EDGAR H. MEYER STEFANO APUZZO
QUA LA ZAMPA BREVIARIO LEGALE E PRATICO PER CANI, GATTI E ALTRI ANIMALI
C’è una sola cosa che tutto l'oro del mondo non potrà mai comprare: un cane che scodinzola felice. Ed è perciò che a tutti gli animali del mondo questo libro è rispettosamente dedicato. Un pensiero riconoscente va a Mordillo, Tella e Andy, a Miki, a Sofi, a Nana, a Calimero e Picchio, tutti capaci, nella loro diversità, di donare gioia. E un altro pensiero corre a Cristina, al borzoy Vladimiro, al piccolo Ivan, a Lolita, Arturo e Nuvola. © 2005 Edgar H. Meyer, Stefano Apuzzo © 2006 Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri
Quest'opera è rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate. Per il testo integrale della licenza si veda: http://www.creativecommons.it/Licenze/LegalCode/by-nc-nd http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/ (originale inglese) direttore editoriale: Marcello Baraghini www.stampalternativa.it redazione@stampalternativa.it Ecoalfabeto collana diretta da Stefano Carnazzi Stampa Graffiti – Roma Ecoalfabeto – i libri di Gaia Per leggere la natura, diffondere nuove idee, spunti inediti e originali. Spiegare in modo accattivante, convincente. Offrire stimoli per la crescita personale. Trattare i temi della consapevolezza, dell’educazione, della tutela della salute, del nuovo rapporto con gli animali e l’ambiente. i libri di
Gaia Animali & Ambiente
Introduzione Stiamo uscendo di casa, di fretta. Oppure torniamo dal lavoro, stanchi e sfiniti. Il nostro cagnone si stende apatico esattamente davanti alla porta, oppure ti si scaglia addosso leccandoti con tutto il suo peso. E, con la scrivania tutta colma di carte, il gatto vi si piazza esattamente in mezzo. Sfaccendati? Dispettosi? No. Si tratta di un raffinatissimo meccanismo istintivo. In una vita di relazione, in cui uno dipende dall’altro, un partner cerca conferme quotidiane sulla disponibilità a proseguire la convivenza, a rafforzarla, sottoponendolo a piccole, ingenue prove. È solo un lato, tenero e poco conosciuto, della convivenza con i nostri amici a quattro zampe. Queste sono prove che si superano con l’affetto. Ci sono ben altre prove di pazienza che vanno sostenute da chi vive con un cane, un gatto, in città, o vuole viaggiare con lui. Divieti, regole, alcune assurde, altre antiquate, comportamenti da tenere, posti da scegliere, diritti da conoscere. Queste difficoltà si superano solo raccogliendo informazioni, e attraverso questo manuale abbiamo provato a darne, puntuali, precise, varie e aggiornate. Ogni piccola gioia quotidiana, e ogni piccola prova, sarà così più facile da affrontare. E.M. e S.A., marzo 2006
con il contributo di
Le emissioni di CO2 conseguenti alla produzione di questo libro sono state compensate dal processo di riforestazione certificato Impatto Zero®
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Edgar H. Meyer, giornalista, presidente di Gaia animali & ambiente Onlus, portavoce di Diamoci la Zampa, consulente dell’Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano, segretario generale di Stòà – centro studi per la storia dell’ambiente, vicepresidente di EtnoMedia – giornalisti per l’integrazione, ha fatto dell’ambientalismo e dell’animalismo una scelta professionale e di vita. E’ autore di diverse pubblicazioni, tra cui Fido non si Fida (Stampa Alternativa), I pionieri dell’ambiente (Carabà), Storia ambientale, una nuova frontiera storiografica (Teti editore). www.gaiaitalia.it - www.edgarmeyer.it Stefano Apuzzo, giornalista, già parlamentare, portavoce di Gaia animali & ambiente Onlus, presidente di Pro Africa, assessore del Comune di Rozzano, consigliere al Comune di Opera, ha fatto approvare importanti leggi e regolamenti di tutela degli animali e dell’ambiente, impegnato nella cooperazione internazionale con Amici della Terra Lombardia. E’ autore di diversi libri, tra cui Animali a(r)mati, Fido non si fida, Quattrosberle in padella (Stampa Alternativa), Anche gli animali vanno in paradiso (Edizioni Mediterranee), Zampe Pulite (Costa&Nolan). www.stefanoapuzzo.it - www.proafrica.it Entrambi sono redattori del mensile “Pets, amici animali”.
Ringraziamenti Grazie di cuore a Alessandra Corbella di Diamoci la Zampa, a Lorena Mastio, Valentina Verga e Debora Froldi di Gaia – Animali & Ambiente e a Pietro Mezzi, Assessore ai diritti degli animali della Provincia di Milano e Marina Spanò dell’Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano; grazie a Antonio Marasco di www.bau.it, al sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti, e al sindaco di Rozzano, Massimo D’Avolio; a Cristina Morelli dei Verdi e a Enrico Moriconi, presidente dell’associazione Veterinari per i Diritti Animali, alla giornalista Lidia Cannatella. È stato importante, per perfezionare questo libro, il lavoro dell’avv. Emanuela Pasetto e dell’avv. Stefania Maniscalco. Spunti originali e interessanti sono provenuti da Stefano Cagno, da Christina Bonetti, da Mauro Cervia e Fabio Borganti. E, per concludere proprio come s’è iniziato, cioè con il cuore, grazie a Daniela Bellon.
Cani e gatti quotidiani Abbandonato L’asfalto bolle. Il sole picchia. Sulla strada, un cane barcollante. Qualche automobilista frena, qualcuno strombazza. Ogni volta il quattrozampe sussulta impaurito, e tenta ancora di attraversare. Quante volte ci è capitato di assistere a una scena simile? Cosa fare, per prestare soccorso all’animale? Anzitutto, bisogna prenderlo. Per fare ciò è necessario infondere fiducia al cane. Come? Per esempio, chiamandolo restando accucciati. Evitare, assolutamente, i movimenti bruschi e gli scatti. Spaventano l’animale. Bisogna muoversi lentamente. Se il cane è diffidente, dobbiamo essere disposti a perderci anche delle mezz’ore. Bisogna avere pazienza. Parlare col cane. Tranquillizzarlo. Tentare piano di avvicinarlo e accarezzarlo. È del tutto controproducente corrergli incontro. Naturalmente, fondamentale è toglierlo dalla situazione di rischio. È necessario attrarlo verso un’area sicura, come ad esempio in mezzo a un campo, e allontanarlo dalla strada. L’ideale sarebbe di avere sempre in auto una scatoletta di cibo e un guinzaglio. Offrire del cibo è spesso la mossa giusta. È aggressivo/impaurito. Se il cane è impaurito o aggressivo è indispensabile l’apporto dell’accalappiacani o dei vigili urbani. Bisogna allora circoscrivere l’animale in un’area ben definita per poi telefonare alla ASL o alla polizia locale. Se è orario festivo o di chiusura degli uffici, nelle grandi città, si troveranno solo i vigili urbani. Solo loro sono autorizzati a chiamare le persone reperibili, ovvero gli addetti all’accalappiamento. Che devono sempre essere a disposizione. Bisogna insistere, dicendo semplicemente di aver visto un cane attraversare più volte la strada, con grave 5
rischio di incidenti. I vigili urbani sono obbligati a intervenire dal regolamento di polizia veterinaria. È docile. Se, invece, il cane è docile e viene con voi, è opportuno controllare l’eventuale medaglietta o il tatuaggio posto sull’orecchio oppure all’interno della coscia e/o portarlo presso uno studio veterinario abilitato a “leggere” i microchip. Se l’animale non ha segni di riconoscimento, si possono fare due cose: o adottarlo o portarlo al canile sanitario municipale più vicino. A meno che non si constati che è un lager. Chiamando i numeri info dei propri operatori di telefonia potrete ottenere il numero telefonico. Perché portarlo al canile municipale? È proprio lì che l’eventuale proprietario che ha smarrito il cane andrà a cercarlo. Ma c’è ancora qualcosa da fare. Primo: premurarsi di affiggere nella zona del ritrovamento dei manifestini con le caratteristiche del cane ritrovato e il numero telefonico al quale fare riferimento. Secondo: contattare le associazioni protezionistiche della zona per comunicare l’avvenuto ritrovamento. Terzo: comunicare il ritrovamento anche la Polizia municipale. È ferito. E se l’animale è ferito? Prima di tutto, allora, è necessario recarsi velocemente da un veterinario. Come trovarlo in una zona sconosciuta? Ecco: la Scivac – Società culturale italiana Veterinari – ha attivato un servizio telefonico gratuito, al quale risponde 24 ore su 24. Se avete bisogno di un veterinario in qualunque zona d’Italia chiamate il numero telefonico 800-525505.
Un amico lo compreresti in un negozio? Cuccioli esili, spaventati, instabili, spesso malati, con malformazioni dovute a pessimi criteri di allevamento, malnutriti o denutriti, shockati dal distacco dalla madre, potenziali futuri cani aggressivi, sono caricati sui camion e per giorni trasportati verso le vetrine, gli allevamenti e i negozi italiani. Si trovano nei negozi cuccioli di razza in vendita a 50 euro. Sono spes6
so animali riempiti di antibiotici, cortisonici, psicofarmaci per reggere alla barbara «prova della vetrina», per giungere indenni all’acquisto da parte di famigliole ignare. Le stesse famigliole che, quando si renderanno conto di dover spendere un capitale in cure veterinarie, avendo a che fare con un animale malato, instabile (e quindi potenzialmente pericoloso), non indugeranno alla prima pipì sul tappeto, a una ringhiata al bimbo o alla prima gita fuori porta ad abbandonare il cucciolo al suo crudele destino. L’acquisto di un animale può essere la causa prima del suo abbandono.
Il nuovo cane arriva in casa. Come accoglierlo 1) In canile? Accogliere un amico in famiglia è una buona idea. Per tante buone ragioni. Una di queste è che è l’occasione di salvare una vita, liberare un piccolo amico che sta in prigione con una storia di sofferenza e abbandono. I cuccioli o i cani anche anziani riscattati da un canile, di taglia piccola o grande, sono sempre più affettuosi, docili... come se fossero riconoscenti. Certo, alcuni no. Alcuni hanno sofferto talmente da non essere più capaci di fare amicizia con l’uomo. Non ci credono più, non possono. Ebbene, se abbiamo coraggio (e preparazione, e tempo), è possibile adottare un cane più difficile. E fargli una bella terapia intensiva di riabilitazione. A base d’affetto. 2) Eccolo a casa, il randagio. L’ex-randagio, cioè. Gli riserviamo un posto accogliente e tranquillo per la cuccia, in modo che possa avere uno spazio tutto per sé dove ambientarsi piano piano. Giù dai divani e dal letto! Lo accompagneremo dove non si senta costretto (quindi non sotto un tavolo o in un posto chiuso sui tre lati). Non lo soffochiamo di attenzioni ma aspettiamo che si senta a suo agio. Lasciamogli il tempo di acquisire fiducia, aspettando che sia pronto a fare amicizia. La pappa, due volte al giorno; e, sempre, dell’acqua pulita a disposizione. Le prime passeggiate saranno molto brevi ma frequenti. Brevi perché non dovrà ricevere troppi stimoli tutti insieme: nuovi amici umani, nuova casa, nuovi marciapiedi, nuovi parchi, nuovi amici cani... che confusione! 7
Frequenti perché la pipì scappa spesso quando si è emozionati (anche a noi umani), e poi l’esplorazione graduale del territorio esterno fa parte del modo comportamentale del cane. Con il tempo arriveremo a fargli fare le sue tre belle lunghe passeggiate al giorno, più tutte le uscite che possono capitare, ad esempio per andare dal panettiere o dal giornalaio. 3) Portarlo da un veterinario, per una visita completa. Vale sempre la pena di effettuare una visita ulteriore a quella eventualmente fatta in canile. Oltre a verificare lo stato di salute, ci s’informa sulla corretta alimentazione, le necessità generali dell’animale rispetto a moto ed equilibrio psicofisico. Il veterinario ci darà anche indicazioni utili sui sintomi da verificare nel tempo per sapere se il nostro cane è in buone condizioni. 4) Praticare le vaccinazioni, chiedendo che siano registrate sull’apposito libretto sanitario. Anche noi veniamo vaccinati per malattie infettive e anche il cane, come altri animali, deve essere salvaguardato da quelle che sono considerate gravi ed epidemiche. 5) Iscriverlo all’anagrafe canina. Bisogna recarsi presso il Comune di residenza al più presto (entro il numero di giorni stabiliti da ogni Regione, in attuazione della legge n. 281 del 1991) per denunciare il possesso dell’animale. Si rischia altrimenti una sanzione economica. 6) Farlo microchippare. È un intervento obbligatorio. L’identificazione con il microchip si esegue presso i centri di Sanità pubblica veterinaria dei distretti (ASL) o presso i veterinari libero professionisti abilitati. È importante, vi consentirà sempre di ritrovarlo più facilmente. Non è per nulla traumatico e il vostro amico ve ne sarà per sempre grato: i suoi dati (la sua carta d’identità) saranno in un archivio regionale che permetterà a operatori sanitari e di canile di rintracciarvi in caso di ritrovamento. 7) Cara vecchia medaglietta! Attacchiamo al suo collare una medaglia con nome, cognome e numero di telefono da chiamare, nel caso scappi e qualcuno lo ritrovi o lo avvisti. È una sicurezza in più nel caso lo ritrovi un privato. Soprattutto se il cane è di mole medio-grande, si può pensare di stipulare un’assicurazione sugli eventuali danni (ce ne sono di vario tipo, anche molto economiche). Spesso le polizze per la famiglia comprendono già una sezione dedicata agli animali domestici. 8
8) E se scappa, se si perde? Denunciarlo entro tre giorni. Se il cane è tatuato o microchippato, appena ritrovato sarà immediatamente restituito al proprietario. Se il proprietario non si fa vivo per due mesi, l’animale può essere dato in adozione a privati o ad associazioni che lo richiedano. 9) Rispettare le regole… del buon senso. Il nostro cane non deve mai diventare un problema per chi ci circonda. È bene non lasciarlo libero negli spazi condominiali, raccogliere certi ricordini dal marciapiede, insegnargli a non tirare al guinzaglio, e tutto quanto la buona educazione ci suggerisce... 10) Infine... I cani sono capaci di darci tutta la loro dedizione, accettandoci per quello che siamo. Ricambiamoli quindi con la stessa moneta e accettiamoli per quello che sono. Teniamo presente che con il tempo il nostro compagno invecchierà. Molto più in fretta di noi. E avrà bisogno della nostra comprensione, tanta quanta lui ne avrà sempre per noi. Piccolo dizionario canino Konrad Lorenz elaborò uno schema che declinava la mimesi della testa del lupo al quale ancora oggi molti fanno riferimento per leggere anche il comportamento del cane. Studi più recenti hanno arricchito queste conoscenze e sappiamo che il nostro amico cane è capace di una comunicazione che non si limita a «sono felice, sono arrabbiato, ho paura, vorrei quella cosa» ma arriva a messaggi talmente ricchi che ci vorrebbero pagine e pagine per descriverli. Possiamo però imparare a riconoscere i principali e scopriremo che il cane ha qualcosa di speciale da insegnarci. – Volta la testa, guarda altrove, strizza gli occhi, sbadiglia, si lecca il muso: «Mi stai facendo sentire insicuro, non ti capisco, stai tranquillo!» e vengono combinati tra di loro a seconda del livello di disagio che il cane vuole esprimere. – Movimenti lenti: «Calmati, mi sembri un po’ troppo nervoso». – Rimane immobile: «Non ti voglio provocare perché voglio evitare situazioni spiacevoli, non provocarne tu a tua volta». 9
– Sedersi, sdraiarsi (sono i segnali di pacificazione più potenti e il più delle volte non significano sottomissione), spesso sono un modo per cercare di contenere l’aggressività e l’eccitazione altrui. – Urinare: non significa solo limitazione del territorio ma anche scarico di stress dopo uno spavento o una situazione di tensione. A volte servono a pacificare l’interlocutore, a volte come segnale di riconoscimento. – Avvicinamento in semicerchio: «Evitiamo problemi e riconosciamoci amichevolmente». – Interporsi mostrando il fianco fra un elemento (umano o cane) e l’altro: «Sto proteggendo il più debole, lascialo in pace perché quello che stai facendo lo mette a disagio». Quanto sopra ci spiega che i cani passano la gran parte del tempo a calmare e rilassare le situazioni sociali. Chiunque ha contatti con i cani sa che questi messaggi sono i più frequenti. Provate a osservarli e vi renderete conto che sono dei veri e propri pacifisti e pacificatori, se fosse per loro di guerre ce ne sarebbero ben poche... Poi ci sono situazioni in cui possono dirci, con l’insieme dei movimenti, cose ancora più articolate: – Fermo, con il fianco rivolto verso l’interlocutore, coda abbassata, orecchie ritte, sguardo dritto e ricerca di odori nell’aria: «Ti ho visto arrivare, non ho intenzioni aggressive, ma tu chi sei?». – Fermo con il fianco rivolto verso l’interlocutore, coda abbassata, testa bassa girata dall’altra parte, sguardo rivolto altrove e ricerca di odori per terra: «Ehi! Non ci conosciamo e il tuo modo di avvicinarti mi sta mettendo in imbarazzo». – Scodinzola: «Sono felice», oppure «sono molto eccitato dalla caccia o dal gioco», oppure «stai tranquillo» oppure molte altre cose… È un movimento che va letto nel contesto generale della mimesi del corpo. Non significa sempre che è felice, addirittura a volte significa proprio il contrario. – Avvicinamento veloce in linea retta verso uno sconosciuto: «Tu non mi piaci neanche un po’, fermo dove sei». 10
– Ansima, rime labiali ritratte con lingua pendente (se non è stato sottoposto a sforzo fisico): «Sono in profondo disagio!». L’aggressività difficilmente scatta senza che prima il cane non ci abbia inviato i messaggi che abbiamo visto sopra. Quando però siamo stati proprio duri di comprendonio la coda eretta, il pelo orripilato, la posizione immobile frontale con lo sguardo rivolto a noi e il ringhio ci dicono che è meglio smettere di fare quello che stiamo facendo e che dobbiamo rimanere immobili guardando altrove. Ma… se abbiamo provocato un cane mediamente equilibrato fino a questo punto dobbiamo proprio averla fatta grossa! In generale è opportuno utilizzare gli stessi segnali per comunicare con il cane. Provate a strizzare gli occhi e a leccarvi le labbra quando incontrate un cane: vi risponderà amichevolmente nello stesso modo. E non avvicinatevi mai in linea retta ma procedete in semicerchio, è un modo molto educato per presentarsi e salutare. Se invece il cane non ha l’aria di voler essere subito amichevole con voi, state fermi mostrando il fianco e guardate altrove. Uno sbadiglio sottolinerà la vostra volontà di non cercare guai. Se volete poi stabilire un contatto fisico piacevole e chiaro con il cane, dopo esservi fatti annusare, toccatelo solo sul fianco e sul petto. Evitate il dorso e la testa perché questo tipo di carezza potrebbe stabilire un livello di confronto eccessivo.
Il nuovo gattino in casa L’arrivo di un gatto (più spesso, di un gattino) in casa crea sempre gioia e un po’ di scompiglio. 1) In bagno! Se il micino o i micini sono appena arrivati… dalla strada, è bene per lui, ed è bene per voi, tenerlo in bagno, per le prime ore, i primi giorni. Una specie di benevola «quarantena» in un ambiente pulito, piccolo, rassicurante, dove non rischia di perdersi, con la porta chiusa, una cassettina e un vecchio asciugamano ripiegato a mo’ di cuccia. 11
2) Cibo, acqua, sabbiolina. La prima cosa da fare è assicurargli poche ma indispensabili cose: – una lettiera con la sabbia (meglio se di tipo agglomerante) da pulire almeno una volta al giorno. Dovrà essere situata in un punto facilmente raggiungibile dal gatto e mai spostata, per non confonderlo; – ciotola per l’acqua (l’acqua, anche se non bevuta, va cambiata giornalmente); – piatto (meglio se piano e di ceramica; andrà benissimo un piatto spaiato di quelli che tutti hanno in casa) per la pappa (ai gatti non piace sporcarsi i baffi); – ciotola per i croccantini; – una cuccia morbida, dentro la quale va sistemata una coperta vecchia. Il cibo va somministrato a temperatura ambiente o appena un poco più caldo, perché è la temperatura che corrisponde a quella delle prede. I gatti hanno 473 papille gustative contro le quasi 9000 dell’uomo. Nonostante ciò, il gatto ama variare il menu. L’alimentazione ideale sarà quindi servita in un ambiente tranquillo, a 38°, sempre nello stesso posto e… lontano dalla cassetta igienica. 3) Ha un bel pancino tondo? Veterinario! Un micio con un pancino gonfio e rosa non tragga in inganno: sembra che sia ben pasciuto, spesso – invece – è il segnale che l’animale ha parassiti interni. Niente paura, basta un buon vermifugo, lo prescriverà il veterinario. Anche per assicurarsi che l’animale sia in buona salute, per stabilire il calendario delle vaccinazioni e per apprendere utili consigli per il suo benessere. 4) Il benvenuto. Un animale nuovo, specialmente se piccolo e tenero, attira coccole e carezze. In realtà, un micino che entra in una casa nuova è spesso spaesato e impaurito dall’ambiente e dalle persone che vi abitano (nella sua prospettiva, tutto gli appare grandissimo). Gli si può fare la gentilezza di dargli il tempo di ambientarsi, di curiosare qui e là, di esplorare, senza costringerlo a stare in braccio o nella cuccia che abbiamo predisposto per lui (tanto sceglierà un altro posto). Se il gattino è particolarmente timido e spaesato, finirà per starsene rincantucciato sotto un letto o un divano, anche per un gior12
no intero. Non ci si deve preoccupare: uscirà allo scoperto per raggiungere la pappa o la lettiera (saggiamente approntate), ma sarà sufficiente una carezza di incoraggiamento, rimandando più avanti il cappottino di coccole. 5) I giochi. Prepararsi a buffissime delusioni. Quella rutilante pallina multicolore sparirà in men che non si dica sotto qualche mobile, quel costosissimo topolino a molla con codino di stoffa languirà desolatamente solo in mezzo al pavimento… mentre il nostro miciolino impazzirà per rincorrere un batuffolo di polvere, un graspo d’uva, una foglia, un tappo di sughero, una pallina di stagnola, una strisciolina di carta, uno spago, quant’altro cade per caso sul pavimento e altri giochi che rubacchierà o sceglierà lui. 6) Dormiglione. Chi non ha mai avuto gatti spesso si preoccupa notando quanto a lungo dorme il suo. E allora ci si fanno mille domande, la più comune delle quali è: sarà ammalato? In realtà, i gatti sono campioni di pennichelle. Due terzi (cioè circa 16 ore su 24) della loro giornata la trascorrono fra un pisolino e l’altro, su una sedia o in qualsiasi posto tranquillo. Si svegliano nel tardo pomeriggio e per qualche quarto d’ora esprimono tutta la loro vivacità, giocando e saltando e «facendo i matti». Poi, per niente stanchi, si avvicineranno al piatto con la cena, poi visiteranno la lettiera, altri momenti di gioco, infine il sonno vero e proprio, quando la casa e i suoi abitanti riposano. È bene abbondare con il cibo la sera (i gatti non mangiano tutto subito, come i cani, bensì amano prendere il cibo a piccole dosi – ogni due/tre ore –, specie nelle ore notturne, perciò è utile lasciar loro a disposizione un piattino colmo di pappa fresca). 7) Matto per il letto. È cosa abbastanza comune che il gatto, anche il più fortunato perché dotato di prestigiosa e confortevole cuccia, dopo qualche tempo scopra il vostro letto. Si accuccerà volentieri ai piedi del letto (tenendovi calde le estremità). Non scacciatelo, sembra una cosa istintiva, una sorta di legge felina che i gatti di ogni razza e colore si tramandano da generazioni: «dormire sul letto del mio compagno umano». Sarà sufficiente stendere una coperta vecchia ai piedi del letto o una copertina per salvaguardare preziosi copriletto o lenzuola immacolate. 13
8) Il gatto e gli altri animali. L’arrivo di un nuovo gatto non deve pregiudicare la salute di altri animali eventualmente presenti in casa. In questi casi, in attesa che il felino venga visitato da un veterinario, è giusto che venga isolato, così da non entrare subito in contatto con gli altri animali. Il posto più comodo è di solito il bagno, come abbiamo detto. Rassicuràti sul suo stato di salute, il micio nuovo può essere presentato agli altri animali di casa. Di solito, i cani accettano di buon grado i gatti, specie se cuccioli. Tuttavia, se il cane è di grande taglia, meglio sorvegliare i primi incontri fra i due. Al loro primo incontro, mettete il gatto su un tavolo, così che possa studiare il cane dall’alto, e servite ai due animali il pasto in contemporanea, lontani uno dall’altro. Un po’ più problematico è l’inserimento di un gatto nuovo in una casa con un altro gatto presente. Una femmina adulta soffierà e ringhierà al nuovo arrivato per una decina di giorni e non gli risparmierà qualche zampata: poi, si rassegnerà alla nuova presenza. E l’adotterà con fare materno. Un maschio adulto è più accomodante e spesso si trasforma rapidamente nel nuovo (e paziente) compagno di giochi del piccolo. Se in casa vivono animali di altre specie (uccellini, pesci, tartarughe, altri) è comunque sempre buona norma sorvegliare gli avvicinamenti. 9) Gatti e bimbi. I gatti non vanno sollevati sotto le ascelle e prenderli per la collottola (come faceva la loro mamma) non è buona cosa, specie se il gatto è ben pasciuto e pesante. Meglio issarli sorreggendoli da sotto, come si fa con i bambini. Lasciare il nuovo gattino in balìa dei bambini, perché ci giochino e prendano confidenza con lui, può rivelarsi avventato: il bambino, inavvertitamente, può tirare la pelliccetta o la coda o i baffi al gatto, per gioco o per affetto, il quale gatto – però – può rispondere con una zampata di difesa delle sue preziose estremità. È necessario che gli adulti insegnino ai bambini che il gatto (ma qualsiasi animale) è una creatura viva, che prova dolore se maltrattato e gioia se rispettato e amato. L’animale non è un gioco bensì un compagno di giochi. 10) Fusa, pasta, premi. I gatti hanno un modo tenerissimo di esprimere gioia e gratitudine: emettono un suono basso e vibrante, tipo «ron-ron», che assomiglia a un motorino in azione. Le fusa. Alcuni 14
gatti esprimono il loro affetto e il loro amore verso il padrone (o verso chi li accudisce) facendo loro «la pasta»: imitano l’azione dell’impastamento, affondando alternativamente le zampe anteriori in una parte del corpo dell’uomo facendo in contemporanea le fusa. Si tratta di un atteggiamento molto tenero, che deriva loro dall’infanzia, quando sprimacciavano così la loro mamma mentre li allattava. A gatti così deliziosi, come non dare un premio? Per farli divertire, si può dare loro (non spesso) una oliva intera, con tanto di nocciolo: si divertiranno per ore a farla rotolare, a mordicchiarla, a farla saltellare. Piccolo dizionario felino Il gatto si esprime con la coda, con la voce e con il corpo. Ecco una piccola guida. Il linguaggio della coda: – Coda diritta a candela (a formare un angolo retto con il corpo): «Ciao! Sono felice di rivederti!». – Coda diritta con punta lievemente curva (come a disegnare un punto interrogativo): «C’è qualcosa di interessante?». – Coda che sferza l’aria: «Mi sento un po’ nervoso, lasciami tranquillo!». – Coda gonfia e alta (come un pennacchio del cappello dei carabinieri): «Sono arrabbiatissimo!». – Coda incurvata e gonfia, con i peli diritti: « Fuori dal mio territorio!». – Coda bassa e rilassata: «Va tutto bene!». – Coda alta che abbraccia la mano che lo sta accarezzando: «Ti voglio bene!». – Coda bassa e gonfia: «Ho paura!» (spesso il gatto è rannicchiato). Il linguaggio del corpo: – Strofina la testa (o la parte inferiore della guancia) e il corpo contro di voi o contro un oggetto: «Questa cosa è MIA! Tu sei MIO!». – Fa un piccolo saltello e con la testa va a toccare la vostra mano, incurvando la schiena: «Ma ciaaaaooooo!». – Mostra la pancia e si rotola un pochino sulla schiena: «Sono tal15
mente sicuro di te che elimino tutte le mie difese! Accarezzami pure, fin tanto che voglio io, però!». – Con la sua testa dà un lieve colpettino alla vostra fronte (è un segnale bellissimo, perché significa che il gatto vi riconosce come appartenente alla comunità felina, ritenendovi «gatto» a tutti gli effetti. È pertanto un segnale di riconoscimento). – Con la sua testa vi dà un lieve colpettino in altre parti del corpo: «E allora? Sbrigati, per favore!» oppure «Eccomi qua!». – Con la zampa vi dà lievi colpetti al braccio: «Fammi un po’ vedere cosa stai mangiando? (o facendo)?». – Vi lecca la punta del naso o i capelli: «Tu sei come il mio fratellino o la mia sorellina! Ti do il mio odore, perché apparteniamo tutti alla stessa famiglia!».
Cani e gatti in condominio Un “regolamento condominiale” non potrà mai limitare un nostro diritto reale! In termini tecnici – citateli in eventuali dispute: «giacché le manifestazioni di voto assembleare, non essendo confluite in un atto collettivo valido ed efficace, costituiscono atti unilaterali atipici, di per sé inidonei ai sensi dell’art. 1987 C.C. a vincolare i loro autori, nella mancanza di una specifica disposizione legislativa che ne preveda l’obbligatorietà» (Cass. Civ. n. 12028 del 4 dicembre 1993). E il transito nelle parti comuni, pianerottolo, ascensore? Precisa l’avvocato Rossella Ognibene: «Da parte sua, il regolamento di tipo assembleare può soltanto impedire di alloggiare o far circolare animali domestici negli spazi comuni, o quantomeno può imporre, nell’ambito dei medesimi spazi e per ragioni igieniche e di convivenza, l’utilizzo della museruola o l’adozione di altre cautele, o impedire, per esempio, il trasporto degli animali in ascensore. Tale problematica è peraltro oggetto di viva attualità come emerge anche dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 14353 del 3 novembre 2000, secondo la quale ‘in tema di condominio negli edifici il diritto di cui è titolare ciascun condomino di usare e godere delle cose di proprietà comune 16
a suo piacimento trova limite nel pari diritto di uso e di godimento degli altri condomini. Pertanto, l’usare degli spazi comuni di un edificio in condominio facendovi circolare il proprio cane senza le cautele richieste dall’ordinario criterio di prudenza può costituire una limitazione non consentita del pari diritto che gli altri condomini hanno sui medesimi spazi, se risulti che la mancata adozione delle suddette cautele impedisce loro di usare e godere liberamente di tali spazi comuni’». Ovvero, secondo la giurisprudenza basta condurlo con guinzaglio ed evitare, naturalmente, che sporchi… Altro frequente motivo di litigi in condominio è l’articolo 659 del Codice Civile: «Disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone», provocato anche «suscitando o non impedendo strepiti di animali». Evitiamo di arrivare a ciò! Chi adotta o acquista un cane non deve illudersi di poterlo poi lasciare fuori il balcone o in giardino, perché il cane esige la compagnia e la presenza degli esseri umani. In un balcone, in un garage o in un giardino, per grande e accogliente che sia, il cane da solo soffre. E quindi abbaia per richiamare l’attenzione dei suoi tutori, creando disturbo e fastidio ai vicini. I quali, statene certi, non esiteranno a chiamare la pubblica sicurezza, con il rischio che si arrivi al sequestro dell’animale. «La nota positiva – scrive l’avvocato Emanuela Pasetto – è costituita dalla sentenza n. 1109/2000 emessa dalla Corte di Cassazione, Sezione I penale. Il Supremo Collegio ha affermato che, per la configurazione del reato di cui all’art. 659 C.P. (disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone) non è sufficiente che il disturbo sia arrecato ad una persona, ma è invece necessario che esso riguardi una pluralità di persone. Infatti l’interesse specifico tutelato dalla norma è quello della pubblica tranquillità. È dunque necessario che i rumori derivanti dagli animali, siano obiettivamente idonei ‘ad incidere negativamente sulla tranquillità di un numero indeterminato di persone’». Al di là di ciò che ha sancito la Cassazione è comunque buona norma evitare che il proprio cane disturbi la quiete e il riposo del vicinato, fosse anche una sola persona.
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I regolamenti condominiali sono di due tipi: «contrattuali» o «assembleari». Parliamo del primo. Di solito chi vende allega al relativo contratto il regolamento oppure vi fa specifico riferimento, per cui l’acquirente, firmando il contratto, accetta automaticamente anche le norme del regolamento. E poiché questo è stato accettato da tutti i condomini al momento dell’acquisto, potrà essere modificato solo se tutti i condomini sono d’accordo. Solo un regolamento di natura contrattuale potrà legittimamente impedire al proprietario, o a chi affitta da un proprietario, di tenere animali nel suo appartamento, in quanto tale limitazione risulta accettata da chi, acquistando la sua porzione di condominio, ha accettato anche tutte le norme del regolamento allegato all’atto di acquisto. Sempre che, ovviamente, il regolamento preveda espressamente il divieto di avere animali. Cosa che capita raramente. E il regolamento assembleare? Il regolamento assembleare, o interno, o non contrattuale, viene invece stabilito dall’assemblea condominiale. Un regolamento assembleare non potrà mai contenere il divieto di tenere animali, in quanto lederebbe un diritto e una libertà del proprietario. Il regolamento assembleare non può sopprimere o anche solo limitare i diritti che l’ordinamento giuridico riconosce ai proprietari dell’appartamento di avere animali. Compreso quello di avere un quattrozampe per compagno. Una norma condominiale inserita in un regolamento assembleare che imponesse il divieto di detenere animali sarebbe illegittima e pertanto nulla.
Cani e gatti in albergo Quando si avvicina il periodo delle vacanze, per una famiglia italiana su due si pone un interrogativo: la bestiola di casa viene con noi o è meglio lasciarla a casa? È una decisione che investe circa 50 milioni di animali domestici, dai cani ai mici, dagli uccelletti ai criceti ai pesciolini. In Italia ancora molti alberghi non accettano animali. Peggio per loro. 18
Oltre sei milioni di famiglie e moltissimi ospiti stranieri si rivolgeranno altrove. Ma le cose stanno cambiando. Gli albergatori che accettano gli animali stanno aumentando sensibilmente. Le ragioni di questa nuova attenzione sono varie. Ci sono, è giusto metterlo in primo piano, quelle morali: in Italia circa 150.000 animali domestici vengono abbandonati ogni anno, in gran parte durante il periodo delle vacanze. Tra i tanti motivi che portano a questo ignobile gesto c’è anche quello di non saper dove “piazzare” Fido e Micia, anche perché la maggior parte degli hotel italiani non li accettano. Chissà, se tutti gli alberghi li accettassero, quanti si salverebbero. Ma, soprattutto, ci sono sacrosante motivazioni economiche: con le famiglie italiane vivono la bellezza di quasi otto milioni di gatti e più di sei milioni di cani. Una famiglia su due, in Italia, ha un animale domestico. Tutte queste persone, almeno una volta l’anno, si trasformano in turisti e si pongono una domanda: il gattino, il cagnetto, dove lo metto? Gli alberghi che andranno incontro a questo potenziale mercato avranno un vantaggio competitivo grandioso. Sempre più spesso si tratta poi di famiglie che non vogliono, giustamente, staccarsi dai propri beniamini proprio nel periodo delle vacanze. E così le strutture si adeguano. I primi stabilimenti balneari che si sono dotati di precisi regolamenti per l’accesso delle bestiole sono stati presi subito d’assalto dai turisti e hanno prenotazioni da tutta l’Europa. Un’idea di civiltà si è trasformata rapidamente in un business. Anche negli agriturismi, altro boom degli ultimi anni, le difficoltà per ospitare un cane o un gatto sono, naturalmente, minori. Qualcosa, insomma, si muove. Quando la rivista specializzata “Hotel domani” ha presentato un questionario a 1200 albergatori, quasi la metà che hanno risposto di accettare animali hanno rilevato che stanno aumentando i clienti con quattrozampe al seguito. Se gli albergatori italiani decideranno di accogliere finalmente i quattrozampe nelle loro strutture avranno fatto sicuramente un affare ma avranno contribuito un po’ anche ad aumentare il grado di civiltà del Belpaese. 19
Già, ma come riconoscere gli alberghi pet-friendly? Esistono molte guide per alberghi che, tra le varie opzioni, indicano quando un hotel accetta o meno animali. Eccone qualcuna: – La Guida Touring In Italia con cane e gatto, edita dal Touring Club Italiano, segnala alberghi, spiagge e financo ristoranti «a quattro zampe» divisi regione per regione. – La Guida Touring Alberghi e Ristoranti, edita dal Touring Club Italiano, riporta – tra le altre informazioni – gli indirizzi dei 5000 alberghi che il sodalizio raccomanda ai propri soci. La guida riporta un simbolo sbarrato di fianco a ogni albergo che non accetta la presenza di animali domestici; dove il simbolo non c’è, via libera per i nostri Fido. – Le guide rosse della Michelin inseriscono il simbolo della testolina di cane sbarrata se il nostro amico non è accettato. Specificano inoltre in quali ambienti non è benvoluto, se cioè in tutto l’albergo o solo nelle sale comuni. – C’è anche il numero verde: è quello del Centro Prenotazioni Hotels Italia, un servizio quanto mai utile. Come funziona? Telefonando all’800-015772 è possibile far ricercare l’albergo giusto per le nostre esigenze: si sceglie la località, le date di soggiorno, il tetto massimo di spesa e una serie di altre opzioni, tra le quali la possibilità di portare con sé il proprio animale. Le centraliniste selezioneranno così l’albergo che fa per noi. – Per chi preferisce una vacanza più spartana, la Federcampeggi ha allestito invece la Guida dei Camping d’Italia. Contiene gli indirizzi di circa 2200 campeggi, di cui circa la metà accettano animali. Anche qui il simbolino del cane evidenziato in neretto mostra i camping disposti ad accettare la presenza di animali. La guida va richiesta a Federazione italiana del campeggio, Via V. Emanuele, 11 – 50041 Calenzano (Fi) – tel 055-882391. Una raccomandazione importantissima: non lasciare mai il cane chiuso in auto da solo. Le insolazioni sono una minaccia terribile, anche mortale. Il cane non suda, se non sotto i cuscinetti. Quindi è molto più esposto di noi ai colpi di sole. Ricordate: basta un quarto d’ora perché la temperatura all’interno del veicolo al sole 20
raggiunga i 60° e si crei una situazione drammatica. Allora, le valigie sono pronte? Anche Fido e Micio reclamano uno spazio per il loro beauty case. Cosa deve contenere? Anzitutto gli oggetti di uso quotidiano: le ciotole per il cibo e l’acqua, la lettiera, il collare (anche quello antipulci), il guinzaglio, la museruola, la cuccia portatile, la spazzola e qualche giochino, se gli è particolarmente affezionato. Indispensabile, e in molti luoghi ormai obbligatoria, la paletta per la raccolta delle deiezioni. Nello zaino per la montagna non deve mancare il siero antivipera, mentre se si prepara la sacca per il mare è bene portarsi anche lo shampoo e un asciugamano per i lavaggi dopo le nuotate. Per il cagnone non dobbiamo dimenticare la pastiglia preventiva antifilaria, da somministrare regolarmente ogni mese. In una tasca della sua valigia va senz’altro infilato il libretto sanitario, sul quale sono registrate le varie vaccinazioni (per il cane: cimurro, epatite, leptospirosi e parvovirosi), necessarie indipendentemente dalle vacanze. Con il libretto si rassicurano i proprietari di alberghi, campeggi e residence che dovessero manifestare timori. I più previdenti avranno sicuramente già stipulato una polizza di responsabilità civile verso terzi. Questa pone i nostri amici al riparo dai danni che, più o meno volontariamente, dovessero causare in giro per il mondo. Resta comunque importante assicurarlo anche se lo lasciamo in città o in pensione.
Spiaggia vietata? Non sempre, non più Le capitanerie di porto, all’inizio della stagione balneare, emettono delle ordinanze. In genere di divieto d’accesso agli animali. Ma non necessariamente. Poi ci sono le Regioni e i Comuni. Anche loro possono avere voce in capitolo. Fino a qualche anno fa tutti vietavano le spiagge libere. Oggi ci sono segnali di apertura. Alcune spiagge, negli ultimi anni, hanno aperto ai cani. Altre stanno «lottando» con la burocrazia per ottenere i permessi. L’impresa non è facilissima. In Italia, infatti, non esiste una norma nazionale. 21
Qualche stabilimento ce l’ha fatta. Come i ‘pionieri’ “Bagni Sport” di Albissola Marina, in Liguria. Qui tutto nasce dal grande amore per gli animali delle sorelle Alessandra ed Elisabetta Dall’Orto, che gestiscono il Bagni Sport e che in un terreno dell’entroterra ospitano otto asini, due agnelli e tre cavalli, tutti salvati dal macello. Fatta la richiesta ufficiale alla capitaneria di porto di Savona, questa, prima in Italia, ha dato parere positivo. In realtà, non esiste una legge nazionale vera e propria che vieti esplicitamente l’accesso dei cani alle spiagge. Le capitanerie di porto, ogni anno, all’inizio della stagione balneare emettono un’ordinanza. Se il concessionario di uno stabilimento si attrezza adeguatamente per ricevere anche i quattrozampe, la capitaneria può fare un’ordinanza favorevole. La linea ministeriale lo consente. Ad Albissola hanno fatto le cose per bene. Insieme all’ASL, la capitaneria e l’ENPA è stato redatto un regolamento sanitario preciso. Così, oggi, alla reception dei Bagni ai proprietari dei cani viene consegnato un kit composto da paletta e sacchetto per le deiezioni e una ciotola per la sete dei quattrozampe. I proprietari, inoltre, sono invitati a portare il cane fuori dai Bagni ogni due ore per una passeggiatina. Naturalmente, all’ingresso gli accompagnatori devono presentare alla direzione documentazione sanitaria attestante l’effettuazione della profilassi delle principali patologie infettive contagiose e una certificazione veterinaria accertante lo stato di buona salute rilasciata da non più di 15 giorni dal veterinario curante. Fonte preziosa di informazioni è l’ENPA, l’Ente Nazionale Protezione Animali, grazie alla sua campagna nazionale «Animali in spiaggia». La campagna ha già ottenuto i primi successi: per merito della sezione de L’Aquila l’intera costa teramana, in Abruzzo, è stata coinvolta. Così, su 52 chilometri di spiaggia, più di 400 stabilimenti balneari hanno recepito il regolamento sanitario proposto dall’ENPA. Questo non vuol dire che tutti gli stabilimenti sono diventati «spiagge a quattrozampe» come Bau Beach o Bagni Sport ma che, comunque, i cani sono accettati. Nelle località dove gli animalisti sono riusciti ad avere dalle capitanerie di porto ordinanze favorevoli all’accesso dei cani al22
le spiagge attrezzate vengono contattati i singoli esercenti balneari. Si tratta di fare ammettere i piccoli animali domestici in un numero ridotto di ombrelloni: 4 o 5 per concessione, a seconda della grandezza dello stabilimento. E di accettare il regolamento sanitario. Gli stabilimenti balneari che consentono l’accesso agli animali, in Italia, sono pochi ma buoni: i più noti sono in Abruzzo il Lido “Ripari di Giobbe” a Ortona a mare (Chieti), in Liguria i “Bagni Sport – Bau bau Village” di Albissola Marina (Savona) e nel Lazio il “Bau Beach”. Sono stabilimenti privati e vanno a gonfie vele. Sempre in Liguria, nel Comune di Ospedaletti e in quello di Pietra Ligure, per tutta la stagione estiva sono attive due spiagge pubbliche attrezzate anche per i quattrozampe. L’area di Ospedaletti, autorizzata da ASL e capitaneria di porto come le altre, è ricavata in una zona adiacente lo stabilimento balneare “Baiaverde”. Date un’occhiata a qualche sito, tipo www.viaggiarecolcane.it e www.prontofido.net.
Pensioni lager e pensioni buone Come tutte le pensioni, tutto esaurito. Ma qui, il gestore decide di andare in vacanza. Perché no, siamo in pieno agosto, con questo bel sole… Lascia tutto, chiavi, mansioni, a «non si sa chi». Il quale «non si sa chi», dopo poco, si dilegua. Arriva Ferragosto. Passano dieci giorni. Forse di più. Veterinari e volontari delle associazioni animaliste entrano. 100 cani e 20 gatti agonizzanti, sono lì, lasciati a mezz’agosto sotto un sole spietato. Senza cure, senza acqua, senza cibo. La ‘pensione’ sembrava una discarica: rifiuti dappertutto, cadaveri di cani sparsi un po’ ovunque, alcuni già in putrefazione, altre bestiole in stato di completa disidratazione sotto il sole. La vicenda di Cologno monzese, in provincia di Milano, non è incredibile: è l’esito della normale superficialità delle istituzioni e 23
d’improvvisati imprenditori. Facile «inventarsi» il mestiere di gestore senza nulla sapere di gestione degli animali né di etologia, approfittando della latitanza delle istituzioni. La pensione Tangenziale est di Cologno, ad esempio, era già stata segnalata mesi prima al responsabile ASL della zona come totalmente inadeguata. Andava chiusa. Ma l’ASL non s’era mossa. La strage di Cologno ha dimostrato, una volta di più, come il settore sia senza regole. Non ci sono leggi precise, mancano i controlli. Non esistono regolamenti appositi per la gestione di pensioni per animali. Il mestiere è inquadrato professionalmente con l’espressione «prestazioni di servizio», come quello di un noleggiatore di auto. Non solo. L’iscrizione alla Camera di Commercio avviene sotto la dicitura «altri». Il settore è poco regolamentato, nonostante siano nate pensioni come funghi. Le autorizzazioni da avere non sono poche: si deve passare il vaglio prima dell’Ufficio d’igiene e poi dei Servizi veterinari della ASL. Successivamente ci vuole la licenza per esercitare l’attività rilasciata dal Comune. Ma, dato che non esistono regolamenti specifici per le pensioni, ogni Comune e ogni ASL fa per sé. Non solo. L’80% delle pensioni per animali non ha le autorizzazioni. Che fare? Sarebbe necessaria una normativa adeguata. Quello dei regolamenti per le pensioni è un tipico caso di normativa secondaria, che coinvolge Regioni e Comuni. È necessario fare ai Comuni alcune proposte per incoraggiare un abbassamento delle tariffe, che mettono in difficoltà alcuni proprietari di animali (secondo l’ultima ricerca di una grande azienda di pet-food, solo il 10% dei proprietari di cani li lascia in pensione andando in vacanza). Ma soprattutto è necessario elevare la professionalità di chi ha la responsabilità di gestire esseri viventi, amati membri di una famiglia. Ecco come si sceglie la pensione. I consigli sono delle Associazioni Enpa, Gaia, Diamoci La Zampa e sono stati riordinati dall’Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano: 24
– prima dell’affido, visitare personalmente la struttura: se il titolare rifiuta la visita, è meglio cercarne subito un’altra; – verificare che i box siano spaziosi, con una parte all’aperto e una coperta al riparo da sole e pioggia; – accertarsi che la pensione disponga di un veterinario; – portare l’animale in pensione per periodi brevi prima della vacanza: si potrà abituare il quattro zampe e si potrà verificare come reagisce e come viene curato; – prima della consegna vaccinare l’animale e farlo visitare dal veterinario, che ci rilascerà un attestato di buona salute; – sottoporre la bestiola a un trattamento anitiparassitario preventivo; – diffidare delle pensioni che non chiedono copia del libretto di vaccinazione: è probabile che vengano ricoverati anche animali privi di copertura immunitaria; – lasciare sempre un recapito telefonico, per essere raggiunti in caso di complicazioni; – incaricare un amico di recarsi saltuariamente a fare visita a sorpresa all’animale, per verificare le condizioni di mantenimento.
Quattrozampe fa danni – le assicurazioni Scena 1. L’automobilista, per evitare i quattrozampe, sterza bruscamente e va a sbattere. Danneggia la sua auto, e pure quella parcheggiata a lato. Danni per migliaia d’euro. Scena 2. Micio si diverte a giocare con i vasi da fiori sul balcone. Più volte gli abbiamo fatto capire che non va bene. Ma lui, testardo, niente. Finché un giorno, il vaso cade. Se passa qualcuno lì sotto... Scena 3. Fido normalmente è un tipo tranquillo. Per questo, senza pensarci troppo, lo si porta in un negozio di porcellane. Ma, per una volta, lui si comporta come un elefante. All’improvviso, con una codata leggendaria, tira giù tutta una parte di bancone. E statuine e oggettini vari, fragilissimi, finiscono nei canonici mille pezzi. Storie vere, che capitano non infrequentemente, considerato che nel25
le famiglie italiane vivono milioni e milioni di cani e di gatti. Chi paga? Il proprietario. A meno che non sia assicurato. In questo caso ci pensa l’assicurazione. E il «padrone» tira un sospiro di sollievo. I più previdenti, quindi, o quelli con animali particolarmente «bricconi», si cautelano con un’assicurazione. Già, ma come fare? In realtà non esistono, o quasi, assicurazioni ad hoc per gli animali. Quello che l’assicuratore di fiducia propone per mettere al riparo il padrone per i danni causati dal suo quattrozampe è, in genere, una polizza di responsabilità civile (R.C.), che tutela la famiglia in qualsiasi sua attività. Nei contratti di assicurazione generalmente si trova sotto il nome di «polizza del capofamiglia». E comprende ogni membro della famiglia, eventuale animale incluso. Una polizza RC capofamiglia costa tra i 40 e i 65 euro circa, a seconda del tipo di massimale scelto. Alcune compagnie d’assicurazione hanno anche una seconda opzione. È possibile stipulare una polizza abitazione, che copre alcuni danni alla casa e a fatti di vita privata: tra le garanzie facoltative che è possibile inserire c’è quella che prevede l’assicurazione dai danni che derivano dalla proprietà e l’uso di cavalli, altri animali da sella e animali domestici. Per i cani, però, è prevista una franchigia di 80-100 euro per ogni sinistro. Forme promozionali a parte, le polizze delle grandi compagnie che prevedono anche i danni causati dagli animali si somigliano: le polizze in genere prevedono un massimale che può arrivare fino a 300 mila euro per danni alle persone, alle cose o per danni catastrofali (cioè danni sia alle persone che alle cose) a fronte di un premio annuale versato dal proprietario che varia tra i 50 e i 150 euro circa. Esistono anche, però, agenzie specializzate. Si tratta di agenzie che si occupano di parecchie attività che hanno a che fare con i quattrozampe: dalla pensione per animali con assistenza veterinaria alle ricerche per smarrimenti e furti ad, appunto, assicurazioni RC che includono cani, gatti & Co. Queste piccole agenzie sono in grado di offrire una copertura assicurativa che risponde ai fatti accidentali derivanti dalla proprietà del cane. Non mancano, nel panorama delle agenzie specializzate, anche speciali polizze vita per cani. Assicurano 26
i cani per morte accidentale o per malattia. I prezzi di assicurazione variano a seconda dell’età e del valore di acquisto del cane. Una grossa compagnia ha pensato anche agli amanti dell’equitazione che vogliono difendere il loro cavallo. Conclusioni? Una polizza di assicurazione per i migliori amici dell’uomo è un atto di previdenza e di amore. Lo slogan, coniato da un’agenzia, è forse un po’ interessato, però non va lontano dalla verità. Soprattutto se Fido o Micio sono dei campioni nel combinare guai o nel mettersi nei pasticci. La casistica. Quanti e quali sono gli incidenti più comuni? Oltre ai casi già citati all’inizio, gli infortuni causati dagli animali sono di diversa natura. Un classico è quello del cane o del gatto che, in casa o fuori, fanno inciampare la vecchietta che malauguratamente si rompe il femore. Ma ne capitano di tutti i colori. È passato alle cronache anche il caso di un cane che ha letteralmente disintegrato un telefonino cellulare. Ma i due casi più tipici di incidente sono questi: il cane che fraintende il gesto affettuoso di un estraneo che lo sta per accarezzare e lo morde, e il cane che scappa e attraversa la strada provocando un incidente. Ce ne è poi un terzo: non sono infrequenti casi di cani che a casa di amici per troppo affetto saltano sui divani e li rovinano. Insomma, di tutto di più. Quando ci si mettono, i nostri piccoli amici sanno fare le cose in grande...
Gravidanza: fuori il gatto da casa! Uno dei più grandi e ingiustificati ostacoli all’adozione di un micio è il timore che porti malattie, specie nel periodo della gravidanza. Un’accusa di sapore medievale. È ora di smitizzarla. Il gatto di casa è innocuo. Il gatto eventualmente a rischio è il randagione che si nutre di topi, animali selvatici, uccellini, carne cruda e spazzatura, che può ammalarsi di toxoplasmosi e per circa una setti27
mana della sua vita espellere ‘uova’ del parassita. Poi basta, guarisce e diventa immune (protetto) anche lui. I normali rapporti tra gatto di casa e futura mamma rappresentano la via più improbabile di contagio della toxoplasmosi. Allora, quali sono davvero i comportamenti a «rischio toxoplasmosi» per una futura mamma? L’unico rischio verificabile è un’alimentazione con carne cruda o poco cotta, o verdure crude e mal lavate. La toxoplasmosi è una malattia parassitaria diffusa in tutto il mondo, causata da Toxoplasma gondii, un coccidio, cioè un piccolissimo parassita formato da una singola cellula non visibile a occhio nudo, scoperto nel 1908 (Nicolle e Manceaux). Il ciclo biologico del parassita è stato chiarito nel 1970. La toxoplasmosi colpisce il gatto, la pecora, la capra, il maiale, il cane, l’uomo, numerosi altri mammiferi e uccelli. Ma solo nel gatto e nei felini il parassita può colpire in due vie, attraverso l’alimentazione, moltiplicazione definita scientificamente «ciclo completo»: 1) arriva nell’intestino e, con le feci del gatto, ritorna nell’ambiente esterno sotto forma di uova, «oocisti», le quali però appena emesse sono immature. Dovrebbero maturare nell’ambiente stesso per due o tre giorni a temperatura e umidità ideali (25°, 95%). Tali oocisti potrebbero contaminare i prodotti dell’orto, per esempio verdure e insalate, perciò chiunque mangi quei vegetali crudi mal lavati potrebbe contrarre la malattia; 2) lungo il secondo percorso il parassita entra nell’ospite ma non passa per l’intestino: si moltiplica, e si ferma nei muscoli del gatto. In questo caso è la carne del micio a essere contagiosa, ma solo se lo si mangia crudo… Nell’uomo e nelle altre specie il parassita può entrare solo attraverso l’alimentazione con verdure o carni crude. È la carne di maiale, pecora, capra (e di uomo e di cane) che diventa pericolosissima se mangiata cruda, al sangue o poco cotta. Il ciclo per queste specie è detto incompleto perché non passa, come nei felini, attraverso l’intestino: le feci di suini, ovicaprini, cane e uomo non conterranno mai le uova di toxoplasma. Riassumendo, la chiave è l’alimentazione. Parliamo di epidemiologia. 28
Un gatto randagio potrebbe prendere la toxoplasmosi mangiando cibi «sporchi». Il gatto di casa potrebbe prenderla solo mangiando resti della tavola (prosciutto crudo, carne di maiale cruda). Se mangia scatolette, croccantini o carne cotta: no… così come l’uomo, e tutti gli animali, possono prendere la toxoplasmosi mangiando verdure crude mal lavate, carni crude, al sangue o poco cotte. La donna in stato di gravidanza deve quindi assolutamente evitare questi cibi: carni crude o poco cotte soprattutto di maiale, di pecora, di capra: niente prosciutto crudo, salumi, insaccati, agnello vicino all’osso (per la carne di uomo e di cane, ci si augura che chi legge non sia cannibale o s’appresti a mangiare il proprio cane, crudo). Tra i pericoli alimentari è stato anche segnalato il latte crudo di capra. La toxoplasmosi si trasmette per via placentare al nascituro con gravi conseguenze per il feto. Se il gatto di casa non mangia prosciutto crudo o carni crude, neanche lui contrarrà mai la toxoplasmosi. Si vuole avere l’assoluta certezza? Si possono fare gli esami del sangue al micio. Se il buon vecchio micio di casa risulta negativo, non ha mai preso la toxoplasmosi. La ricerca sierologica immunologica si basa sul fatto che, nell’eventualità, si sviluppano immunoglobuline (anticorpi) di tipo M (IgM) entro una, due settimane dal contatto col parassita. A distanza di due/quattro settimane compaiono le immunoglobuline G (IgG) che persistono per oltre un anno, e questo significa che il gatto ha superato la malattia e non ha più la toxoplasmosi. Se è positivo e il test ripetuto dopo qualche settimana risulta positivo vuol dire che il gatto è immunizzato. Dunque, l’unico gatto a “rischio” è il randagio, generalmente giovane e malandato. Ma, anche lui, lo è sempre e solo per una settimana. Elimina con le feci «uova immature» nell’ambiente solo se è malato di toxoplasmosi (fase acuta della malattia) per circa una settimana. Poi guarisce, non elimina più oocisti e non prende più la malattia: diventa anche lui non pericoloso. Quindi, se un gatto randagio arriva in famiglia, ci sono tre possibilità: o è assai improbabilmente nell’u29
nica settimana della sua vita «a rischio», oppure è già guarito e perciò è protetto, immune, innocuo, oppure… è sano come un pesce. Ammettendo per un’incredibile coincidenza di concomitanze che il gatto che abita con noi elimini «uova» di toxoplasma, si ricorda che non è il contatto col gatto o le sue feci che trasmetterebbe la malattia. È l’ingestione. Le uova per diventare «contagiose» devono restare nell’ambiente, in determinate condizioni, per due o tre giorni. E le «uova mature», per infettare, dovrebbero essere ingerite (!), bisogna mangiare cioè la sabbietta sporca, o mettersi in bocca le mani imbrattate da feci vecchie di due giorni! Si comprenderà facilmente come basti pulire la lettiera una volta al giorno, se vogliamo con i guanti, e lavarsi le mani. Un ultimo appunto sulla passione per l’igiene e la pulizia dei nostri gatti domestici, che passano il tempo a lisciarsi il pelo. I maggiori autori ed esperti di parassitologia in campo internazionale dichiarano «altamente improbabile che l’uomo contragga la parassitosi toccando il pelo del gatto eliminatore di oocisti». Anche accarezzando il gatto è praticamente impossibile essere contagiati. Toxoplasmosi: vero o falso? I gatti sono pericolosi per una donna incinta? Falso. Le donne incinte devono evitare qualsiasi contatto con gli animali? Falso. Una donna incinta, negativa al test della toxoplasmosi, deve eliminare il gatto di casa? Strafalso. Le feci di tutti i gatti sono pericolose per le donne in gravidanza? Falso. Il gatto è l’unico eliminatore di oocisti immature di toxoplasma, che diffonde la parassitosi nell’ambiente? Vero, ma solo per una settimana in tutta la sua vita: nella fase acuta. Per contrarre l’infezione da un gatto, bisognerebbe che fosse infetto, nella fase acuta, e mangiarne le feci rimaste in determinate condizioni ambientali per 48-72 ore? Vero… Le verdure crude dell’orto sono pericolose, in gravidanza? Verissimo, quelle sì che potrebbero essere contaminate da feci di gatti randagi. 30
Per sapere se un gatto è nella fase acuta basta fargli fare un prelievo? No, il test sierologico sul gatto (ricerca delle IgG) ci può dire se il gatto è venuto in passato in contatto col parassita. I risultati degli esami vanno comunque interpretati esclusivamente da un medico veterinario o da un medico che conosca bene l’evoluzione della malattia nel gatto. Se il test sierologico sul gatto (IgG) è positivo, significa che il gatto è malato e va allontanato? Falso! Significa che il gatto è già protetto o in fase di guarigione! Il cane malato di toxoplasmosi può contagiare l’uomo? Falso. Un essere umano malato di toxoplasmosi può contagiare altri esseri umani? Falso. Le carni crude, al sangue, poco cotte, di maiale e ovicaprine sono pericolose in gravidanza? Vero. E la carne cruda di manzo? Secondo recenti studi in Francia, no. Ma è meglio non rischiare. È sempre meglio portare il cane o il gatto dal veterinario, all’inizio di una nostra gravidanza? Vero, per escludere altre patologie non gravi ma noiose, come per esempio una dermatofitosi.
Cani, gatti e bambini Un rapporto stupendo: è quello che può instaurarsi tra un bambino e un animale domestico. Un rapporto che può essere utile al bimbo a crescere (nella sua crescita psichica), a conoscere «l’altro da sé», a rapportarsi con il «resto del mondo». E che fa bene pure alla sua salute. Un esempio? Diverse recenti ricerche statunitensi ed europee mostrano che nei bambini che nel primo anno di vita sono a contatto con due o più animali domestici come gatti e cani, si riduce decisamente il rischio di sviluppare allergie! Un rapporto, quello tra bimbi e animali, da costruire con molta attenzione. Tanto più quando il piccolo comincia a gattonare. Allora occorre un grande senso di responsabilità da parte dei genitori, che dovranno mediare e supervisionare il formarsi del rapporto tra i due. 31
Ecco alcune piccole regole per fare felici sia il bimbo sia l’animale. Primo. I genitori devono saper leggere i segnali di disagio del quattrozampe, con i quali il nostro amico ci dice «Per piacere, basta!» o quelli di esasperazione tipo «Ora mi sto proprio arrabbiando...». Per questo deve esserci sempre un adulto nella stanza in cui si trovano contemporaneamente un bimbo e un cane, anche se il quattrozampe non ha mai dato problemi. Quando il bimbo comincia a muoversi da solo, vanno infatti seguiti con molta attenzione i suoi incontri con il cane: i movimenti goffi, la voce acuta e le mani che toccano, tirano ed esplorano potrebbero risultare fastidiosi o addirittura intimidatori per il quattrozampe. E allora si dovrà insegnare al bambino che il cane non è un giocattolo, che non gli si devono tirare orecchie e coda, che non bisogna entrare nella sua cuccia né disturbarlo mentre mangia. In una parola: che va rispettato. Secondo. Scegliere i giochi giusti. Al bambino, si sa, piace giocare. Al cane, in genere (per gli altri animali domestici come il gatto vale un po’ meno), pure. Si tratta di trovare quelli più adatti ad entrambi. È sempre opportuno differenziare i giochi del bimbo da quelli del cane, che dovranno essere di forma e consistenza diversa, come bottiglie di plastica o palline con la corda, e andranno riposti: verranno offerti al cane nei momenti opportuni e torneranno di proprietà del padrone alla fine del gioco. Questi accorgimenti controlleranno la possessività del quattrozampe. I giochi che prevedono il confronto fisico, come il tira e molla, il rincorrersi o l’invito a mordere sono meno indicati: possono stimolare nel cane una competitività che potrebbe rimettere in discussione il nostro ruolo dominante. Inoltre finiscono per dare, se ripetuti troppe volte, pessime abitudini che potrebbero nuocere al bambino. Meglio il riporto della pallina o del legnetto. Se viene ben gestito, garantisce divertimento per tutti. Permette al cane di sgranchirsi un po’... le zampe e di rapportarsi con il bimbo, che è in grado di lanciare un oggetto sin dalla tenera età. E garantisce al piccolo la felicità, impagabile, di vedere il quattrozampe correre e scattare a una propria azione. Il divertimento è assicurato. Anche per chi si gusta la scena. I lanci saranno interrotti prima che l’eccitazione (di entrambi!) abbia superato la soglia 32
di guardia. Basterà proporre (a entrambi!) uno scambio di cibo contro pallina o legnetto per poi farlo sparire. Un’unica avvertenza: è sempre meglio non togliere le cose dalla bocca dell’animale per non perderne la fiducia. E poi non dimentichiamo che il bambino ci osserva. Potrebbe decidere di vedere cosa c’è nella bocca non solo del gioviale cagnetto di famiglia ma anche del permaloso cane da guardia del vicino. Terzo. No alle punizioni fisiche. Per far di qualunque quattrozampe un buon compagno bisogna fargli capire subito chi è il «capobranco»: senza sgridate inutili (che susciterebbero reazioni negative), ma con affettuosa fermezza. Gli piace giocare, e con il gioco gli si può insegnare qualsiasi cosa. Il cane deve vivere comunque a stretto contatto con il proprietario, per stabilire con lui un rapporto profondo. Ma, nei suoi confronti, deve essere accuratamente evitata la punizione fisica. Oltre a rappresentare un’inutile violenza, può produrre danni dal punto di vista comportamentale: il nostro animale potrebbe sviluppare diffidenza e insicurezza, fraintendendo alcuni gesti del bimbo, considerandole minacce, e decidere di difendersi dal piccolo. Quarto. Se il bimbo è un neonato permettete a cane o gatto di annusarlo. Non proibitegli di entrare nella stanza del bimbo. Riservate alla bestiola molte attenzioni, come bocconcini speciali e carezze, guardatela e parlategli quando è in presenza del neonato. Gli si farà così capire che il neonato è un vantaggio per lei, non un concorrente. E non si avranno mai problemi di «gelosia». E le paure di carattere sanitario? Ingiustificate. Il cane o gatto che vive in casa non porta chissà quali malattie. Porta più microbi il papà reduce da un viaggio in tram. Perché di lui non ci preoccupiamo? Il problema (piccolo piccolo) possono essere morsi di cane, piccoli roditori o gatto, e graffi appannaggio solo di quest’ultimo. Morsi e graffi sono infatti l’accidente più frequente per chi ha in casa un animale anche se, per la scarsa gravità, vengono segnalati al medico solo occasionalmente. In genere producono lesioni senza conseguenze. I morsicatori, di solito, sono i cani che sentono minacciato il loro territorio. Diverse le motivazioni dei gatti. Non amano il vociare rumoroso né essere toccati con insistenza. Le eccessive coccole li innervosiscono. Può ca33
pitare che qualcuno reagisca in malo modo, ma sempre solo dopo avere «avvertito» soffiando minacciosamente! A noi adulti il compito di prevenire il più possibile, capire gli animali e captare i loro segnali e le loro insofferenze ed evitare così le situazioni... ‘pericolose’. Scrive il poeta inglese Donald McCaig: «Ogni bambino umano deve accostarsi all’Universo da zero. Ogni cucciolo di cane porta l’Universo con sé». «Non c’è psichiatra al mondo come un cucciolo che ti lecca la faccia», ha invece scritto Ben Williams. Sottoscriviamo. Cosa insegnare al bimbo: – Non esplorare il corpo del cane infilando le dita in bocca o nelle orecchie e non tirare orecchie, la coda o il pelo. – Non disturbare il cane quando mangia o è a cuccia. – Non piombargli inaspettatamente alle spalle. La prima reazione a uno spavento improvviso è il morso. – Parlare a voce bassa senza lanciare strilli. I toni acuti vicino all’orecchio dell’animale (molto più sensibile del nostro) potrebbero risultare insopportabili. – Non inseguirlo quando ha deciso di sottrarsi «all’abbraccio» del bimbo e va a rintanarsi. Regole per una sana convivenza: – Non impedire al cane o al gatto di entrare nella camera del bambino. – Rivolgersi al veterinario se non si è sicuri della buona salute del gatto, cane, criceto ecc. – Abituare il cane a dormire in cuccia, se si vuole evitare che salga sul letto del bimbo. – Sistemare la cuccia in modo che possa sottrarsi alle insistenze del bimbo. – Creare nel cane o gatto il piacere della presenza del neonato con coccole, carezze e bocconcini speciali quando sono entrambi nella stessa stanza.
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Una terapia di nome Dolly Cani, gatti, conigli, cavalli, pesci, delfini e uccellini possono diventare veri e propri “terapeuti”. Smettono di essere intesi come merce, e diventano operatori terapeutici: per aiutare portatori di handicap, cardiopatici, ansiosi e depressi, anziani e bambini affetti da disturbi (anche gravi) della personalità; in ospedali, carceri, centri psichiatrici e centri di recupero per tossicodipendenza. La scienza che prevede l’impiego coterapeutico degli animali per il recupero e il mantenimento della salute umana attraverso un rapporto tra uomo e l’animale è nata negli Usa, alla fine degli anni Sessanta, col nome di Animal Assisted Therapy: la pet therapy. Dalle pagine del settimanale “Vita – il magazine del non profit” in edicola ai primi di ottobre ‘03 abbiamo ritagliato questa lettera di Franco Bomprezzi, giornalista e scrittore che vive e lavora in carrozzina in seguito agli esiti di una malattia congenita. «Una terapia di nome Dolly»: «Sto scrivendo al computer. Improvvisamente lei appoggia le zampe sul bracciolo della mia carrozzina e mi guarda. Io controllo l’ora. Ha ragione. Devo portarla fuori, ho un margine di tolleranza di un quarto d’ora, o poco più. Si chiama Dolly. Da due anni io e Nadia abbiamo adottato questa trovatella, di lombi assai discutibili. Alta fino al mozzo della mia ruota, lunga come un bassotto corto, qualche vaga rassomiglianza con un bonsai di dobermann, versione ‘premio della bontà’. Sono andato in pieno agosto al canile di Monza, gestito dall’Enpa. Cercavo un cane di piccola taglia. Ho trovato un amico inseparabile. La scusa era che volevo sentirmi buono e generoso, dopo tutti quei servizi televisivi sui cani abbandonati all’inizio delle vacanze. E poi sostenevo che avrebbe fatto compagnia a Nadia, mia moglie, nei tanti, troppi, giorni nei quali io sono in giro per l’Italia. Il risultato è che adesso né lei né io saremmo capaci di vivere senza Dolly. Per fortuna non sa leggere queste righe, sennò ne approfitterebbe. Ho pensato a lei, in questi giorni di ‘emergenza solitudine’. Lei che concepisce come ‘normalità’ la sua vita con due persone – dico due – in sedia a rotelle. Quando arriva in casa qualche amico ‘camminan35
te’, per di più alto, è imbarazzata e inquieta. Noi siamo il suo metro di paragone, e perfino la sua protezione: quando ha paura si infila sotto le ruote della carrozzina, trasformandola in una sorta di carro armato. Gli inglesi scrivono ‘pet-therapy’ e così tutto assume un sapore triste di medicina. Per Nadia e me è più semplice, sappiamo che Dolly è importante per la nostra vita, senza esagerare, quanto basta. E allora penso che a fine agosto qualche altro amico disabile o anziano farebbe bene a seguire il modesto consiglio. Non temete: i piccoli sacrifici iniziali saranno ripagati. Io percorro a rotelle almeno un chilometro al giorno, grazie a Dolly. Prima mi facevo spingere dal primo che passava. Nadia, quando ha un momento di malinconia, le passa la mano lungo il dorso e l’accarezza. La solitudine si può vincere anche così. Senza bisogno di medicine e di protezione civile». In Italia, molti sono i centri dove si conducono esperienze sull’impiego a fini terapeutici di animali domestici. Questo elenco è meramente indicativo: – U.O. Terapia fisica e Riabilitazione (Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Milano) in collaborazione con Centro di riabilitazione equestre “Vittorio di Capua” (M.P. Onofri, A. Roscio, V. Giussani e G. Carcangiu) P.zza Ospedale Maggiore 3, 20162 Milano, tel fax 02.64442644 – www.ospedaleniguarda.it. – Centro Diurno Integrato per Anziani “Costa Bassa” Viale Per Biassono, 2 – 20052 Monza – MI – tel/fax 039.323338. – Comunità Terapeutica Arcobaleno, Ospedale Fatebenefratelli, Cernusco sul Naviglio Milano. – AIUCA, Associazione Italiana Uso Cani d’Assistenza, Via 4 Novembre, Bosisio Parini LC, AIUCA – Programmi nelle Attività Assistite dall’Animale, Terapie Assistite dall’Animale e Educazione Assistite dall’Animale (AAA/AAT/AAE), comunemente chiamato “pet therapy”. Corsi d’Introduzione e Corsi di Specializzazione, sia per operatori che per conduttori d’animali, valutazione della coppia (conduttore-animale) per attitudini e capacità, registrazione Delta 36
Society Pet Partners. Corsi di formazione in diverse regioni d’Italia e all’estero. Informazioni: Debra Buttram o Marcello Galimberti – tel 031.876613 – www.aiuca.org – email aiuca@aiuca.org – Centro Socio Educativo di Lecco Via Tagliamento, 5 – 23900 – Lecco – Sede provvisoria: via A. De Gasperi,18 – tel 0341.353369. – Ospedale Sant’Anna. Unità operativa di pediatria. Responsabile: prof. Riccardo Longhi, tel 031.5855317 – riccardo.longhi@hsacomo.org – Istituto Geriatrico Cà d’Industria ed Uniti Luoghi Pii – Via Brambilla, 61 – 22100 – Como – tel 031.2971 e-mail: cadindustria@iol.it. – Fondazione R. Hollmann, Via Oddone Clerici, Cannero Riviera, Verbania, tel 032.788485. – Dipartimento di Patologia animale, facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Torino, sede di Grugliasco, consultorio di medicina legale veterinaria, etologia clinica e pet therapy. Resp. prof. Marzio Panichi tel 011.67019073 – www.unito.it – DOG’S LIFE PROJECT di Elena Garuti. “Il cane è il mio copilota” www.dogslifeproject.it Carpi, Modena tel 333.7490902. – Comunità ANTARES, via Valle Chiozze 35, Calamandrana, Asti. – Dipartimento di Pediatria, Azienda ospedaliera Università di Padova, resp. dott. Carlo Moretti, tel 049.8211485 – www.pediatria.unipd.it. – Bologna. Associazione AIASPORT, via Ferrara 32, Bologna, tel 051.466105. – ASL Bologna Nord, Servizio Veterinario, S. Giovanni in Persiceto, Bologna, tel 051.6813356. – Case di Riposo Comunali di Roma. – Associazione Arion, Roma, piazza Ippolito Nievo, tel 06.5818243. – ASL Roma D, Servizio Veterinario, resp. dott. Claudio Fantini, tel 06.65004888 e dott. Eugenia Natoli, tel 06.522877652, via Portuense, Ponte Galeria Roma, tel 06.65000306 – www.aslromad.it – veterinario@aslromad.it – Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Abruzzo e Molise, Tera37
mo. Resp. dott. Stefania Del Papa tel 0861.332281/2 – www.izs.it – animali.terapeuti@izs.it – A.N.U.C.S.S. onlus Via B. Nogara, 7 – 00119 Roma – Fax/tel/SMS: 06-56352718 email: info@anucss.org – www.anucss.org; dott.ssa Francesca Allegrucci – psicologa, psicoterapeuta – responsabile scientifico ANUCSS – francesca.a@anucss.org – Associazione “L’Auriga” Circolo Ippico, Via della Marcigliana 562 Roma, tel 06.87122223. – Associazione Scuola Viva, via Crespina 35, Roma, tel 06.5515909. – HEOLO, via Appia Nuova 41-B 319, Roma, tel 06.77201523. – A.T.E.N.A. Associazione che svolge attività e terapie educative naturali effettuate con l’ausilio di animali. Programmi di terapie assistite da animali, di musicoterapia, educazione alla corretta gestione degli animali e all’ambiente. Organizza seminari e convegni sulle Terapie assistite da animali. La sede è a Perugia. Email: associazioneatena@libero.it – Unità di Cure Palliative, ASL n° 2 dell’Area Valle Umbra Sud, Ospedale di Assisi. – Associazione “Un Amico per la Vita”, via Tevere 8, Montesilvano, Pescara, tel 085.837696. – Azienda ospedaliera pediatrica Santobono Pausillipon, Napoli. Resp. dott. Alessandra Maltese, tel 081 2205410 – www.santobono.na.it – TUCSA, Valenzano – Bari. – ARATEA. Ricerca attività terapia ed educazione assistita dall’animale. L’equipe è formata da sociologo, medico, psicologo, etologo, assistente sociale, educatore e conduttori (tutti Delta Society Pet Partners). Sede: Via Eremo Santuario n. 81 – 89100 Reggio Calabria tel 0965/812719. – Centro pet therapy, dip. Scienze mediche veterinarie dell’Università di Messina. Resp. prof. Antonio Pugliese, tel 090.3503510. – ASL 5 Ambulatorio di pet therapy. Resp. dott. Licia Formulari tel 090.3503711. 38
– ASL 3 Catania, Servizio di Psicologia, Largo Mannino, S. Pietro Clarenza CT, tel 095.520713. – Associazione Dog-Therapy, via Serretta 16, Palermo, tel 091.90145.
Animali in paradiso «Se il Paradiso esiste è giusto che sia popolato di animali». «Ve lo immaginate un Eden senza il canto degli uccelli, il garrire delle rondini, il belare delle caprette e l’apparire del buffo e curioso musetto di un coniglio? Di sicuro nel mio Paradiso ideale non possono non echeggiare miagolii da ogni angolo. Il festoso abbaiare di cani che giocano finalmente sereni». Lo scrive Giorgio Celli nel presentare Anche gli animali vanno in Paradiso, storie di cani e gatti oltre la vita, un fortunato libro di Monica D’Ambrosio e Stefano Apuzzo che aiuta ad amare gli animali di più e con maggiore generosità, proprio come loro amano noi. I nostri quattrozampe volano lassù prima di noi. E sono sempre più numerose le persone che, dopo una vita insieme, vogliono trovare loro una cuccia per l’eternità. Teoricamente, secondo regolamenti sanitari che variano però da città a città, dopo la morte dell’amico quattrozampe si dovrebbe chiamare il canile sanitario o la nettezza urbana per il ritiro del corpicino. Molti, per questo compito, delegano il proprio veterinario. In entrambi i casi la destinazione è l’inceneritore pubblico. Una fine insopportabile per molti proprietari affranti. C’è chi, allora, si arrangia. I più fortunati dispongono di giardini privati, nei quali seppellire il proprio compagno di giochi. Altri si appropriano di un angolino di verde pubblico. Non si potrebbe. L’altra soluzione sono i cimiteri per animali. Non sono molti, in Italia. Grandi alberi e piccole lapidi. Lapidi semplici. Lapidi piccole, in pietra scura. Lapidi per animali. Così è concepito il cimitero di Aulla, dove cani, gatti, criceti, canarini hanno la loro «cuccia eterna» per riposare fianco a fianco sotto i pini secolari del «Parco degli Affetti», nato grazie all’iniziativa del Comune di Aulla. Questo particolare giardino 39
è l’unico cimitero pubblico per animali in Italia. La proprietà è infatti dell’amministrazione comunale anche se lo gestisce, per conto del Comune, un privato. Il Parco degli Affetti si chiama così perché la struttura non vuol essere un tetro agglomerato di tumuli ma un vero e proprio giardino, posto nell’immensa arca verde che si stende ai piedi della fortezza quattrocentesca della Brunella: circa tremila metri quadri di prato in cui ogni proprietario può seppellire il suo amico. Le procedure sono le stesse che si seguono per gli esseri umani. Altrettanto bello è il «Riposo di Snoopy», nel bolognese: cimitero per animali che si sviluppa su ampie terrazze che degradano dolcemente lungo la vallata del fiume Setta, dirimpetto alle montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano. Ognuno di questi gradoni forma un campo destinato ad accogliere le tombe degli animali. Le lapidi, in pietra arenaria, sono tutte di uguale forma e, con spartana semplicità, lanciano all’uomo il monito dell’uguaglianza oltre la vita. L’unico vezzo è rappresentato dalle foto degli animali e dagli epitaffi scolpiti nella pietra secondo le volontà dell’amico umano. Il cimitero (sono 10 ettari di terreno e vi riposano oltre mille animali) è regolamentato dalla ASL e da tutti gli organi ufficiali e trasmette un’idea di semplicità, tranquillità e spartanità. Stessa filosofia si ritrova a «Il Giardino dei Ricordi», in Friuli, 3200 metri quadrati in espansione, visto il successo dell’iniziativa. Ma se qui si allargano, nel milanese Country Dog sono fermi in attesa di ampliamento: i 400 posti sono praticamente esauriti nonostante a pochi chilometri di distanza ci sia, incorniciato da cipressi, un altro cimitero per animali notissimo: Universal Fauna di Cogliate. In tutte le strutture, sempre e per sempre, si rincorrono ricordi e lacrime ma anche sorrisi e tenerezze. Così al Club Caronte, a Vigevano, si viene accolti dalle parole di Lord Byron, il celebre poeta inglese: «Qui riposano coloro che in vita ebbero la bellezza senza la vanità, il coraggio senza la crudeltà, tutte le virtù degli uomini senza i loro difetti». La targa d’ingresso è lì dal 1976, anno di apertura del cimiterino, ma da allora tante altre scritte si sono aggiunte. «Voi non avete chiesto se eravamo ricchi o poveri, belli o brutti. Siete sempre sta40
ti fedeli. Così vi ricordiamo» è scritto su una lapide a memoria di Mara, Boby, Zara, Kety e del micio Mimo. E, poco più in là, una signora di Bergamo ha fatto incidere per la sua Minou: «Meriteresti un’anima, le ali per raggiungere il cielo, un cielo degno della tua bontà». Ecco alcuni indirizzi: – Il Riposo di Snoopy, via Veggio, 58 – 40030 Grizzana Morandi (Bologna) – tel 051/913411 – www.ilriposodisnoopy.it – Il Parco degli Affetti, Aulla (Massa Carrara) – tel 0348/2268541 – 0187/421955 – www.parcodegliaffetti.it – Il Giardino dei Ricordi, 33010 Cassacco (Udine) – tel 0432/789056 – 0335/6226568. – Parco San Francesco, via Bedesco 29 – 24039 Sotto il Monte Giovanni XXIII (Bergamo) tel 035/4820156 – 0360/780438. – Country Dog, via M. Gorki, 37 – 20051 Limbiate (Milano) tel 02/99057337. – Universal Fauna, via Vittorio Veneto, 5 – 20020 Cogliate (Milano) tel 02/9660048. – Club Caronte, viale Agricoltura, 111 – 27029 Vigevano (Pavia) tel 0381/07711 – www.clubcaronte.it – Cimitero per Cani Gardesana, via Gardesana, 131 – 37100 Verona tel 045/8510194. – Hotel Cani e Gatti, via Braccianese, 351 00123 Roma tel 06/3046314. – Clinica Veterinaria Laurentina, via Laurentina 1542 – 00143 Roma tel 06/7136053. – Villa Andreina, via di Saponara 701 – 00125 Acilia (Roma) tel 06/5214522 – 06/52310302. – Casa Rosa, via dell’Imbrecciato 200 – 00149 Roma tel 06/5526264. – Lega Nazionale Difesa del Cane – Sezione di Napoli, via Roma 329 – 80100 Napoli tel 081/5099544 – 081/415260. Altri cimiteri sono segnalati a Piobesi Torinese (Parco degli Animali), Prato e Trento. 41
Servizi funerari: – Master Dog. Trasporto, cremazione o tumulazione. Roma e provincia: tel 06/58202122; www.masterdog.it – Pet City. Opera prevalentemente in Milano e provincia, tel 02/90843083 www.petcity.it – Argo. Trasporto, cremazione o sepoltura; opera prevalentemente nel Triveneto; tel (numero verde) 800/272312 – www.amicipersempre.it – Quattro passi nel cielo. Funerali. Torino – Zoocimiteriale Mesolino. Cremazione singola; Osio di Sotto (Bg) – tel 0368/944736 – www.zcm.3000.it Cimiteri virtuali: Ecco solo alcuni indirizzi telematici di cimiteri virtuali per animali domestici. Molti portali e molti altri siti dedicati agli amici quattrozampe hanno una parte dedicata a questo tenero servizio. – www.bau.it – www.amicianimali.it/paradiso/index.html – www.petanimal.com
Una città da cani Il posto giusto Divieti, ordinanze, disposizioni (qualche volta assurde) mettono giorno dopo giorno a dura prova l’amore dei proprietari di cani verso i propri amici quattrozampe. I cani, tranne quelli piccoli, non possono viaggiare sui mezzi pubblici; a loro è spesso vietato entrare nei locali pubblici; gli spazi verdi dove sgranchirsi le zampe sono sempre meno, e sempre meno accessibili; in molte città i sindaci hanno emesso ordinanze che li obbligano a circolare non solo al guinzaglio ma anche con la museruola. I gatti che vivono nelle colonie feline, liberi, anche se tutelati dalla legge a volte vengono perseguitati. Insomma: una faticaccia bestia. Le tante piccole difficoltà quotidiane dovute alla convivenza con gli animali si possono affrontare. E risolvere. Mancano gli spazi e le poche aree di verde sono contese da pensionati, bambini e proprietari di cani alla fantozziana ricerca di striscioline di prato dove poter giocare, riposarsi o portare a passeggio i propri quattrozampe. Un suggerimento. Per «lui» la passeggiata è un momento fondamentale della vita sociale: una vera e propria esigenza per il suo processo di comunicazione. Importantissimo quindi non ridurla a un semplice e banale «porto il cane a sporcare». Uscendo di casa Fido si ritrova in un vasto territorio nel quale vivono altri individui della sua razza. Il suo maggior interesse è ora socializzare, comunicando con gli altri cani. Il miglior mezzo di comunicazione, per lui, è l’ol-
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fatto. Scopo dell’uscita, dunque, non è semplicemente «andare di corpo», ma quello molto più importante di prendere possesso del territorio. Non disponendo, come i suoi simili selvatici, di un ambiente esterno proprio, il nostro cane ha bisogno di crearsi un suo territorio. E la passeggiata gli dà l’illusione di appropriarsene. Così, Fido ha bisogno di tempo. Se non si capisce questo e lo si porta fuori «all’ultimo minuto», gli si mette fretta ed è facile che sporchi dove capita, magari davanti al negozio di alimentari, attirandosi le giuste ire di chiunque si trovi a zigzagare tra i «regalini». Le incomprensioni tra proprietari e non proprietari di cani poggiano proprio su questo punto: le deiezioni in luoghi indesiderati. Insomma: oltre ad essere «armati» di paletta e sacchetto, diamogli tempo di raggiungere il «posto giusto». Giusto per lui e anche per noi.
Quattrozampe in autobus I regolamenti delle aziende dei trasporti pubblici prevedono, in linea di massima, delle norme piuttosto restrittive in materia di trasporto degli animali. Non ci sono sostanziali differenze tra Torino, Milano, Bologna o Roma: in generale sono ammessi gatti e uccelli nell’apposita gabbietta, cani di piccola e media taglia rinchiusi nel trasportino o con guinzaglio e museruola e, possibilmente, tenuti in braccio. Ci sono, di città in città, alcune differenze in merito alla tariffazione: mentre a Roma l’animale paga il biglietto a prezzo pieno, a Pisa può viaggiare gratuitamente; ma nella maggior parte delle città è considerato alla stregua di un bagaglio e la tariffa varia a seconda delle dimensioni del trasportino necessario a contenerlo. Sono sempre ammessi e possono viaggiare gratuitamente solamente i cani conduttori per ciechi. Ci sono limitazioni anche nel numero di animali che possono essere trasportati in una vettura pubblica: a Roma, ad esempio, è imposto il numero massimo di due animali per volta. I regolamenti prevedono poi, in genere, altre clausole, tra le quali l’obbligo del padrone al risarcimento di danni arrecati dall’animale a cose o persone. Altri prevedono l’ammissione del44
lo stesso solo previa approvazione del personale aziendale. L’accesso dell’animale alle vetture, infatti, potrebbe essere negato per cause contingenti, come ad esempio il sovraffollamento del mezzo. «Stop», quasi ovunque, per i cani di taglia grossa: questi regolamenti sono discriminanti nei confronti dei proprietari di cani di taglia grossa. Si tratta di una discriminazione che non ha alcun fondamento, anche perché manca una classificazione certa dei cani per taglie. Tuttavia le cose, lentamente, stanno migliorando. Il principio che per andare in un parco, a trovare un amico, a una visita veterinaria, si possa prendere il mezzo pubblico di trasporto dando anche un contributo al minor inquinamento delle nostre città, si sta facendo largo. Come a Milano, dove, dal marzo 2002, sono stati fatti due piccoli passi avanti: tolleranza per i “pesi medi” e accesso alla metropolitana. Mentre in passato la metropolitana era interdetta a tutti gli animali, tranne che per i cani guida e quelli da caccia con cacciatore al seguito (!), ora è possibile accedervi, con alcune limitazioni. Devono essere di piccola o media taglia e non possono viaggiare nelle ore di punta. Devono pagare il biglietto e non possono essere più di uno per vagone. Sui mezzi di superficie, ora, valgono le stesse regole. In passato, invece, era consentito l’accesso solo ai cani di piccola taglia, che potevano essere tenuti in braccio. Curiosa la situazione di Firenze, dove c’è una contraddizione tra il regolamento comunale e la Carta dei Servizi dell’Azienda dei Trasporti. Le norme stabilite dall’Ataf di Firenze prevedono solo cani di piccola taglia purché tenuti in braccio e muniti di museruola. Altri animali in ceste e gabbie di piccole dimensioni possono accedere a insindacabile giudizio dell’autista. Ma il Regolamento Comunale del 1999, poi modificato nel 2002, all’articolo 14 recita: “È consentito l’accesso degli animali su tutti i mezzi di trasporto pubblico operanti nel Comune di Firenze”. Speriamo che la contraddizione venga chiarita al più presto. L’esempio più positivo viene da Bolzano. Ecco come titola l’azienda Sistema Trasporto Integrato della Provincia il capitolo sui pet: “Anche gli animali sono viaggiatori”. Capitolo che così prosegue: “Il nostro desiderio è che possiate portare con voi i vostri animali, piccoli e me45
no piccoli, tutte le volte che è necessario”. Dalle parole ai fatti. Sui mezzi possono viaggiare tutti gli animali domestici: gratuitamente quelli che stanno in braccio, pagando il biglietto di corsa semplice tutti gli altri. Bene anche Perugia, che almeno prova a non discriminare i “big”: nelle fasce orarie “di morbida” è consentito l’accesso negli autobus anche ai cani di grossa taglia purché condotti al guinzaglio, muniti di museruola e previo acquisto di idoneo biglietto. Ma anche Ravenna è all’avanguardia: nella cittadina della storica pineta viaggiano anche i cani di grossa taglia, purché nella piattaforma posteriore del bus. Un caso a parte è Venezia. Lì il trasporto pubblico è prevalentemente svolto sull’acqua. Cambia qualcosa, per i nostri amici a quattro zampe? Mica tanto. Sui vaporetti, come sugli autobus, l’accesso è permesso. Salvo ai cani di grossa taglia. “Però c’è una certa tolleranza”, dicono in Comune, “in realtà l’accesso è a discrezione del conduttore del vaporetto, cioè del capitano”. Più facile, in teoria, viaggiare in gondola. “Sulle gondole e sui motoscafi del servizio pubblico non di linea”, dicono ancora in Comune, “non c’è nessun regolamento che vieti agli animali di salire a bordo”. Bisogna vedere se i nostri amici ne hanno voglia. O non preferiscono rimanere con le zampe ben piantate per terra. Battaglia vinta, invece, a Genova. Il capoluogo ligure è allineato alle grandi capitali europee, dove gli animali salgono sul bus senza biglietto. Il nuovo regolamento dell’AMT, l’Azienda Municipale dei Trasporti di Genova, approvato nell’inverno di due anni fa, dà il via libera gratuito a gatti, cani e altri animali sui bus. Chi porta i cani paga un solo biglietto, il proprio. Questo pone Genova all’avanguardia nel campo a livello italiano, collocandola addirittura al pari di Londra, Parigi e della Germania. Altri termini di paragone vanno cercati nei paesi del Nord Europa. Ecco, ad esempio, che a Stoccolma (Svezia) è sempre permesso portare animali domestici su autobus e metropolitana. Negli autobus viene semplicemente chiesto di sedersi nella parte posteriore. Più o meno lo stesso vale ad Amsterdam, in Olanda, dove gli animali possono viaggiare in una piccola gabbia o al guinzaglio. I controllori posso46
no ordinare di scendere solo nel caso in cui la presenza dell’animale sia pericolosa, gravemente antigienica o causi grossi problemi ai passeggeri. Solo i cani più grandi pagano il biglietto. Quelli piccoli no. A Helsinki, in Finlandia, ogni azienda ha le sue regole sul trasporto degli animali. Ma tutte sono rispettose dei loro diritti. I piccoli animali sono sempre ammessi su bus e metro, sistemati in borse, in braccio o per terra. Quelli più grossi, in linea di massima, non sono ammessi nell’ora di punta. Su bus e pullman per grandi distanze vige un regolamento particolare: se a bordo si trova una persona che ha allergie, può chiedere che l’animale non salga. Se, al contrario, è il proprietario del quattrozampe ad essere già a bordo, ha diritto a restare e nessuno può chiedergli di scendere. Anche la Germania è tollerante: i cani, di tutte le taglie, hanno libero accesso ai mezzi pubblici. Esemplare il caso di Monaco di Baviera: qui esiste addirittura un biglietto giornaliero creato apposta per famiglie con quattrozampe, valido per tram e metropolitana. In Svizzera tutti i quattrozampe possono salire sui mezzi pubblici. Gratis cani piccoli e gatti, i grandi pagano mezzo biglietto. Pure a Londra vige il sì a cani e gatti, gratis su autobus e metro. I gatti nelle loro gabbiette, i cani con guinzaglio e museruola. A Parigi, i regolamenti piuttosto severi della RATP (il servizio sicurezza di metropolitana, autobus e linee RER) hanno per contraltare consuetudini assai più tolleranti nei confronti dei quattrozampe: les chiens possono infatti salire sui mezzi senza pagare. Trasporto gratuito per gli animali anche a Praga, purché siano tenuti chiusi nell’apposito cesto da viaggio. A Bruxelles, in Belgio, solo gli animali piccoli salgono sui mezzi pubblici senza pagare il biglietto. Quelli più grossi, invece, sono tenuti a pagare. Comunque, possono salire. Man mano che si scende verso il Sud Europa, invece, le cose si complicano. A Barcellona, in Spagna, ad esempio, solo i non vedenti possono portare il cane dappertutto, quindi anche su tram e metrò.
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Gattare e gatti vagabondi Camminava per le vie di Roma, con un foulard che le copriva la testa, col cesto di cibo per i gatti randagi. Apostrofata da un maleducato, si voltò, levandosi il foulard e folgorando il passante, che rimase impietrito: era Anna Magnani! L’episodio, ricordato una volta da Franco Zeffirelli, racconta bene il rapporto tra le gattare, i gatti liberi, e la gente di città. Storie che si ripetono da cinquant’anni, e forse più. Il gatto sa vivere anche svincolato dall’uomo, in città, in autonomia e libertà, aggregandosi in colonie nei giardini, negli angolini e nelle viuzze delle nostre città. Questo viene riconosciuto dalla legge. I gatti che vivono liberi, in «colonie», sono tutelati. Il comma 8 dell’articolo 2 della legge 281/91 recita infatti: «I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo». I gatti liberi perciò non possono essere catturati, spostati o perseguitati. Basilare il comma 7 dell’art. 2 della legge 281 che recita: «È vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà». Ci sono condomini che però mal li tollerano, nei propri cortili; e minacciano allontanamenti o avvelenamenti. In questi casi può tornare utile affiggere in tali condomini o spedire a tutti i condòmini, malintenzionati compresi, e per conoscenza all’amministratore e al custode, sia il testo dell’art. 544 bis e 544 ter del Codice Penale, sia l’art. 146 delle Leggi sanitarie (Sostanze velenose), che recita: «Chiunque in qualsiasi modo distribuisce sostanze velenose è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 50 a euro 500». È difficile far valere il proprio desiderio di accudire e sfamare i gatti liberi, se questi vivono in cortili e giardini privati. Se la proprietà vieterà l’accesso alle «gattare» avrà comunque, purtroppo, il diritto di farlo. Di fronte alle intolleranze o minacce di violenza verso i gatti liberi in giardini, parchi, cortili pubblici o privati, la strada migliore è fornire agli animali una tutela formale da parte dell’ASL competente, richiedendone l’intervento per la sterilizzazione della comunità felina. Se interviene l’ASL (auspicabilmente in collaborazione con un’associazio48
ne protezionista), la comunità di gatti e la sua tutela sono ufficializzate e la proprietà o la gestione dell’area sono costretti a prenderne atto. La comunità di gatti liberi può essere data in gestione, tutela e cura (quindi anche rifornimento di cibo da parte dei volontari) a un’associazione protezionista, come previsto dal comma 10 dell’art. 2 della legge 281. L’associazione potrà poi delegare, in qualità di propria volontaria, una «gattara» per accudire i mici. A Roma alle gattare era pure stato dato un “patentino”! Il Comune di Rozzano, alle porte di Milano, ha approvato, nel marzo del 2006 un Regolamento di tutela e benessere degli animali che super tutela i gatti che vivono liberi e le gattare che li accudiscono, consentendo la loro “libera circolazione” su tutto il territorio comunale. Il Comune ha anche promosso una campagna in difesa dei felini, la distribuzione gratuita di casette per il ricovero dei mici e di scatolette di cibo. Il testo integrale del Regolamento si può scaricare dal sito www.comune.rozzano.mi.it Per ottenere la sterilizzazione gratuita dei gatti randagi occorre richiedere, con una segnalazione scritta, l’intervento del servizio veterinario dell’Asl competente per territorio. Gli ufficiali veterinari devono sterilizzare gratuitamente i gatti liberi, reimmettendoli nel loro ambiente di origine, ma non sono obbligati a provvedere alla cattura e alla degenza (a meno che non sia previsto dalla legge regionale). Per queste operazioni è necessario chiedere la cortesia all’ASL e la collaborazione alle associazioni protezioniste. Questo è un avviso che si può affiggere accanto al domicilio di una colonia felina: Attenzione! Qui vivono e trovano rifugio gatti liberi, sterilizzati e sotto la tutela legale del Comune e del Servizio Veterinario dell’ASL, accuditi da cittadini e volontari di Associazioni protezioniste ai sensi della Legge 281/91. Si ricordano le seguenti leggi e normative che tutelano i gatti che vivono liberi e che ne vietano il maltrattamento e lo spostamento ad altro luogo: – Art. 544 ter (e bis) del Codice Penale che sanziona penalmente chi maltratta o uccide animali; 49
– Legge 14 Agosto 1991 n. 281 che vieta la cattura e lo spostamento, oltre che il maltrattamento dei gatti che vivono liberi o randagi; – Comma 8 dell’articolo 2 della legge 281/91 che recita: “I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo”; – DPR 320 dell’8/2/1954 che vieta la cattura dei gatti liberi ad opera di privati cittadini; – Art. 146 delle Leggi Sanitarie che sanziona penalmente l’immissione nell’ambiente di sostanze velenose. I trasgressori saranno segnalati all’Autorità Giudiziaria e perseguiti a norma di legge.
Cani e altri animali pietosi Fanno pena. Sono lì per questo. Generalmente cani, preferibilmente piccoli cuccioli; a volte anche papere, conigli, gattini… Si tratta di accattonaggio con animali. Inteneriscono i passanti, suscitano pietà, inducono a elargire l’elemosina. In alcuni casi, questi animali sono trattati con amore. Nella maggior parte dei casi sono dei veri e propri piccoli «schiavi», strumenti di accattonaggio, che servono solo a far aumentare gli spiccioli. Denutriti, strappati alle madri, narcotizzati con potenti tranquillanti e sonniferi. Da dove vengono? Che fine faranno quando, un po’ cresciuti, non serviranno più allo scopo o reclameranno una porzione in più di cibo? Molti Comuni (tra cui Napoli, Roma e Milano) hanno adottato ordinanze e delibere per vietare quest’indegno spettacolo. Si segnala per efficacia regolamentare il divieto previsto da un Comune alle porte di Milano, Rozzano, che ha modificato il regolamento di polizia urbana: l’accattonaggio con animali è vietato senza distinzioni tra «cuccioli e animali adulti», tra «condizioni di maltrattamento» o meno. Le normative e le delibere che riguardano gli animali, infatti, devono essere chiare e incisive, senza rimandare a verifiche, accertamenti e perizie che nessuno mai si curerà di eseguire. 50
Se si è testimoni di un simile spettacolo, è necessario richiedere l’intervento della polizia locale, ricordando l’esistenza della delibera di divieto di accattonaggio con animali (nei Comuni dove è vigente), comunque pretendendo la verifica dell’esistenza del tatuaggio e delle condizioni di salute degli animali e suggerendo, nei casi più critici, anche il sequestro cautelativo degli animali (come peraltro indicato in alcune ordinanze). Ecco l’incisiva formulazione adottata a Rozzano (Mi): «È vietato su tutto il territorio comunale (...) l’accattonaggio con l’utilizzo di animali. (...) – Violazione di cui ai punti 1), 2) e 4): sanzione pari a euro 300,00. Dalla violazione della presente norma consegue la sanzione accessoria dell’obbligo di immediata cessazione dell’attività vietata. Di ciò l’agente accertatore ne fa menzione nel verbale di contestazione, che costituisce titolo anche per l’applicazione della sanzione accessoria. Le attività di controllo e accertamento delle violazioni alla presente norma sono di competenza degli appartenenti al corpo di polizia locale, della polizia provinciale, degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria in genere e degli uffici od organi a ciò preposti secondo le leggi e regolamenti in materia». Ognuno di noi può comunque smetterla di dare l’elemosina. E girare… perché no, con una scatoletta di cibo in borsa. Da dare a loro.
Chi è il più pericoloso? C’è un ministro della Sanità che, nella storia della Repubblica, verrà ricordato per due cose. La crociata contro il fumo, con divieti ovunque. E quella contro i cani, con la famosa ordinanza del settembre del 2003 in cui Girolamo Sirchia, sull’onda emotiva e mediatica di una estate passata a riecheggiare le morsicature di cani a danni di cittadini, rende obbligatorio l’uso di guinzaglio e museruola insieme. La legge in vigore, l’antiquatissimo DPR 320 del 1954, parlava di “guinzaglio o museruola” per i cani in “luoghi pubblici o aperti al pubblico” e non di uso contestuale dei due. 51
Il provvedimento è servito unicamente a creare attorno ai cani un clima di sospetto, astio e paura. Molti cani delle razze prese di mira dal ministro sono stati abbandonati, con il risultato di avere in circolazione qualche migliaio di cani «potenzialmente pericolosi» in più, impauriti, affamati, spaesati e senza controllo alcuno. Un’inchiesta di “Panorama” (18/5/2005) racconta le loro condizioni in un canile napoletano: «È un carcere di sicurezza per ‘mostri innocenti’. Un mastino sta immobile come una statua pietrificata da un malefizio. L’odore di urina ti infilza il cranio. I cani mangiano le loro stesse feci miste ai croccantini sparsi per terra. E poi i pitbull. Una strage. Ogni canile ne ha minimo dieci, qui non si contano. Comprati dai mafiosi per combattere, sbranati, abbandonati dopo l’editto di Girolamo Sirchia perché mostri sanguinari, i pitbull sono i negri dei canili. Nessun diritto. Nemmeno una goccia d’aria. Solo impazzire in un metro per due tutta la vita. Se sei pitbull e nero poi, come Nerone, le sbarre non bastano. Stai legato in gabbia a una catena che ti fa schiumare il collo e la bocca. Mai visto un prigioniero così. Nemmeno una fiera allo zoo. Un’altra, bianca e marrone, dondola la testa come una vecchia pazza. Non esce chissà da quando. Era dolcissima, dicono, ma la padrona dopo Sirchia aveva paura. L’accarezzo. Scodinzola subito. Osa, mi prende la mano in bocca per giocare. Sa di avere pochi secondi per far avverare il miracolo di trovare un padrone. Vorrei portarla via subito. Lei e quelle migliaia di cani che ho dovuto lasciare in queste galere schifose. Invece vado via. Anch’io. Allora lei comincia a sbattere il muso contro il muro. Scappo. I suoi urli disperati mi perseguiteranno finché non esco da quel bosco maledetto». Dopo le massicce (e forse sorprendenti) proteste, il ministro convocò una commissione di esperti per apportare alcune modifiche all’ordinanza, riducendo la lista delle razze dei cani da oltre 90 a circa una decina. Elenco delle razze canine e loro incroci a rischio di maggiore aggressività di cui all’art. 1, comma 1, lettera b), della presente Ordinanza: * American bulldog; 52
* Cane da pastore di Charplanina; * Cane da pastore dell’Anatolia; * Cane da pastore dell’Asia centrale; * Cane da pastore del Caucaso; * Cane da Serra da Estreilla; * Dogo argentino; * Fila brazileiro; * Mastino napoletano; * Perro da canapo majoero; * Perro da presa canario; * Perro da presa Mallorquin; * Pit bull; * Pit bull mastiff; * Pit bull terrier; * Rafeiro do alentejo; * Rottweiler; * Tosa inu.
Belve da guardia Quando sono arrivati i carabinieri, in una villetta con giardino del quartiere napoletano Vasto, la sua vita era ridotta alla miseria e alla sporcizia in una vecchia gabbia. È così finito allo zoo il leone di 160 chili, ultimo esempio della passione per l’esotico dell’uomo del clan Contini e re dei videopoker oggi in carcere. Il sequestro del leone di tre anni e mezzo è arrivato ad appena pochi giorni dalla scoperta, fatta dalla polizia, di un leopardo rinchiuso nel box auto di proprietà di un altro appartenente alla mala napoletana, tale Vincenzo Mazzarella. Iguane sorprese a passeggiare tranquillamente nel centro e a diffondere il panico tra la gente. Tarantole asiatiche o gechi thailandesi, pitoni moluro fuggiti dai loro padroni oppure, cosa non rara, abbandonati e infine rincorsi dalle forze dell’ordine chiamate da cittadini atterriti. Boa ritrovati dai volontari animalisti con tanto di teca di vetro tra la spazzatura di un palazzo di periferia. 53
Che succede? Succede che c’è la manìa dell’esotico. Catture e importazioni clandestine coinvolgono, tra gli altri, 10 milioni di rettili, 3 milioni di uccelli rari e 40.000 scimmie protette. Il traffico di animali esotici, aggirando le normative CITES, serve spesso per rifornire zoo, centri di ricerche, circhi e acquirenti privati. Il viaggio è quasi sempre un’ecatombe. In una spedizione di 5.000 rondini di Giava, all’arrivo all’aeroporto di Londra ne furono trovate morte 1000. Nello stesso aeroporto vennero rinvenuti, deceduti per soffocamento, 300 scoiattoli e 200 cardellini. Per riuscire ad ammassare oltre 50 fenicotteri rosa in gabbie che ne potrebbero contenere al massimo 20, li si costringe a piegare le lunghe gambe sottili verso il ventre e a incassare la testa tra le ali. Quasi la metà non vedrà mai il luogo di destinazione. Così come solo 1 o 2 cuccioli di scimpanzé su 10 (catturati spesso dopo averne ucciso la madre) sopravvivono al viaggio. Ma le quotazioni astronomiche (come i 75-100 mila euro per un gorilla e i 10.000 euro per uno scimpanzé) giustificano l’operazione commerciale. Ogni anno circa 350 milioni di uccelli finiscono in Usa, Giappone e paesi dell’Unione europea (Germania in testa). Un traffico che ha portato a una diminuzione del 75% dei pappagalli del Sud America, venduti a collezionisti europei anche a 20.000 dollari per una coppia. Non si salvano nemmeno le tartarughe: in Inghilterra, ogni anno, sono importate circa 250.000 tartarughe greche. Poiché il loro habitat è lungo le coste che vanno dal Marocco a Israele, circa il 90% di esse muore durante il primo inverno trascorso nella fredda Inghilterra. Oltre ai pesci per acquario provenienti da allevamenti, sono più di 300 milioni quelli catturati ogni anno nei luoghi d’origine. Nella sola Italia si quantifica che il giro d’affari annuo sia di 250 milioni di euro. La mania dello zoo domestico ha portato nelle case degli italiani almeno 4 mila animali esotici, secondo il censimento effettuato dalle prefetture dopo l’obbligo, introdotto da un decreto del Ministero dell’Ambiente, di denunciare il possesso di animali pericolosi. Ma moltissimi cittadini hanno omesso di dichiarare il possesso di questi animali costretti a un habitat incompatibile alla loro natura. A Livorno, ad esempio, non risultano dichiarazioni di animali pe54
ricolosi. Ma la LAV, solo per questa cittadina toscana, è in possesso della denuncia di 24 animali, tra i quali due tartarughe, quindici viperidi, un crocolide e una scimmia bertuccia. Deve essere chiaro: è vietato tenere in casa animali esotici in via d’estinzione (o pericolosi), tutelati da una convenzione internazionale. Nonostante ciò, il contrabbando illegale di questi animali da Africa, Australia, Centro e Sud America è fiorente. Esistono vere e proprie organizzazioni criminali che controllano questo traffico. L’indigeno guadagna pochissimo per la cattura di un esemplare, mentre quelli che si arricchiscono sono i contrabbandieri internazionali. La cattura per il commercio a scopo amatoriale e ornamentale è quella che più mette in pericolo d’estinzione molte specie di pappagalli. In pochi giorni, volatili bellissimi come l’ara o il cenerino passano dalla foresta amazzonica alle gabbie delle nostre città. Con tanto di falso certificato di provenienza. Solo quelli più fortunati (o sfortunati?) sopravvivono però al viaggio. Tre su quattro muoiono per lo stress della cattura o, stipati in maniera inverosimile, per le condizioni disumane del viaggio stesso. I preferiti degli italiani sono serpenti, tartarughe, furetti e iguane. Acquistare questi animali è un errore. Non sono animali domestici. Per quanto ci si sforzi, rettili e animali selvatici in cattività non stanno mai bene. C’è una differenza tra benessere e gestione della sopravvivenza. Ecco, con gli animali esotici come tartarughe, serpenti o iguane si può gestire la loro sopravvivenza. Ma non si garantirà loro mai il benessere. Il loro habitat non è casa nostra, dove sono solo dei poveri prigionieri. Non solo. Persino garantire la sopravvivenza non è facile. Gli animali esotici, anche quelli più comuni, hanno bisogno di mangimi specifici e spesso costosi per stare bene. E non raramente i negozianti stessi danno informazioni sbagliate. Non si può portare un’iguana o un serpente da un veterinario qualunque. E gli specialisti costano. Infine necessitano di un ambiente adatto: un terrario, un terracquario, un paludario a seconda delle specie e delle razze. Impianti costosissimi e che vanno man mano adeguati alla crescita dell’animale. Alcuni rettili come tartarughe e iguane, infatti, da piccoli, quando li si vede in negozio, sono molto di55
versi: le dimensioni degli adulti sono ragguardevoli. E allora è necessario acquistare strutture adeguate come riscaldatori professionali. Poi ci sono i problemi di etologia: pochi, pochissimi sanno come gestire anche gli animali esotici più innocui. La maggior parte delle tartarughine, ad esempio, sono animali gregari. Invece nelle nostre case le teniamo da sole. Tutt’al più si compra una femmina al maschio. Ma anche la coppia non va bene. Il perché è semplice: in natura, nel caso delle tartarughe terrestri, un maschio ha a disposizione più femmine. E quindi, diciamo così, può distribuire le sue energie. In un terrario, invece, la povera femmina viene maltrattata continuamente dal maschio. Senza possibilità di fuga. Non è meglio lasciarli nel loro habitat naturale? Per capire un po’ meglio cosa si cela dietro a questo fenomeno facciamo l’esempio della tartarughina dalle guance rosse. A chi non è capitato in passato, visitando uno dei tanti punti vendita di animali, di vedere decine di queste piccole tartarughe ammassate in poca acqua? L’animaletto è l’emblematica dimostrazione della crudeltà del commercio di animali esotici. Stipati a migliaia in piccoli contenitori, soggetti ad alti tassi di mortalità durante il viaggio, arrivano da noi per poi morire con percentuali prossime al 70% nel primo anno di prigionia. La piccola tartaruga si chiama Trachemys scripta elegans ed è stata catturata a milioni, negli ultimi venti anni, appena nata. Diminuito il prelievo in natura la tartarughina dalle guance rosse è stata riprodotta in mega allevamenti. Milioni di questi animaletti sono stati esportati dagli Stati Uniti, luogo d’origine della specie. A partire da dieci anni fa migliaia di loro cominciano a comparire nei parchi urbani di molte città italiane e ancora oggi ne vengono abbandonate ogni anno a migliaia (nella sola Lombardia, più di 1000). Oggi, finalmente, si è arrivati al blocco delle importazioni grazie a un regolamento comunitario: le Trachemys sono protette e non si possono più vendere e comprare. Fatta la legge, trovato l’inganno. Ora compaiono sempre più spesso nei negozi d’Italia altre specie di tartarughine d’acqua dolce come la Graptemys kohni o la Pseudemys concinna, sempre di provenienza americana. Non sono in via d’estinzione e quindi sono commerciabili. Soprattutto sono destinate a soffrire come quelle che le hanno precedute. Anzi, di più. Il paradosso 56
è che la Graptemys kohni, comunemente chiamata tartaruga carta geografica, anch’essa esotica ma non in via d’estinzione, è oggi commercializzata in Italia anche se ancora più delicata della Trachemys. Le Trachemys, una volta liberate, muoiono in massa. Insettivore da piccole e vegetariane da adulte (possono raggiungere i 25 centimetri) non trovano nelle nostre zone umide i vegetali idonei alla loro dieta. Sono pochissimi i casi di sopravvivenza e riproduzione accertati in Italia, anche perché gli esemplari liberati in Settentrione non riescono a sopravvivere alle basse temperature. Dal 1975 è attiva la Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie di Fauna e Flora minacciate di estinzione, chiamata CITES. Si tratta di un accordo tra Stati per la regolamentazione del commercio internazionale di animali e piante minacciate da estinzione. Gli Stati membri, tra i quali c’è l’Italia, hanno l’obbligo di sottoporre a rigidi controlli le esportazioni e le importazioni delle specie elencate nella Convenzione. Un episodio toccante è avvenuto qualche tempo fa a Trieste. Una tigre e tre cuccioli appena nati sono morti nel porto della città dove con altri animali – un leone, tre tigri e un tigrotto – sono rimasti bloccati una settimana perché i documenti esibiti dal proprietario, padrone di un circo turco ma in realtà commerciante di animali, non erano completi. Il resto del circo, incluse altre fiere, si è imbarcato lo stesso mentre nove animali sono rimasti a Trieste. Nonostante i controlli quotidiani di due veterinari, la tigre è morta mentre i tre tigrotti, nati durante l’attesa, sono deceduti perché la madre non ha voluto allattarli. Il 19 aprile 1996 il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato l’elenco delle specie di animali che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica e di cui è proibita la detenzione. Eccone alcuni. Tra i primati sono vietati lemuri, scimmie orso, gibboni, oranghi, scimpanzé e gorilla. È proibita la detenzione di leoni, tigri, pantere e altri felini ma pure di tassi e istrici. Tra i rettili, è vietata la detenzione di tartaruga azzannatrice, tartaruga alligatore, tutte le spe57
cie di varano e, per ciò che riguarda i serpenti, del pitone reticolato, dell’anaconda, di cobra, mamba, serpente corallo, vipere e serpente a sonagli. Sono pure off-limits coccodrilli, alligatori e caimani. Nonostante ciò è crescente il numero di persone che fa carte false pur di «ospitare» questi prigionieri inquietanti. Ecco allora una proposta di legge delle associazioni “Centro Arcadia” e Gaia Animali & Ambiente. Il bando su tutto il territorio nazionale, per una durata di 10 anni, dell’importazione di tutta la fauna esotica. E si chiede l’istituzione di un apposito albo in cui inserire i nomi di persone autorizzate e attrezzate alla detenzione di questi animali. In attesa di provvedimenti draconiani, come si ferma questa strage? In un solo modo. Non acquistando animaletti esotici. Le uniche bestiole che stanno bene nelle nostre case sono quelle che, proprio per questo, si chiamano animali domestici: cani e gatti. Solo loro non sono prigionieri ma condividono con noi emozioni e sentimenti. Solo loro creano, per le loro caratteristiche etologiche, un rapporto affettivo con gli esseri umani. Solo loro possono essere nostri compagni di strada e di amicizia, e apprezzare appieno i nostri sforzi di socializzazione. Se poi pensiamo ai tanti, tantissimi Fido e Micia che aspettano una casa dietro le sbarre di un rifugio...
Gli animali al circo non si divertono Il traffico di animali esotici, destinati a privati, circhi, zoo e «collezionisti» occidentali, è secondo per fatturato solo al traffico di droga e armi. Gli animali nati liberi, selvatici, sono catturati nelle savane africane e nelle foreste pluviali di mezzo mondo, uccidendo i genitori (si pensi ai grossi felini, ai leoni, ai primati) e spediti verso Europa, Stati Uniti, Giappone. Le norme CITES che recepiscono la Convenzione di Washington sulla tutela degli animali in via di estinzione, prevedono una serie di divieti, controlli e certificati. I trafficanti di animali esotici hanno allestito un imponente sistema di triangolazioni commerciali, rotte alternative verso paesi con più scarsi controlli e commercio-falsificazione di certificati CITES. Con questo sistema molti animali nati liberi e catturati dai bracconieri risultano invece nati in cattività e provenienti da allevamenti; così 58
come spesso muore l’animale al quale corrisponde un certificato ma il documento continua a vivere abbinato a un altro animale. Ognuno di noi può fare qualcosa di concreto contro quelle vere e proprie prigioni di animali che sono i circhi: sensibilizzare il proprio comune a emanare regolamenti restrittivi. Per essere certi di non incorrere in ricorsi da parte di espositori e circensi o in sentenze negative del TAR, è necessario modificare, con una integrazione, il regolamento di polizia locale o il regolamento di igiene del Comune. Il regolamento dimostrerà con i fatti che il Comune, in sintonia con molte altre municipalità, non intende avallare e agevolare lo sfruttamento degli animali selvatici o di origine selvatica e che desidera promuovere la sensibilizzazione verso l’ecatombe provocata dal traffico di animali esotici e selvatici che contribuisce a depauperare le risorse naturali dei paesi poveri. Per questa ragione l’amministrazione comunale decide di non concedere la piazza agli spettacoli viaggianti con al seguito animali selvatici o di origine selvatica, a mostre e fiere con esposizione e vendita di animali domestici o selvatici. La modifica-integrazione del regolamento di polizia locale deve vietare la detenzione oltre all’esibizione di animali (divieto di detenzione e stabulazione, anche provvisoria, e di esercizio di «mostra zoo viaggiante»). Di seguito pubblichiamo la delibera con cui la città di Rozzano (Milano) ha integrato il Regolamento di Polizia Urbana, vietando l’organizzazione di qualsiasi spettacolo viaggiante con al seguito animali, vietando anche l’offerta di animali vivi come premi vincita e l’accattonaggio con animali. La delibera è accompagnata dal parere di legittimità e dai riferimenti normativi. IL CONSIGLIO COMUNALE CONSIDERATO che il Comune di Rozzano, nell’ambito dei principi e degli indirizzi fissati dalle leggi e dal proprio Statuto, intende promuovere la cura e la presenza nel proprio territorio degli animali quale elemento fondamentale ed indispensabile dell’ambiente, e che, pertanto, condividendo integralmente il contenuto 59
della Carta dei diritti degli animali approvata dall’Unesco in data 15.10.1998, riconosce alle specie animali non umane il diritto ad un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche e, in particolare, il diritto di riprodursi e vivere liberi nel loro ambiente naturale: terrestre, aereo ed acquatico; CONSIDERATO che, nel rispetto del principio di corretta convivenza e tutela delle specie animali non umane, sono da considerarsi incompatibili con la dignità di queste ultime tutte le attività che prevedano l’utilizzo di animali per il divertimento dell’uomo e, in particolare, le esibizioni, gli spettacoli e simili nei quali gli stessi vengano utilizzati; RITENUTO pertanto di introdurre una norma, all’interno del vigente Regolamento di Polizia Urbana, al fine di evitare situazioni e circostanze che costituiscano per gli animali inutile sofferenza od aggravamento delle condizioni di vita o di detenzione, contrastanti con la loro natura e le loro necessità e caratteristiche fisiologiche ed etologiche; RICHIAMATO il contenuto dei seguenti atti normativi: art. 117 Costituzione, artt. 544-ter, 544-quater e 727 codice penale, art. 3 D.P.R. 31.3.1979, legge 14.8.1991 n. 281, legge 11.02.1992 n.157; RICHIAMATO l’attuale Programma amministrativo di Governo della Città di Rozzano; RICHIAMATO altresì il vigente Regolamento di Polizia Urbana (Deliberazione C.C. n. 294 del 17/1 2/1 987 e successive modifiche); VISTO il verbale n.______ del ______________, nel quale è riportato l’esito della discussione sulla bozza di regolamento effettuata dalla Commissione; VISTI gli allegati pareri favorevoli ex art. 49 del D.L.vo 18/8/2000 n. 267 in ordine alla regolarità tecnica, espressi dal Dirigente della Direzione di linea Programmazione e Gestione del Territorio e dal Dirigente della Polizia Locale, per quanto di rispettiva competenza in materia; LETTI gli articoli 7, 7-bis e 42, comma 2 lettera a), del D. L.vo 18.08.2001 n. 267 e ritenuta la propria competenza; 60
Con voti ________ espressi nelle forme di legge; DELIBERA 1) Di approvare l’introduzione nel vigente Regolamento di Polizia Urbana (Deliberazione C.C. n. 294 del 17/12/1987 e successive modifiche), dopo l’articolo 45, dell’articolo 45-bis ad oggetto «DIVIETO DI SPETTACOLI CON ANIMALI», il cui testo è allegato alla presente Deliberazione sotto la lettera «A» quale sua parte integrante e sostanziale; 2) Di demandare i successivi atti esecutivi agli Organi ed Uffici comunali competenti. ART. 45-bis DIVIETO Dl SPETTACOLI CON ANIMALI Sono vietate su tutto il territorio comunale le seguenti attività: 1) qualsiasi forma di spettacolo, mostra, fiera, manifestazione od intrattenimento pubblico o privato effettuato a scopo di lucro e/o scopo dimostrativo, che contempli, in maniera totale o parziale, l’utilizzo di animali, sia appartenenti a specie domestiche che selvatiche; 2) la detenzione e stabulazione, anche provvisoria, di animali al fine dell’esercizio dell’attività di mostra-zoo viaggiante; 3) l’accattonaggio con l’utilizzo di animali; 4) l’offerta di animali, sia cuccioli che adulti, in premio o vincita di giochi anche se in omaggio, fatta eccezione per quella effettuata dalle Associazioni animaliste ed ambientaliste (regolarmente iscritte al registro del volontariato o degli enti giuridici) nell’ambito delle iniziative a scopo di adozione. Il divieto di cui al punto 1) non si applica alle manifestazioni benefiche finalizzate alla conoscenza, sensibilizzazione o didattica sul mondo degli animali e sul corretto rapporto con gli stessi. Tali deroghe sono, di volta in volta, autorizzate dalla Giunta Comunale nel rispetto della normativa in materia, della vocazione etologica e naturale e della dignità delle diverse specie animali. Fatte salve le eventuali responsabilità penali e le sanzioni previste da leggi speciali, nel caso di violazione della presente norma sono applicate le seguenti sanzioni amministrative pecuniarie: 61
– violazione di cui ai punti 1), 2) e 4): sanzione pari ad euro 300,00; – violazione di cui al punto 3): sanzione pari ad euro 25,00. Dalla violazione della presente norma consegue la sanzione accessoria dell’obbligo di immediata cessazione dell’attività vietata. Di ciò l’agente accertatore ne fa menzione nel verbale di contestazione, che costituisce titolo anche per l’applicazione della sanzione accessoria. Le attività di controllo ed accertamento delle violazioni alla presente norma sono di competenza degli appartenenti al Corpo di Polizia Locale, della Polizia Provinciale, degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria in genere e degli uffici od organi a ciò preposti secondo le leggi e regolamenti in materia.
dendo al sindaco o all’assessore di vietare l’esposizione o di negare lo spazio. E se ci viene detto che hanno una funzione educativa? In tal senso può essere utile diffondere i contenuti dell’iniziativa dell’Ordine dei Medici Veterinari di un’operosa provincia settentrionale sulle mostre mercato dei cuccioli, che rimarca l’inutilità educativa e ricreativa di simili spettacoli.
Cucciolandia, fiera del cucciolo, mondo cucciolo, mostra del cucciolo...
Ordine dei Medici Veterinari delle province di Como e di Lecco, Como 30 marzo 1994 Ai Signori Sindaci / loro sedi e p.c.: All’Assessore alla Sanità della regione Lombardia / Ai Servizi Veterinari della regione Lombardia / Alla Federazione degli Ordini dei Medici Veterinari della Regione Lombardia / All’Associazione Utenti e Consumatori Agrisalus / Alle sedi dei Partiti Politici presenti sul territorio delle province di Como e di Lecco / Alle Associazioni Animaliste ed Ambientaliste presenti sul territorio delle province di Como e di Lecco / loro sedi.
Con nomi ammiccanti si presentano nelle piazze di tanti Comuni italiani i mercanti di animali. Mostre-mercato itineranti che attraggono la curiosità di grandi e piccini. La «merce» in mostra (e in vendita, anche se spesso sottobanco, perché il commercio non è sempre consentito): cuccioli… provenienti dall’estero, spesso dai paesi dell’Est. Moltissimi di questi piccoli animali una volta comprati si ammalano. Una delle principali cause di debilitazione risiede nel prematuro distacco dei cuccioli dalle madri e dall’allattamento naturale. Negli allevamenti stranieri i piccoli sono sottoposti a un diverso regime alimentare; il trasporto ha effetti deleteri sull’integrità fisica del cucciolo il quale, indebolito e spossato, si ammala molto più facilmente. Gli espositori-mercanti di cuccioli vantano spesso inesistenti pedigree e iscrizioni al libro-origini. Nobili natali e pedigree servono unicamente ad aumentare il prezzo del piccolo animale, prezzo che rimane comunque di molto inferiore rispetto alla concorrenza degli allevatori italiani. Scordatevi il pedigree promesso. Inizierà, piuttosto, un calvario di cure veterinarie. Sarebbe bello riuscire a impedire l’attendamento nel proprio Comune delle mostre mercato dei cuccioli chie-
I componenti del Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Veterinari delle province di Como e di Lecco, rilevato l’aumento della frequenza e della diffusione di mostre mercato di cuccioli di animali domestici, spesso associate all’esposizione di specie esotiche di mammiferi, uccelli e rettili; considerato che, nonostante l’impegno dei Medici Veterinari sia pubblici dipendenti che liberi professionisti per garantire il benessere animale nel corso dello svolgimento delle stesse, tutti i soggetti per poter essere esposti subiscono continui spostamenti nel corso dei quali non è possibile evitare condizioni di affollamento e di variazioni microclimatiche, situazioni sicuramente traumatizzanti e spesso causa della diffusione di malattie infettive frequentemente letali per i soggetti più delicati, quali ad esempio i cuccioli; visto altresì che la cattura e l’esposizione in ambiente confinato e non protetto di animali esotici, oltre ad essere dannosa per la salute degli stessi appare, allo stato attuale delle conoscenze sull’etologia e sulla sensibilità di questi esseri viventi, come una crudeltà assolutamente gratuita e pertanto ingiustificabile;
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preso atto che, grazie ai mezzi audiovisivi, è possibile oggi conoscere la vita di qualunque animale senza per questo doverlo prelevare dal suo ambiente; preoccupati dal fatto che la diffusione di mostre di questo tipo induca la crescita della domanda, e quindi della cattura e del commercio di animali appartenenti a specie esotiche; indignati dell’uso meramente strumentale che gli organizzatori di tali manifestazioni fanno del mondo animale, subordinando il benessere e la libertà dei soggetti esposti ai soli fini di promozione commerciale; auspicano che le Signorie Loro illustrissime si impegnino a non consentire sul territorio di propria competenza lo svolgersi di attività che nulla hanno a che vedere con la promozione della conoscenza, del rispetto e dell’amore nei confronti degli animali. Dr. Ferruccio Gabuzzi
Un ufficio tutto per loro, in ogni grande città Anche i nostri amici a quattro zampe, sempre più cittadini a tutti gli effetti dei nostri centri abitati, hanno il loro punti di riferimento all’interno delle istituzioni. Gli uffici tutti per loro funzionano come i classici uffici per umani. Si chiamano in vari modi: Ufficio Tutela Animali, Ufficio Diritti Animali o, più blandamente, Ufficio Affari Animali. Sono, o dovrebbero essere, uno “sportello” per i proprietari di quattrozampe, per le associazioni, ma anche una sorta di “task force” per gli animali. Il primo è nato a Roma nel 1994. Non è stato solo il primo in Italia ma addirittura il primo in Europa. Per una volta, vivaddio, siamo noi che facciamo da battistrada. A Roma l’ufficio è nato per iniziativa di alcune associazioni protezionistiche che sono riuscite a convincere l’allora sindaco verde Francesco Rutelli. Oggi l’ufficio capitolino si avvale di svariati dipendenti comunali, di un call center esterno e della collaborazione continua di una piccola schiera di volontari zoofili dotati di grande entusiasmo. L’ufficio riceve in media oltre trenta telefonate al giorno, che fanno circa mille 64
contatti al mese. Richieste d’aiuto, di informazione sulle leggi esistenti in materia di protezione degli animali, di denunce di maltrattamento, smarrimento, abbandono. Collegato all’ufficio di Roma è quello genovese, nato ufficialmente a giugno ‘95. Tra le mille attività quotidiane è stato fatto uno sforzo per realizzare un censimento dei gatti di Genova: si è creato una specie di «Piano Regolatore dei felini e delle gattare» della città. Nella lotta contro il randagismo, Venezia è sicuramente in prima linea: anche qui, accanto alle associazioni di volontariato, opera da qualche tempo un ufficio comunale appositamente costituito. Ha un nome che è già un programma: “Problemi delle popolazioni animali urbane e tutela degli animali d’affezione”. Un Ufficio Tutela Animali assai attivo è quello di Milano, grazie al suo “motore” Daniela Vacchi. L’Ufficio è nato nel novembre ‘95, grazie a una lunga campagna di sensibilizzazione svolta dalle associazioni animaliste, Gaia in testa. La prima preoccupazione è stata quella di riattivare l’anagrafe canina, che era zoppicante, anzi ferma, da cinque anni. È stata così lanciata una grande campagna promozionale nei confronti dei proprietari di animali. Con un lavoro esterno all’ufficio, su impulso di un gruppo di volontari coordinati dall’associazione Gaia Animali e Ambiente, è stato creato un sito per l’adozione dei cani del canile municipale: www.canilimilano.it. Anche a Torino l’Ufficio Diritti Animali è operativo da svariati anni. Dipende dall’assessorato all’Ambiente ed è stato voluto da Gianni Vernetti dei Verdi. Altri comuni, piccoli e grandi, si stanno dando da fare. A Rapallo (Ge), Napoli, Catania e in molte altre città gli uffici non sono formalizzati ma in pratica funzionano già. E gli uffici sorgono anche nelle piccole cittadine, come a Gorgonzola, a Opera, a Buccinasco, a Peschiera Borromeo, nell’hinterland di Milano. E ancora: recentemente si stanno muovendo anche le Province. La Provincia di Roma ha istituito da due anni un Ufficio Tutela Animali, mentre la Provincia di Milano l’ha creato nel novembre 2004. Le due Province sono diventate capofila ed esempio per altre realtà amministrative: anche le Province di Mantova, di Bologna si 65
stanno attivando per l’istituzione di uffici o sportelli dedicati agli animali. Ecco i riferimenti di alcuni Uffici per i diritti degli animali: Bologna: Ufficio diritti animali, v. della Grada 2/2, tel. 0516498437 – www.iperbole.bologna.it/animali oppure www.comune.bologna.it/animali – l'Anagrafe Canina ha sede in v. della Grada 4/D tel. 0516498474-475 fax 0516498479 – mail: anagrafecanina@comune.bologna.it Brescia: Sportello tutela diritti animali, v. Cimabue 16, tel. 0302311717 - fax 0302309805 Firenze: Ufficio diritti animali, v. B. Fortini 37, tel. 055.2625332 - 0552625340 - 0552625341, fax 0552625303, www.comune.firenze.it/servizi_pubblici/animali/uffanim.htm - mail: diritti.animali@comune.fi.it - adozioni.animali@comune.fi.it Firenze: Servizio tutela colonie feline, v.le S. Maria Maggiore 1, tel. 0552767933 - fax 0552767916, www.comune.firenze.it/servizi_pubblici/animali/coloniefeline.htm - mail: colonie.feline@comune.fi.it Genova: Ufficio diritti animali, v. Archimede 28/3, tel. 0105221149 - fax 0105573197 Milano: Ufficio Tutela Animali, piazza Duomo 21, tel. 0288467731 - 0288454322, fax 0288454309, Daniela.Vacchi@comune.milano.it Napoli: Ufficio diritti animali, tel. 0817955060, mail: diritti-animali@comune.napoli.it Roma: Ufficio diritti animali, v. U. Aldovrandi 12, tel. 063217951 - 0632650570, fax 0632650568, www.udacomuneroma.it/index.asp - mail: animaliroma@easypet.com Torino: Ufficio diritti animali, v. Garibaldi 23, tel. 0114422274 4423152, fax 0114423044 Trieste: Ufficio zoofilo, piazza dell'Unità d'Italia 4, tel. 040675.4304, fax 0406754375 Venezia: Ufficio problemi delle popolazioni animali urbane e tutela degli animali d'affezione, tel. 0412747924 66
Cibo ai piccioni Sono frequenti le ordinanze dei Comuni che vietano la somministrazione di mangime agli uccelli, in particolare ai piccioni. In diversi condomini l’usanza di offrire cibo ai volatili è spesso causa di accesi contrasti e dell’intervento dell’amministratore o della polizia municipale. Se il Comune ha proibito di offrire mangime ai piccioni al solo fine di contrastarne la presenza in città, senza adottare un piano articolato di contenimento demografico, ovvero senza provvedere alla distribuzione di mangime sterilizzante o altro, il divieto ha come unico risultato quello di colpire l’opera di volontariato e la passione di persone anziane dedite alla cura dei volatili. Un provvedimento di questa natura è intrinsecamente fragile. L’ordinanza comunale vieta l’alimentazione dei piccioni? È sufficiente dedicarsi alla distribuzione di cibo e granaglie ad altri volatili. Se, nel frattempo, si alimenteranno anche i piccioni non vi è né intenzionalità né dolo. In ogni caso, anche per quanto concerne i piccioni, la Corte di Cassazione ha definito che non è reato distribuire cibo a questi animali. Una donna di Siena nel 1997 era stata multata per aver dato da mangiare ai piccioni, contravvenendo a una ordinanza comunale di divieto. La donna si rivolse al Pretore di Siena, ottenendo l’assoluzione. La questione era però arrivata al giudizio della Cassazione, la quale ha confermato l’innocenza della donna: pasturare i piccioni non è reato e non può essere proibito con una ordinanza comunale. Per quanto riguarda le case, è bene adottare criteri di buon senso, impedire che la meritoria opera di sfamare gli uccelli causi danno o fastidio per i vicini e gli altri inquilini di un condominio. Gli uccelli appollaiati in attesa del cibo producono guano che si deposita nelle finestre e nei balconi sottostanti… Avuta l’accortezza e il buon senso di evitare involontarie lordature di parti comuni o di altrui proprietà, gli amici degli uccelli dovrebbero poter coltivare la propria «missione» in serenità. Purtroppo le città celano una serie infinita di psicopatie, fobie e labilità, anche in persone apparentemente serene e normali, quindi vi potrà sempre essere un vicino, un amministratore o un portiere di stabile che si sentirà contrariato e deciderà di muover guerra. 67
Se gli amici degli uccelli hanno rispettato tutte le cautele sopra richiamate e soprattutto offrono cibo ai pennuti solo nell’ambito della propria proprietà, non hanno nulla da temere. Esistono, inoltre, leggi e normative, nazionali e regionali, che tutelano gli uccelli selvatici da eventuali malintenzionati. Ogni minaccia di azione contro i volatili sarà quindi da denunciare agli organismi competenti, perché perseguibile a norma di legge e di Codice Penale! È ovviamente consigliabile non giungere a livelli così alti di tensione per un po’ di becchime. Nella maggior parte dei casi potrà tornare utile ed essere sufficiente inviare all’amministratore dello stabile, al condòmino (e affiggere poi nell’atrio del palazzo) una lettera di un’associazione animalista che ricorda le leggi in difesa degli uccelli. Ecco una traccia di lettera che, opportunamente integrata, può tornare utile allo scopo. Città, data… Gentile Dott. ……… Amministratore Condominio Via….. n° … (indirizzo) /e, p.c. Gentile sig.ra ……… Oggetto: cibo agli uccelli e tutela della fauna selvatica Gentile dott. … è giunta alla nostra Associazione la segnalazione di un particolare accanimento nei confronti della sig.ra……, la cui colpa consisterebbe nel fornire occasionalmente qualche manciata di becchime a passeri ed altri uccellini che si avventurano sul balcone di pertinenza della signora, residente nel condominio da Lei amministrato. Riteniamo e speriamo si tratti di una segnalazione errata, poiché stentiamo a credere che persone adulte ed equilibrate possano davvero infierire su una signora che offre cibo agli uccellini sul proprio balcone (o davanzale). Chiediamo il Suo cortese ausilio affinché possa verificare la veridicità della segnalazione e garantire che nessun inquilino importuni o offenda la signora in oggetto. Se potesse tornare utile qualche riferimento normativo, elenchiamo alcuni titoli di leggi, direttive e decreti che tutelano la fauna 68
selvatica e sanzionano gli atti lesivi nei confronti di uccelli protetti. (eventuale): Ricordiamo altresì che il Comune di … ha vietato la distribuzione di cibo ai piccioni ed ai colombi cittadini, non ad altre specie di uccelli. Segnaliamo altresì che la Corte Costituzionale, nell’aprile del 1997, ha ribadito che fornire cibo ai piccioni non è reato e non può, comunque, essere vietato da un’Ordinanza del Comune. A titolo di semplice pro memoria Le segnaliamo i riferimenti normativi accennati: (Solo per la Lombardia): Legge Regionale del 16 agosto 1993, n° 26 (come modificata dalla L.R. del 12/10/93 n. 30) – Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria. Legge dell’11 febbraio 1992, n. 157 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. (Solo per la Lombardia): Legge Regionale del 27 luglio 1977, n. 33 (come modificata dalla L.R. 71/80, la L.R. 86/83, la L.R. 18/87 e la L.R. 31/89 – Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica. Direttiva CEE 79/409 sulla Conservazione degli Uccelli Selvatici. Convenzione Internazionale di Berna che impegna gli Stati firmatari alla conservazione degli ambienti naturali, delle specie e dei loro siti di nidificazione. Convenzione Internazionale di Bonn che impegna gli Stati firmatari alla conservazione delle specie migratorie e degli habitat da loro frequentati. Nella convinzione che i riferimenti normativi segnalati servano unicamente da promemoria, La ringraziamo per la gentile attenzione e per la collaborazione che vorrà offrire. I più cordiali saluti, il Comitato Direttivo dell’Associazione (…)
“Uccelli del paradiso” a rischio Rondine, rondone, topino e balestruccio nidificano in Italia da metà marzo a metà settembre e poi ripartono per una lunghissima migra69
zione di oltre 3.000 chilometri verso l’Africa sub Sahariana (Congo, Gabon, Camerun, Centrafrica). Le 75 specie di irundinidi sono diffuse su tutta la Terra, fino alle regioni polari. In autunno le rondini volano dal Nord Europa, attraversando le Alpi e tornando in Africa. Il senso dell’orientamento della rondine fa invidia ai più sofisticati radar: un esperimento dimostrò come una rondine allontanata di 500 chilometri dal nido seppe ritrovare, in breve tempo, la strada di “casa”. Chi le minaccia? Uno studio condotto da BirdLife International rivela che nel ventennio 1970-1990 le rondini sono diminuite del 40%. Alle uccisioni deliberate si aggiungono le coltivazioni agricole e forestali intensive che non salvano le zone di rifugio, siepi e fasce alberate, di parecchie specie di insetti, anche utili; la distruzione di fabbricati idonei alla nidificazione delle rondini (capannoni industriali al posto di cascinali rurali in mattone); infine la distruzione di nidi, anche nei periodi di presenza dei migratori. L’impiego massiccio di fitofarmaci chimici e insetticidi avvelena gli insetti di cui si nutrono le rondini, uccidendo i piccoli nei nidi ai quali i genitori portano insetti “avvelenati”. Le rondini sono protette dalla direttiva CEE 79/409 sulla conservazione degli uccelli selvatici, dalla Convenzione Internazionale di Berna sulla conservazione degli ambienti naturali, delle specie e dei loro siti di nidificazione, dalla Convenzione Internazionale di Bonn che impegna gli Stati firmatari alla conservazione delle specie migratorie e degli habitat da loro frequentati, dalla Legge 157/1992 sulla caccia. Nel marzo del 2001 alcuni Comuni, tra cui Opera (Milano) e Genova, hanno adottato Ordinanze speciali di tutela delle rondini e dei luoghi di nidificazione. L’importanza della presenza delle rondini è stata riconosciuta, nel luglio 2001, anche dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, la quale interessata dal WWF lombardo, ha chiesto al Sindaco di Cesano Boscone (Mi) di fermare le ruspe che stavano abbattendo la “Cascina Luisa”, i cui sottotetti erano diventati rifugio per molti nidi di rondini pieni di piccoli. Il Sindaco ha bloccato le ruspe in attesa che i piccoli potessero prendere il volo. I piccoli di rondine di Cesano Boscone hanno avuto così il tempo di imparare a volare e di avventurarsi nuovamente in migrazione. Nel 2004, il Comune di Milano 70
ha fermato per alcune settimane i lavori in un cantiere in zona Forlanini perché i sottotetti dell’antica cascina da ristrutturare erano pieni di nidi di rondini e rondoni. Nel luglio 2005, a Rozzano (Mi), l’impresa Techint, che stava svolgendo lavori per conto dell’Ospedale Humanitas, su segnalazione di Gaia Animali e Ambiente e della Lega Abolizione Caccia, interruppe e rinviò i lavori presso alcuni ruderi e una cascina perché vi erano nidi di rondini. Ecco il manifesto che l’Amministrazione comunale di Rozzano (Milano) ha fatto affiggere in difesa delle rondini CITTÀ di ROZZANO – Provincia di Milano BENVENUTA PRIMAVERA, BENTORNATE RONDINI! L’Amministrazione comunale – saluta la Primavera ed il simbolo di questa stagione: le rondini. – Fa presente che è vietato danneggiare i nidi, raccogliere uova e piccoli. Particolare attenzione deve essere posta anche nel corso di ristrutturazioni edilizie e nelle pratiche agricole (con un uso oculato ed attento dei prodotti chimici). Le rondini rischiano, infatti, di scomparire dai cieli europei. Se non le proteggiamo, questo simbolo della Primavera si estinguerà. Dal 1965, le rondini in Europa sono diminuite del 40%, in Italia del 20%. Le rondini mangiano, in volo, una gran quantità di insetti fastidiosi, come le zanzare. Ai cittadini di Rozzano si ricorda che rondini, rondoni, topino e balestruccio sono protetti dalla direttiva CEE 79/409 sulla conservazione degli uccelli selvatici, dalla convenzione Internazionale di Berna sulla conservazione degli ambienti naturali, delle specie e dei loro siti di nidificazione, dalla Convenzione Internazionale di Bonn che impegna gli Stati firmatari alla conservazione delle specie migratorie e degli habitat da loro frequentati, dalla Legge 157/1992 e dalla Legge Regionale 26 del 1993. Salviamo le Rondini, salveremo la Primavera ed avremo meno zanzare! Il Sindaco (Massimo D’Avolio); L’Assessore ai Diritti degli Animali (Stefano Apuzzo) 71
Dalle parole ai fatti Chi maltratta o uccide un animale può andare in prigione La legge 189/2004 e l’art. 727 Codice Penale sono gli strumenti fondamentali per prevenire e reprimere i reati contro gli animali. Già nel 1849 il regolamento di polizia toscano prevedeva una contravvenzione per il maltrattamento degli animali. Nel 1889 l’articolo 491 del Codice Penale Zanardelli proibiva esplicitamente atti crudeli, sevizie e maltrattamenti di animali. Nel Codice Penale italiano il reato di maltrattamento degli animali si è poi evoluto nell’art. 727 che prevedeva l’ammenda da lire 20.000 a lire 600.000. La legge n. 281 del 14 agosto 1991 ha poi elevato l’ammenda prevista dall’art. 727 del Codice Penale da un minimo di 500.000 lire a un massimo di tre milioni di lire. Un’ulteriore evoluzione dell’articolo 727 del Codice Penale si è avuta con la legge n. 473 del 22 novembre 1993. Si tratta di un testo che ha istituito alcuni principi di grande valore, come la “valutazione anche etologica” delle necessità degli animali in relazione al loro trattamento e detenzione. La più recente innovazione nel campo della regolazione penale in materia di animali è stata introdotta recentemente con la legge 20 luglio 2004, n. 189, Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché dell’impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate. La legge individua e definisce un elenco di delitti nei confronti degli animali (maltrattamenti, uccisioni, abbandoni, combattimenti, doping, spettacoli) per i quali, per la prima volta in Italia, è previsto anche il carcere. 72
La legge 189/2004 in pillole – Maltrattamento e doping: reclusione da tre mesi ad un anno o multa da 3mila a 15mila euro per chi cagiona una lesione a un animale, un danno alla salute, o sevizie o comportamenti, fatiche, lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Aumento della metà se ne deriva la morte dell’animale. – Elevazione da contravvenzione a delitto: non permette l’estinzione del reato con una semplice oblazione. – Abbandono di animali: arresto fino a un anno o ammenda da 1.000 a 10mila euro. – Detenzione incompatibile con la natura degli animali e produttiva di grandi sofferenze: arresto fino a un anno o ammenda da 1.000 a 10mila euro. – Spettacoli o manifestazioni: con sevizie o strazio: reclusione da quattro mesi a due anni e multa da 3mila a 15mila euro. Aumento di un terzo se vi sono scommesse o se ne deriva la morte dell’animale impiegato. – Uccisione per crudeltà: reclusione da tre a diciotto mesi. – Combattimenti fra animali e competizioni non autorizzate: reclusione da uno a tre anni e multa da 5mila a 160mila euro per chi promuove, organizza o li dirige. Aumento di un terzo se presenti minorenni o persone armate o con promozione attraverso video. – Allevamento, addestramento, fornitura di animali per combattimenti: reclusione da tre mesi a due anni e multa da 5mila a 30mila euro. – Effettuazione di scommesse, anche se non presente ai combattimenti o competizioni: reclusione da tre mesi a due anni e multa da 5mila a 30mila euro. – Produzione, commercializzazione e importazione pelli di cani o gatti: arresto da tre mesi a un anno o ammenda da 5mila a 100mila euro, confisca e distruzione del materiale. – Sperimentazione senza anestesia se non autorizzata: reclusione da tre mesi a un anno o multa da 3000 a 15mila euro. – Per l’applicazione della legge: creazione di un coordinamento in73
terforze fra Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato e Polizie municipali e provinciali. La vigilanza viene ristretta agli animali d’affezione per le guardie particolari giurate delle associazioni. Le entrate derivanti dalle sanzioni saranno destinate dallo Stato alle associazioni affidatarie degli animali sequestrati o confiscati. Insomma, il fondamento e la base di ogni azione giuridica, preventiva e di denuncia, contro chi maltratta gli animali sono dunque la legge 189/2004 e l’ex art. 727 che rimangono gli strumenti fondamentali per prevenire e reprimere i reati contro animali indifesi. A corredo troviamo anche gli articoli 638 e 672 del Codice Penale, che riguardano gli animali di proprietà, considerati come possesso privato, o comunque in relazione al danno che può essere causato all’uomo da comportamenti incauti. Il maltrattamento degli animali viene considerato da troppi uomini di legge, magistrati, forze dell’ordine e amministratori locali un reato “minore”, per cui il denunciante si imbatte spesso nell’indifferenza, nella svogliatezza e nell’ostracismo di chi, invece, dovrebbe far rispettare la legge. Si tratta di un errore. Va sottolineato che la Corte di Cassazione ha affermato che tutti gli agenti di Polizia Giudiziaria sono competenti in materia di reati contro l’ambiente e gli animali: la condizione di maltrattamento o malnutrizione può essere accertata e repressa da qualsiasi pubblico ufficiale o da un veterinario ASL o da una guardia giurata dell’ENPA e di altre associazioni riconosciute. Premettendo che gli atti di denuncia e querela sono privi di specifiche formalità (eccetto quelle legate al deposito) e, dunque, alla portata – salvo ipotesi complesse – di tutti e che presso gli uffici preposti alla ricezione di questi atti sarà possibile trovare una valida assistenza alla compilazione (per la quale è bene comunque sempre contattare un legale di fiducia prima del deposito), ecco un esempio assolutamente generale di denuncia al quale poi adattare con le dovute differenze i singoli atti. Utilizzate l’esempio solo come riferimento. 74
La denuncia va depositata a mano o presso la cancelleria della Procura della Repubblica o presso un qualsiasi ufficio di Polizia Giudiziaria (Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale, Guardia di Finanza, Polizia Municipale, Polizia Provinciale) che sono tenuti non solo a riceverla ma anche a disporre subito gli opportuni accertamenti. Non usate raccomandate o fax. Lo stesso seguente facsimile, opportunamente adattato, potete utilizzarlo per le altre fattispecie di reato previste dalla legge 189 del 2004: Art. 544 bis c.p. (Uccisione di animali); art. 544 quater (Spettacoli o manifestazioni vietati); art. 544 quinquies (Divieto di combattimento tra animali); art. 727 C.P. seconda parte (Detenzione incompatibile); articolo 2 della Legge (Divieto di utilizzo a fini commerciali di pelli e pellicce di cani e gatti). ATTO DI DENUNCIA (O QUERELA) Ill. mo Sig. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di ............................... e p.c. Al Comando Stazione Carabinieri di ……………… – oppure Al Commissariato della Polizia di Stato di …………… – oppure Al Comando Stazione Forestale – oppure alla Guardia di Finanza di ………………….oppure al Comando Polizia Municipale di ....................... – oppure al Comando Polizia Provinciale di ....................... (se invece la consegnate solo all’Organo di Polizia, indicherete solo quello prescelto) La/Il sottoscritta/o (generalità, domicilio, recapiti telefonici) espone quanto segue. In data …… in località ................ del Comune di .................... ha notato (esposizione dettagliata dei fatti cui si è assistito); (fornire inoltre ogni elemento utile per la identificazione dei responsabili e nel caso di ignoti intestare l’atto “contro ignoti”: targhe di auto, riconoscimento personale, descrizione somatica, etc...; aggiungere ogni elemento utile che possa descrivere le modalità dell’azione, ad es. “faceva uso di una spranga”, ovvero “trasportava l’animale facendo uso di un camion privo di aerazione per l’aria” ovvero “deteneva l’animale in una gabbia insufficiente” ecc.). 75
Trattasi di possibile ipotesi di reato di cui all’articolo 544 ter del Codice Penale (Maltrattamento di animali) che ha provocato grave strazio all’animale medesimo (eventualmente aggiungere, se i fatti ancora sono in atto, “che sta continuando a procurare strazio all’animale”). Tale fatto integra ad avviso dello scrivente il reato di cui all’articolo (citare articolo se si conosce) C.P. o di altro reato che la S.V. ritenesse di ravvisare nei fatti sopra descritti e/o a seguito di indagini. In questo contesto si indirizza il presente esposto alla S.V. confidando che i responsabili possano essere perseguiti penalmente (eventualmente aggiungere, se i fatti ancora sono in atto: “si avanza cortese istanza affinché gli organi di indirizzo si attivino per impedire che il reato sopra descritto possa essere portato ad ulteriori conseguenze”). p.s. nel caso di reati perseguibili a querela specificare: 1) che “allorché fosse necessario ai fini della procedibilità, il presente atto è da intendersi atto di querela contro coloro che risulteranno responsabili dei fatti di reato, per i quali si chiede espressamente la punizione penale ai sensi di legge”; 2) che “ai sensi degli artt. 406 e 408 c.p.p. si chiede di essere informati presso il domicilio sopra indicato su eventuali richieste di proroghe delle indagini preliminari e eventuali richieste di archiviazione”. Si indicano quali persone informate sui fatti sopra descritti i sigg.ri: – Tizio, nato a il , residente/domiciliato in alla via , telefono – Caio …… si allegano (gli eventuali) i seguenti documenti: – referto del veterinario – foto – riprese video – bastoni, catene, trappole ecc… – tracce di veleno ... (per le quali si chiede che la S.V. voglia disporre una specifica analisi) – altro. Si ringrazia. Luogo, data e firma che viene apposta al momento del deposito dell’atto. 76
Un cane zoppicante o impazzito di paura, in autostrada Prima di sera, non sarà altro che una macchia rossa e nera sull’asfalto, forse. E forse avrà causato, suo malgrado, un incidente. Su quest’ultimo aspetto ci sono stime allarmanti. Negli ultimi dieci anni ci sarebbero stati 45mila incidenti stradali gravi causati da animali abbandonati e randagi, con 4.000 persone ferite e 200 persone morte. Chi abbandona un animale commette non solo un reato penale, ma potrebbe anche essere accusato di omicidio colposo. Di solito, invece, chi abbandona un animale si autoassolve: «Gli ridoniamo la libertà», dice ipocritamente, scaricandosi la coscienza. Un’idiozia. L’abbandono è una vera e propria aggressione ai danni dell’animale. Significa la perdita dei suoi punti di riferimento, la scomparsa del gruppo entro il quale aveva strutturato la sua vita. E tutto questo causa gravissimi scompensi. Sempre che salvi la pelle. Il 70% dei cani abbandonati, infatti, muore entro pochi giorni. Di fame, di stenti, oppure sotto le ruote di un’auto o di un camion. Solo pochissimi, i più fortunati, trovano immediatamente una famiglia che li salva dalla strada. Gli altri sopravvissuti finiscono invece nei canili pubblici o privati. Che, in Italia, sono drammaticamente sovraffollati. L’incremento della popolazione canina e felina randagia o in attesa di adozione è ormai di fatto un’emergenza. Tra il numero degli animali nei canili e quello degli aspiranti «genitori adottivi» il divario è enorme. Risultato: una gran parte dei trovatelli non ha alcuna speranza di futuro, non troverà una casa e, spesso, trascorrerà la sua vita dietro le sbarre di un canile oppure in maniera randagia. I canili, dunque, sono strapieni. Alcuni diventano dei lager. Tutti quelli esistenti rischiano, giorno dopo giorno, il collasso. Ci sono troppi quattrozampe da collocare. Una situazione disperata. Qualcosa da fare, però, c’è. In primo luogo bisogna chiudere l’importazione di cani e gatti dall’estero per un periodo minimo di cin77
que anni e non autorizzare, per lo stesso tempo, l’apertura di nuovi allevamenti in Italia. Ogni anno vengono infatti importati per la vendita a privati migliaia di cani e di gatti che si affollano nei negozi e che oltretutto sono venduti in condizioni di salute spesso precarie. Bisogna fermare questo andazzo. Ma tutti noi possiamo, nel nostro piccolo, dare un contributo. Ci sono troppi animali perché c’è troppo commercio. Lanciamo in continuazione messaggi a tutti coloro che stanno pensando di portarsi un cagnolino o un gattino a casa: non bisogna acquistarlo in un negozio o presso un allevamento. È molto meglio salvare uno delle migliaia di animali che languono dietro le sbarre di un rifugio. Così non si alimenta la continua produzione di nuovi cuccioli. Non si alimenta il commercio. Anche perché la vita non si commercia. I numeri dell’abbandono: 15 – il numero di giorni che difficilmente supera un cane abbandonato; 3 – il numero di anni che vive in media un cane abbandonato che supera lo choc iniziale; 12% – la percentuale di cani che scompare ogni anno; 189/04; 281/91 – i numeri delle leggi contro il maltrattamento e l’abbandono degli animali: prevedono anche l’arresto; 200 – le persone morte in incidenti stradali sulle autostrade con protagonisti i cani negli ultimi 10 anni; 4.000 – le persone coinvolte e spesso gravemente ferite in incidenti d’auto causati dai randagi; 1.000-10.000 – l’ammenda in euro minima e massima prevista per chi abbandona un animale (è previsto anche l’arresto fino a un anno di carcere). Che fare, di fronte a queste cifre? Per i cani, la legge prescrive l’obbligatorietà dell’iscrizione all’anagrafe canina e della microchippatura. Solo così, sia in caso di smarrimento sia in caso di abbandono, si può risalire al proprietario dell’animale vagante. Altrimenti, il suo destino può essere segnato dal box del canile. In Danimarca, per esem78
pio, dove tutti i cani sono registrati in rispetto dell’obbligo assicurativo, praticamente non esiste il problema dei cani abbandonati. C’è poi un’altra soluzione, che investe tutti noi. Bisogna entrare nell’ottica che è necessario non far riprodurre i propri animali domestici. Non sempre tutti i cuccioli, di cui ad un certo punto ci si deve sbarazzare in fretta, vengono collocati presso famiglie idonee. E così si rischia di alimentare il randagismo. Studi internazionali hanno dimostrato che solo un’adeguata e massiccia campagna di controllo demografico degli animali può dare, in tempi medio brevi, risultati pratici di rilievo. Insomma, freniamo le cucciolate. Per il bene dei cuccioli stessi. È necessario prima diminuire il numero dei cani randagi già esistenti. Che può diminuire solo adottandoli. Anche Vagabondo, orgoglioso della sua vita indipendente, alla fine del film si accasa. Sarebbe bello se potessero farlo tutti i vagabondi d’Italia. Non chiedono di meglio.
Dal 1991 non c’è più la camera a gas per i cani «Chiunque abbandona cani, gatti o qualsiasi altro animale custodito nella propria abitazione, è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire trecentomila a lire un milione»: è del 14 agosto 1991 la Legge quadro n. 281 in materia di animali d’affezione e prevenzione del randagismo. È stato il primo passo, storico. Che tra l’altro ha anche abolito la camera a gas per i randagi accalappiati (prima erano messi a morte, dopo pochi giorni). Ora invece viene addirittura sancita la tutela statale di cani e gatti! A questa legge han fatto seguito il nuovo articolo 727 del Codice Penale (Maltrattamento di animali) e la legge n. 189 del 2004, che hanno ulteriormente inasprito le sanzioni, considerando l’abbandono come reato di maltrattamento, prevedendo l’arresto fino a un anno e supermulte da 1.000 a 10.000 euro. Già si sono avute le prime condanne. 79
Per far sì che i colpevoli di abbandono siano puniti è però necessario che un giudice venga a conoscenza dei fatti. Il che avviene mediante un «esposto-denuncia». La denuncia si può fare – in carta libera – direttamente alla Procura della Repubblica presso la Pretura locale oppure a uno qualunque degli organi di polizia giudiziaria: Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani, Corpo Forestale, Guardia di Finanza. Saranno poi loro a inoltrare la denuncia alla Pretura competente. Denunciare una persona ai sensi dell’articolo 727 del Codice Penale e della Legge 189/2004 è semplice. Non si rischia nulla. L’art. 727 C.P. contempla un reato procedibile d’ufficio. Non si prevede quindi il pagamento delle spese processuali e l’eventuale risarcimento del danno a carico di chi ha avviato un procedimento penale conclusosi con l’assoluzione dell’imputato. Vale quindi la pena di inoltrare sempre una denuncia – anche contro ignoti e sapendo che forse verrà archiviata – se non altro perché si sparga la voce che in giro ci sono persone determinate a far rispettare i diritti degli animali. Ecco dunque uno schema di denuncia penale da scrivere su carta bianca, in doppia copia, da consegnare presso le cancellerie del tribunale. All’Ill.mo Signor Procuratore della Repubblica presso la Pretura di (città capoluogo di dove è successo il fatto) Il sottoscritto..., nato a..., il..., residente in..., via..., tel..., con la presente formale denuncia desidera portare a conoscenza della S.V. Ill.ma i fatti che qui di seguito si illustrano. Il giorno ..., alle ore ..., in località ... (si descrivano i fatti – e solo i fatti – con la massima precisione possibile, evitando dettagli superflui, supposizioni o commenti, ma dando la maggiore quantità possibile di informazioni utili per capire esattamente che cosa è successo, come è successo e chi sono le persone coinvolte, se è stato possibile identificarle. La targa automobilistica della macchina che ha commesso il reato di abbandono può andare bene). Ai fatti sopra illustrati hanno assistito i signori ... (identificare gli eventuali testimoni). 80
Il sottoscritto denunciante chiede pertanto alla S.V. Ill.ma che, sulla base dei fatti sopra descritti, voglia procedere penalmente contro il signor ... (o i signori ... o, se non si conosce chi ha commesso i fatti, contro ignoti) per il reato di cui all’art. 727 Codice Penale e per violazione della legge 189/2004, o per altri diversi o ulteriori reati che si vorranno ravvisare nei fatti riportati nella presente denuncia. Con ossequio ..., li ... (Firma)
Combattimenti lucrosi, ma non per i cani Il mastino, enorme e nero come Tyson, abbranca senza sforzo il pitbull, cane di media taglia che sembra un pesista bulgaro: 20 minuti dopo, nel ring macchiato di bava, sangue e ciuffi di peli, il cane più piccolo si divincola dalla morsa e serra le fauci alla gola del poderoso avversario. Una stretta precisa, agghiacciante, e il gigante nero si rovescia al suolo, gli occhi pieni di terrore sulla folla in delirio. Fine dello scontro, registrato in videocassetta. Chi ha scommesso sul vincitore incasserà il denaro e scomparirà nella notte. Chi ha perso, aspetterà la prossima occasione per rifarsi. Perché di ciò si tratta: scommesse clandestine. A far rinascere l’antica barbarie dei combattimenti fra cani, vietata da un secolo in Europa e ora ripresa dalla criminalità organizzata, c’è un giro di scommesse che, per gli inquirenti, tocca i 1000 miliardi di vecchie lire l’anno e sacrifica almeno 5000 animali. Cinquemila cani massacrati per scommessa. Sono 9 le regioni dove si hanno cronache di questa vergogna: dalla Campania il fenomeno si è diffuso in Puglia, Calabria, Sicilia, Piemonte, Veneto, Lombardia, Abruzzo e Lazio. Pitbull soprattutto, ma anche boxer, bulldog, bull terrier, rottweiler, tutte le razze canine di grande taglia. Napoli è la città in cui circolano più pitbull, «stelle» degli scontri. La mappatura delle zone in cui avvengono i combattimenti notturni è stata fatta più volte, dai Verdi e da organizzazioni animaliste ed ecologiste. Ma cambiano in continuazione per eludere la polizia. 81
I posti preferiti sono vecchi capannoni industriali dismessi della zona orientale, gli scantinati di Forcella, zona sotto il controllo diretto dei clan camorristici, i giardinetti di piazza Cavour e Materdei, l’arenile di Bagnoli, la pineta dei colli Aminei, l’area intorno al cimitero e allo stadio, Montecalvario, corso Malta, i Quartieri Spagnoli. Ma combattimenti vengono segnalati un po’ in tutta la città. Al Nord indagano soprattutto la squadra mobile di Torino e le forze dell’ordine di Milano e Varese, con l’aiuto dell’ENPA, della LAV e di Gaia. Ci sono puntate fino a 60.000 euro. Gli incontri clou, qualche anno fa, avvenivano in alcune ville della cintura torinese o in quella di un noto allevatore di Somma Lombardo, nel varesotto e nei dintorni di Busto Arsizio. L’orrore, però, è senza fine: in Sicilia, dove vengono registrati combattimenti e traffici di animali rubati già dal lontano 1990, molte segnalazioni alle associazioni e alle forze dell’ordine provengono da insegnanti di scuola media. Nel giro sarebbero infatti coinvolti numerosi minorenni. Sta anche ai cittadini onesti denunciare qualunque movimento sospetto e stimolare continuamente Carabinieri, Polizia e Procure a fare indagini accurate. Dal ‘95 le forze dell’ordine, con inchieste e appostamenti, riescono a far chiudere allevamenti e a sequestrare cani. A Napoli, con i ripetuti blitz del Commissariato Scampia, a Torino (dove nel maggio del ‘95, nei pressi di Torino, i Carabinieri fecero irruzione in un capannone dove tre pitbull affrontavano un puma), a Milano (grazie innanzitutto al questore Giovanni Finazzo arrabbiatissimo per il dilagare del fenomeno e intenzionato a reprimerlo)… Lo Stato, insomma, non resta a guardare. Anche se fino al 2004 le normative, pur vietando scommesse clandestine e maltrattamento, erano troppo blande e vaghe («con il 727 non possiamo fermarli, dobbiamo trovare qualcos’altro» ci confidò un alto dirigente di Polizia). Si rischiava solo una multa. Oltre al vecchio art. 727 del Codice Penale sul maltrattamento, poteva configurarsi anche il reato di scommesse clandestine, difficile 82
però da provare: occorre cogliere i responsabili in flagrante. Bisognava fornire a forze dell’ordine e magistratura strumenti legislativi coerenti e adatti. Oggi, grazie alla Legge 189/2004, la svolta. C’è il delitto di «organizzazione di combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali». La Legge 20 luglio 2004 n. 189 – Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate – modifica e integra il Codice Penale, con un articolo apposito sui combattimenti, che vale la pena di riportare integralmente. Eccolo. Art. 544-quinquies (Divieto di combattimenti tra animali): Chiunque promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro. La pena è aumentata da un terzo alla metà: 1) se le predette attività sono compiute in concorso con minorenni o da persone armate; 2) se le predette attività sono promosse utilizzando videoriproduzioni o materiale di qualsiasi tipo contenente scene o immagini dei combattimenti o delle competizioni; 3) se il colpevole cura la ripresa o la registrazione in qualsiasi forma dei combattimenti o delle competizioni. Chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato, allevando o addestrando animali li destina sotto qualsiasi forma e anche per il tramite di terzi alla loro partecipazione ai combattimenti di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica anche ai proprietari o ai detentori degli animali impiegati nei combattimenti e nelle competizioni di cui al primo comma, se consenzienti. Chiunque, anche se non presente sul luogo del reato, fuori dei ca83
si di concorso nel medesimo, organizza o effettua scommesse sui combattimenti e sulle competizioni di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro.
Il pitbull è un cane come gli altri L’addestramento dei poveri pitbull da combattimento «comincia» con l’allenamento: corse estenuanti legati dietro a motorini lanciati a tutta velocità, per sviluppare fiato e muscolatura. Poi si passa alla presa mascellare, fondamentale per i combattimenti. I cani sono costretti a mordere copertoni sollevati ad alcuni metri dal suolo: se mollano, cadono nel vuoto. C’è poi un sistema sadico, ai limiti delle sevizie, per irrobustire la presa: si lega un pezzo di carne a un filo d’acciaio, poi, quando l’animale sta per azzannarlo, lo si ritira e il quattrozampe chiude le mascelle sul ferro. Frequenti anche i collari elettrici: ogni volta che non si comporta come si esige, viene punito da una scarica elettrica. C’è ancora di peggio: spesso queste povere creature sono tenute a digiuno per giorni, poi nutrite con animali feriti, sanguinanti ma ancora vivi. Serve a renderle più feroci. In genere la vittima è un gatto che viene solo ferito, che i cani sanno di poter avere in pasto alla fine dell’addestramento giornaliero. Per incattivirli ancor più, gli «allenatori» usano chiuderli in sacchi e picchiarli con spranghe e calci. Prima degli incontri, molti vengono eccitati con droghe e anfetamine. Si allena un «campione» a uccidere utilizzando bastardoni randagi presi dalla strada, rubati o riscattati da qualche canile privato. Vengono usati come cavie e lanciati contro gli «assi». Se di taglia grossa sono invece legati a un palo, per farli aggredire dagli «atleti». Nel giugno del ‘95, ad esempio, la squadra mobile di Pescara trovò in una pineta, vicino a un canile privato gestito da pregiudicati, un cimitero di carcasse di animali morti a seguito delle lotte. Disseminati intorno vennero rinvenuti tantissimi denti di cani di ogni razza: i criminali rapivano i quattrozampe, cavavano loro i denti perché non potessero az84
zannare, quindi li gettavano in preda ai «gioielli» per tenerli in forma. Ma non tutti i cani da combattimento sono cattivi. Ecco la storia di Trudy. Sequestrata dalla magistratura assieme ad altri otto cani da combattimento perché trovata, in condizioni pietose, in possesso di un malavitoso milanese, il destino di Trudy era segnato. Parcheggiata per qualche tempo nel canile comunale, era destinata all’abbattimento. Nessuno voleva un cane che aveva combattuto. Poche ore prima dell’esecuzione, le associazioni Diamoci La Zampa, Gaia Animali & Ambiente e Vita da Cani chiedono al giudice l’affidamento. Concesso. Gli otto «cani assassini» sono trasferiti nei rifugi delle associazioni. Non più sottoposti a torture, non più picchiati e maltrattati, ma rieducati e rassicurati dall’amore, dalle coccole e da qualche lezione di recupero, Trudy e gli altri compagni di sventura sono pronti per tornare a fare «vita civile». Trudy è fortunata: di lei si innamorano Maura e Davide, che la vedono nel rifugio di Diamoci La Zampa e, dopo un programma di «affiatamento», la portano a casa. Trudy passa dai ring dei combattimenti ai giardinetti sotto casa. Ed è la più dolce e docile di tutti. Perché così sono i suoi accompagnatori umani. «Cani killer». «Belve feroci». «Cani assassini». «Sicari a quattro zampe». «Un quartiere in ostaggio dei pitbull». Addirittura «Animalacci ringhianti» (l’ha scritto Gabriele Cané, editorialista de “Il Giorno”). Periodicamente stampa e tv, sempre alla ricerca del «clamoroso» e della notizia a effetto, ci propongono queste e altre truculente definizioni dei pitbull, cani mostruosi, che attaccano senza motivo e il cui unico scopo è quello di uccidere e dilaniare. La verità è un po’ diversa. Di un pitbull si può fare ciò che si vuole, la sua personalità è plasmabile in qualsiasi modo. Così, non avendo un carattere di specie, attinge a quello del suo possessore e lo assorbe. Questa povera bestia si ritrova così con una struttura di cane ma con una mente «vergine», plagiata involontariamente da chi gli fa da tutore. E qui sta il problema. Siccome il pitbull è un cane dal cervello minimo, a causa delle mutazioni genetiche indotte dall’uomo, finisce insomma per assumere la personalità del padrone. 85
Pitbull = cani assassini, allora? No secco. Non esiste un cane pericoloso, esistono uomini pericolosi. Questi animali, dice chi li conosce, sono carte assorbenti, pronti a rispondere agli stimoli che ricevono. Nessuna razza è di per sé pericolosa. Basti considerare che negli Usa i «terribili» staffordshire sono usati per curare pazienti con problemi psichici mediante pet therapy, la terapia basata sul contatto con gli animali. La scarsa conoscenza dei comportamenti animali e della maniera di avere a che fare con loro da parte dei proprietari è probabilmente la causa di alcune delle vicende che hanno visto pitbull e rottweiler incustoditi aggredire e mordere persone. In Francia invece i «feroci» rottweiler sono in forza alla protezione civile per cercare le persone disperse durante le calamità. E per dimostrare che anche il pitbull può essere un cagnolone tranquillo, la LAV tempo fa portò un cucciolo a «Effetto Venezia», la rassegna livornese di mezza estate: i visitatori, bimbi compresi, potevano avvicinarsi allo stand e accarezzare l’animale senza alcun rischio. Insomma. È vero che i pitbull e le altre razze cosiddette da combattimento sono in grado, per patrimonio genetico e costituzione fisica, di sviluppare una potenza maggiore di altre, ma è anche vero che l’aggressività stessa è frutto di un condizionamento. Tanto che lo psicologo Fulvio Scaparro, dalle colonne del “Corriere della Sera”, ha potuto argutamente affermare: «Non credo al cane-assassino, mi sembra più credibile l’ipotesi di qualche padrone-stupido. Il che per certi versi non rende più facile la soluzione del problema». È doveroso qualche consiglio a chi desidera acquistare (o adottare dal canile: ce ne sono tanti...) un cane di grossa taglia. Se non siete persone dotate di polso e fermezza, evitate di prendere un cane di quelle razze cosiddette da presa (rottweiler, pitbull, dogo argentino e così via) ma sappiate che qualunque animale di grossa mole (anche pastori tedeschi o maremmani) deve essere gestito con assoluta decisione e ad essi non va concessa troppa libertà. È assolutamente necessario, poi, informarsi presso veterinari, club, alle86
vatori, associazioni animaliste ecc. su pregi e difetti della razza che si vorrebbe portare in casa e soprattutto non seguire mai le mode in fatto di cani. Ultimo consiglio riguardo al sesso del soggetto da tenere: le femmine sono naturalmente meno aggressive e più docili, quindi più educabili e controllabili da chi non è poi così esperto in fatto di cinofilia. È chiaro che cattivi sono solo i padroni, non gli animali; tuttavia di fronte ai problemi che si sono creati, è opportuno correre ai ripari. Anche per proteggere queste vittime incolpevoli. La sterilizzazione dei pitbull (da combattimento e non) è richiesta dagli esperti. Molti sono infatti ormai i cani da lotta (ma anche solo i cani di piccoli pregiudicati) sotto sequestro affidati da magistrati a rifugi per animali. Secondo Enrico Moriconi, presidente dell’Asvep, associazione culturale veterinaria di salute pubblica e animalista storico, ad esempio, la sterilizzazione avrebbe una doppia conseguenza positiva. Abbasserebbe il tenore di aggressività degli animali, rendendoli inadatti alla continuazione dei combattimenti; e ne impedirebbe la procreazione, privandoli del valore legato alle capacità riproduttive.
Bocconi avvelenati La distribuzione di bocconi avvelenati è un malcostume criminale non raro, specie nelle regioni centrali d’Italia, dalla Toscana all’Abruzzo. Oltre agli animali randagi, queste “polpettine” avvelenano gli animali selvatici che muoiono lentamente, nascosti nei boschi o nelle campagne, i gatti e i cani di proprietà. E mettono a rischio anche i bambini. L’avvelenatore non s’allontana mai molto da casa o da un suo «territorio» per spargere le sue esche venefiche. Dato il suo infimo livello culturale, generalmente per spaventarlo e fermarlo può bastare una bella lettera raccomandata di tono perentorio e ufficiale inviata a tutti i condomini, o a tutte le villette di quella zona, da un’associazione, e per conoscenza al comando dei carabinieri più vicini. Per denunciare un caso di avvelenamento di animali domestici, randagi o selvatici si deve compilare un foglio di carta semplice, da in87
viare all’organo di polizia (Polizia di Stato, Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Municipale o al Magistrato) sul quale vanno indicati gli estremi del fatto rilevato e i vostri dati di riconoscimento, allegando quanta più documentazione possibile. È bene inviare, per conoscenza, l’esposto o la denuncia alla sede dell’associazione animalista o ambientalista più vicina. Importante: se il cane o il gatto ci lascia la pelle, ai fini dell’acquisizione delle prove, fate sempre compiere l’autopsia dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale tramite richiesta del Servizio Veterinario dell’Azienda ASL competente per territorio. È utile, sia in forma preventiva che successiva, affiggere nella zona interessata degli avvisi fotocopiati e, in caso di territorio di caccia, chiedere al Sindaco, nella qualità di massima autorità sanitaria e di protezione degli animali, un’ordinanza urgente e al Presidente della Giunta Provinciale il divieto nella zona di ogni attività cinofilo-venatoria ai sensi dell’articolo 19, comma 1, della Legge nazionale 11 febbraio 1992 n. 157, nonché della relativa legge regionale. Insomma, contro chi sparge bocconi avvelenati, spesso basta spargere avvisi ben documentati. Traccia di appello che si può fotocopiare e affiggere nella zona interessata, o spedire per raccomandata ai condomini, agli abitanti della zona, all’amministratore e, p.c., al Comando dei Carabinieri più vicino. AVVISO URGENTE A TUTELA DELLA SALUTE UMANA E DEGLI ANIMALI Sono stati rinvenuti nella zona di …………… sostanze velenose che non hanno causato ancora per fortuna/hanno purtroppo causato l’uccisione di (numero e descrizione degli animali). Trattasi di illecito ai sensi: – del Testo Unico delle Leggi Sanitarie, articolo 146, che punisce la distribuzione di sostanze velenose con la reclusione da sei mesi a tre anni; – la Legge 20 luglio 2004 n. 189 - Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli 88
stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate, modifica e integra il Codice Penale; – (se l’animale è di proprietà citare anche la violazione dell’articolo 638 del Codice Penale che punisce l’uccisione o il danneggiamento di animali altrui); – degli articoli 21, comma 1, lettera U) con la sanzione prevista dal seguente articolo 30, comma 1, lettera H della Legge 11 febbraio 1992 n. 157. Si chiede di accertare e perseguire penalmente i responsabili anche al fine di non permettere che il reato possa essere portato ad ulteriori conseguenze, di disporre l’urgente tabellazione della zona interessata per indicare il pericolo esistente per uomini ed animali e la conseguente bonifica ambientale. Firma (la vostra, la vostra e di altri cittadini, a nome di un comitato, di un’associazione, etc.). Riportiamo per esteso i riferimenti al R. D. 27 luglio 1934, n. 1265 (1) – Testo Unico delle Leggi Sanitarie. Sezione III – Del commercio di sostanze velenose. 146. Chiunque, non essendo farmacista o commerciante di prodotti chimici, di droghe o di colori, fabbrica, detiene per vendere, vende o in qualsiasi modo distribuisce sostanze velenose, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 100.000 a lire 1.000.000 (146/a). I farmacisti, i droghieri, i fabbricanti di prodotti chimici autorizzati a tenere sostanze velenose e coloro che per l’esercizio della loro arte o professione ne fanno uso, se non tengono tali sostanze custodite in armadi chiusi a chiave e in recipienti con l’indicazione del contenuto e con il contrassegno delle sostanze velenose, sono puniti con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda non inferiore a lire 400.000 (146/b) (147). 147. I farmacisti, i droghieri, i fabbricanti di prodotti chimici e chiunque in qualsiasi modo faccia commercio di colori e prodotti chimici per uso industriale ed agricolo non possono vendere sostanze velenose che a persone conosciute o che, non essendo da lo89
ro conosciute, siano munite di un attestato dell’autorità di pubblica sicurezza indicante il nome ed il cognome, l’arte o la professione del richiedente, e dimostrino di aver bisogno delle sostanze per l’esercizio dell’arte o della professione. In ogni caso debbono notare in un registro speciale da presentarsi all’autorità sanitaria a ogni richiesta, la quantità e la qualità delle sostanze velenose vendute, il giorno della vendita col nome e cognome e domicilio, arte o professione dell’acquirente. Il contravventore è punito con la sanzione amministrativa da lire 40.000 a lire 400.000. A detta pena può essere aggiunta la sospensione dell’esercizio della professione o dell’arte fino a tre mesi.
Giù le mani da coda e orecchie Il taglio delle orecchie affonda le sue radici nella selezione operata dall’uomo su cani che avevano funzioni prettamente pratiche (di guardia, di difesa, di attacco e di combattimento tra cani, oltre che di caccia) e nel cui svolgimento l’animale non doveva procurarsi ferite inutili o offrire all’avversario punti di presa. Essendo ormai venuti meno i motivi pratici che hanno fatto sorgere tale questione, non sussiste oggi la necessità di sottoporre l’animale a un intervento chirurgico a puri fini estetici. Il taglio delle orecchie è un intervento chirurgico con tutti i rischi connessi. Si esegue in ambulatorio e in anestesia totale. La convalescenza è lunga. Occorrono fino a trenta medicazioni, spesso dolorose, perché le ferite si rimarginino. Spesso vengono utilizzate delle fasciature postoperatorie (i cosiddetti «conetti») che vanno ripetute ogni otto giorni circa fintanto che l’orecchio non resta nella posizione voluta, procurando notevole fastidio all’animale. Non solo. Gli «incidenti di percorso» dell’intera procedura possono essere molti e di diversa origine e possono portare ad accanimenti estetici quali un secondo taglio o l’applicazione di protesi fisse all’interno delle cartilagini. Perché non provare a eliminare quest’inutile tortura? Del resto molte nazioni in Europa, come la Germania, vietano questi tagli, anche se con qualche deroga. 90
La discussione sull’argomento, in Italia, è aperta. Con favorevoli e contrari. Tra i primi, i veterinari sono quasi tutti concordi: il taglio delle orecchie provoca dolore mentre la mutilazione della coda a pochi giorni di vita non crea enormi traumi. Concordano anche sul fatto che di frequente per cani di alcune razze il taglio delle orecchie comporta persino una trentina di medicazioni prima che le ferite siano definitivamente cicatrizzate. Così molti veterinari, già oggi, fanno obiezione di coscienza: si rifiutano di tagliare le orecchie alle bestiole. Dice ad esempio Giancarlo Bosio, veterinario di Bergamo: «Sono d’accordo nell’evitare il taglio delle orecchie. Nel ventunesimo secolo non si può più concepire l’estetica come risultato della sofferenza di animali». Ferdinando Asnaghi, veterinario di Milano, precisa: «Alcune razze soffriranno dal punto di vista estetico. Ma ne avranno giovamento con una effettiva integrità fisica. Perché dire che non è bello un dobermann con le orecchie lunghe?». Per tutti parla Paolo Bossi, presidente dell’Ordine dei medici veterinari di Milano e provincia: «Ne abbiamo discusso anche come Federazione lombarda dei veterinari», dice. «Più o meno tutti siamo d’accordo: la proposta di vietare le mutilazioni non trova opposizioni. Soprattutto per ciò che riguarda il taglio delle orecchie. Tutto quello che dà sofferenza gratuita agli animali è bene sia rimosso». Perché non volere un cane che vive in pace e tranquillo con gli attributi che la natura gli ha regalato? In base alle proposte di legge di Gaia e dell’Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano, chi farà tagliare orecchie e coda per ragioni estetiche potrà essere denunciato per maltrattamento agli animali. La sanzione prevista per i trasgressori sarà quella del Codice Penale. Vedremo boxer, bracchi, cocker con la coda, e alani e dobermann con le orecchie lunghe, come madre natura comanderebbe? Probabilmente loro, i diretti interessati, sperano proprio di sì. Le razze sottoposte a mutilazione sono poco più di una ventina: dai dobermann agli schnautzer, dai boxer agli alani. Le ragioni risalgono a quando i cani venivano privati di parti non vitali per evitare che costituissero punti di presa nei combattimenti o in occasioni di lavoro. In Italia, in una classifica delle mutilazioni, primi 91
sono i rottweiler (7533 cuccioli iscritti nei Libri dell’Ente nazionale della cinofilia italiana) poi vengono i boxer (7127) e i dobermann (4454). In Europa il primo divieto di tagliare orecchie e coda ai cani risale al 1895, quando il Kennel Club inglese legiferò che «nessun cane nato dopo il 31 marzo 1895 può essere premiato in una manifestazione che si svolga secondo i regolamenti del Kennel Club se ha le orecchie tagliate». In alcuni paesi del Nord Europa, quali la Norvegia, la Svezia, la Finlandia e la Danimarca è dagli anni ‘40 che le orecchie non vengono più tagliate ed è proibito portare in esposizioni cani che hanno subito mutilazioni. Molto più recentemente, e cioè tra il 1987 e il 1988, la questione tornò a essere considerata grazie a un’iniziativa del Consiglio d’Europa: nel novembre del 1987 alcuni Stati del Consiglio d’Europa firmarono la Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia che all’articolo 10 vieta: a) il taglio della coda; b) il taglio delle orecchie; c) la recisione delle corde vocali; d) l’asportazione delle unghie e dei denti. Il nostro paese ha firmato tale convenzione, ma successivamente nessuno dei ministeri preposti si interessò più dei primi due punti. Da qualche anno anche in Germania è proibito tagliare coda e orecchie e vietato portare in esposizione cani che hanno subito mutilazioni.
Incatenati, esposti al sole e alle intemperie, in spazi angusti, sporchi, soli Li si vedono nelle campagne, nelle cascine, presso capannoni o attività industriali, autorimesse e simili. Cani legati a catene in condizioni tristissime, a “fare la guardia”. Non c’è nessuna legge nazionale che li slegherà. La legittimità o meno della catena e, eventualmente, la sua lunghezza e le modalità di uso, possono essere però definite in un regolamento comunale o da 92
una legge regionale. Molti Comuni, infatti, sulla materia si regolano in maniera differente. Ed ecco che si scopre che i cani non sono tutti uguali se risiedono a Potenza invece che a Viterbo, a Milano piuttosto che a Cagliari. Alcuni regolamenti municipali o proposte di regolamento offrono spunti interessanti. È il caso del Regolamento per la Tutela degli animali del Comune di Arezzo e del Comune di Milano, predisposto dall’Ufficio Tutela Animali. Il Comune di Rozzano, con un il Regolamento di tutela e benessere degli animali, approvato nel marzo 2006, ha vietato esplicitamente di tenere i cani alla catena. Il Regolamento del Comune di Milano prevede che “tenere cani alla catena deve, per quanto possibile, essere evitato. Qualora si renda necessario, occorre che all'animale sia quotidianamente assicurata la possibilità di movimento libero e che la catena sia mobile con anello rotante agganciato ad una fune di scorrimento di almeno 5 metri di lunghezza; ciò non può avvenire per più di otto ore giornaliere. È vietato l'allacciamento della catena a collari a strozzo o similari”. Si tratta di un significativo passo avanti, considerando come sono tenuti i cani in moltissime cascine, casolari agricoli, autorimesse e magazzini, perennemente alla catena ed esposti alle intemperie. Cosa fare se vediamo un cane alla catena in condizioni penose? Sui cani alla catena è questione di interpretazioni. Se il vigile convocato lo riterrà un maltrattamento, allo sconsiderato padrone spetta una reprimenda. Una telefonata alle guardie zoofile e alla polizia locale saprà informarci dell’esistenza o meno di una delibera o un regolamento comunali sul benessere animale. Se si è testimoni del protrarsi nel tempo, per giorni e giorni, della condizione di disagio al limite del maltrattamento (privazione di acqua o cibo, assenza di un riparo…) si potrà chiamare qualunque forza di polizia giudiziaria per impedire la perpetuazione di un reato. 93
Un popolo di mangiatori di carne
Mondo bestia Animali e Costituzione Nel novembre 2004, la Camera ha approvato la proposta di legge di modifica dell’articolo 9 della Costituzione, senza riformularlo ma aggiungendo un terzo comma: «La Repubblica tutela l’ambiente e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future, protegge le biodiversità e promuove il rispetto degli animali». «Una riforma storica», una «rivoluzione culturale», l’hanno definita il relatore Giulio Schmidt di Forza Italia e Marco Boato dei Verdi, soddisfatti per il larghissimo consenso. Plauso anche dal mondo ambientalista e animalista. L’iter costituzionale è avviato, il primo passo è compiuto.
8 milioni e mezzo di famiglie vivono con animali Gli animali domestici in Italia sono 30.000.000. Il 45% della popolazione italiana – ovvero 25.500.000 persone – vivono con uno o più animali. Presso 4.500.000 di famiglie (circa 13.500.000 persone) c’è un cane o più. Quelli con proprietario censiti sono 4.100.000 (quelli presunti arrivano a 5.800.000). A far la parte del leone, i gatti, con 6.600.000 individui. Oltre a cani e gatti, 12.000.000 di uccellini e 5.500.000 di pesci. Per curare i loro amici a quattrozampe gli italiani spendono ogni anno 1.600 milioni di euro l’anno (200 miliardi di vecchie lire). Il mercato che ruota attorno ai mangimi per animali fattura 888 milioni di euro l’anno (2.000 miliardi di vecchie lire). Il numero degli animali da compagnia sta aumentando, in tutti i paesi industrializzati, raggiungendo tassi di crescita annua fino al 10%. 94
In Italia in un anno mangiamo 570 milioni tra polli, tacchini, galline e faraone, 5 milioni e mezzo di agnellini, 3 milioni e mezzo di manzi, 2 milioni di conigli, 1 milione e mezzo di vitelli, 2 milioni e mezzo di pecore e capretti, 500.000 cavalli. Da questi conti sono esclusi animali «minori», come per esempio le 5000 tonnellate di chiocciole bollite vive annualmente… Nel mondo, sono 10 miliardi gli animali macellati in un anno, senza contare i pesci. C’è la possibilità di non partecipare a questo luculliano banchetto: smettere di mangiarli. I vegetariani italiani sono ormai tre milioni, raddoppiati in meno di tre anni. Secondo una ricerca Eurispes intorno al 2050 saranno la maggioranza. L’AVI, Associazione Vegetariana Italiana, ha già contato più di trecento ristoranti vegetariani nel nostro Belpaese, ai quali bisogna aggiungere i moltissimi che vantano appositi menu. La dieta mediterranea, da questo punto di vista, è ideale: quasi tutti i primi sono già vegetariani, tra paste e risotti, e poi, con verdure, uova e legumi, il secondo non è un problema, specie se si sanno cogliere anche gli spunti di cucine etniche (arabe e indiane) che arricchiscono di molte buone idee il menu verde. Persino i più cauti e conservatori nutrizionisti concordano ormai sul fatto che si può crescere sani e forti anche senza la “fettina”.
Quanto costa davvero la “fettina”? Un bovino rumina 800 kg di proteine, per produrne meno di 50. Un ettaro coltivato a cereali darebbe cinque volte più proteine di un ettaro destinato all’alimentazione bovina e alla produzione di carne, mentre i legumi ne darebbero dieci volte di più e i vegetali a foglia ben quindici volte di più. L’11% del mangime si trasforma in carne, il resto è spreco, espulsione, dissipazione. Per produrre un chilo di carne rossa ne occorrono dieci di cereali e fi95
no a 25.000 litri d’acqua, che invece potrebbero essere usati diversamente, non dati in pasto ai bovini! Se tutti fossero vegetariani o vegani, la fame nel mondo non ci sarebbe più. Hanno fatto il conto proprio gli americani di Earthworks Group e di Diet for a New America. Se ogni cittadino statunitense riducesse la quantità di carne anche solo del 10%, i cereali e la soia risparmiati nutrirebbero in modo adeguato 60 milioni di persone. Le stesse che ogni anno, nel mondo, muoiono di fame.
«La nostra azienda fa ridere i polli» Lo si legge sulla bella confezione di cartone di uova d’una fattoria biodinamica. Dove, cioè, l’agricoltura si fa nel rispetto della natura, e le galline (e i polli) razzolano felici: le uova così prodotte, recano sul guscio il numerino «0». Come sono gli altri allevamenti? Provate a pensare di passare la vita in piedi su una mattonella: alle galline da carne e ovaiole succede così, nel nostro paese e in tutta Europa. Lo spazio a disposizione per le sfortunatissime galline negli allevamenti «in batteria» è meno di un foglio di quadernone, per tutta la vita. Alla nascita, i pulcini maschi vengono «scartati», gettati via e tritati vivi. Per evitare che si “danneggino” (sono considerati degli oggetti) viene tagliato con una pinza il becco o bruciati i tendini delle ali. Mai buio, mai riposo: la luce è accesa 24 ore su 24, per scodellare quante più uova possibile. È sufficiente entrare in un allevamento in batteria per non assaggiare mai più un uovo o un pollo proveniente da questi tunnel dell’orrore. Le uova così prodotte recano stampigliato sul guscio il numerino «3». In Italia ogni anno 40 milioni di galline sono detenute così, in gabbie di batteria per produrre 12 miliardi di uova, mentre 400 milioni di polli finiscono in tavola. Negli allevamenti intensivi si usano becchimi pessimi con le famigerate «farine animali», prodotti di scarto, per massimizzare il profitto, spesso mescolati al loro stesso guano (nei loro escrementi rimane qualcosa di non ancora digerito). La situazione di stress in cui si trovano le galline aumenta esponenzialmente la 96
necessità di antibiotici e il rischio di assimilare elementi nocivi. Nei mangimi dei polli e dei maiali belgi fu trovata diossina, PCB (bifenile policlorurato) – come mangiare insalata di pollo condita con olio di macchina usato! –, altamente tossici: era il 1998, il primo grande scandalo alimentare che spazzò l’Europa. Il bando all’allevamento in batteria delle galline, pur essendo previsto da diverse bozze normative in Europa, slitta in continuazione.
Come si fa a rendere pallida, «rosea e delicata» la carne dei vitelli? Al terzo-quarto giorno di vita, il vitellino si toglie alla mamma. Lo si mette in un box di contenzione, lungo un metro e mezzo e largo mezzo, con una catena al collo per impedire ogni movimento (la catena potrà esser tolta quando sarà cresciuto tanto da occupare tutto il ristretto spazio del box). I vitelli non vedranno mai né paglia né fieno: mangiarne potrebbe rovinare il colorito delle carni! Allora vengono nutriti con budini semiliquidi iper-proteici che causano un’inestinguibile arsura (l’acqua è loro assolutamente negata, per indurli a ipernutrirsi, mangiando più budino e più velocemente) e un’inarrestabile dissenteria per spingerli all’anemia: ecco le carni sbiancate. I vitellini si ammalano di infezioni, disordini digestivi e ulcere, allora devono essere sottoposti a cicli costanti di trattamenti antibiotici. Dopo tredici-quindici settimane vedranno per un attimo il cielo, il sole: per entrare nei camion che li porteranno al macello. La carne di vitello viene sconsigliata da molti pediatri.
I maiali? Intelligenti e giocherelloni Ma nelle condizioni in cui vengono allevati, i maiali oggi tendono a mordersi la coda, che quindi vien loro tagliata, «smozzata», insieme coi denti e con le orecchie. Spesso si azzoppano sui pavimenti, costruiti a rade assicelle per far passare le loro feci. Gli odierni suini da carne sono gonfiati artificialmente con antibiotici, promotori della crescita, ormoni e betabloccanti. Vengono schiacciati dal loro stesso 97
peso, le ossa, le articolazioni, le gambe gli fanno male. Le mamme maiale, le scrofe, vivono in prigione, immobilizzate, ridotte a partorire, ma i loro cuccioli sono sottratti subito, per poi essere inseminate di nuovo e così via, fino ad esaurimento. Grazie a metodi di allattamento artificiale, il roseo maialino può essere svezzato 6-12 ore dopo la nascita. Muoiono di stress, rigidezza, pelle a chiazze, affanno, ansia.
Il segreto del foie gras Il prelibato pâté de foie gras è ottenuto così: alle oche viene tagliato il becco, inutile intralcio all’ingozzamento. I loro piedi palmati vengono inchiodati al pavimento, e si procede poi ad agevole ingozzatura forzata di 3 kg al giorno di un’untuosa pappetta salata con un lungo imbuto che penetra giù nell’esofago, oltre la sacca dell’ingluvie, fin dentro lo stomaco ghiandolare – operazione traumatica, causa di ulcerazioni – provocando la steatosi epatica, facendo loro sviluppare abnormi, malati, deformi fegati ipertrofici: insomma si provoca la steatosi epatica. Fegati che poi vengono tritati e frullati per farli diventare il rinomato pâté. Nel 1998 un’indagine commissionata dall’Unione Europea sul metodo di produzione della prelibatezza – ottenuta dal fegato di oche e anatre forzate a ingollare granaglie attraverso una sonda inserita in gola due volte al giorno – ha concluso che «l’alimentazione forzata così come viene condotta è una minaccia per la salute dei volatili». In Italia questa pratica è vietata, ma in Francia prosegue.
Quando i pesci piangono “Nel giro di 35 anni, nell’Atlantico occidentale, abbiamo spinto il tonno dalla pinna azzurra sulla soglia dell’estinzione”. Lo dice Barbara Blocks, biologa dell’Università di Stanford, descrivendo lo scenario dello studio su “Nature”, maggio 2005. La prelibata specie di tonno è a rischio di estinzione. Non è la sola. L’ICES (International Council for the Exploration of the 98
Sea) è un organismo internazionale per le ricerche scientifiche nel Nord Atlantico che coordina i lavori di oltre 1600 scienziati marini di 19 Paesi. Ha fornito tutti gli ultimi dati sui mari alla Commissione Europea: addio merluzzo, addio nasello, addio platessa. Il loro numero tra l’Atlantico e l’Irlanda diminuisce irreversibilmente. Sommario delle raccomandazioni ICES: nel merluzzo (Mari del Nord e Skagerrak, Canale Est), e nel merluzzo (Mare d’Irlanda, Ovest della Scozia), platessa (Mari del Nord), merlano (Mare d’Irlanda), nasello (dall’Irlanda al Portogallo), capelan (Mare di Barens): «zero catture» o non ce ne saranno più! “Questi stock sono a livelli talmente bassi – dice David Griffith, segretario generale ICES – che alla fine ci siamo risolti a emanare una raccomandazione di ‘zero catture’. Serve una tregua. Se verrà data loro la possibilità di ritornare al loro stato precedente, speriamo che in futuro potranno sopportare ancora un’attività di pesca”. Oggi, no. Pesca industriale, pesca scriteriata, pesca a strascico stanno decimando anche tanti altri pesci atlantici, eglefini, capelan, merlano (pesci simili al merluzzo, impiegati dalle industrie ittiche come filetti o per preparazioni a base di pesce). Le reti pelagiche, la pesca illegale, l’inquinamento e il riversamento in mare di petrolio, stanno impoverendo tutti i mari. Anche per le balene è stata decisa una moratoria sin dal 1986, ma con scusanti varie il solo Giappone, da allora, ne ha sterminate almeno 20.000. In questo secolo abbiamo arpionato più di un milione e mezzo di balene, uccidendo 486.000 balenottere azzurre su una popolazione mondiale di 500.000. Persino gli squali rischiano l’estinzione, per colpa del commercio delle pinne, ritenute afrodisiache. Se ne uccidono 100 milioni all’anno. Tolta la pinna, il resto del corpo è talmente di scarso valore commerciale che i pescherecci fanno finning: li rigettano in mare con lo squarcio sulla schiena. Tecniche di pesca sempre più raffinate consentono oggi di catturare pesci di ogni dimensioni e a profondità sempre maggiori, «arando» i fondali e devastando ecosistemi complessi e delicati. I pesci più comuni sui banconi e sugli scaffali dei supermercati sono 99
anche quelli che rischiano di sparire per sempre dai nostri mari: acciughe, sardine e aringhe rappresentano il 49% di tutto il pesce pescato nel mondo, con oltre 41 milioni di tonnellate catturate nel 2000. Tra le attività più insostenibili per il mare e i suoi abitanti, ci sono sicuramente le spadare e la pesca del tonno. Ogni 10 pesci catturati 8 sono ributtati in mare morti o agonizzanti, perché gli armatori delle spadare sono interessati solo al pesce spada e, in misura minore, al tonno ala-lunga. Questa strage continuata ha ridotto notevolmente la presenza nel Mediterraneo di cetacei e di altre specie pescate da flotte che non utilizzano le reti derivanti. Studi scientifici indicano che quasi l’80% di ciò che rimane impigliato in questo tipo di reti è costituito da prede casuali che vengono ributtate in mare già morte o moribonde. È così che migliaia di delfini, branchi di globicefali, squali e numerosissime altre specie di pesci ossei e cartilaginei, come i pesci luna o le mante, trovano la morte ogni anno. Inoltre, le reti perdute o i pezzi di rete dispersi in Mediterraneo continuano per anni a rappresentare trappole mortali che proseguono autonomamente l’eliminazione sistematica dei mammiferi marini e di altre forme di vita mediterranea. Zero catture o drastiche limitazioni alla pesca: il “capitano” degli spot tv dovrà andarsene da qualche altra parte a cercare i suoi filetti di merluzzo da impanare. O cambiare mestiere. I pesci atlantici, ce li siamo mangiati tutti. E «quando i pesci piangono – secondo un proverbio africano – non si vedono le lacrime».
Meglio nude che in pelliccia Per quanto riguarda gli animali «da pelliccia» più comunemente impiegati dalle concerie italiane, i visoni, sono definiti parametri di allevamento che prescrivono un minimo di condizioni vitali accettabili. I visoni, le cui dimensioni sono quelle di un piccolo gatto domestico, sopravvivono in gabbie che hanno una superficie più piccola di un foglio da fotocopie. Uno studio dell’Università di Oxford, pubblicato su “Nature”, ha confermato che nonostante la riproduzione in cattività da generazioni, i visoni non sono stati addomesticati. È quindi innaturale te100
nerli in gabbie e negargli l’accesso all’acqua. Le preoccupazioni su questo tipo di attività sono di carattere etologico, etico ed ecologico. Il visone non è un animale autoctono e la sua potenziale diffusione negli ambienti naturali riporta alla memoria il caso delle nutrie, altro animale «da pelliccia», ampiamente importato nel nostro Paese. Il Ministero dell’Agricoltura italiano, infatti, fu protagonista nel 1928, con l’Istituto Nazionale di coniglicoltura di Alessandria, delle prime importazioni di nutrie per pellicce, attività poi fallita e che tanti danni ha causato alle stesse nutrie e successivamente all’ambiente e ad altri animali per la diffusa presenza in campagne e città. L’articolo 3 e il relativo punto 22 dell’allegato del Decreto legislativo stabiliscono un percorso per lo smantellamento di questo tipo di allevamenti. Sono state fissate tre tappe: dal 1° gennaio 2002 tutti gli allevamenti dotati di gabbie con superfici inferiori a 1.600 centimetri quadrati e/o altezza inferiore a 35 centimetri dovevano adeguarsi alle misure minime degli spazi per visone allevato in gabbia. Dal 1° gennaio 2006 per tutti gli allevamenti l’adeguamento dovrà avvenire in tutti i casi di presenza di gabbie con superfici superiori ai 1600 cmq e/o altezza superiore a 35 cm. Dal 1° gennaio 2008 l’allevamento doveva avvenire a terra in recinti opportunamente costruiti e arricchiti, capaci di soddisfare il benessere degli animali. Tali recinti dovranno contenere appositi elementi quali rami dove gli animali possano arrampicarsi, oggetti manipolabili, almeno una tana per ciascun animale presente nel recinto. Il recinto deve inoltre contenere almeno un nido. Magari, prima di allora, non ci sarà più bisogno di allevamenti di animali da pelliccia. Basta smettere di comprarne.
No alle pellicce di cane e di gatto L'articolo 2 della Legge 189/2004 (la famosa legge antimaltrattamento) introduce il divieto, in Italia, di produrre, confezionare, commercializzare e importare pellicce di cane e gatto nonché capi d’abbigliamento e articoli di pelletteria derivanti da essi. 101
Per la precisione, la Legge così recita: “1. È vietato utilizzare cani (Canis familiaris) e gatti (Felis catus) per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti, in tutto o in parte, dalle pelli o dalle pellicce dei medesimi, nonché commercializzare o introdurre le stesse nel territorio nazionale. 2. La violazione delle predette disposizioni è punita con l'arresto da 3 mesi ad un anno o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro. 3. Alla condanna consegue in ogni caso la confisca e la distruzione del materiale di cui al comma 1.” Finalmente anche l’Italia dice basta alle pellicce di cane e di gatto. Con la Legge 189/2004 si rende definitiva un’ordinanza ministeriale di tre anni fa che aveva dato una risposta immediata all’indignazione suscitata nell’opinione pubblica italiana dallo scandalo dell’importazione e della vendita di pelli di cani e gatti. Ogni anno infatti, nei paesi extracomunitari (asiatici e Cina in primo luogo), decine di milioni di questi animali vengono catturati e scuoiati con sofferenze indicibili. Gaia Animali & Ambiente per prima aveva denunciato le importazioni in Italia di pelli di cane e gatto. Poi alla denuncia si erano unite molte altre associazioni animaliste ed ecologiste, fino a creare un vasto movimento di opinione pubblica. Il gran lavoro ha finalmente portato risultati concreti.
Scimpanzé e gorilla a rischio di parquet «Nei periodi in cui il commercio del legname è fiorente, nella regione dell’Ogouè (Gabon) regna costantemente la carestia, perché gli indigeni trascurano le colture, impegnati come sono ad abbattere il maggior numero possibile di alberi. Negli acquitrini e nelle foreste dove lavorano, essi vivono di cibi conservati e riso d’importazione, che acquistano coi loro guadagni» scriveva già nel 1921 in Dove comincia la foresta vergine Albert Schweitzer. L’immenso patrimonio forestale, naturale e di biodiversità del Gabon e del Bacino del Congo è oggi messo in pericolo dallo sfruttamento 102
intensivo delle compagnie forestali occidentali che hanno in concessione tutte le aree di foresta primaria. Le grandi distese di foreste del Bacino del Congo e del Gabon offrono cibo, risorse e acqua a milioni di persone. Il taglio della foresta priva i villaggi di risorse vitali per il futuro. I cantieri e le strade aperte dai forestali creano bracconaggio intensivo che impoverisce la caccia e la pesca di sussistenza dei villaggi. L’Africa è ricchissima di materie prime e di risorse naturali pregiate, come coltan, oro, diamanti, petrolio, metalli e minerali, uranio. Uno dei minerali elettroconduttori più potenti ed indispensabili per la tecnologia (telefonini, computer e play station), il coltan, proviene proprio dalle foreste centrafricane (in particolare del Congo). I paesi del continente che si trovano nella fascia equatoriale-tropicale e che sono ancora ricchi di foresta, assicurano alle proprie popolazioni acqua e cibo, grazie a una natura rigogliosa e a fiumi e corsi d’acqua generosi. Un equilibrio naturale che lo sfruttamento intensivo e la deforestazione, compiuti per lo più da compagnie dei paesi ricchi o emergenti come la Cina, sta mettendo in serio pericolo. Le popolazioni locali non beneficiano affatto e non sono per nulla coinvolte nei benefici economici e commerciali derivanti dal taglio delle foreste. Di gorilla di Cross River ne sopravvivono solo 250. Da soli, al mondo. I gorilla di montagna non sono molti di più. I nostri fratelli d’evoluzione sono scomparsi. Scimpanzé, gorilla, bonobo, orangutan. E la causa è proprio la deforestazione. “È mezzanotte meno cinque minuti per le grandi scimmie, che condividono più del 96% del nostro Dna con gli uomini” ha dichiarato il Direttore del programma ONU per l’Ambiente (UNEP), Klaus Toepfer. La pubblicazione, sotto l’egida ONU, dell’Atlante della popolazione di scimmie annunciò la loro fine, indicando che potranno sopravvivere solo se si fermerà la deforestazione, la costruzione di strade che frammentano il loro habitat, la loro casa. Informazioni, dati e campagne in diverse lingue su www.proafrica.it, su www.brainforest.org e su www.gaiaitalia.org 103
Siamo tutti cavie Le fonti ufficiali parlano di 900.000 animali. Noi crediamo che siano 3 milioni gli animali impiegati ogni anno in Italia per la vivisezione. Solo un numero limitato di paesi fornisce i dati ufficiali. La LAV denuncia che oltre 1.500 cani, in gran parte della razza beagle, muoiono tuttora ogni anno nei laboratori italiani. Buona parte di questi animali vengono sacrificati per test tossicologici e farmacologici. Procedure che stridono alla luce di queste asserzioni: – Non c’è alcuna unanimità scientifica sul fatto che i test sugli animali siano predittivi per l’uomo. – Vengono sperimentati farmaci su cavie umane inconsapevoli. Centinaia di ricercatori in paesi in via di sviluppo conducono quotidianamente studi su esseri umani. «Centinaia di bimbi sieropositivi negli orfanotrofi americani hanno fatto negli ultimi vent’anni da cavie per trattamenti sull’Aids» (Associated Press-Ansa 9/5/2005). «Alcune delle più grandi società farmaceutiche e biotech Usa – scrive Russ Kick – sono immerse fino al collo in scandali che riguardano persone anziane, donne sterili e malati di cancro ai quali sono state somministrate medicine in fase di sperimentazione a loro insaputa». L’“Observer” riferisce di studi sulla «sicurezza a lungo termine» di farmaci antibatterici su bambini di appena tre mesi… – I medicinali uccidono, solo negli Usa, oltre 100.000 persone ogni anno. Forse altrettante in Europa. Il che ne fa la quarta principale causa di morte del mondo. Milioni sono i casi di reazioni gravi ai farmaci (da ospedale, invalidità permanente o morte) secondo uno studio pubblicato nel ‘98 dal “Journal of the American Medical Association”. Quattro anni dopo, un altro studio sempre sul JAMA ammoniva: «L’esposizione di pazienti a nuovi farmaci con effetti tossici ignoti potrebbe essere vasta». I farmaci non sono messi sul mercato quando si sono dimostrati sicuri, sono messi sul mercato quando un numero sufficiente di burocrati, molti dei quali hanno lavorato per le compagnie farmaceutiche 104
o ci lavoreranno in futuro, può essere convinto che siano più o meno sicuri. «Fondamentalmente, l’impiego da parte del grande pubblico dei farmaci dietro ricetta – conclude Russ Kick – può essere considerato come una sperimentazione diffusa e a lungo termine per determinare quanto siano davvero sicuri. Siamo tutti delle cavie». Ma allora a cosa serve sperimentare sugli animali?
Atomica & animali 10 marzo 1945. Non c’erano solo soldati americani, 242 navi e 156 aerei, intorno all’atollo di Bikini. C’erano anche 5.400 topi, capre e maiali. Sul ponte delle navi bersaglio, le capre: tosate, ognuna immobilizzata nella sua piccola gabbia di tubi d’acciaio, spalmata di pomata, stavano per assistere alla prima esplosione-test di bomba nucleare della storia. E dalla prima fila. Investite dalla ventata atomica, alcune sono morte. Alcune sono sopravvissute qualche ora: a una, con le orecchie ustionate, venne anche dato qualche filo d’erba, che riuscì a brucare. Da quel giorno, tanti animali sono stati reclutati in guerra. Sempre come vittime. Tutti i giorni in molte nazioni, in laboratori doppiamente segreti sia per le tecniche utilizzate sia per il segreto militare imposto, migliaia di cani, scimmie, maiali, galline, agnelli, capre, conigli, delfini, leoni marini, pappagalli, topi ecc., sono costretti a sacrificare la loro vita alla “guerra degli uomini” che si conduce nei laboratori. Ecco qualche cifra, che non compare mai in nessun elenco ufficiale delle vittime di guerra. Nella Seconda Guerra mondiale 200mila cani-bomba vennero addestrati nell’esercito di Hitler, decine di migliaia da parte dei sovietici e 10mila, di 32 razze diverse, da parte degli Stati Uniti con il reparto cinofilo K9. Nel 1990 il Comitato americano dei Medici per la Medicina responsabile denunciava, negli Stati Uniti, il sacrificio di oltre 500.000 animali all’anno per scopi militari. In Europa, in particolare nella base inglese di Port Down, sono stati 105
e sono condotti test di gas nervini su scimmie, cianuro-idrogeno su cani; gli effetti dei proiettili di gomma utilizzati in Irlanda del Nord o nella striscia di Gaza vengono provati prima su pecore. In Gran Bretagna nei primi anni Ottanta sono stati condotti 40.100 esperimenti su animali a scopo bellico (fonte: Home Office, Londra), fra i quali quelli per mettere a punto attacchi (e sistemi di difesa) con il gas “Sarin”, quello utilizzato anni dopo per gli attentati nella metro di Tokyo. In Svezia, presso il centro di Karlsborg, la scuola veterinaria dell’Esercito svedese usava i maiali per prove di tiro. Prima, li anestetizzava (fonte LAV-Lega Antivivisezione). Nell’isola di Vozrozdenie nel mare d’Aral, ex Unione Sovietica, un luogo ora dimenticato da tutto e da tutti dove per decenni l’industria bellica di Stato ha lavorato alle nuove tecniche di offesa chimica e batteriologica in particolare, è stata condotta (come riporta il “Corriere della Sera” in un articolo del 1999) la sperimentazione di un ceppo batteriologico della peste resistente agli antibiotici, provandolo su conigli, cavie, topi, cavalli, pecore, asini e babbuini. Ma ad essere testati sugli animali sono stati anche vaiolo, tifo, botulino, il morbo Ebola e l’encefalite equina che ora, assieme all’ormai noto antrace, ricoprono parte del villaggio militare, abbandonato dopo la fine del potere sovietico, e una porzione indefinita di terreno dell’isola. Il quotidiano “La Stampa”, invece, ha descritto con minuzia un test su scimmie: «Un centinaio erano legate a paletti che in file parallele si allungavano fino all’orizzonte – scrive Ken Alibek, vicedirettore del progetto “Biopraprat” fuggito negli Usa nel 1992 – a venticinque metri da terra una nuvola color mostarda si dispiega lentamente, poi si dissolve ricadendo sulle scimmie che si mettono ad urlare tirando le catene. Agonizzano. Saranno recuperate da uomini in tuta di protezione antibatterica, ed esaminate in laboratorio. Morte». In Israele, secondo quanto riportato dal quotidiano “Haaretz”, l’esercito ha condotto test su maiali per verificare gli effetti dei missili Scud, tristemente famosi nella Guerra del Golfo del 1991. Cani bomba-kamikaze vennero utilizzati, invece, nel 1989. Nel gennaio 2005 secondo il quotidiano saudita “Al Riadh” i gruppi 106
terroristici in Iraq avrebbero cominciato a servirsi di animali carichi di esplosivo per compiere attentati contro le forze della coalizione. Il 6 gennaio è stato usato un cavallo legato a un palo della luce con il dorso carico di esplosivo. La carica è stata attivata al passaggio di un convoglio americano, che però non ha avuto vittime. Umane. A Falluja si è parlato dell’uso di cani-bomba contro le truppe americane. Le armi uccidono tutti, non fanno distinzioni di specie; ma gli animali non hanno mai fabbricato bombe, non hanno mai dichiarato guerra e non chiedono di partire volontari, eppure da lunghi decenni, “grazie” all’umanità, hanno le loro guerre da combattere.
17.500 tonnellate di piombo per decine di milioni di animali La caccia nuoce all’ambiente. In un solo anno i fucili dei cacciatori italiani vomitano sul territorio del Belpaese 500 milioni di cartucce. A raccoglierle tutte se ne farebbe un mucchio di 11.000 metri cubi. Vengono così sparse ogni anno nell’ambiente 17.500 tonnellate di piombo sotto forma di pallini: un diluvio di frammenti velenosi che si accumula sul fondo di laghi, fiumi, stagni e boschi italiani, che già non godono di salute eccelsa. Senza contare le tonnellate di plastica dei bossoli non raccolti dai cacciatori, che pure per legge avrebbero l’obbligo di farlo. Non male, per una categoria che afferma di amare la natura... La caccia nuoce agli animali. Molti di quei colpi, purtroppo, raggiungono il bersaglio. La pioggia di piombo serve infatti ad ammazzare, secondo i dati LAV, 12.000 lepri all’anno, 24.000 fagiani e 3.000 cornacchie nella sola provincia di Mantova, 38.000 fagiani, 27.000 allodole, 50.000 cesene, 90.000 merli e 300.000 tordi nella sola provincia di Bergamo, oltre 1 milione di animali, di cui 7.000 lepri, 26.000 fringuelli (specie protetta!) e 12.500 passeri (specie protetta!) nella sola provincia di Brescia. Moltiplichiamo queste terrificanti cifre per ogni provincia italiana... Solo gli uccelli migratori massacrati ogni anno dai cacciatori italiani assommano a 150 mi107
lioni. Lo sterminio dei migratori abbattuti sul suolo italiano, tra l’altro, fa ribollire di rabbia quei paesi europei ed extraeuropei che, invece, si sforzano di tutelare concretamente gli animali di passaggio, considerati bene di tutta l’umanità. Per questo il Belpaese è stato definito «il cimitero della fauna d’Europa». Esclusi gli uccelli migratori, il totale degli animali uccisi dai cacciatori italiani raggiunge i 300 milioni di capi! Un massacro «per divertimento»… La caccia nuoce ai cacciatori. Oltre a sterminare milioni di animali, oltre ad inquinare l’ambiente, la caccia uccide anche gli esseri umani. L’attività venatoria non è più uno sport: il CONI ha escluso infatti la Federcaccia dal proprio ambito, in quanto non coerente con nessun tipo di attività sportiva. La caccia fa più vittime degli incidenti sul lavoro. Se fosse un’attività lavorativa, secondo i parametri del D. Lgs. 626/94 sulla sicurezza sui luoghi di lavoro sarebbe l’attività con la più alta incidenza di pericolo, incidenti e mortalità in rapporto alle persone impiegate. Il dato lo si legge in Caccia all’uomo, agguerrito libro di Filippo Schillaci, edito da Stampa Alternativa. La caccia è insostenibile. I cacciatori, lentamente ma inesorabilmente, stanno diminuendo. Ma sono sempre troppi. In Italia sono 800.000. Se questo esercito si dispiegasse tutto insieme sull’intero territorio nazionale, comprese città, laghi, fiumi e montagne, ogni chilometro quadrato ne comprenderebbe sei. È la densità più alta d’Europa. In Olanda e in Belgio, ad esempio, ci sono 1,4 cacciatori per chilometro quadrato, in Germania 1,3 mentre in Lussemburgo 1,2. Il valore medio dei paesi dell’Unione Europea (Italia esclusa) è di 2. Non solo. L’Italia massacra le normative internazionali sulla caccia, cedendo alle lobby dei cacciatori e dei produttori di armi. Il nostro paese vuole consentire ai cacciatori, in contrasto con le leggi della Comunità Europea, deroghe e libertà insostenibili dall’ecosistema e dalla fauna italiani. Già nel recente passato la non attuazione delle norme europee in materia venatoria ha portato il nostro paese innanzi alla Corte di Giustizia del Lussemburgo. Eppure la lobby venatoria non molla. 108
Canili o lager Canili-lager. Qualcuno entra e apre le gabbie: i cani più feroci aggrediscono i cuccioli, 6 sbranati, 10 feriti. È accaduto in Puglia, in un canile pubblico, nel febbraio 2002: cuccioli fatti sbranare per incuria o ritorsione, all’interno di un canile, già scioccati dall’abbandono. Due mesi prima a Roma decine di cuccioli vengono trovati nel frigorifero di un canile a sud della città. A Palermo volontari animalisti filmano di nascosto gli addetti che, quando le gabbie sono troppo piene, le aprono, lasciando orde di cani a sbranarsi tra loro. Nel gennaio 2001 a Caltanissetta le Fiamme Gialle scoprono una fossa comune con 200 cani. La LAV denuncia che a Matera 400 cani sono tenuti al sole senz’acqua e pane secco, nonostante il contributo pubblico di 700 milioni di lire l’anno. Nell’agosto 1999 a Milano un’operazione della polizia con Gaia – Animali&Ambiente scopre e smantella un rifugio-lager sotterraneo, in zona cimitero di Musocco. Sequestrati 14 cani, tra cui una mastina napoletana, una “fattrice”. Dovrebbe pesare 60 chili, ne pesa 18. Trasportata dal veterinario, durante la notte non ce la fa. Altri pitbull e due bastardoni erano sanguinanti, avevano combattuto il giorno prima. Fino al 2003 alla titolare del canile di Qualiano, prima denominato “Casa del cane” e poi “Rifugio flegreo”, il Comune di Napoli riconosceva una retta giornaliera di circa 60 euro per ogni cane. Per quel canile ora sono sotto processo in tre, per maltrattamenti e truffa: detenevano gli animali in condizioni spaventose. Nell’aprile 2004 le guardie zoofile dell’ENPA di Milano durante un controllo in un’area a Settimo Milanese si trovano davanti, secondo la loro nota, a cani scheletrici, vitelli macilenti senz’acqua e cibo, teste, pelli e altri resti di macellazione di animali sparsi al suolo, rottami, rifiuti, carcasse di autoveicoli, liquami: «Sette cani, tra cui uno cieco, erano legati a catena corta, sprovvisti di cibo e acqua, senza riparo, affetti da ma109
grezza e parassitosi. Un toro adulto, senza cibo né acqua, affetto da rogna, in mezzo ai propri escrementi non rimossi da tempo, era legato a una catena così corta da impedirgli di coricarsi o di porsi sotto un riparo. In una stalla improvvisata, pericolante e puntellata, c’erano 15 bovini legati sempre a catena corta, senza cibo e acqua, in spaventose condizioni di magrezza. Una scrofa adulta, senza cibo e acqua, si trovava in un ricovero di dimensioni tali da fare fatica a ruotare su se stessa. Oltre a ciò rifiuti e carcasse ovunque, ossa, pelli, zampe, resti di animali in putrefazione sparsi ovunque». Tre cani, 16 bovini, un maiale e 11 piccioni vengono posti sotto sequestro. Dicembre 2004. Convalidato il sequestro del canile-lager di Castelleone, nel cremonese, a cui erano stati posti i sigilli per maltrattamenti agli animali. Secondo gli inquirenti, i cani erano anche impiegati nei combattimenti clandestini. Lì dietro c’era una piccola fattoria con maiali, tacchini, e c’erano le gabbie che i malviventi usavano per trasportarli. Rifugi lager in baracche seminascoste, combattimenti tra cani, crudeltà, cani a cui viene avvelenata l’acqua, cani scomparsi, cani mutilati delle corde vocali. Non sono casi isolati. Non è una galleria dell’orrore. È un invito a dare l’aiuto che possiamo, e tutto l’affetto e l’amore che abbiamo, a chi è vicino a noi... a chi adotteremo. La migliore soluzione per i canili resta quella di costruire nuovi accoglienti rifugi per cani e gatti abbandonati. Un esempio? Il Comune di Rozzano, con i Comuni di Opera, Pieve Emanuele, Noviglio, Lacchiarella, la multiutilities AMA Rozzano e la Provincia di Milano hanno sottoscritto un accordo e predisposto un progetto di fattibilità, con studio per una gestione animalista, di un vero e proprio “Parco canile” da costruire a Rozzano, alle porte di Milano. Costi, disegni e quanto altro possono essere richiesti all'Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano.
Internet Il futuro è di tutti i cuccioli www.animalieanimali.it: Licia Colò, per dare forma e contenuto al suo sito, ha scelto di avvalersi di alcuni tra i migliori esperti in materia di animali. Tra questi spicca sicuramente Gianluca Felicetti. Aggiornatissimo e puntuale, ospita quotidianamente brevi articoli di attualità, pubblica storie, appelli e, su richiesta, invia una newsletter settimanale contenente tutti gli aggiornamenti. La forza di animalieanimali.it è semplice: è dotato di un’autonoma redazione di professionisti, all’opera ogni giorno per renderlo uno strumento aggiornato e sempre “sulla notizia”. www.veterinario.it: ci aiuta a sconfiggere zecche e pulci, a ricordarci le vaccinazioni e a darci una... zampa per tutto ciò che riguarda la prevenzione delle malattie e la salute dei nostri amici. www.prontofido.net: potente e aggiornatissimo database di indirizzi e riferimenti su canili, gattili, cani persi e trovati. Promosso da Radio Montecarlo e 105. www.lifegate.it: tutto, ma proprio tutto, per una nuova consapevolezza, anche nel rapporto con gli «altri animali»… Il portale di LifeGate offre rubriche dedicate all’attualità, alle campagne mondiali in difesa degli animali in pericolo, alla pet-therapy, ai racconti dei lettori, sempre con una sensibilità acuta e un’attenzione ad ampio raggio.
In difesa degli animali www.gaiaitalia.it: sito dell’associazione Gaia Animali & Ambiente, che ha compiuto dieci anni nel 2005. Ricco di informazioni (su randagismo e abbandono, diritti animali, vegetarismo, alimentazione biologica, salute umana…) ospita importanti contributi e lucidi articoli, tra cui spicca uno dei fondatori del movimento ambientalista italiano, Giorgio Nebbia.
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www.infolav.org: sito della LAV, è navigabile agevolmente e offre una vastissima gamma di attività che si possono svolgere, anche da casa, in difesa di tutti gli animali. Non poteva essere altrimenti per la più grande associazione animalista italiana. www.legadelcane.org: sito della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, associazione zoofila che si avvale di 150 sezioni e 20 delegazioni sparse su tutt il territorio nazionale. www.enpa.it: sito dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), la più antica associazione protezionista italiana, nel suo nucleo originario fondata addirittura da Giuseppe Garibaldi. Qui naviga la difesa del piccolo uccello, come del cane e degli animali rinchiusi in circhi e zoo. www.animalisti.it: sito della Peta – Animalisti Italiani, tra le associazioni più attive nell’organizzazione di manifestazioni eclatanti in difesa di tutti gli animali, con particolare sforzo destinato alle campagne antipellicce. www.abolizionecaccia.it: sito della Lega per l’Abolizione della Caccia, prende di mira l’attività venatoria. Se si vogliono avere informazioni, documenti e news sull’argomento, questo è il luogo ideale dove trovarle.
Animali a tavola? No, grazie www.vegetariani.org: sito tra i più completi per la giusta scelta alimentare non violenta, allestito dall’AVI, Associazione Vegetariana Italiana. Molto accurato e con un taglio scientifico, fornisce tutte le informazioni utili per chi vuole avvicinarsi alla scelta vegetariana. www.societavegetariana.it: la chicca è il telegiornale on line, con notizie sul mondo degli animali e dell’ambiente. www.happyvegan.org: qui la scelta è estrema (i vegan non solo non mangiano né carne né pesce ma nemmeno i derivati degli animali come i latticini). Se volete provare alcune ricette vegan, questo è il posto giusto per trovarle. E per capire quanto possono essere squisiti tofu, seitan e soia arrosto. Di più: su happyvegan si trovano, oltre a succulente ricette, anche una brillante bibliografia vegan, e si organizzano incontri e cene.
Info, info, info www.petnews.it: per i maniaci dell’informazione e per sapere tutto quello che accade in Italia con gli animali protagonisti.
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www.akela.it: riporta tutte le notizie del giorno pubblicate sui quotidiani e riprese online. www.bau.it: magazine giornalistico per chi ama gli animali, ideato e vitalizzato da Antonio Marasco di ADN Kronos Salute, contiene anche la sezione “TatzeBau”, la rubrica riservata agli annunci, alle iniziative e alle denunce delle organizzazioni animaliste.
Animali selvatici www.wwf.it: riporta tutte le campagne del WWF Italia, notizie sugli animali del mondo e sui pericoli che li minacciano. È uno dei siti più pregevoli e meglio organizzati, e ha il pregio di essere aggiornato quotidianamente. www.vigilanzambientale.it: il sito curato e aggiornato dalle Guardie venatorie volontarie. Offre notizie essenziali e utili, riportando interessanti casi e sentenze che riguardano gli animali e l’ambiente. www.brainforest.com: è il combattivo urlo virtuale di chi non si rassegna alla devastazione delle ultime foreste pluviali equatoriali e allo sterminio per bracconaggio degli animali che le abitano. Il sito è stato fortemente voluto dal compianto imprenditore ambientalista ed ex Console onorario del Gabon, Giuseppe Vassallo. www.ancf.it: sito dell’Animal & Nature Conservation Fund, associazione sostenuta da grandi nomi e impegnata a favore della difesa dell’ambiente e degli animali in via d’estinzione. Il sito è ben congegnato, chiaro, interessante e molto informativo e spazia dalle grandi scimmie ai grandi felini come leoni e tigri.
Curiosità www.delfinofilippo.it: sito che descrive la vita del delfino Filippo. Il Golfo di Manfredonia ha ospitato, dalla primavera del 1998 all’estate del 2004, un delfino maschio adulto soprannominato Filippo. Il delfino Filippo è stato uno dei pochi delfini al mondo che ha interagito volontariamente con gli esseri umani nel suo habitat naturale. Abbandonando il branco, ha scelto di vivere da solo preferendo la compagnia degli uomini a quella degli altri delfini. Il Golfo di Manfredonia ha offerto al delfino Filippo un luogo sicuro e piacevole in cui vivere, ricco di cibo. Questo sito si propone di informare su
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questo vicino socievole, con la speranza che le informazioni aumentino il rispetto per i delfini. www.asinomania.com: “il sito per chi ama l’asino”. Si trovano notizie sull’asino domestico, informazioni su asini e folklore, un’agenzia matrimoniale (la specie è in pericolo d’estinzione) ma anche altri link ai siti per asinomaniaci. www.aminews.net: è un sito tutto dedicato ai cani ed ai gatti vegetariani. Chi ha scelto di non divorare la terra è giusto che trovi se non alternative, per lo meno diversificazioni, anche per la dieta di Fido e Micia. Originale l’idea di Pietro Ghezzo, della Fondazione Franca Melchiori Fasan di Padova. www.giorgiocelli.it: sito personale che in realtà di personale ha solo l’indirizzo web che corrisponde all’ideatore e promotore. L’etologo, amico dei gatti (ma in realtà di tutti gli animali) ed ex europarlamentare Verde, ha riempito questo sito di una gran varietà di notizie, una più interessante dell’altra. Da non perdere, anche per la sua vivacità e scorrevolezza. www.oscardog.it: il sito degli animali disabili. Con noi umani possono abitare felicemente anche animali disabili. Partendo dall’esperienza di Oscar, cane a tre zampe, la sua compagna umana ha messo in piedi un sito che racconta storie felici di animali disabili eppure felici ma anche di informazioni sugli ausili (come le carrozzelle, ad esempio) che possono semplificare la vita a questi nostri compagni un po’ più sfortunati (e ai loro proprietari).
Educational www.ciaopet.com: ospita uno spazio dedicato al mondo dei giovani e della didattica: Esopo, il Portale per Animali e Bambini. L’idea è di entrare nelle scuole attraverso Internet e offrire così, prima ai docenti e poi agli alunni, percorsi alternativi di conoscenza e approfondimento su questa nuova materia, da sviluppare on line con l’ausilio della nuova tecnologia. Gli insegnanti possono trovare utili suggerimenti, proposte di itinerari didattici, informazioni, materiale di lavoro, bibliografia e altri spunti didattici, mentre ai ragazzi è riservato uno spazio con giochi online, curiosità, informazioni interessanti sul mondo degli animali. Per imparare divertendosi. Ecco allora la storia della papera Martina, così come l’ha raccontata Konrad Lorenz, oppure quella dell’uccello fregata (di nome e di fatto) o ancora di Simon, la sentinella del deserto, e così via. Ed ecco, soprattutto, le favole di Esopo, raccontate online da un simpatico pagliaccio.
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www.reteambiente.it: il sito delle EdizioniAmbiente. Per gli appassionati di leggi e aggiornamenti legislativi (anche in materia animale). www.dirittoambiente.net: sito di informazione giuridica diretto da Maurizio Santoloci, il pretore che ha emesso il primo mandato di cattura in Italia contro un bracconiere ed è stato autore di innovative sentenze sul maltrattamento degli animali che hanno contribuito a determinare una decisa evoluzione della giurisprudenza in materia di diritti degli animali.
Campagne, iniziative, adozioni a distanza www.amici.it: sponsorizzato dalla società Royal Canin, vi si può scoprire la «Missione Crocchetta». Si tratta di un’iniziativa online che permette a tutti i partecipanti di rispondere a semplici domande sul mondo del cane e del gatto, totalizzando punti-crocchette, che verranno in seguito trasformati da Royal Canin Italia in giornate di alimentazione a favore dei cani e dei gatti abbandonati e ospitati nei canili. 10 punti-crocchette formano una giornata di alimentazione, pari a 320 g per i cani e a 80 g per i gatti. Dal 2001 Missione Crocchetta ha fornito gratuitamente 90.000 giornate di alimentazione a rifugi per animali abbandonati. www.canibucarest.it: qui è possibile seguire il difficile lavoro per salvare le migliaia di quattrozampe rumeni che una società povera e con leggi spietate vuole eliminare, in maniera brutale, dalla faccia della terra. Nel sito si trovano i reports dei viaggi italiani in terra rumena, le conquiste e le iniziative della campagna promossa da Gaia, Save the Dogs, compresa l’adozione a distanza di alcuni anziani di Bucarest con i loro cagnetti. www.diamocilazampa.it: sito dell’associazione Diamoci La Zampa. Oltre a vedere le foto dei «Cerco casa» (i quattrozampe che l’associazione mantiene in attesa di adozione), è possibile firmare petizioni on line e aderire all’adozione a distanza di un cucciolone. Al sito collabora uno degli autori di questo libro, Edgar Meyer.
Non solo cani & gatti www.furettomania.it / www.furetti.com / www.ilmiofuretto.it: l’appassionato di furetti può erudirsi su come viaggiare in auto, aereo, treno o nave con un furetto; oppure può chattare con altri appassionati o organiz-
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zare dei «furetto party». Il sito tuttavia si preoccupa anche della sorte di questi animali: ecco così le sezioni furetti smarriti, furetti abbandonati, furetti da adottare. www.laghetto.it: se vi piacciono i pesci, ma non prigionieri in acquario, è il sito perfetto. Le pagine sono dedicate ai consigli e suggerimenti per la cura dei pesci (liberi) e delle piante nei laghetti: dalle semplici informazioni su pesci e piante d’acqua dolce allo scambio di piante e fiori acquatici. Un po’ di poesia, talvolta, non guasta.
No vivisezione www.equivita.org: punto di riferimento cruciale per le battaglie antivivisezioniste e, da qualche anno, contro le aberrazioni dell’industria biotech. Animato da Fabrizia Pratesi, vi collaborano medici e scienziati di fama internazionale. www.novivisezione.org: informazioni e una mostra on line da non perdere. www.oipaitalia.com: sito dell’Oipa, Organizzazione internazionale per la Protezione degli animali. Un sito in buona parte dedicato alle battaglie anti vivisezioniste e per una diversa scienza. www.leal.it: offre anche l’esperienza di stimati medici antivivisezionisti, molto attivi e presenti nelle battaglie animaliste. Anche la Leal, Lega Antivivisezionista (una volta «Lombarda»), è particolarmente attiva sul versante della promozione di una nuova ricerca senza l’impiego di animali. www.vitadatopi.net: un sito che tutela anche loro. “Non sono responsabili né della deforestazione, né dell’effetto serra e nemmeno della desertificazione di questo pianeta. Non hanno niente a che fare con l’inquinamento. Non hanno schiavizzato nessuna specie né si sono arrogati il diritto di usare la vita altrui. Abitano da sempre semplicemente la terra. Hanno un solo difetto: sono topi”. Così si apre il sito. Se Internet è come una grande Arca di Noè, è giusto che siano rappresentati tutti gli animali, nessuno escluso.
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Libri AA.VV. – Noi e gli altri animali, “Azione nonviolenta”, maggio 1987, n. 5, p. 16 AA.VV. – Animali. Nuovo millennio?, Torino, Edizioni Cosmopolis, 2001 AA.VV. – Noi e gli altri animali, Mappe n. 5, suppl. al n. 21 de “Il sole che ride”, 25 novembre 2002, Roma, Editoriale Eco AA.VV. – Dalla colomba alla corrida, Firenze, Collana del Bruco, 2000 ACCIARINI C. (a cura di) – Animali, i loro diritti, i nostri doveri, Roma, Nuova Iniziativa Editoriale, 2004 ALLEVA E. – Il tacchino termostatico, Roma, suppl. a “La Nuova Ecologia” n. 11 novembre 1993 ANDRE’ J. – Sette miliardi di vegetariani, Palermo, Giannone, 1988 APUZZO S. – Animali a(r)mati. Manuale dei diritti degli animali, leggi, competenze, interventi, Viterbo, Millelire Stampa Alternativa, 1994 APUZZO S. – Zampe pulite. Dei doveri dell’uomo, dei diritti degli animali, Genova, Costa & Nolan, 1999 APUZZO S., ACCIARINI C., ROCCHI C. – Le Regioni e le città amiche degli animali, Viterbo, Stampa Alternativa, 2000 APUZZO S., MEYER E.H., – Fido non si fida. Come difendersi da scatoletta pazza, Viterbo, Stampa Alternativa, 2002 ARRIGONI A. (a cura di) – I diritti degli animali, Torino, Cosmopolis, 1998 ARRIGONI A., RIBEZZO V. (a cura di) – Animali. Nuovo Millennio, Torino, Cosmopolis, 2001 BASSOLI R. – Il bue oltre la siepe. il benessere animale nell’equilibrio uomo/natura, Roma, Liocorno, 1996 BATTAGLIA L. Etica e animali, Bari, Liguori, 1998 BATTAGLIA L. Etica e diritti degli animali, Bari, Laterza, 1999
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Pagine gialle Valle d’Aosta Associazioni A.Va. P. A.: Loc. Croixe Noire 11020 St. Cristophe (Aosta) tel 0165/34627 Resp. Daniele Bellandi
Trentino Alto Adige Leal Sezione di Merano: Via Trogmann, 7 – 39012 Merano (BZ) tel 0473/233278 Resp. Marco Bonatta Associazioni Centro Felix Vicolo dei Gaudenti, 10 – 38100 Trento tel 0461/981481
Lombardia Lega del cane Sezione di Bergamo: Borgo S. Caterina, 26 – 24100 (BG) Responsabile: dott.ssa Laura Barcella tel 035/297751 – tel 035/298651 Uff. comunicazione: 02.70600135 (Valeria) www.legadelcane.org Sezione di Milano: Via Redecesio, 5/A - Redecesio di Segrate Responsabile: Sig.ra Laura Rossi
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tel/Fax 02/2137864 02/2610198 – 02/26116502 Sezione di Pavia: Str. Boschi di Travacò – Siccomario Responsabile: Samuele Migliavacca tel 0382/35422 Sezione di Lecco: tel 335/6272222 – 0341/368652 tel 333/8416430 Michela Brambilla Canile: Via Fra Galdino (zona ex macello) – 23900 Lecco – tel 0341/368652 Enpa: Sezione di Bergamo: Via XXV Aprile, 5 – 24040 Suisio (BG) C/O Sig.ra Ghisleni Sezione di Busto Arsizio Via Bellotti, 13 21052 Busto Arsizio (VA) tel 0331/628301 Sezione di Brescia: Via Raffaello, 167/A– tel 030/2305700 Sezione di Como: Via Zezio, 32 – 22100 Como tel 031/303356 Sezione di Crema: Via Macello, 11 – 26013 Crema (CR) tel 0373/83812 Sezione di Gallarate: Via Marco Polo, 8 – 21013 Gallarate (VA)
Sezione di Lecco: Via Plava, 13 – 22053 Lecco tel 0341/283082
ADICA (Ass. Difesa del Cane): Cà dell’Acqua (LO) tel 0371/610319–422121–97035
Sezione di Milano: Via Pietro Gassendi, 11– 20155 Milano tel 02/97064220
Asilo del Cane: Via Mazzini, 140 20030 Palazzolo Milanese (MI) tel 02/9181369 – 0349/0574072
Sezione di Monza: Via E. da Monza, 35 – tel 039/388304 Sezione di Porto Ceresio: Via Guido Butti, 69 21050 Porto Ceresio (VA) C/O Dott.ssa Laura Grassi Sezione di Saronno: Via Garibaldi, 50 – 21047 Saronno (VA) tel 02/6921309 – CP 113 Sezione di Sondrio: P.le Valgoi, 12 – 23100 Sondrio tel 0342/214001 Sezione di Varese: Via Campigli, 5 – 21100 Varese Sezione di Voghera: Via Scarabelli, 29b - 27058 Voghera (PV) tel/Fax 0383/640728 Resp. Grazia Centelli mail: baffi@email.it Sezione di Vigevano: Via Brescia, 3 – 27029 Vigevano (PV) e-mail: info@enpa–vigevano.it http://www.enpa–vigevano.it Resp. Liliana Bianchi Associazioni Gaia Animali & Ambiente: Corso Garibaldi 11 – 20100 Milano tel/Fax 02/86463111 Resp. Edgar Meyer e-mail: gaiaitalia@libero.it www.gaiaitalia.it Gruppo Ambiente 2 Febbraio: Via Anzani, 27 – 22100 Como tel 031/271197
G3A (Gruppo Amici An. Abb.): c/o Casa Giacobbe Via IV Giugno 20013 Magenta (MI) – tel 02/97289132 Liberazione Animale: Via Borgo Palazzo, 13 24100 Bergamo – tel 035/904438 Mondo Gatto: Sede centrale: Via Giulio Romano, 4 20135 Milano – tel 02/58(30)9022 Sede di S. Donato: Via C. Battisti, 19 20097 S. Donato Milanese tel 02/52046320 Noi per Loro: Via Porte Pile, 13 – 20122 Brescia tel 030/3773603 S.O.S. Randagi: Via Toscolano, 1 – 20141 Milano tel 02/70120366 – 70129144 339/1793362 Protezioni animali di Legnano: Canile: Via don Milani, 24 Legnano (MI) tel 0331/466665 Fax 0331/468182 Sede: Via Ugo Foscolo, 27 20025 Legnano (MI) tel 0331/541708-411812 Resp. Gianna Nicoletti Ornella Rossetti: tel 348/3061488 e-mail: info@protezionianimlidilegnano.com S.O.S. Randagi: Brescia tel 335/1027273 – 335/6155453
127
UAI (Un. Antivisezionista It.) Corso di Porta Nuova, 32 20121 Milano tel 02/6570188 – 7561289 Rifugio: Via Salesina, 9 – 20134 Milano
OIPA: Via Passerini 18 – 20162 Milano Resp. Massimo Comparotto tel 02/6427882 e-mail: info@oipaitalia.com
Rifugio Lutz: Via Redecesio, 5 – 20090 Segrate (MI) tel 02/2139658 – 340/2653761 02/26920233 (Girasole)
Ass. Casa Quattro Zampe: Via Strada per Goido – 27035 Mede (Pv) tel 0384/820946 – 0338/8428125
Diamoci la Zampa: Sede centrale: Via Cesare Battisti, 19 20097 S. Donato (MI) tel 02/7532990–98280924 Fax 02/70301043 e-mail: diamocilazampa@yahoo.com www.diamocilazampa.it Ass. Zoofila Lombarda: Via Alfieri, 29 20072 Castiglione d’Adda (CR) tel 0857/646632 Amici del Randagio canile: Via Radizzone Mariano Comense (CO) Responsabile: Ombretta Ciceri tel uff. 031/781491 tel casa 031/704452 Dog Angels Via Kennedy – 20097 S. Donato (MI) tel 347/3101578 Resp. Francesco Mercanti I Randagi Gorla Minore (VA) – tel 0335/8055737 Cani amici Busto Arsizio (VA) – tel 0331/622782 Resp. Antonio Tovaglieri Lac-Lega Abolizione Caccia: Via Solari 40 – 20100 Milano Resp. Guido de Filippo tel 02/47711806 e-mail: lacmi@anticaccia.it www.abolizionecaccia.it
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Collettivo Animalista: Palazzolo Milanese (Mi) Resp. Roberto Cavallo e-mail: robertocavallo17@virgilio.it Vita da Cani: Via Mazzini – Arese (Mi) Resp. Sara D’Angelo tel 393/9524464 e-mail: vitadacani@vitadacani.org Lav: Via Bezecca 3 – 20135 Milano Resp. Giacomo Ferrara – tel 02/54107720 Enci Sede Centrale: Viale Corsica, 20 – Milano tel 02/7002031 – Fax 02/70020323 Fondo Amici di Paco Via Sirmione, 50 25015 Desenzano del Garda (BS) tel 030/9914568 Fax 030/9991462 www.amicidipaco.it paco@amicidipaco.it Amicio Mio Via Esiodo, 7 – 20126 Milano Rita Piazza: tel 02/27002167 Silvia Escarotico: tel 338/8375701 338/8669586 – Fax: 039/2450038 AVAR-Ass. Volontari Amici Randagi tel 339/4206389 Brescia e-mail: amicirandagi@libero.it Oltre la Specie c/o Casa del Volontariato – Via Correggio 59 – 20052 Monza (Mi) tel 039/2025334 – 02/95349089 www.oltrelaspecie.org
Leal: Sezione di Milano: Via Settala, 2 – 20124 Milano tel 02/29401323 – Fax 02/29523362 Resp. Gian Marco Prampolini Sezione di Bergamo: Via Bresadola, 10 – 24123 Bergamo tel 035/360951 – Resp. Fernanda Pezzotta Sezione di Como: Via Renaud, 6 22010 Carate Urio (CO) tel 031/401055 Resp. Raffaelle De Rossi Sezione di Cremona: Via Secco, 2 – 26022 Castelverde (CR) tel 0372/427636 Resp. Giovanna Tarquinio Sezione di Legnano: Via Monte Nevoso, 47 20025 Legnano – tel 0331/549186 Resp. Rosanna Zaffaroni S. Giuliano Milanese: Via Marsala, 23 20098 Sesto Ulteriano (MI) tel 02/9880963 – Resp. Emanuela Bettin
Sezione di Lazzate: tel 0338/3296122 – 031/773476 Cate Sezione di Barlassina (Mi): tel 338/3296122 – 348/9156453 031/773476 (Cate)
Piemonte Lega del cane: Sezione di Torino: Via Vincenzo Monti, 8 10126 Torino Resp.: Sig.ra Di Pietrantonio Matilde tel 011/6503846 – 335/6140290 Sezione di Pinerolo: Strada Poirino,10 10064 – Pinerolo (TO) Responsabile: Sig.ra Salchi Fides tel 0121/598555 – 598550 – 600037 Sezione di Alessandria: Via Monteverde, 37 – Alessandria Responsabile: Ing. Vittorio Ronza tel 0131/63294 – tel 0131/68424 Sezione di Casale Monferrato: Via Monteverde, 37 – Alessandria Resp.: Ing. Vittorio Ronza tel 0131/63294 oppure tel 0142/74386
Sezione di Parabiago: Via del Riale, 14 – 20015 Parabiago (MI) Sezione di Ivrea: tel 0331/554732 – Resp. Barbara Ghia Regione S. Defendente C. (TO) Sezione di Sondrio: Responsabile: Luciano Sardino Via Reghenzani, 20 – 23100 Sondrio tel 0125/528585 – 0125/48853 tel 0342/511904 – Resp. Gianluca Moiser Sezione di Vercelli: Cascina Rollona – Vercelli Sezione di Varese: Responsabile: Giuliana Tacchini Via Valpusteria, 19 – 21100 Varese tel 0332/332627 – Resp. Daniele Albertini tel 0161/69397 Sezione di Vimercate: Via Diaz, 23 20059 Rugginello di Vimercate (MI) Resp. Gemma Negro
Sezione di Val Pellice: Via Campiglione, 12 – Bibiana (TO) Responsabile: Maria Matilde Previatti tel 0121/590540 – tel 0121/374737
Sezione di Voghera: Via Lungo, 27 – 27050 Cervesina (PV) tel 0383/75906 – Resp. Francesco Bettio
Sezione di Racconigi: Racconigi (TO) – tel 0172/85157
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Enpa: Sezione di Acqui Terme: Strada della Polveriera, 4 – 154011 tel 0144/312280
Ass. Tutela Animali: Via Ghilini, 73 – 15100 Alessandria tel 0131/441836
Sezione di Genova: Via alla Fornace del Garbo, 11 16128 Genova
Sezione di Asti: Fraz. S. Marzabotto, 249 – 14050 Asti
Apda (Ass. per i Diritti degli An.): Via S. Francesco da Paola, 40/c 10123 Torino
Rivarolo Responsabile: Erica tel 010/7456122 – 7407063
Sezione di Biella: Via de Fango, 9 – 13051 Biella tel 015/33243
Legambiente Piemonte-sez. “Altri Animali”: Via Muracci del Po, 57 – 10123 Torino
Sezione di Borgosesia: Via Giordano, 21 13011 Borgosesia (VC)
Ass. Il Rifugio del Cane: Moncalieri-Carignano (To) Resp. Sigra Maccagno tel 011/6960515 – 0330/2055472
Sezione di Imperia: Via Nazionale, 354 – Imperia Responsabile: Maria Balzaretti tel 0183/297631 – 494569
Sezione di Cuneo: C.so Nizza, 38 – 12100 Cuneo tel 0171/692319 Sezione di Novara: Via del Gazurlo – Loc. Pineta C.P. 39 – 28100 Novara tel 0321/458149 Sezione di Ovada: Piazza Cereseto, 8 15076 Ovada (AL) Sezione di Saluzzo: Via Mart. della Liberazione, 30 12037 Saluzzo (CN) tel 011/8122894 Fax. 011/8127482 C/O Dott. Segre
Il Collare verde 10090 S. Giusto Can.se (To) Resp. Anna Parisch – Sig. Delfino tel 347/3090313 – 339/7806972 Fax 0124/350754 sfoall@tin.it Rifugio U.N.A. Via P. Isola, 28 – 15067 Novi Ligure (Al) tel 0143/2293
Sezione di Torino: Via S. Francesco da Paola, 30 10123 Torino – tel 0922/25248
Leal: Sezione di Asti: Località S. Defendente, 2 14030 Frinco (AT) – tel 0141/904186 Resp. Marina Mazzari Sezione di Canale d’Alba: Via Melica, 6 – 12048 Canale d’Alba (CN) tel 0173/979760 – Resp. Carlo Bonalda
Sezione di Tortona: Via Torino, 7 – 15058 Viguzzolo (AL) C/O Sig.ra Timalo
Sezione di Torino: Via Garessio, 4 – 10126 Torino tel 011/6632280 – Resp. Alfredo Lupo
Associazioni: Animalia Club: Via Gastaldi, 2 – Torino tel 011/5628184
Liguria
Gruppo animalista Torinese: Via S. Francesco d’Assisi, 3 10122 Torino – tel 011/534656
130
Lega del cane: Sede nazionale: Via Faliero Vezzani, 102 rosso 16159 Genova tel 010/7411585 Fax 010/7411610
Associazioni: ADA (Ass. Difesa Animali): Corso Sardegna, 72/R 16142 Genova – tel 010/508676 AVDA (Ass. Vol. Diritti An.): Genova Pres: Orazio Arcidiacono Vicepres: Mario Boggiani tel 010/541589
AAAA (Ass. Amici An. Abbandonati): Via delle Ginestre, 39/4 Sezione di La Spezia: 16137 Genova tel 0347/4207948 Rif. c/o Canile Comunale – La Spezia Re- Resp. Roberto Gatti tel 010/2405277 sponsabile: Giovanna Frediani Fax 010/2405278 Cell. 0335/6447286 tel 0187/701813 Presidente: Sandra Costa Sezione di Ventimiglia: AGADA (Ass. Gen. Amici degli An.): Via Peglia – Ventimiglia (IM) Genova – tel 010/2722846 Responsabile: Danilo Roda sig.ra Morgavi tel 0184/239172 Centro Ricerca Cancro Senza Sperimenoppure tel 0184/355054 taz. Animale: Sezione di Savona: tel 019/851551 Via Alessi, 3/19 – 16128 Genova Sezione di Valbormida: tel 019/577719 Enpa: Sezione di Genova: C.so Ricci, 2/14 – 17100 Savona tel 010/8122894 Fax. 010/8127482 c/o sig. Podestà Sezione di Imperia: Piazza Colombo – Sollettone 18038 Sanremo (IM) tel 0184/57500 Sezione di La Spezia: Via del Torretto, 14 – 19100 La Spezia tel 0187/980674 – 0187/737151 Fax. 0187/737151 Sezione di Savona: Corso Vitt. Veneto, 2/3 – 17100 Savona tel 019/824735
Club Pannella per i Diritti degli Animali: Via Alessi, 3/19 – 16128 Genova Gaia Animali & Ambiente: Genova Resp. Cristina Morelli tel Casa 010/6456709 Cell. 333/6103936 – 339/3681303 Lega Italiana Diritti Animali: Via G. Alessi, 3 – 16128 Genova Mondo Verde Tigullio: Via Mongiardini, 7 16043 Chiavari (Ge) Ass. Amici del Cane: Via Ricca, 18/27 – 16139 Genova tel 010/8312830 – 347/2534147 Rifugio e gattile a Sestri Ponente Resp. Sergio Bormida
131
Leal: Sezione di Genova: Via degli Iris, 64 – 16148 Genova tel 010/3776412 Resp. Alessandro De Veris Sezione di Imperia: Via Monte Gagliardone, 30 18100 Imperia tel 0183/64367 Resp. Laura Freri
Friuli Venezia Giulia Ufficio Zoofilo di Trieste: piazza Unità d’Italia, 4 – 34121 Trieste Resp. Sig.ra Ortolani tel / Fax 040/6754375 Enpa: Sezione di Trieste: Via Rismondo, 9 – Trieste tel 040–635393 Sezione di Udine: Rifugio tel 0432/234565 tel 0432/4535123 Resp. Lorenzo Mossente (vicepres.) tel Casa 0432–478551 Cell. 0338–4535123 Associazioni: Ass. It. Protezione Animali: Via Boccaccio, 6 – 34170 Gorizia tel 0481/82173 Amici della Terra Udine: Via B.O. da Pordenone, 3 33100 Udine – tel 0432/479481 Resp. Gabriella Giaquinta “Oasi felina” Amici della Terra Friuli V.G.: Via B.O. da Pordenone – 33100 Udine Rifugio Ass. Medio Friuli: 33100 Udine tel 0432/601228
132
Veneto Lega del cane: Sezione di Padova: Via Copernico, 28 – 35124 Padova Responsabile: Marchesa Laura Dondi dall’Orologio tel 049/685265 Sezione di Venezia: Via Isola di Lemno, 10 30126 Lido di Venezia (VE) Responsabile: Sig.ra Luisa Gallenti Possenti tel 041/5261636 – tel 041/5268525 Sezione di Verona: Via Campomarzio – 37122 Verona Responsabile: Sig. Francesco Lattuada tel 045/8003437 – 577295 Sezione di Rovigo: Rovigo tel 0348/7039095 – 0425/23578 Sezione di Bassano: Bassano del Grappa tel 0424/568006 Sezione di S. Donà del Piave tel 349/4772982 Enpa: Sezione di Verona: Piazza Isola, 31/G – 37121 Verona tel 045/800015 Sezione di Vicenza: Via della Racchetta, 4 – 36100 Vicenza tel 0444/542427 Associazioni: Dingo: Sestriere Castello 5653 30122 Venezia tel 041/5237880 Resp. Luigi Bello, Mariuccia Torres Via Mameli, 32 – Pordenone tel 0434/34436–27360 Resp. Franca Valerio 0339/4231603, Lidia Munari uff. 0434/363191
Lega di S. Francesco: San Rocco 3064 30174 Venezia Mestre tel 041/26575 Lav–Lega Antivivisezione Via Molinari, 17/a – Pordenone tel 0434/28523 – Fax 0434/89295 Resp. Aurora Bozzer OIPA Delegazione Italiana: Via Ognissanti, 18 – 35129 Padova tel 049/8072411 – Fax 049/8073959 Comitato Lida contro la corrida: Via Capitano Sella, 42 36015 Schio (VI) – tel 0445/520510 Resp.: Clara Genero Asilo del Cane e del Gatto: tel 0444/911203 – Vicenza
Sezione di Riccione: Via Piemonte, 9 – Riccione Responsabile: Ronci Michela Rifugio: tel 0541/645454 0335/6914659 – Casa: 0541/604359 Sezione di Ferrara: Via della Conchetta, 58 Malborghetto di Boara Responsabile: Lilia Rosa Castaldini tel 0532/751111 Sezione di Forlì: Via del Sale, 4 S. Pietro in Trento Filetto Responsabile: Dott.ssa Susi Bondi tel 0543/402899–0338/3232950
Operazione Abano: tel 335/6748599
Enpa: Sezione di Bologna: Via Zamboni, 59 – 40126 Bologna tel 051/244552
Emilia Romagna
Sezione di Cervia: Casella Postale 115 – 48015 Cervia (RA)
Rifugio al Parco: tel 0349/4772982
Lega del cane: Sezione di Bologna: Via Bacialli, 20 40060 Trebbo di Reno (BO) Responsabile: Sig. Franco Cacciari tel 051/700362 Sezione di Parma: Piazzale Botto, 5 – 43100 Parma Resp.: Contessa Antonietta del Bono tel/Fax 0521/238439 Sezione di Piacenza: Strada ai dossi di le Mose, 11 29100 Piacenza Responsabile: Sig.ra A.Maria Galimberti tel 0523/331650
Sezione di Faenza: Via XX Settembre, 16 48018 Faenza (RA) tel 0546/22387 – 29704 – 662606 Sezione di Forlì: Via P. Maroncelli, 15 – 47100 Forlì tel 0543/32599 Sezione di Imola: Via Fratelli Bandiera, 19 40026 Imola (BO) – tel 051/26405 Sezione di Lugo: Piazza dei Martiri, 14 – 48022 Lugo (RA) tel 0545/23741 Sezione di Mirandola: Via Bottego, 7 – 41037 Mirandola (MO)
Sezione di Reggio Emilia: Via del Casinazzo, 3 – 42100 Reggio Emilia Sezione di Reggio Emilia: Via Monte Cusna, 10 42100 Reggio Emilia – tel 0522/942322 Responsabile: Geom. Franco Cacciari tel 051/700362 Rifugio Rocky tel 0522/576045
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Sezione di S. G. in Persiceto: Viale Baciadonne, 1 40017 S. G. in Persiceto (BO) tel 051/823181 Sezione di Spilamberto: Via Ponte Marianna, 3 41057 Spilamberto (MO)
Sos Angels: Piazza Matteotti, 7 – Parma Casella Postale 43010 Fraore (Parma) tel 0339/5738167 – Resp. Paolo Tebaldi Aff-Ass. felina ferrarese Resp. Donatella Pasqualini – Ferrara Gata-Gruppo Amici Tutti gli Animali Resp. Ivana Saponaro – Ferrara
Canile di Trebbo di Reno Sezione di Pavullo nel Frignano: Via Fontanelle, 7 – 41046 Palagnano (MO) Trebbo di Reno (Bo) tel 051/6325295 – Fax 051/4179920 C/O Sig. Macis Sezione di Ravenna: Via Mario Gordini, 27 48100 Ravenna tel 0544/36944 Casella postale – succursale 2 Pres. Carlo Locatelli Sezione di Parma: Via del Tagli, 7 – 43100 Parma tel/Fax 0521/992519–690827 Fax. 0521/73668 Associazioni: Centro Soccorso Animali: Via Peretti, 1/A – 41100 Modena tel 059/441339 Resp. Daniele Cavallini
Canile S.Giovanni Via Circonvallazione Veneto, 3 40017 S. Giovanni in Persiceto (Bo) tel 051/826796 Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotia e Selvatica: Monte Adone tel/Fax 051/847600 e-mail: info@centrotutelafauna.org http://www.centrotutelafauna.org Elisa Berti Leal: Sezione di Bologna Via Mezzofanti, 43 – 40137 Bologna tel 051/355978 - Resp. Sandro Bianchi
Ass. di Volont. Cinoservizio: Via Piratello, 43 48022 Lugo di Ravenna tel 0545/25639
Sezione di Ferrara: Via A. Modenesi, 16 44034 Copparo (FE) tel 0532/863943 - Resp. Eva Fabbri
Ass. Rifugio Ponte Ronca: Via Risorgimento, 442 40069 Ponte Ronca (BO) tel 051/752294 – 756415
Sezione di Piacenza: Via Centro, 213 – 29010 Alseno (PC) tel 0523/948292 LIPU – sede naz.le Via Trento 49 – 43100 Parma tel 0521.273043 – Fax 0521.273419 e-mail: ufficiostampa@lipu.it
Animal Liberation: Via Mascarella, 116 – 40126 Bologna tel 051/240989 Resp. Lilia Casali tel Libreria Naturista 051/231930 Serena Sartini Viale Montello 24/A – 47037 Rimini tel-Fax 051/27869
134
Toscana Lega del cane: Sezione di Massa Carrara: Piazza Mazzini, 25 – 54100 Massa
Responsabile: Sig. Roberto Guelfo tel 0585/254655 Sezione di Grosseto: Via Torre Trappola – Grosseto Responsabile: Prof. Erasmo Rondanelli tel 0564/24943 Sezione di Val di Cecina: Loc. le Badie Responsabile: Eike Lunardi tel 050/695043
Sezione di Livorno: Via della Vittoria, 18 – 57100 Livorno tel 0586/892076 C/O Dott.ssa G. Giusti Annamaria Rocco tel 0586–491263 Sezione di Lucca: Piazza della Magione, 6 55100 Lucca tel 0583/53482 Sezione di Pisa: Viale B. Croce, 107 – 56125 Pisa tel 050/20027
Sezione di Versilia: Responsabile: Elisa Romanini tel 0584/942482
Sezione di Pistoia: Largo S. Biagio, 135/E – 51100 Pistoia tel 0573/20346
Sezione di Apuania: Via Canalmagro Loc. Monte Pepre Massa Carrara Responsabile: Pietro Andrea Zarotto tel 0585/254655
Sezione di S. Giov. Valdarno: Lung. G. Reni, 10 52027 S. Giovanni Valdarno (AR) C/O Sig.ra Sarchi
Sezione di Firenze: tel 055/821107 Sezione di Prato: tel 0574/570843 Sezione di Cecina: tel 0586/662439 Sezione di Rosignano: tel 328/2222184 Enpa: Sezione di Arezzo: Via U. della Cella, 124 – 52100 Arezzo Rifugio del Cane e del Gatto tel 0575/357650 Sezione di Firenze: Via Ricasoli, 73/R – 50122 Firenze tel 055/213296 Fax. 055/218943
Sezione di Siena: 53035 Monteriggioni (SI) tel 0577/57049 – 149 Fraz. S. Colomba Sezione di Siena: Loc. S. Colombo 53035 Monteriggioni (SI) tel 0577/57049 Associazioni: AMA (Ass. Mondo Animale): Via di Rosano, 72 50012 Bagno a Ripoli (FI) tel 055/696110 Ass. Amici del Cane: Via Montalvo, 20 50013 Ciampi Bisenzio (FI) tel 055/890076 oppure Via dei Conti, 9 – Firenze tel 055/214950
Sezione di Follonica: Via Gran Sasso, 31 – 58022 Follonica (GR) tel 0566/53922 – C/O Sig.ra Cappellini Fondo Protez. Socc. Anim.: Viale Mangiavacchi, 35 Sezione di Grosseto: 53026 Pienza (SI) tel Via Gorizia, 32/B – 58100 Grosseto tel 0564/23433
135
Movimento UNA: Via Provinciale, 58 50037 San Piero a Sieve (FI) Presidente: Ebe Dalle Fabbriche tel 055/848019 – Cell.0330/73119 Fax 055/848567
Galleria Cavalieri Via V. Veneto, 21 – 53036 Poggibonsi (Si) tel 329/2170596–330 / 620508 329/9648107
Leal: Unione Amici del Cane e Gatto: Via dei Sezione di Marina di Carrara: Via della Bassa, 118 Conti, 6/R – 50132 Firenze 54036 Marina di Carrara tel 055/289471 tel 0585/786269 Presidente: Alberto Alberti Resp. Diana Foggi Cell. 0347/2627223 Aristogatti: Via Majorana – 50053 Empoli (Fi) Serena Francesca tel 0571/591791 Alessandra Ulivieri Ass. Amici del gatto: Via dell’Agave, 8 – 57128 Livorno Marusca Giacomelli
Sezione di Viareggio: Largo Risorgimento, 6 55049 Viareggio (LU) tel 0584/49558 Resp. Maria Grazia Piastri
Lav: Borgo Allegri, 27 r – 50122 Firenze Resp. Ilaria Marucelli Lan – Lega antivivisezionista nazionale: tel Sede 055/245433 Piazza Libertà, 36 R 50129 Firenze tel casa 055/361783 Presidente: dott. Macoschi tel 055/571805 Ass. Salvezza Animali: gestisce canile di S. Umbria Lorenzo a Pagnatico Lega del Cane: tel 050/576273 – 864983 Pagnatico (PI) Sezione di Foligno: tel 0742/23656 Michela Associazione Animalista Livornese: Via Muratori, 29 – 57100 Livorno Enpa: Sezione di Assisi: ASA: Via S. Gabr. dell’Addolorata, 24 Via Amerigo Vespucci, 19 – 56100 Pisa Assisi (PG) - tel 075/812666 Amici del mondo animale C/O Sig.ra Trionfetti Viale Matteotti, 27 – Firenze Sezione di Foligno: tel 055/579339 Via Piermarini, 54 – 06034 Foligno (PG) LIDA tel 055/8375028 – 487174 tel 0742/353542 Lega Antivivisezione diritti dell’uomo e Casella Postale 116 tutela dell’ambiente Resp. Luana Pucci tel 0742/340547 Piazza Libertà, 36r – Firenze oppure tel 0742/353650 tel 055/571805 Sezione di Gubbio: Canile del Termine Via Perugina, 62 – 06024 Gubbio (PG) Via del Termine – Sesto Fiorentino (Fi) C/O Sig. Paoli tel 055/444689
136
Sezione di Perugia: Via Cino da Pistoia, 52/A 06100 Perugia - tel 075/36565 Canile: tel 075/398490 Resp. Paola Tintori tel-Fax 075/6978792 Cell. 03606631211 Sezione di Terni: Via C. Battisti, 98 – 05100 Terni tel 0744/300738 C/O Scuola Magistrale Angeloni
Sezione di Santa Marinella: Via Aurelia Km 19 – Santa Marinella Responsabile: Giovanni Mossino tel 0766/511231 Sezione di Ladispoli 00055 Ladispoli (Roma) tel 0766/51123
Sezione di Amelia: STR. Capo di Sopra, 6/A 95022 Amelia (TR) tel 0744/983271 - C/O Sig.ra Clerico
Enpa: Sede centrale nazionale: Via Attilio Regolo, 27 – 00192 Roma tel 06/3242873–874 Fax 06/3221000 Presidente: dott. Paolo Manzi e-mail: enpa@enpa.it www.enpa.it
Associazioni: Lupus in Fabula: Casella Postale 13 61041 Acqualagna (PS)
Sezione di Frosinone: Via Mastruccia, 59 – 03100 Frosinone tel 0775/872126 c/o Sig. Spaziani
Legambiente Altri Animali: Urbino - tel 0722/2990–320785
Sezione di Latina: Via Terracina – 04100 Latina c/o Palazzo Inadel
Lazio
Sezione di Viterbo: Via Piave, 28 – 01100 Viterbo tel 0761/220356 C/O Sig.ra Chiaravalli
Ufficio Diritti Animali: Via Aldovrandi, 12 – Roma Resp. Monica Cirinnà, Patrizia Tripepi tel 06/3217951 – 3215188 – 32650570 Fax 06/32650568 Lega del cane: Sezione di Roma: Via Cimarra, 13 – 00184 Roma Responsabile: Sig.ra Andreina Andreotti tel 06/99800207 Via S. Tommaso d’Aquino, 15 tel 06/39722215 - tel 06/3210547 Sezione di Monte Rotondo: Via Aeronautica Monte Rotondo (Roma) Responsabile: Maria Antonietta Berna Gentili tel 06/9004836
Associazioni: Miciopolis: Via Panisperna, 237 – 00184 Roma tel 06/4870824 ANPA: Via dei Giornalisti, 85 – 00135 Roma tel 06/35450097 Leal: Via Carlo Sforza, 10 – 02100 Rieti tel 0746/485526 Resp. Simona Aguzzi L.I.D.A.: Presidente: Laura Girardello Via di Piazza Vascello, 7 00137 Ronciglione (VT) tel 0761/612075
137
Giovanni Peroncini Via Andrea Barbazza, 118 00168 Roma - tel 06/6270839 Rifugio “Antonio Huete Y Aranda”: Via Aurelia km. 48,80 Resp. Giovanni Massimo tel 0766/511231 PETA – Animalisti Italiani: Via degli Ontani, 32 – 00172 Roma Resp: Walter Caporale tel 06/23232569 – Fax 06/23232598 e-mail: animallib@mclink.it www.animalisti.it Comitato per il Rispetto del Cavallo: Casella Postale 12 – 00063 Campagnano di Roma (Roma)
A&A: Via Campo Ligure, 1 Roma tel 06/3055609 Asta: tel 06/4506162 – Roma Canile di Porta Portese: tel 06–5818318 – Roma Lav: Via Sommacampagna, 29 – Roma tel 06/4461325 mail: c.troiano@infolav.org www.infolav.org Enci Del. di Roma: Via Trinità dei Pellegrini,1 tel 06/8558096
AGA – Amo gli animali: Via Ovidio, 26 – 00183 Roma tel/Fax 06–6879105 Ass. Prot. An. Domestici Abbandonati Cell. 0347–6834422 (Paoletta Grassilli) “Panda Coccone e compagni”: Via Firenze, 13 – 00043 Ciampino (Roma) Resp. Marina Ripa di Meana tel 06–6878527 Ass. Zoofilia Ecologica Laziale: Via Maremmana III Km. 0,800 P.An.D.A.: Via Firenze, 13 00030 San Cesareo (Roma) 00043 Ciampino – Roma tel / Fax 06/7963702 Fondo Imperatrice Nuda: Resp. Viviana Frigino Via P. A. Micheli, – 00197 Roma Ass. Rifugio delle code felici Ass. Volontari Canile di Porta Portese: Via A. di Mileto, 30 – 00124 Roma Via Portuense, 39 – Roma tel 06/50911805 tel 06/5818318 – 06/5810078 Nuova Cuccia Arca–Ass. Romana Cura Animali: Montelibretti (Roma) - tel 338/1500703 Via Luigi Robecchi Brighetti, 29 00154 Roma - tel 06/5756085 AVAR–Il Faro, Ass. Volontari pro Animali Randagi Anpana: Via Portunna 48 – 00054 Fiumicino (RM) Via Ostiense, 152/b – 00100 Roma tel-Fax 06/6580613 tel 06/5740916 - Fax 06/578073 Ass. Torre Argentina e-mail: info@anpana.it e-mail: torreargentina@tiscalinet.it Lai: Via Prenestina, 1085 Roma tel 06/22420585 (il rifugio ha ricevuto però svariate denunce)
138
Marche Lega del cane: Sezione di Jesi (AN): Piazza della Repubblica, 9 60035 Jesi (AN) Responsabile: Sig.ra Mirella Onorati tel 0731/60002 Sezione di S. Ben. del Tronto: Via Menocchia, 31 Montefiore dell’Aso Responsabile: Arch. Domenico Pietroforte tel 0734/938562 oppure tel 0735/781512 – 86464
Legambiente Altri Animali di Urbino: tel 0722/2990 – Urbino (PS) tel 0722/320785
Puglia Lega del cane: Sezione di Molfetta: Via Paolo Poli, 25 – 70056 Molfetta (BA) Responsabile: Sig. Antonio de Bari tel 080/8852709 Sezione di Francavilla Fontana: Via Grottaglie – Francavilla F. Responsabile: Cosimo Passaro tel 0831/502999
Sezione di Tolentino: Contrada Ributtino, 37 – Tolentino Responsabile: Roberto Aliscioni tel 0330/751740 Sezione di Camerino: Loc. Colle Camerino Responsabile: Ing. Roberto Cola tel 0737/644330
Sezione di Monopoli: C.da Da Torre d’Orta Monopoli Responsabile: Ilaria Alba
Enpa: Sezione di Ancona: Via D. Chiesa, 22 – 60123 Ancona tel 071/32673
Sezione di Ruvo di Puglia: Via Provinciale – Ruvo Corato (BA) Resp.: Michele V. tel 080/829990
Sezione di Pesaro: Corso XI Settembre, 27 – Pesaro 0721/65886 Sezione di S. Benedetto del Tronto: Via S. Moretti, 44 S. Benedetto del Tronto (A.P.) Fax 0735/588902 Associazioni: Pluto Progetto Fauna: Via Faleriense, 271 63019 Sant’Elpidio a Mare (AP) tel 0734/810111 Leal: Via S. Moretti, 44 63039 S. Benedetto del Tronto (AP) tel 0735/588902 – Resp. Daniela Balestra
Sezione di Ortanuova: Località “La Palata” Orta Nova Responsabile: Addolorata Iannuzzi tel 0885/791506
Sezione di Alessandria: Via Monteverde, 37 – Alessandria Resp.: Ing. Vittorio Ronza tel 0131/63294 Sezione di Trani: Vico Pozzo delle Botti – Trani (BA) Responsabile: Piero Pastorelli tel 0883/496549 Sara Cinzia Ceci tel 0883/508796 tel 0883/482392 Sezione di Brindisi: tel 0831/517440 Sezione di Putignano: tel 347/9232842 Sezione di Ostuni: tel 333/3627977 Enpa: Sezione di Bari: Via della Costituente, 43 – 70121 Bari C/O Avv. Minervini
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Sezione di Foggia: Via Mastelloni, Pad. C – 71100 Foggia Sezione di S. Severo: Via Sanniti, 12 – 71016 S. Severo (PG) C/O Sig.ra del Sordo
Sezione di Aversa: Via Larga Carinaro – Caserta Responsabile: Emma Gatto tel 081/8111811 – 8111070 Sezione di Benevento: Contrada Rotola Ceppaloni (BN) Resp.: Laura Peri tel 0824/49913
Associazioni: Associazione per la difesa del cane “Don Sezione di Cava dei Tirreni: Via Gaudio Ferdinando”: Fasano (BR) Maiori – Cava dei Tirreni tel 080–793228–727291 Responsabile: Coordinamento Eco–Animalista: Prof. Giovanni Conti tel 089/463491 Via Antonio Gidiuli, 31 – 73100 Lecce Sezione di Ischia: tel 0832/308552 tel 081/987674 – 081/907883 Resp. Wanda Guido e-mail: covopri@covoprieca.com Sezione di Caserta: tel 339/5449828 Associazione Amici del Cane: Via Cavour, 23 74020 S. Marzano di S. Giuseppe (TA) tel 099/8575684 – 9574100 Resp.: Maria Borsci tel/Fax 099/8575684
Sezione di Torre Annunziata: tel 081/536304 Delegazione di Portici: tel 338/8618297 Enpa: Sezione di Avellino: Via Silvati e Morelli – 83100 Avellino C/o Campo Amalfi
OIPA Deleg. Foggia e prov.: Piazza D’Annunzio, 16 Sezione di Caserta: 71042 Cerignola (FG) Corso Appio, 54 int. 11 tel/Fax 0885/414156 Cell. 0338/9699544 – Resp. Savino Sgarro 81043 Capua (CE) tel 0823/622797 Fax. 0823/622979 Leal: Sezione di Bari: Sezione di Eboli: Via Argiro, 56 – 70121 Bari Via U. Nobile, 14 – 84025 Eboli (SA) tel 080/5211165 – Resp. Paolo Alba tel 0828/32857 Lega Amici degli Animali: C/O Sig. Piegari Via Manzoni, 5 – 70122 Bari Sezione di Napoli: ANPA – Canile Municipale Via Nuova Poggioreale, 46 Via Stazione – Grottaglie (TA) 80143 Napoli Resp. Grazia Parisi tel 091/285020 Fax. 091/285020
Campania
Associazioni: Lega del cane: ADDA (Ass. Dif. Diritti Anim.): Sezione di Napoli: Via Plinio il Vecchio, 50 Via Roma, 329 – 80134 Napoli 80053 Castell. di Stabia Responsabile: Prof.ssa Anna Conte Cappa tel 081/8704085 tel 081/415260 – 081/5099544
140
Agenzia Adozione An. Domestici: Via Compigliano, 108/34 A 84090 Filetta (SA) – tel 089/882158
Sezione di L’Aquila: tel 329/2736080
AIPA – Via Tagliamento, 18 83100 Avellino
Calabria
Ass. Difesa Gatto Randagio: Via Arenaccia – 80100 Napoli tel 081/7808021 UNA Uomo Natura Animali: Salerno – Ulisse Di Gilio tel 089/234209 FATA (Ass. Flegrea Tutela An.) rifugio in prov. di Napoli Ambiente e Fauna: Via Petrarca, 40 – 80122 Napoli Lega Pro Animale: tel/Fax 0823–859552 Resp. Dorothea Friz e-mail: legaproanimale@tin.it web.tiscalinet.it/legaproanimale Leal: Sezione di Benevento: Via Lungo Calore, 12 – 82100 Benevento tel 0824/25993 Resp. Alessandro Gallucci Sezione di Napoli: Via M. da Caravaggio, 52 80126 Napoli – tel 081/5931854 Resp. Vincenzo Falabella
Abruzzo Lega del cane: Sezione di Teramo: Via Vico Garofano, 15 – Teramo Resp.: Catia Durante tel 0861/242640 Sede di Pescara: Responsabile: Lina Bufarale tel 085/4312661 Fax 085/4314022 tel 085/4212979 Calabria: tel 0338/4778131
Lega del cane: Sezione di Lamezia Terme: Contrada Limiti fraz. Gizzeria (CZ) Responsabile: Fabio Settimio Cappelli tel 0968/437677 Sezione di Corigliano Calabro: Resp.: Marisa Chiurco tel 0983/854131 Enpa: Sezione di Catanzaro: Via Borelli, 16 – 88100 Catanzaro tel 0961/725625 Associazioni: Amici della Terra Cosenza: Via Isnardi, 47/C – 87100 Cosenza tel 0984/412792 sportello di inf. gratuite anche su animali per Cosenza Kronos 1991: Via Muratori, 60/43 89127 Reggio Calabria (RC) Ass. per la difesa del randagio Via Panebianco, 17 – 87100 Cosenza tel/fax 0984/31568 randagio@lycosmail.com randagio.cs@libero.it Resp.: Alessandra Foti Canile di Cosenza: Contrada Acqua Fredda, 5 87040 Mendicino (Cs) tel 0984/632124
Sicilia Lega del cane: Sezione di Messina: Viale S. Martino Isol., 37 98123 Messina Responsabile: Dott. Concetto Catanese tel 090/2935144
141
Iolanda La Rosa tel 090/2930112 Associazioni: Via Comunale cpl “La Perla Bianca” pal.A Ass. Siracusana Am. Animali: int.7 Via della Perciaiola, 9 – Siracusa tel 0931/721779 Sezione di Palermo: Viale Diana, 3 Amici del Cane: Parco della Favorita (PA) Via Galliani, 111 – 95048 Scordia (CT) Resp.: Elena la Porta tel 091/6251515 Ente Fauna Siciliana: Sezione di Lampedusa: Via G. Sanfilippo, 1 Paola Pizzicori tel 0922/971970 95030 Gravina di Catania (CT) Sergio Robaldo tel 0338/6078074 Piccolo Panda: tel 0338/9248102 Via Po, 24 – 96100 Siracusa Sezione di Gela: tel 0933/930557 EDIGA–Ente Difesa Gatti Sezione di Trapani: Via Alessandro telesino, 113 Via P. Mascagni, 54/c – 91100 Trapani Palermo tel 338/8051867 – 0923/547500 (Rif. del gatto di Brancaccio) Resp. Maria Marzisi tel 091/6703252 Sezione di Enna: tel 0935/541294 Via Liguria, 1 - 90144 Palermo Sezione di Siracusa: Leal: tel 0931/21040 e 0931/754437 Sezione di Messina: Enpa: Via Panoramica (Linea Verde P.E.), Sezione di Abbadia S. Salv.: 1416 – 96168 (o 98100) Messina Via XXIV Maggio, 9 (Rifugio) tel 090/661901 – 090/311271 Abbadia S. Salvatore (SI) Resp. Agata Pandolfino tel 0577/779475 Lav: Sezione di Agrigento: Sezione di Caltanissetta: Via Pio la Torre, 20 V.le P.N.Galletti, 98 92100 Agrigento - tel 0922/25248 93017 San Cataldo (CL) C/O Cinzia Saieva tel 0934/572271 – Resp. Ennio Bonfanti Sezione di Messina: Via Tremonti, 84 – 98121 Messina tel 090/48951
Sardegna
Sezione di Palermo: Viale Croce Rossa, 115/C 90146 Palermo tel 091/523281 C/O Sig. Sparacino
Sezione di Sassari: tel 0328/9337920
Sezione di Ragusa: Vico Vincenzo Dierna, 17 97100 Ragusa tel 0932/623099
142
Associazioni: Ass. Prot. Animali Narboliese: Via Roma, 25 – 09070 Narbolia (Or) Resp. Lilli Porcedda tel 0783/57265 Amico Cane onlus: Via Don Minzoni, 23/c – 07100 Sassari tel 347/4143918 – 347/3418013 Fax 079/214703 L’Arca dei Gatti: Via Emilio Lussu S. Teresa di Gallura (Ss) Resp. Rossana Vallino tel 333/5814529
Associazioni veterinarie: Asvep – Associazione culturale veterinaria di salute pubblica Via Sant’Agostino, 20 – 10122 Torino tel 011/4310762 – Fax 011/4310769 Presidente: Dott. Enrico Moriconi Scivac – Società culturale italiana animali da compagnia Palazzo Trecchi – 26100 Cremona tel 0342/460440 – 800/013075 tel 0372/460440 Fax 0372/457091 e-mail: info@scivac.it www.scivac.it
Lega del Cane: Sezione di Quartu S. Elena: tel 070/822600
Enpa: Via Deledda, 3 08048 Località Bachidda Tortolì (Nu) tel 0782/622913
143
Indice Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3
Cani e gatti quotidiani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5
Una cittĂ da cani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 Dalle parole ai fatti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 Mondo bestia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 Internet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111 Libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117 Pagine gialle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126