SE NON RISPETTIAMO QUESTO PIANETA L'EMERGENZA CLIMA SARA' LA NORMALITA' L'intervento di Sandra Cappellini (segreteria regionale Cgil Toscana) Nelle ultime settimane, ascoltando telegiornali, leggendo articoli e riviste, si ridiscute - nostro malgrado - di disastri, alluvioni, smottamenti e frane portati da piogge incessanti arrivate in poche ore. Siamo rimasti tutti attoniti nell'assistere ad immagini più gravi di quelle che si poteva solo immaginare nel momento in cui il fiume Era ha rotto gli argini, e l'acqua ha invaso campi, strade, aziende e case. La Toscana ha chiesto, come altre Regioni, lo Stato di emergenza per le zone colpite dalla recente alluvione, per riuscire in questo modo a dare un sostegno immediato alle popolazioni. L'Arno, per l'ennesima volta, ha fatto paura. I cambiamenti climatici sono tornati ad essere i protagonisti delle nostre discussioni, di dibattiti, di grandi verità e analisi: destinate a portarci dove? Per secoli l'uomo ha sfruttato e piegato la natura a suo piacimento, traendone vantaggi immediati. Il successivo sviluppo industriale e tecnologico ha contribuito a modificare l'ambiente circostante deteriorandolo in maniera irreversibile. La gravità della situazione ambientale ha fatto sì che, dopo anni di indifferenza quasi generalizzata, dove solo poche avanguardie lanciavano inascoltati appelli, la questione è stata finalmente riconosciuta come un problema di importanza primaria. Il modello di sviluppo industriale, che domina nella maggior parte dei Paesi ad economia avanzata, risulta così come il maggior imputato dell'attuale stato di degrado. Riflettiamo sul fatto che il modello capitalista, basato sulla crescita ad oltranza - necessaria alla sopravvivenza stessa del sistema - e sulla necessità di avere tutti di più ma non tutti il giusto, non poteva e non può certo contenere modelli economici rispettosi della necessità di ridurre il consumo energetico e la tutela per le risorse. Alla società dello spreco deve sostituirsi una società in cui produzione e consumo siano parte di un processo rispettoso dei cicli naturali. Siamo, però, arrivati al momento in cui il rimedio agli attuali danni ambientali, e la messa in opera di forme di prevenzione del degrado, comportano già lo stanziamento di ingenti somme di denaro apparentemente improduttive ma destinate ai bisogni reali dell'uomo. Ci sono dei limiti oggettivi che la popolazione mondiale sarà costretta a darsi per la sopravvivenza del pianeta, e per la redistribuzione delle ricchezze tra il Nord e il Sud del mondo. Oltre a pontificare nelle emergenze e a fare dichiarazioni estremiste, le politiche mondiali, europee ed italiane dovrebbe davvero dare risposte e iniziare ad investire per salvare il nostro patrimonio, il patrimonio dell'intera umanità. Leonardo da Vinci scriveva: “L'acqua che tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò e la prima di quella viene”. Così il tempo presente. Quello che ancora non abbiamo è una visione del futuro.