Le donne e il prete

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Mira Furlani

LE DONNE E IL PRETE L’Isolotto raccontato da lei Prefazione di Doranna Lupi e Carla Galetto

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© 2016 Il Segno dei Gabrielli editori Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-6099-315-1 Stampa Il Segno dei Gabrielli editori San Pietro in Cariano (VR), novembre 2016 Per la produzione di questo libro è stata utilizzata esclusivamente energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ed è stata compensata tutta la CO2 prodotta dall’utilizzo di gas naturale.

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a Lidia, mia madre

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Indice

Prefazione, di Doranna Lupi e Carla Galetto

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Introduzione 13 1. Le mie origini 19 Da Milano a Firenze 21 La nascita della parrocchia dell’Isolotto 23 2. L’incontro col parroco 26 La nuova chiesa è finita 27 La DC e il PCI 28 Lotte operaie: DC e Curia fiorentina 29 Veramente una grande sala c’è 30 3. La conversione 33 La confessione 34 Il catechismo come ricerca comune del vero 35 La pratica politica del Vangelo 37 Un confronto difficile 38 4. Nascita in Italia delle case-famiglia per bimbi orfani e abbandonati 40 L’Istituto degli Innocenti 41 L’arrivo della prima bambina 44 5. Il conflitto casa-lavoro 47 Lascio l’Isolotto 49 Il ritorno 49 6. Nascita della seconda e terza casa-famiglia 53 Madre “buona” e madre “cattiva” 56

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Arriva la madre vera L’alluvione di Firenze

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7. Il terremoto in Sicilia e la solidarietà dei comitati fiorentini spontanei 65 L’incontro con la mafia 68 Il dopo Sicilia 70 Il lungo silenzio 71 Libertà femminile: i prezzi da pagare 74 8. Il mio ’68 all’Isolotto 76 L’esplicito avvertimento del Vaticano 80 Il lavoro alle baracche verdi 82 La riconsegna delle chiavi della parrocchia 84 9. Arrivano le incriminazioni 87 Scatta la solidarietà con gli imputati 87 Comincia la difesa 89 10. Inizia il processo penale in Tribunale 92 L’intervento “incriminato” di Casimira Furlani (detta Mira) 93 L’interrogatorio in Tribunale 95 Il tranello 96 Chi falsificò la registrazione? 98 11. La tragica morte di mia madre 100 Il mio nuovo lavoro 100 12. Il testamento di Enzo Mazzi 103 Il conflitto negato 104 Dal silenzio femminile alla parola 106

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Prefazione

Anche noi due che firmiamo questa prefazione, amiche di Mira Furlani, facciamo parte di quel movimento postconciliare denominato Comunità cristiane di base (Cdb) e, come per lei, l’inizio delle nostre storie si concentra attorno a figure carismatiche di preti progressisti e amanti del Vangelo. Uomini coerenti, che credevano fermamente, oltre che in Dio, nella giustizia, nella libertà e nell’uguaglianza tra i popoli e tra i sessi; sicuramente, anche ai nostri occhi, il meglio del genere maschile. Ma tra le donne e i preti, si sa, c’è qualcosa che attrae e qualcosa che respinge e in mezzo, probabilmente, una grande mancanza, quella di una insignificanza simbolica dovuta all’assenza di parole, tradizioni, pratiche femminili. Una nostra stimata e autorevole amica dice che noi donne siamo rivali dei preti nella capacità che abbiamo di parlare autorevolmente alle nostre simili. Siamo potenzialmente madri spirituali e simboliche, ma in questa relazione, non prevista nella nostra chiesa e nella nostra società, il maschile si mette di mezzo e fa ingombro. Nei nostri collegamenti nazionali di donne delle Cdb stiamo lavorando da trent’anni per sciogliere questi nodi. In questo contesto e per questi precisi motivi è nata la nostra amicizia con Mira. Partivamo da strade diverse, ma siamo arrivate a capire e condividere le stesse cose. 9


Il nostro incontro è stato un incontro di desideri e pensieri che si sono sostenuti a vicenda e che, nutriti in profondità dal senso libero della differenza sessuale, ci hanno sbloccate e ci hanno dato il coraggio di prendere la parola. Non c’è stata semplicemente simpatia, ma qualcosa ci è passato dentro: un percorso di amore e ricerca del divino che andava verso la libertà e legami femminili che danno forza. Alla fine del 2014, su “Via Dogana” n. 110 e n. 111, rivista di pratica politica della Libreria delle donne di Milano, abbiamo provato a ripercorrere la nostra storia dentro la Comunità cristiana di base di Pinerolo (TO), faticando a ricomporre le parti che, come un mosaico, hanno costituito il nostro percorso. Se inizialmente era tangibile il silenzio e la nostra invisibilità nei luoghi decisionali, che ci restituivano un’immagine immiserita di noi stesse, via via, entrando in contatto con la politica delle relazioni e con il suo bagaglio di pratiche pensate dal femminismo radicale, il nostro desiderio di libertà ha originato una trasformazione ancora oggi in atto. Per Mira quel nostro scritto e le domande che ci siamo poste è stato un atto politico di forte valenza simbolica. Il nostro esporci ha agito su di lei come un contagio che l’ha portata a sua volta a scrivere i suoi ricordi sull’Isolotto. Ci ha detto di aver ricevuto la forza per raccontare la sua esperienza guardandola come semplice donna del popolo che ne è stata protagonista, con tutte le iniziali difficoltà dovute alla mancanza di relazioni con altre donne che avessero al centro la pratica politica dell’autocoscienza femminile. Insieme a noi è riuscita a superare quel 10


blocco interiore che le impediva di esporsi in prima persona, per il timore di non essere capita o di venir criticata con superficialità, secondo gli schemi stereotipati maschili correnti. Non è facile comprendere che nelle relazioni con gli uomini per noi donne c’è anche altro, vale a dire che si può stare in rapporto con l’altro minuscolo senza dimenticare l’Altro maiuscolo, e viceversa (“Via Dogana” 83/2007). Mira Furlani all’Isolotto ha cercato di vivere un divino riferendosi ad un simbolico materno non stereotipato, fuori dai legami famigliari tradizionali e di coppia, che solo la pratica politica della differenza sessuale può far assumere ad entrambi i sessi, preti compresi. Poiché le storie sono storia, raccontarle può essere un primo passo. Mira ci ha detto: “Dalla vostra narrazione ho percepito che quando emerge il reale e il vero dell’agire della differenza e si mette pubblicamente in parola, questo si trasforma in un guadagno, per voi, per me, per tutte/tutti. Ci siamo date forza e autorità femminile in uno scambio che dona libertà e che porta alla luce maternità spirituale”. Grazie Mira. Leggendo la tua storia abbiamo avuto l’impressione di entrare con te nella corrente viva di pensiero e pratiche femminili che ci hanno attraversate nel tempo, fino a toccare il nostro presente, allargando gli orizzonti della libertà femminile. Doranna Lupi e Carla Galetto della Comunità cristiana di base di Pinerolo (Torino)

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Introduzione

In generale, quando si parla della vita si chiama in causa il destino, il caso, l’amore e su su, fino a Dio. Ma quando una donna si accinge a scrivere la storia della propria vita si accorge che le parole sono insufficienti per esprimere se stessa nell’intreccio fra vita reale, naturale e soprannaturale in cui si trova immersa. Non è solo questione di semantica. Per una donna la difficoltà è interna a lei, causa il silenzio/ cancellazione cui la Storia, ogni storia, l’ha relegata nel tempo. Anche la mia storia personale ha subito questo silenzio/cancellazione. Per romperlo occorrono relazioni femminili consapevoli di sé. Ed è proprio grazie a queste che oggi io posso scrivere della mia esperienza di vita che, per varie circostanze, si è incrociata con la storia religiosa, sociale e politica del quartiere dell’Isolotto di Firenze, dove abito dal 1955. Sulle vicende di questo quartiere, la sua parrocchia e il suo primo parroco don Enzo Mazzi e la successiva nascita della prima Comunità cristiana di base in Italia (acronimo Cdb), sono stati scritti molti libri, tradotti in diverse lingue. Nessuno di essi, ch’io sappia, è stato scritto da una donna. Non è solo una costatazione, è un rammarico e anche una perdita. Questo l’ho capito con chiarezza quando ho scoperto, negli anni ’70 del secolo scorso, il pensiero della differenza sessuale. In seguito ho capito anche che 13


dalla pratica del pensiero della differenza uomo/ donna tutti quanti avremmo tratto un guadagno, in ogni campo, soprattutto in quello spirituale. Dal pensiero della differenza alla pratica dell’autocoscienza femminile moltissime di noi hanno preso coscienza di sé e della propria forza, assumendo autorità. Senza questo percorso avremmo vissuto in uno stato d’inferiorità rispetto al sesso maschile, in una illibertà emancipatoria che conduce solo all’imitazione del maschio, una condizione che negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso era la realtà femminile in campo politico e sociale; in quello religioso, purtroppo, perdura tutt’oggi. Con lo sguardo della differenza sessuale attualmente sono presi in scarsa considerazione anche i gruppi di tutte quelle donne delle Cdb che da molti decenni stanno facendo un proprio percorso sul divino, affrontando temi, idee e pratiche partendo da sé. Sul silenzio delle donne nella chiesa cattolica hanno scritto due mie amiche, Doranna Lupi e Carla Galetto, del “gruppo donne” della Comunità cristiana di base di Pinerolo (TO). Di questa Comunità esse hanno raccontato la loro esperienza trentennale. 1 Che cosa c’è in comune fra me e quanto scritto su Via Dogana dalle due amiche di Pinerolo? C’è l’anima di quel grande desiderio di autoreaVedi: Via Dogana n. 110 e n. 111. Via Dogana rivista di pratica politica è edita dalla Libreria delle donne di Milano, in forma cartacea fino al 2014 e poi on-line, col nome di VD3. La rivista on-line si trova e si legge gratis sul sito www.libreriadelledonne.it 1

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lizzazione femminile che, in epoche e luoghi diversi, partendo da Comunità cristiane differenti, ci ha spinte a dar vita a gruppi di sole donne e a far nascere un Coordinamento di gruppi-donne Cdb. Il Coordinamento si riunisce periodicamente per organizzare convegni e seminari a livello nazionale, in modo autonomo e separato da quelli organizzati dalle Cdb miste. Ad esso si sono uniti successivamente altri gruppi femminili con alle spalle storie diverse da quelle delle Cdb. Questo esodo è avvenuto gradatamente, partendo dal 1980. Ha preso corpo dopo un seminario nazionale delle Comunità cristiane di base intitolato Le scomode figlie di Eva (Brescia, 23-25 aprile 1988). In quel seminario emerse una terribile ambiguità che la scrittura dei successivi Atti hanno esplicitato ulteriormente nella premessa in questi termini: “Il seminario vede le donne impegnate a rimettere in discussione comportamenti e paradigmi culturali nella prospettiva dell’affermazione della diversità come valore portante dell’eguaglianza” (Atti, p. 7). Uguaglianza con chi? Con i maschi, ovviamente. In una Chiesa costruita tutta al maschile è la donna che ci perde: nell’uguaglianza fra i sessi è all’uomo che la donna si sottomette. Senza un divino in cui riconoscersi una donna perde il senso di se stessa e della propria differenza. Nel sostenere la tesi della diversità come valore portante dell’eguaglianza (coi maschi), emergeva il contorcimento mentale che successivamente impedirà a molte delle donne delle Cdb di pensarsi alla luce della differenza sessuale. Ma altre, grazie a una conferenza 15


tenuta da Luce Irigaray a Mestre (VE) nel 1984, intitolata Donne Divine, ricordavano bene quello che la stessa Irigaray aveva detto e cioè: “Avere un Dio e divenire il proprio genere vanno insieme”. 2 Il seminario Le scomode figlie di Eva può considerarsi il punto di arrivo e di partenza dei gruppi Cdb di sole donne, non solo come sguardo autonomo verso un divino diverso da quello degli uomini, ma contemporaneamente come ricerca del nostro essere un sesso, del nostro divenire donne. continua....

2  Donne Divine, Venezia-Mestre, 8 giugno 1984. Ricerca interdisciplinare organizzata dal Centro Donna su Melusina. La conferenza è stata riportata nel 1986 in AA.VV., Melusina: mito e leggenda di una donna serpente, Utopia, Roma, e successivamente nel libro di Luce Irigaray, Sessi e genealogie, La Tartaruga Edizioni, Milano 1989.

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