Spazi e culture del Mediterraneo
RICERCA PRIN 2009-2011
Spazi e culture del Mediterraneo
PATRIMONIOCULTURALEMEDITERRANEOARCHEOLOGIAARCHITETTURAMICROCITTA’PAESAGGIO
RICERCA PRIN
Università di Chieti-Pescara
Università di Napoli
Seconda Università di Napoli
Università di Reggio Calabria 2009-2011
La scuola di Pitagora editrice
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Spazi e culture del Mediterraneo PATRIMONIO CULTURALEMEDITERRANEOARCHEOLOGIAARCHITETTURAMICROCITTA’PAESAGGIO
Fabbrica della Conoscenza numero cinquantadue
FABBRICA DELLA CONOSCENZA
Collana fondata e diretta da Carmine Gambardella COMITATO SCIENTIFICO DI COLLANA
Federico Casalegno
Professor, Massachusetts Institute of Technology, Boston
Massimo Giovannini
Professor, Mediterranea University, Reggio Calabria
Diana M. Greenlee
Professor, University of Monroe, Louisiana
Bernard Haumont
Professor, Ecole Nationale Supérieure d’Architecture, Paris-Val de Seine
James Kushner
Fullbright Visiting Professor, Southwestern Law School, Los Angeles
Maria Grazia Quieti
Ph.D. Extecutive Director, The U.S.-Italy Fullbright Commission
Elena Shilienskova
Professor and Director of the Design Department, Togliatti State University
Il volume è stato inserito nella collana Fabbrica della Conoscenza in seguito a double peer review anonimo da parte di due membri del Comitato Scientifico. Il volume raccoglie gli esiti della ricerca “Costruzione di un Atlante del Patrimonio Culturale Mediterraneo: conoscenza, comunicazione, governance”, coordinata da Massimo Giovannini e realizzata con i finanziamenti del MIUR nell’ambito dei Programmi di Ricerca PRIN 2009-2011. Alla ricerca hanno partecipato l’Università Federico II di Napoli (responsabile: Antonella Di Luggo), la Seconda Università di Napoli (responsabile: Carmine Gambardella), l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara (responsabile: Livio Sacchi), l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (responsabile: Massimo Giovannini). Unità di Ricerca dell’Università degli Studi Federico II di Napoli Antonella Di Luggo (responsabile), Riccardo Florio, Massimiliano Campi, Mara Capone, Raffaele Catuogno, Alessandra Pagliano, Teresa Della Corte, Emanuela Lanzara, Daniela Palomba, Rosaria Palomba, Angelo Triggianese, Carmen Frajese D’Amato, Roberta Montella, Angela Bonafiglia, Daniela De Crescenzo, Cristina Regis, Paolo Caputo, Elisa Mariarosaria Farella, Filomena Mauriello.
Unità di Ricerca della Seconda Università degli Studi di Napoli Carmine Gambardella (responsabile), Giuseppina Amirante, Paolo Giordano, Danila Jacazzi, Ornella Zerlenga, Alessandra Cirafici, Rossella Franchino, Nicola Pisacane, Riccardo Serraglio, Pasquale Argenziano, Alessandra Avella, Marina D’Aprile, Caterina Frettoloso, Mariateresa Galizia, Manuela Piscitelli, Cettina Santagati, Gabriella Abate, Lina Abategiovanni, Margaret Bicco, Antonio Calderone, Maria Carolina Campone, Alessandro Ciambrone, Luigi Corniello, Raffaela De Martino, Lamia Hadda, Patrizia Moschese, Concetta Giuliano, Camilla Di Falco, Luca Ferri, Gaspare Serroni, Dario Martimucci, Edoardo Fiorillo, Vincenzo Cirillo, Giancarlo Napoli, Maria Vergara. Unità di Ricerca dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara Livio Sacchi (responsabile), Maurizio Unali, Caterina Palestini, Pasquale Tunzi, Antonella Salucci, Alessandro Basso, Carlo Cafaggi, Giovanni Caffio, Pasquale Carusi, Carmela Casulli, Niccolò Cozzi, Paolo Demartis, Riccardo Di Carlo, Savio Doronzo, Antonio Giovannucci, Luigi Valentino Losciale, Alessia Maiolatesi, Francesco Martelli, Massimiliano Mazzetta, Angelo Natale, Carla Ramunno.
Unità di Ricerca dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria Massimo Giovannini (responsabile), Francesca Fatta, Marinella Arena, Rosario Giovanni Brandolino, Daniele Colistra, Gaetano Ginex, Gabriella Curti, Domenico Mediati, Sebastiano Nucifora, Paola Raffa, Agostino Urso, Manuela Bassetta, Gabriella Falcomatà, Andrea Manti, Giuseppe Mazzacuva, Pietro Mina, Chiara Pietropaolo, Chiara Scali, Viviana Tirella, Panagiota Koutsoukou, Elena Trunfio. Revisione editoriale dei contributi ed impaginazione: Marinella Arena, Paola Raffa, Stefania Bella, Andrea Manti. Il materiale iconografico, ove non diversamente indicato, è da intendersi a cura degli autori. La traduzione dei testi in lingua inglese, ove non diversamente indicato, è da intendersi a cura degli autori.
Tutti i diritti riservati © copyright 2015 La scuola di Pitagora S.r.l. Via Monte di Dio, 54 - 80132 Napoli Telefono e Fax +39 081 76 46 814 www.scuoladipitagora.it info@scuoladipitagora.it
ISBN 978-88-6542-408-7 ISSN 2464-9668 ISBN DVD 978-88-6542-463-6
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Spazi e culture del Mediterraneo PATRIMONIOCULTURALEMEDITERRANEOARCHEOLOGIAARCHITETTURAMICROCITTA’PAESAGGIO
PRIN 2009
Cos truzi one d i un Atl a nte d el Pa tri moni o Cul tura l e Medi terra neo Conoscenza, Comunicazione, Governance
Progetto di un sistema interattivo per la conoscenza e la gestione del patrimonio culturale mediterraneo
Invarianti e permanenze architettoniche e archeologiche SEDI
Università di Napoli Federico II - Antonella Di Luggo
Seconda Università di Napoli - Carmine Gambardella
Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara - Livio Sacchi
Università Mediterranea di Reggio Calabria - Massimo Giovannini
A CURA DI
Massimo Giovannini
Marinella Arena
Paola Raffa
La scuola di Pitagora editrice
UniversitĂ di Napoli Federico II
Seconda UniversitĂ di Napoli
Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara
Università Mediterranea di Reggio Calabria
ARCHEOLOGIA ARCHAEOLOGY
23 JERASH
69 TEMPIO DI VENERE
Giordania
Francesca Fatta
29 UMM ER RASAS 35 EL KHASNEH
73 TERME ROMANE
Giordania
Gaetano Ginex
Baia, Italia
Angela Bonafiglia
Daniela De Crescenzo
Baia, Italia
Petra, Giordania
107 SELINUNTE
Giuseppe Mazzacuva
500 Giuseppe Mazzacuva
41 LOCRI EPIZEFIRI Andrea Manti
Italia
La digitalizzazione del patrimonio archeologico
Francesca Fatta
616 Francesca Fatta
La misura invariante del linguaggio classico: l’esempio dei templi di Selinunte tra armonia e colore
512 Andrea Manti
47 LEPTIS MAGNA
77 TEMPIO DI APOLLO Mara Capone
Libia
Cuma, Italia
556 Mara Capone
Teorie e metodi per la rappresentazione del patrimonio archeologico su piattaforma digitale
83 CRYPTA ROMANA
Cuma, Italia
Paolo Caputo, Elisa Mariarosaria Farella, Filomena Mauriello
53 TEATRO ROMANO Roberta Montella
89 TEMPIO DI DIANA Daniela Palomba
Miseno, Italia
532 Angelo Triggianese
588 Emanuela Lanzara
A teatro con i romani
63 FARO ROMANO Massimiliano Campi
Miseno, Italia
544 Massimiliano Campi
Rilievi in condizioni difficili
Cuma, Italia
Antonella Di Luggo, Cristina Regis
Innovazione della conoscenza e valorizzazione dei beni culturali
Il teatro perduto
Rosaria Palomba
95 VILLA ROMANA
Cuma, Italia
568 Antonella Di Luggo, Raffaele Catuogno
520 Alessandra Pagliano
59 SACELLO DEGLI AUGUSTALI
Italia
Francesca Fatta
Architetture di pietra e di terra
L’antico Porto di Cuma
Miseno, Italia
101 ARCO FELICE VECCHIO Raffaele Catuogno
Cuma, Italia
598 Raffaele Catuogno, Daniela Palomba, Rosaria Palomba Le strade romane come elementi ordinatori del territorio flegreo
113 FONTI E POZZI SACRI Gabriella Curti
Italia
632 Gabriella Curti
117 TIMGAD
Ipogei sacri dedicati al culto delle acque
Algeria
Gabriella Falcomatà
123 VOLUBILIS Marocco Chiara Scali
646 Manuela Bassetta
La costruzione geometrica del mosaico romano
127 NECROPOLI DI CHELLAH Rabat, Marocco Gaetano Ginex
133 ZAWIYA SHĀLA
Rabat, Marocco
Marinella Arena, Paola Raffa
139 PAN E LA CAPRA
Napoli, Italia
Carmine Gambardella, Danila Jacazzi, Giancarlo Napoli, Pasquale Argenziano, Alessandra Avella, Dario Martimucci
660 Raffaela De Martino, Rossella Franchino,
Caterina Frettoloso La sostenibilità negli interventi di trasformazione del territorio: il patrimonio archeologico in area mediterranea
670 Cettina Santagati
Segni identitari nell’architettura sepolcrale ipogea del Mediterraneo
ARCHITETTURA ARCHITECTURE
145 QUSAYR AMRA
Giordania
Marinella Arena, Paola Raffa
151 HAMMAM YALBUGHA AL-NASIRI Aleppo, Siria Gabriella Curti
155 QASR KHARANA
Giordania
Marinella Arena, Paola Raffa
161 FORTE MATINITI
Reggio Calabria, Italia
Sebastiano Nucifora, Agostino Urso
165 MASSERIA SAN MAURO Cantinella di Corigliano, Italia Daniele Colistra, Domenico Mediati
169 KSAR TAMZAYET
191 HÛŠ
237 MERCATO DI PIAZZA MAZZINI
Matmata, Tunisia
Paola Raffa
195 HOUCH
Sebastiano Nucifora, Agostino Urso
243 MERCATO DI ISPICA
Nefta, Tunisia
Paola Raffa
199 MONASTERO DI VARLAAM Caterina Palestini
Meteora, Grecia
Majella, Italia
734 Caterina Palestini
Traiettorie culturali: rappresentazione e comunicazione della Tebaide abruzzese nel contesto Mediterraneo
Tataouine, Tunisia
Chiara Pietropaolo
754 Agostino Urso
Dal mercato all’oggetto di mercato: l’ergonomia di coltelli e sassole
766 Sebastiano Nucifora
Due piatti in equilibrio tra storia e mito
247 PARCO COLONNA Paola Raffa
253 VILLA COMUNALE Paolo Giordano
Marinella Arena, Paola Raffa
175 KSAR AMRIDIL
Ragusa, Italia
Sebastiano Nucifora, Agostino Urso
Gaetano Ginex, Panagiota Koutsoukou
203 EREMO DI SANTO SPIRITO
Catania, Italia
Taormina, Italia
Napoli, Italia
780 Paolo Giordano
Il disegno del suolo
Skoura, Marocco
680 Gaetano Ginex
Il modello della Kasbah archetipi, tipi e variazioni
698 Chiara Pietropaolo
La torre del sistema difensivo dell’architettura berbera in Marocco rilievo e rappresentazione grafica dell’elemento
710 Gabriella Falcomatà
Dalla kasbah agli ksour
181 TIGHREMT Valle ASLIM
del Draa, Marocco
Agdz, Marocco
Marinella Arena
TALIWIN
Agdz, Marocco
Marinella Arena
716 Marinella Arena
Tighremt della Valle del Draa. Architetture spontanee nella terra dei Tamazight
209 PIO MONTE DELLA MISERICORDIA Napoli, Italia Carmine Gambardella, Giuseppina Amirante, Alessandra Avella, Pasquale Argenziano, Luca Ferri, Gaspare Serroni, Lina Abategiovanni Dario Martimucci, Eduardo Fiorillo
213 SAN GIOVANNI AL PALCO Mercato San Severino, Italia Marina D’Aprile, Margaret Bicco
742 Marina D’Aprile, Margaret Bicco
Il restauro dell’ex-monastero di S. Giovanni al Palco a Mercato S. Severino e la cultura architettonica del secondo Settecento
219 CAPPELLE ECLETTICHE DEL CIMITERO MONUMENTALE Napoli,
Italia
Carmine Gambardella, Pasquale Argenziano, Alessandra Avella
225 SCALE SANFELICIANE Ornella Zerlenga
Napoli, Italia
233 LANTERNA SAN RAINERI
Messina, Italia
Sebastiano Nucifora, Agostino Urso
794 Luigi Corniello
La conoscenza dell’architettura fortificata con moschea in Albania
802 Riccardo Serraglio
Il Real Sito di Carditello dall’istituzione all’attualità
814 Patrizia Moschese
Architetture salesiane nel Maghreb
822 Alessandro Ciambrone
Architetture, disegni e geometrie delle Città Imperiali del Marocco
MICRO-CITTA’ MICRO-CITIES
271 MICRO-CITTA’ D’ABRUZZO POPOLI
Pescara
Italia
Carmela Casulli
BUSSI
Pescara
Alessia Maiolatesi
CUGNOLI
Pescara
Massimiliano Mazzetta
PESCARA
Pescara
Pasquale Tunzi
OFENA
L’Aquila
Giovanni Caffio
CASTELLI
Teramo
Alessandro Basso, Carla Ramunno
LANCIANO
Chieti
Antonella Salucci
P A E S ALANDSCAPE GGIO
327 MICRO-CITTA’ DI CALABRIA ROGHUDI
Reggio Calabria
Italia
Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati, Pietro Mina, Elena Trunfio
GALLICIANO’
Reggio Calabria
Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati, Pietro Mina, Elena Trunfio
846 Rosario Giovanni Brandolino Architetture e idiomi
337 MICRO-CITTA’ DI SICILIA ALI’
Messina
Marinella Arena
MANDANICI Marinella Arena
Italia
377 CAPO PELORO Daniele Colistra
381 CAPO MILAZZO Daniele Colistra
Messina, Italia Milazzo, Italia
387 ISOLA DI STROMBOLI Gaetano Ginex
Isole Eolie, Italia
391 ACQUEDOTTO CAROLINO Nicola Pisacane
Campania, Italia
898 Nicola Pisacane
Permananze e innovazioni nella rappresentazione multidimensionale del territorio
Messina
397 TRACCIATI E TERRITORIO
864 Marinella Arena
Tre piccole città
Alessandra Avella
Napoli, Italia
910 Alessandra Avella
“Catturare” il paesaggio mediterraneo attraverso tecniche di navigazione e rilevamento cinematico tridimensionale
403 MEDIO MEDITERRANEO 305 RIONE TERRA
Pozzuoli, Italia
INSULAE 6a-6c VESCOVADO E DUOMO Riccardo Florio
INSULA 6b PALAZZO RUSSO Teresa Della Corte
INSULA 7b PALAZZO DE FRAJA Carmen Frajese D’Amato
832 Teresa Della Corte
Piano di sezione “cursorio” e sperimentazioni metodologiche per l’indagine conoscitiva e la valorizzazione dei contesti complessi
347 CITTA’-OASI TAMERZA
Italia-Albania
Carmine Gambardella, Pasquale Argenziano Alessandra Avella, Nicola Pisacane
Tunisia
Tunisia
Gaetano Ginex
CHEBIKA
Tunisia
Gaetano Ginex
MIDES
Tunisia
Gaetano Ginex
924 Alessandra Cirafici
361 IGHERM
936 Gabriella Abate
Valle del Draa, Marocco
TAGUERSIFT O FELLA Paola Raffa
TAGUERSIFT IZDAR Paola Raffa
Marocco
AYT ISSA OU BRAHIM Paola Raffa
876 Paola Raffa
Marocco
Marocco
Igherm della Valle del Draa: disegni di città di terra
Mapping: tra cartografia, mappe di comunità e open data. Esplorazione urbana e rappresentazione del territorio La piattaforma webgis del Cilento. La prima rete di connettività geografica multimediale finalizzata al marketing & comunicazione dei prodotti/servizi offerti dall’Oasi Fiume Alento
946 Manuela Piscitelli
La costruzione di un immaginario del paesaggio mediterraneo attraverso vedute e testimonianze dei viaggiatori del Grand Tour
956 Mariateresa Galizia
La cultura del costruire nel paesaggio rurale mediterraneo
PATRIMONIO INTANGIBILE INTANGIBLE HERITAGE
MED fuori MED MEDdal out of MED
409 STUMENTI MUSICALI ETNICI Mediterraneo
467 GONDAR
Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati, Elena Trunfio
Livio Sacchi, Carlo Cafaggi, Riccardo Di Carlo, Paolo Demartis, Savio Doronzo, Luigi Valentino Losciale, Francesco Martelli
Rosario Giovanni Brandolino, Domenico Mediati
415 ARTIGIANATO GRECANICO Calabria, Italia 970 Domenico Mediati
Il design della memoria e il “vocabolario simbolico”. Arti, simboli e codici nella tradizione agropastorale greco-calabra
421 SAN GENNARO Ornella Zerlenga
988 Ornella Zerlenga
I Volti di San Gennaro. Primo Premio ‘Ianuarius’ per un progetto di comunicazione multimediale
427 I LUOGHI DEL GATTOPARDO Pietro Mina
473 PALAZZO DI YOHANNES IV Mekele, Ethiopia 447 I DIARI DEI VIAGGIATORI MARE NOSTRUM
Danila Jacazzi
Napoli, Italia
Sicilia
1000 Pietro Mina
La Sicilia del Gattopardo. Architetture intorno ad un valzer
433 PATTERN ISLAMICI Europa Meridionale-Maghreb Daniele Colistra
1012 Daniele Colistra
Mediterranean geometric patterns
DE LOCI SANCTIS
Maria Carolina Campone
KITAB RUGAR II Maria Vergara
DA COSTANZA A GERUSALEMME Danila Jacazzi, Ornella Zerlenga
DEVOTISSIMO VIAGGIO DI GIERUSALEMME Camilla Di Falco
VIAGGIO DA VENETIA A COSTANTINOPOLI Concetta Giuliano
KSAR AJDABIYA Lamia Hadda
1044 Maria Carolina Campone
La “città attesa”. La costruzione dei luoghi santi e della forma urbis nel Medioevo
1054 Danila Jacazzi
Haec est via ad Terram. Rotte, città e architetture dei viaggiatori nel Mediterraneo
437 APPARATI EFFIMERI Maurizio Unali
1026 Maurizio Unali
Mediterraneo
Rappresentare l’immateriale. Cultural heritage e poetiche dell’effimero
Ethiopia
Livio Sacchi, Antonio Giovannucci
1066 Lamia Hadda
I giardini hafsidi d’Abu Fihr a Tunisi nelle testimonianze dei viaggiatori
1074 Pasquale Argenziano
Il paesaggismo inglese in Italia. W. Coldstream e J.M.W. Turner disegnano Capua
1084 Antonino Calderone Disegni vesuviani
1098 Viviana Tirella
Lo spazio celato. Restituzione geometrica dell’architettura illusoria in Sicilia
479 AL BALAD
Jeddah, Arabia Saudita
Livio Sacchi, Pasquale Carusi, Niccolò Cozzi, Riccardo Di Carlo, Paolo Demartis, Savio Doronzo, Luigi Valentino Losciale, Angelo Natale
485 NASSEEF HOUSE
Al Balad, Arabia Saudita
Livio Sacchi, Pasquale Carusi, Niccolò Cozzi, Paolo Demartis, Riccardo Di Carlo, Savio Doronzo, Luigi Valentino Losciale, Angelo Natale
MICRO-CITTA’ MICRO-CITIES MICRO-CITTA’ D’ABRUZZO POPOLI BUSSI CUGNOLI PESCARA OFENA CASTELLI LANCIANO
RIONE TERRA
INSULAE 6a-6c DUOMO INSULA 6b PALAZZO RUSSO INSULA 7b PALAZZO DE FRAJA
MICRO-CITTA’ DI CALABRIA ROGHUDI GALLICIANO’
MICRO-CITTA’ DI SICILIA ALI’ MANDANICI
CITTA’-OASI TAMERZA CHEBIKA MIDES
IGHERM
TAGUERSIFT O FELLA TAGUERSIFT IZDAR AYT AISSA OU BRAHIM
Rosario Giovanni Brandolino Domenico Mediati
1. Borghi Grecanici / Greekanic Villages.
MICRO-CITTA’ DI CALABRIA ITALIA
L’area grecanica della provincia di Reggio Calabria comprende alcuni piccoli centri accomunati da una cultura linguistica di origine greca. Essi sono posti a poche centinaia di metri sul livello del mare, lungo i percorsi che s’inerpicano sulle prime pendici dell’Aspromonte. Bagaladi, Bova, Brancaleone, Condofuri, Melito Porto Salvo, Palizzi, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Staiti e lo stesso comune di Reggio Calabria, appartengono a tale comprensorio. L’area ellenofona, invece, ovvero la zona in cui persistono ancora oggi piccoli nuclei che parlano il Grecanico (“piccolo” greco o greco “minore”), oggi è limitata ad aree isolate sempre più rare: Gallicianò, Chorio di Roghudi, Bova, Roccaforte, Chorio di Roccaforte e alcuni nuclei familiari di qualche quartiere di Reggio Calabria. Nell’intera area grecanica permane, comunque, una cultura sottesa in cui l’influenza del mondo greco ha continuato a manifestarsi anche dopo la caduta della dominazione bizantina in Calabria. In seguito alle alluvioni che hanno interessato l’area tra il 1951 e il 1973, alcuni i questi centri sono stati totalmente abbandonati (Roghudi, Ghorìo di Roghudi, Amendolea Vecchia e Pentedattilo), altri hanno subito processi di graduale spopolamento (Gallicianò). I borghi grecanici presentano caratteristiche analoghe a quelle di altri centri limitrofi. Essi sono spesso contraddistinti da particolari condizioni di localizzazione che hanno condotto ad una chiusura verso l’esterno, favorendo il permanere di tradizioni linguistiche e culturali secolari. La spontaneità costruttiva e l’uso di un linguaggio architettonico vernacolare non producono architetture di particolare pregio ma rivelano spesso una qualità diffusa e una sapienza costruttiva non ancora contaminata dalle pratiche e dai vizi contemporanei dell’edificare. Il decoro del costruito e l’armonia dell’impianto urbano, spesso in dialogo intimo con la tormentata orografia dei luoghi, sono il risultato di una virtuosa autocostruzione e rivelano una visione armonica dello spazio e del paesaggio. Negli ultimi decenni, alle architetture più storicizzate, si sono sovrapposte costruzioni, spesso incomplete, che stridono con l’armonia semplice ed essenziale del contesto. Anche sul piano costruttivo, così come sul piano linguistico, si registra l’abbandono progressivo di tradizioni locali, in favore di una acritica e decontestualizzata adesione ad una cultura globalizzata che, insieme alla lingua degli antichi padri, lascia cadere nell’oblio la sensibilità e l’armonia intrinseca di un’identità millenaria / The “Greekanic area” in the province of Reggio Calabria includes some small towns united by linguistic culture of Greek origin. They are located a few hundred meters above sea level, along the paths that climb up the first slopes of the Aspromonte Mountain. Bagaladi, Bova, Brancaleone, Condofuri, Melito Porto Salvo, Palizzi, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Staiti and Reggio Calabria too, belonging to that area. The area ellenofona, however, the area in which persist today small groups who speak “Grecanico” (“small” greek or “minor” greek), is limited to isolated areas increasingly rare: Gallicianò, Chorio Roghudi, Bova, Roccaforte, Chorio di Roccaforte and some families of Reggio Calabria neighborhood. There is, however, inside “greekanic area” an underlying culture in which the influence of the Hellenistic world continued to persist even after the fall of the Byzantine domination in Calabria. Following the floods that affected the area between 1951 and 1973, a lot of this towns have been totally abandoned (Roghudi, Ghorio di Roghudi, Amendolea Vecchia and Pentedattilo), others have been processes of gradual depopulation (Gallicianò). The “grecanici” villages have similar characteristics to those of other neighboring towns. They are often characterized by particular conditions of localization that have led to a closure to the outside, favoring the persistence of linguistic and cultural traditions. The spontaneity of the buildings and the use of an vernacular architectural language do not produce particularly valuable architectures but reveal often a widespread quality and constructive knowledge not contaminated by the practices and vices of contemporary buildings. The decoration of the built and the harmony of the urban layout, often in intimate dialogue with the troubled orography, are the result of a virtuous self-construction and reveal a harmonious vision of space and landscape. In recent time, to the historic architecture overlapped buildings, often incomplete, which clash with the harmony simple and essential of the context. Also on the constructive side, as well as linguistically, you record the progressive abandonment of local traditions, in favor of decontextualized and uncritical adherence to a globalized culture which, together with the language of the ancient fathers, dropping into oblivion sensitivity and harmony intrinsic of millenary.
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ROGHUDI
GALLICIANO’
328
.
ITALIA
ROGHUDI
ROGHUDI
Roghudi Vecchio – Rochùdi o Richùdi nella lingua dei suoi abitanti – è uno dei borghi più rappresentativi dell’Area Grecanica di Reggio Calabria ed è, insieme ad Africo, l’emblema più tragico della diaspora sociale e culturale che ha visto protagonisti i Greci di Calabria. Costruito a circa 480 m slm su un crinale roccioso che sovrasta il versante sinistro della fiumara Amendolea, entro i confini del Parco Nazionale dell’Aspromonte, è caratterizzato da un corpo urbano precario, chiuso entro i confini incerti dello spazio edificabile. L’immagine dei chiodi conficcati ai muri per mettere in sicurezza i bambini affinché non cadessero nel burrone ci “rimanda l’idea di un paese precario e appeso, che rischia di cadere nel fiume”1. Le notizie storiche sulla fondazione del centro abitato sono scarse e deducibili da documenti che trattano in particolare la storia dei territori di Bova, da sempre il centro socio-economico più importante dell’Area. La costituzione del borgo sembra risalire all’epoca medievale; è attestata infatti la presenza di pastori localizzati già nel IX secolo2. Il centro non diviene mai un vero e proprio feudo. Nel 1084 è parte dei territori di Bova e, successivamente, nel XII secolo passa al Casale dell’Amendolea. Nel 1624 diviene proprietà dei Ruffo di Calabria e tale rimarrà fino al 1806. La storia di Roghudi è una storia di peculiare isolamento e di dolore, quest’ultimo derivato dalle puntuali catastrofi naturali che si sono susseguite nel corso dei secoli. Nonostante l’apparente inospitalità del luogo, gli abitanti, seppur in condizioni modeste, sono riusciti a ritagliarsi, prima dell’abbandono, una dimensione “vivibile” fatta di valori, di tradizioni millenarie, di cose semplici. L’economia locale si basa prevalentemente sulla pastorizia, insieme all’agricoltura e all'artigianato. Dal punto di vista urbanistico, l’abitato è irregolare e segue la logica dell'autocostruzione. Ogni famiglia edifica secondo le proprie
possibilità e la disponibilità di spazi, condizionando percorsi di viabilità e assetto urbano. E’ possibile leggere le gerarchie viarie, con la strada principale di accesso al paese, Via Rizzari, dalla quale si diramano le vie interne, che si aggirano tra i due e i quattro metri di larghezza, e che ramificano in altrettanti vicoli di larghezza non superiore ai due metri. Disseminate lungo queste direttrici vi sono le abitazioni, per le quali non si registra una grande qualità architettonica ma ugualmente significative per la caparbietà dei loro costruttori che riescono a sfruttare al massimo le scarsissime potenzialità del sito. Gli edifici possono essere classificati in tre tipologie. La prima è costituita da unità abitative singole, sviluppate su due livelli con accessi indipendenti in cui il piano terra è destinato al ricovero per gli animali. La seconda tipologia racchiude unità più evolute, per la maggior parte articolate su due livelli con scala interna e stalla posta adiacente all’abitazione. Infine, l’ultima tipologia consta una serie di edifici in cemento armato con tetto piano alcuni dei quali mai terminati, ultimi retaggi costruttivi prima del completo abbandono del centro. Fulcro del paese è la chiesa di San Nicolò, oggi restaurata e luogo del pellegrinaggio annuale che si svolge in luglio in occasione della Festa della Madonna delle Grazie. Entro questi motivi e questi confini si racchiude Roghudi la cui vita si conclude tragicamente negli anni ‘70 con l’ordinanza di sgombero del paese e delle frazioni limitrofe, conseguente alle grandi alluvioni che colpiscono quasi tutta l’Area Grecanica nell’ottobre del 1971 e nel gennaio del 1973. L’abbandono forzato del centro porterà alla completa disgregazione fisica e socio-culturale di Roghudi mentre i Roghudesi, si trasferiranno lungo la costa ionica o presso la città di Reggio Calabria. Alcuni chilometri più a valle, rispetto l’antico abitato, viene edificato, lungo la Sta-
tale Jonica 106, Roghudi Nuovo, un’enclave all’interno del territorio del Comune di Melito di Porto Salvo. Il nuovo centro urbano non verrà mai recepito dalla popolazione ed oggi è abitato quasi esclusivamente da cittadini stranieri immigrati. Con l’abbandono di Roghudi Vecchio, gli ultimi capisaldi del mondo grecanico vengono abbattuti, si rompe il forte legame consolidato tra la gente e il suo territorio. Seppur negli ultimi anni siano sorte una serie di iniziative volte alla tutela e al recupero della lingua e del patrimonio tradizionale, l’abbandono del centro aspromontano rimane una delle pagine più complesse e tragiche della storia dell’Area Grecanica. Oggi di Roghudi Vecchio, oltre che i ruderi, rimangono i racconti degli anziani e le parole scritte dai poeti grecanici dove la nostalgia per la fine di un mondo, non è un lacrimevole rimpianto3 ma diviene cordoglio collettivo per la perdita di un’intera civiltà. “Afìcame ta spìtia ejennìthicame/addhismonìame te strate pu epèsciame/echàsame to afùndima, ti ffilìa/sti ccharà, stin pethammìa./O vorèa escòrpie ena ssìnofo mavro/mas èspice macrìa/sce anannorìste merìe./[...] Echàsame ticandì/asc’emmàse: mas èppe/ce den to thorùme pleo”4.
Teti V., Il senso dei luoghi, Donzelli Editore, Roma 2004, pag. 65. Cfr. Artuso R., Roghudi: una fetta di mondo grecanico, Edizioni a cura del Comune di Roghudi, 1999. Vedi anche Branciforti A., La memoria e il tempo. Storia di città morte, Edizioni Mapograf, 1987. 3 Cfr. Teti V., op. cit., pag. 80. 4 Traduzione: “Abbiamo lasciato le case dove siamo nati/dimenticato le strade dove abbiamo giocato,/abbiamo perso la solidarietà, l'amicizia/nella felicità, nella disgrazia./Il vento ha disteso una nuvola nera,/ci ha spinti lontani/in luoghi sconosciuti/[...] Abbiamo perso qualcosa/di noi: ci è sfuggita/e non la troveremo più”. Nucera S., Echàsame Ticandì (Abbiamo perso qualcosa) in Teti V., op. cit. 1 2
MICRO-CITTA’
Rosario Giovanni Brandolino Domenico Mediati Pietro Mina Elena Trunfio
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DENOMINAZIONE Rochùdi o Richùdi (Roghudi Vecchio) LOCALIZZAZIONE 38°02'56.72"N - 15°55'01.16"E EPOCA Prima del IX sec. TIPOLOGIA Borgo NOTE
Roghudi si trova a circa 480 m slm, su un crinale roccioso che sovrasta la fiumara Amendolea, entro i confini del Parco Nazionale dell’Aspromonte. In seguito alle alluvioni del 1971 e del 1973, viene emessa l'ordinanza di sgombero del borgo e delle frazioni limitrofe. La popolazione viene distribuita tra Reggio Calabria ed altri paesi della zona ionica. Successivamente vengono assegnati gli alloggi a Roghudi Nuovo, costruito sulla SS 106 vicino Melito / Roghudi is located about 480 m asl, on a rocky ridge overlooking the torrent Amendolea, inside Aspromonte National Park. Following the floods of 1971 and 1973, will be issued evacuation orders of the village and the neighboring villages. The population is desployed among Reggio Calabria and other town in the Ionian coast. They are then assigned Accommodations in Roghudi Nuovo, built on the SS 106 near Melito.
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2. Pianta alla quota del suolo / Ground level site plan. 3. Suddivisione in comparti per le operazioni di rilievo / Division into compartments for survey operations. 4. Rilievo dei comparti R10 e R16 / Survey of R10 and R16 compartments.
ROGHUDI
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Roghudi Vecchio – Rochùdi or Richùdi in the language of its inhabitants – is one of the villages most representative of the Area Grecanica of Reggio Calabria. Along with Africo, it is the most tragic emblem of the social and cultural migration which featured the Greeks of Calabria. It is located about 480 m above sea level, on a rocky ridge overlooking the eastern flank of the Fiumara Amendolea, within the boundaries of the National Park of Aspromonte. It is characterized by a precarious urban body, closed by the uncertain boundaries of the building area. The image of the nails driven into the walls to ensure that children do not fall into the ravine, reminds us of “the idea of a precariously and hanging country that is likely to fall into the river”1. Historical information about the founding of the town are scarce and deductible from documents which deal, in particular, the history of the territories of Bova that has always been the most important socio-economic center of the Area Grecanica. It is believed that the establishment of the village dates back to medieval times. The presence of pastors is attested, in fact, already in the ninth century2. The center never becomes a real feud. In 1084 it is part of the territories of Bova and, subsequently, in the twelfth century passes to Casale Amendolea. In 1624 it became the property of the Ruffo of Calabria and will remain so until 1806. The history of Roghudi is a peculiar history of isolation and pain, the latter derived from specific natural disasters that have taken place over the centuries. Despite the apparent inhospitality of the place, the inhabitants, albeit in modest conditions, are able to curve out a “liveable” condition made up of values, old traditions, simple things. The local economy is mainly based on pastoralism, agriculture and crafts. From the urban point of view, the village is irregular and follows the logic of self-construction. Each family builds according to their ability and the availability of space, affecting roads and urban planning. It’s easy to read the road hierarchies: the main access road to the town, Via Rizzari; internal roads, between two and four metres wide; the narrow streets, of a width not exceeding two meters. Distributed along these lines, there are houses whose architectonic quality is not excellent. They are, however, significative for the stubbornness of their builders who are able to take full advantage of the very low potential of the site. There are three types of house. The first is made up of individual units, developed on two levels with separate entrances where the ground floor is intended as a shelter for animals. The second type includes the most evolved units, for the most part articulated on two levels with an internal staircase and a stable placed adjacent to the house. Finally, the last type consists of a series of concrete buildings with flat roofs, some of which were never completed. The remaining legacy buildings before the complete abandonment of the center. The centerpiece of the village is the Church of St. Nicholas, now restored and place of annual pilgrimage that takes place in July, on the occasion of the Feast of Madonna delle Grazie. These are the characteristics of Roghudi, whose life ends tragically in the 70s. In these years it has been issued an eviction order of the country and neighboring villages, because of the great floods that hit almost all the Grecanica Area in October 1971 and in January 1973. The forced abandonment of the center will lead to the complete physical and socio-cultural disintegration of Roghudi. The inhabitants will move along the Ionian coast or in the city of Reggio Calabria. A few kilometers downstream from the old town, along the SS Jonica 106, Roghudi Nuovo is built, an enclave within the territory of the Municipality of Melito di Porto Salvo. The new urban center will never be accepted by the population, today it is inhabited almost exclusively by foreign citizens. With the abandonment of Roghudi Vecchio, the last strongholds of the Grecanic world are killed. The strong link established between the people and its territory is broken. Despite a series of initiatives created for the protection and recovery of language and traditional heritage, the abandonment of the center remains one of the most complex and tragic pages in the history
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of the Area Grecanica. Today, Roghudi Vecchio, as well as the ruins, is kept alive by the stories of the elderly and the words written by the Grecanic poets. In those words a longing for the end of the ancient world is not a regret3 but a collective mourning for the loss of an entire civilization. “Afìcame ta spìtia ejennìthicame/addhismonìame te strate pu epèsciame/echàsame to afùndima, ti ffilìa/sti ccharà, stin pethammìa./O vorèa escòrpie ena ssìnofo mavro/mas èspice macrìa/sce anannorìste merìe./[...] Echàsame ticandì/asc’emmàse: mas èppe/ce den to thorùme ple”4. (Translated by Carlo Lombardo). Teti V., Il senso dei luoghi, Donzelli Editore, Roma 2004, pag. 65. Cfr. Artuso R., Roghudi: una fetta di mondo grecanico, Edizioni a cura del Comune di Roghudi, 1999. See Branciforti A., La memoria e il tempo. Storia di città morte, Edizioni Mapograf, 1987. 3 Teti V, op. cit., pag. 80. 4 Translation: “We left the house where we were born/forgot the streets where we played,/we have lost the solidarity, friendship/in happiness, in the misfortune./The wind has spread a dark cloud,/pushed us away/in unknown places/[...] We’ve lost something/of us: it’s escaped/and we’ll not find it more”, Nucera S., Echàsame Ticandì (We have lost something) in Teti V., op. cit. 1 2
5. Rilievo del comparto R09 / Survey of R09 compartment.
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ITALIA
GALLICIANO’
GALLICIANO’
Calos Irthete, benvenuti. È questo il primo contatto che si ha con il borgo grecanico di Gallicianò (in grecanico Gaddhicianò) . Frazione del Comune di Condofuri posta a 620 m slm, su un contrafforte del Monte Scafi che sovrasta la fiumara dell’Amendolea, è definita dai Greci della Madrepatria l’Acropoli della Magna Graecia1, essendo l’ultimo baluardo della cultura dei Greci di Calabria. La sua posizione, conclusa tra le montagne, ha scoraggiato per secoli la costruzione di una strada di accesso, favorendo il mantenimento delle tradizioni ellofone, a tutt’oggi patrimonio dei circa 60 abitanti del borgo. Incerta è la data di fondazione del centro che, tuttavia, sulla base di studi sulla linguistica viene collocata intorno al VIII sec. a.C, ad opera degli abitanti della vicina Amendolea. La più antica attestazione storica, rinvenuta nel Brebion2 della Chiesa Metropolitana di Reggio Calabria, risale al 1060 e riporta Gallicianò col nome To Galikianos. La conformazione urbana segue l’orografia del sito e si snoda attorno ai due fulcri religiosi e sociali che ne rappresentano la doppia anima culturale. All’ingresso del paese la chiesa cattolica di San Giovanni Battista, protettore del borgo, sovrasta la piazza principale. L’edificio mononavato, risalente al XVI secolo, accoglie una fonte battesimale in marmo cinquecentesca e la statua marmorea del Santo Patrono, attribuita presumibilmente alla scuola del Gagini. Nella parte alta del paese sorge invece la piccola chiesa ortodossa di Panaghìa tis Elladas dedicata alla Madonna della Grecia, affidata ai monaci del Monte Athòs e dove ancora si svolge il rito grecoortodosso. Ultimata nel 1999 e costruita su un’antica abitazione, rappresenta la testimonianza più viva del passato greco della Calabria. Lungo la strada che porta alla Panaghìa, si trova To Cànnalo Tis Agàpi, la sorgente dell'amore, così chiamata perché luogo delle dichiarazioni d’amore dei giovani gallicianesi3. Attorno a questi punti nodali si articolano le abitazioni di Gallicianò, caratterizzate da un’architettura povera, di pietra e laterizi. Il tipo edilizio più frequente è quello della casa unifamiliare a schiera sviluppata su due livelli di cui il primo è destinato a magazzino o ricovero per gli animali. L’inaccessibilità del sito ha costretto gli
abitanti all’auto sostentamento, basato su un’economia agricolopastorale. Come tutti i borghi dell’Area Grecanica, anche Gallicianò è stato teatro di terribili catastrofi naturali. Negli anni ‘50 e ‘70 del Novecento, due pesanti alluvioni costringono parte della popolazione ad abbandonare il centro, stabilendosi nella città di Reggio Calabria in particolare nei quartieri San Giorgio Extra, Modena, Arangea e Sbarre. Tuttavia, nonostante questo, il vero motivo dello spopolamento del centro è stato il progressivo abbandono delle attività legate all’agricoltura, alla pastorizia e il distacco dai vecchi stili di vita. Oggi il paese di Gallicianò è il simbolo della grecità calabrese. Grazie alle associazioni e ai cittadini si è avviato un processo di valorizzazione dell’identità locale che ha portato alla fondazione della Biblioteca Ellenofona, con i testi dei più famosi studiosi dell’area, e del Museo Etnografico dedicato ad Angela Bogasàri Merianoù, prima filologa greca ad interessarsi della grecità aspromontana e che per prima volle il gemellaggio del borgo calabrese con la Grecia. Il Museo, allestito nei locali della scuola del paese, è il simbolo dello sforzo comune dei gallicianesi che in un quinquennio hanno donato alla collettività oggetti della vita contadina, pastorale, utensili tradizionali ma anche tessuti, fusi e ricordi della quotidianità. Tra questi reperti spiccano gli strumenti musicali, protagonisti immancabili della cultura gallicianese. È la musica l'elemento che unisce, la musica che aggrega e che risuona quasi perennemente tra le vie del piccolo borgo in occasione delle feste patronali e dei grandi eventi legati alla vita religiosa, come i battesimi e i matrimoni. È in queste occasioni che il tempo sembra essersi fermato e il paese diffonde lo spirito grecanico dell’accoglienza e della condivisone.
1 Cfr. Condemi F., Gallicianò: acropoli della Magna Graecia, Laruffa, Reggio Calabria 1999. 2 Cfr. Guillou A., Le Brèbion de la Mètropole byzantine de Region (vers 1050), Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1979. 3 Cfr. AA.VV., I Borghi della memoria: Gaddhicianò, Pentidattilo, Richudi, Vùa, Vunì, Jalò tu Vùa, Off. Grafica, Villa San Giovanni 2009.
MICRO-CITTA’
Rosario Giovanni Brandolino Domenico Mediati Pietro Mina Elena Trunfio
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DENOMINAZIONE: Gaddhicianò (Gallicianò)
LOCALIZZAZIONE 38°00'58.92"N - 15°53'13.86"E EPOCA: VIII sec. a.C. TIPOLOGIA: Borgo NOTE
Gallicianò si trova a 620 m slm, su un contrafforte del Monte Scafi che sovrasta la fiumara dell'Amendolea. È l’ultimo baluardo della cultura dei Greci di Calabria. La sua posizione, stretta tra le montagne, ha scoraggiato per secoli la costruzione di una strada di accesso, favorendo il mantenimento della tradizione linguistica grecanica / Gallicianò is located at 620 m asl, on a spur of Monte Scafi above the Amendolea torrent. It is the las bulwork of Greek
culture of Calabria. Its location, squeezed between the mountains, has discouraged for centuries the construction of an access road, favoring the permanence of “grecanica” linguistic tradition.
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2. Pianta alla quota del suolo e modello digitale. Planivolumetria del comparto G09. Assonometrie dei comparti G03, G10 e G15. Ricomposizione dell’abitato / Ground level site plan and 3D Model. Site plan with shadow of G09 compartment . Axonometry of G03, G10 and G15 compartments. 3. Suddivisione in comparti per le operazioni di rilievo / Division into compartments for survey operations. 4. Planivolumetria e viste del modello digitale. Ricomposizione / Plan and 3D model. Recomposition.
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Calos Irthete, welcome. This is the first contact you have with the village of Gallicianò (in greecanic language Gaddhicianò). Part of the municipality of Condofuri located at 620 m above sea level, on a spur of Monte Scafi above the Fiumara Amendolea, it is defined, by the Greeks of the Motherland, the Acropolis of Magna Graecia1, being the last bulwark of culture of the Greeks of Calabria. Its location, enclosed between the mountains, has discouraged the construction of an access road, promoting the maintenance of Greek traditions, that today are the heritage of the 60 inhabitants of the village. Uncertain is the date of the founding of the center. However, based on studies on linguistics, it is placed around the eighth century BC, by the inhabitants of the nearby Amendolea. The oldest historical attestation, found in the Brebion2 of the Metropolitan Church of Reggio Calabria, dates to 1060 and reports Gallicianò with the name of To Galikianos. The urban layout follows the topography of the site and winds around the two religious and social fulcrums that represent the dual cultural soul of this place. At the entrance of the country, the Catholic Church of St. John the Baptist, saint patron of the village, overhangs the main square. The building with a single nave, dating back to the sixteenth century, houses a marble baptismal font from the sixteenth-century and a marble statue of the patron saint, presumably attributed to the school of Gagini. In the upper part of the village, the small Orthodox church of Panaghìa tis Elladas is situated, dedicated to Madonna della Grecia, entrusted to the monks of Mount Athos. Here the rite greek-orthodox is celebrated. Completed in 1999 and built on a historic house, it is the living testimony of the Calabria's past greek. Along the road that leads to the Panaghìa, To Cànnalo Tis Agàpi is located, the source of love, so named because it was the place of love's declarations of young people3. Around these nodal points the houses of Gallicianò are organized, characterized by poor architecture, built with stones and bricks. The most frequent type of building is the row house on two levels of which the first is intended for storage or shelter for animals. The inaccessibility of the site has forced the inhabitants to self sustenance, based on an agricultural and pastoral economy. Like all villages in the Area Grecanica, Gallicianò also was the scene of terrible natural disasters. In the 50s and 70s of the twentieth century, two heavy floods forced the population to leave the center. The inhabitants have moved in the city of Reggio Calabria, particularly in the neighborhoods of San Giorgio Extra, Modena, Arangea and Sbarre. However, despite this, the real reason for the depopulation of the center was the gradual abandonment of activities related to agriculture, pastoralism and detachment from the old ways of life. Today, the country of Gallicianò is the symbol of the Greek Calabria. Thanks to associations and citizens a processes of enhancement of local identity has started, that led to the founding of the Biblioteca Ellenofona, with the lyrics of the most famous scholars of the area, and the Ethnographic Museum. The latter was dedicated to Angela Bogasàri Merianoù, the first Greek philologist interested to the Aspromonte’s culture and who first proposed the twinning of the Calabrian village with Greece. The museum, hou-
sed in the premises of the school of the country, is the symbol of the common effort of gallicianesi, that in five years, they have donated items of rural life, pastoral, traditional tools but also fabrics, spindles and memories of everyday life. Among these findings stand out musical instruments, inevitable protagonists of the local culture. The music is the element that unites, that aggregates and resonates almost perpetually in the streets of the small village on the occasion of the patronal festivals and major events related to the religious life, such as baptisms and weddings. It is on these occasions that the time seems to have stopped and the grecanic village spreads the spirit of hospitality and sharing. (Translated by Carlo Lombardo).
Cfr. Condemi F., Gallicianò: acropoli della Magna Graecia, Laruffa, Reggio Calabria 1999. Cfr. Guillou A., Le Brèbion de la Mètropole byzantine de Region (vers 1050), Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1979. 3 Cfr. AA.VV., I Borghi della memoria: Gaddhicianò, Pentidattilo, Richudi, Vùa, Vunì, Jalò tu Vùa, Off. Grafica, Villa San Giovanni 2009. 1 2
5. Rilievo dei comparti G11 e G07 / Survey of G11 and G07 compartments.
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