Dizionario alternativo. Le parole cruciali per il destino dell’umanità - Aldo Antonelli

Page 1


2-


Aldo Antonelli

DIZIONARIO ALTERNATIVO

Le parole cruciali per il destino dell’umanità Prefazione di Raniero La Valle


4-

© Il Segno dei Gabrielli editori, 2020 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-6099-426-4 Stampa Mediagraf spa (Padova), Aprile 2020 Foto di copertina Jorge Méndez Blake, El Castillo, L’impatto di un libro (2007) «Il libro non è un muro che dovrebbe separare la vita dal desiderio, ma è una potente immagine del desiderio che incrina il muro che vorrebbe arginarlo. Non è questa la forza che abita il libro? Generare un’incrinatura nel muro, minare la sua apparente solidità, introdurre nella compattezza del muro una discrepanza, una fessura. Mentre, infatti, il muro chiude, definisce confini e identità rigide, il libro apre, spalanca mondi nuovi, contamina la nostra vita con quella di infiniti altri libri. Mentre il muro vorrebbe riparare la vita dalla sua esposizione all’alterità, il libro impone al lettore l’incontro rinnovato con un’alterità sempre nuova e sempre in movimento» (Massimo Recalcati, A libro aperto, pp. 31-33).


-

5

Dedico questo lavoro a tutti coloro che, in questa dittatura del pensiero unico e dell’ammasso mediatico di cervelli clonati, osano, ancora, l’eresia del pensiero dissenziente. Aldo Antonelli



-

7

PREFAZIONE di Raniero La Valle

È un singolare dizionario quello che viene presentato qui, con una caratteristica che lo differenzia da tutti gli altri. Mentre i dizionari si presentano con sussiego, esibendo una loro presunta oggettività e completezza, questo si presenta con umiltà, come una costruzione del tutto personale e di parte, mettendo insieme citazioni e detti di personaggi che si parlano attraverso i secoli, e vanno da sant’Agostino a Benedetto a Napoleone a Croce a Moltmann a Bobbio. Un assortimento che dimostra non solo la varietà e ricchezza delle letture dell’Autore, ma anche come in tutto il corso della storia sui grandi temi che hanno investito la vita dell’uomo sulla terra si sono rincorsi i pensieri le riflessioni i moniti di quanti sono stati creatori e protagonisti della cultura vivente che ha cercato di darne ragione. In effetti le parole assunte in questo dizionario sono (quasi) tutte cruciali e decisive per il destino dell’uomo: amore, accoglienza, armi, ateismo, sacrificio, volto, fino al sacro che non è inteso come ciò che è aggiunto all’umanità dell’uomo, ma come ciò che è sottratto all’uso comune e lo priva della trasparenza alla visione di Dio. Ed è singolare come la riunione in un’unica trama fatta dall’Autore di citazioni così diverse denunci in realtà di che cosa è intessuta e quale è stata la strada della sua vita; non c’è nulla di casuale nell’aver messo insieme Kant e Ivan Illich, Marx e padre Balducci, Lévinas e Panikkar, Gramsci e Turoldo. Se si uniscono con un filo rosso tutti i punti di questa mappa, appare una storia intellettuale e spirituale, appaiono le tessere di un mosaico in cui è impressa un’immagine del mondo. Anche per ciascuno di noi sarebbe così: se ciascuno di noi si mettesse a richiamare dal fondo della memoria o dai suoi appunti o agendine i personaggi e le citazioni che hanno attraversato e lasciato traccia nella sua vita, ne ricaverebbe la sua biografia; ma il bello di questa operazione consisterebbe e consiste nel fatto che non si tratta di un’autobiografia, ma di una biografia scritta da altri perché, se posso fare una citazione anch’io di una scrittrice del Novecento, “noi siamo fatti degli altri”. Allora sarebbe bello, anche nella lettura di questo dizionario, andare a scoprire di quali “altri” è veramente fatto il suo Autore, e perché sono questi e non altri, e perché egli abbia sentito il bisogno di farcelo sapere, quasi a svelarci la sua identità e la sua vita. E forse c’è anche una indicazione di metodo, una raccomandazione preziosa, che è quella di non fermarsi a una fonte sola, di mettersi in ascolto delle differenze, di far risuonare voci diverse, perché nessuno può formarsi e vivere alla scuola di un solo maestro, e nella stretta di un solo tempo, sgravato del passato, ignaro del futuro.


8-

Chi ha scritto questo dizionario sa per certo, perché l’ha letta come parola di Gesù nel Vangelo, che “uno solo è il vostro Maestro”, ma proprio per questo sa che occorre ascoltare molti maestri, non intronizzarne nessuno e discernere quanto in ciascuno di loro è un vero magistero o è termine di confronto e di critica per la scelta della via, per la costruzione dell’“alternativa”. Quello che è certo è che questo libro non è chiuso in se stesso, non finisce qui; è come una finestra aperta che rimanda a una quantità di pensieri e di mondi in cui ciascuno si potrà avventurare.


-

9

PREMESSA

«Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una sorta di strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe visto in se stesso». Marcel Proust

Sia chiara una cosa: questo “Dizionario” non ha niente di “ufficiale”, niente in comune con i tanti già stampati ed in uso, niente a che fare con la logica editoriale enciclopedica. Esso è la semplice sistematizzazione di appunti, citazioni, spunti di riflessione, detti, dati, numeri, aforismi, che il curatore ha annotato nel suo schedario e che risente, naturalmente, delle sue letture e dei suoi particolari interessi. Un semplice strumento di lavoro che nel tempo si è andato ingrandendo e che non si vuole che resti ad ammuffire nel chiuso privato di un disk. I riferimenti, pertanto, risulteranno a volte lacunosi, non essendo stato possibile riportarne la fonte oltre l’autore. Si chiede venia se nelle citazioni dei libri non viene riportata né la casa editrice, né l’anno di stampa. Non avendo indicazioni per tutti i libri citati si è deciso di non riportarle per nessuno. In compenso, nella Bibliografia apposta a fine opera, sono riportati gli estremi dei libri citati, in possesso del curatore e che il curatore ha letto. Infine, per comodità verso il consultatore, chiamiamolo così, (visto che il testo che avete tra le mani non va letto come fosse un romanzo o un saggio, ma consultato), alcune citazioni vengono ripetute più volte, quando il loro testo riguarda più di una tematica... Ci sono dei termini come Bugia, Regime ecc. che fanno sinonimia con alcuni personaggi, attuali e del passato; ma noi non ci siamo fatti scrupolo di trascriverli senza censure! Nomen omen! Il lavoro risulterà essere di parte, come di parte è lo scrivente: orgogliosamente e fieramente di parte! Così come deve essere di parte il cittadino in una società sbilanciata. Così come deve essere di parte il cristiano che voglia essere fedele a Dio anch’egli di parte! Il simbolo della giustizia nel mondo greco-romano era una donna che, con gli occhi bendati, emetteva un verdetto che si presumeva “imparziale”.


10 -

Secondo il Vangelo Dio non ha gli occhi bendati, non è daltonico, ma vede bene le sofferenze del suo popolo e se ne prende cura al fine di liberarlo dalle mani predatorie e vessatorie dei suoi faraoni! Questa “parzialità” di Dio potrebbe anche risultare scandalosa agli occhi narcisisti dei borghesi, ma riscalda l’inverno degli abbandonati e degli sfruttati di ogni tempo. Invitando anche, si spera, alla fattiva ed attiva partecipazione dell’utente, credente o meno, a tutte le lotte di liberazione. Aldo Antonelli


ABBONDANZA

- 11

A

ABBONDANZA – «L’abbondanza di denaro non è mai umiliante; serve a rendere allegre le coppie che si sparano in fronte e a liberare i figli dalle coppie in guerra moltiplicando loro milioni di desideri alternativi all’affetto, appagabili e appagati tutti». (A.B. Olivo, Lettera a Anna, p. 19) ABITANTE – «Si abita un luogo nella misura in cui lo si ama». (S. Agostino) ABITI ECCLESIASTICI – «Chi l’avrebbe mai detto. Pare siano tornati di moda i “filatteri” in versione aggiornata e raffinata. Si è svolta addirittura, qualche tempo fa, una clamorosa sfilata di moda in chiave ecclesiastico-liturgica, con casule e paramenti sacri firmati o, come si usa dire, “griffati”. Molti sono rimasti perplessi. Qualche altro – invitato d’onore – ha abbozzato. C’è anche chi non ha mancato di esprimere la propria indignazione per quello che riteneva uno scandalo e un cedimento alla logica consumistica che avrebbe contagiato anche le sacrestie. Al di là di tutte le interpretazioni che si possono dare della faccenda (che, comunque la si consideri, non è tale da rafforzare la fede), resta il fatto che Dio non bada tanto a che i capi di abbigliamento – anche sacri – siano “firmati”. A lui interessa la persona che sta sotto quegli stracci (si tratta pur sempre di stracci, anche se costosi, soprattutto se costosi…). È importante che la persona sia “firmata”, e che la firma abbia piena validità su un piano evangelico. Dio non veste i suoi ministri alla moda degli stilisti famosi. Semmai li spoglia. La sua Parola, impietosa, strappa di dosso abiti e maschere (e perfino un po’ di pelle, se necessario), e mette a nudo la persona… E, a proposito di vanità ecclesiastica. Si rimane perplessi di fronte a certi neo eletti pastori, i quali appaiono intimamente ed esteriormente compiaciuti, con la loro fiammante fascia rossa, il crocifisso prezioso che luccica sul petto e manda inconfondibili barbagli, ed esibiscono l’aria soddisfatta di chi pensa: “Ci sono arrivato, finalmente!”. E il culmine cui sono arrivati non è certamente il Calvario…». (Alessandro Pronzato) ABITUDINE – «Se c’è qualcosa di peggio di avere un animo malvagio è d’aver un animo assuefatto». (Charles Péguy) «Abbiamo il vizio di abituarci a tutto. Non ci indignano più le bidonville; né la schiavitù dei raccoglitori di caucciù; né fa più notizia l’apartheid, né i milioni di morti di fame, ad ogni anno. Ci abituiamo, limiamo gli spigoli della realtà, per non ferirci, e la inghiottiamo tranquillamente». (Luis Espinal Camps, No acostumbrarse). ACCADIMENTI – «È ciò che emerge al di là delle intenzioni dei protagonisti e rimane, nel corso della storia, come una acquisizione o una esperienza irreversibile che segnerà il futuro». Benedetto Croce fa una distinzione tra “Accadimenti” e “Avvenimenti” (Cfr. Avvenimenti) ACCANIMENTO TERAPEUTICO – «Non c’è l’obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e, in casi ben determinati, è lecito astenersene». (Discorso di Pio XII rivolto ad anestesisti e rianimatori nel lontano 1957)


12 - ACCOGLIENZA La Dichiarazione sull’eutanasia della Congregazione per la dottrina della fede del 1980 fa distinzione tra «mezzi ordinari» che vanno sempre somministrati, e «mezzi straordinari» che possono (in alcuni casi devono) non essere somministrati. ACCOGLIENZA – «L’Italia è il paese classico dell’ospitalità (...). Ma lo spirito evangelico non ha saputo trasformarsi nella forma moderna della solidarietà e dell’organizzazione disinteressata e civile (...). L’assistenza, che è un diritto, diventa un regalo, una umiliante carità, che si può e non si può fare». (Gramsci, 7 gen. 1918, Odio gli indifferenti, pp. 13 e 14) «Nella tradizione ebraica si narra che Abramo aveva una tenda nel deserto non con uno ma con quattro ingressi, perché voleva che chiunque si trovasse a passare, da qualunque parte provenisse, potesse subito entrare ed essere accolto come ospite». (Benito Fusco, In Dialogo, n. 121, p. 73) «La nostra storia e la nostra cultura occidentale portano i segni evidenti di una presenza non accolta». (Arturo Paoli) «Accogliere è sempre rischiare, disturba sempre. Ma Gesù non viene forse a disturbarci nelle nostre abitudini, nei nostri comodi, nelle nostre stanchezze? Accogliere non è per prima cosa aprire la porta della propria casa, ma aprire le porte del proprio cuore, e con questo diventare vulnerabili. È uno spirito, un atteggiamento interiore. È prendere l’altro all’ interno di sé, anche se è una cosa che disturba e toglie sicurezza». (Jean Vanier) «Sempre, nella storia dell’umanità, ci sono Abele e Caino. C’è la mano tesa e la mano che percuote. C’è l’apertura dell’incontro e la chiusura dello scontro. C’è l’accoglienza e c’è lo scarto. C’è chi vede nell’altro un fratello e chi un ostacolo sul proprio cammino. C’è la civiltà dell’amore e c’è quella dell’odio. Ogni giorno c’è da scegliere tra Abele e Caino. Come davanti a un bivio, si pone tante volte di fronte a noi una scelta decisiva: percorrere la via della riconciliazione o quella della vendetta». (Papa Francesco in Romania) ACQUA – Cfr. BENI COMUNI – «La terra ha inventato la formula dell’acqua, combinando due parti di idrogeno con una di ossigeno. Due gas che, se accostati, esplodono, si sono ritrovati nella goccia, la materia prima della vita. L’acqua è il loro trattato di pace. Buffa e triste la presunzione di chi ne pretende il possesso, mettendo alle sorgenti il cartello di proprietà privata. Vorrebbe dimostrare diritto di possesso sulle nuvole, sulla neve, sulla pioggia. Non vuole ammettere di essere uno sputo di passaggio, la creatura umana, ogni volta trasecola di fronte all’evidenza di essere una pulce ammaestrata. È mia, è mia, strepita come un bimbo con la palla. Invece niente è suo, niente dura nel pugno del possesso. Amo ogni forza che me lo ricorda, amo i vulcani e tutta la magnifica energia che costringe il ritorno all’umiltà». (Erri De Luca, La Repubblica, 22.4.2010). ADOZIONE – «Non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». (Maria Gabriella Luccioli, presidente della prima sezione civile della Corte di Cassazione a commento della Sentenza n. 601, 2013) «Dovremmo chiederci prima di tutto: è possibile che il destino e la vita di un bambino siano definiti in una stanza di tribunale senza interrogarci su quello che succede nella sua mente?» (Massimo Ammaniti, La Repubblica, 1.12.2017)


ADULAZIONE

- 13

ADULAZIONE – «Chi non sa amare deve imparare ad adulare». (Johann Wolfgang Goethe) «Gli adulatori assomigliano agli amici come i lupi ai cani». (George Chapman) «Le anime generose ricevono più offesa dall’essere adulate che ingiuriate». (Nicolò Tommaseo) «Sicut amici adulantes pervertunt, sic inimici litigantes plerumque corrigunt» (Trad.: «Come gli amici adulando pervertono, così i nemici, con i rimproveri, molte volte correggono»). (S. Agostino) «Tutto ciò che vi è di più caro e di più santo, di più adorabile e di più amabile viene spento da questa fangosità, che bacia senza amore e applaude senza convinzione». (Primo Mazzolari, La parola che non passa, p. 125) ADULTI – «Ragazzi a quarant’anni, rottamati a cinquanta, anziani a sessanta. Ma qual è l’età degli adulti in Italia?». (Giuseppe Pontiggia) «Siamo ormai tutto quello contro cui abbiamo lottato a vent’anni». (José Emilio Pacheco) «Già, essere adulti. Scambiare il senso di responsabilità con l’obbedienza ad un sistema di regole basato sulla legge del più forte. Accettare gerarchie sociali e mentali che imprigionano la propria creatività e lentamente spingono un uomo ad abdicare, a rientrare nei ranghi, ad abbassare lo sguardo, ad accettare la perdita di dignità per un tozzo di pane...». (Christoph Baker, scrittore e direttore Unicef, In Dialogo, n. 87, 2010) ADUNATE – «Nelle chiese qualcuno comincia a provare disagio per il rumore religioso, per le grandi adunate che sono esibizione di tutto, unico assente Dio». (Don Angelo Casati, Conferenza a Lecco il 20.3.2012) AFFETTO – «L’affetto è il contrario dell’amore liberatore. Questo dolce avvolgimento favorevole alla crescita del bambino, diventa uno strangolamento per l’adulto che non ha saputo liberarsene». (Lanza Del Vasto) AFRICA – «Vennero con la Bibbia e noi avevamo la terra. Ci invitarono a chiudere gli occhi e a pregare. Quando li aprimmo essi avevano la terra e noi la Bibbia». (Desmond Tutu) «La storia dell’uomo è stata per secoli caratterizzata da pratiche come il dono, lo scambio e l’autoproduzione. Tutte attività antitetiche alla società mercantile e per questo sradicate dalla cultura comune. La colonizzazione mercantile ha affondato i propri artigli anche in realtà come quella africana o indiana, in cui l’autoproduzione ha sempre garantito la sussistenza; sradicare le economie di sussistenza ha significato condannare a morte, negli ultimi quattro decenni, decine di milioni di persone ogni anno. Un olocausto pianificato a partire dagli anni Settanta da multinazionali, le quali hanno depredato territori e stravolto tradizioni e pratiche che per secoli si sono tramandate». (Francesco Gesualdi e Gianluca Ferrara, La Società del BenEssere comune) AGGETTIVI – «“Sporco negro”, “ebreo avaro”, “siciliano mafioso”, “meridionale scansafatiche”… Buono o cattivo che sia l’esempio commentato, l’aggettivo relativo crea intorno al protagonista una comunità dello stesso colore, nazionali-


14 - AGGRESSIVITÀ tà, lingua, cultura: tutta con le stesse caratteristiche in genere negative. Responsabilità e meriti sono e dovrebbero restare individuali, ma l’aggettivo li espande invece a macchia d’olio sull’intero gruppo in modo totalmente ingiustificato e con effetto devastante». (Otto Töni, Dizionario genuino clandestino, p. 6) AGGRESSIVITÀ – «L’aggressività ci fa disumani, anche se vittoriosi». (Aldo Antonelli) «Aggressività e frustrazione si alimentano a vicenda». (Marcello Veneziani) AGIRE – «Come osserva Günther Anders, un cambiamento radicale si è verificato nella nostra epoca: si è passati dal puro agire al semplice fare. Le nostre azioni erano un tempo dotate di scopo. Poi un bel giorno l’azione divenne un semplice fare: eseguire bene il proprio compito ignorandone le finalità. Si entra in questo modo nel dominio della tecnica e nella sua illusoria efficacia». (Antonio Gnoli, La Repubblica, 1.12.2009) «Amleto sa ma non agisce; Edipo non sa ma agisce. Se per il figlio Edipo l’atto è animato dall’ira e dalla convinzione della propria purezza, per il figlio Amleto l’atto è inaccessibile in quanto il figlio si sente simile all’impuro che dovrebbe giustiziare. In questa opposizione si deve ricercare tutta la differenza che separa l’eroe tragico da quello moderno: nel primo, l’atto trascende la consapevolezza della coscienza; nel secondo, invece, è l’ipertrofia della coscienza che inibisce l’atto. Già per Freud, infatti, se Edipo re di Sofocle è una “tragedia del fato”, l’Amleto di Shakespeare è una “tragedia del carattere”». (Massimo Recalcati, Il segreto del Figlio, p. 59) ALDILÀ – «Questo mondo e l’altro non sono uno dopo l’altro, ma uno dentro l’altro: superficie e profondità, scorza e midollo». (Enrico Peyretti) «Nei libri di don Milani e nelle poesie di padre Turoldo capivo che la speranza dell’aldilà non allontana dal mondo, anzi dà motivazioni forti per i fronti di lotta». (Giovanni Colombo, MicroMega, n. 7, 2012, p. 25) ALGORITMO – «Dare ordini attraverso un algoritmo, il quale decide cosa il lavoratore debba o non debba fare, rende il padrone evanescente, anonimo ed oggettivo. Difficile poter discutere con lui contestandolo. Lo sfruttamento assume allora le caratteristiche delle scienze che, secondo il luogo comune divulgato, sarebbero infallibili e sicure». (Otto Töni, Dizionario genuino clandestino, p. 8) ALTERITÀ – «Il sapere dell’alterità ridefinisce l’io da identità a responsabilità». (Carmine Di Sante, Coppia e Gratuità, p. 6) «Quando non si lascia spazio all’eteros, quando non c’è alcun rispetto per l’alterità, la vita diviene un inferno e la Legge il luogo di un caos solo distruttivo». (Massimo Recalcati, La Repubblica, 20.6.2018) «Ci stiamo avviando a grandi passi verso una società culturalmente e religiosamente pluralista. L’epoca in cui entriamo richiede però da parte di tutti una forte esperienza di diversità, di alterità, di complessità, di molteplicità. E qui va riconosciuto che noi cattolici siamo i meno preparati ad agire da protagonisti in questo campo, avendo alle spalle sedici secoli di uniformità». (Enzo Bianchi) «O riconosciamo la legittimità dell’alterità umana, o ci ripiegheremo in un declino disastroso». (Ernesto Balducci)


ALTRO

- 15

ALTRO – «La Riconciliazione è quel modo di esistere in cui la identità dell’uno è nel cuore dell’altro, in cui chi domanda a se stesso “chi sono io” non può rispondere se non riferendosi all’Altro. Il Tu che è dinanzi a noi non è una barriera, è il luogo in cui il soggetto, ribaltandosi, cerca il senso di sé». (Ernesto Balducci, Il tempo di Dio, pp. 177-178) «Non l’altro da relegare, con sentenza irrevocabile, nel nonsenso, né l’altro da integrare benevolmente dentro la nostra identità, ma l’altro che resti tale e con il quale sia possibile stabilire uno scambio che non preveda come progetto latente la negazione, l’annullamento dell’alterità, ma la sua permanenza». (Ernesto Balducci, L’altro, p. 18) «Alla domanda “perché l’altro deve riguardarci?” Cacciari propone una risposta radicale e decisiva: “L’altro è in noi”. Nessun uomo è un io semplice e indiviso, in ciascuno c’è una società di individui che non possono ignorarsi. Il rapporto con gli altri diventa allora necessario per comprendere se stessi. Chi non si accorge di questo si rinchiude nella sfera del privato, pensa solo a se stesso. I Greci avevano trovato una parola per definirlo: idiota». (Aldo Antonelli) «Se vuoi essere felice, rendi felici gli altri, direbbe Aristotele. Uno può arricchirsi contro gli altri, ma non può essere felice se non con gli altri». (Aldo Antonelli) «L’enfer c’est les autres». (Jean-Paul Sartre) «L’altro mi valuta, mi giudica, mi conferisce o toglie valore. In tal modo l’altro mi soggioga e io, per liberarmi, tento di soggiogare lui... Solo nell’amore sembra che ci si possa sottrarre a questa necessità di conflitto». (Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla) «La conoscenza è il principio dell’amore, l’epifania dell’altro, comunicare, poter dare la parola» (San Benedetto) «Sono gli altri a rivelarti. Loro ti danno la tua vera identità, ti dicono come sei. Da soli perderemmo la nostra vera identità». (Juan Arias, Un Dio per il Duemila, p. 86) «È nota l’immagine con cui Lévinas presenta l’autocomprensione dell’Occidente: Ulisse che, partendo dalla sua terra, affronta avventure e peripezie (l’odissea) ma col pensiero fisso al giorno e al luogo del ritorno. Immagine dell’io che esce da sé per incontrare il mondo ma con l’intenzione di tornare a se stesso con tutto il bagaglio delle esperienze e delle conquiste fatte. Ma non è questo, per Lévinas, il movimento con cui si costituisce l’umano. Contro tutta, o quasi, la tradizione del pensiero occidentale, egli vuol ritrovare quella singolare identità dell’essere umano che consiste nell’esodo, nell’uscita da sé verso l’altro -l’altro uomo- non per rientrare in sé con il bottino della sua presenza, ma per restare con lui e per lui». (Armido Rizzi, L’Europa, p. 56) «Il nostro compito nell’avvicinarci ad un altro popolo, a un’altra cultura, a un’altra religione, è toglierci le scarpe, perché il luogo al quale ci stiamo avvicinando è sacro. Qualora non ci comportassimo così, correremmo il rischio di schiacciare il sogno altrui. Peggio ancora, correremmo il rischio di dimenticarci che Dio già stava lì, prima che noi arrivassimo». (Anonimo latinoamericano) «Non si ha civiltà senza relazione, senza complessità, senza contaminazione, senza apertura e riconoscimento dell’altro». (Giancarlo Zizola, Rocca, n. 19, 2000) «Un regime che non fornisce agli esseri umani ragioni profonde per interessarsi gli uni degli altri non può mantenere per molto tempo la propria legittimità». (Richard Sennett, L’uomo flessibile, p. 148)


16 - ALTRO «La realtà dell’altro non è in ciò che ti rivela, ma in quel che non può rivelarti. Perciò se vuoi capirlo, non ascoltare le parole che dice, ma quelle che non dice». (Kahlil Gibran) «Solo la voce dell’altro, che viene da fuori ci porta fuori, ci libera dal peso insopportabile della nostra monotona ripetizione». (Salvatore Natoli) «Per tutti i cristiani la conoscenza della verità, del bene e del male nell’etica è sempre stata una conoscenza limitata e relativa, e in questo campo gli “altri” non sono gli avversari della verità bensì occasioni per interrogativi, ricerche, approfondimenti. (…) Fare spazio all’Altro significa arricchire la propria identità, aprirle orizzonti nuovi, mettere ali alle nostre radici». (Enzo Bianchi, Ero straniero e mi avete ospitato, p. 16) «L’essere dell’uomo è una comunicazione profonda. Essere significa comunicare. Essere significa essere per l’altro e, attraverso l’altro, per sé. L’uomo non possiede un territorio “interno” sovrano. Egli è integralmente e sempre su una frontiera: guardando dentro di sé guarda negli occhi altrui o attraverso gli occhi altrui. Non posso fare a meno dell’altro, non posso divenire me stesso senza l’altro». (Michail Bachtin, Dostoevskij) «Voler dire l’altro, volerlo portare alla parola, può significare, ancora una volta, in forma sottile, imprigionarlo nelle maglie dell’identità non salvaguardandone la differenza». (Bruno Forte) «Altro che “relazioni”. L’acidità ci inquina. Stiamo diventando corazze. Più che luoghi d’incontro, siamo spesso piccoli centri di scomunica reciproca. Tendiamo a chiuderci. La trincea ci affascina più del crocicchio. L’isola sperduta, più dell’arcipelago. Il ripiegamento nel guscio, più della esposizione al sole della comunione e al vento della solidarietà. Sperimentiamo la persona più come solitario auto-possesso, che come momento di apertura al prossimo. E l’altro, lo vediamo più come limite del nostro essere, che come soglia dove cominciamo a esistere veramente». (Tonino Bello, Alla finestra la Speranza, p. 95)


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.