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Consorzio Lodi Export - Via Haussmann 11/15 - 26900 Lodi Tel. 0371 - 4505264 - www.lodiexport.it - E-mail: info@lodiexport.it
Imprese lodigiane in Turchia
In base ad un‘accurata valutazione condotta dagli uffici camerali, a stretto contatto con Lodi Export e le associazioni di categoria del territorio, è emerso, o viene confermato, un rilevante interesse da parte delle aziende esportatrici locali per i Paesi dell’Europa Orientale, la Russia e la Turchia. Proprio quest’ultima sarà la meta di una missione economica di imprese lodigiane, che si terrà fra il 2 ed il 4 marzo 2008 ad Istanbul, e di cui a fianco trovate programma e modalità di adesione. Data la sua rilevanza, questo numero è dedicato pressoché interamente alla presentazione dell’iniziativa, che viene corredata da un’analisi delle variabili economiche e di aspetti della normativa commerciale, relativi al mercato turco. Un’analisi che, pur necessariamente sintetica, intende essere il più possibile aggiornata ed equilibrata, come nella tradizione del Consorzio. Chi conosce l’attività di Lodi Export, infatti, sa bene che ci siamo sempre ben guardati dal proporre una visione a senso unico della realtà, ad esempio esaltando oltremodo virtù e potenzialità di un Paese ed occultandone invece gli elementi critici, nemmeno quando situazioni o richieste esterne potevano indurre ad orientare in un certa direzione le scelte delle aziende. La nostra etica professionale ci impone invece di informare le imprese in modo corretto ed imparziale sui vantaggi, ma anche sui possibili fattori di rischio di una certa area, come di una determinata operazione: solo così, infatti, le aziende possono maturare ed orientare al meglio le loro decisioni, incentivando gli sforzi su un certo tipo di strategia, oppure astenendosi dal compiere azioni avventate ed esplorando invece soluzioni alternative, così da evitare un dispendio di tempo e risorse preziose. Fondamentale, quindi, è sempre il ruolo esercitato da un’informazione puntuale e mirata. Oltre agli articoli presenti su questo numero, altra documentazione è e sarà accessibile per i nostri Associati contattando gli uffici del Consorzio. Nel corso del mese di febbraio, prevediamo infine lo svolgimento di un seminario ad hoc, rivolto a tutte le aziende partecipanti, ma aperto anche ad altre aziende che, non potendo o non ritenendo di prender parte alla missione, siano comunque interessate ad approfondire la loro conoscenza del mercato in questione. Francesco Monteverdi, Presidente Lodi Export
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LODI NEWS per l’esportazione, NUMERO 6 - Gennaio 2008 Reg. Trib. Lodi N. 06/2007 del 22-08-07 - Direttore Resp.: Fabio Milella
Incontri d’affari in Turchia per PMI lodigiane: Istanbul, 2 – 4 marzo 2008 Nell’ambito del proprio Programma di attività per l’internazionalizzazione, la Camera di Commercio di Lodi, in collaborazione con il Consorzio Lodi Export e con il supporto tecnico di Promos, propone la partecipazione delle imprese lodigiane ad una missione imprenditoriale rivolta ai settori meccanico, elettromeccanico, chimico ed agroalimentare, in programma dal 2 al 4 marzo 2008 a Istanbul. La Turchia si rivela un mercato sempre più dinamico ed interessante per le PMI italiane grazie agli ottimi risultati economici registrati negli ultimi anni ed alle riforme strutturali in corso di attuazione (si vedano gli articoli interni). L’iniziativa mira a sostenere le PMI lodigiane nella ricerca di nuove opportunità commerciali a Istanbul, facilitando il
risulteranno, in seguito ad un accurato processo di selezione, le più idonee ad affrontare il mercato turco.
Programma Domenica 2 marzo 2008 Partenza da Milano Malpensa Arrivo a Istanbul e sistemazione in hotel Cena sociale con Istituzioni locali Lunedì 3 marzo 2008 Giornata dedicata agli incontri d’affari bilaterali Martedì 4 marzo 2008 Mattinata dedicata agli incontri d’affari/ istituzionali Pomeriggio rientro in Italia
Costi di partecipazione
contatto tra operatori attraverso la realizzazione di incontri d’affari mirati. La selezione degli interlocutori turchi (min. 4/5 incontri) sarà effettuata principalmente sulla base delle richieste espresse dalle aziende lodigiane e mirerà a creare i presupposti per l’avvio di concrete collaborazioni. Lodi Export e Camera di Commercio di Lodi assisteranno le aziende partecipanti per tutta la durata della missione, mettendo a disposizione la propria conoscenza del mercato turco e l’esperienza maturata nel corso degli anni, nonché tutti i servizi utili alla buona riuscita, tra i quali l’interpretariato. La partecipazione è riservata ad un massimo di 10 imprese del territorio, che
Alle imprese partecipanti é richiesta una quota di partecipazione pari ad € 630,00 +IVA. Il Consorzio fornirà supporti ed agevolazioni in esclusiva ai propri Associati. La quota di partecipazione comprende: - volo di linea A/R - 2 pernottamenti - trasferimenti in pullman a/r aeroportohotel - assistenza personale qualificato per tutta la permanenza in Turchia
Modalità di adesione Le aziende interessate alla missione potranno inviare alla Camera di Commercio di Lodi al n° di fax 0371-431604 entro il 22 gennaio 2008 la scheda di adesione e company profile in lingua inglese per l’organizzazione degli incontri bilaterali, oltre ai cataloghi aziendali od altra documentazione prodotti. Lodi Export e Camera di Commercio di Lodi restano a disposizione per ulteriori informazioni.
Turchia: situazione economica e quadro congiunturale Negli ultimi 20 anni, la Turchia ha attraversato un profondo processo di trasformazione, passando da un’economia agricola ad una industrializzata, con un ruolo sempre crescente del terziario. La scelta di apertura avviata alla metà degli anni ’80 dal presidente Özal ha fatto sì che si sviluppassero alcune infrastrutture fondamentali per la modernizzazione del paese (sistema stradale, aeroportuale ecc.) dando vita, grazie anche ad un considerevole afflusso di capitali stranieri, ad un sempre più consistente settore privato, basato essenzialmente su alcune grosse holding, ma anche su un reticolo di piccole e medie imprese. Nel decennio 1985-1995 la Turchia si relaziona sempre di più con i mercati industrializzati occidentali, compiendo scelte importanti anche di integrazione economica con i paesi dell’Unione Europea e in genere con gli altri partners occidentali: in tale contesto si colloca l’adesione all’Unione Doganale Europea (1° gennaio 1996, si veda anche l’articolo a pagina 3). Non sono in verità mancate alcune crisi economiche e finanziarie, causate da una spesa pubblica fuori controllo e conseguenti elevati tassi d’inflazione, un’ industria di stato pervasiva e poco efficiente, un sistema bancario e finanziario non in linea con gli standards internazionali. La pesante crisi economica del 2001 ha determinato una rivisitazione dei piani di sviluppo, inducendo le Autorità ad attuare un’organica opera di risanamento, nonché importanti riforme strutturali. Tali interventi hanno contribuito ad aumentare il grado di apertura del Paese, dotandolo nel contempo di un quadro istituzionale più liberale e moderno, che lo qualifica come un interlocutore affidabile sulla scena internazionale.
Ripresa e riforme Dall’ultima crisi, il Paese si è ripreso con
sempre maggior vigore e stabilità, facendo registrare una crescita del 6% nel 2003, di quasi il 10% nel 2004, del 7,7% nel 2005 e del 6% nel 2006. Una crescita che, con il suo 5,5%, si conferma anche nei primi sei mesi del 2007, e che è stimolata da un sensibile incremento nella domanda di prestiti e di beni di consumo, conseguenza del raddoppio del reddito medio in soli cinque anni, da ottime prestazioni delle esportazioni e da un afflusso consistente di capitale straniero. Degni di nota, in particolare, il sensibile aumento registrato nella produzione industriale (+4,9% nei primi 9 mesi del 2007), ed un avanzo primario che soddisfa il requisito del 6.5% richiesto dal FMI. Da non sottovalutare, inoltre, il rinnovato impulso del turismo; dopo una consistente flessione nel corso del 2006, nei primi nove mesi dell’anno in corso ha infatti ripreso nuovo slancio, facendo registrare un’impennata del 17%, con un totale di 18 milioni di visitatori. La crescita economica del Paese è stata sostenuta anche dall’attuazione in questi ultimi anni di rilevanti riforme strutturali, quali la legge quadro sugli investimenti esteri, la normativa che disciplina la creazione di imprese ed il fitto programma delle privatizzazioni. I parametri macro-economici risultano quindi essere ancora sostanzialmente in linea rispetto alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale. Si stanno conseguendo anche discreti risultati nel contenere i tassi d’interesse che, tuttavia, nel 2006 sono stati pari al 17,80% (erano vicini al 70% nell’aprile 2003): elemento molto importante in considerazione del pesante servizio del debito che la Turchia deve ripagare, e che è in buona parte espresso in valuta straniera. La nuova lira turca, rafforzatasi notevolmente nel corso del 2004 e 2005, attualmente è pari a circa 0,58 euro (al 7/01/07). Poco più di due anni fa la Commissione
Europea ha dato il via libera all’avvio dei negoziati con la Turchia, riconoscendo gli enormi progressi conseguiti negli ultimi anni. Ciò, tra l’altro, ha permesso al Paese di beneficiare dall’inizio del 2007 del nuovo Strumento di Pre-adesione (IPA), destinato in via specifica anche a Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro, Macedonia ed Albania. Andrà ad Ankara poco meno della metà dei fondi IPA programmati fino al 2010 (2,2 miliardi di euro su circa 4,7 miliardi).
Fattori Problematici A fronte dei notevoli passi in avanti sin qui compiuti, sul sistema economico turco gravano nondimeno alcune incertezze, soprattutto in merito all’indebitamento pubblico, al fenomeno dell’inflazione, al deficit delle partite correnti e all’andamento della disoccupazione. Nei primi 10 mesi del 2007, il tasso d’inflazione è stato pari al 7,7% (l’obiettivo era del 5% per l’intero 2007). La forte dipendenza energetica dall’estero è alla base del saldo negativo della bilancia commerciale, che nel 2006 si è attestato a 51,9 miliardi di dollari (+ 19,9% rispetto al 2005). Nel corso del 2006 è stato inoltre confermato il trend del debito pubblico, ancora molto alto. Infine, va posto in evidenza il fenomeno di crescita costante della disoccupazione, al momento intorno al 9%, ma stimabile complessivamente oltre il 20% a causa del fenomeno, molto diffuso, della sottoccupazione. Si conferma infine particolarmente vasta la cosiddetta economia sommersa che, a detta delle stesse Autorità, non è lontana dal rappresentare circa il 50% dell’economia totale. Oltre che sul fronte sociale, il fenomeno ha un riflesso negativo anche sul livello delle entrate fiscali, insufficiente malgrado i frequenti condoni promossi dalle stesse Autorità.
Principali partner Nei primi nove mesi del 2007, le importazioni turche sono cresciute del 18,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, raggiungendo quota 121,5 miliardi di dollari; parallelamente, l’export è aumentato del 24,1% (76,2 miliardi di US$). Il disavanzo risulta quindi pari a 45,3 miliardi di dollari. I principali partners commerciali di Ankara sono stati: - Germania: 21,3 miliardi di dollari - Russia: 19,7 miliardi di dollari - Italia: 12,5 miliardi di dollari - Cina: 10,1 miliardi di dollari - Regno Unito: 10 miliardi di dollari - Francia: 9,6 miliardi di dollari - USA: 9 miliardi di dollari - Spagna: 6,3 miliardi di dollari
Accesso al mercato Le questioni riguardanti le barriere all’entrata al mercato turco devono essere inquadrate nel contesto dell’Accordo di Unione Doganale che lega il Paese all’Unione Europea dal 1° gennaio 1996. L’Accordo ha finora ben funzionato, come riconosciuto anche dalla Commissione Europea, che si prefigge di espanderne l’applicazione nei campi fin qui esclusi (il settore agricolo e parte di quello dei servizi). Si registrano tuttavia alcune aree in cui la parte turca non ha ancora del tutto adempiuto agli impegni presi con l’Unione. A risentire particolarmente di tali circostanze sono le procedure di importazione di vini e bevande alcoliche che, in aggiunta al sistema di licenze, sono penalizzate da un proibitivo regime doganale e fiscale: - 63.3% Imposta Speciale sul Consumo Privato, che viene calcolata sull’importo della fattura; - 50% Imposta applicata sulla merce proveniente dall’Unione Europea; - 18% IVA. Quanto alle barriere non tariffarie, un problema di carattere generale deriva dalla normativa in base alla quale le merci importate in Turchia devono essere sdoganate entro 20 giorni se provenienti via terra o aria, oppure entro 40 giorni se provenienti via mare. Qualora la merce non venga sdoganata entro tali termini, può essere nazionalizzata e venduta all’asta. Tale procedura comporta spesso problemi per gli operatori italiani che, per via di ostacoli burocratici di vario genere (verifiche sul rispetto di standard tecni-
ci, certificazioni sanitarie…) o a causa dell’operato in malafede di importatori turchi che tardano a ritirare la merce in dogana, vengono espropriati senza avere la possibilità di far rientrare la merce in Italia.
Interscambio con l’Italia Per la Turchia, l’Italia non è solo un partner commerciale primario, ma anche un modello culturale e di sviluppo di riferimento. La Turchia rappresenta un vitale mercato di sbocco soprattutto per le forniture “Made in Italy” di beni strumentali che sfruttano una consolidata complementarietà con il sistema industriale locale (l’Italia fornisce la tecnologia più aggiornata che qui serve per migliorare la produzione nei settori trainanti: tessile, automotive, agricolo ecc.). La struttura proprietaria delle imprese turche appare poi particolarmente compatibile con quella italiana, data la presenza di grandi gruppi che si affiancano ad un vivace tessuto di piccole e medie imprese, le quali riscontrano nelle aziende italiane interlocutori flessibili e dinamici. Nel 2006 l’Italia è stato il terzo partner commerciale della Turchia, dopo Germania e Russia, con un interscambio di 15,3 miliardi di dollari (+16,8% sul 2005). Le esportazioni dello scorso anno sono state pari a 8,6 miliardi di dollari (+13,3%) e le importazioni corrispondenti a 6,7 miliardi di dollari (+20%). Il saldo è stato positivo per l’Italia per circa 1,8 miliardi di dollari. La quota di mercato, sul totale importato dalla Turchia dal mondo, si è attestata al 6,3%.
Settori di opportunità Circa il 40% dell’export italiano verso la Turchia riguarda il comparto della meccanica e dei beni strumentali, coinvolgendo i principali ambiti dell’economia locale, e concerne in particolare: - Macchine per lavorazione metalli: in un mercato dove da tempo sono presenti i maggiori produttori mondiali di autoveicoli e divenuto il principale polo produttivo europeo di elettrodomestici, la ripresa sta generando una richiesta per tale tipo di macchinari ad elevato contenuto tecnologico, anche da parte della rete di subfornitori locali. - Macchine agricole: l’agricoltura occupa un posto rilevante nell’economia turca (contribuisce per oltre l’11% del PIL ed impiega il 35% della forza lavoro). Accanto alle forniture di macchine agricole
esistono ampi spazi nell’industria zootecnica, nella tecnologia per l’irrigazione e nell’industria connessa all’allevamento. - Macchine tessili: la propensione all’export dell’industria dell’abbigliamento turca implica un continuo aggiornamento tecnologico in cui l’Italia può continuare a svolgere un ruolo di primo piano. - Macchine per imballaggio. - Macchine per lavorazione plastica. - Macchine per lavorazione legno. Le variazioni nei consumi locali in campo alimentare, derivanti anche dalle mutate abitudini di vita, rendono anche il settore dei prodotti agroalimentari, sempre più interessante per l’Italia. Purtroppo, le importazioni dall’estero di questi prodotti sono complicate dal severo regime di autorizzazioni imposto dalle Autorità turche e particolarmente onerosi permangono i dazi a carico degli esportatori stranieri, poiché tale settore non rientra negli accordi siglati nell’ambito dell’Unione doganale conclusa fra la Turchia e l’UE nel 1996. Per questo, ancor più significativo è l’incremento che si è registrato per ciò che riguarda le importazioni di vini dall’Italia (che nel 2005 hanno raggiunto gli 863 mila dollari, rispetto ai 2,6 milioni di dollari complessivi, con una quota nazionale pari al 29,32%). Il settore tessile rappresenta la prima voce dell’export locale. L’Italia vi gioca un ruolo fondamentale, essendo il primo fornitore di tessuti e filati in Turchia oltre che uno dei più importanti clienti. Rispetto al 2005, nel 2006 le importazioni di tessili ed abbigliamento dall’Italia hanno mostrato un incremento del 3%, mentre le esportazioni turche verso l’Italia sono cresciute del 15%. In Turchia sono presenti circa 3.000 imprese produttrici di mobili e componenti, molte attive anche nei mercati limitrofi. La rapida crescita della produzione locale di mobili e della domanda di prodotti di alto livello continua a rappresentare un’opportunità per le imprese italiane, che sono le più importanti fornitrici del mercato locale. Nel 2006, le esportazioni italiane verso il Paese si sono attestate sugli 80 milioni di dollari, contro i 15 milioni di dollari di esportazioni turche verso l’Italia. Fonti: Nota congiunturale ICE – novembre 2007; Rapp. Paese congiunto ICE/ MAE – 1° sem. 2007.
IL CONTRATTO DI AGENZIA IN TURCHIA Quali sono le principali differenze tra la normativa turca sul contratto di agenzia e la disciplina vigente nel nostro Paese? Che approccio risulta più favorevole all’esportatore italiano?
Normativa italiana In Italia il codice civile regola il contratto di agenzia agli articoli 1742 e ss., anche sulla base della Direttiva 86/653 CE. Caratteristiche salienti del contratto di agenzia sono l’autonomia e la stabilità. L’autonomia dell’agente non è peraltro assoluta, perché sotto alcuni aspetti egli viene talvolta equiparato ad un lavorato-
sabilità, anche solo parziale, per l’inadempimento del terzo (star del credere). Il preponente non è obbligato a concludere i contratti promossi dall’agente, ma nei rapporti con costui deve agire con lealtà e buona fede. Non potrebbe, ad esempio, reiteratamente e senza giustificazione rifiutarsi di concludere i contratti proposti, atteso che l’agente sopporta le spese e riceve da tale rifiuto un discredito commerciale. Le parti possono stipulare un patto di non concorrenza con efficacia successiva allo scioglimento del contratto. Tale patto deve avere forma scritta, non può superare i due anni dalla data dello scioglimento, deve riguardare la medesima zona, clientela, e genere di beni, e dà diritto ad un’indennità di natura non provvigionale a favore dell’agente (da stabilirsi in sede contrattuale o, in mancanza, giudiziale) che va corrisposta al momento della cessazione del rapporto.
Normativa turca
Il primo ministro turco Recep Erdogan con ArielSharon, ex primo ministro di Israele. I tradizionali rapporti di amicizia della Turchia con i Paesi occidentali e l’inserimento nella NATO ne fanno un interlocutore chiave nella complessa area mediorientale
re subordinato. Che il rapporto non sia di assoluta autonomia è confermato anche dal fatto che caratteristica dell’agenzia è la stabilità dell’incarico. La stabilità comporta anche, come effetto naturale, il reciproco diritto di esclusiva. L’agente non è un lavoratore dipendente, egli infatti collabora con il preponente e non è un suo subordinato. Ha libertà di organizzare il proprio lavoro senza alcun obbligo di osservare orari, sceglie la propria clientela e utilizza la linea di condotta che a lui appare migliore. Sopporta il rischio oltre a tutte le spese dell’organizzazione. Egli dunque è, sotto questo aspetto, un imprenditore ausiliario ex art. 2195 c.c. Nella disciplina italiana è vietato il patto che ponga a carico dell’agente una respon-
Il contratto di agenzia in Turchia è regolato dal Codice delle obbligazioni e dagli articoli da 116 a 134 del Codice del Commercio, in cui è stabilito il diritto alla provvigione per i contratti conclusi dall’agente, mentre la legge non prevede espressamente il diritto all’indennità di fine rapporto. La Direttiva 86/653 CE che regola il contratto di agenzia nell’Unione europea non è stata ancora recepita nel diritto turco. Il contratto di agenzia turco, a differenza di quello italiano, non è regolato da accordi collettivi. L’eventuale potere di rappresentanza dell’agente turco deve essere reso pubblico mediante iscrizione nel registro commerciale. Nella legge turca esistono varie tipologie di intermediari commerciali: l’agente di commercio, il mediatore, l’intermediario dipendente, il commissionario. La traduzione della parola turca agente (“acente”), è da tenere distinta dalle altre due figure del “ticari mümessil” (mediatore) e del “ticari vekil” (procacciatore d’affari).
È possibile porre a carico dell’agente lo star del credere. Il diritto alla provvigione matura di regola al “buon fine” dell’affare e vi sono termini più elastici per il pagamento rispetto a quelli previsti dalla normativa italiana ed europea. In Turchia il contratto a tempo indeterminato può essere risolto con tre mesi di preavviso. La legge turca non prevede il riconoscimento di un’indennità di cessazione del rapporto e non impone alcun compenso in caso di assunzione da parte dell’agente di un impegno di non concorrenza post contrattuale. Va peraltro tenuto presente che l’agente può essere convenuto e/o agire in giudizio in Turchia per conto del suo preponente estero, per liti relative a contratti conclusi dal preponente in base al suo intervento.
Consigli operativi per l’esportatore italiano In un’ottica di tutela dell’esportatore nei confronti dell’agente turco, riteniamo si possa considerare la possibilità di scegliere la legge turca come disciplina applicabile al rapporto, in quanto essa appare per diversi aspetti meno protettiva nei confronti dell’intermediario. È comunque consigliabile regolare contrattualmente tutti gli aspetti del rapporto, in particolare definendo correttamente la figura dell’agente, provvedendo alla delimitazione dei prodotti e della zona, precisando se l’agente abbia o meno il potere di concludere contratti a nome dell’esportatore e stabilendo la misura, la maturazione ed i termini di pagamento della provvigione. Risulta inoltre possibile pattuire l’assenza di indennità sia in caso di cessazione del rapporto che in caso di assunzione del patto di non concorrenza post contrattuale. Andranno infine definiti la durata e la risoluzione del rapporto, la legge applicabile ed il foro competente. Avv. Christian Montana Studio Legale Gardenal & Associati