Il putto ritrovato

Page 1

Il Putto ritrovato



Istituto Comprensivo Scuola media San Bernardino da Siena Anno scolastico 2013-2014

Il Putto ritrovato


Copyright © 2014 Scuola media San Bernardino Siena anno scolastico 2013/2014 Presenta:

Il Putto ritrovato Ricerche svolte dagli studenti delle classi 3^D - 3^A - 2E sotto la supervisione degli insegnanti Graziella Vecchieschi, Alessandro Gambetti per le foto del Putto e progetto grafico. Si ringraziano per la collaborazione le Prof.sse Tiziana Fantacci, Antonella Marisi ,Laura Moreschini, Anna Mancini. Disegni e scritture creative realizzate dagli omonimi gruppi formati durante la settimana pedagogica con la collaborazione di Alessandro Scali

Classe3^E

Classe 2^E

Classe 3^A

Alessandra Bronzini D'Antona Niccolò Cialdini Matteo Fondi Jacopo Ginanneschi Laura Guasconi Allegra Lazzarotto Margherita Leoncini FernandoMaiolino Bernardo Mario Valeriya Nekit Emma Neri Matilde Pacchioni Giulia Pacciani Consuelo Papei Enea Petessi Edoardo Picchi Diego Profeti Giorgio Provvedi Luigi Rodriguez Francesco Roncucci Caterina Rosi Stefano Sun Zou Sheng

Bertè Simone Bini Emma Campani Gaia Ceccherini Filippo Chiarapini Elena Cresti Jorge Luis Di Pasquale Ignazio Pio Ese Asad Fornacelli Biancamaria Giamello Giulio Gonnelli Martina La Rosa Marco Leri Virginia Neri Eva Orlandini Samrawit Palomino Vasquez Fabbrizio Secciani Marco Sosa Enrique Andres Tordini Niccolò Tozzi Margherita Virga Laura

Amonov Shahruz Baiano Romy Battente Irene Cantini Martina Ceccherini Lorenzo Cecchi Gaia Cessel Giovanni Filippo Dei Lorenzo Fabbrini Lorenzo Franci Federica Franci Fiamma Franco Costanza Benedetta Lelli Elisa Mariniello Caterina Michelagnoli Agata Nannini Isabella Giovanna Niccolucci Matilde Paccagnini Sara Poli Alice Positano Alice Saracini Alessandra Gaia Stelo Edoardo Yang Jessica Zanda Matteo

A destra: particolare della statua «il Putto ritrovato» foto di Alessandro Gambetti


3


Il Putto ritrovato

4


INDICE Come abbiamo lavorato

6

Descrizione del Putto

7-8-9

Descrizione del monumento a Giuseppe Pianigiani

12

Biografia di Tito Sarrocchi

13

Biografia di Lorenzo Bartolini

14-15

Purismo

16

Biografia di Giovanni Duprè

17-18

Biografia di Luigi Mussini

19

Biografia di Giuseppe Pianigiani

20

Il Realismo e la cultura figurativa a Siena nel XIX secolo: riflessioni

22-23

Iconografia dei monumenti funebri

26

Scritto Sandro Scali

27

Scritture creative

28-29

Disegni

30

Articoli di giornale

46

Intervista della 3A

47

Ricerche svolte dagli alunni

49

Ringraziamenti

51

5


COME ABBIAMO LAVORATO

"Il Genio di Tito"è il putto ritrovato: il modello che Sarrocchi realizzò per il Monumento funebre di Giuseppe Pianigiani nella chiesa di S. Domenico. Conservato nei locali della Scuola secondaria di primo grado S.Bernardino è stato l'argomento del nostro lavoro. L'insegnante di Arte, che ha il compito di educare i propri allievi alla consapevolezza del Patrimonio artistico attraverso la fruizione delle Opere d'Arte, può progettare il proprio curricolo pensando di avviare gli alunni a leggere e comprendere il linguaggio visivo della cultura figurativa che esprime contenuti universali, in grado di annullare la distanza spazio temporale tra gli uomini.Nella nostra scuola possiamo ritenerci privilegiati poiché abbiamo potuto assolvere questo compito non solo con le riproduzioni fotografiche, ma studiando un'Opera che ospitiamo negli spazi in cui operiamo.I nostri alunni si sono resi conto che l'Arte non è solo prerogativa dei Musei, ma,in una città patrimonio dell'umanità, occupa spazi inaspettati e inconsueti. Hanno potuto comprendere più da vicino un loro concittadino, che, grazie alla passione e alla volontà, coltivando il proprio talento, ha superato le difficoltà e conquistato l'immortalità. La presenza del "Putto" a scuola non è stata solo l'esempio tangibile dell'attività artistica a Siena nell'800 determinando la scoperta del legame tra i maestri senesi e le grandi personalità del tempo,ma è stata motivo di riflessione ed esperienza di vita.

6


Il PUTTO

Il Monumento a Giuseppe Pianigiani, realizzato alla metà dell’’800 da Tito Sarrocchi, passa quasi inosservato, collocato com’è , nel transetto della Basilica di S.Domenico e addossato alla parete. Il visitatore infatti, a causa di questo, non ha possibilità di osservare i particolari che lo compongono. La figura del Pianigiani che sovrasta la composizione è attribuita a Becheroni mentre i Putti e le figure allegoriche ( la Meccanica, l’Architettura e la Fisica) sono realizzazioni del giovane Tito che all’epoca aveva poco più di vent’anni. L’Opera fu realizza.ta dal 1855 al 1858 dopo la morte prematura di Enea Becheroni e fu collocata nei pressi dell’ ingresso della chiesa, ma nel 1941 fu spostata nel luogo dove ora si trova. Dai documenti del tempo sappiamo che il Maestro Giovanni Duprè propose, presso la commissione che curava l’ erezione del monumento, di affidare l’incarico al suo allievo prediletto: Sarrocchi. Egli avrebbe dovuto portare a compimento il già avviato progetto di Becheroni apportandovi alcune modifiche. Il successo che lo scultore riportò in seguito a questo lavoro ,gli giovò così tanto, da dargli la possibilità di sostituire in Piazza del Campo perfino La Fonte Gaia di Jacopo della Quercia. Proprio uno dei modelli di gesso dei Putti che si trovano ai piedi della statua del Pianigiani è stato conservato lungamente nei locali della scuola media S. Bernardino. È una figura di bimbo che, tenendo in mano una corona di quercia, con la testa piegata e lo sguardo mesto, si cinge le ginocchia Il modello costituisce la premessa alla realizzazione della statua in marmo, infatti i ‘chiodi’, che vi sono inseriti, sono i punti di riferimento da riportare nel blocco di marmo con un apposito compasso così da guidare lo scalpello dello scultore che, in alcuni casi, può essere anche un aiuto del Maestro. Il fanciullo alla sinistra della figura del Pianigiani è seduto su due gradini; posto di tre quarti si cinge un ginocchio con le braccia mentre tiene con le mani sovrapposte una ghirlanda di quercia. Frequente è infatti, nelle statue di Tito Sarrocchi, la presenza di questi ornamenti vegetali con significati simbolici: la quercia rappresenta la perfezione dell’esistenza in quanto contiene sia i fiori femminili che quelli maschili. Il suo sguardo, rivolto verso il basso, è triste e pensoso mentre il volto è ruotato rispetto all’asse del corpo. I suoi lineamenti sono dolci e delicati; i riccioli morbidi scendono fino alle spalle con movenze plastiche tanto da ricordare «l’Amore in agguato» di Giovanni Duprè di proprietà del Monte dei Paschi. Al centro della fronte i suoi capelli sembrano legarsi in un nodo che li alza e li sostiene.Il suo profilo presenta lineamenti di proporzioni perfette con le sopracciglia corrugate, le

7


palpebre abbassate,le narici dilatate,quasi respirasse. Ha le guance paffute e il mento morbido. Il piccolo Genio è raffigurato in un momento di pensierosa concentrazione e sembra riflettere sul significato della vita trascorsa del Pianigiani, con mesta rassegnazione. L’ aspetto del suo corpo, quello di un bimbo di circa otto anni, dimostra una conoscenza notevole da parte dell’artista dell’anatomia infantile e delle forme tipiche di quell’età. Nonostante la fragilità del materiale che lo costituisce ha sfidato il tempo e, tutto sommato, non dimostra i suoi centosessanta anni, ma il basamento su cui poggia è fratturato e i chiodi sembrano essere più larghi a causa degli aloni di ruggine che l’umidità ha contribuito a formarsi. Protetto e nascosto in un cunicolo di tufo che si trova tra la scuola e la chiesa della Maddalena, fu riportato alla luce durante alcuni lavori di restauro dalla dottoressa Anna Maria Cardini, dirigente amministrativa della S. Bernardino. Conservato poi, per tanti anni negli ambienti della scuola, è stato identificato da chi scrive. Possiamo supporre che sia arrivato in via Mattioli nel ’45, quando i settantotto alunni della Scuola di Arti e Mestieri che poi sarà l’istituto tecnico industriale ‘Tito Sarrocchi’, si trasferirono nei locali dell’odierna scuola media, poiché i loro erano stati requisiti dagli alleati. Dal momento che gli uffici amministrativi restarono in S. Domenico, presso il Convento, ci piace pensare che qualcuno abbia voluto ‘proteggere’ il Putto, nasconderlo, pensando di ‘liberarlo’ alla fine del conflitto. A questo punto ci viene naturale porci delle domande: dove si trova l’altro modello? Fu trafugato o rovinato durante il conflitto mondiale? Forse è per questo che solo il ”nostro” si è salvato? Siamo inoltre convinti che molto ancora ci sia da studiare e da scrivere a proposito della cultura figurativa senese dell’’800, del suo legame con quella fiorentina e quella europea, dell’importanza dell’Accademia di Belle Arti che ebbe come direttore Mussini che sarà poi, maestro dei Macchiaioli e come allievo Cassioli, che conobbe Degas. Lo stesso Tito fu contemporaneo di questi personaggi e fu allievo di Bartolini e di Duprè. La qualità del modello che ci troviamo di fronte dimostra che il Maestro senese meriterebbe di essere più conosciuto e apprezzato dai suoi concittadini. Nonostante le ultime pregevoli Mostre dedicate all’Arte a Siena e al Liberty, molti lo ricordano solo per la produzione di Fonte Gaia e per le sue realizzazioni di Arte funeraria. Ora, in occasione della candidatura di Siena a capitale della Cultura europea, sarebbe interessante scoprire, sottolineare e riconsiderare la sua importanza nel 8


panorama della Cultura figurativa italiana ed europea dell’800. Speriamo che a questo contribuisca il ‘nostro‘ Putto. Graziella Vecchieschi

9


10


11


DESCRIZIONE DEL MONUMENTO A GIUSEPPE PIANIGIANI

Il monumento in marmo bianco è situato su una base di marmo scuro, al centro di esso si trovano tre donne che siedono su grandi poltrone, divise da colonne doriche, rappresentanti le professioni che esercitava Pianigiani (da sx a dx) la meccanica, l'architettura e la fisica, la scritta sottostante cita "A Giuseppe Pianigiani senese i Toscani". In alto, alla cima del monumento si trovano due putti stesi alla base di una piccola colonna sulla quale è in piedi Giuseppe Pianigiani con in mano un libro sul quale sta scrivendo con un'antica penna e uno sguardo pensieroso.

12


BIOGRAFIA DI TITO SARROCCHI

Tobia (particolare) Cimitero della Misericordia Siena

Tito Sarrocchi nasce a Siena il 5 Gennaio del 1824 ed è stato uno scultore italiano. Di umili origini, dovette provvedere al sostentamento dei fratelli dopo la morte della madre. Fin da piccolo frequentò il laboratorio che si occupava di restauri del Duomo di Siena, interessandosi in particolar modo alla scultura. Si trasferì nel 1841 a Firenze dove seguì i corsi di Belle Arti con Lorenzo Bartolini e in seguito entrò nella bottega di Giovanni Dupré, suo concittadino. Nel 1852 creò la sua prima opera indipendente, “La Baccante”, e nel 1855 venne scelto per ultimare il monumento a Giuseppe Pianigiani, iniziato dal Beccheroni. Tornato a Siena realizzò molte opere: un “Michelangelo Buonarroti” per Villa Lucarini Saracini, “Il genio della morte”, “Le virtù teologali” e “La visone di Ezechiele” per il cimitero di Siena, il “Monumento Civile ai Caduti” in Piazza dell’Indipendenza e il “Monumento a Sallustio Bandini” in Piazza Salimbeni. Tra le sue opere più famose ci sono anche alcune riproduzioni di opere scultoree antiche sottratte all’esposizione agli agenti atmosferici per preservarle. Muore il 30 Luglio 1900 a Siena. 13


BIOGRAFIA DI LORENZO BARTOLINI

Si formó all'Accademia di Belle arti di Firenze e fece esperienza anche con la scultura in alabastro. Nel 1799 soggiornò a Parigi ricevendo anche importanti commissioni, come uno dei bassorilievi della Colonna della Grande Armée per Place de Vendôme, che celebrava la battaglia di Austerlitz, e un busto di Napoleone, che piacque molto al generale. Grazie all'interessamento di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, venne nominato professore di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 1807 (nonostante le resistenze dell'ambiente accademico locale) e divenne lo scultore ufficiale della famiglia Bonaparte , per i quali scolpì numerosi ritratti: busti e statue di "Napoleonidi", tra le quali una statua colossale di Napoleone, ormai già imperatore, da collocare a Livorno, ma poi finita a Bastia. Dal 1815, dopo la caduta di Napoleone, tornò a Firenze: non furono anni facili e venne più volte messo all'Indice per le sue idee politiche (di bonapartista) e artistiche, poco consone con il rigido neoclassicismo più accademico, ancora proteso all'imitazione, anche sterile, dello stile di Canova. Alcuni facoltosi stranieri però lo sovvenzionarono e gli affidarono commissioni. Verso il 1818 scolpì l'Ammostatore, un fanciullo in atto di pigiare dell'uva, che si rifà a Donatello e a Verrocchio, con un'attenta osservazione della realtà e un modellato di delicata raffinatezza. Nel 1824 scolpì il gruppo della Carità educatrice, originalmente pensato per una cappella della villa di poggio Inperiale, ma oggi conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Dal 1830 si dedicò alla prestigiosa richiesta dei figli del principe russo Nicola Demidoff di scolpire un monumento in memoria del padre, che si trova ancora in piazza Demidoff a Firenze dal 1871. L'opera composta da cinque gruppi e figure fu terminata dal suo allievo Romano Romanelli. 14


La figura migliore è la Beneficenza, interamente di Bartolini. Lo scultore usò una qualità di marmo particolarmente pregiata, lo zuccherino, ma molto fragile, per cui fu necessario coprire le sculture con una tettoia sin dall'epoca. Fu anche docente all'Accademia di Belle Arti di Firenze dal 1839 e si batté per diffondere uno stile di scultura più legato alla vitalità naturalistica (il cosiddetto purismo) piuttosto che all'idealità accademica. Restò famosa la lezione nella quale presentò agli studenti un modello gobbo, indicandolo, nel suo genere, come un "esemplare". La sua opera più conosciuta ed imitata è La fiducia in Dio(1835), conservata al Museo Poldi Pezzoli di Milano, che si distacca nettamente dalla scultura neoclassica, verso un'ispirazione più naturale. Rappresenta una fanciulla inginocchiata mentre guarda al cielo; si dice che l'idea di una tale posa, oltre che ispirata alla Maddalena penitente del Canova, sia venuta all'artista guardando proprio la modella che si rilassava stancamente dopo ore di posa. La scultura venne richiesta da Rosina Trivulzio Poldi Pezzoli, la cui famiglia aveva già commissionato un busto della Marchesa all'artista, la quale, dopo essere rimasta vedova del marito Giuseppe Poldi Pezzoli nel 1833, vedeva la figura come un'immagine consolatoria del suo abbandono nella fede dopo il lutto. Il marmo ispirò un famoso sonetto al poeta Giuseppe Giusti. La sua ultima opera importante fu il monumento sepolcrale alla principessa polacca Sofia Zamoyski, per la Basilica di Santa Croce , al quale lavorò, coadiuvato da aiuti, dal 1837 al 1844. Nel frattempo scolpì anche la figura dell'Inconsolabile per la tomba Mastiani nel Camposanto di Pisa (1840) e la Ninfa dello Scorpione (1845, oggi al Louvre), che fu grandemente elogiata da Baudelaire. Tra i numerosi ritratti si ricorda il marmoreo Busto del comico Luigi Vestri nella Villa Bezzuoli a Fiesole . Nel 1855 riscosse successo di critica all'Esposizione Universale di Parigi , unico tra gli scultori italiani. L'insieme dei modelli e studi in gesso che erano presenti nel suo studio furono collocati nell'appositamente creata Gipsoteca Bartolini, ad uso degli studenti dell'Accademia di Belle Arti, che oggi fa parte del Musei dell'Accademia altre invece sono custodite nel Museo Civico di Palazzo Pretorio, sua città natale. Fu sepolto nella cappella di San Luca nella Basilica della Santissima Annunziata a Firenze, anche se una lapide in suo onore si trova anche nella Basilica di Santa Croce. Una targa ricorda il suo studio fiorentino in Borgo Pinti .

15


PURISMO Movimento artistico di matrice romantica cosÏ denominato nel 1833 da A. Bianchini, che gli diede poi una precisa codificazione nel 1842, con il Purismo nelle arti. Il Purismo proponeva un ritorno all'arte d' ispirazione religiosa e la rivalutazione dell'arte del Trecento e del Quattrocento attraverso lo studio dal vero come un disegno volto a rendere la sintesi delle forme naturali. Vi aderirono, tra gli altri, F. Overbeck, T. Minardi, P. Tenerani e lo scrittore d'arte P. Selvatico. I puristi intendevano allontanarsi dall'imitazione dei classici, cosÏ ricercata dagli artisti neoclassici. Nazareni - (anche puristi) è il nome di prese un gruppo di pittori tedeschi i quali, venuti a Roma fra il 1810 e il 1815, fondarono nel convento di S. Isidoro una confraternita artistica che si proponeva di restituire al cristianesimo l'ispirazione della pittura e d' imitare i predecessori di Raffaello per arrivare all' eccellenza di lui. Dapprima combattuti e derisi, a poco a poco conquistarono terreno e trovarono seguaci fin dentro la roccaforte del neoclassicismo romano l'Accademia di San Luca.

Fiedrick Overbeck, italia e Germania,1811

16


BIOGRAFIA DI GIOVANNI DUPRÈ

Giovanni Duprè nacque a Siena nella via che oggi porta il suo nome all’epoca chiamata “Via del Malborghetto” nel cuore della contrada capitana dell’onda, figlio di un intagliatore di legno. Giovanni si formò come intagliatore, nella bottega di paolo sani. In seguito si trasferì a Firenze, dove frequentò l’ Accademia di belle arti. L’opera che gli diede fama sin da giovane fu Abele Morente (marmo,1843),modellata quando aveva appena 25 anni. Dopo essersi procurato il materiale necessario e aver affittato un piccolo studio di fronte alla chiesa, individuò al corso dell’Accademia colui che doveva servigli da modello. Antonio Petraidetto il Brina. La lavorazione occupò gran parte del 1842 e i due rischiarono di morire per un incendio causato dalla stufa che Duprè si era procurato. L’intenzione era quella di completare l’opera per l’ esposizione di settembre del medesimo anno, l’obbiettivo fu raggiunto grazie all’aiuto economico fornito da artisti quali Pietro Benvenuti, Aristodemo Costoli, Giuseppe Sabatelli ed Emilio Santarelli. L’Abele riscosse un grande successo di pubblico e fu lodato, da Lorenzo Bartolini e Luigi Pampaloni, ma altri lo criticano aspramente , affermando che Duprèaveva fatto un calco vero, anziché modellare la statua. Arrivò persino a spogliare il Petrai per dimostrarlo, ma l’azione rese invece evidente che le dimensioni del modello non coincidevano affatto con quelle del marmo. 17


L’opera fu acquistata dallo zar della Russia e ora si trova all’ Ermitage (una copia in bronzo è alla galleria d’arte moderna di Firenze).per mettere a tacere i malevoli, il conte del Benino, ottimo conoscitore d’arte e sincero amico di Duprè , gli suggerì di eseguire una scultura eretta anziché sdraiata, visto che in città si sosteneva che l’autore dell’Abele fosse capace di riprodurre soltanto figure sdraiate. Fu il onte stesso a finanziare il lavoro. Un anno dopo Giovanni Duprè eseguì così il Caino, scultura eretta a tutto tondo di impostazione più accademica. Oggi conservata all’Ermitage. La produzione successiva dell’artista oscilla sempre verso il Naturalismo , ricercato ed espresso a volte con forme accademiche che evidenziano un’alta qualità tecnica.La casa natale, a Siena, si trova nell’ omonima via a lui dedicata che si apre su Piazza del Campo, costeggiando il palazzo comunale e fa parte di una costruzione risalente al diciottesimo secolo, ristrutturata nel secolo successivo e ancora oggi adebito abitazioni private. in questo luogo oggi è ricordata la sua nascita da una lapide,riposa sopra l’entrata principale del palazzo su cui c’è inciso <<Questa umile casa ove nacque Giovanni Duprè onore dell’arte e dell’Italia rammenti ai figli del popolo a che riesca la potenza del genio e della volontà>>

Siena, Piazza del Campo

18


BIOGRAFIA DI LUIGI MUSSINI

Luigi Mussini Eudoro e Cimodoce Olio su tela, Dim: 314 x 255 cm Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti

Luigi Mussini (Berlino 19 Dicembre 1813-Siena 18 Giugno 1888) è stato un pittore italiano. Figlio di Natale Mussini e di Giuliana Sarti, fratello di Cesare Mussini, studiò all'Accademia delle Belle Arti a Firenze, dove fu discepolo di Pietro Benvenuti e Giuseppe Bezzuoli . Nel 1840 vinse un pensionato a Roma, dove rimase quattro anni a studiare pittura. Si ispirò ai maestri del Quattrocento e nel 1844 aprì una scuola a Firenze: furono suoi discepoli Silvestro Lega e Michele Gordigiani. Nel 1848 lasciò i pennelli per partecipare, come volontario, alla prima guerra d'Indipendenza. Disilluso per l'infelice esito si recò a Parigi dove frequentò JeanAuguste-Dominique Ingres , Hyppolite Flandrin, William Haussoullier e altri artisti. Dal 1852 si trasferì a Siena per insegnare all'Accademia di Belle Arti, dove fu maestro, tra gli altri, di Angelo Visconti, Amos Cassioli,Cesare Maccari, Pietro Aldi e Alessandro Franchi. Luigi Mussini fu anche un buon giocatore di scacchi, particolarmente esperto nella composizione di problemi. Fu il primo classificato degli italiani in un concorso indetto nel 1875 Nuova Rivista degli Scacchi. 19


BIOGRAFIA DI GIUSEPPE PIANIGIANI

Sopra: Stazione di Siena disegno di Dei Lorenzo classe 3A

Senese, nasce il 12 maggio 1805, studia Ingegneria a Firenze. L'apprezzata originalità degli studi pubblicati lo conduce alla cattedra di Docente di Fisica presso lo Studio di Pisa, compie nel 1836 un viaggo in Francia e in Inghilterra per documentarsi sulla nuova architettura ferroviaria che si stava allora sviluppando. Entra nel gruppo di ingegneri toscani (Tommaso Bianchi, Luigi Bettarini, Francesco Leoni, Domenico Giraldi, Giuseppe Martelli) che affiancano quelli inglesi (coordinati da Robert Stephenson) nella costruzione della via ferrata Leopolda da Firenze a Livorno e nel 1845, come ingegnere della “Società concessionaria della Ferrovia per Siena”, progetta la tratta che appunto da Siena giungeva ad Empoli, congiungendosi poi alla Leopolda. Nell’ambito della linea, progetta le numerose opere d’arte (viadotti, ponti, gallerie), la Stazione e la Piazza di Colle di Val d’Elsa e la Stazione di Siena presso le Mura medioevali. 20


Il REALISMO E LA CULTURA FIGURATIVA A SIENA NEL XIX SECOLO: RIFLESSIONI Il Realismo è un'altra corrente artistica sviluppatasi all'interno dell'ambito romantico, tratta della vita quotidiana e non ha nè un carattere ideologico, nè filosofico e nemmeno religioso, ma è un vero è proprio decreto di realtà: come se fosse un atto di cronaca , anzichè illustrato con le parole viene realizzato con le immagini. Ha lo scopo di rappresentare la nuda e cruda realtà. Mentre il Romanticismo e il Neoclassicismo esprimono l'arte con la ricerca del bello e la ricerca della passione, i realisti sostengono che il compito dell'arte è di rappresentare la realtà come la vediamo tutti i giorni senza intenti celebrativi. Questo perchè, secondo gli artisti facenti parte di questa corrente artistica, rappresentare la realtà attraverso le opere d'arte significa farla conoscere a tutti. Le opere dei realisti venivano esposti soprattutto ai ricchi affinchè si potessero rendere conto delle condizioni dei poveri. Il Realismo può essere associato al Romanticismo poichè coinvolge la soggettività di chi guarda e anche per il motivo del "vero per soggetto". Un grande esponente dell'arte realista fu lo scultore senese, Giovanni Duprè che nel 1842 completò la realizzazione di "Abele morente" acquistato dallo zar. La scultura originaria è conservata al Museo dell'Ermitage a San Pietroburgo, mentre il modello in gesso alla Santa Maria della Scala. Quest'opera raffigura Abele disteso contratto dallo spasmo e dalla paura di morire. I volumi sono geometrici, le braccia si possono assimilare a dei cilindri, mentre il busto ad un tronco di cono. La scultura fece un grande scalpore a seguito del suo verismo, si credette per tanto fosse stato fatto un calco di gesso dal vero direttamente sul corpo di un giovane, il che successivamente si scoprì falso. Duprè realizzò anche "Il Sonno dell'Innocenza". La scultura è caratterizzata dalla nudità del bambino che esalta principalmente la perfezione neoclassica ed alcuni concetti tratti dall'ideologia purista e realista. Anche il pittore francese Gustave Courbet si dedicò all'arte realista. Nel 1848-49 realizzò il dipinto "Gli Spaccapietre", andato distrutto nel 1945 durante il conflitto mondiale. Luigi Mussini è un pittore nato a Berlino nel 1813. Completò la sua formazione a Firenze e a Roma. Egli insieme ad un allievo svizzero di Ingres, fondò a Firenze una scuola di disegno. Dal 1852 Mussini si trasferì a Siena per insegnare all'Accademia delle Belle Arti, che all'inizio del XX sec. si trasformerà in Istituto d'Arte, dove divenne il direttore dell'Accademia. Lì si formavano i più grandi maestri senesi del 1800. 21


Dalla scuola di disegno di Firenze, invece, uscirono artisti che seguivano una nuova ideologia diversificatasi dall'arte Romantica, quella dei Macchiaioli. La loro sede di riunione era il caffè "Michelangelo" a Firenze. Il termine "Macchiaioli" deriva dalla tecnica utilizzata dai pittori, cioè quella a macchie. Osservavano il riflesso della figura del soggetto da raffigurare in uno specchio, realizzato da uno speciale tipo di vetro (fumè), che esalta le linee di contorno evidenziando le forme essenziali. Questo modo di mettere in rilievo l'essenzialità ricorda il purismo. I massimi esponenti dell'arte macchiaiola furono Silvestro Lega, che dipinse il quadro "La visita" e Giovanni Fattori che dipinse "La battaglia di Megenta". Il quadro "La visita" è ambientato in Toscano, lo si capisce dalla forma della porta e dal pavimento tipico fiorentino. Nel 1824 nacque, a Siena Tito Sarrocchi, da una famiglia di umili origini, perciò fu costretto sin dall'età di 13 anni a lavorare scolpendo le statue per la facciata del Duomo. Giovanni Duprè, suo maestro, nonché grande sostenitore, lo convinse a frequentare le Scuole serali a Firenze, dove Bartolini fu suo insegnante. Lì Tito fu a stretto contatto con l'arte realista, purista e neoclassica. La sua formazione è legata al classicismo e studiò l'anatomia umana. Nel 1855 la realizzazione del monumento funebre di Giuseppe Pianigiani, ingegnere che aveva migliorato la società italiana portando numerose innovazioni in campo tecnologico apprese in Francia e al quale dobbiamo inoltre la realizzazione della ferrovia Siena-Empoli, fu affidata a Becheroni, che però non riuscì nell'intento a causa della sua morte. Di conseguenza l'incarico passò a Duprè, ma nemmeno lui completò la scultura, a causa della sua depressione. Così il lavoro fu affidato a Tito, che dovette rientrare a Siena da Firenze stabilendo il suo laboratorio nelle stanze del convento San Domenico. Negli anni '70 il laboratorio di Sarrocchi, diventò una vera e propria scuola serale, che tentò più volte di unirsi all'Accademia delle Belle Arti. Uno dei modelli per il monumento funebre portato a termine da Tito Sarrocchi, nel 1855, è conservato a scuola. Verso la metà dell'800 Degas per un certo periodo soggiornò a Firenze e a Roma conobbe Amos Cassioli, il pittore ascianese che aveva frequentato l'Accademia senese. In conclusione la cultura figurativa a Siena si sviluppò intorno a varie ideologia distaccatesi dall'arte romantica del tempo, tra cui quella purista, realista e macchiaiola. Possiamo prendere in considerazione anche la possibilità che sia stata proprio l'arte toscana e quella senese, ad aver influenzato quella francese visti gli innumerevoli contatti tra artisti senesi e francesi?

22


Giovanni Duprè, Abele, 1842, marmo, Ermitage San Pietroburgo

Lorenzo Bartolini, La fiducia in Dio, 1835, gesso

23


Giovanni Duprè, Il sonno dell'innocenza, 1844, gesso

Gustave Courbet, Gli Spaccapietre, 1849, olio su tela

24


Silvestro Lega, La Visita, 1868, olio su tela, Roma Galleria Nazionale D'Arte Moderna

Giovanni Fattori, La battaglia di Magenta, 1861 - 62 olio su tela, Firenza Galleria D'Arte Moderna

25


ICONOGRAFIA DEI MONUMENTI FUNEBRI

Il monumento a Silvestro Camerini, opera di Giovanni Duprè.

“A egregie cose il forte animo accendono/le urne dei forti (U. foscolo, I Sepolcri, 151152) La funzione dei monumenti funerari è ricordare i defunti e prendere esempio da ciò che hanno fatto nella vita. Naturalmente il monumento è riservato alle persone che hanno lasciato una buona traccia di sé nell'epoca in cui sono vissuti: si sono messi in evidenza in campo scientifico, artistico, letterario, religioso, politico o umanitario. Nei tempi più recenti anche la tecnologia ha avuto i suoi “campioni”. A seconda del campo in cui uno si è distinto, diversi sono i simboli presenti nel monumento. A partire dal neoclassicismo del Canova, si sommano elementi mitologici (le Muse), narrativi (strumenti di lavoro), religiosi (angeli, crocefisso...). In qualche caso sono riportati simboli dell'appartenenza a un gruppo specifico, come un ordine religioso (il tau per i francescani) o una società segreta (il compasso e la squadra per i massoni).

26


SCRITTO SANDRO SCALI

Ho avuto l’onore e il piacere di tornare alla Scuola “S.Bernardino” presso la quale negli anni passati ero stato invitato dal Preside, Prof. Bonavitacola, a tenere conversazioni di giornalismo e partecipare alla redazione di un buon numero di pubblicazioni del giornale “Corriamo a scuola”, scritto dai ragazzi delle varie classi e divenuto inserto del giornale “Il Corriere di Siena” che lo ha consentito. Onore più grande l’invito della Prof. Graziella Vecchieschi, con il consenso della gentile Dirigente Prof. Giovanna Rosa, e la collaborazione della Prof. Anna Mancini, insegnante d’italiano, a presentare ai ragazzi della Settimana Pedagogica la “Scrittura Creativa”, un modo particolare di composizione letteraria tesa a stimolare la fantasia e creatività degli alunni che, purtroppo, la nuova “civiltà tecnologica”, attraverso le comunicazioni di massa, in particolare televisione, tablet, cellulari sempre più sofisticati, tende a soffocare e deprimere. Occasione eccellente lo studio e l’opportunità di disporre di un’opera di scultura che la Professoressa Vecchieschi ha potuto trarre dall’oblio della non conoscenza e dimostrare l’attribuzione, direi la paternità, a uno degli scultori senesi più celebri, Tito Sarrocchi. L’opera, un modello in gesso di uno dei putti di marmo che ornano il monumento funebre dell’ingegner Pianigiani, posto all’interno della basilica di S. Domenico, è custodita proprio nella sede della scuola S. Bernardino dopo alterne vicende di periodi travagliati della sua esistenza. Con i ragazzi abbiamo potuto esaminare l’opera nella sua interezza, esaminare e provare le emozioni che essa suscita in chi ha la fortuna di poterla ammirare e godere. Elementi che sono stati oggetto di considerazione e riflessione nei ragazzi, e che hanno permesso loro di esprimerli nei lavori conseguenti. La creatività degli alunni si è poi espressa anche nella serie di elaborati, disegni, collage e pannelli ispirati da racconti in “lingua” senese pubblicati nel libro “L’uomo che volava di notte” tratto dalla rivista “Il Carroccio di Siena”. Qui la fantasia dei ragazzi è stata fervida ed efficace, tanto da suscitare interesse e divertimento in chi li ha potuti vedere. Un modo nuovo di espressione che coniuga letteratura e arte e predispone i giovani a “servirsi” della propria ispirazione e creatività e non soltanto “subirla” dai mezzi della comunicazione di massa. Un esperimento da ripetere e continuare. Sandro Scali

27


SCRITTURE CREATIVE

Alessandro vita di un bambino infelice Alessandro era un bambino di otto anni. Pochi mesi prima gli morì il padre, mentre stava tagliando la legna. La mamma era una donna povera, depressa e per questo mandò Alessandro in una casa famiglia in San Prospero. Nella casa vi abitavano altri tre ragazzi, che lo picchiavano e lo maltrattavano. Lui tutti i pomeriggi usciva e andava nella Torre, perchè c'era Maria, che lo apprezzava per come era, cicciottello, basso e molto timido. Maria era una sua cara amica, che rendeva le lacrime di Alessandro in felicità, perchè anche lei soffriva per la vita, genitori ... Anche se aveva solo otto anni capiva tutto. La sera veniva bacchettato da Bianca, la sua matrigna, perchè i ragazzi che lo picchiavano dicevano il contrario a lei. Sei anni dopo, lui era ridotto come uno schiavo e la notte di Natale morì di tristezza in braccio alla mamma. Benedetta Angeli 2A Sofia Corsi 2A Ciao, io sono Carlo. Ora vi voglio raccontare la mia storia e i miei sentimenti riguardanti quello che è successo. Sono stato completato da Tito Sarrocchi nel 1850. Quando le truppe tedesche partirono, rubarono tutte le statue più belle, mi salvai con il mio fratellino che non ho più visto. Quando arrivarono gli allievi lasciarono all'interno di un corridoio buio che collegava la scuola San Bernardino alla chiesa della Maddalena. Dopo molti anni arrivarono i restauratori del comune per fare delle ristrutturazioni e trovandomi, mi portarono dentro alla scuola. Io rimasi lì sola e triste con un'espressione che non mostrava né forza né speranza. Gli studenti sprezzanti mi usavano come un appendiabiti, fino a quando arrivò la professoressa che, facendo molte ricerche, capì chi ero veramente e mi identificò. Da quel giorno io fui è più felice dentro, perchè, la mia faccia si mostra pensierosa e triste. Le espressioni delle statue mostrano sempre le emozioni di chi le ha fatte o di colui a cui sono dedicate. Severina Sacco IA Maria Elena Massari ID

28


IL PUTTO CHE PARLA DOPO AVER FATTO LEZIONE NELL’AULA VIDEO ED ESSERE TORNATA IN CLASSE, TI ACCORGI DI AVER DIMENTICATO IL QUADERNO E CHIEDI AL PROFESSORE DI POTERLO ANDARE A RIPRENDERE. QUANDO ENTRI NELL’AULA, PERO’, SEPPURE TU SIA SOLA, TI SENTI OSSERVATA. TI GUARDI INTORNO CON ATTENZIONE E TI ACCORGI CHE AD OSSERVARTI E’ IL PUTTO, NON CREDI AI TUOI OCCHI, MA POI TI AVVICINI E …

…e l’ ho guardato stupita, come se avessi visto un drago sputafuoco. Ho esclamato:tu…tu…tu sei vivo? Si, posso parlare, ascoltare e guardarmi intorno, ma non posso muovermi. Mi è stato concesso da Tito Sarrocchi, poiché, quando mi ha scolpito, ha messo dentro di me un liquido magico – che con il tempo si è asciugato - in grado di farmi parlare e ascoltare soltanto una volta ogni cinque anni per un’ora. Sono secoli che non mi vede nessuno durante quell’ora perché non ci sono mai classi che vengono in questa aula. Per fortuna tu sei rimasta. Beh, veramente io sono tornata per prendere il quaderno … oh, no!! Ora ho lezione di aritmetica! Oh vabbè, rimarrò da solo anche questa volta. Tanto ormai ci sono abituato. Sai cosa ti dico? Rimango ancora un po’ qui con te. Mi racconti come era la vita quando ti hanno scolpito? Così mi ha raccontato come vivevano le persone in quegli anni e la storia della sua vita. Poi mi ha chiesto come è frequentare questa Scuola e della mia famiglia. Quando mi sono accorta che era passata un’ora ho gridato: accidenti!! Ho fatto proprio tardi. Che cosa dico alla Professoressa? Non ti preoccupare perché posso aiutarti io. Quel liquido mi ha dato anche poteri sovrannaturali, posso portarti indietro nel tempo senza intaccare i tuoi ricordi come se avessimo parlato per un’ora in sessanta secondi. Grandioso!! Così ha usato la magia per aiutarmi ad arrivare in tempo. Ho guardato il mio orologio ed era veramente un’ora indietro! Quando stavo per andarmene, però, prima che si ripietrificasse l’ho visto farmi l’occhiolino ed io l’ho ricambiato con un grande sorriso; poi sono corsa in classe trafelata. Biancamaria Fornacelli IIE

29


DISEGNI

Disegno di Eva Neri IIE

30


Disegno di Samrawit Orlandini IIE Monumento funebre di Ernesto Siena (part.marmo 1863) Siena Camposanto della Misericordia

31


Disegno di Biancamaria Fornacelli IIE Monumento funebre marmo 1859 Chianciano,Chiesa della Madonna della Rosa

32


Scuola media San Bernardino

Disegno di Asad Ese IIE Monumento funebre di Giulio Rossi 1867-1863 Siena, Camposanto della Misericordia

Disegno di Virginia Leri IIE Monumento funebre di Giulio Rossi 1867-1863 Siena, Camposanto della Misericordia

33


Disegno di Giulio Giamello IIE Monumento funebre di Giovanni Battista Marini,marmo 1874 Pistoia,Cimitero delle Vespine

34


Disegno di Jorge Luis Cresti IIE

35


Disegno di Emma Bini IIE

36


Il Putto ritrovato

Disegno di Gaia Campani IIE

37


Il Putto ritrovato

Disegno di Simone Bertè IIE Monumento funebre Fontana con tre Titani (particolare) marmo 1866,Castelnuovo Berardenga Villa Chigi Saracini

38


Il Putto ritrovato

Disegno di Jorge Luis Crestii IIE

39


Il Putto ritrovato

Disegno di Marco Secciani IIE

40


Disegno di Ignazio Di Pasqual IIE Monumento funebre di Giovan Battista Marini,marmo 1874 Pistoia,cimitero della vergine (particolare)

41


Disegno di Martina Gonnelli IIE

Disegno di Laura Virga IIE

42


Disegno di Niccolò Tordini IIE

Disegno di Elena Chiarapini IIE Monumento funebre di Giovan Battista Marini,marmo 1874 Pistoia,cimitero della vergine (particolare)

43


Disegno di Alice Poli IIIA

44


Disegno di Lorenzo Dei IIIA

45


ARTICOLO DI GIORNALE

Sarrocchi, Duprè, Pianigiani: un trio formidabile. Artisti senesi collegati dalla stessa strada ferrata. Conosci veramente Siena? Sapresti dirmi chi ha decorato Fonte Gaia? Chi ha progettato la ferrovia della città? È tutto merito di artisti senesi ottocenteschi, le cui opere vengono ammirate da numerosi turisti e dagli stessi senesi: Tito Sarrocchi, Giovanni Duprè (entrambi scultori) e Giuseppe Pianigiani (ingegnere). Ho sempre sentito parlare della ferrovia vecchia a Siena dai nonni e ho scoperto che è stata costruita proprio dal nostro Pianigiani, insegnante di fisica di Tito Sarrocchi e di Giovanni Duprè ed importante esponente dell'ingegneria ottocentesca. Viaggiò in Francia e in Inghilterra per documentarsi sulla nuova architettura che si stava allora sviluppando. È conosciuto per aver progettato la ferrovia che collega Siena a Empoli e le stazioni ferroviarie delle due città. Per ricordare il suo lavoro nella costruzione della ferrovia senese, in viale Mazzini, sulla facciata della vecchia stazione, vi è una lapide. È anche ricordato per aver progettato numerosi ponti, gallerie e viadotti e per aver diretto i lavori della ferrovia Leopolda, che collega Firenze, Pisa e Livorno passando per Empoli, in onore del granduca di Toscana Leopoldo II. Pensate che per festeggiarne l'inaugurazione fu addirittura organizzato un Palio straordinario: vinse la Contrada dell'Oca. Il suo nome è stato dato alla via principale della nostra città, quella che collega Piazza Salimbeni con Piazza Matteotti. Anche se non siamo riusciti a vederla, a causa dei lavori che stanno facendo nella contrada dell'Onda, una lapide nascosta all' angolo della Chiesa di san Giuseppe ricorda questo grande ingegnere dell' ottocento. Si dice che Pianigiani amasse talmente le ferrovie che prima di morire esclamò: ”Che linea! Si va come il lampo”. Per lui sono state realizzate opere da parte di vari artisti: una di queste è un monumento celebrativo di Tito Sarrocchi. Altre sue opere famose sono: la statua di Sallustio Bandini in piazza Salimbeni, la grande Fontana nella villa di Castelnuovo Berardenga e i lavori per la facciata del Duomo di Firenze e per quello di Siena. Il nome Tito Sarrocchi è stato dato ad una strada vicino alla nostra scuola e all' Istituto delle Scienze Applicate, per ricordare la sua grandezza. Sarrocchi ha studiato all' Accademia delle Belle Arti di Firenze con Giovanni Duprè e, tornati a Siena i due scultori hanno realizzato insieme le decorazioni in rilievo di Fonte Gaia, la più famosa è La Madonna con il Bambino in Trono. Giovanni Duprè è ricordato soprattutto per la sua opera Abele Morente; lo scultore ha dato il nome a una scuola elementare e ad una via al centro di Siena. 46


INTERVISTA DELLA 3^A

la prof.ssa, scopritrice dell’autenticità del modello,ci racconta… Come si è avvicinata alla scultura? Il mio campo è la pittura, ma ho collaborato all’esposizione di calchi in gesso della scuola Jacopo della Quercia, dopo la stessa iniziativa alla S.Bernardino ho notato il putto. Ho pensato che fosse un modello e non un calco il che è ben diverso, infatti un modello viene fatto direttamente dall’ artista e poi gli allievi realizzano la scultura, ciò vuol dire che ne esiste solo uno al mondo. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che era il modello di uno dei putti del monumento funebre al Pianigiani in S.Domenico. Devo ringraziare la dott.essa Cardini la D.A che ha salvato l’opera. Perché il putto non si è rovinato dopo 160 anni? L’opera è stata rinvenuta in un cunicolo di tufo della scuola e quindi non umido e nessuno lo ha potuto rovinare. Perché ha capito che il modello è autentico? Un artista,come un cantante il timbro di voce,ha un suo linguaggio e può essere riconosciuto. Perché il putto si trova nella nostra scuola? Ho formulato due ipotesi. La prima è che in seguito all’arrivo degli alleati a Siena,gli allievi del Sarrocchi si trasferirono alla S.Bernardino e portarono con se il putto. La seconda invece potrebbe essere che la statua fu una donazione dal comune alla nostra scuola per abbellirla. Io spero che sia vera la prima,perché se fosse così il putto avrebbe qualcosa in più. Alla fine dell’anno verrà organizzata una mostra sul Sarrocchi e il putto, sempre se si troveranno i finanziamenti. 47


48


Ricerche svolte dagli studenti delle classi 3^D e 3^A sotto la supervisione degli insegnanti Graziella Vecchieschi, Antonella Marisi,Tiziana Fantacci; la Descrizione del monumento a Giuseppe Pianigiani realizzata da Giorgio Provvedi e Francesco Roncucci; la Biografia di Tito Sarrocchi realizzata da Allegra Lazzarotto, Emma Neri e Consuelo Papei; la Biografia di Lorenzo Bartolini realizzata da Edoardo Picchi e Diego Profeti; il Purismo realizzato da Jacopo Ginanneschi e Bernardo Mario; la Biografia di Giovanni Duprè realizzata da Giulia Pacciani e Caterina Rosi; la Biografia di Luigi Mussini realizzata da Edoardo Picchi e Diego Profeti; la Biografia di Giuseppe Pianigiani realizzata da Emma Neri; la Cultura figurativa a Siena nel XIX secolo: riflessioni realizzata da Niccolò Cialdini e Valeriya Nekit; l' Iconografia dei monumenti funebri realizzata dalla classe 3^D Sandro Scali ha curato la presentazione delle scritture creative; i Disegni e le Scritture Creative realizzate dall'omonimo gruppo durante la settimana pedagogica svoltasi alla Scuola media San Bernardino da Siena; l'Articolo di Giornale pubblicato su “La Nazione”; l'Intervista della 3^A alla Prof.ssa Vecchieschi svolta dagli alunni della classe. Presentazione realizzata da: Prof. Gambetti, Laura Guasconi, Valeriya Nekit e Emma Neri ; Disegni realizzati dagli alunni della 2^E e 3^A

49



Si ringrazia Il dirigente scolastico prof.ssa Giovanna Rosa per la disponibilità e la comprensione. La Dott. Cardini Annamaria che ha conservato il Putto permettendo alla prof.ssa Vecchieschi di identificarlo. Lo scrittore A. Scali per la sua produttiva presenza durante la settimana pedagogica. Il prof. Alessandro Gambetti per la preziosa collaborazione indispensabile alla progettazione del presente catalogo. Gli alunni per l’impegno e l’entusiasmo con cui hanno lavorato.

Istituto Comprensivo San Bernardino da Siena Scuola Secondaria di I Gr. “S. Bernardino da Siena” – Via P. A. Mattioli, 6 – Siena – tel / fax 0577 / 281046 Scuola Primaria A. Saffi – Via E. Bastianini, 57 – Siena – Tel. 0577 / 221501 Scuola dell’Infanzia P. Bandini – Via S. Marco, 110 – Siena – Tel. 0577 / 29 23 23 e-mail: sanbernardino.si@gmail.com – PEC: siic82300t@pec.istruzione.it Sito web: http://www.mediasanbernardino.it C.M. SIIC82300T – C.F. 92061510522

51


Istituto Comprensivo San Bernardino da Siena Scuola Secondaria di I Gr. “S. Bernardino da Siena” – Via P. A. Mattioli, 6 – Siena – tel / fax 0577 / 281046 Scuola Primaria A. Saffi – Via E. Bastianini, 57 – Siena – Tel. 0577 / 221501 Scuola dell’Infanzia P. Bandini – Via S. Marco, 110 – Siena – Tel. 0577 / 29 23 23 e-mail: sanbernardino.si@gmail.com – PEC: siic82300t@pec.istruzione.it Sito web: http://www.mediasanbernardino.it C.M. SIIC82300T – C.F. 92061510522


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.