L'ultimo gioiello di Bernardo Vittone, la chiesa di San Michele Arcangelo a Borgo d'Ale

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L’ultimo gioiello di Bernardo Vittone, la chiesa di San Michele Arcangelo a Borgo d’Ale di Gabriele Cherubin

La chiesa di San Michele Arcangelo è l’opera postuma dell’architetto torinese Bernardo Antonio Vittone, allievo di Filippo Juvarra, realizzata fra il 1771 e il 1778 sulla preesistente chiesa cinquecentesca. A Borgo d’Ale lasciò il suo ultimo gioiello, dove la plasticità delle forme e i flussi di luce destano agli occhi dei visitatori, ancor’oggi, un’esperienza unica.

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l centro di Borgo d’Ale, piccolo comune piemontese nella provincia di Vercelli, immerso fra l’Anfiteatro morenico di Ivrea e la Pianura Padana, spicca un piccolo gioiello tardo barocco, dall’inestimabile bellezza e frutto del genio dell’architetto torinese Bernardo Vittone: è la chiesa di San Michele Arcangelo. Reduce da un lavoro imponente di restauro, che l’ha riportata al suo originario splendore, la chiesa è senza ombra di dubbio uno dei

simboli del borgo, in cui gli abitanti si riconoscono e della quale sono gelosi detentori. È l’ultima opera che Bernardo Vittone ideò, sebbene sia stata realizzata dopo la sua morte, avvenuta nel 1770. La prima chiesa Nel corso degli anni, la chiesa ha subito varie trasformazioni. La prima fabbrica è probabile che prese avvio in concomitanza alla fondazione del “borgo franco” di Borgo d’Ale, datata 1270, un piccolo centro di circa 2.000 abitanti, 1

provenienti dai quattro villaggi che sorgevano nelle vicinanze: Erbario, Meoglio, Areglio e Clivolo1. Infatti, si tramanda che i lavori iniziarono già nel 1250, sotto la guida della famiglia Bondonni2, e la chiesa ven-

Le vicende legate alla realizzazione di Borgo d’Ale, dall’unione dei quattro villaggi, vengono ripercorse in Avv. L. Drebertelli (a cura di), Sulle origini del comune di Borgo d’Ale, Torino: Tipografia Legale, 1902. 2 Cfr. M. Consalvi, «La chiesa di S. Michele Arcangelo», in L. Bosi (a cura di), Racconto di un restauro, Borgo d’Ale: Fondazione Piero Bongianino Onlus, 2014, p. 39. 1


ne eretta proprio al centro dell’impianto planimetrico del nuovo insediamento, di forma quadrata, e fu intitolata a San Michele, in continuità con la piccola pieve romanica di Clivolo. Quest’ultima, infatti, fu edificata sin dall’VIII secolo, durante la dominazione dei Longobardi, popolo presso cui si diffuse ampiamente il culto micaelico. Proprio a questo fatto, dunque, dovrebbe risalire l’intitolazione all’Arcangelo3. Con ogni probabilità l’edificio presentava l’abside a sud-est e la facciata principale a nord-ovest, inclinazione che possiede ancora la chiesa d’oggi. Nel 1278 fu costruita, accanto alla chiesa, una torre civica in laterizio, utilizzata come mastio di difesa, che successivamente verrà trasformata in torre campanaria4. La seconda chiesa Il fabbricato originale venne ricostruito tre secoli dopo, nel 15115. Secondo le descrizioni delle visite pastorali presso la chiesa parrocchiale, essa doveva essere costituita da un impianto a tre navate, quella centrale di larghezza maggiore rispetto a quelle laterali, e queste erano scandite da pilastri in laterizio a sezione quadrata. La navata centrale terminava in un’abside a pianta rettangolare e le navate laterali in delle absidiole della stessa forma. La testata di queste ultime era chiusa da nicchie semicircolari. La chiesa era, poi, dotata di finestre opportunamente vetrate e di una copertura a volta. Sappiamo, inoltre, che all’interno erano ospitati cinque altari, dedicati rispettivamente al Santissimo Rosario, a San Michele, Santa Orsola, San SebaLa chiesa di San Michele in Clivolo che oggi sorge fra il comune di Borgo d’Ale e Cigliano è, tuttavia, frutto di una ricostruzione di età romanica, a metà dell’XI secolo. Si veda l’articolo di L. Mattalucci, «Gli affreschi di San Michele in Clivolo», 2016, p. 1. 4 Cfr. M. Consalvi, op. cit., 2014, p. 39. 5 Ibidem. 3

stiano (realizzato, poi, nel 1735 ad opera di Simone di Montecastello), e San Giuseppe agonizzante (risalente al 1753). Era consuetudine che, durante le funzioni religiose, gli uomini sedessero nelle navate laterali e le donne in quella centrale. Il primo banco vicino al presbiterio era riservato al vassallo del luogo e i due successivi alle autorità, mentre in fondo alla chiesa erano presenti banchi di proprietà di alcune famiglie del borgo. Gli ecclesiastici sedevano, invece, nel coro, collocato alle spalle dell’altare maggiore, che ospitava il sacrario. Il banco del coro, in noce, venne realizzato nel 1749 da Maurizio Franceschino, e donato alla chiesa dal conte Fer2

rero Ponziglione di Borgo d’Ale6. Ai lati dell’altare erano posizionati due piccoli armadi contornati di marmo e con le ante in rame, e nella chiesa erano presenti solamente sei confessionali e nessuna scultura o pittura. Nel pavimento di pietra di Barge bianca e scura, erano, poi, collocati alcuni sepolcri, probabilmente sette. La facciata della chiesa, tripartita come l’interno, era rivolta a nord-ovest, e sugli altri tre lati l’edificio era circondato dal 6

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In alto | La chiesa romanica di San Michele Arcangelo in Clivolo | © G. Cherubin Sopra | La chiesa vittoniana di San Michele Arcangelo e la torre campanaria duecentesca, da corso Giacomo Matteotti | © G. Aimone


cimitero, in cui una cappella fungeva da ossario. A sud della chiesa era posta la sacrestia, mentre sulla destra della facciata principale vi era la casa parrocchiale7. Già nel Seicento, tuttavia, a solo un secolo dalla costruzione, l’edificio versava in condizioni precarie, soprattutto a causa della forte umidità. Le pavimentazioni erano degradate, così come la sacrestia, la quale risultava anche troppo piccola per i numerosi arredi sacri ospitati. In Tali informazioni sono reperibili da una descrizione della chiesa del 1752 in Archivio Storico Comunale di Borgo d’Ale, Mazzo 5, Atti relativi all’amministrazione - scritture varie - dal 1731 al 1838, riportata in M. Consalvi, op. cit., 2014, p. 40. 7

generale, anche la chiesa nella sua interezza veniva considerata di modeste dimensioni per il numero di fedeli che settimanalmente accorrevano alle cerimonie domenicali, ed inoltre, le navate erano inondate da cattivo odore proveniente dai sepolcri8. Tale situazione di deterioramento perdurò fino a metà del Settecento, quando le condizioni eccessivamente degradate della sacrestia condussero a ritenerne necessaria la ricostruzione, e nel 1752 già venne condotto in loco parte del materiale necessario. Nel 1753, a Borgo d’Ale giunse un 8

Ivi, p. 41.

nuovo parroco, don Felice Emanuele Dotta di Gottasecca, il quale si ritrovò in una chiesa con evidenti necessità di potenziamento. Pertanto, decise di impiegare il proprio carisma in un’opera rivoluzionaria di ammodernamento e sanificazione dell’edificio intitolato a San Michele Arcangelo. Oltre al già avviato rifacimento della sacrestia, si occupò immediatamente di far realizzare un nuovo altare dedicato a San Giuseppe e, nel 1758, commissionò persino l’altare maggiore, la balaustra del presbiterio, e il pulpito che verranno, poi, reimpiegati nell’edificio successivo9. Il periodo di slancio economico e di crescita demografica che il borgo stava attraversando in quegli anni di metà Settecento condusse la comunità, guidata dal proprio parroco, nel 1768, a richiedere al vescovo la concessione di realizzare una nuova chiesa10. Questa, infatti, non riusciva ad ospitare tutti i fedeli, che erano costretti ad assistere alle funzioni dall’esterno. La terza chiesa, il progetto vittoniano

Nell’estate del 1770 don Felice Emanuele Dotta contattò l’architetto torinese, ormai sessantaseienne, Bernardo Antonio Vittone per valutare eventuali ampliamenti della chiesa, da effettuare immediatamente, e una completa ricostruzione, in una seconda fase. La proficua collaborazione fra il parroco e l’architetto porterà, tuttavia, ad ingrandire le prospettive progettuali, procedendo immediatamente con la nuova costruzione della chiesa. È, però, da considerare che il progetto di solo ampliamento del coro e della sacrestia, già avviato e appaltato, influenzò lo sviluppo della nuova chiesa vittoIvi, p. 42. Cfr. M. Enrico, «Uno sguardo su Borgo d’Ale», in L. Bosi op. cit., 2014, p. 33. 9

Sopra | La facciata di San Michele Arcangelo, da corso Giacomo Matteotti | © S. Cherubin

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niana, come vedremo dalla descrizione. Ma tale cooperazione fra Dotta e Vittone, per un increscioso scherzo del destino, ebbe vita breve. L’architetto, il 19 ottobre 1770, morì nella sua abitazione, a Torino. I disegni del Vittone sono, purtroppo, andati perduti. Pur tuttavia, la profonda somiglianza dell’edificio che scaturirà dal cantiere degli anni successivi con le altre opere piemontesi dell’architetto non lascia dubbi sulla paternità del progetto. La direzione del cantiere venne, in seguito, affidata all’ingegner Giulio Ignazio. Nel 1771 vennero avviati i lavori per il coro, il presbiterio e la sacrestia, mentre due anni più tardi, nel 1773, incominciarono quelli per l’intera chiesa. Già l’anno successivo venne ultimata la demolizione del vecchio edificio e nel 1778 i lavori per la nuova chiesa furono terminati, con una spesa totale di 51.778 Lire11. Il 20 ottobre 1780 si tenne la cerimonia di inaugurazione. Dal compimento della fabbrica, al centro di Borgo d’Ale sarebbe stato possibile ammirare uno dei più eccellenti prodotti del tardo barocco piemontese, ispirato dalla maestria di Bernardo Vittone, alla sua ultima opera. La chiesa di san Michele Arcangelo sorge con la propria facciata principale verso la “contrada maestra”, rivolta a nord-est. Questa è caratterizzata da un’alternanza di forme concave e convesse, con un grande timpano curvo e uno lineare, più piccolo, posto al di sopra dell’accesso principale alla chiesa. Tale varietà di configurazioni attribuisce all’edificio una vaga connotazione borrominiana12. Questa continua Cfr. M. Consalvi, op. cit., 2014, p. 42-45. 12 Si pensi ad alcune delle chiese romane di Francesco Borromini, quali San Carlo alle Quattro Fontane o Sant’Ivo alla Sapienza. 11

alternanza contraddistingue tutto l’esterno, realizzato in laterizio, lasciato a vista. Il rosso dei mattoni si alterna, così, al bianco delle colonne, delle paraste e dei timpani. La chiesa è dominata da una cupola emisferica, originariamente coperta da coppi rossi, al cui culmine si colloca una lanterna a sezione circolare, con sei finestre, e su di essa, svetta una sfera con una croce. Nel progetto originale, la chiesa possedeva anche un ingresso laterale, rivolto a nord-est, con una scalinata d’accesso, di cui oggi non v’è più traccia, ma testimoniato da un disegno di Clemente Rovere del 184713. A nord della chiesa sorge il campanile medievale, il cui sviluppo in altezza è scandito da monofore e bifore, e su cui campeggiano gli orologi, uno su ciascuno dei quattro lati. La torre è decorata con archetti pensili e un fregio a dente di sega, mentre la copertura era, in origine, composta da un tetto a falde. A sud dell’edificio, invece, si erge un campanile più piccolo, Secondo un’ipotesi dell’architetto Marta Consalvi, questo secondo ingresso venne eliminato in funzione di una «“priorità” liturgica», in quanto nel tempo, anche a causa della presenza di portici su quel lato, l’accesso secondario assunse sempre maggiore importanza, fino ad essere utilizzato dai fedeli più frequentemente rispetto a quello principale, in asse rispetto all’altare maggiore. Cfr. M. Consalvi, op. cit., 2014, p. 47.

ma di maggiore altezza rispetto alla torre duecentesca, a sezione triangolare, progettata dall’ingegner Giulio Ignazio, dopo la morte del Vittone. L’ingombro totale del nuovo volume occupa non solo il terreno occupato precedentemente dalla chiesa cinquecentesca, bensì anche le aree immediatamente adiacenti, prima ospitanti il cimitero. La soluzione adottata per l’interno della chiesa fu di una pianta centrale, esagonale, molto spaziosa rispetto al precedente impianto a navate, per accogliere più persone

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In alto | Il disegno del Rovere della chiesa vittoniana, datato 1847 | © Collez. G. Prola Sopra | Cartolina di Borgo d’Ale, raffigurante la chiesa di San Michele Arcangelo, risalente agli anni Quaranta | © PicClick


possibili. Tutt’intorno sono collocate le sei absidi, concluse superiormente da semicalotte decorate con stucchi a foggia di conchiglia, che sono sostenute da paraste con capitello ionico. Sei colonne di ordine corinzio, invece, si sviluppano in altezza, a sostenere i costoloni che formano la cupola. Dalla lanterna, s’immette la luce, protagonista indiscussa delle architetture vittoniane, che lambisce l’intradosso della volta e illumina gli interni. Contribuiscono allo spettacolare gioco di luci e ombre anche le finestre poste al di sotto del piano di imposta, dove corre un loggiato con sei aperture decorate, in corrispondenza delle vele della cupola, e alla base di ciascuna è collocata una coppia di angeli, che sorreggono una corona d’alloro, i quali si stagliano in controluce agli occhi dell’osservatore che sosta al centro della chiesa e che volge lo sguardo verso l’alto. L’ingegner Giulio Ignazio, seguendo le consuetudini artistiche di

Bernardo Vittone, fece trattare gli interni con semplicità e purezza, con fini intonaci dalle tinte chiare, beige, grigio, rosa, azzurro e giallo. Le decorazioni essenziali sono di stucchi finemente lavorati e modellati, lasciando alla luce e alla verticalità il compito di sorprendere il visitatore e il fedele. La pavimentazione era, in origine, costituita da una scacchiera in pietra di Barge, che interessava, probabilmente, tutta la superficie interna, il presbiterio, il coro e le cappelle feriali. Nelle quattro absidi laterali, ai lati dell’area centrale in cui siede l’assemblea, sono situati altrettanti altari: della Beata Vergine del Rosario e di San Giuseppe agonizzante, nelle absidi più vicine al presbiterio, del Suffragio per le Anime del Purgatorio e di San Sebastiano, nelle absidi più vicine all’ingresso. Questi quattro altari furono realizzati nel 1785, da maestranze provenienti da Viggiù14, e non si cono14

scono le eventuali corrispondenze con quelli già presenti nella chiesa cinquecentesca. L’altare maggiore, invece, è risalente alla fabbrica preesistente, come abbiamo visto in precedenza, commissionato dal parroco Dotta poco dopo l’arrivo a Borgo d’Ale. Questo, così come gli altari prima menzionati, la balaustra e la gradinata del presbiterio, sono realizzati in marmi policromi e materiali lapidei lavorati finemente15. Al di sopra dell’altare maggiore, a protezione del tabernacolo, vi è un maestoso capocielo, dello scultore Gaudenzio Lana di Ivrea, in legno di pioppo e tiglio intagliato, laccato con un color rosso porpora e decorato con dorature a guazzo, nella parte inferiore, e da composizioni fogliacee, in quella superiore. SoI marmi utilizzati sono il rosso d’Arzo, la Macchia Vecchia, il Verde Alpi, il Nero Assoluto, il Giallo Torre e il Bianco Statuario. Cfr. A. Moretti, «Il restauro», in L. Bosi, op. cit., 2014, p. 91. 15

In alto | L’interno della cupola vittoniana | © Fondazione Piero Bongianino Onlus

Ivi, p. 46.

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feriali, di pianta rettangolare con un lato leggermente incurvato e un’absidiola a nord, poste ai lati, nelle quali furono inseriti due accessi minori, uno eliminato successivamente. Il coro, in particolare, ospita un manufatto di ebanisteria di pregevole fattura, in legno di pioppo e tiglio, caratterizzato da sedute modulari e un tronetto centrale, con intagli e decorazioni, e da un parapetto che si interrompe in corrispondenza del centro. È risalente alla chiesa precedente, probabilmente realizzato alla fine del Seicento18. Al di sopra del coro è posto un grande quadro dell’Arcangelo Michele, circondato da un imponente cornice barocca, su cui campeggia la locuzione latina «Quis ut Deus» («Chi è come Dio?»), che Michele rivolge a Lucifero. L’area del coro e delle cappelle feriali sono poi connotate dalla presenza di vetrate policrome istoriate, che garantiscono l’illuminazione. Quando, nel 1791, morì il parroco pra di esso, fra volute floreali, si staglia un fastigio raffigurante una bilancia, una fiamma, una spada e un elmo, a rappresentare San Michele Arcangelo16. A sinistra dell’altare maggiore, in cornu evangelii, ovvero nel lato dove nelle chiese cristiane occidentali avveniva la lettura del Vangelo, è collocato il pulpito in legno di noce, finemente lavorato dallo scultore di Ivrea G. Argentiere, con un parapetto le cui cinque formelle in bassorilievo raffigurano San Michele, al centro, e gli apostoli, ai lati. Al di sopra, è coperto da un baldacchino, decorato con intagli, su cui è visibile una colomba ad ali spiegate, ed è raggiungibile da una scala, anch’essa lignea17. L’abside che ospita l’altare maggiore è connotata, in pianta, da una 16 17

Ivi, p. 96. Ivi, p. 98.

composizione differente rispetto don Felice Emanuele Dotta, amaalle altre cinque, compresa quella tissimo dai borgodalesi per i serviospitante la bussola d’accesso alla gi resi alla comunità, venne sepolto chiesa, in legno di noce, come il 18 Ivi, p. 95. pulpito. Infatti, il presbiterio dovette essere innestato sull’impian- In alto a sinistra | L’interno della chiesa, dopo to, di tipo ortogonale, dell’edificio l’ultimo restauro | © Ufficio Beni Culturali Arcidiocesi Vercelli preesistente. Tale configurazione Sopra | L’interno della chiesa, con le decoraziodomina anche il coro e le cappelle ni ottocentesche, nel 1969 | © PicClick 6


presso l’ingresso della nuova chiesa, di cui è considerato il fondatore, sotto la pavimentazione19. Le

modifiche ottocentesche e il restauro di inizio millennio

La chiesa progettata dal Vittone, nel corso dei suoi due secoli e mezzo di storia, ha subito varie modifiche, in particolare atte a provvedere alle problematiche di conservazione dell’edificio, che è sempre stata deficitaria. Già a quarant’anni dalla conclusione del cantiere, iniziarono a verificarsi infiltrazioni attraverso la cupola, poiché le tegole, anche a causa dell’eccessiva inclinazione, subivano costanti spostamenti. La copertura in coppi venne, così, sostituita nel 1832 con delle lastre di 19

Cfr. M. Consalvi, op. cit., 2014, p. 50.

In alto | La torre campanaria medievale | © Comune di Borgo d’Ale

piombo accavallate. I coppi vennero, però, lasciati sull’estradosso del loggiato, all’imposta della cupola20. Nel 1836, invece, vennero ingaggiati il pittore Antonio Costa di Vercelli e lo stuccatore Giovanni Cattaneo per restaurare completamente gli interni della chiesa. L’intervento attuato dai due artisti ridefinì l’aspetto della chiesa nella sua interezza. Infatti, le nuove sfarzose decorazioni in stucco e finto marmo contribuirono ad omogeneizzare lo stile delle pareti e della cupola con i marmi policromi dei cinque altari e della balaustra del presbiterio21. Tuttavia, eliminarono il senso di verticalità e leggerezza della cupola vittoniana, così come concepita a fine Settecento. Nel 1917, in seguito alla nomina l’anno precedente del nuovo parroco don Giovanni Rollone, inizia-

rono alcuni restauri, fra cui quello della balaustra in marmo, e vennero costruite le due cappelle poste all’ingresso della chiesa, ai lati della bussola, dedicate al Sacro Cuore e alla Beata Vergine di Lourdes, quest’ultima dono di una benefattrice e posta nello spazio dedicato alla scala per accedere alla cantoria, che venne spostata alla cappella retrostante22. Fra le modifiche più ingenti subite dalla chiesa di San Michele Arcangelo, vi fu, poi, la chiusura dell’ingresso laterale, già menzionato precedentemente, nel 1918. L’atrio di questa entrata venne riconvertita in una cappella votiva dedicata a Sant’Antonio. Risale, probabilmente, a questo stesso periodo la realizzazione degli addossamenti di vari edifici e delle superfetazioni ai lati della chiesa. Il progetto originale, infatti, prevedeva che tutti i lati fossero liberi da altre costruzioni, vista la complessità della struttura e delle sue forme. Tale fenomeno ne deturpò l’aspetto esterno, non compromettendo, tuttavia, la bellezza dell’opera nella sua interezza. Sempre a questo periodo è databile il rifacimento della pavimentazione delle cappelle feriali e del coro con formelle in cotto. Nel 1919, sappiamo che il decoratore Capriolo di Vercelli intervenne nella chiesa per ripristinare l’apparato decorativo dell’altare del Suffragio per le Anime del Purgatorio, deteriorato da infiltrazioni e umidità23, e nel 1929 la copertura in piombo della cupola venne sostituita, questa volta, da lastre in rame24. Risale, poi, al 1932 la sopraelevazione della torre campanaria duecentesca con un rinforzo interno in cemento armato, come sostegno del nuovo castello campanario, collocato al di sopra della copertura, all’esterIvi, p. 47. Ivi, p. 48. 24 Ivi, p. 50. 22

Ivi, p. 49. 21 Ivi, p. 79. 20

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no, in sostituzione dell’originario tetto a falde25. Negli anni seguenti, la chiesa venne più volte restaurata in varie parti. In particolare, negli anni Quaranta del Novecento, vi fu un lavoro di risanamento generale e il coro ligneo venne ampliato con l’aggiunta di due stalli26. L’intervento più consistente della seconda metà del XX secolo fu, invece, il rifacimento della pavimentazione della chiesa in marmo, con lavori di intarsio di marmo ed onice del Portogallo e del Brasile nelle guide centrali a formare una croce e una fascia nera che circondava tutto il vano centrale, lambendo le colonne, la cui base venne pure rivestita da lastre in marmo. Inoltre, al centro, venne collocata una lastra con lo stemma comunale, sotto la quale furono riposti i resti delle sepolture ritrovate al di sotto della pavimentazione27. In quel contesto di rinnovamento, la chiesa venne dotata di un nuovo impianto di riscaldamento, collocato nell’accesso laterale alla cappella feriale a sud, accanto alla sacrestia, che venne, pertanto, chiuso. All’inizio degli anni 2000, è stata restaurata la facciata principale della chiesa, e da settembre 2008 a settembre 2011 è stato effettuato un corposo restauro degli interni, che ha eliminato tutte le modifiche ottocentesche e novecentesche, ripristinando i colori, le decorazioni e la pavimentazione del progetto vittoniano. Nel 2016 è stata effettuata un’opera di restauro anche della torre campanaria medievale, donando all’intero complesso di San Michele Arcangelo di Borgo d’Ale la bellezza d’un tempo.

Bibliografia

Iconografia

Lodovico Drebertelli (a cura di), Sulle origini del comune di Borgo d’Ale, Torino: Tipografia Legale, 1902;

Gianpiero Aimone, La chiesa di San Michele Arcangelo, s.d., pag. 1;

Marta Consalvi, «La chiesa di S. Michele Arcangelo», in Luca Bosi (a cura di), Racconto di un restauro, Borgo d’Ale: Fondazione Piero Bongianino Onlus, 2014;

Gabriele Cherubin, La chiesa romanica di San Michele Arcangelo in Clivolo, 2017, pag. 2;

https://mapio.net/pic/p-3916282/

Gianpiero Aimone, La chiesa vittoniana di San Michele Arcangelo e la Mario Enrico, «Uno sguardo su torre campanaria duecentesca, da corBorgo d’Ale», in Luca Bosi (a cura so Giacomo Matteotti, 2017, pag. 2; di), Racconto di un restauro, Borgo https://mapio.net/pic/p-3916282/ d’Ale: Fondazione Piero BongianiSimone Cherubin, La facciata di San no Onlus, 2014; Michele Arcangelo, da corso Giacomo Antonio Moretti, «Il restauro», in Matteotti, 2020, pag. 3; Luca Bosi (a cura di), Racconto di un restauro, Borgo d’Ale: Fondazione Clemente Rovere, La chiesa vittoniana, 1847, pag. 4; Piero Bongianino Onlus, 2014; Sitografia Lauro Mattalucci, «Gli affreschi di San Michele in Clivolo», 2016;

PicClick, Cartolina di Borgo d’Ale raffigurante la chiesa di San Michele Arcangelo, 1945, pag. 4; h t t p s : / / p i c c li c k . i t / C a r t o li n a - B o r g o - d A le-1945-ca-153437698374.html

Fondazione Piero Bongianino Onlus, L’interno della cupola vittoniana, Fondazione Piero Bongianino, sito s.d., pag. 5; http://www.fondazionebongianino.it/wp-content/ web, s.d. https://www.academia.edu/27073804/Gli_affreschi_di_San_Michele_in_Clivolo

http://www.fondazionebongianino.it/

uploads/2018/07/fondazione_bongianino_restauro.jpg

Ufficio Beni Culturale Arcidiocesi Vercelli, L’interno della chiesa, dopo l’ultimo restauro, 2020, pag. 6. PicClick, L’interno della chiesa, con le decorazioni ottocentesche, s.d., pag. 6; https://picclick.it/Vercelli-Borgo-DAle-interno-Chiesa-Parrocchiale-323967192680.html#&gid=1&pid=1

Comune di Borgo d’Ale, La torre campanaria medievale, 2017, pag. 7.

Borgo d’Ale, 29 aprile 2020

Ivi, p. 51. Ivi, p. 49. 27 Ivi, p. 37, 49, 51. 25 26

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