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LODI NEWS per l’esportazione, NUMERO 19 - Marzo 2009 Reg. Trib. Lodi N. 06/2007 del 22-08-07 - Direttore Resp.: Fabio Milella
Commercio estero: essere pronti alla ripresa
Come tutti i Paesi industrializzati, l’Italia sta subendo un grande contraccolpo economico a causa della crisi finanziaria internazionale, i cui effetti si sono progressivamente diffusi sulle principali economie mondiali, determinando un rapido rallentamento del commercio mondiale di manufatti, dopo un avvio del 2008 a ritmi ancora sostenuti. Il triennio 2008-2010 potrebbe così chiudersi con una crescita degli scambi internazionali di manufatti attorno al 3,5% medio annuo, dato più che dimezzato rispetto a quello del triennio precedente (7,5%).
In questo scenario, l’economia mondiale eviterà una recessione globale se continuerà ad essere sostenuta dall’apporto della domanda proveniente dai Paesi emergenti. Il traino dei Paesi emergenti
Il peso dei Paesi emergenti negli ultimi anni non è aumentato solo dal lato delle esportazioni, sebbene il fenomeno della concorrenza portata dai PVS ai produttori tradizionali sia quello più spesso citato, ma anche dal lato della domanda, grazie alla crescita del loro export sui mercati maturi, sia di manufatti, sia di materie prime. Attualmente, è possibile supporre una maggiore tenuta per i Paesi esportatori di materie prime, che sembrano essere riusciti a sviluppare in modo più o meno omogeneo molti segmenti delle proprie economie, anche in virtù degli investimenti avviati negli anni di elevate quotazioni delle commodity; i Paesi che esportano prevalentemente manufatti, invece, presentano situazioni abbastanza
diversificate, con quelli più vicini all’Italia che potrebbero risentire maggiormente delle difficoltà dell’Europa Occidentale, soprattutto per via della loro specializzazione nei settori dei mezzi di trasporto e in quelli dei beni intermedi e strumentali, cioè i comparti al momento più colpiti dalle caratteristiche della crisi. I Paesi più lontani, invece, appaiono maggiormente al riparo dal rischio di contaminazione, soprattutto in virtù del loro elevato grado di integrazione economica che è andato crescendo velocemente negli ultimi anni, rendendoli meno sensibili alla domanda dei mercati maturi, in particolare quelli del NAFTA. Dinamica per settori
La composizione e la dinamica settoriali della domanda nelle diverse aree porteranno a un andamento degli scambi internazionali decisamente penalizzante per i beni destinati al comparto edilizio e per quelli strumentali. Anche alcuni beni intermedi, date le politiche di approvvigionamento estremamente prudenziali delle imprese, potrebbero denotare delle difficoltà, sebbene sul piano strutturale siano meno dinamici del complesso dei manufatti. Prospettive più brillanti potrebbero invece riguardare il settore alimentare (tipicamente anticiclico) ed il sistema moda, grazie alla progressiva apertura dei mercati emergenti agli scambi esteri, mentre elettronica e farmaceutica continueranno ad essere sostenute rispettivamente dall’incrollabile domanda di prodotti di consumo e dagli scambi
intra-industriali tra pochi Paesi europei, tra cui l’Italia, e l’America Settentrionale. Una maggior articolazione della domanda nei Paesi emergenti rispetto al passato potrebbe favorire anche il comparto dei mezzi di trasporto, sul quale grava però l’incognita della crisi che sta coinvolgendo tutti i produttori mondiali. Le imprese italiane In termini geografici, l’evoluzione attesa per gli scambi mondiali proporrà come maggiori opportunità di sviluppo quelle presenti sui mercati più distanti e a maggior rischio, dove la competitività dell’industria italiana è ostacolata da una strutturale scarsità di risorse finanziarie (date le dimensioni prevalentemente ridotte delle nostre imprese) da destinare allo sviluppo di azioni commerciali articolate nel tempo e al sostegno di operazioni di internazionalizzazione complesse, quali la costruzione di reti distributive e di assistenza qualificata. Pertanto, oggi diviene ancor più vitale il fatto di garantire ad esse tutti gli strumenti, commerciali, finanziari, assicurativi, necessari per trasformare le difficoltà attuali in opportunità per il futuro, puntando senza dubbio ad un maggior radicamento nei cosiddetti Paesi BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), senza comunque venir meno al tenace presidio dei mercati dell’UE, che restano fondamentali per la nostra economia. Fonte: “Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori”, Rapporto Ice-Prometeia, dicembre 2008.