese dal confine tra Ucraina e Polonia, fornisce alloggio e assistenza a quattro nuclei familiari provenienti dall’Ucraina. Ognuno di essi include una persona con disabilità, che richiede attenzioni particolari: «Chi ha disabilità cognitive può essere spaesato dall’interazione che trova qui», dice Zucca. «Nel contesto da cui proviene probabilmente la persona era seguita all’interno di un istituto, con servizi molto diversi da quelli italiani. Lì è molto netto il confine tra dentro e fuori, tra si e no, mentre qui ci si imbatte in risposte che possono sembrare evasive, ma che rispecchiano la complessità delle cose. Può essere positivo, ma disorientante». Come tiene a precisare Zucca, Paideia è sempre stata specializzata in assistenza a persone disabili, e in questa situazione sta chiedendo «supporto a organizzazioni specializzate sui fenomeni di guerra». Organizzazioni come Psicologi per i Popoli. Ed è proprio la sua presidente, Maria Teresa Fenoglio, a completare il quadro delineato fin qui: «Le persone, ora, hanno innanzitutto bisogno di trovare sicurezza, pace. Indagare
«Perché questa è un nuovo tipo di migrazione» di G.P.
hi arriva dall’Africa spera di C aver trovato qui un punto di arrivo, mentre credo che la maggior
FONDAZIONE PAIDEIA Al confine per salvare 22 persone In collaborazione con Cooperativa Pausa Cafè e Asociazione Accomazzi, la Fondazione Paideia è partita venerdì 11 marzo verso il confine tra Polonia e Ucraina. Il convoglio di quattro mezzi, rientrato in Italia due giorni dopo, ha portato in italia 22 persone: donne e bambini, di cui due con disabilità. Nel corso della missione sono stati anche consegnati medicinali e materiali sanitari. «È stato emozionante vedere sul confine il grande abbraccio dei volontari provenienti da tutto il mondo», ha dichiarato Fabrizio Serra, direttore della Fondazione.
subito il trauma sarebbe controproducente, perché ricomparirebbe tutta la brutalità passata senza che la persona abbia la forza mentale di assorbirla. Spesso ci si trova in uno stato dissociativo, utile a preservare sé stessi. Occorre aspettare il momento giusto, e sta a loro deciderlo». Anche aiuti forniti in maniera sbagliata possono essere dannosi: «Oggi è buona norma donare abiti nuovi, perché lo stigma sociale percepito da chi viene aiutato ha un peso importante. In questo senso, una precoce partecipazione alla distribuzione dei propri aiuti fa riguadagnare il senso della propria vita». Occorrerà accompagnare l’incertezza sul futuro: «Dopo una catastrofe vuoi riavere la tua vita di prima. È capitato ai terremotati, capitava ai meridionali a Torino. Ma se i bambini ucraini si fanno amici qui, le mamme cosa fanno? Se si adattano a vivere in Italia, poi che fai? Gli fai rivivere uno strappo?».
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LA COVER Continua la collaborazione tra il Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” e Ied Torino. L’immagine è stata realizzata da Irene Scanavacca
parte degli ucraini voglia tornare a casa quando ce ne saranno le condizioni». Andrea Sacco, coordinatore per l’accoglienza di richiedenti asilo per la cooperativa torinese Nanà, individua una delle differenze tra l’esodo causato dalla guerra in Ucraina e le altre esperienze migratorie. I centri di accoglienza che fino a un mese fa ospitavano persone sole e adulte, per lo più uomini, oggi si ritrovano a offrire accoglienza a piccoli nuclei familiari composti da donne e bambini. Lo stesso accadrà per la cooperativa Nanà che ha dato disponibilità ad accogliere profughi ucraini in quattro alloggi nel quartiere di Barriera di Milano. «Normalmente i Cas hanno il compito di aiutare queste persone a presentare la domanda di asilo e accompagnarle davanti alla commissione territoriale che dovrà stabilire se hanno diritto ad una protezione. Nel caso degli ucraini, invece, non ci sarà nessuna commissione perché loro otterranno d’ufficio la protezione temporanea». Con l’emergenza ucraina i centri di accoglienza straordinaria stanno cambiando la loro funzione: «Parlare ancora di straordinarietà è una contraddizione – spiega Sacco –. A distanza di anni dal 2015, quando i numeri effettivamente consentivano di parlare di straordinarietà, le migrazioni sono ancora trattate come emergenze». E adesso che un’emergenza umanitaria è davvero in corso, questo approccio rischia di saturare le strutture di accoglienza. «Il sistema era già saturo, tanto che è stato necessario fare manifestazioni di interesse per ampliare i posti disponibili. Adesso non bisogna solo chiedersi se il sistema sia pronto a reggere ai prossimi arrivi, ma anche capire a quali condizioni sarà pronto». Il tema, nei prossimi mesi, potrebbe essere legato alla qualità dell’ospitalità riservata a chi continuerà a fuggire, non solo dall’Ucraina. «Serve politica e non è una risposta retorica. La politica deve contribuire non solo a fermare il conflitto, ma anche a favorire canali istituzionali di arrivo in Italia perché un flusso più controllato permetterebbe ai singoli Paesi di costruire idonee politiche di accoglienza».
FUTURA MAGAZINE #6 – 1 APRILE 2022
IL CARRELLO
MESE DI GUERRA, SPESA PIÙ CARA
Il monitoraggio di Futura sui prezzi alimentari: il rincaro medio del carrello è del 6,5% in un mese Aumento più alto per arance 10% e peperoni 15% di Edoardo Di Salvo
IN SINTESI
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In un mese un paniere di beni alimentari costa 1,10€ in più
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Il prezzo della spesa registra un +13,7% sul 2021
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Nei supermercati il servizio è ancora al 96%
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a spesa per una famiglia torinese costa mediamente il 6,5% in più rispetto a un mese fa. Sebbene viaggi a ritmi un po’ meno sostenuti rispetto a gennaio e febbraio, il caro vita non si ferma e il carrello alimentare a Torino continua a essere particolarmente prezioso. Stando al listino del Centro Agroalimentare di Torino, considerando un paniere di beni essenziali all’ingrosso, un chilo di arance Tarocco dalla Sicilia costa il 10% in più rispetto a un mese fa (da 1,60€ a 1,75€), l’aglio bianco di importazione spagnola sale di 50 centesimi (+15%), mentre rimane invariato il prezzo delle mele Golden, così come quello delle cipolle rosse. Lieve aumento del prezzo delle melanzane chiare (5 centesimi in più), più eclatante quello dei peperoni rossi, con un incremento dai 30 ai 35 centesimi al chilo a seconda delle varietà (+15%). Per quanto riguarda gli alimenti il cui prezzo cala, l’indice segnala i pomodori (datterini in particolare, da 3,30€ a 3€ al chilo, con un calo del 10%) e le zucchine chiare lunghe, che costano 40 centesimi in meno, anche se dietro ci sono anche motivi di stagionalità, e di maggiore disponibilità. Altro elemento da tenere in considerazione è la propensione all’acquisto da parte dei consumatori che sta già rallentando rispetto ai record positivi fatti registrare nel 2021, soprattutto a causa del caro-vita, tra bollette energetiche e carburante. Anche la carne rossa diventa più preziosa, a causa di un sostanziale calo dell’offerta. Secondo il monitoraggio di Asprocarne, il prezzo di bovini continua ad aumentare: un chilo di Fassona piemontese oggi è valutato dai 3,75€ ai 3,90€, circa 30 centesimi in più rispetto a metà febbraio (+10%). IL CARRELLO
Immaginando un’ipotetica spesa settimanale di una famiglia torinese di tre persone e applicando i prezzi all’ingrosso indicati dalle rilevazioni di Caat, Asprocarne e Ismea, emerge che, negli ultimi trenta giorni, per un paniere essenziale di 18 alimenti la somma dei rincari è di circa il 6,5%. Cifra non esagerata ma nemmeno indifferente, considerando che in fase di vendita al dettaglio mediamente i prezzi vengo-
CREDITS: FUTURA NEWS
no triplicati: oltre a quelli già citati, aumenti anche per quanto riguarda il pollo (+10%), le uova (+10%) e l’olio d’oliva (+3%). Si tratta di una dinamica più ampia, che ha mosso i suoi primi passi già a metà del 2021, quando il costo delle materie prime ha iniziato a impennarsi. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, una famiglia di quattro persone spende in media il 13,7% in più rispetto all’anno scorso. Gli incrementi più sostanziosi riguardano proprio frutta e ortaggi, dove si è sfiorato un +30%. In questi giorni in molti hanno parlato di una speculazione diffusa, con oscillazioni ben al di sopra di quelle legate
all’invasione russa dell’Ucraina, da cui l’Italia importava mais e grano per più del 20% del settore. «Si tratta di aumenti che non riteniamo congrui», spiega Giovanni Prezioso, presidente di Federconsumatori Piemonte, che per conto dell’associazione nelle scorse settimane ha chiesto un incontro al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani per chiarire la situazione. «A nostro avviso - prosegue Prezioso - bisognerebbe indagare su chi vende all’ingrosso più che su chi lo fa al dettaglio». LA FILIERA
Cambiamenti che i consumatori hanno pagato solo in parzialmen-
te. Le grandi catene di distribuzione generalmente hanno scelto di adeguare solo in minima parte i prezzi al dettaglio, anche per non disincentivare la domanda. «Qualche rincaro siamo stati costretti ad applicarlo - racconta Fiorenzo Borello, titolare dell’omonima catena di supermercati - ma si è trattato di piccoli aggiustamenti, principalmente sul pollame, sul maiale e su tutti i farinacei. Abbiamo aumentato il pane di 10 centesimi, mentre a noi sta costando 30/40 centesimi in più». Un bene per la clientela, non per i produttori. Sono infatti questi ultimi che stanno pagando quasi interamente i rincari, e gli accor-
L’ALLARME
Il grido degli agricoltori: «Così non reggiamo» di E.D.S.
esi difficili quelli che sono M stati, mesi ancor più difficili quelli che saranno. La primavera
degli agricoltori piemontesi si preannuncia complicata, costruita attorno a incertezze e ulteriori sacrifici. L’aumento dei costi delle materie prime grava come un macigno sulla filiera agroalimentare, che paga anche lo scotto di scelte strategiche che hanno portato sempre più produzione al di fuori dei confini regionali e nazionali : una situazione già delicata a partire dalla metà del 2021, che l’invasione russa dell’Ucraina rischia di rendere insostenibile. I sempre più pesanti scontrini alle
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casse dei supermercati fotografano solo in parte le criticità delle aziende locali, già messe a dura prova dalla siccità. Il settore non lavora di concerto, e chi ci rimette sono essenzialmente i piccoli produttori. Gli ultimi mesi hanno visto lievitare i prezzi di cereali, concimi, mangimi e prodotti da imballaggio: in Piemonte, ad esempio, il grano viaggia ormai sulla cifra record di 420 euro a tonnellata contro i 245 di un anno fa, mentre il valore dell’urea, tra i principali fertilizzanti agrari, è quasi triplicato. «Stiamo pagando un prezzo carissimo. Si tratta di una situazione di estrema difficoltà che non potrà continuare nel tempo, spiega Sergio Barone - presidente di Coldiretti Torino - altrimenti i
«L’INDUSTRIA HA CONGELATO I CONTRATTI E PAGHIAMO SOLO NOI IL RINCARO DELLE MATERIE PRIME. COSÌ I NOSTRI COSTI DI PRODUZIONE SONO INSOSTENIBILI» SERGIO BARONE
bilanci aziendali rischiano di andare in crisi». Le prospettive sono tutt’altro che rassicuranti, e alle porte c’è la stagione di semina del mais, cereale importantissimo per l’economia del territorio.«Con la scarsità di materia prima tutto è diventato
FUTURA MAGAZINE #6 – 1 APRILE 2022
IN NUMERI
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Le migliaia di famiglie a rischio sfratto
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I miliardi di euro stanziati dal decreto bollette
1,8
CREDIT: GIUSEPPE PASTORE
I miliardi di euro per le famiglie
EMERGENZA CASA
Bollette alle stelle, cresce il rischio sfratto di Silvia Donnini
CREDITS: UNSPLASH
di con gli investitori sono difficili da modificare nel breve periodo. «C’è chi a inizio anno ha accettato di applicare dei piccoli incrementi alla fornitura, - spiega Elena Schina, responsabile del settore agroalimentare di Cna Piemonte - e proprio per questo non è disponibile a ritoccare nuovamente i prezzi, mentre altri si dicono disponibili condizione di spalmare gli aumenti su tre, sei o otto mesi. Intanto i costi per le imprese non diminuiscono e gli approvvigionamenti si fanno sempre più complicati da reperire». LE PROSPETTIVE
Cresce infatti anche la preoccupazione per l’eventuale scarsa
CREDITS: UNSPLASH
aleatorio, non siamo certi di quello che sarà il prezzo finale dei nostri prodotti», racconta ancora Barone. Si tratta di impostare un lavoro senza sapere quanto quel lavoro sarà retribuito. Anche il grano rappresenta un’incognita. Quello che è
disponibilità di cibo nei prossimi mesi, e impazza la corsa per assicurarsi i vari tipi di olio, con scaffali spesso vuoti. Se al mercato di Porta Palazzo diversi agricoltori diretti parlano già di una primavera senza pomodori dal sud, perché «il trasporto costa più della vendita», situazione sotto controllo sembra quella nei supermercati. «Oggi su 100 prodotti il livello di servizio è al 96%, - racconta Borello - manca solo l’olio di girasole mentre farina e zucchero continuano ad arrivare. Tra 5 o 6 mesi ci potrebbe essere scarsità di carne, visto che calano le nascite di animali e mancano i piccoli. Ma per il momento i consumatori possono stare tranquilli».0
stato seminato lo scorso autunno sul territorio piemontese garantirà una disponibilità di sei mesi, ma con il blocco delle importazioni il rischio è quello di rimanerne senza. Tra i motivi che hanno portato a que sta situazione, anche scelte politiche di internazionalizzazione del mercato, come lo spostamento della coltivazione del frumento in Ucraina, dove il costo è di 15 euro al quintale. «Sono stati fatti errori strategici - sottolinea Barone - che mostrano una chiara incapacità di visione futura. Due anni fa in Piemonte il grano veniva pagato 17 euro al quintale, a questa cifra la produzione diventa assolutamente antieconomica». La speranza è che la crisi rientri, anche per tutelare i molti lavoratori stagionali impiegati nella filiera. Riguardo un eventuale calo delle assunzioni, Barone è prudente: «Aspettiamo».
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na famiglia in difficoltà che paga la tariffa minima del canone di locazione, di circa 40 euro, con il caro bollette si ritrova a dover affrontare fino a 300 euro di spese. Come può andare avanti?» Simone Pensato, segretario del sindacato degli inquilini Sicet Cisl commenta il consistente aumento del costo delle bollette che rappresenta una delle principali cause del rischio di sfratto. Il problema si riscontra soprattutto negli alloggi pubblici, dove la situazione è «paradossale. Molte famiglie nelle case popolari non riescono a sostenere le spese perché le loro tasche sono sempre più appensantite», afferma. «Con il caro bollette ci potrebbe essere una nuova ondata di persone che non avranno più un tetto sopra la testa», afferma Domenico Paoli, presidente Uniat Piemonte. Secondo i numeri forniti dai sindacati degli inquilini, oltre 5mila famiglie rischiano di perdere la casa in Piemonte e in particolare a Torino. E più del 90% degli sfratti sono per morosità incolpevole. Si aggrava così una situazione che era già in bilico. «Su luce e gas non vengono effettuate riduzioni: temiamo che gli inquilini che non riescono a far fronte alle spese entrino nel circuito degli sfratti», sottolinea il segretario Sicet Cisl. I nuclei familiari che vivono nelle case popolari ricevono per legge una riduzione del canone di affitto, che viene calcolata sulla base del reddito percepito. In questo modo si agevola chi è in una situazione precaria e non ha la possibilità di affrontare le spese di un appartamento. Ma quando le utenze aumentano esponenzialmente, la situazione si fa complicata. Le famiglie che ricevono lo sfratto vengono prese in carico dalle strutture pubbliche, ma in queste circostanze «avviene lo smembramento
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dei nuclei familiari: i padri vengono inseriti nei centri di accoglienza, mentre madri e figli in altre strutture. Si tratta di un grave problema sociale, soprattutto quando di mezzo ci sono bambini piccoli», dice il presidente Uniat. L’emergenza non riguarda solo le persone che vivono negli alloggi pubblici, ma anche coloro che abitano nelle case private. «Il proprietario di un appartamento in affitto che non riceve denaro da mesi cerca di tutelare se stesso – spiega Paoli –. Non si parla dei grandi proprietari che riescono ad attendere vari mesi la quota del canone, ma dei piccoli proprietari: l’anziano che investe per incrementare la pensione, il ragazzo che eredita una casa e con i soldi dell’affitto paga le rate universitarie. La politica non può più fare finta di niente». Secondo i dati forniti da Sicet Cisl, prima del blocco degli sfratti per l’emergenza Covid-19 si contavano
circa 4mila sfratti pendenti. Dopo il blocco, a partire dal gennaio di quest’anno – spiega Giovanni Baratta, segretario regionale Sicet Cisl – si sono aggiunti altri 500 sfratti in esecuzione. Se contiamo sia il periodo precedente sia quello successivo al blocco per la pandemia in totale arriviamo a 5mila famiglie a rischio». A febbraio il governo ha approvato il “decreto bollette”, un provvedimento che stanzia circa 8 miliardi di euro, di cui oltre 5 miliardi destinati a interventi per contrastare il caro energia. E 1,8 miliardi delle risorse sono per le famiglie. «I finanziamenti governativi non bastano», dice Baratta. L’obiettivo da parte dei sindacati degli inquilini è quello di «favorire la realizzazione di un tavolo tra prefettura, Regione, Comune e parti sociali per osservare il numero di sfratti programmati e valutare eventuali soluzioni alternative», conclude il segretario Baratta.
IL TAVOLO REGIONE/SINDACATI Al lavoro per trovare più risorse Sunia, Sicet, Uniat hanno chiesto alle istituzioni risorse aggiuntive e maggiore coordinamento delle attività delle Atc piemontesi, affinché rispondano con più efficacia e tempestività all’emergenza abitativa. «Finalmente si è dato avvio a un percorso e ora la Regione sembra essere più interessata al problema». Giovanni Baratta, segretario regionale Sicet Cisl, chiarisce la sua posizione a seguito dell’incontro tra i sindacati degli inquilini e la Regione. «La Regione è disposta a discuterne con il presidente per trovare una soluzione. E a breve verrà convocato un incontro anche con i Comuni». È stata esposta anche la necessità di un tavolo nelle Prefetture per una graduazione programmata degli sfratti, garantendo il passaggio da casa a casa degli inquilini. Le famiglie attualmente possono «usu-
fruire di piccoli bonus e sconti, ma sulle bollette non vengono fatte riduzioni», afferma Baratta. «Vorremmo parlare con i Comuni di un eventuale aumento dei fondi – aggiunge – e un’ottimizzazione della gestione degli alloggi pubblici. Una delle soluzioni potrebbe essere l’affitto in proprio da parte del Comune, per fornire maggior garanzie ai proprietari». La Regione ha detto di non possedere «le competenze dirette sulle riduzioni per le famiglie» ma ha mostrato la sua disponibilità a «sollecitare il Governo per adottare ogni misura per calmierarle», ha detto l’assessore all’Energia, Matteo Marnati. «Noi sindacati ci aspettiamo che l’incontro appena concluso rappresenti l’inizio di un percorso di risoluzione del problema».
S. D.
FUTURA MAGAZINE #6 – 1 APRILE 2022
La faticosa rinascita dei Murazzi Solo due dei cinque nuovi locali annunciati riapriranno in tempo per l’Eurovision di Lorenzo Bonuomo
IN NUMERI
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I nuovi locali annunciati in vista del 10 maggio
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I locali che (forse) riusciranno ad aprire i battenti in tempo per il festival
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Gli anni trascorsi dalle “purghe” del 2012
L
a rinascita dei Murazzi scorre sul letto del Po e viaggia su una barca chiamata Eurovision. Ma come le acque del fiume in questo periodo, si tratta di una rinascita “magra”: nella migliore delle ipotesi, solo due dei cinque nuovi locali annunciati (un cocktail bar, due locali di intrattenimento, una pizzeria e una caffetteria) apriranno i battenti sulle sponde del Po già nel prossimo mese di maggio, quando Torino ospiterà il maxi-evento musicale in programma dal giorno 10 al 14. Per gli altri, se ne riparlerà da giugno in avanti. A riferirlo è Paolo Camedda, presidente dell’Associazione Murazzi del Po dal 2016: «Sono contento della volontà della politica di dare un nuovo slancio ai murazzi. Ma siamo ancora bloccati su questioni legate all’edilizia, su cui i politici non ci possono aiutare. In questo momento c’è un problema di scarsità di materiali e la progettazione procede a rilento», ha affermato a Futura News. Resta poi un’incognita la questione legata all’Euroclub: una grande area relax destinata ad artisti, staff e delegazioni varie, che l’Associazione Murazzi del Po vorrebbe ospitare. «Non sappiamo ancora se troverà posto ai Murazzi, come sarà fatto e dove sarà posizionato. Stiamo aspettando che Eurovision si metta d’accordo col Comune e ci diano delle disposizioni», spiega ancora Camedda.
CREDIT: LORENZO BONUOMO
UNA RIAPERTURA A RILENTO Ditte bloccate dalla scarsità di materiali
DALLE RONDE DEL 2012 ALLE NUOVE APERTURE
Nella seduta dello scorso 21 febbraio, il consiglio comunale ha
approvato, con voto unanime (31 su 31 le votazioni favorevoli), la mozione del consigliere Pierlucio Firrao di “Riaprire le Arcate dei Murazzi, i locali all’interno del Parco del Valentino e i Punti Verdi in città”. «L’obiettivo è riaprire per l’Eurovision. Sarà una cartolina stupenda per città. L’idea è valorizzare la logica all day. Il lungo Po è bello sempre, non soltanto la sera, i locali non saranno aperti soltanto di notte», aveva detto nelle scorse settimane a Corriere Torino il consigliere della lista civica “Torino Bellissima”, guidata da Paolo Damilano. Sono trascorsi dieci anni dalle “purghe” che hanno colpito l’area simbolo della movida torinese: nel 2012, su impulso delle lamentele da parte dei residenti del centro, una serie di controlli a raffica da parte
«I MURAZZI DEL FUTURO? UNA ZONA CON UN’OFFERTA CULTURALE PIÙ AMPIA CHE IN PASSATO» FILIPPO CAMEDDA PRESIDENTE ASSOCIAZIONE MURAZZI DEL PO
A giugno gli Special Olympics nuova occasione per la città di Chiara Vitali
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el 2022 le Atp Finals, nel 2025 i giochi mondiali universitari. Ma in Piemonte lo sport trionfa anche per un altro motivo: dal 4 al 9 giugno, la città ospiterà i giochi nazionali Special Olympics, la manifestazione dedicata alle persone con disabilità intellettive che richiama atleti da tutta Italia. Per Torino, l’evento sarà un’opportunità: «Metteremo in campo tutti i canali informatici e comunicativi riservati alle grandi manifestazioni per dare all’evento la giusta rilevanza - ha dichiarato l’assessore allo Sport del Comune di Torino Mimmo Carretta -. Stiamo preparando per i partecipanti diversi pacchetti di proposte per visitare la città, con agevolazioni per i trasporti e per l’ingresso nei
musei». Alla conferenza stampa di presentazione della manifestazione, il presidente della Regione Alberto Cirio ha dichiarato che «la Regione Piemonte è onorata di ospitare la manifestazione. Le risorse per la sua organizzazione porteranno sul territorio un grande valore etico». INCLUSIONE SUL CAMPO
L’evento sarà, a sua volta, una tappa verso il 2025, anno in cui Torino ospiterà i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics. Gli atleti coinvolti nell’edizione nazionale di giugno saranno 3.000 e gareggeranno in 20 discipline sportive, dall’atletica leggera al nuoto, dalla ginnastica ritmica al bowling. Al centro anche gli sport di squadra, con una regola precisa: nei team, le persone con e senza disabilità intellettive giocano insieme. «È il nostro programma di “sport unificato” - spiegano gli
organizzatori - e pone le basi per il superamento di ogni stereotipo e pregiudizio». L’apertura dei giochi è fissata per il 5 giugno, quando a Torino arriverà la fiaccola simbolo della manifestazione, dopo un viaggio in 44 città del nostro Paese. I giochi nazionali di Special Olympic saranno l’evento più visibile di un percorso che si struttura però a partire dalla quotidianità. Durante l’anno, infatti, diverse attività coinvolgono gli atleti con disabilità intellettiva sul loro territori, come allenamenti e competizioni locali. I partecipanti a queste iniziative sono 12.000 in Italia e più di 6 milioni e mezzo nel mondo. Per le persone con disabilità intellettiva, specificano gli organizzatori, «lo sport è un efficace strumento di riconoscimento sociale e di gratificazione. Apre alle relazioni sociali e alla conquista di una crescente au-
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STEPHEN BAKER BY UNSPLASH
SPORT UNIFICATI Atleti con e senza disabilità insieme
della polizia municipale mettevano i sigilli a locali storici come il Jam Club, il Cafè Tabac e l’Olé Madrid e via dicendo. Dai controlli emersero irregolarità diffuse: emissioni sonore oltre i limiti consentiti, alcool venduto a minori di 16 anni, abusi amministrativi. Solo pochi locali rimasero aperti. Un colpo durissimo da digerire per il popolo della notte. Quella dello scorso 21 febbraio non è stata la prima volta che l’amministrazione cittadina annuncia una nuova vita sulle sponde del Po. Ma negli anni si sono susseguite soltanto promesse vuote e poco altro. Nonostante le consuete difficoltà tecniche e burocratiche, però, il presidente dell’associazione è sicuro: «Questa volta sarà diverso, i lavori sono comunque avviati, quindi la ripartenza dei Murazzi ci sarà – chiosa sempre Camedda, che aggiunge – a settembre verrà organizzata un’inaugurazione ufficiale della zona. Si spera a lavori conclusi». NON PIU’ SOLTANTO DRINK E DISCOTECHE
Ma come saranno i Murazzi a lavori conclusi? Probabilmente diversi da ciò che erano negli anni 2000, quando il puro intrattenimento notturno e la movida scatenata regnavano incontrastati alle sponde del Po, nel tratto che va dalla Gran Madre al parco del Valentino: «Spero di vedere una zona con un’offerta culturale più ampia e stratificata. Non saranno più i Murazzi dove si va per andare a bere i dieci chupiti o dove si trascorre il resto della nottata dalle 5 di mattina in poi – conclude Camedda – già durante la pandemia i torinesi hanno riscoperto la zona come luogo di attività sportiva e relax».
tonomia, sul campo e nella vita». A dimostrarlo sono anche tante storie personali, come quella di Lorenzo, uno studente universitario con spettro autistico ad alto funzionamento che oggi gioca a basket. «Il nostro primo neuropsichiatra ci aveva detto che non sarebbe mai riuscito a prendere un pallone al volo» racconta Silvia, la mamma di Lorenzo, sul sito d Special Olympics. Ma suo figlio alle scuole elementari scopre la pallacanestro e inizia ad allenarsi in una squadra di ragazzi senza disabilità. «Accettava di rimanere sempre in panchina, ma piano piano acquisiva una coordinazione sempre più importante - continua la mamma - Poi, nel 2019, abbiamo incontrato gli Special Olympics e Lorenzo ha trovato una squadra in cui essere valorizzato e apprezzato». Il suo sogno, ora, «è partecipare ai Giochi Mondiali». Per tutti gli atleti Special Olympics, il motto è uno solo: «Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze».
FUTURA MAGAZINE #6 – 1 APRILE 2022
LA RINCORSA
Il Torino Women porta il granata nel calcio femminile
Il presidente Salerno: «Raggiungiamo la Juve in A» di Federico Tafuni
IN NUMERI
1981
L’anno di fondazione
27 2
Gli anni in Serie A
Le finali di Coppa Italia
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egli ultimi anni, Torino ha imparato a conoscere il calcio femminile grazie alla Juventus Women. Un progetto importante, figlio di importanti investimenti proiettato la squadra a livello nazionale e internazionale. Mentre il bianconero viaggia tra le stelle, c’è anche un altro progetto femminile che rappresenta tuttavia la fede granata della città: il Torino Women. Il calcio femminile italiano è senza dubbio una realtà in forte crescita - grazie anche agli ottimi risultati delle “azzurre” - ma l’intero movimento deve ancora compiere diversi passi in avanti per affermarsi definitivamente come in altri Paesi europei, sia come attenzione mediatica sia come diritti contrattuali per le calciatrici. «Non siamo ancora al livello di Francia, Inghilterra o Svezia. Ci sono presidenti di Serie A che credono molto nel calcio femminile e investono seriamente in questo settore, come ad esempio la Juventus Women. Ma al di fuori della massima serie c’è davvero poco - sottolinea l’allenatore del Torino Women, Pierangelo Piantella -, A differenza del mondo maschile, queste ragazze giocano perché hanno la passione, e non per soldi o fama. Si meritano molto di più di quello che hanno ora, anche perché l’unica differenza che c’è con il calcio maschile è che nel nostro caso scendono in campo donne e non uomini. Punto». LA STORIA DEL CLUB
Ben più storica della sua cugina bianconera (fondata nel 2017), il Torino Women nasce nel 1981 con il nome di “Associazione calcio femminile Virgilio Maroso” - dal nome del mitico giocatore del Grande Torino - e inizia la sua esperienza partendo dalla Serie D. Dopo solo quattro anni sale nella massima categoria femminile, dove milita per ben ventisette stagioni consecutive. «Per tutti quegli anni siamo stati l’unica squadra femminile a rappresentare il Piemonte in Serie A» sottolinea Roberto Lusso, segretario del Torino Women dal 2014, e dal 2010 grande appassionato di calcio femminile e delle granata. “Quando siamo saliti in Serie A, la società ha chiesto al Torino FC di cedere i diritti per poter indossare la maglia granata e lo stemma della società maschile. Da quel momento la squadra si è cominciata a chiamare ‘Torino Calcio Femminile’» continua Lusso.
CREDIT: FEDERICO TAFUNI
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UN IMPORTANTE VIVAIO Molte giocatrici dall’attuale Nazionale italiana hanno indossato il granata
CREDIT: FEDERICO TAFUNI
TORINO FEMMINILE Alcuni scatti al campo di Pianezza
GRANATA NEL CUORE
Oltre al nome, ai colori e allo stemma (ora simile, in passato uguale alla società maschile), il Torino Fc di Urbano Cairo non è coinvolto nel progetto femminile. “Ci sono
stati dei contatti - spiega Roberto Salerno, presidente del Torino Women -, Ma al momento Cairo non sembra interessato a investire su di noi”. Pur non avendo mai vinto titoli, i ventisette anni di permanenza in Serie A hanno regalato diverse soddisfazioni, soprattutto nei primi anni del Duemila, con diverse partecipazioni a finali di Coppa Italia e Supercoppa. Ad indossare la maglia granata sono state importanti giocatrici dell’attuale panorama calcistico femminile italiano, a partire da Barbara Bonansea - attuale pilastro della Juventus Women e della Nazionale - e Cecilia Salvai - anche
lei alla Juventus Women e regolarmente in convocata nelle “azzurre”. Nonostante ciò, a partire dal 2013, il Torino Women ha vissuto un tracollo societario che ha causato una serie di retrocessioni, dalla serie B fino all’Eccellenza, in cui milita attualmente. La squadra gioca allo stadio comunale di Pianezza ed è al momento terza in classifica nel girone A. Nonostante ciò, l’ambizione di tornare tra le grandi del calcio femminile non manca. «Spero e credo che tra tre o quattro anni potremo tornare in Serie A» sottolinea il presidente Salerno.
IL FOCUS SUL PIEMONTE
Pochi investimenti: così le società faticano di F. T.
IN SINTESI
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Un calcio che manca di interessi economici
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Azzerati gli aiuti della Regione Piemonte
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Poche squadre piemontesi
ra un caldo pomeriggio del giuE gno 2019 quando la storia del calcio femminile italiano è cambia-
ta - probabilmente - per sempre. Mentre l’anno precedente gli “azzurri” avevano mancato la qualificazione ai mondiali di Russia, le meno conosciute “azzurre” erano in Francia a gareggiare nel torneo femminile che mancava dal 1999. Allo Stade du Hainaut di Valenciennes si giocava l’esordio con la ben più quotata Australia di Samantha Kerr, dal 2020 attaccante del Chelsea femminile. Nonostante i pronostici sfavorevoli, non è stata l’australiana a lasciare il segno nella partita, bensì una ragazza piemontese, nata a Pinerolo e cresciuta a Bricherasio (in provincia di Torino). Quel giorno, Barbara Bonansea segnò una doppietta destinata a en-
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trare nella storia del calcio italiano, regalando all’Italia la vittoria per due reti a uno. Nonostante la giocatrice sia cresciuta calcisticamente in Piemonte, prima nel Torino Calcio Femminile (ora Torino Women) e successivamente nella Juventus, il panorama femminile regionale non è dei più floridi. «Con la crisi finanziaria del 2011 gli aiuti economici alle squadre femminili della Regione Piemonte sono stati azzerati. Questo è un calcio che manca di interessi tali da poter vivere da solo, per questo ci sono diverse difficoltà» sottolinea Roberto Salerno, presidente del Torino Women. Attualmente, l’unica squadra piemontese a militare in serie A è la Juventus Women, nata da un’iniziativa della famiglia Agnelli, che ha subito messo a disposizione investimenti e importanti partnership di sponsorizzazione. Nonostante ciò, oltre alla Juventus, per ritrovare una
società calcistica femminile in rappresentanza del Piemonte bisogna scendere fino alla serie C, dove militano solamente il Pinerolo e l’Independiente Ivrea. Le restanti squadre femminili piemontesi giocano tra le dilettanti, in Eccellenza - come ad esempio il Torino Women o il Femminile Juventus Torino (che non ha legami con la Juventus FC) - per un totale di diciotto squadre. «Iscriversi ai campionati maggiori richiede uno sforzo economico importante che pesa solamente sulle spalle delle società - afferma Salerno - Per questo noi, come altre squadre piemontesi, abbiamo dovuto rinunciare all’avanzamento di categoria e ci siamo dovuti accontentare di rimanere in serie minori. Purtroppo sui media si dipinge il calcio femminile come un mondo in grande crescita, anche economica. Questo può essere vero in serie A, ma non nelle categorie sottostanti».
FUTURA MAGAZINE #6 – 1 APRILE 2022 CONCERTI
DAL 1° AL 15 APRILE
Zen Circus: alle Ogr l’evento rock
GLI APPUNTAMENTI a cura di Alberto Cantoni
di A.C.
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NATURA
CINEMA
L’Orto botanico riapre i cancelli
L’autismo incontra il grande schermo
L’Orto botanico di Torino riapre al pubblico. Fino alla fine di ottobre sarà possibile visitarlo il sabato, dalle 15 alle 19, e la domenica e festivi, dalle 10 alle 19 (fino al 30 giugno, poi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 fino a fine ottobre). I prezzi dei biglietti sono 5 euro l’intero
Sabato 2 aprile, al cinema Greenwich Village di Torino, ritorna in presenza “cinemautismo”, la prima rassegna cinematografica italiana dedicata allo spettro autistico. La kermesse, alla sua XIV edizione, prevede la proiezione di tre film che hanno ricevuto importanti
e 3 euro il ridotto (bambini fra 6 e 12 anni, over 65, soci Tci e Fai). L’ingresso al giardino, fondato nel 1729 per volere di Vittorio Amedeo II, è gratuito per le Tessere Musei bambini sotto i 6 anni e per gli iscritti all’Associazione Amici Orto botanico.
Dal 2 aprile, viale Mattioli presso Parco del Valentino
riconoscimenti in alcuni dei più famosi festival cinematografici del mondo ed è organizzata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema. Ad aprire la giornata di proiezioni sarà Una escuela en Cerro Hueso, pellicola della regista argentina Betania Cappato.
2 aprile, cinema Greenwich Village
GASTRONOMIA
TEATRO
Profumo di dolci colombe a Torino
Gli anni Venti rivivono con Tedacà
“Una Mole di Colombe” torna a Torino per una nuova golosa edizione. Nel fine settimana del 2 e 3 aprile, le sfarzose sale dell’Hotel Principi di Piemonte saranno invase dalla fragranza inebriante delle colombe artigianali dei maestri pasticceri che, da tutta Italia,
La compagnia teatrale Tedacà compie vent’anni e festeggia con una cena-spettacolo ambientata negli anni Venti. Il 7, 8 e 9 aprile va in scena Anni: 20, ope-ra che descrive, con ironia, la storia del gruppo nato nel 2002. L’opera – un’opera multilinguistica dove
arriveranno nella città sabauda per presentare le loro creazioni. Una vetrina d’eccellenza per il protagonista assoluto delle tavole pasquali: il dolce (di origine lombarda) più rappresentativo di questo particolare periodo dell’anno.
2 aprile - 3 aprile, Hotel Principi di Piemonte
interagiscono teatro, danza, canto e musica dal vivo – si svolgerà alle 20.30 presso il Teatro Bellarte di Torino (via Bellardi 116), che per l’occasione si trasformerà in un Cafè Chantant, con scenografie dedicate. Il costo del biglietto per cena e spettacolo è di 30€.
7, 8 e 9 aprile, Teatro Bellarte
FIERE
Sant’Orso: tradizione e artigianato Una festa senza tempo: alla fiera di Sant’Orso, dal 2 al 3 aprile, gli artigiani e gli artisti valdostani esporranno per le vie del centro di Aosta le invenzioni, l’ingegno e la creazione del loro lavoro, come da tradizione. Non si tratta solo di un’occasione per fare acquisti, ma di un’esperienza immersiva unica nell’atmosfera della città, tra musica e folklore, alla scoperta delle eccellenze regionali, all’insegna della voglia di ritrovarsi e di stare insieme. Il legno è certamente il “re” della fiera, ma
non mancheranno stupendi esempi di lavori in pietra ollare, ferro, rame, ceramica, vetro, tessuti e pizzi frutto delle capacità e della fantasia di artigiani e hobbisti. L’anno 1000 è considerato l’anno “zero” di questa manifestazione: la leggenda vuole che tutto abbia avuto inizio nell’area della chiesa di Sant’Orso. Proprio di fronte alla struttra il Santo (vissuto prima del IX secolo) era solito distribuire ai poveri indumenti e “Sabot”, le tipiche calzature in legno ancora oggi esposte durante la fiera.
FOTO DI WILL SUDDRETH, UNSPLASH
2 aprile - 3 aprile, centro della città (Aosta)
IL COLOPHON Futura è il periodico del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università di Torino Registrazione Tribunale di Torino numero 5825 del 9/12/2004 Testata di proprietà del Corep Direttore Responsabile: Marco Ferrando Segreteria di redazione: Sabrina Roglio Progetto Grafico: Nicolas Lozito Impaginazione: Federica Frola
l rock dal vivo torna a Torino: il 7 aprile il gruppo The Zen Circus sarà in concerto nel capoluogo piemontese per una tappa del loro nuovo tour primaverile “L’Ultimo Club Accogliente”. L’evento con il gruppo rock pisano composto da Andrea Appino, Karim Qqru, Massimiliano “Ufo” Schiavelli e Francesco Pellegrini si terrà alle Ogr, le Officine Grandi Riparazioni in corso Castelfidardo. Dopo l’estate 2021, che li ha visti in tour per la penisola, The Zen Circus porteranno alle Ogr i loro pezzi storici e i brani del nuovo album ‘L’ultima casa accogliente’. Con un nutrito pubblico transgenerazionale che li segue da oltre 20 anni, The Zen Circus continuano ad essere protagonisti del panorama musicale italiano: la loro lunga carriera conta 11 album, una raccolta, un EP, una partecipazione in gara tra i big a Sanremo 2019 e un romanzo anti-biografico entrato direttamente nella top ten delle classifiche dei libri più venduti stilate dai maggiori quotidiani. La loro avventura con gli strumenti è iniziata nel 1994, ma le prime due demo registrate risalgono al 1996 e al 1997. Solo nel 1998 arriva il primo album (autoprodotto): About Thieves, Farmers, Tramps and Policemen. L’esperienza del primo disco li porta alla creazione di una personale etichetta: la Iceforeveryone Records, con la quale la band pubblicherà anche il secondo album. Da L’ultima casa accogliente, disco rilasciato a novembre 2020, sono stati estratti i singoli Appesi alla luna, Catrame, e Come se provassi amore. Prosegue così il 2022 della band che ha inaugurato l’anno con l’uscita a gennaio del brano 118, con il featuring di Claudio Santamaria. Quello delle Ogr è un appuntamento per portare il pubblico a rivivere le grandi emozioni dei live e del rock e per arricchire la storia musicale della Sala Fucine dell’hub delle Officine, iniziata nel 2017.
Redazione: Alessandro Balbo, Lorenzo Bonuomo, Alberto Cantoni, Giulia D’Aleo, Chiara Dalmasso, Davide Depascale, Edoardo Di Salvo, Silvia Donnini, Lorenzo Garbarino, Alberto Gervasi, Nicolò Guelfi, Ludovica Merletti, Cosimo Giuseppe Pastore, Luca Pons, Elisabetta Rosso, Giuseppe Luca Scaffidi, Matteo Suanno, Federico Tafuni, Raffaella Elisabetta Tallarico, Chiara Vitali. Ufficio centrale: Giulia Avataneo, Sandro Bocchio, Alessandro Cappai, Luca Indemini, Paolo Piacenza, Matteo Spicuglia, Maurizio Tropeano. Segreteria di redazione: giornalismo@corep.it
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