INTRODUZIONE
Per troppo tempo la figura paterna, dal punto di vista psicologico, ma anche da quello sociologico e culturale, è rimasta relegata sullo sfondo, secondaria rispetto al ruolo della madre, ritenuto da sempre come più centrale e determinante nello sviluppo psico-emotivo del bambino. Solo negli ultimi venti anni i padri sono stati considerati dagli psicologi qualcosa di più che non l’“altrogenitore”. Nella realtà attuale le differenze tra funzione paterna e materna non dipendono necessariamente dal genere maschile e femminile e possono essere svolte in modo intercambiabile da entrambi i genitori. Ripensare oggi al valore della funzione paterna significa tener conto del contesto sociale in cui viviamo e dei profondi cambiamenti che hanno comportato una progressiva modificazione nel modo di interpretare ruoli e funzioni genitoriali. Mentre un tempo alla figura paterna era socialmente attribuito un potere indiscutibile nel trasmettere regole e valori, i padri di oggi sono alla ricerca di un diverso riconoscimento della propria funzione e di nuovi modi di svolgere il proprio ruolo. Molti uomini non vogliono semplicemente fare i padri, che è un semplice riconoscimento di compiti e funzioni, ma di “sentirsi padri”, che ha a che fare con la percezione emotiva della paternità – il cosiddetto padre affettivo – e con la capacità di costruirsi un’immagine di padre accanto al proprio bambino.
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