La teologia delle donne

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Sandro Gallazzi Anna Maria Rizzante

La teologia delle donne alle quali Dio ha rivelato i suoi misteri Prefazione di Maria Soave Buscemi

Ricorda la fede della tua nonna e della tua mamma (Tt 1,5)

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© 2016 Il Segno dei Gabrielli editori Via Cengia 67 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 - fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-299-4 Stampa Il Segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano, settembre 2016 Per la produzione di questo libro è stata utilizzata esclusivamente energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ed è stata compensata tutta la CO2 prodotta dall’utilizzo di gas naturale.

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Dedichiamo questo libro a Giulia, la nostra nipotina, l’ultima donna che è entrata a far parte della nostra famiglia, come regalo per il suo primo compleanno. Lei riesce sempre a farci stare bene e a donarci momenti di vera felicitĂ . Lo dedichiamo anche alla mamma Carla che ci ha appena lasciato e che ora dal cielo indica a tutti noi la strada del bene e della felicitĂ , facendosene, come sempre, garante per tutti noi.

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Ringraziamo di cuore le amiche e gli amici che ci hanno aiutato a tradurre questo libro in italiano: Mario Costalunga e Patrizia Farronato (capitolo 3) Maria Giulia e Oscar (capitoli 4, 5, 6 e 8) Dario Mencagli (capitolo 7) Luciano Bernardi (capitolo 9) Franco Lacchini (capitolo 14) Flavio Lazzarin (capitolo 16). E Felice Tenero per aver collaborato al controllo delle bozze. Deus lhe pague!

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Indice

Prefazione di Maria Soave Buscemi

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Introduzione

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Capitolo 1 Agar: teologa nelle tende patriarcali

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Capitolo 2 Anna: teologa di un messianismo differente 1. Un testo unitario - I protagonisti - Alcune parole chiave - La struttura del testo 2. La progressiva istituzionalizzazione del sacro 3. La donna violentata 4. La donna-madre: l’antitempio 5. Un messianismo differente o l’anti-messianismo

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Capitolo 3 Gomer: teologa in tempo di monarchia 1. Ezechiele 16 2. Ezechiele 23 3. L’erotismo – o la sua negazione – come luogo teologico 4. Altre esperienze di relazione sessuale 5. L’amore di Osea e di Gomer 6. E se fosse una dea?

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Capitolo 4 Teologia di donne in tempi di esilio 1. Furono presi come bottino (Is 42,22) 2. Udite nazioni, ascoltate isole 3. Il tuo creatore 4. Il Santo di Israele 5. Il tuo Redentore 6. Tu sei il mio schiavo

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Capitolo 5 Donna: soggetto e luogo teologico alternativo al tempio 91 1. Donna: Bella! 92 2. Donna: Bella! Fedele al Dio dei Poveri! 93 3. Donna: a favore della vita, contro l’oppressione del mercato 94 4. Donna: a favore della vita, contro l’oppressione della casa dell’uomo 95 5. Donna: a favore della vita contro l’oppressione ideologica 98 6. Donna: teologa di un messianismo differente 99 7. Il messianismo legittimatore del potere 100 7.1. Il messianismo del palazzo 100 7.2. Il messianismo del tempio 101 8. Il messianismo del profetismo contestatore 102 9. Il messianismo della casa della donna 103 Concludendo 105 Capitolo 6 La moglie di Giobbe: teologa del dolore profondo 1. La struttura del testo 2. Il “luogo” redazionale 3. Il genere letterario 4. La posizione canonica 5. Il punto di partenza: la teologia della prosperità 6. Tu mi istigasti contro di lui per distruggerlo! 7. Il grido della donna 8. Dopo sette giorni e sette notti 9. L’inutile dibattito su Dio 10. Le sciocchezze degli amici saggi 11. Le stoltezze dette da Giobbe 12. Il mio servo Giobbe ha parlato a favore/contro di me con rettitudine (Gb 42,7) 13. E YHWH parlò in mezzo alla tempesta Capitolo 7 La Sulamita: teologa della gioia completa 1. Il progetto di “shalom-one” 2. Il progetto di “Geru-shalem” 4. Un nuovo linguaggio della profezia 5. Il cantico della Pasqua 6. Un Dio con volto di donna 8

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Capitolo 8 Rut: teologa del diritto dei piccoli 1. Il con-testo: il gruppo che scrisse il libro di Rut 2. Il pre-testo: perché scrissero questo libro? 3. Il testo: la profezia di Pentecoste

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Capitolo 9 Qoèlet: teologa della vita quotidiana 163 1. Premessa 164 Un nuovo impero 164 Un nuovo modo di produzione 164 Una nuova antropologia 165 Una nuova sapienza 165 Un nuovo culto, una nuova legge, un nuovo tempio 166 Un nuovo Dio 166 2. “La” Qoèlet, “il” Figlio di Davide 167 3. La prova degli occhi: “Ma io ho visto!” 169 3.1. La critica del nuovo impero 169 3.2. La critica al nuovo modo di produzione 170 3.3. La critica della nuova sapienza 171 3.4. La critica al nuovo Dio 173 3.5. La critica al nuovo tempio 174 4. La prova della morte 176 5. La prova della casa e della tavola 178 5.1. Questo viene dalla mano di Dio (2,24-26) 179 5.2. Ciò che Dio fa, dura per sempre (3,12-15) 180 5.3. Questa è la sua porzione (3,22) 181 5.4. Dio gli riempie il cuore di gioia (5, 17-19) 182 5.5. La compagnia del suo lavoro (8,15) 184 5.6. Il tuo pane, il tuo vino, la donna che ami (9,7-10) 185 5.7. Sia felice il tuo cuore (11,9-10) 186 6. Il ritmo della vita 187 Capitolo 10 Ester: teologa della storia in tempi di dispersione 1. La diaspora 1.1. La situazione economica 1.2. La situazione politica 1.3. La situazione culturale-religiosa

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1.4. La situazione sociale 1.5. I dubbi del popolo 2. Una risposta interessante 2.1. Le feste dei persiani 2.2. Una parete nuova con mattoni vecchi 3. Due chiavi di lettura 3.1. La chiave delle date 3.2. La chiave del banchetto 4. La “risposta” del libro di Ester: la teologia della storia 5. La risposta di Vasti e di Ester: la teologia della casa della donna

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Capitolo 11 Donne e madri: teologhe della resistenza in tempo di guerra 1. «Essi moltiplicarono i mali sulla terra» (1Mac 1,9b) 2. La casa: il luogo della resistenza 2.1. La fede degli anziani 2.2. La fede dei giovani 2.3. La Storia contro l’Impero 2.4. La natura canta la vittoria della vita e la sconfitta dell’impero 2.5. La fede della donna 2.6. Susanna: la porta di entrata Una strana casa Il grido dell’oppresso 3. La fede della madre e la fede della casa 4. L’“antimessianismo” della casa di Giuditta 4.1. Una decisione differente 4.2. Una memoria differente 4.3. Una preghiera differente 5. L’esercito di Giuditta 6. Durante tre mesi il popolo fece festa

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Capitolo 12 Maria di Nazareth: la teologa che insegnò a Gesù 235 1. Il sacerdozio vecchio, smemorato e sterile, ammutolisce (Lc 1,5-23) 235 2. La casa: luogo di vita e di lode (Lc 1,24-56) 236 3. Quale famiglia di Elisabetta? Genealogie in conflitto 237 4. Il nome del bambino è “YHWH misericordia!” (Lc 1,57-80) 238 5. Un bimbo povero: ecco il nostro Dio e Signore 239 6. La vita povera del povero 241 10


Capitolo 13 Maria: teologa della tavola imbandita 1. La “donna” e l’“ora” 2. Il segno delle nozze 3. Il segno della croce

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Capitolo 14 La teologa di Betania

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Capitolo 15 Priscilla: la teologa del cammino 1. Che cosa era in gioco nel concilio di Gerusalemme? 2. Il perché di una persecuzione 3. La situazione della donna 4. L’uomo e la donna nella “casa” 5. Donna e uomo nella ekklesia 6. A proposito della donna zittita nella ekklesia 7. Le seconde lettere paoline 8. L’agape come unica legge

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Capitolo 16 Tre donne: tre teologie, tre chiese 1. L’impero perseguita i cristiani 2. Non potete servire a due signori 3.1. La dottrina 3.2. Il governo 3.3. La pietà 4. Maria guidò i loro cuori al bene (Vangelo di Maria 9,18-19) 5. Un tentativo di dialogo: il Vangelo di Giovanni

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Capitolo 17 Le donne dell’Apocalisse: teologhe e profetesse della storia 1. La madre 2. La(e) prostituta(e) 3. La sposa 4. La nuova Gerusalemme 5. L’acqua e l’albero della vita

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Prefazione

di Maria Soave Buscemi

«La Bibbia non è solo una collezione di scritti, è anche un testo sacro, vangelo per le cristiane e i cristiani di oggi. Come tale, ispira non solo la teologia, ma anche l’impegno sociale di molte donne.» Così scrive Elisabeth Schussler Fiorenza nel suo libro In memoria di lei. Una ricostruzione femminista delle origini cristiane (Claudiana 1990), pietra miliare per i cammini dell’esegesi e dell’ermeneutica femministe. Credo che questo libro di Sandro Gallazzi e di Anna Maria Rizzante rappresenti un’altra pietra fondamentale per questi cammini. Penso ad Anna Maria e Sandro e al regalo di Vita, Lotta e Fede che sono stati per la mia vita. Tornano al mio cuore i loro volti e i tanti decenni trascorsi tra la gente contadina dell’Amazzonia brasiliana. L’unica parola che riesce a contenere l’immenso dei miei sentimenti è: luce. Nominiamo normalmente con luce un’esperienza sensoriale che illumina senza l’arroganza dell’occupare gli spazi e con l’umiltà di aiutare a partorire processi di liberazione. Non c’è figlio che non sia mio figlio Né ferita di cui non sento il dolore Non c’è terra che non sia la mia terra E non c’è vita che non meriti amore.* Luce mi sembra essere più di un processo. Luce non indica necessariamente uno spazio preciso… Luce è un movimento fragile ed allegro della candela. Luce è l’allegria dei piccoli tra le lucciole nei campi notturni d’estate. Luce è quell’umile intendere la verità quando all’alba i colori si mescolano impedendoci, nella meraviglia della poesia, di saper dire con assertiva certezza quando finisce la notte ed inizia il giorno. Una luce necessaria è quella dell’esegesi e della teologia femministe, così precisamente espresse da Sandro ed Anna con 13


il metodo di lettura popolare della Bibbia applicato ai testi di questo libro. Come dice Elsa Tamez, nota biblista latino-americana, e come possiamo riscontrare in questo libro, «le donne prendono la parola, passano dall’essere eco, all’essere voce». Mi commuovono ancora i sorrisi e le stelle nelle notti d’estate i silenzi della gente che parte e tutte queste strade.* Luce è il tempo crepuscolare che illumina l’orizzonte dei tuoi settant’anni, Sandro, e ti fa dire, come all’alba, con la stessa meraviglia dell’incertezza dei colori, che la Vita vince la morte. Luce è questo vostro modo, Anna e Sandro, non arrogante ma profetico e politico, di stare nel mondo costruendo un altro mondo possibile. In questo libro, frutto del cammino condiviso con tanti compagni e compagne di strada tra Vita e Bibbia, riscopriamo l’importanza di una teologia cristiana femminista, uno spazio di “memoria di lei”. Fa’ che non sia soltanto mia questa illusione fa’ che non sia una follia credere ancora nelle persone.* Sono piccoli segni di Luce i corpi amorosi di Sandro e Anna. Sono, questa sorella e fratello nel cammino della lettura popolare della Bibbia, testarda Luce che si fa toccare dai corpi delle donne in situazione di detenzione. Tenera Luce che si fa illuminare dai corpi dei contadini e delle contadine, nell’impegno condiviso tra fiume e terra. Nella resistenza ad arroganti signori dei latifondi, delle foreste fittizie e delle miniere che violentano il ventre della Madre Terra e delle nostre vite. Luce è questo fare esegesi ed ermeneutica “dalla parte dei poveri”, in un processo di lettura popolare della Bibbia e della Vita, entrambe scritte con lettera maiuscola come, del resto, la parola “Popolo”. La lettura e lo studio di questi testi possono farci comprendere come la lettura popolare e femminista della Bibbia sia profondamente in relazione con la teologia femminista e con i movimenti per i diritti umani in America Afro-amerindia e nel mondo. Continua... 14


Introduzione

Fare teologia è parlare di Dio. Molte persone e in molte maniere hanno parlato e continuano a parlare di Dio. A volte le teologie sono diventate ideologie a servizio dei potenti, si sono trasformate in religioni, giustificando riti, strutture, dottrine e norme morali. Troppe volte le teologie sono diventate dogmi rigidi, eterni ed immutabili, incapaci di dialogare con teologie differenti. Molta vita è stata tolta, molta violenza fu giustificata in nome del dio e degli dei delle teologie. Nei testi biblici incontriamo queste stesse situazioni: teologie che diventarono teocrazie per legittimare re e sommi sacerdoti ed esigere tributi, offerte e sacrifici per alimentare santi e potenti, considerati, contemporaneamente, rappresentanti, mediatori e bocche, parlanti e mangianti, di un dio potente, altissimo e sempre insaziabile. C’è, però, un’altra teologia: una teologia che non è frutto delle speculazioni ideologiche degli esperti, parlatori compulsivi, al servizio del potere. È una teologia che viene dalla “rivelazione”, che viene da un Dio che si lascia vedere, si lascia conoscere. È quello che Gesù ha detto, andando, come sempre, al contrario della logica ufficiale dei sacerdoti e dei dottori della legge: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai saggi ed agli esperti e le hai rivelate ai piccolini. Sì, o Padre, perché così hai voluto. (Mt 11,25-26; Lc 10.21-22) Saggi ed esperti sono teologi inutili, falsi profeti: non conoscono le cose di Dio; Dio si è nascosto a loro e si è rivelato ai piccolini. È dalla loro bocca che possiamo sentir parlare di Dio in un modo diverso, di un Dio diverso. Loro ci parleranno del Dio degli esclusi, dei poveri, degli ultimi. È il Dio dei profeti e delle profetesse, di Maria e di Gesù, sacrificato in nome della teologia ufficiale. È per questo che noi teologi/ghe non dobbiamo correre dietro a visioni di iniziati né a speculazioni di saggi. Noi dobbiamo, semplicemente, aprire le nostre orecchie a quello che dicono, molte volte anche senza parole, coloro che una società escludente e ingiusta ritiene un avanzo, il “resto” che non serve più a niente. 15


La teologia, così come la profezia, nascono dalla fedeltà al Dio dei poveri e dalla fedeltà ai poveri di Dio. Questa duplice e indissolubile fedeltà ci ha portato ad ascoltare con attenzione e con entusiasmo la sempre sorprendente e indescrivibile ricchezza della voce delle donne che esce dai testi biblici. Le donne, madri, sorelle, amanti, complici della vita, sono state capaci di conoscere e di parlarci di un altro Dio. A loro dobbiamo tutte le maggiori e più belle rivelazioni sul “nostro” Dio. Gli uomini, dopo, hanno organizzato e sistematizzato queste rivelazioni e, stando al potere, molte volte, le hanno sfigurate, deturpate, hanno cercato di dimenticarle. In questa collezione di ritratti femminili abbiamo voluto ritrovare e contemplare con semplicità quello che Dio ha rivelato alle nostre madri nella fede. E, con Gesù, benediciamo il Padre per questo.

Indicare le versioni della Bibbia usate: quella portoghese e il riferimento per l’edizione italiana

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Capitolo 1

Agar: teologa nelle tende patriarcali YHWH ha udito la tua afflizione (Gen 16,11)

Tutta la teologia cominciò con Agar che “vide colui che vede”. Il problema di Abramo era la mancanza del “primogenito”. Senza primogenito il clan non ha futuro. Secondo i costumi del clan, Sara prende Agar, la sua schiava egiziana e la consegna ad Abramo. Egli «entrò dentro di lei»1 ed Agar rimase incinta. Quello che poteva essere una soluzione diventa un conflitto. Le due donne non riescono a convivere nella stessa tenda. Agar non si comporta più come una schiava: la padrona perde spazio. La gelosia esplode. Abramo lascia la soluzione nelle mani di Sara: «La tua schiava sta nelle tue mani: fa con lei quello che vuoi» (Gen 16,6). Le angherie di Sara provocano la fuga di Agar. Nel deserto, Agar incontra YHWH. Lei dovrà tornare, ma avrà il diritto di dare il nome al figlio che nascerà. Le disse l’angelo di YHWH: Ecco che hai concepito e darai alla luce un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché YHWH ha udito la tua afflizione. (Gen 16,11) 2 Agar fa teologia. Prima di dare il nome al bambino, lei darà il nome a Dio: E lei chiamò il nome di YHWH che con lei parlava: Tu sei il Dio che mi vede; perché disse: Qui io ho visto dopo che lui ni ha visto. (Gen 16,13) 1 Così la traduzione letterale. Come siamo lontani dal classico “conobbe”, sinonimo di una relazione di amore. 2 Sono le stesse parole che l’angelo di YHWH dirà a Giuseppe a Maria (Mt 1,21; Lc 1,31). Cambierà solo il nome del bambino: Ismael, “Dio udì”, e Gesù: “YHWH salva”. È l’esperienza di Dio che ha il povero.

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La visione è reciproca: Dio e Agar si “vedono”. Più tardi, perché Ismaele non sia una minaccia alla primogenitura di Isacco, Abramo, com’è suo costume (vedi Gn 25,6), allontanerà Agar e il figlio, dando a loro soltanto un otre di acqua e un po’ di pane. In Bersabea (estremo sud di Cana) lei scopre che «Dio ascolta il grido del piccolo» (Gen 21,17), quel grido che lei stessa non aveva più il coraggio di ascoltare. E Dio udì la voce del bambino, e dai cieli l’angelo di Dio gridò ad Agar e le disse: che cos’hai, Agar? Non temere, perché Dio ha ascoltato la voce del bambino là dove si trova. (Gen 21,17) Un Dio che vede, un Dio che ascolta un grido che, dalla nostra situazione di afflizione, raggiunge Dio. Questa è la base della fede in YHWH che, più tardi, sarà assunta dall’Esodo (Es 2,23-25; 3,7). Gli Egiziani ci maltrattarono, ci oppressero, ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo a YHWH Dio dei nostri padri, e YHWH ascoltò la nostra voce, vide la nostra miseria e la nostra oppressione e YHWH ci fece uscire dall’Egitto con mano forte, con braccio teso, con terrore grande, con segni e prodigi; ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorre latte e miele. (Dt 26,6-8) Così pregava il buon israelita ogni volta che, portando le sue offerte, si avvicinava all’altare. Questa era la ragione profonda che stava alla base dei comandamenti di una nuova società (Dt 5,15) e che doveva essere trasmessa, di padre in figlio, di generazione in generazione (Dt 6,20-24). Questa fu la memoria di YHWH, il Dio degli ultimi, degli esclusi, degli ebrei,3 vissuta da Agar, trasmessa a Ismaele, conosciuta da Esaú, celebrata da Madian, nei deserti duri e violenti della penisola del Sinai. La conoscenza di YHWH venne dal di fuori, venne dagli ultimi, venne da coloro che furono esclusi dalla tenda di Abramo: venne da Agar e, chissà, da Keturá, seconda moglie di Abramo (Gen 25,1). Prima di essere il Dio di Israele, YHWH è stato il Dio di Ismaele e di Esaù, i fratelli allontanati per non complicare la benedizione degli Secondo molti studiosi la parola ebrei e la parola apirù, hanno la stessa radice. Apirù erano persone che vivevano al margine della società e che erano considerate una minaccia dai re di Canaan e dal Faraone. 3

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eletti, così come fu allontanato Madian, il fratellastro di Ismael, figlio di Abramo e di Keturà (Gen 25,1-6). Nella terra di Madian, a sud del deserto di Faran, Mosè saprà che l’Elohim di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ha un altro nome, nome già conosciuto da coloro che furono rifiutati, nome già celebrato nelle terre di Faran, di Seir, di Edom, di Madian: il suo nome è YHWH! Io mi sono fatto vedere a Abramo, a Isacco e a Giacobbe come ElShaddai; ma col mio nome, YHWH, non mi conobbereo. (Es 6,3) Due inni molto antichi, il cantico di Debora e la benedizione di Mosè, registrano il momento in cui YHWH non è ancora diventato il Dio escludente e geloso del palazzo e del tempio di Gerusalemme. Cantici, inni, salmi, poesie, racconti sono testi previlegiati. L’uso costante e quasi sempre liturgico, di queste memorie, durante le feste e le celebrazioni del popolo, aiutarono a conservare intatte le loro parole. Nonostante i loro sforzi contrari, gli scribi del palazzo e del tempio furono obbligati a mantenere questi testi vicini alla loro redazione originale. YHWH! Quando uscivi dal Seir, quando avanzavi dalla steppa di

Edom, la terra tremò, i cieli si scossero, le nubi si sciolsero in acqua. Si stemperarono i monti davanti a YHWH, YHWH del Sinai, davanti a YHWH, Dio di Israele. (Gdt 5,4-5) YHWH è venuto dal Sinai, è spuntato per loro dal Seir, è apparso dal monte Paran, è arrivato a Mèriba di Kades, dal suo meridione fino alle pendici. Certo tu ami tutti i popoli; tutti i suoi santi sono nelle tue mani. (Dt 33,2-3)

Più tardi, Davide porterà l’arca dell’alleanza a Gerusalemme e Salomone costruirà un tempio che racchiuderà l’arca nel santo dei santi, protetta dai cherubini che impediranno al popolo di avvicinarsi. Nessun scriba, però, è riuscito ad eliminare la memoria, cantata dal popolo, di un YHWH che prima di essere di Israele è stato di Paran, di Seir, di Edom, di Cades. Un YHWH che “venne dal sud” e raggiunse le pendici. Un YHWH che “ama tutti popoli”. Paran: il monte, nella regione del deserto nella penisola del Sinai, dove abitò Ismaele, il primogenito di Abramo e di Agar (Gen 21,21). 19


Paran: luogo memoriale di molti avvenimenti antichi. Là riposò la nuvola di YHWH (Nm 10,12). Là i fuggitivi dall’Egitto rimasero accampati mentre Caleb e Giosuè andarono a conoscere la terra promessa (Nm 12,16; 13,3). Là, in Cades, ai confini del deserto di Paran, Israele ebbe paura e si rifiutò di entrare nella terra (Nm 13,26); saranno destinati a morire nel deserto. Seir: un altro monte, in Edom, a est di Paran, a est del cammino di Arabà, terra di Esaù, il primogenito di Isacco (Gen 36,8). Nella terra di Madian Mosè rivecerà una missione: proclamare, in primo luogo ai figli di Israele e, in seguito, al faraone, la vera identità, il vero nome di Dio YHWH, Dio degli ebrei, ci ha incontrato! (Es 3,18; 5,3)

Dio degli ebrei, degli apirù, degli emarginati, di quelli che erano considerati banditi, YHWH che risplendeva in Paran, che tuonava e faceva piovere nel Seir, YHWH di Ismaele, di Esaù, di Edom, di Madian, di tutti i popoli! Più tardi, nel VI secolo, il profeta Abcuc ricorderà che: Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paran. La sua gloria copre i cieli e la terra si riempie della sua lode. Il suo splendore è come la luce, raggi brillano nelle sue mani. (Ab 3,3-4) Teman era il nipote di Esaù (Gen 36,15). Gli altri profeti, però, li hanno dimenticati: le loro parole ci dissero che YHWH non era più il Dio di tutti i popoli, non era più il Dio di tutti gli “ebrei”: era diventato soltanto il Dio di Israele e, subito dopo, solo di Giuda. Paran, Edom, Seir, Teman... dovevano essere distrutti. In quel giorno, dice il Signore, non cancellerò forse i saggi da Edom, l’intelligenza dalla montagna di Esaù? I tuoi eroi saranno presi da panico, Teman, perché ogni uomo sarà cancellato dalla montagna di Esaù. A causa della violenza contro tuo fratello Giacobbe, la vergogna ti coprirà e sarai estirpato per sempre! (Abdia 1,9-10; cfr. Ger 49,20; Ez 25,13; 35,2.3.7; Am 1,12) La menzogna diventa storia: chi ha davvero fatto violenza? Esaù o Giacobbe? La vittima divenne il colpevole. Perché hanno dimenticato il tempo in cui il popolo era chiamato Jesurun, quando solo Dio era il re dei capi del popolo, di tutte le tribù? 20


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