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PMI attive a livello internazionale: migliori risultati rispetto alle non internazionalizzate Recentemente, la Commissione Europea ha pubblicato lo studio “Internationalisation of European SMEs”, che misura il grado di internazionalizzazione delle PMI europee e individua gli ostacoli e i vantaggi insiti in questo processo. Lo studio si inserisce nel quadro di una più esplicita attenzione degli organi direttivi dell’UE nei confronti del mondo delle PMI, testimoniata in particolare dalla comunicazione sullo Small Business Act che, partendo dal riconoscimento della fondamentale funzione economico-sociale svolta dalle PMI, postula interventi atti a sostenerne le potenzialità di crescita, specie a livello di semplificazione degli oneri amministrativi, di apertura dei mercati, di accesso al credito e di sostegno all’imprenditorialità in genere. Lo studio dimostra come le PMI attive a livello internazionale conseguano risultati più brillanti. Ad esempio, fattore non banale in un momento di crescente instabilità del lavoro, le PMI internazionalizzate creano un maggior numero di posti di lavoro: presso queste imprese, infatti, il tasso di crescita dell’occupazione è del 7%, contro il solo 1% nelle PMI che non svolgono attività di tipo internazionale. Esiste inoltre una forte correlazione tra internazionalizzazione e innovazione: l’introduzione di prodotti o servizi innovativi per il settore di attività nel Paese di appartenenza ha interessato il 26% delle PMI attive a livello internazionale e l’8% soltanto delle altre piccole imprese. Esiste anche una correlazione diretta anche tra il grado di internazionalizzazione e le dimensioni dell’azienda, per cui tanto più grande è una PMI tanto maggiore sarà la sua internazionalizzazione. Le PMI europee sono poi più attive a livello internazionale rispetto alle PMI statunitensi o giapponesi e registrano risultati migliori anche solo considerando le loro esportazioni fuori dall’UE. Le attività internazionali sono, tuttavia, orientate principalmente verso altri Paesi del mercato interno e solo il 13% delle Segue a pag. 4 >

Il mercato in Italia ristagna: l’unica salvezza è l’estero. Parola del Presidente Monteverdi. «Il mercato in Italia è morto, o almeno è talmente chiuso da non lasciare spazio. L’unica possibilità di salvezza? Puntare sull’estero». Francesco Monteverdi, presidente del Consorzio Lodi Export, al termine del suo mandato e alla vigilia dell’incontro dei soci in programma ieri sera alla Cascina Boldrasca, ci ha parlato delle iniziative in programma per l’autunno per incentivare gli imprenditori ad orientarsi verso mercati stranieri. Ma quali? «Se ci fosse l’autostrada

marketing, comunicazione, sicurezza, lingua inglese. «È una iniziativa che dà una preparazione globale sull’export: è un buon inizio per chi si vuole cimentare, ma anche un’utile fonte di approfondimento, per chi già esporta», dice Monteverdi. Per settembre missione economica a Belgrado, in Serbia, incentrata sulla meccanica, ma anche in Germania con doppio appuntamento: uno riservato al comparto agroalimentare, l’altro per il meccanico. In ottobre partecipazione alla fiera SIAL a Parigi mentre sono aperte

andremmo anche sulla luna — scherza —: l’importante è prepararsi. Oggi non si può non tenere conto della Cina, da cui, come imprenditore vinicolo, sono rientrato la settimana scorsa. Lì corrono a velocità 10 volte superiori alla nostra. In Cina non ci sono oneri burocratici e di sicurezza, nemmeno di igiene. È un grave handicap. Noi possiamo portare esperienza, gusto del bello e fantasia. Tra i mercati di riferimento, inoltre, ci sono India e Brasile. Quale che sia il mercato scelto, comunque, bisogna avere capacità di proporsi. C’è chi magari va all’estero con il catalogo o l’etichetta in italiano. Bisogna dunque puntare sulle missioni e sulla lingua. Grazie ai corsi già effettuati qui a Lodi ormai c’è gente che parla inglese molto bene».

le iscrizioni per un corso di russo base e per Matching 2010 (programmazione di incontri d’affari specifici). «Si tratta di un aiuto che diamo ai nostri imprenditori — sottolinea Monteverdi —. E infatti le imprese iscritte al Consorzio, nei miei 3 anni di mandato, sono passate da 30 a 64. Ad aiutarci oggi c’è anche il sistema dei voucher regionali: una volta c’erano fondi a pioggia per i Consorzi, indipendentemente dalla qualità del loro operato. Oggi la Regione riconosce agli imprenditori un voucher tra i 1.500 e i 2mila euro, a fronte di una spesa di 5-7 mila euro: è un buon sistema». Irrisolto il problema del trasferimento della sede da via Haussmann a Lodiprogress: «Siamo disponibili a muoverci subito, non appena la cosa funzionerà. Non vogliamo andare là per tenere aperto, essere solo noi nel deserto, in un luogo nemmeno indicato dai cartelli». Laura De Benedetti, da Il Giorno del 4 agosto 2010

Tra le iniziative in programma c’è il progetto multidisciplinare O.M.L.S.I., per i titolari d’azienda, che tra ottobre e giugno tratterà di organizzazione aziendale,


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