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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
manifestazione silenziosa degli ecologisti
Marcia tra la neve: «Il parco della Lessinia non si tocca» Giada Zandonà VERONA. «Una dichiarazione d’amore del popolo della Lessinia per le sue montagne e per i montanari che le abitano»: così Alessandro Anderloni, promotore dell’iniziativa, ha definito la manifestazione di ieri mattina nel Parco Regionale della Lessinia, nel Veronese. Passi silenziosi e determinati di migliaia e migliaia di persone di tutte le età che avanzavano piano sulla neve fresca caduta nella notte, da Conca dei Parbari a Rovrè Veronese, per far percepire la loro presenza e dire no al taglio di quasi il 20% del Parco. Un evento che ha coinvolto secondo gli organizzatori quasi 10 mila persone che hanno voluto festeggiare in anticipo i 30 anni del secondo Parco nato in Veneto, prima che per vo-
L’emozionante momento conclusivo della lettura corale della poesia
Atalmi (Cgil) critica il governatore della Lega «Eravamo degli invasori al fianco di Hitler»
«Alpini morti in Russia per la democrazia» Polemica per un post di Zaia su Nikolajevka
I post di Zaia e di Atalmi sull’anniversario di Nikolajevka
LA POLEMICA
olemiche sui social per un post del presidente del Veneto Luca Zaia che commemora gli alpini caduti nella battaglia di Nikolajevka del 26 gennaio 1943. Il governatore su Facebook scrive che erano andati a combattere «per difendere gli ideali di democrazia e libertà». Passaggio poi subito eliminato dopo che alcuni commentatori, fra cui Nicola Atalmi (segreteria provinciale Cgil di Treviso) gli avevano fatto notare che si trattava di «un esercito invasore e aggressore a sostegno di Hitler». Zaia su Fb cita Mario Rigoni Stern, lo scrittore di Asiago che con il “Sergente nella neve” (1953) ha regalato una delle più autorevoli testimonianze letterarie della seconda guerra mondiale, alla quale l’autore partecipò con gli alpini sul fronte russo. Ma sempre di guerra d’invasione si trattava e nelle pagine di Rigoni Stern
P
emerge il dramma di un esercito mandato a morire per la follia di Hitler e Mussolini. Proprio questo ricorda Nicola Atalmi. «Secondo il Presidente #Zaia le truppe italiane aggregate a Hitler per attaccare la Russia combattevano “per gli ideali di libertà e democrazia” così invece di commemorare i nostri morti del ‘43 vittime del delirio mussoliniano li ridicolizza. Se lo avesse sentito Mario Rigoni Stern...» —
lontà della commissione regionale con il progetto di legge 451, venga ridotto da circa 10.000 a 8.211 ettari. Una leggera nebbia ha avvolto gli ecologisti lungo i 5 chilometri di marcia senza musica, slogan, bandiere o simboli, per non turbare la quiete di un luogo ameno e per dare modo di riflettere durante il cammino, terminato verso le 13 a San Giorgio di Bosco Chiesanuova. Al termine della passeggiata, la folla si è radunata per far sentire la propria voce e lo ha fatto leggendo all’unisono una poesia che racchiudeva i valori, i profumi, i suoni e la vita del Parco Regionale della Lessinia. Un momento di incontro e scambio a cui hanno partecipato oltre cento associazioni da tutto il Veneto, di cui anche alcune padovane ed euganee, che ha messo as-
sieme otto sezioni del Cai veronese che con numerose azioni si prende cura dei sentieri e della vita del Parco «siamo contro la riduzione, non ne capiamo il motivo. Ci sono dei problemi nei vaj ma tagliare i confini non è la risposta. Anche in città ci sono regole da rispettare come in un parco e se si instaura un dialogo si trovano le soluzioni, che ad oggi non sono mai state proposte» commenta il Presidente del Cai di Trignano Nicola Zampicinini. «Se diamo la possibilità a centinaia di cacciatori di entrare nei vaj, sicuramente avremo più danni all’ambiente di quelli che fanno i cinghiali». Alla camminata erano presenti anche diversi consiglieri regionali: il gruppo Pd con Fracasso, Azzalin e Salemi, Pietro Ruzzante di Veneto 2020. «Siamo l’unica regione
in Europa che vuole ridurre un parco anziché ampliarlo. È incomprensibile l’atteggiamento della giunta Zaia verso questo ambiente meraviglioso» dice Ruzzante, secondo cui ci sono tutti i presupposti per evitare la riduzione: «È stato espresso un parere sulla legge senza sentire il Parco, quindi bisogna rifare tutto da capo». La Lessina è la sua terra e la conosce molto bene Alessandro Anderloni, dato che l’ha portata in teatro e al cinema con i suoi spettacoli e documentari: «Tutte queste persone qui oggi stanno dicendo che vogliono bene ai montanari, che sono pronte a sostenerli e questo deve essere un messaggio a tutto il popolo italiano. Ii Parchi non devono essere ridotti di un centimetro. Ciò che è protetto deve rimanere tale in tutta Italia».— © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Attualità
IL CASO VENEZIA Potrebbe esser stato l’utilizzo della mascherina il motivo che ha portato alcuni ragazzini veneziani a sputare contro la coppia di giovani sposini cinesi. L’ipotesi scaturisce dal racconto della ragazza, Shiyu Qian, che ieri, all’indomani dell’aggressione, ha raccontato al Gazzettino la sua versione dei fatti, accompagnata da GianMaria Micheletti, titolare dell’agenzia di affittanza turistica Get Flat. E lei stessa era stata vittima di un episodio analogo a Roma, pochi giorni prima: «Stavamo passeggiando lungo le Zattere perché, da studenti di architettura a Mantova, volevamo vedere casa Gardella nonostante fossero circa le sei sera. Poi, all’altezza della fondamenta Nani, due tre ragazzini, alti circa un metro e venti, quindi secondo noi avranno avuto circa sette anni, ci hanno sputato. Io mi trovavo dal lato interno della fondamenta, mentre mio marito era lungo il canale». Ad aver attirato l’attenzione dei bulletti potrebbe esser stata la mascherina: «In Cina la utilizziamo per proteggere gli altri da eventuali infezioni». Un aspetto culturale che quindi i giovanissimi possono non conoscere. Scontato invece che siano informati del virus che ha già mietuto decine di vittime in Cina. Da qui, forse, l’origine dell’affronto. «Avevano addosso un giaccone blu che assomigliava ad un’uniforme, forse si trattava di studenti di una scuola, o forse di una qualche associazione sportiva. Quello che ho capito è che hanno detto “cinesi” e qualcos’altro, io e mio marito conosciamo qualche parola di italiano, ma non abbiamo compreso tutto, poi sono scappati via correndo in una calletta».
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
«Ci hanno deriso e sputato per colpa della maschera» La sposina cinese racconta l’aggressione `«La indossiamo come forma di rispetto: subita con il marito a Venezia: «Uno choc» protegge gli altri da eventuali infezioni» `
NON È LA PRIMA VOLTA CHE CAPITA: A ROMA È TOCCATO A MIA SUOCERA E ANCHE ALCUNI NOSTRI COMPAGNI DI STUDI HANNO SUBITO GESTI SIMILI
marito ci siamo divisi - continua Shiyu Qian - Lui è stato seguito dalle ragazzine che l’hanno ripreso in un video e mi ha detto di esserci rimasto male, anche lì indossavamo la maschera. A quel punto mi sono sentita scioccata per quello che stava accadendo, non capivamo il perché. Quindi l’ho seguito e ho visto che le ragazze facevano finta di comprare qualcosa, in realtà stavano guardando il video appena fatto continuando a ridere e prenderci presumibilmente in giro». La rabbia così è cominciata a farsi sempre più spazio: «Mi sono avvicinata a loro e ho chiesto se ci fosse qualcosa che non andasse, ma continuavano a ridere e replicare qualcosa che non ho capito». Tutto a causa di una maschera? «Per noi non è normale usarla sempre, ma questo non è un periodo normale, per noi è una questione di rispetto per il prossimo, ma non so se sia per quello. Pochi giorni fa ci trovavamo a Roma, alcuni ragazzini all’uscita da scuola, che indossavano lo zaino, hanno sputato a mia suocera, io non me ne ero nemmeno accorta».
IN ITALIA PER 2 ANNI
Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione albergatori, esprime esprime le sue «scuse» per conto delle principale categoria che si occupa di turismo». Anche per GianMaria Micheletti, titolare dell’agenzia Get flat Venice che gestisce l’appartamento dove alloggia la coppia di cinesi, «l’episodio è molto grave e non deve più accadere, serve rispetto per le persone. Queste cose non fanno bene all’immagine della città, in più tra i problemi legati all’acqua alta e il periodo non proprio florido, è importante far capire a tutti che il turismo è una risorsa». T.B.
E alla mente torna anche l’aggressione a suon di spunti, di pochi giorni fa, alla studentessa universitaria polesana in treno. Atti di razzismo che sembrano moltiplicarsi: «Altri nostri compagni di studi sono stati vittima di episodi simili in Italia, mai a Mantova». I due sono studenti all’università di Mantova e resteranno in Italia per circa due anni, grazie ad un programma di scambio culturale. Proprio per questo si sono sentiti feriti: «Possibile che Italia e Cina stiano creando rapporti di scambi culturali e si venga trattati in questo modo? Per noi cinesi è importante conoscere la cultura italiana, ma lo scambio presuppone qualcosa che vada oltre al semplice studio». Alla fine Shiyu Qian ha elogiato l’agente turistico che li ha assistiti: «Meno male che ci sono persone come lui, che si è reso subito disponibile nei nostri confronti, chiamandoci e assicurandosi che tutto fosse ok, non possiamo che ringraziarlo». Tomaso Borzomì
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LA COPPIA Shiyu Qian e il marito Jialiang Shen - entrambi studenti di architettura a Mantova - a spasso per Venezia con la mascherina e, a destra, la fondamenta dove è avvenuta l’aggressione con gli sputi da parte dei ragazzini
Il sindaco: «Un episodio vergognoso» Il prefetto: «Frutto del clima di odio» `Le scuse della città
Ciambetti: «Ignoranza e maleducazione»
IL SECONDO AFFRONTO
LE REAZIONI
Intorno - spiega la ragazza di 25 anni - c’era molta gente, ma forse a causa dell’oscurità nessuno si è accorto di nulla. Sul momento la coppia ha deciso di lasciar perdere. I coniugi hanno proseguito il loro giro veneziano arrivando vicino a casa, nei pressi di San Giacomo dell’Orio, dove altre tre ragazze, più o meno 15enni, si sono rese protagoniste di un altro gesto: «Quando siamo entrati alla Coop io e mio
VENEZIA Vergognoso. Definisce così il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro lo sputo dei ragazzini rivolto alla coppia di giovani cinesi avvenuto nella serata di sabato a Venezia. Ma se il gesto più eclatante è stato apertamente condannato, non è passato inosservato anche il comportamento delle tre teenager che hanno preso in giro i due. «È vergognoso, da stigmatizzare
assolutamente perché Venezia è, e rimane, una città aperta ed accogliente nei confronti di tutti quanti». Brugnaro ha poi fatto notare come sia necessario abbassare i toni del dialogo ribadendo come la città sia storicamente una città crocevia di culture e di scambi da sempre: «Il frutto di urlare al pericolo può portare a questo, bisogna farsi un esame di coscienza ed evitare sensazionalismi». La pacatezza richiamata da Brugnaro è stata sposata anche dal prefetto veneziano Vittorio Zappalorto, che condanna il gesto: «Sì, è vergognoso. Ma è anche il frutto di un clima in cui si semina odio verso il prossimo. È importante educare sin da gio-
vani i propri ragazzi per evitare che accadano queste cose». Anche per il presidente del Consiglio regionale veneto, Roberto Ciambetti, l’episodio è grave: «Sputare addosso a una persona è un gesto di disprezzo inaccettabile, come è inaccettabile che ragazzine si divertano a canzonare e deridere delle persone. Ai turisti cinesi va tutta la mia solidarietà e le scuse, perché il popolo veneto non si riconosce in questa maleducazione e in atteggiamenti incresciosi che non sono di certo segno di sinofobia, ma stupide bravate, brutte testimonianze di maleducazione e ignoranza. La giovane età dei protagonisti non è una attenuante».
LE CATEGORIE
La Memoria nel Ghetto più antico Brugnaro: Segre cittadina onoraria LE COMMEMORAZIONI VENEZIA Liliana Segre potrà essere cittadina onoraria anche del capoluogo del Veneto. L’ha annunciato ieri il sindaco Luigi Brugnaro, dal palco del teatro Goldoni, dov’è stato celebrato il Giorno della memoria. «Venezia è e sarà sempre in prima linea per difendere la liberà di tutti e per arginare episodi di richiami fascisti che, anche di recente, hanno tentato di infangare la nostra millenaria storia di città culturalmente, religiosamente e ideologicamente aperta», ha detto l’amministratore fucsia, riferendosi all’aggressione di Capodanno in piazza San Marco all’ex parlamentare Arturo Scotto, mentre Paolo Gnignati, presidente della Comunità Ebraica, ha sottolineato: «La memoria non può essere condivisa tra noi e i fascisti, ma la Costituzione ha disegnato un alto compromesso tra le diverse componenti della società, per-
Il sindaco di Milano
mettendoci di mantenere una società aperta e democratica».
IL MESSAGGIO
Il cartello di Sala: qui vive un antifascista “Antifa Hier”, qui vive un antifascista. È questo il senso del cartello che il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha voluto appendere fuori dalla porta di casa sua in segno di solidarietà per quanto accaduto a Mondovì (Cuneo) dove la casa di una partigiana è stata imbrattata con una scritta antisemita. Sala ha postato la foto della porta di casa sua con il cartello su Instagram e sotto ha commentato: “Qui vivo io”
Stamattina alle 11 la ricorrenza a Venezia sarà onorata in campo di Ghetto Novo, il più antico del mondo, con una cerimonia a cui prenderanno parte anche il governatore Luca Zaia e una delegazione di consiglieri regionali guidata dal presidente Roberto Ciambetti. Tra questi ci sarà pure Alberto Villanova, che domani sarà relatore in aula del via libera definitivo alla legge che promuove iniziative di conoscenza della Shoah: «Dobbiamo tenere alta la co-
STAMATTINA ALLE 11 LA CERIMONIA CON ZAIA PAPA FRANCESCO: «DAVANTI ALL’ATROCITÀ NON È AMMISSIBILE L’INDIFFERENZA»
STRETTA DI MANO Il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente Paolo Gnignati ieri sul palco del Teatro Goldoni (LUIGI COSTANTINI FOTOATTUALITÀ)
scienza del dolore sofferto e del valore della libertà umana». In vista di questo 27 gennaio, ieri anche papa Francesco ha voluto lanciare un messaggio di vicinanza nel corso dell’Angelus: «Ricorre il 75° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Davanti a questa immane tragedia, a questa atrocità, non è ammissibile l’indifferenza ed è doverosa la memoria. Domani (oggi, ndr.) siamo tutti invitati a fare un momento di preghiera e di raccoglimento, dicendo ciascuno nel proprio cuore: mai più!».
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LA FIACCOLATA Intanto resta alta l’attenzione a Mondovì, in provincia di Cuneo, dove il Giorno della memoria è stato oltraggiato dalla comparsa della scritta “Juden hier” sulla casa della deportata Lidia Beccaria Rolfi. Una fiaccolata raggiungerà stasera sera l’abitazione della famiglia Rolfi, partendo dal Palazzo Comunale. «La città vuole esprime così la sua solidarietà alle persone offese – spiega il sindaco Paolo Adriano – e affermare con forza il suo “no” ad ogni forma di antisemitismo, razzismo, ignoran-
za». Mentre le indagini proseguono, il figlio Aldo ricorda: «Mia mamma e Primo Levi erano molto amici. Si era conosciuti negli anni Cinquanta, all’associazione deportati di Torino. Telefonava a mamma e le diceva: “Vengo a trovarti perché ho bisogno di aria del campo...”. Vissero due esperienze diverse, ma le condizioni erano le stesse. Mio papà doveva lasciarli soli a volte per una giornata interna: sedevano di fronte e si parlavano. Perché tra loro si capivano. Anche nei silenzi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
La scomparsa
Morto Michou, il re del cabaret che ispirò “Il vizietto” È scomparso a 88 anni “Michou” (nella foto), l’uomo simbolo del più tradizionale cabaret parigino, proprietario del locale che portava il suo nome - “Chez Michou”, nel cuore di Montmartre - e che ogni sera, per 63 anni, ha accolto vip e gente comune ai suoi tavoli, presentando personalmente lo spettacolo che, di volta in volta, andava in scena. A Chez Michou si
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ispirava, fra l’altro, la Cage aux folles, il cabaret al centro del film «Il vizietto». Sempre vestito di blu da capo a piedi, occhiali compresi, Michou (nome d’arte di Michel Catty), ha creato il cabaret «trasformista», proponendo fin dal primo dopoguerra spettacoli con uomini travestiti da donne, molti anni prima dell’ondata delle «drag
queens». Dal 1956, il suo piccolo locale è sempre stato pieno, le «Michettes» in scena - truccatissime - divertivano i presenti ai tavoli con parodie a volte feroci dei personaggi del momento ». Chez Michou«, negli anni, ha rivaleggiato con il Moulin-Rouge al Lido, al Crazy Horse. Nel 2005, Michou ricevette l’onorificenza della Legion d’Onore. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Gianfranco Bardelle, padovano, 79 anni, novello sposo dopo essere rimasto vedovo, è il numero uno del Coni regionale «Seimila società sul territorio, quasi 500 mila atleti, ma ora servono investimenti certi per programmare questi Giochi» de di via Altinate e mi sono ritrovato presidente dalla mattina alla sera. Ho imparato a sciare, accompagnavo la squadra allo Stelvio, ho inforcato gli sci e via. In poco tempo da 20 soci siamo diventati 800! Si partiva da Piazza Insurrezione con cinque pullman per Passo Rolle, molto turismo, corsi per imparare a sciare, ma anche una squadra agonistica che aveva il punto di forza in Carlotta Baggio”.
L’INTERVISTA gni dieci veneti c’è un atleta: sono 487.915 su 4 milioni e 900 mila abitanti. Il Veneto è, dopo la Lombardia, la regione più sportiva d’Italia per numero di praticanti e di società, per impianti. Il calcio fa la parte del leone, uno ogni cinque. Nella classifica dell’indice di sportività dei capoluoghi di provincia, Treviso è al quarto posto davanti a Trento e Trieste. Nelle prime trenta ci sono quasi tutte le città venete, è appena sotto Belluno, in basso soltanto Rovigo. Lo sport è un mondo enorme sul quale poggia un grande tessuto industriale: tremila le imprese venete del settore. Stanno per piombare come cicloni benefici le grandi occasioni dei Mondiali di sci e delle Olimpiadi invernali. Ma il governo dello sport aspetta ancora che la politica decida cosa fare. “Siamo in alto mare, non si capisce se lo sport sul territorio sarà gestito dal Coni nazionale o da “Sport e Salute” che è una società per azioni. Io sono stato eletto dal popolo dello sport con altri sette, tra i quali il campione olimpionico Rossano Galtarossa, per gestire la presenza dello sport nel Veneto e ora non so chi stabilisce le regole. La politica non sa essa stessa cosa fare, “Sport e salute” è senza vertice e non si trova chi possa dare nuove indicazioni al Coni sui fondi da gestire”, dice Gianfranco Bardelle, padovano, 79 anni, presidente del Coni del Veneto dal 2006. Dopo le Olimpiadi di Tokio passerà la mano: “Ma non so se sarà piena o vuota!”. Il Coni lo ha appena insignito del collare d’oro al merito sportivo, accanto alla Pellegrini e a Bebe Vio. Fino al 2000 per garantire lo sport italiano c’era il Totocalcio, in anni di boom della schedina il Coni faceva il pieno. Poi il Totocalcio ha chiuso, sconfitto da Superenalotto con vincite mostruose e da scommesse online giocabili a tutte le ore. Così lo Stato è intervenuto con una legge che assegna allo sport 440 milioni di euro, il 70% è ripartito alle federazioni in base al numero dei praticanti. Spiega Bardelle: “Il Veneto aveva un importo fisso e la grande fortuna di avere la Fondazione della Cassa di Risparmio Padova e Rovigo che ogni anno metteva a disposizione due milioni per le attività sportive e i Comuni danno una mano”. Gianfranco Bardelle, nonno di quattro nipoti, rimasto vedovo si è risposato nei giorni scorsi con Marta che è figlia di padovani emigrati in Brasile. Anche un
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«SIAMO L’UNICA NAZIONE AL MONDO DOVE NON C’È UN’ORA DI GINNASTICA NELLE SCUOLE ELEMENTARI»
È difficile guidare il Veneto dello sport? “Le società del Veneto riconosciute dal Coni sono 6 mila, i tesserati quasi mezzo milione, e abbiamo 200 mila volontari. Il Coni non è solo calcio, pallavolo, pallacanestro, tennis, che sono federazioni importanti; è un calderone di 48 federazioni e di 18 federazioni associate che rappresentano le discipline sportive che non vanno alle Olimpiadi. Ci sono federazioni piccole che portano grandi risultati ai Giochi, penso al canottaggio e soprattutto alla scherma. Il Coni Veneto è in piena salute, ha tutte le discipline sportive e come risultati portiamo a casa sempre tutto a ogni livello. E’ stata fatta un’indagine nelle regioni sulla presenza di impianti sportivi: il Veneto ha solo 7 comuni dove non ci sono impianti e sono quelli sotto i duecento abitanti, in montagna. In molte regioni il 30% dei comuni non ha niente”.
Al vertice dal 2006 dopo i Giochi di Tokyo lascerà la carica
SPORTIVO Gianfranco Bardelle, sopra con Francesca Bortolozzi; sugli sci e il giorno del matrimonio
«Olimpiadi, un’occasione d’oro per il nostro sport» fratello di Gianfranco ha fatto fortuna negli stati del Sud dove gli italiani sono tanti e il “talian” è stato riconosciuto lingua ufficiale. Come è arrivato al mondo dello sport? “Vengo dalla Federazione sport invernali, sono nato come presidente dello Sci Club di Padova. Ha anche un passato da assessore socialista del Comune di Padova ai Lavori Pubblici, nei primissimi anni ’90. Ho praticato lo sci, con la squadra della Cassa di Risparmio di Padova ho partecipato ai campionati europei di bancari. Mi sono sempre piaciuti anche il tennis e il nuoto, per anni come lavoro ho gestito impianti sportivi. Da queste pisci-
ne padovane del Bassanello abbiamo mandato due ragazze agli ultimi mondiali: Renata Spagnolo e Alice Carpanese che nella staffetta 4x100 con la Pellegrini hanno sfiorato il podio. Ci sono Elisa Pasini, primatista italiana sui 1500, e Piergiorgio De Felice, campione italiano nei 50 stile libero. Adesso si allenano da noi Matteo Furlan, vicecampione del mondo sui 25 Km, e Ilaria Cusinato sul podio europeo nei 400 misti. Il campione paralimpico Francesco Bettella è allenato da un nostro tecnico, Moreno Daga. Questa è la piscina più antica, qui è nata Novella Calligaris la prima leggenda del nuoto femminile. Dal 1986 con regolare gara d’appalto è affidata alla Padova Nuoto di cui sono stato
presidente e amministratore, dopo l’incarico del Coni la mano è passata alle mie figlie Daniela e Valeria. Cinque piscine coperte, una vasca olimpica; ne gestiamo altre a Rovigo, Conselve, Legnago... Solo al Bassanello quest’anno abbiamo 2000 iscritti. Tra dipendenti e collaboratori lavorano centinaia di persone”. Come era la Padova sportiva di un bambino degli Anni Quaranta? “Appena finita la guerra per giocare andavamo tutti nel patronato del Duomo, gli oratori erano il campo, la pista, la palestra. A scuola ho sempre avuto professori che ci hanno fatto amare lo sport, al “Calvi” l’insegnante di francese Tassan stravedeva per
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il Petrarca rugby. Il professore di Educazione fisica, Giovanni Pertile, era un mito: è morto a 101 anni, ha continuato a praticare lo sport da ultranovantenne disputando campionati in giro per il mondo per il getto del peso e del giavellotto. Io facevo sport, ma non emergevo: Tassan non mi ha mai consigliato al Petrarca. Preferivo il calcio e giocavo difensore, non ho perso una partita del Padova all’Appiani. Io ero solo calciofilo: Rocco-Rocco-Rocco!”. Un calciofilo col pallino del dirigente? “Negli Anni ’70 conosco il generale Pasqualini che presiedeva lo Sci Club e cercava un sostituto, ero entrato per visitare la se-
C’è un problema con le scuole? “L’Italia è l’unica nazione al mondo che non ha un’ora di educazione fisica alle elementari. Deve essere lo Stato a mettere come obbligatoria nelle scuole elementari l’attività motoria. Invece fino ai 10 anni è tutto lasciato ai genitori, ai nonni, ai volontari. Lo sport, però, si inizia a quattro anni! E dopo i 14 anni cosa succede? Il 60% degli studenti superiori fa sport, poi se ne perde la metà”. L’orizzonte è affollato di grandi eventi: Mondiali e Olimpiadi di Cortina… “I Mondiali erano già definiti e Zaia è stato bravissimo a inserirsi per l’organizzazione dei Giochi invernali. Sono una enorme occasione. Prima del 1956 Cortina era molto meno conosciuta, con le Olimpiadi è diventata un richiamo internazionale. L’importante è controllare gli investimenti, badare che i nuovi impianti siano fatti in maniera intelligente e, soprattutto, siano utili per il futuro. Non sono soldi buttati al vento, sono un investimento”. Le mancherà lo sport dopo Tokio? “Mi mancheranno gli amici atleti: la Pellegrini che ha un posto d’onore; Bebe Vio che ho praticamente vista nascere; e quelli della scherma che nel Veneto sono una scuola di valore mondiale, a incominciare da Mauro Numa. Spero solo che chi mi sostituisce dopo tanti anni non abbia le mani legate dalla politica. Lo sport non ha e non può avere colore”. Edoardo Pittalis © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
La politica, le decisioni LA PROPOSTA VENEZIA La città di Venezia proporrà a Liliana Segre la cittadinanza onoraria. Lo ha detto ieri il sindaco lagunare Luigi Brugnaro, dal palco del teatro Goldoni Per la celebrazione del Giorno della memoria. «La Comunità Ebraica di Venezia pagò un doloroso tributo alla politica della discriminazione e dell’odio - ha detto Brugnaro La città ha oggi l’occasione per tornare a stringersi a voi in quel sincero abbraccio che non verrà mai a mancare. Ed è proprio con questo spirito e con la ferma convinzione che Venezia sarà sempre una città libera, democratica e capace di ‘fare Memoria’ dell’immane tragedia che fu la Shoah, che voglio annunciare la mia personale volontà di proporre al Consiglio comunale di assegnare la cittadinanza onoraria a Liliana Segre». Una scelta su cui il sindaco ha ragionato da tempo. Un annuncio tra l’altro che giunge in un momento in cui Venezia è al centro di episodi a sfondo discriminatorio dai quali le istituzioni hanno preso con fermezza le distanze, per rilanciare la vocazione inclusiva della città: l’aggressione squadrista a San Marco all’ex deputato di Leu, Vincenzo Scotto, le offese e gli sputi in treno a una studentessa di origine cinese da parte di una banda di ragazzini e, da ultimo, gli sputi e gli insulti a una coppia cinese. Al punto che lo stesso Brugnaro, assieme al prefetto Vittorio Zappalorto, a margine della cerimonia non ha esitato a definire quest’ultimo episodio «vergognoso, da stigmatizzare assolutamente perché Venezia è, e rimane, una città aperta ed accogliente nei confronti di tutti quanti»(ne riferiamo nel fascicolo nazionale a pagina 8).
LA PROCEDURA La voce di Venezia si è quindi unita al coro unanime di altre città italiane che di recente hanno voluto manifestare la loro vicinanza alla senatrice a vita. Toccherà ora al Consiglio comunale votare il provvedimento. La volontà di invitare la senatrice a diventare “veneziana” è stata accolta con favore da Azione Venezia tramite il coordinatore veneziano Matteo D’Angelo e da Passaggi a Nordest, l’associazione civica che aveva consegnato 500 firme a favore dell’accostare la Segre a Venezia: «Auspicavamo che, alla vigilia del 27 gennaio, giornata della Memoria dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olo-
Brugnaro: Liliana Segre sarà veneziana onoraria L’annuncio del sindaco al teatro Goldoni per il Giorno della memoria La risposta delle istituzioni agli ultimi episodi a sfondo discriminatorio `
causto, vi fosse un pronunciamento favorevole da parte della massima autorità cittadina. Così è stato e ne siamo felicissimi», ha commentato Stefano Tigani. Lo stesso legale ha poi aggiunto: «Si tratta per noi di una vera e propria azione di difesa e di presidio democratico dei valori sui quali basiamo la convivenza civile e culturale della nostra comunità. Azione resa ancor più necessaria in tempi nei quali vediamo riemergere in modo preoccupante gesti di intolleranza e di violenza che hanno investi-
to di recente anche la nostra città».
IL MESSAGGIO Liliana Segre è stato oggetto dell’inizio del discorso del sindaco al Goldoni, che ha ricordato il passato della senatrice a vita, sin da quando, giovanissima, fu deportata nei campi di sterminio e dai quali è sopravvissuta Davanti ad una platea gremita, il sindaco ha proseguito: «La nostra “civiltà” è stata capace dello sterminio», difendendo la memoria e l’obbligo morale di trasmettere quanto accaduto: «Tocca alla mia generazione, nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, fare tesoro delle testimonianze dei sopravvissuti, difendere la verità storica e, soprattutto, educare i giovani a non rimanere mai più indifferenti». Il primo cittadino ha poi preso posizione contro il negazionismo: «Anche oggi, tenta di cancellare, soprattutto nella Re-
«VERGOGNOSI GLI SPUTI AI TURISTI CINESI» LA PROPOSTA DI CITTADINANZA SARA’ AL VAGLIO DEL CONSIGLIO
te, quella che è stata una delle pagine più buie della storia dell’uomo». Dopo la presa di posizione contro il fascismo, Brugnaro ha continuato: «Abbiamo il dovere, attraverso coloro che ancora possono raccontarci da sopravvissuti quelle orribili pagine di storia, di tenere alta la guardia contro ogni forma di antisemitismo, razzismo, violenza e discriminazione e, ancor di più, dobbiamo ricordare tutti quei veneziani non ebrei che oggi hanno l’onore di essere stati inseriti nell’Elenco dei Giusti tra le Nazioni». Da ultimo, il sindaco ha ricordato l’importanza della “memoria”: «Domani, 27 gennaio, Giornata della Memoria, è la giornata della difesa della libertà. Qui a Venezia la difenderemo ad oltranza, perché la Comunità Ebraica deve sapere che questa città sarà sempre casa propria». Tomaso Borzomì © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gnignati: «Altre 12 pietre d’inciampo: Venezia ricorda» LA CERIMONIA VENEZIA Suggestione e commozione hanno accompagnato ieri mattina la cerimonia ufficiale del Giorno della Memoria voluto dal Comune di Venezia in collaborazione con la locale Comunità ebraica, a 75 anni dalla liberazione dei campi di sterminio. La manifestazione cittadina ha avuto luogo al teatro Goldoni, composta dai discorsi del sindaco Luigi Brugnaro e dal presidente della Comunità ebraica di Venezia, Paolo Gnignati. Più volte la platea gremita ha applaudito i loro interventi, riservando qualche lacrima all’esecuzione del “Canto delle Sapienze”, recital di musica e narrazione su brani originali del maestro Riccardo Joshua Moretti,
che si è esibito al pianoforte assieme a Nicola Tassoni (violino), Michele Pinto (viola), Giada Ester Gallo (violoncello), Pierluca Cilli (contrabbasso). «Anche quest’anno una importante iniziativa ha avuto impulso in città, in connessione con il Giorno della Memoria – ha esordito Gnignati – ovvero l’ulteriore posa di 12 pietre di inciampo, che porta a 90 il totale delle pietre posate, tra cui quella che ricorda il presidente della Comunità, Giuseppe Jona, morto suicida nel settembre 1943 a poche ore dalla presa di possesso di Venezia dell’occupante nazista, in segno di estrema resistenza ed opposizione alla violenza cieca che avrebbe portato alla deportazione di 246 ebrei veneziani, di cui solo 8 sarebbero ritornati dai cam-
pi». «Con questo gesto si mette in atto un’azione concreta e opposta a quella che i nazisti – aiutati dai fascisti – avevano in mente: trasformare l’ebreo in un numero privo di identità, una massa nemica che, come tale, andava annientata, eliminando la memoria dell’ebreo come individuo e così rendere normale, accettabile, l’opera di “disinfezione sociale”, realizzata con la de-
OGGI ALLE 11.30 IN GHETTO LA CERIMONIA CON IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LUCA ZAIA
SUL PALCO Un altro dei momenti della cerimobia di ieri
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portazione ed uccisione nei campi. “Chi salva un uomo salva un mondo, chi uccide un uomo uccide il mondo”, è un insegnamento della tradizione ebraica. La pietra d’inciampo ripara almeno in minima parte il male che ha colpito l’individuo, perché gli restituisce un’identità negata e lo reinserisce nel mondo a cui è stato strappato». «Queste cose sono successe e sono figlie di una società totalitaria dove l’ebreo era stato disumanizzato e mostrato dalla propaganda come un nemico che rappresentava un’infezione sociale da eliminare. Il Giorno della Memoria è un giorno di impegno civile che ci richiama alla consapevolezza che, per quanto difficile sia il percorso, solo una società basata sulla responsabilità individuale e sulla capa-
cità di un progetto che veda al centro la persona e i suoi valori fondamentali è lo strumento che ci può permettere di affrontare le sfide davvero sempre più impensabili che la storia ci propone già oggi e sempre più ci proporrà in futuro». Questa mattina il Giorno della Memoria continuerà al Ghetto con la visita delle due delegazioni regionali di giunta e consiglio, guidate dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Alle 11.30 Zaia e il presidente del consiglio Roberto Ciambetti deporranno una corona d’alloro al monumento dei deportati del Ghetto Nuovo. Sei fiammelle verranno accese davanti al monumento e verranno recitati salmi. Tullio Cardona © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Elezioni comunali, patto in dirittura con la Lega che chiede il vicesindaco Con il segretario Andrea Tomaello numero 2 a Ca’ Farsetti ci sarebbero anche 2 assessorati pesanti: commercio e sociale `
VERSO LE ELEZIONI VENEZIA È vicinissimo l’accordo ufficiale tra il sindaco Luigi Brugnaro e la Lega per le elezioni comunali. A parole sarebbe tutto fatto, mancherebbe la ratifica. Un tandem che rafforzerebbe la posizione del primo cittadino uscente e la sua aspirazione ad essere rieletto già al primo turno. Fonti molto ben accreditate all’interno dei Fucsia come del partito di Salvini danno per imminente la firma dell’intesa che vedrebbe riconosciuta la carica di vicesindaco al commissario provinciale della Lega Andrea Tomaello e, probabilmente, un paio di assessorati – si dice Commercio e Sicurezza, ma in ballo potrebbe entrare anche il Sociale se Simone Venturini facesse il salto in Regione – e la presidenza di un paio di Municipalità (Mestre la prima richiesta). Da ambo i fronti, com’è normale che sia, va in scena il gioco delle parti.
LE POSIZIONI
IL TEATRO GOLDONI Sopra e nell’altra pagina, le celebrazioni del Giorno della memoria, con il sindaco Luigi Brugnaro, il prefetto Zappalorto e Paolo Gnignati. Nel tondo Liliana Segre
Se qualche esponente vicino al sindaco frena – «vediamo anche il risultato in Emilia Romagna» – Tomaello si schernisce, ma nell’argomentare pronuncia una frase che è un messaggio: “«Con Brugnaro ci siamo vi-
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sti il 20 gennaio. Sul tavolo abbiamo messo i nostri punti. Vorremmo chiudere questa settimana, altrimenti noi partiamo con un nostro candidato». Che semplicemente non esiste o almeno sarebbe un nome di bandiera usato per fare pressioni sul sindaco. Strategie, ma intanto un altro segnale di avvicinamento è il commento che Tomaello fa della proposta lanciata da Brugnaro di concedere la cittadinanza alla senatrice Liliana Segre: «In questo momento Segre è un simbolo riconosciuto. Darle la cittadinanza non è per me un problema».
STRATEGIE Se L’obiettivo di Brugnaro è sbaragliare la concorrenza al primo turno, quello della Lega è andare al governo della città con quel peso specifico in Giunta che oggi non ha e con la forza dei numeri in Consiglio comunale che, in caso, potrebbero
NEL CENTROSINISTRA NON TUTTI SONO CONVINTI DI BUGLIESI IL RETTORE IERI HA INCONTRATO IL GRUPPO 25 APRILE
mettere in difficoltà la maggioranza. Il sindaco è già in piena campagna elettorale e dopo il Punto comune di Mestre ha aperto quello di Zelarino e nei prossimi giorni inaugurerà quello di Venezia, a Rialto.
CENTROSINISTRA Intanto il centrosinistra dialoga, s’incontra, ma ancora non trova la quadra. Le forze della coalizione sono molte e si sono date il termine di fine mese per capire come arrivare alla scelta del candidato: se facendo le primarie, un tempo considerate lo strumento di partecipazione per antonomasia e oggi sempre più spesso bollate come “divisive”, oppure se lanciando un profilo condiviso. Il nome più gettonato è quello del rettore uscente di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, ma laa sinistra notoriamente gli preferirebbe Gianfranco Bettin. Insomma, non a tutti piace il rettore, ritenuto uomo di apparato. «Il valore fondamentale è stare uniti – avverte sibillino il deputato dem Nicola Pellicani – poi vediamo tutto il resto». Intanto ieri Bugliesi ha incontrato il Gruppo XXV aprile alla Bragora. Un incontro che l stesso Bugliesi ha chiesto si tenesse a porte chiuse. Alvise Sperandio © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
MAX CALDERAN, RECORD NEL DESERTO Dopo 522 km continua la traversata del deserto Rub Al Khali dell’esploratore pordenonese Max Calderan tra record e una violenta tempesta di sabbia
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Sanità, il ministro Boccia apre a Zaia «L’adeguamento degli stipendi per l’Azienda ospedaliera `«Gli aumenti non saranno bloccati, serve un chiarimento di Padova è condiviso, non è un’impugnativa politica» Con l’autonomia regionale il problema sarebbe superato» `
L’APERTURA VENEZIA Politicamente sono distanti anni luce. Uno, Luca Zaia, governatore del Veneto, è esponente di spicco della Lega che non vede l’ora di scalzare il governo giallo-rosso di Giuseppe Conte; l’altro, Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, uomo del Pd, oltre a trovarsi tra le mani il dossier dell’autonomia, ha anche il compito di analizzare ed eventualmente impugnare le leggi delle Regioni. Esattamente quello che ha fatto con tre norme del Veneto in materia di sanità. Eppure, tra i due non volano coltelli. Zaia è stato il primo a usare il fioretto della diplomazia («Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato, ma cercherò anche un dialogo con il ministro»). E il ministro ha accettato la mano tesa: «L’intervento del Veneto sui medici è condivisibile, è il metodo a essere sbagliato. Bisogna lavorare insieme per risolvere i problemi».
LA CONDIVISIONE Le norme del Veneto contestate dal Governo quelle della legge del 25 novembre 2019 riguardanti l’assunzione dei medici specializzandi, la perequazione degli stipendi ospedalieri e l’esonero del personale che già opera nella sanità veneta dalla preselezione concorsuale. «L’obiettivo della norma della Regione Veneto, impugnata dal governo, sull’adeguamento degli stipendi per l’azienda ospedaliera universitaria di Padova è assolutamente condiviso - dice il ministro Boccia - Tuttavia, è molto radicato in diverse amministrazioni centrali il dubbio che l’articolato regionale, co-
«SONO CERTO CHE INSIEME CON IL PRESIDENTE DEL VENETO TROVEREMO UNA SOLUZIONE»
me formulato, si ponga in contrasto con i principi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica e invada la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. Non si tratta di impugnative politiche, basti pensare che nella stessa seduta del Cdm abbiamo impugnato, sempre sulla sanità, norme sia del Veneto che della Puglia. Non si bloccano gli aumenti di stipendio ma si chiede alla Consulta di chiarire se lo strumento adottato confligge con previsioni normative di rango superiore e, addirittura, costituzionali». Il ministro ammette: «Purtroppo la legislazione è confusa e va fatta chiarezza. Con la legge quadro sull’autonomia questo problema sarebbe superato. Anche per questa ragione vanno evitate polemiche inutili».
LA PROPOSTA Boccia puntualizza: «Nessuno ha bloccato alcun aumento. È stato chiesto alla Consulta di esprimersi su una legislazione caotica e non aiuta che, in questo caos, le Regioni normino temi settoriali in leggi di bilancio che diventano degli omnibus assumendo tutti i difetti delle leggi di bilancio centrali. Lo dico battendomi da anni sulla necessità di leggi di bilancio pulite e coerenti». Collaborazione, dunque? «Il rapporto con Luca Zaia è improntato sul rispetto e fiducia reciproca e sulla leale collaborazione e sono sicuro che troveremo insieme una soluzione - dice Boccia - Intanto questa polemica non ha alcun senso perché la legge regionale resta valida nel nostro ordinamento e, qualora davvero, nel contestarla, il governo non ne avesse colto correttamente la portata, la Corte Costituzionale, con il consueto rigore che la contraddistingue, rigetterebbe il ricorso proposto. Ma, essendo davvero il governo ben predisposto al dialogo, confermo la disponibilità ad un tavolo di confronto per valutare la possibilità di individuare soluzioni condivise per risolvere il problema ben prima della decisione della Corte e, magari, scongiurandola». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sul Gazzettino 14
Nordest
BANCA DEGLI OCCHI: STAMINALI CONTRO LA MACULA La cura della degenerazione maculare senile attraverso le cellule staminali: è il progetto di ricerca presentato a Treviso dalla Banca degli Occhi
Domenica 26 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Zaia: «Sanità, una legge uguale per tutti» `Dopo l’impugnazione delle norme venete, scatta la proposta `«Si potrebbe equiparare il trattamento degli specializzandi «Parlerò con il ministro per sanare una legislazione carente» in tutta Italia, così molte altre Regioni farebbero come noi»
LO SCONTRO TREVISO La forza di codici e tribunali. Ma anche il fioretto della diplomazia per costruire soluzioni che mettano in un cassetto polemiche e bracci di ferro. Sono i due fronti che vedono impegnato il presidente del Veneto Luca Zaia, deciso a difendere “con ogni mezzo” quelle tre norme legislative della Regione che il Governo vuole cancellare, davanti alla Corte Costituzionale. Zaia ribadisce, con fermezza: «Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato. Ma cercherò anche un dialogo con il ministro». L’affondo è partito dal Governo, su proposta del ministro dem agli Affari regionali Francesco Boccia, che ha deciso di sollevare alcune questioni di legittimità davanti alla Corte Costituzionale per quanto riguarda le tre norme legislative del Veneto relative agli specializzandi in medicina con borse di studio finanziate dalla Regione, obbligati a restare a lavorare in Veneto per almeno tre anni, che riguardano poi la rideterminazione del trattamento economico dei medici dell’Azienda Ospedaliera di Padova e, infine, la possibilità di assumere utilizzando graduatorie concorsuali di altre amministrazioni. «Ne parlerò con il ministro alla Sanità e spero che si riesca a trovare una soluzione», anticipa Zaia. Come? «Ad esempio, il Governo potrebbe tranquillamente emanare un decreto legge e sanare i problemi di una legislazione tuttora carente». Il problema delle borse di studio per gli specializzandi in medicina, ad esempio, sta particolarmente a cuore a Zaia. La Regione ne finanzia 90
VINCOLO DI PERMANENZA SUL TERRITORIO PER CHI HA UNA BORSA DI STUDIO: «SE INVESTO IN FORMAZIONE DEVO ESSERE CERTO DI AVERE UN RITORNO»
IL CASO PADOVA È bufera nella sanità padovana sullo stop del governo all’aumento degli stipendi. Il primo ad alzare la voce è Giampiero Avruscio, direttore di Angiologia all’Azienda ospedaliera e presidente Anpo, promotore della rivolta dei camici bianchi di via
I numeri contestati
5 gli anni successivi alla specializzazione con una borsa di studio della Regione in cui il medico deve partecipare ai concorsi banditi in Veneto
3 gli anni in cui il medico è chiamato a prestare servizio in Veneto
all’anno per una spesa di 10 milioni. Uno sforzo che si aggiunge alle borse di studio previste dalle Scuole di specialità a livello nazionale. «Devo essere certo che se investo soldi in formazione, quell’investimento tornerà indietro nel territorio veneto. Oggi è una certezza che manca. Ma quale azienda formerebbe i suoi dipendenti per sapere che se ne andranno via tutti, appena ottenuta la specialità?». Per evitare la fuga Zaia ha escogitato il “blocco” dell’emigrazione dei cervelli. Vuoi la borsa di studio veneta? Resti in Veneto a lavorare. Un discorso che - a detta del Governo - farebbe più di qualche piega. Ma Zaia rin-
Rizzotto (Lista Zaia)
cara: «Se ci fossero maggiori certezze, sarei disposto a raddoppiare, triplicare i finanziamenti. E sarei disposto, addirittura, a finanziare la specializzazione dei medici all’estero, magari al Centro tumori di Boston». Zaia apre anche un altro fronte: «Se il Governo legiferasse in materia, equiparerebbe il trattamento degli specializzando in tutta Italia. E molte altre regioni mi seguirebbero, finanziando la specializzazione dei medici del territorio».
LE CARENZE «Si è di fronte a un’assurdità. In Italia mancano 56mila medici e 1300 in Veneto per un organico
GOVERNATORE Luca Zaia
1.300
«Così si bloccano tutti gli stanziamenti» «Dopo questo nuovo segnale di guerra contro il Veneto da parte del Governo pentapiddino, mi sorge spontaneo un pensiero: dopo l’ autonomia che non arriva e che non vogliono far arrivare, ora che vogliono tenere anche le redini delle decisioni che fanno capo alle competenze regionali, a Roma stanno forse pensando, dopo le Province, di abolire anche le Regioni?». Mentre il governatore veneto pensa alla mediazione, la consigliera Silvia Rizzotto (Lista Zaia) va all’attacco, pronta a «scendere in trincea». Così si rischia il blocco dell’ adeguamento degli stipendi dei medici padovani e l’incremento delle borse di studio per i medici specializzandi: «Questi investimenti sono e sarebbero finanziati in toto dalla Regione Veneto».
i medici che mancano nella pianta organica della sanità veneta
SPECIALIZZANDI Una manifestazione a Padova nel 2013
La rivolta dei camici bianchi padovani: «Vergognoso, noi pagati meno di altri» nostante l’elevato peso assistenziale, l’elevato livello di complessità delle patologie dei nostri pazienti, nonostante l’elevato rischio clinico dei nostri interventi».
scorso ottobre, aveva avviato una raccolta firme tra i colleghi padovani per chiedere il trasferimento in massa a Verona. Un gesto di protesta che è riuscito ad accendere i riflettori della Regione sul
ideale. Diciamo che, nell’immediato, in Veneto c’è bisogno di almeno 250 medici per garantire il ricambio tra nuovi ingressi e pensionamenti o fuoriuscite» fa i conti il governatore. Per cercare di tappare le falle la Regione si è “inventata” una serie di soluzioni che non sono piaciute affatto al Governo. «Mi sono dato da fare e ho portato avanti l’assunzione di 500 medici laureati ma non specializzati. Apriti cielo! Dopodichè ho siglato un accordo con le Università di Padova e Verona perché gli specializzandi entrino in corsia già al terzo anno. E anche qui, solo critiche. Ancora. Ho portato avanti norme che sono diventate leggi a livello nazionale come i medici che a 65 anni possono decidere se andare in pensione o restare in servizio».
IL CASO PADOVA Poi, c’è l’altra nota dolente che riguarda l’equiparazione degli stipendi dei medici ospedalieri padovani con quella dei colleghi del resto della regione. «Ho previsto fondi per 2 milioni e 200mila euro all’anno all’Azienda Ospedaliera di Padova. Ma il Governo mi ha bloccato. Non si tratta di aumenti. Magari potessi aumentare gli stipendi dei medici. Non esiste una norma che consenta alle Regioni di fare salti in avanti con gli stipendi. E anche se ci fosse una norma, oggi ci mangerebbero i soldi». Così, Zaia battagliero annuncia: «Il Governo dice che queste sono norme che non ci competono. Ma il Governo non legifera. Risponderemo presentando appello. Ci difenderemo davanti alla Corte Costituzionale perché la tutela della nostra comunità è fondamentale». Poi, la mediazione: «Le soluzioni non vanno trovate in Tribunale. C’è la legge per delineare una strada maestra, uguale per tutti, che consenta alle nostre comunità di sentirsi tutelate in un settore delicato come quello della sanità. Avere ospedali che funzionano e bravi medici penso che siano obiettivi comuni. Spero che il ministro Speranza mi appoggi». Valeria Lipparini © RIPRODUZIONE RISERVATA
Da anni la distribuzione dei fondi di posizione a medici delle varie Ulss mostra sensibili variazioni, differenze che dipendono anche dalla gestione dei “tesoretti” delle singole aziende. Lo stesso vale per il personale sanitario, in particolar modo per tecnici e infermieri. «Siamo preoccupati per questa decisione che si ripercuoterà sulla trattativa in Azien-
`Ieri sul Gazzettino
l’apertura del governatore Luca Zaia: «Lotteremo in ogni sede perché i veneti possano avere un servizio sanitario adeguato, ma cercherò anche un dialogo con il ministro»
L’APPELLO VENEZIA Il Partito Socialista lancia un «appello alla ragionevolezza» agli alleati del centrosinistra del Veneto perché tutti assieme facciano uno sforzo e si presentino uniti alle elezioni regionali. A chiederlo è il segretario regionale del Psi Luca Fantò. «Edgar Allan Poe, uno dei più grandi scrittori di orrore di sempre, ci ha spiegato come non vi sia passione peggiore che quella dell’uomo che sull’orlo del precipizio, temendo di cadervi dentro, vi si precipita. L’impressione - dice Fantò - è che questa terribile passione abbia colto l’intero centrosinistra del Veneto che, di fronte alla possibilità di una disfatta elettorale clamorosa e senza precedenti, medita di presentarsi con ben tre differenti candidati alla presidenza
DISPONIBILITÀ Il ministro Francesco Boccia e il governatore del Veneto Luca Zaia
I socialisti agli alleati del centrosinistra: «Tutti uniti alle elezioni» della Regione». E cioè Arturo Lorenzoni per i civici, il Pd per conto proprio, idem la lista che riunirà Italia Viva, Azione, Psi, +Europa. «Così, come noi socialisti sosteniamo da tempo, di fronte all’opportunità di dare un segnale storico all’Italia intera dimostrando che è possibile, nonostante i pronostici, capovolgere una situazione che vede il centrodestra vincente, tutte le forze del centrosinistra piuttosto che lanciare un guanto di sfida coraggioso alla destra leghista, sembrano voler scegliere il basso profilo e battersi per ottenere un manipolo di consiglieri regionali», dice Fantò. Che lancia un «appello alla ragionevolezza
all’intero centrosinistra veneto, da Rifondazione comunista a Italia Viva, passando per la coalizione che sostiene Lorenzoni, per gli amici repubblicani, per Calenda. Si convochino tutte le forze politiche riformiste e tutte convergano insieme con la consapevolezza che il Veneto può realmente
IL SEGRETARIO LUCA FANTÒ: «PRESENTARSI ADDIRITTURA CON TRE CANDIDATI SAREBBE UN SUICIDIO»
farsi paradigma politico del riformismo italiano».
FUORI IL M5S Il segretario dei socialisti, che pure parteciperà alla formazione di una lista unica con renziani, calendiani e boniniani, dice che presentarsi con più candidati governatori sarebbe «un suicidio». E il M5s? «Se i pentastellati sono un elemento di rottura, meglio tenerli fuori». Ma tutto il centrosinistra - ribadisce - deve correre unito: «Il Veneto può essere il luogo d’inizio di una riscossa della ragionevolezza, del ritorno alla politica del buonsenso. Noi socialisti non abbiamo, per ora e purtroppo, la forza politica per farlo da soli ma abbiamo l’esperienza per suggerirlo». E il candidato governatore chi potrebbe essere? «Noi ce l’avremmo, ma gli altri non lo accetterebbero». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Lessinia, migliaia alla marcia L’ira di Zaia: progetto in salita
SULLA NEVE Per gli organizzatori, almeno seimila manifestanti hanno marciato ieri in Lessinia contro la proposta di ridurre la riserva naturale
ne, ora la strada del progetto di legge sarebbe più irta delle salite affrontate ieri dai manifestanti.
presenze: «Tanta gente che vuol bene al parco, alla Lessinia, a chi ci abita e ci vive». Pure il deputato dem Diego Zardini guarda al governatore: «Ora Zaia fermi lo scempio e rilanci con risorse adeguate le attività sostenibili». Concorda Manuel Brusco (M5s): «Ci rivolgiamo direttamente al governatore: il parco della Lessinia è bene collettivo». Valdegamberi parla di «linciaggio di massa contro la riserva indiana dei pochi montanari sopravvissuti», ma forse dovrà spiegare a Zaia se accusa anche lui di «arroganza sociale del peggiore ambientalismo da salotto»... (a.pe.)
LA PROTESTA VENEZIA A migliaia in marcia sulla neve contro il taglio del Parco regionale della Lessinia: stando alle stime degli organizzatori, almeno seimila i partecipanti. Più un convitato di pietra, il governatore Luca Zaia, non meno arrabbiato di loro con i promotori della contestata proposta, pur trattandosi dei leghisti Alessandro Montagnoli ed Enrico Corsi e del cimbro Stefano Valdegamberi, cioè di uomini della sua maggioranza. Secondo i beninformati di Palazzo, proprio grazie all’intervento del presidente della Regio-
NESSUNA CONCERTAZIONE A scatenare l’ira di Zaia sarebbe stato il fatto che il testo, di iniziativa dei tre consiglieri, non sarebbe stato concertato con i capigruppo del centrodestra né tanto meno con la Giunta. Al punto che lo stesso governatore ne avrebbe scoperto l’esistenza solo dopo le polemiche scatenate dall’opposizione e dalle associazioni. Proprio lui, destinatario degli appelli ambientalisti, sui social è stato però ritratto (con tanto di vignetta) come “il taglia-
parchi” che ha deciso la riduzione di 1.794 dei 10.201 ettari della riserva naturale, ritenuta in zona Balbi «una porcheria». Di qui la sua irritazione, culminata nella richiesta allo zaiano Francesco Calzavara, presidente della commissione Territorio, di cercare una soluzione al pasticcio, poi trovata nella formale richiesta alla Comunità del Parco di esprimere il suo parere. In questo modo l’approvazione già avvenuta, in attesa del vaglio di Bilancio, è stata di fatto azzerata.
ARGOMENTO SCOMPARSO Oltretutto l’argomento non compare nemmeno all’ordine
del giorno della seduta di giovedì prossimo. «Credo che Zaia sarà costretto a bloccare Montagnoli e gli altri», dice Andrea Zanoni (Pd), presente alla manifestazione insieme ai colleghi Orietta Salemi, Graziano Azzalin, Anna Maria Bigon e al capogruppo Stefano Fracasso, soddisfatto delle
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GOVERNATORE FURIOSO CON I TRE CONSIGLIERI DELLA MAGGIORANZA PROMOTORI DEI TAGLI ZANONI (PD): «CREDO CHE LI BLOCCHERÀ»
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 IL MATTINO
PADOVA
braccio di ferro con roma
«Non si penalizzino i medici padovani» Il sindaco Giordani prende posizione sulla bocciatura del Governo all’aumento dei fondi: «Gap salariale inaccettabile» L’impugnazione da parte del Governo della legge regionale che, fra le altre cose, aumentava i fondi accessori per i lavoratori della sanità padovana, dirigenti medici e personale di comparto, turba anche il sindaco Sergio Giordani che chiede venga posto rimedio a un gap inaccettabile. IL SINDACO
«Più volte ho sottolineato come il gap salariale che da anni si abbatte su medici e operatori sanitari di Padova sia un grave problema che ora, anche alla luce degli ingentissimi investimenti infrastrutturali in vista, è assolutamente tempo di sanare. Sono in sofferenza gli organici, sono
Il sindaco Sergio Giordani, il governatore Luca Zaia e il ministro Francesco Boccia
sottoposti a stress i sanitari» rileva Giordani, «si rischia un insidioso scivolamento verso il privato e l’emigrazione dei medici verso altre strutture. Ecco perché questo diventa un tema centrale per tutta la città e come sindaco è mio compito prestare attenzione e occuparmene con gli strumenti a me accessibili. Governo e Regione devono dialogare con spirito costruttivo e operativo» auspica il primo cittadino, «perché non vada buttato via il bambino con l’acqua sporca. Usare tutti gli strumenti contrattuali e di legge previsti, trovare un punto di incontro istituzionale nell’interesse di medici e operatori sanitari è fondamentale. Al centro c’è il sistema salute del nostro territorio. Non si scada in diatribe politiche, magari accentuate dagli imminenti impegni elettorali, perché sarebbe un grave errore. L’ospedale non è fatto solo di muri ma soprattutto di persone e professionalità. A breve» annuncia Giordani, «incontrerò le rappresentanze di chi vive ogni giorno l’ospedale, penso sia un mio dovere. A breve penso che avrò modo di rappresentare ai ministri Boccia e Speranza la complessità della questione chiedendo loro uno scrupoloso interessamento. E ugualmente faccio appello alla Regione perché il tutto non si risolva in uno scontro dal sapore politico ma siano battute tutte le strade ancora percorribili per uscire da questa impasse. Il fatto che chi opera nella sanità a Padova sia pagato meno è inconcepibile» chiude Giordani, «Regione e Governo sanino questa stortura con i mezzi possibili ma in fretta. Come sindaco darò tutto il mio appoggio ai lavoratori, ne va dell’eccellenza sanitaria padovana». IL MINISTRO
Il ministro per gli Affari regionale e le Autonomie Francesco Boccia, del resto, ha già sottolineato come l’obiettivo della norma regionale sia condiviso. Si pone però una questione tecnica: «È molto radicato in diverse amministra-
zioni centrali il dubbio che l’articolato regionale, come formulato, si ponga in contrasto con i principi fondamentali per il coordinamento della finanza pubblica e invada la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile» fa notare il ministro, «non si tratta di impugnative politiche, basti pensare che abbiamo impugnato, sempre sulla sanità, norme sia del Veneto che della Puglia». Il ministro precisa anche che l’atto de Governo non blocchi gli aumenti di stipendio: «Si chiede alla Consulta di chiarire se lo strumento adottato dalla Regione confligga con norme di rango superiore, addirittura, costituzionali. La legislazione è confusa e va fatta chiarezza. Con la legge quadro sull’autonomia questo problema sareb-
Il ministro Boccia «Non si bloccano gli incrementi ma serve una verifica» be superato e affrontato con chiarezza nell’Intesa tra Stato centrale e singola Regione. Anche per questa ragione vanno evitate polemiche inutili». I FONDI RIMANGONO
La questione principale, quindi, sembra la verifica sullo strumento normativo da adottare. Ma il ministro conferma che gli aumenti previsti non sono in discussione: «Nessuno ha bloccato alcun aumento. È stato chiesto alla Consulta di esprimersi su una legislazione caotica e non aiuta che, in questo caos, le Regioni normino temi settoriali in leggi di bilancio che diventano degli omnibus assumendo tutti i difetti delle leggi di bilancio centrali. La legge quadro sull’autonomia ci aiuterà ad andare oltre». Il ministro aggiunge: «Il rapporto con Luca Zaia è improntato sul rispetto e fiducia reciproci e sulla leale collaborazione e sono sicuro che troveremo insieme una soluzione». — Elena Livieri
il progetto
Mamme, la rete di servizi ora è a portata di app Un percorso nascita integrato, omogeneo, di facile accesso su tutto il territorio provinciale. È il progetto avviato dal tavolo di lavoro provinciale che raduna i rappresentanti di tutti i Punti nascita provinciali, reparti di Pediatria, consultori familiari, strutture convenzionate e ginecologi extra-ospedalieri di Padova. Unite le forze e sposati gli obiettivi comuni, gli esperti del gruppo di lavoro lavoreranno per il miglioramento della quali-
tà, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali rivolti alle oltre 7 mila donne che ogni anno partoriscono in Usl 6 Euganea e in Azienda ospedaliera. Lo strumento di raccordo per l’integrazione dei servizi materno-infantili è l’app “Sei Mamma Euganea”, che raccoglie tutte le indicazioni su dove, come, quando e con chi gestire la gravidanza e i primi anni di vita del bimbo nella provincia di Padova. —
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Treviso
Lunedì 27 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Ventuno voci per il Vangelo: «Un atto di pace» ` Da Benetton a Conte po gli stacchi musicali curati
vip e politici ieri in Cattedrale col vescovo L’EVENTO TREVISO Un coro di ventuno vo-
IL TAGLIO DEL NASTRO Il presidente della Regione Luca Zaia ieri mattina a Dosson di Casier per la 34esima Festa del radicchio (De Sena / Nuove Tecniche)
Il radicchio Igp come risorsa Zaia: «Volano per il turismo» `Il nodo Terraglio Est: «Costerà meno Il presidente dalla festa di Dosson: «Produrlo è promozione del territorio» e porterà benefici a residenti e imprese» `
LA KERMESSE TREVISO La grande kermesse del
radicchio rosso Igp a Dosson “condita” di tutte le buone ragioni: dalla chiusura dei cantieri del Terraglio Est a quelli della Pedemontana. Nella giornata di inaugurazione della 34esima edizione della Festa del radicchio è il presidente della Regione Luca Zaia a prendere parola per tessere le lodi del primo prodotto Igp che ha visto la luce in Europa: «Il radicchio è traino anche per il turismo».
GRANDI OPERE Ma la festa è stata occasione anche per fare il punto su due opere strategiche per la viabilità. Zaia parte dal Terraglio Est: del Terraglio Est. «Il percorso è stato rivisto e ottimizzato – ha spiegato – per poter passare da 25 milioni a 18 milioni di euro.
La spesa sarà a carico della Regione e, solo in parte, dei Comuni. Sgraverà Dosson dal traffico pesante e offrirà una viabilità utile alle imprese». Tra i complimenti per il grande lavoro di squadra dei tantissimi volontari e la sorpresa di scoprire che pure il sindaco di casa, Renzo Carraretto, è un produttore di radicchio (oltre che ex presidente dell’Associazione dei produttori di Radicchio rosso di Dosson) giunge l’annuncio atteso sempre ancora in tema di viabilità. Il completamento entro dicembre 2020 dei 94 chilometri della Pedemontana. Da Treviso Nord a Montecchio, ad oggi l’opera infrastrutturale più grande d’Italia: «Sessantotto chilometri sono ormai stati realizzati – ha ricordato il presidente della Regione –. Da Treviso nord si potrà raggiungere Montebelluna in 10 minuti, Bassano in 20 e Montecchio in
mezz’ora. Meno code, meno traffico, meno inquinamento. Questo è quello che vogliamo fare». Non mancano le domande “di riserva”. A chi tra i visitatori a Zaia chiede quanto ancora bisognerà aspettare per l’autonomia, il presidente risponde: «Arriverà sicuramente, come siamo riusciti a fare il consorzio del radicchio».
GLI OBIETTIVI Intanto per poter fare sempre meglio gli onori di casa al “Principe” della festa, sua maestà il radicchio, a Dosson si chiede di far posto quanto prima alla Pro loco, ad oggi assente. Tra gli ospiti, il prefetto Maria Rosa Laganà e gli europarlamentari Toni Da Re e Rossana Conte. Sul palco salgono i produttori premiati. Oltre al sindaco sulla necessità di far leva sul binomio “prodotto tipico-turismo” sono d’accordo tutti: da
Raimondo Dotta, presidente dei produttori a Federico Gasparin, presidente Unpli Treviso, da Natalino Salvato, presidente della Strada del Radicchio, ad Antonio Zamberlan, presidente della Banca di Monastier e Luisa Verto della Provincia. Intanto ai fornelli “Re radicchio” dà appuntamento a Dosson fino al 2 febbraio agli chef arrivati dal Trentino alla Puglia. Mentre si allunga pure la fila dei pullman partiti da diverse città d’Italia. Con i visitatori che presi per la gola dal radicchio non dimenticano nemmeno di visitare Treviso: «I produttori non fanno solo produzione ma anche promozione del nostro territorio – conclude Zaia – Non si fa turismo dove si mangia male. E il binomio turismo prodotti tipici è un volano strategico». Alessandra Vendrame © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ci note, una di seguito all’altra a proclamare senza interruzioni l’intero Vangelo di Matteo. A prender posto all’altare del Battistero della Cattedrale ieri sera personalità del mondo ecclesiale, delle istituzioni, delle Forze dell’ordine, dell’impresa, delle professioni e della cultura che si sono alternate per dare ciascuno la propria voce ai versetti della Sacra Scrittura. Tra i lettori anche il vescovo Michele Tomasi. La Chiesa trevigiana ha scelto di celebrare così la Domenica della Parola, voluta da Papa Francesco: «E’ un momento di ascolto di tutto il Vangelo di Matteo per esteso – ha detto don Michele Marcato, direttore dell’Istituto di Scienze religiose di Treviso e Belluno – Grazie alla disponibilità di proclamarlo. Ognuno lo farà risuonare in modo diverso e così il Vangelo risuonerà a sua volta in modo nuovo dentro ciascuno di noi».
TANTE EMOZIONI Versetto dopo versetto il Vangelo di Matteo ha preso così parola. A dare il là è don Giorgio Riccoboni, parroco della cattedrale con la lettura della genealogia di Gesù. Di seguito Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso, con il brano che ricorda l’arrivo dei Magi. Poi il Battesimo di Gesù sul Giordano letto dalla giornalista Maria Pia Zorzi. E ancora i versetti sulle Beatitudini proclamati dalla voce del notaio Edoardo Bernini. La parabola della casa sulla roccia letta da Andrea Marcon, musicista e direttore d’orchestra. La guarigione della suocera di Pietro e altri miracoli dalla voce di Francesco Benazzi, direttore dell’Usl 2. E ancora altre voci d’eccezione do-
dal coro Sine Nomine diretto da Edoardo Cervi e dalla violinista Luisa Bassetto. Quella di Alessandro Benetton, del sindaco di Treviso Mario Conte, del prefetto Maria Rosaria Laganà, dell’ex procuratore della Repubblica di Treviso Antonio Fojadelli, del presidente di Fondazione Cassamarca, Luigi Garofalo. Fuori un maxischermo fa ascoltare le letture anche a chi di passaggio in piazza Duomo trova un momento per fermarsi: «E’ un’emozione molto forte. E’ la prima volta che faccio un’esperienza come questa - ha detto il sindaco Conte – E’ bello che ci sia questo coinvolgimento della città che consente anche qualche minuto di riflessione anche a chi passa. Importante poi anche il coinvolgimento delle personalità. E’ un messaggio di pace importante. I valori cristiani restano un tesoro che noi facciamo crescere dentro di noi». Alessandra Vendrame
MAXISCHERMO IN PIAZZA DUOMO: PER FAR ASCOLTARE LE LETTURE: «UN GRANDE COINVOLGIMENTO»
IN BATTISTERO Alessandro Benetton legge il Vangelo
LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 LA NUOVA
REGIONE
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Le nostre inchieste: Its “fabbriche” di occupati / 3 finanziamenti
La Regione ci crede e stanzia più del dovuto VENEZIA. Last sta per Logi-
Enrico Liotta
Nicholas Calciano
Christian Caobelli
Filippo Alessandrin
Il sogno di tutti gli studenti: dallo stage al lavoro fisso Le aziende segnalano i fabbisogni formativi, ospitano i ragazzi insegnando loro il mestiere e generalmente se li riprendono una volta che il corso si è concluso VERONA.«È difficile che in
azienda ci sia qualcuno che ha studiato logistica come ho fatto io», dice Nicholas Calciano, 20 anni, studente del corso per Tecnico superiore logistica e trasporti 4.0. Nicholas, come molti altri studenti, ha frequentato un istituto tecnico anche durante il periodo della scuola secondaria e ha trovato in Last il percorso più adatto per attraversare il guado, spesso insidioso per tanti suoi coetanei, che porta dall’istruzione al lavoro. Ora dice: «Sono sulla strada giusta», soddisfatto di questi anni «di impegno e curiosità». Sta per chiudere il secondo stage del percorso formativo: «Spero mi confermino», dice, ma la sua è una speranza che è quasi già certezza: sono le stesse aziende a creare gli stage con la direzione, in modo che i giovani
studenti, appena dopo l’esame, possano avere un primo contratto. «Questi anni mi hanno aperto tante possibilità, ho lavorato in un’azienda a Brema per tre mesi, in Germania che è la patria della logistica; ho studiato bene tedesco e inglese e ho visto tanti aspetti diversi all’interno del mio settore. Questo amplia lo spettro di possibilità lavorative». Ne è convinto anche Filippo Alessandrin che sta seguendo il corso di User experience specialist: «A scuola avevo già appreso i linguaggi di programmazione, qui però ho imparato a pensare un sito anche guardando all’esperienza dell’utente, sviluppare applicazioni per smartphone, cybersecurity e Internet of things». Quest’ultima è una delle parole più usate nel mondo dell’innovazione: automatiz-
zazione e digitalizzazione di produzione e logistica. In altre parole Industria 4.0, uno dei fattori comuni a molti degli insegnamenti forniti a Last. Spiega Filippo: «Vedere così tante materie diverse fa sì che le possibilità di lavoro si amplino». Ma questo ampliamento è possibile anche grazie ai progetti e agli sforzi dei ragazzi, che parlano di marmitte, magazzini e camion con grande interesse e a volte entusiasmo. Marco Adami, anche lui ventun anni, dice inoltre di avere un’inclinazione che qualcuno non si aspetterebbe in un percorso alternativo all’università: la voglia di studiare accanto a quella di lavorare. Teoria e pratica, spiegano i ragazzi, vanno strettamente a braccetto nelle aule e i professori sono sempre disponibili ad affrontare insie-
Laura Speri
me casi particolari e problemi: «Non so se all’università c’è questo rapporto così stretto come quello che abbiamo qui con i docenti», spiega Marco che nei due stage ha visto sia l’aspetto di controllo qualità del trasporto dei cibi freschi, sia quello amministrativo. Anche per lui quindi tante porte aperte e il senso di libertà di poter scrivere la
Marco Adami
proprio carriera in modi diversi sempre però assecondando la sua passione. Così anche per Christian Caobelli: «Mi sono sempre piaciute le auto e volevo proprio accedere a quel mondo». Attraverso il percorso Tecnico superiore service manager automotive è entrato in concessionaria: la prima volta ha fatto il meccanico, nel secondo stage invece ha imparato a gestire la fase post-vendita. Una delle tante prime esperienze su cui gli studenti si sono lanciati con tanto desiderio di imparare: «Aspettiamo solo che qualcuno venga qui a insegnarci» spiega Nicholas. «In azienda mi sono fatto avanti e ho visto tante cose», aggiunge Christian, «i tutor erano molto disponibili e mi hanno anche lasciato da solo ogni tanto: è stata una grande soddisfazione». Come per Enrico Liotta, padovano, che ricorda: «Mi sono trovato da solo, in fase di post vendita, a gestire un cliente arrabbiato. Sono riuscito a rimanere calmo e a calmare anche lui, ma è stata una situazione in cui mi sono temprato. A casa i motori li ho sempre aggiustati io ma non sapevo che le pubbliche relazioni con i clienti mi piacessero così tanto». (a.l.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
stica, ambiente, sostenibilità e trasporti ed è un Its che sta per Istituto tecnico superiore. Gli its nascono con la legge 2 aprile 2007, n. 40 nell’ambito della riorganizzazione del sistema dell’istruzione e formazione tecnica superiore e sono stati disciplinati dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 gennaio 2008. Si tratta di percorsi post-diploma della scuola secondaria, che uniscono formazione e lavoro, seguendo i trend industriali del Paese. Nel 2019 per i 6 percorsi del biennio 2019-21 il Miur ha dato 415.198 euro, la Regione Veneto ha stanziato 622.516 euro. Nel 2018 per i 5 percorsi del biennio 2018-20 il Miur ha dato 344.845 €, la Regione Veneto ha stanziato invece 490.154 €. Spiega Laura Speri: «La normativa dice che le Regioni devono mettere almeno il 30 per cento del contributo Miur, ma il Veneto crede particolarmente nelle nostre realtà e mette ben di più di questo». L’Its rilascia un diploma di V livello all’interno dell’European Qualification Framework, che è un quadro di riferimento comune europeo che ha lo scopo di comparare i diversi sistemi europei delle qualifiche e i rispettivi livelli, sia per l’istruzione generale e superiore sia per l’istruzione e la formazione professionale. Per il quinto livello è previsto il raggiungimento di una conoscenza teorica e pratica esauriente e specializzata, in un ambito di lavoro o di studio assieme alla consapevolezza dei limiti di tale conoscenza. Ognuno dei corsi prevede 23 posti disponibili e una selezione all’ingresso con prova scritta e un colloquio motivazionale. —
I CORSI TRA VERONA, PADOVA E VICENZA
User experience specialist
Internazionalizzazione e logistica
Il Corso per Tecnico superiore user experience specialist nasce per gestire, proteggere, valutare e promuovere il flusso dei dati, ma anche per garantire che gli stessi dati siano accessibili agli utenti. Il tema principale del corso è rendere le piattaforme web accessibili agli utenti in vista della creazione di strategie di marketing, del miglioramento del flusso merci e della sicurezza informatica. Il diplomato verrà dotato di competenze tecniche
Il corso per Tecnico Superiore Internazionalizzazione e Logistica – Verona mira a formare figure professionali capaci di approcciarsi in modo pragmatico ai temi dell’internazionalizzazione e alle modalità di ingresso sui mercati. Particolare attenzione è data alla categorie merceologiche fondamentali dell’export del territorio e alla componente logistica, intesa come funzione interna all’impresa tesa all’ottimizzazione dei flussi internazionali. Tra
nell’ambito della progettazione di interfacce digitali e della programmazione; nell’ambito della comprensione delle logiche e degli uti-
lizzi delle tecnologie IOT; della creazione di campagne di web di marketing; della gestione dei processi di sicurezza informatica e dell’analisi dei dati del web per studi di mercato. Sarà inoltre capace di creare grafiche web e di orientarsi con le nuove tecnologie di intelligenza artificiale e IOT. Le ore totali del corso sono 2000 (di cui 800 di stage e 120 di inglese), i posti 23, la sede il coworking 311 di Verona, e il costo di 800 euro all’anno.
le materie studiate ci sono lingua inglese e tedesca, economia dei mercati internazionali, organizzazione d’impresa, marketing internaziona-
le, strategie di ingresso nel mercato estero, contrattualistica internazionale, tutela della proprietà intellettuale, fiscalità, dogane, gestione risorse umane, logistica internazionale, ambiente, sostenibilità e sicurezza nei luoghi di lavoro. Molte le competenze che il corso mira a fornire. Le sedi sono il 311 Verona e il Quadrante Europa, il costo è di circa 600 euro l’anno, il totale ore 2000, di cui 900 di stage e 120 di inglese.
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LUNEDÌ 27 GENNAIO 2020 LA TRIBUNA
TREVISO
ALLA FESTA DEL RADICCHIO A DOSSON
Zaia: Terraglio Est, basteranno 20 milioni Tracciato rivisto, sottopasso e mitigazioni, addio tunnel. «I soldi? Dalla Regione. Ma Treviso e Casier dovranno contribuire» «Sul Terraglio Est c’è un’ottima interlocuzione tra i Comuni di Casier e Treviso, e si è rivisto il tracciato», dice Zaia «ridimensionato e ottimizzato, non costerà più 25 milioni, ma 18, al massimo 20». Il governatore lo ha annunciato in pompa magna ieri a Dosson, alla 34ª festa del Radicchio Rosso, il grande evento del fiore d’inverno. E i soldi? «Veneto Strade è pronto per l’affidamento, mancano ancora i soldi, mi sembra di capire che toccherà metterli alla Regione, e un po’ anche ai Comuni. È un’opera strategica, sgraverà il centro di Dosson e creerà un flusso di traffico funzionale alle nostre imprese». A proposito di impre-
se, in primis c’è la Came di Paolo Menuzzo, in platea, lodato dal governatore mentre traccia la SPBENBQ dell’arteria, ultima appendice delle opere complementari al Passante, ancora da completare, attesa da decenni. Niente più tunnel, sottopasso e mitigazione, razionalizzazione del tracciato. Zaia dispensa sorrisi, strette di mano e foto tra gli espositori, e vuole rassicurare la folta platea di interlocutori istituzionali anche sulle risorse per il secondo stralcio del Terraglio est e sui tempi della Pedemontana. E Zaia ricorda anche le magnifiche sorti e progressive della Pedemontana: «Non mi ritengo un devastatore, penso semplicemente ci siano itinera-
A destra il governatore Zaia ieri alla festa del radicchio
ri da completare, tra cui la Pedemontana che è l’infrastruttura più importante attualmente in cantiere in tutta Italia. Sapete cosa vuol dire Pedemontana? Vuol dire sicurezza e me-
no inquinamento», dice, « Faremo Treviso Nord-Montebelluna in 10 minuti, Treviso Nord-Bassano in 20, Treviso Nord-Montecchio in 40, sbucando già verso Milano. Cam-
bia il mondo , e inquineremo di meno, perché toglieremo code. Ci teniamo tutti ad ambiente e qualità dell’aria. E ci ammaleremo di meno, perché ci arrabbieremo meno». (Mangiando sempre molto radicchio?). Il taglio del nastro, ieri, è stato preceduto dalla benedizione del parroco di Dosson, don Adriano Fardin (cespo di radicchio come aspersorio), dall’esibizione del coro della medie Vivaldi di Dosson, dalla premiazione dei produttori, infine pranzo e immancabili discorsi. E certo se Sanremo si trasferisse a Dosson, il palco vedrebbe decine di ceste colme del croccante fiore d’inverno. Elogi alle sette fasi di lavorazione («Solo i trevigiani po-
tevano inventarsi una cosa del genere» dichiara Zaia), la sua promozione come primo ortaggio Igp d’Europa («Se abbiamo ottenuto questo, otterremo anche l’autonomia», auspica il governatore), del valore turistico legato alle eccellenze enogastronomiche del territorio, del lavoro dei produttori e dei volontari. Prima di Zaia hanno parlato il sindaco di Casier, Renzo Carraretto, il presidente dell’associazione produttori (e successore del sindaco) Raimondo Dotta, il presidente dell’Unpli , Federico Gasparin e il presidente della Strada del Radicchio, Natalino Salvati. — Matteo Marcon © RIPRODUZIONE RISERVATA
A PADERNO DI PONZANO 700 PERSONE
La giornata della famiglia Il vescovo: «Gioia e amore contro crisi, liti, divisioni»
Il vescovo Tomasi davanti alla sala gremita, ieri a Paderno di Ponzano
La famiglia ce la farà. Ha la forza in sè per superare liti, incomprensioni e divergenze. Anzi, sarà proprio lei con la gioia che nasce dall’amore, a traghettare la Chiesa al di fuori delle paludi dell’era moderna intrisa di dubbi e paure. Ne è convinto il vescovo Michele Tomasi che ieri ha celebrato la messa di fronte a 700 persone, all’oratorio di Paderno di Ponzano, per riflettere su famiglia e vita. Con lui il vicario generale mons. Adriano Cevolotto, sui banchi il sindaco Antonello Baseggio in fascia tricolore. Bando alla negatività e spazio alla festa con riflessioni positive di sacerdoti ma soprattutto di laici, musica, canti, cibo condiviso e spettacoli teatrali. Pazienza se durante l’Etcarestia qualche bimbo si è messo a correre e giocare di fronte all’altare o qualche neonato richiamava a gran voce l’attenzione di mamma e papà: la vita è anche questa. Di fronte al dato generale che vede dappertutto famiglie in crisi, aumento di separazioni e divorzi, calo della natalità la Diocesi di Treviso mette in campo le sue forze per riflettere su temi di fondamentale importanza nella visione cristiana. E il vescovo Tomasi si pone in prima linea. «Le difficoltà si superano se impariamo a rispettare e anzi a valorizzare le nostre differenze e se lasciamo che Dio, al di là delle incro-
stazioni, ci inondi di luce, facendoci scoprire l’essenza dell’amore». Che poi è nostalgia dell’eterno. Chiedendo di sostenere papa Francesco in un momento in cui viene attaccato da più parti, anche nella stessa Chiesa, il vescovo invita ad aprire il cuore alla fiducia «perché il Signore compia ciò che semina attraverso la Parola», trovando terreno fertile nelle persone e nelle famiglie dotate di potenza generatrice, che non si esaurisce nella procreazione di figli. Lo hanno ribadito le testimonianze di Francesco, Francesca, Jessica, Simone: si possono generare situazioni e rapporti speciali operando nella scuola, in politica, nel proprio quartiere amplificando esperienze di pace. In quest’ottica le differenze diventano opportunità per crescere, dentro e fuori la coppia. La giornata di ieri era frutto di realtà diverse: organizzata dalla Pastorale familiare della diocesi, ha coinvolto Azione cattolica, Centro della Famiglia e Centro aiuto alla vita, gruppi parrocchiali e di genitori, Carmelitani, Neocatecumeali, Focolarini. Un solo filo rosso: la gioia, con l’ironia, perché «è importante saper sorridere dei nostri guai» come ha suggerito lo spettacolo “De amor e de altri strafanti”. — Laura Simeoni